371 Kasimir Malevic , un artista e un teorico non ancora

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371 Kasimir Malevic , un artista e un teorico non ancora
n° 371 - luglio 2015
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Kasimir Malevič,
un artista e un teorico
non ancora svelato
Ben radicato nella tradizione russa, curioso ricercatore
di nuove vie, da sostenitore del Futurismo a pioniere
dell’Astrattismo geometrico
Compagnia galante in
un parco
Amsterdam, Stedelijk
Museum
Collezione
Khardzhiev-Chaga
Canzone delle nubi blu
Amsterdam, Stedelijk Museum
Collezione Khardzhiev-Chaga
In uno dei periodi più bui della storia europea nell’approssimarsi di quella
catastrofe che prese il nome di Guerra
Mondiale, denominazione poi tragicamente integrata dal prefisso “prima”,
Filippo Tommaso Marinetti, nel gennaio del 1914 si recò a Mosca per tentare di chiamare gli artisti russi a unire
le forze con i Futuristi italiani, movimento di cui era stato il fondatore.
L’attenzione che giornali e pubblico
dedicarono a Marinetti fu enorme,
ma non così fu da parte degli artisti
russi, compresi anche i poeti Chlebnikov, Livsič, Majakovskij e il regista
Larionov, alcuni dei quali tentarono
addirittura di ostacolare la visita di
Marinetti. Altri invece, come Sersenevič, furono più ospitali e cordiali
ma la mostra futurista, che si tenne
nel 1915 a Pietrogrado sarà l’ultima.
Dal movimento futurista russo nascono negli anni immediatamente
precedenti la rivoluzione del 1917
due importanti avanguardie artistiche, il Costruttivismo e il Suprematismo.
Il Costruttivismo può essere considerato uno sviluppo coerente del Futurismo russo, rappresentato particolarmente dai Controrilievi di Vladimir Tatlin, che erano stati esposti nel
1915. Nel 1914, Tatlin aveva compiuto un viaggio a Parigi, dove aveva
conosciuto, tra gli altri, anche Picasso
ed era entrato in contatto con gli ambienti dei Futuristi; sicuramente sotto
la loro influenza matura l’idea di assemblare ingegnosamente più materiali, quasi applicando le teorie di Boc-
cioni per cui l’arte nuova significa anche uso di materiali insoliti, mai utilizzati prima. Gli artisti, cioè, per raccontare e riprodurre creativamente il
mondo che stava sorgendo, dovevano
usare nuovi mezzi espressivi e soprattutto i “pezzi” concreti del nuovo
mondo stesso. Ecco quindi le sculture
di Tatlin, fatte di fogli d’alluminio,
di legno e di cavi - l’essenza, secondo
l’artista, della modernità che avanzava inesorabile e vittoriosa.
Il Suprematismo, invece, fu rappresentato principalmente da Kasimir
Malevič. Nonostante oggi sia considerato uno dei pilastri dell’arte moderna insieme a Picasso, Duchamp,
Mondrian e Kandinsky è stato, per
più di metà del diciannovesimo secolo, un artista sconosciuto. La sua
vita e la sua arte sono rimaste per lungo
tempo avvolte nel mistero, facendone
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una tra le personalità più complesse e affascinanti del nostro
tempo.
L’arte per Malevič è un “mezzo”
e una “ricerca”per la profonda
trasformazione, non ornamento
e decorazione. Malevič, pioniere
dell’Astrattismo geometrico, è
alla ricerca di una nuova immagine del mondo, e il Suprematismo gli appare lo strumento
più adatto per “il rinnovamento
della vita”. Il suo interesse non
si rivolge esclusivamente alla
pittura, ma anche all’architettura e alle arti applicate.
Kazimir Severinovič Malevič
nasce il 23 febbraio 1879 presso
Kiev, in Ucraina. In seguito alla
morte del padre si trasferisce nel
1904 a Mosca, dove studia privatamente nell’atelier di Fëdor
Rerberg. Nei primi anni della
sua carriera artistica sperimenta
vari stili e partecipa alle principali mostre dell’avanguardia:
è presente, con Kandinskij e Larionov, a quella dell’Associazione degli Artisti di Mosca e,
nel 1910, a quella del gruppo
“Fante di Quadri”. Nel 1912 i
suoi dipinti neoprimitivisti di
soggetto contadino sono esposti alla mostra chiamata della
“Coda d’Asino”. Nel 1913, con
il compositore Michail Matjušin
e con lo scrittore Aleksej Kruč
ënych redige il manifesto del
Primo Congresso Futurista. Nel
1914 è presente al Salon des Indépendants di Parigi.
In Russia il movimento non
fu caratterizzato dal bellicismo
come quello dei futuristi italiani, criticato da Majakovskij,
ma fu accompagnato da un’utopica idea di pace e libertà, sia
individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo), che avrebbe
condotto all’identificazione e
all’adesione di una parte del
gruppo al bolscevismo.
Negli anni successivi alla rivoluzione bolscevica del 1917, gli
artisti dell’avanguardia furono
sostenuti dal governo sovietico
e ottennero alti incarichi nel
campo amministrativo e nel-
l’insegnamento dell’arte. Malevič fu docente e poi direttore dell’Istituto d’Arte di Vitebsk, successivamente insegnò
all’Istituto di Cultura Artistica
di Leningrado lavorando prevalentemente a modellini architettonici con un gruppo di allievi. La riflessione di Malevič
partiva da una forte fascinazione
per l’arte iconica della Russia
contadina che utilizzava forme
e colori in funzione antinaturalistica e che avrebbe suggerito
la via per un’astrazione in grado
di liberare l’arte da qualsiasi referente oggettivo. La sua stessa
adesione al movimento primitivista rappresenta il tentativo
di verificare tale possibilità.
Nelle opere pittoriche del 1913
Malevič aveva già compiuto un
percorso di semplificazione che
lo portò a fondere il Cubofuturismo con le teorie transmentali volte a definire un metodo
creativo in grado di penetrare
nella sfera della conoscenza tramite l’intuizione. Attraverso la
definizione delle forme geometriche essenziali e dei colori primari (nero rosso e bianco) la sua
arte va nella direzione di annullare l’oggetto nello “zero delle
forme” e, più avanti, “al di là
dello zero”. Per Malevič la nuova
arte diventa arte pura e assume
uno status nuovo che ha una specificità prevalentemente formale. Nella decisione espressa
nel 1920 di abbandonare la pittura per la scrittura Malevič abbatte la distinzione tra artista e
filosofo giungendo a conseguenze
extrapittoriche. Le arti plastiche, invece che ispirarsi a un
modello, possono diventare il
punto di riferimento logico per
una nuova attività mentale. Per
questa via Malevič sentì la necessità di interrogarsi, seppure
incidentalmente, sul cinema.
Nei suoi saggi esamina le modalità di visualizzazione del cinema americano, europeo e sovietico condannando il ricorso
ostinato a un’iconografia legata
a modelli ottocenteschi borghesi
dall’alto Piano giallo in dissoluzione
Amsterdam, Stedelijk Museum
Suprematismo mistico (croce rossa su cerchio nero)
Amsterdam, Stedelijk Museum
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e l’adesione a strutture linguistiche e
narrative pre-tecnologiche.
Nel 1927 Malevič si reca a Varsavia
per presentare una mostra dei suoi dipinti; successivamente è a Berlino,
dove le sue opere sono esposte alla
Grosse Berliner Kunstausstellung. Durante la permanenza in Germania conosce Jean Arp, Kurt Schwitters,
Naum Gabo e Le Corbusier, e visita
il Bauhaus.
È proprio a causa dei rapporti con gli
artisti tedeschi che Malevičdovrà rientrare precipitosamente in Russia, lasciando oltre settanta opere e gli appunti (molti dei quali andranno distrutti), per poi subire successiva-
mente anche l’arresto.
In una delle sue ultime opere, l’Autoritratto, che precede di poco la sua
morte, si raffigura in una misteriosa
veste rinascimentale, (ricorda il ritratto di Francesco Gonzaga del Mantegna) e sembra indicarci la fine di
una utopia, probabilmente si sente
stanco e sconfitto, ma propone comunque una nuova via, un nuovo
mondo, una nuova religione. Considerato dai suoi discepoli come un profeta, il suo funerale fu un evento orchestrato come un vero e proprio rituale.
lorenzo gualtieri
dall’alto in senso orario Autoritratto a due dimensioni
Amsterdam, Stedelijk Museum
Autoritratto - San Pietroburgo, Museo Russo
Croce suprematista ieratica
(grande croce nera su rosso su bianco)
Amsterdam, Stedelijk Museum