371 Kasimir Malevic , un artista e un teorico non ancora
Transcript
371 Kasimir Malevic , un artista e un teorico non ancora
n° 371 - luglio 2015 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it Kasimir Malevič, un artista e un teorico non ancora svelato Ben radicato nella tradizione russa, curioso ricercatore di nuove vie, da sostenitore del Futurismo a pioniere dell’Astrattismo geometrico Compagnia galante in un parco Amsterdam, Stedelijk Museum Collezione Khardzhiev-Chaga Canzone delle nubi blu Amsterdam, Stedelijk Museum Collezione Khardzhiev-Chaga In uno dei periodi più bui della storia europea nell’approssimarsi di quella catastrofe che prese il nome di Guerra Mondiale, denominazione poi tragicamente integrata dal prefisso “prima”, Filippo Tommaso Marinetti, nel gennaio del 1914 si recò a Mosca per tentare di chiamare gli artisti russi a unire le forze con i Futuristi italiani, movimento di cui era stato il fondatore. L’attenzione che giornali e pubblico dedicarono a Marinetti fu enorme, ma non così fu da parte degli artisti russi, compresi anche i poeti Chlebnikov, Livsič, Majakovskij e il regista Larionov, alcuni dei quali tentarono addirittura di ostacolare la visita di Marinetti. Altri invece, come Sersenevič, furono più ospitali e cordiali ma la mostra futurista, che si tenne nel 1915 a Pietrogrado sarà l’ultima. Dal movimento futurista russo nascono negli anni immediatamente precedenti la rivoluzione del 1917 due importanti avanguardie artistiche, il Costruttivismo e il Suprematismo. Il Costruttivismo può essere considerato uno sviluppo coerente del Futurismo russo, rappresentato particolarmente dai Controrilievi di Vladimir Tatlin, che erano stati esposti nel 1915. Nel 1914, Tatlin aveva compiuto un viaggio a Parigi, dove aveva conosciuto, tra gli altri, anche Picasso ed era entrato in contatto con gli ambienti dei Futuristi; sicuramente sotto la loro influenza matura l’idea di assemblare ingegnosamente più materiali, quasi applicando le teorie di Boc- cioni per cui l’arte nuova significa anche uso di materiali insoliti, mai utilizzati prima. Gli artisti, cioè, per raccontare e riprodurre creativamente il mondo che stava sorgendo, dovevano usare nuovi mezzi espressivi e soprattutto i “pezzi” concreti del nuovo mondo stesso. Ecco quindi le sculture di Tatlin, fatte di fogli d’alluminio, di legno e di cavi - l’essenza, secondo l’artista, della modernità che avanzava inesorabile e vittoriosa. Il Suprematismo, invece, fu rappresentato principalmente da Kasimir Malevič. Nonostante oggi sia considerato uno dei pilastri dell’arte moderna insieme a Picasso, Duchamp, Mondrian e Kandinsky è stato, per più di metà del diciannovesimo secolo, un artista sconosciuto. La sua vita e la sua arte sono rimaste per lungo tempo avvolte nel mistero, facendone pag. 2 una tra le personalità più complesse e affascinanti del nostro tempo. L’arte per Malevič è un “mezzo” e una “ricerca”per la profonda trasformazione, non ornamento e decorazione. Malevič, pioniere dell’Astrattismo geometrico, è alla ricerca di una nuova immagine del mondo, e il Suprematismo gli appare lo strumento più adatto per “il rinnovamento della vita”. Il suo interesse non si rivolge esclusivamente alla pittura, ma anche all’architettura e alle arti applicate. Kazimir Severinovič Malevič nasce il 23 febbraio 1879 presso Kiev, in Ucraina. In seguito alla morte del padre si trasferisce nel 1904 a Mosca, dove studia privatamente nell’atelier di Fëdor Rerberg. Nei primi anni della sua carriera artistica sperimenta vari stili e partecipa alle principali mostre dell’avanguardia: è presente, con Kandinskij e Larionov, a quella dell’Associazione degli Artisti di Mosca e, nel 1910, a quella del gruppo “Fante di Quadri”. Nel 1912 i suoi dipinti neoprimitivisti di soggetto contadino sono esposti alla mostra chiamata della “Coda d’Asino”. Nel 1913, con il compositore Michail Matjušin e con lo scrittore Aleksej Kruč ënych redige il manifesto del Primo Congresso Futurista. Nel 1914 è presente al Salon des Indépendants di Parigi. In Russia il movimento non fu caratterizzato dal bellicismo come quello dei futuristi italiani, criticato da Majakovskij, ma fu accompagnato da un’utopica idea di pace e libertà, sia individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo), che avrebbe condotto all’identificazione e all’adesione di una parte del gruppo al bolscevismo. Negli anni successivi alla rivoluzione bolscevica del 1917, gli artisti dell’avanguardia furono sostenuti dal governo sovietico e ottennero alti incarichi nel campo amministrativo e nel- l’insegnamento dell’arte. Malevič fu docente e poi direttore dell’Istituto d’Arte di Vitebsk, successivamente insegnò all’Istituto di Cultura Artistica di Leningrado lavorando prevalentemente a modellini architettonici con un gruppo di allievi. La riflessione di Malevič partiva da una forte fascinazione per l’arte iconica della Russia contadina che utilizzava forme e colori in funzione antinaturalistica e che avrebbe suggerito la via per un’astrazione in grado di liberare l’arte da qualsiasi referente oggettivo. La sua stessa adesione al movimento primitivista rappresenta il tentativo di verificare tale possibilità. Nelle opere pittoriche del 1913 Malevič aveva già compiuto un percorso di semplificazione che lo portò a fondere il Cubofuturismo con le teorie transmentali volte a definire un metodo creativo in grado di penetrare nella sfera della conoscenza tramite l’intuizione. Attraverso la definizione delle forme geometriche essenziali e dei colori primari (nero rosso e bianco) la sua arte va nella direzione di annullare l’oggetto nello “zero delle forme” e, più avanti, “al di là dello zero”. Per Malevič la nuova arte diventa arte pura e assume uno status nuovo che ha una specificità prevalentemente formale. Nella decisione espressa nel 1920 di abbandonare la pittura per la scrittura Malevič abbatte la distinzione tra artista e filosofo giungendo a conseguenze extrapittoriche. Le arti plastiche, invece che ispirarsi a un modello, possono diventare il punto di riferimento logico per una nuova attività mentale. Per questa via Malevič sentì la necessità di interrogarsi, seppure incidentalmente, sul cinema. Nei suoi saggi esamina le modalità di visualizzazione del cinema americano, europeo e sovietico condannando il ricorso ostinato a un’iconografia legata a modelli ottocenteschi borghesi dall’alto Piano giallo in dissoluzione Amsterdam, Stedelijk Museum Suprematismo mistico (croce rossa su cerchio nero) Amsterdam, Stedelijk Museum pag. 3 e l’adesione a strutture linguistiche e narrative pre-tecnologiche. Nel 1927 Malevič si reca a Varsavia per presentare una mostra dei suoi dipinti; successivamente è a Berlino, dove le sue opere sono esposte alla Grosse Berliner Kunstausstellung. Durante la permanenza in Germania conosce Jean Arp, Kurt Schwitters, Naum Gabo e Le Corbusier, e visita il Bauhaus. È proprio a causa dei rapporti con gli artisti tedeschi che Malevičdovrà rientrare precipitosamente in Russia, lasciando oltre settanta opere e gli appunti (molti dei quali andranno distrutti), per poi subire successiva- mente anche l’arresto. In una delle sue ultime opere, l’Autoritratto, che precede di poco la sua morte, si raffigura in una misteriosa veste rinascimentale, (ricorda il ritratto di Francesco Gonzaga del Mantegna) e sembra indicarci la fine di una utopia, probabilmente si sente stanco e sconfitto, ma propone comunque una nuova via, un nuovo mondo, una nuova religione. Considerato dai suoi discepoli come un profeta, il suo funerale fu un evento orchestrato come un vero e proprio rituale. lorenzo gualtieri dall’alto in senso orario Autoritratto a due dimensioni Amsterdam, Stedelijk Museum Autoritratto - San Pietroburgo, Museo Russo Croce suprematista ieratica (grande croce nera su rosso su bianco) Amsterdam, Stedelijk Museum