Gli apprendisti in diritto-dovere di istruzione e formazione. L
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Isfol Occasional Paper Gli apprendisti in diritto-dovere di istruzione e formazione. L’indagine sul territorio ISFOL ISSN (in corso di attribuzione) Collana Isfol Occasional Paper | numero 3 - aprile 2012| www.isfol.it La collana Isfol Occasional Paper raccoglie brevi elaborati a carattere tecnico-scientifico esiti di studi o work in progress su argomenti di interesse istituzionale. La collana, funzionale a lanci anticipatori e promozionali, mira a promuovere il confronto e il dibattito con la comunità scientifica di riferimento, attraverso una rapida divulgazione di dati e contenuti. L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, è un Ente pubblico di ricerca che opera nel campo della formazione, del lavoro e delle politiche sociali. Il paper è il risultato di una indagine realizzata nell’ambito del Piano FSE CRO, Asse Adattabilità, Ob. 1.4, Progetto Apprendistato ed altri strumenti formativi per l’inserimento dei giovani – Attività 1. L’indagine, condotta sul territorio, ha avuto lo scopo di conoscere e approfondire approcci, modalità, strumenti e strategie messe in atto dalle strutture che gestiscono l'attività formativa rivolta agli apprendisti minorenni, che devono assolvere il diritto‐dovere all’istruzione e formazione. Autrice del testo: Alessia Romito Testo chiuso a marzo 2012 Svolge attività di studio, consulenza ed assistenza tecnica, ponendosi a supporto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, così come delle altre istituzioni nazionali, regionali e locali che intervengono nei sistemi del mercato del lavoro, dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e dell’inclusione sociale. L’Istituto collabora con organismi sia pubblici che privati, fa parte del Sistema Statistico Nazionale e svolge il ruolo di assistenza tecnico-scientifica per le azioni di sistema del Fondo sociale europeo. L’Isfol è Agenzia nazionale Lifelong Learning Programme, programma settoriale Leonardo da Vinci. Commissario straordinario: Matilde Mancini Direttore: Aviana Bulgarelli Riferimenti: Corso d’Italia, 33 00198 Roma Tel. +39.06.85447.1 web: www.isfol.it Le opinioni espresse in questo lavoro impegnano la responsabilità degli autori e non necessariamente riflettono la posizione dell’ente. La Collana Isfol Working Paper è curata da Isabella Pitoni Responsabile Servizio divulgazione scientifica Comunicazione Coordinamento editoriale: Valeria Cioccolo e Paola Piras Contatti: [email protected] e Copyright (C) [2012] [ISFOL] Quest'opera è rilasciata sotto i termini della licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 3.0. Italia License. (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/it/) ABSTRACT Sulla scia del nuovo impulso che gli organi istituzionali hanno inteso dare all’istituto dell’apprendistato, anche attraverso l’approvazione nel mese di ottobre del 2011 del Testo Unico (D. Lgs. 167/2011), con particolare riferimento a quello per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione, è stata realizzata, nel corso del 2010 e 2011, una indagine territoriale che ha interessato i soggetti direttamente coinvolti nel processo di formazione degli apprendisti minori. E’ stato individuato un campione di 26 operatori, che hanno erogato corsi di formazione per apprendisti minori tra il 2006 e il 2008, periodo in cui sono state realizzate il maggior numero di iniziative rivolte al target specifico, distribuite in quattro ambiti territoriali: Piemonte, Lombardia, Veneto e Provincia autonoma di Trento. L’analisi è stata avviata con lo scopo di conoscere e approfondire approcci, modalità, strumenti e strategie messe in atto dalle strutture che gestiscono l'attività formativa per apprendisti in diritto-dovere. I risultati raccolti mostrano una fotografia dei soggetti che operano con una utenza così specifica. Sono stati così evidenziati i comportanti e gli approcci scelti per i percorsi formativi dedicati agli apprendisti minori: la scelta delle risorse umane coinvolte sia in fase di progettazione sia in fase di erogazione delle attività; la scelta dell’organizzazione operativa; le scelte metodologiche e le attività di valutazione adottate dai soggetti. Sono stati, inoltre, analizzati, report, monitoraggi quantitativi e qualitativi realizzati dai soggetti coinvolti, che hanno permesso di conoscere il contesto reale in cui essi operano. E’ stato così possibile tracciare un profilo dell’apprendista minore ed individuarne le problematiche e le aspettative; conoscere il sistema di relazioni che si creano tra i soggetti coinvolti; avere una chiara dimensione dell’impegno che gli operatori mettono nella realizzazione delle attività destinate ad una utenza così particolare ed evidenziare i punti di forza e di debolezza della formazione riservata agli apprendisti minori. ABSTRACT In the last years Institutional Bodies assigned an important and strategic role to the apprenticeship, even through the approval of the "Consolidated Apprenticeship Act", on October 25th 2011 (Legislative Decree n. 167/2011), focusing the attention on the apprenticeship aimed to young people who have to fulfill the compulsory education and training period. In this contest, during 2010 and 2011, a territorial research was conducted, involving 26 VET Institution, that provided specific courses for apprentices in the “right-duty of education and training”. The information and data gathered refers to 26 VET Institution, located in three regions (Piemonte, Lombardia and Veneto) and the Autonomous Province of Trento, that provided training to young apprentices during 2006-2008, namely the period when the largest numbers of courses were realized. The research was aimed to understand and deepen approaches, methods, tools and strategies implemented by VET Institution, that managed the training activities for young apprentices. The collected outcomes show a “picture” of the VET Institutions that operate with that specific target. The analysis put in evidence some aspects related to the way of acting and the approaches adopted, in particular: the choice of human resources involved both in planning and delivering training activities; the operating organization, the methodological choices and the assessment activities. Moreover, in order to better understand the real contest in which VET Institutions operate, quantitative/qualitative reports, realized by local institutional Bodies, were analyzed. So it was possible: to delineate a profile of the young apprentices, identifying their problems and expectations; to understand the relationship system set up by the parties involved; and to highlight strengths and weaknesses of the training courses addressed to such a particular target. PER CITARE IL PAPER: Isfol, Romito A., Gli apprendisti in diritto-dovere di istruzione e formazione, Roma, Isfol, 2012 (Isfol Occasional Paper, 3) INDICE PAG. 1. IL CONTESTO ISTITUZIONALE 1 2. L’INDAGINE SULLA FORMAZIONE ESTERNA PER APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE 2 2.1 LA STRUTTURA DEI CORSI 6 2.2 I CORSI DI FORMAZIONE 7 2.3 RISORSE UMANE E METODOLOGIE DIDATTICHE 9 2.4 LA VALUTAZIONE 12 3. LO SCENARIO DEL PROCESSO FORMATIVO PER GLI APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE. RISULTATI QUALITATIVI DELL’INDAGINE 14 4. I GIOVANI APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE 16 5. CRITICITÀ E SPUNTI DI RIFLESSIONE 22 BIBLIOGRAFIA 25 ALLEGATO: QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE 26 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 1. IL CONTESTO ISTITUZIONALE Il Libro bianco del Ministero del lavoro, pubblicato nel maggio del 2009, evidenzia la strategia del Governo. Gi elevati tassi di disoccupazione, la bassa partecipazione al mercato del lavoro, il diffuso ricorso al lavoro sommerso e l’elevata età di ingresso nel mercato del lavoro dei giovani, degli ultimi anni hanno spinto gli organi istituzionali ad avviare un ampio processo di riforma del lavoro 1 . In questo percorso di riforma, che ha visto l’approvazione nel mese di ottobre del 2011 del Testo Unico sull’apprendistato (D.Lgs. 167/2011), l’istituto dell’apprendistato riveste un ruolo importante e strategico, soprattutto in termini di potenzialità che esso può esprimere, in particolare per gli apprendisti minori. Infatti, il contratto di apprendistato in diritto-dovere viene indicato come uno strumento innovativo e fondamentale per i giovani che sono usciti precocemente dai percorsi scolastici, che non deve essere inteso solamente come un contratto di lavoro, ma come strumento di unione e transizione tra il sistema formativo ed il mercato del lavoro 2 . In merito alla formazione, viene sottolineata l’importanza della presenza di una offerta formativa più vicina ai fabbisogni individuali e del mercato del lavoro e, di conseguenza, si ribadisce la necessita dell’individuazione di sinergie tra il mondo del lavoro e quello della scuola per capire i fabbisogni delle imprese, che dovrebbero essere coinvolte, insieme alle parti sociali, nella progettazione di percorsi formativi efficaci e di qualità 3 . Il nuovo Testo Unico, inoltre, prevede una decisa partecipazione delle parti sociali, attraverso la contrattazione collettiva nazionale, territoriale o aziendale, anche con il coinvolgimento degli enti bilaterali. Si comprende così il nuovo impulso che i decisori hanno inteso dare all’apprendistato in diritto-dovere, sia perché il contratto di apprendistato favorisce l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e permette il conseguimento di un titolo di studio anche attraverso un’esperienza lavorativa in un contesto lavorativo reale, sia perché è un utile strumento per combattere la dispersione scolastica. Questi elementi hanno offerto lo spunto per avviare una indagine che guardasse però l’altra faccia della medaglia e rivolgesse, quindi, l’attenzione verso i destinatari dei percorsi formativi e verso i soggetti che operano direttamente con un target così specifico. Scopo dell’indagine è quello di analizzare i diversi aspetti dei percorsi formativi rivolti ad apprendisti minori, partendo da quelli gestionali, organizzativi ed operativi fino ad arrivare ad individuarne i punti di forza e di debolezza. Tali risultati, inoltre, potrebbero offrire elementi utili ai soggetti coinvolti nella ridefinizione di un sistema di apprendistato rivolto agli apprendisti minori, più vicino alle esigenze ed alle aspettative dei giovani. 1 Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, Libro Bianco sul futuro del modello sociale – La vita buona nella società attiva, maggio 2009. 2 Ibidem 3 Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Italia 2020, Piano di azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro, settembre 2009. 1 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 2. L’INDAGINE SULLA FORMAZIONE ESTERNA PER APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE L’indagine, realizzata nel corso del 2010 e 2011, ha coinvolto 26 strutture formative, distribuite in quattro territori, che hanno erogato corsi di formazione per apprendisti minori nell’arco temporale compreso tra il 2006 ed il 2008, periodo in cui sono state realizzate il maggior numero di iniziative rivolte al target specifico (cfr. tabella 2). L’analisi è stata avviata con lo scopo di conoscere e approfondire approcci, modalità, strumenti e strategie messe in atto dalle strutture che gestiscono l'attività formativa per apprendisti in diritto-dovere. In prima analisi si è proceduto ad individuare le Amministrazioni più rappresentative per il volume di esperienze di formazione per gli apprendisti minori. Sono stati quindi presi in considerazione sia il numero di apprendisti minori coinvolti in corsi di formazione, sia i modelli formativi implementati, descritti attraverso elementi con caratteristiche di comparabilità. Sono state così individuate tre Regioni (Piemonte, Lombardia e Veneto) e la Provincia autonoma di Trento. Per la scelta degli operatori da coinvolgere nell’indagine, sono state contattate direttamente le Regioni/Provincia autonoma, che hanno fornito indicazioni in merito all’individuazione degli Enti. In Provincia autonoma di Trento i soggetti incaricati di realizzare iniziative per apprendisti minori sono indicate dall’Agenzia del Lavoro, che in base all’art. 9 del Regolamento di attuazione della Legge provinciale 6/2006 (Disciplina della formazione in apprendistato), ha il compito di “individuare, tra le università, le istituzioni scolastiche e formative provinciali, gli enti che svolgono percorsi di formazione per la Provincia ai sensi dell'articolo 36 della Legge provinciale 5/2006 o comunque hanno ottenuto il riconoscimento della parità ai sensi dell'articolo 30 della medesima Legge provinciale 5/2006, gli enti formativi che erogano la formazione formale all’apprendista”. La regione Veneto ha individuato tre Organismi accreditati per la formazione di base, che svolgono attività di formazione in apprendistato. Tali enti sono capifila di ATI appositamente costituite per la gestione delle attività formative in apprendistato in diritto-dovere, sulla base della DGR 3434/2007. Nella regione Piemonte l’individuazione dei soggetti da coinvolgere nell’indagine ha seguito un criterio differente. Il numero dei soggetti coinvolti nelle attività di formazione per apprendisti minori segnalato dall’Amministrazione è risultato ampio. Si è proceduto, quindi, rispettando la rappresentatività provinciale, ad individuare quegli operatori che, oltre ad avere realizzato negli anni precedenti un numero significativo di corsi per apprendisti minori, vantassero una più lunga esperienza nella formazione professionale ed un consolidato rapporto con il territorio. In Lombardia si è proceduto, su indicazione della Regione, a contattare direttamente le Amministrazioni provinciali che hanno indicato i soggetti attuatori da coinvolgere nell’indagine. Il campione così individuato è costituito da 26 operatori (cfr. tabella 1). Tale campione non può e non vuole essere rappresentativo delle diverse realtà territoriali, ma può essere significativo per delineare alcune caratteristiche dei soggetti attuatori impegnati nella formazioni per apprendisti minori. 2 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Tabella 1 - Elenco delle strutture coinvolte nell’indagine N. Regione Provincia Città Istituto 1 Lombardia Bergamo Bergamo Azienda Bergamasca Formazione 2 Lombardia Bergamo Bergamo Enaip Bergamo 3 Lombardia Brescia Brescia Cfp Aib (Associazione Industriali Brescia) 4 Lombardia Brescia Brescia Centro Formativo Provinciale G. Zanardelli - Azienda Speciale della Provincia di Brescia 5 Lombardia Brescia Brescia Associazione Formazione Giovani Piamarta - Centro Artigianelli 6 Lombardia Como Cantù Fondazione Enaip-Lombardia Cantù 7 Lombardia Cremona Cremona CR.Forma . Azienda Speciale per i Servizi Formativi della Provincia di Cremona 8 Lombardia Sondrio Sondrio Cfp - Azienda speciale della Provincia di Sondrio Capofila ATS 9 Lombardia Varese Varese Fondazione Enaip-Lombardia 10 Lombardia Varese Varese Centro di formazione professionale Ticino Malpensa 11 Prov. autonoma Trento Trento Rovereto Ist. di Istruzione Superiore Don Milani – Depero 12 Prov. autonoma Trento Trento Cles Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “C.A. Pilati” 13 Prov. autonoma Trento Trento Cavalese – Predazzo 14 Prov. autonoma Trento Trento Trento Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici “L. Battisti” Istituto di Istruzione “La Rosa Bianca – Weisse Rose” 15 Piemonte Biella Biella Apprendo 16 Piemonte Biella Biella Associazione Cnos Fap 17 Piemonte Cuneo Boves Associazione Scuole Tecniche San Carlo 18 Piemonte Cuneo Fossano Cnos-Fap 19 Piemonte Novara Novara Ial CislPiemonte 20 Piemonte Torino Torino Csea (capofila Ats) 21 Piemonte Torino Torino Associazione Cnos - Fap (capofila di Ats) 22 Piemonte Verbano Cusio Ossola Verbania Casa di Carità Arti e Mestieri 3 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO N. Regione 23 Piemonte Provincia Città Istituto Vercelli Vercelli Associazione Cnos Fap 24 Veneto Venezia Mestre F.I.C.I.A.P. Veneto - Ati Faof 08 25 Veneto Padova Padova Enaip Padova Ati Faoe 26 Veneto Verona Verona E.S.E.V. Ente Scuola Edile Veronese - Capofila Ati Arcav Giovani 2008 Fonte: Isfol Al fine di raccogliere dati ed informazioni, sia di carattere quantitativo che qualitativo, sulle diverse fasi che costituiscono il percorso formativo, è stato elaborato un questionario (cfr. Allegato) con una struttura snella e prevalentemente composto da domande aperte, per dare la possibilità agli operatori di descrivere liberamente la propria esperienza in relazione ai diversi argomenti considerati. E’ stato, inoltre, chiesto agli operatori di integrare le risposte fornite con documentazione di dettaglio in merito ad alcuni aspetti trattati nell’indagine. Le informazioni richieste fanno riferimento ad un arco temporale di tre anni (2006-2008), periodo in cui i soggetti intervistati hanno realizzato 352 corsi per apprendisti minori, coinvolgendo 3.912 giovani. Il questionario è strutturato in 6 sezioni, ognuna delle quali è composta da una batteria di quesiti concernenti i diversi aspetti del processo formativo, in particolare: A) Informazioni generali: in cui si richiedono dati quantitativi per poter individuare il volume di attività e di allievi gestiti nel periodo considerato. B) Aspetti gestionali ed organizzativi: che raccoglie quesiti volti a conoscere gli elementi che costituiscono la “macchina organizzativa” degli organismi quali, ad esempio, la modalità di individuazione degli allievi e la struttura dei percorsi formativi. C) Progettazione ed erogazione degli interventi: questa parte del questionario accoglie le informazioni relative sia alla fase di progettazione dei corsi, indicando quali sono i soggetti coinvolti e la loro provenienza, sia all’erogazione della formazione, quali i contenuti, le metodologie didattiche adottate e la presenza di rapporti con tutor e famiglia. D) Risorse umane: ossia le modalità di selezione del gruppo docenti. E) Valutazione: che accompagna le diverse fasi del processo, a partire dall’utilizzo di prove di verifica in ingresso, in itinere e della certificazione in esito, fino ad arrivare alla valutazione dell’efficacia delle attività, al grado di soddisfazione degli allievi e delle aziende, all’attuazione di azioni correttive, nonché agli aspetti quantitativi relativi ai livello di attuazione e al tasso di abbandono. F) Considerazioni finali: in questa sezione è stato chiesto agli operatori di indicare e descrivere le criticità ricorrenti sui diversi aspetti del percorso. Le informazioni di carattere quantitativo richieste agli operatori fanno riferimento al numero dei corsi erogati ed agli apprendisti coinvolti. Tali dati hanno un valore meramente indicativo perché fanno 4 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO riferimento solo ad una parte, anche se la più consistente, del campione interessato (23 rispondenti su 26 soggetti coinvolti). Si ritiene però utile presentarli in quanto evidenziano la significatività sia del volume di attività, in termini di lavoro e di risorse, delle strutture selezionate rispetto alle singole realtà territoriali, sia della rilevanza dei territori scelti rispetto al resto d’Italia. Tabella 2 - Corsi realizzati e giovani coinvolti nelle attività formative in diritto-dovere 2006 2007 2008 TOT 129 136 87 352 1.569 1.340 1.003 3.912 n. di corsi realizzati 50 14 38 102 n° di apprendisti in formazione 601 136 450 1.187 n. di corsi realizzati 13 11 12 36 n° di apprendisti in formazione 167 124 122 413 n. di corsi realizzati 32 25 22 79 n° di apprendisti in formazione 478 412 338 1.228 n. di corsi realizzati 34 86 15 135 Veneto n° di apprendisti in formazione 323 668 93 1.084 Dati complessivi regionali 4 n° di apprendisti in formazione 6.014 3.565 4.936 14.515 Totale nazionale n° di apprendisti in formazione 8.949 6.677 10.553 26.179 n. di corsi realizzati Dati riferiti ai soggetti attuatori coinvolti nell’indagine (n. di casi 24) n° di apprendisti in formazione (n. di casi 23) di cui Lombardia P.A di Trento Piemonte Fonte: elaborazioni Isfol Nel triennio considerato nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia autonoma di Trento sono stati coinvolti, nelle attività formative specifiche, il 50% ed oltre del totale nazionale degli apprendisti minori, con una maggiore rilevanza nel 2006 rispetto al 2008. Significativa risulta essere anche l’incidenza dei minori formati nei territori scelti rispetto al totale nazionale, che raggiunge il 17% nel 2006 e supera il 4 Dati forniti dalle Regioni/Province autonome nei rapporti di monitoraggio sull’apprendistato 2008-2009 e relativi al numero di apprendisti coinvolti in attività formative specifiche per minori. 5 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 20% nel 2007, scendendo al 10% nel 2008. Tali risultati si traducono con maggior enfasi se si considerano le realtà territoriali coinvolte; infatti, se nel 2006 un apprendista su 4 è stato formato in uno dei centri selezionati, nel 2007 i centri hanno erogato attività di formazione per quasi il 40% del totale degli apprendisti 15-17enni. Gli apprendisti minori formati scendono, invece, al 20% nel 2008. E’ evidente, però, che complessivamente nel triennio considerato si registra una diminuzione di attività formative e di apprendisti in formazione. I dati forniti dagli operatori della regione Piemonte mostrano un graduale decremento, meno marcato rispetto al numero di apprendisti coinvolti e più evidente per le attività di formazione. Significativo, invece, è il caso degli Enti del Veneto che hanno registrato un calo del 70% circa di attività formative rivolte ai minori e oltre il 50% in meno di apprendisti formati, rispetto ad una diminuzione tra il 25 ed il 30%, sia per le attività formative che per i minori formati, dei soggetti degli altri territori. Fa eccezione la Provincia autonoma di Trento che registra una diminuzione dell’offerta formativa pari all’8%. 2.1 LA STRUTTURA DEI CORSI Le disposizioni legislative 5 relative alla formazione degli apprendisti minori prevedono l’obbligo di partecipazione ad iniziative formative della durata non inferiore alle 240 ore annue, volte all’acquisizione sia di competenze trasversali e professionalizzanti (120 ore), sia di competenze di base per assolvimento dell’obbligo di istruzione e formazione (120 ore). I percorsi formativi per apprendisti minori possono articolarsi in maniera differente, in base ad esigenze operative o gestionali. Sei strutture su 26 intervistate hanno scelto percorsi unitari della durata di 240 ore complessive. Gli altri soggetti, invece, hanno optato per percorsi formativi suddivisi in due cicli: 120 ore dedicate alla formazione di base (moduli aggiuntivi per l’assolvimento del dirittodovere) e 120 ore dedicate alla formazione trasversale e professionalizzante. In pochi centri, invece, si svolge solo la formazione di base di 120 ore. Per quest’ultimo caso si fa prevalentemente riferimento agli istituti Scolastici della Provincia autonoma di Trento, che hanno competenza solo nell’erogazione della formazione di base, poiché i moduli a contenuto trasversale e professionalizzante vengono realizzati dagli enti di formazione professionale. I partecipanti alle attività formative per minori vengono individuati con modalità differenti nei diversi territori. In tutte le province della Lombardia sono presenti banche dati per apprendisti. Nella provincia di Bergamo gli allievi vengono inviati direttamente agli Enti dalla stessa Amministrazione, che raccoglie i dati delle assunzioni dai Centri per l’Impiego (Cpi) e organizza i gruppi in base al CCNL applicato; la provincia di Brescia si è dotata di un portale che si interfaccia con i dati dei Cpi relativi alle assunzioni; in provincia di Cremona vi è invece uno specifico data base per minori in apprendistato. In Provincia autonoma di Trento gli apprendisti minori vengono indicati agli Istituti Superiori attraverso liste inviate dall’Agenzia del Lavoro. Questa, a sua volta, riceve due rilevazioni annue dal Dipartimento Istruzione dove è presente la banca dati dell’anagrafe scolastica. Prima dell’invio delle liste, i dati 5 Legge 196/97, Norme in materia di promozione dell'occupazione; DPR 257/2000, Regolamento di attuazione dell'articolo 68 della Legge 144/1999, concernente l'obbligo di frequenza di attività formative fino al diciottesimo anno di età, 6 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO vengono elaborati analizzando i ritiri, le iscrizioni dei giovani al Centro per l’impiego ed il numero dei lavoratori nella fascia d’età 16-18 anni che hanno il contratto di apprendistato (nella Provincia autonoma di Trento le attività formative sono rivolte sia ad apprendisti che disoccupati minori). In Piemonte il sistema prevede una pre-iscrizione da parte dell’azienda alla struttura formativa, la quale a sua volta ne dà comunicazione alla Provincia. La pre-iscrizione ha validità per l’intero periodo del contratto di lavoro. La certificazione di avvenuta preiscrizione viene rilasciata dall’Agenzia formativa all’azienda per conto dell’Amministrazione provinciale, per ogni annualità di contratto e con le stesse modalità della prima iscrizione. Le Province del Veneto, tramite i Centri per l’Impiego, raccolgono le comunicazioni, trasmesse per via telematica, relative all’avviamento al lavoro degli apprendisti. Ogni Provincia, quindi, individua gli apprendisti da avviare ai percorsi di formazione e ne pubblica una graduatoria ufficiale sul sito apprendiveneto.it. Più omogeneo, invece, risulta essere il criterio di organizzazione delle classi. Nella maggioranza degli Enti coinvolti, queste vengono formate da gruppi eterogenei di allievi, a causa della difficoltà a raggiungere il numero minimo di partecipanti appartenenti ad uno stesso profilo o settore professionale. In particolare: l’Azienda Bergamasca di Formazione, il Cfp Associazione Industriali di Brescia, il Cfp G. Zanardelli di Brescia, l’Istituto Pilati di Trento e l’Esev di Verona hanno strutturato i corsi per settori professionali, profili professionali o aree culturali. In altri istituti - Azienda speciale della Provincia di Sondrio, Cnos-Fap di Vigliano Biellese, Ial Cisl di Novara e Ficiap di Mestre - le classi vengono organizzate con gruppi eterogenei per i moduli di base e trasversali, e gruppi omogenei per le attività formative che fanno riferimento ai moduli professionalizzanti, tenendo in considerazione i profili professionali e le competenze specifiche legate al contesto produttivo del settore di riferimento. Nelle altre realtà le classi vengono organizzate con le due modalità, in base al numero degli iscritti. La calendarizzazione delle lezioni rappresenta forse l’elemento più critico dal punto di vista organizzativo. Infatti, come verrà specificato meglio in seguito, la partecipazione alle lezioni viene vista negativamente da molte aziende, che considerano la frequenza delle lezioni una “assenza dal lavoro”. Per questi motivi, la maggioranza delle strutture (il 60%) ha previsto un impegno di un solo giorno a settimana per otto ore. In sei strutture, invece, la frequenza varia tra uno o due giorni a settimana per otto ore. Nei restanti casi la cadenza e la durata delle lezioni si differenziano notevolmente: due giorni a settimana per 5 ore (Azienda Bergamasca Formazione e Enaip di Bergamo), 4 pomeriggi per 4 ore (Cfp G. Zanardelli di Brescia), 2 pomeriggi per 4 ore (Cfp Ticino Malpensa – Varese). La scelta di dilazionare le lezioni in più giorni a settimana con impegno orari più flessibili trova giustificazione nel fatto che gli allievi hanno difficoltà a mantenere l’attenzione per l’intera giornata. Scelta antitetica, invece, è stata adottata dall’Istituto Pilati di Trento, che ha scelto di intensificare l’impegno formativo prevedendo una partecipazione ai corsi di 3 giorni a settimana per otto ore. 2.2 I CORSI DI FORMAZIONE L’analisi dei contenuti formativi ha rappresentato una fase complessa; la documentazione relativa all’articolazione modulare ed ai contenuti formativi, infatti, è risultata molto eterogenea, sia in termini di 7 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO contenuti che di impegno orario. I dati e le informazioni presenti nel questionario e nella documentazione allegata sono stati, quindi, ricondotti a schemi predisposti seguendo le indicazioni contenute nel DM 8 aprile 1998 e nel DM 179/1999, per quanto concerne la formazione trasversale e la formazione tecnico-professionale, e nel DI 121/2001 per quanto riguarda la formazione di base (moduli aggiuntivi). In particolare, l’art. 2 del DM 8 aprile 1998 stabilisce che i contenuti della formazione esterna per gli apprendisti sono strutturati in forma modulare e sono articolati in: contenuti a carattere trasversale: riguardanti il recupero eventuale di conoscenze linguistico- matematiche, i comportamenti relazionali, le conoscenze organizzative e gestionali e le conoscenze economiche (di sistema, di settore ed aziendali); in questo contesto una parte dell'attività formativa dovrà essere riservata anche alla disciplina del rapporto di lavoro, all'organizzazione del lavoro, alle misure collettive di prevenzione ed ai modelli operativi per la tutela della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro contenuti a carattere professionalizzante di tipo tecnico-scientifico ed operativo differenziati in funzione delle singole figure professionali; in questo ambito saranno sviluppati anche i temi della sicurezza sul lavoro e dei mezzi di protezione individuali, propri della figura professionale in esame.” Il DM 179/1999, oltre ad individuare i contenuti delle attività di formazione degli apprendisti (Competenze relazionali, Organizzazione ed economia, Disciplina del rapporto di lavoro e Sicurezza sul lavoro), stabilisce che il primo modulo deve essere dedicato all’accoglienza, alla valutazione in ingresso ed alla definizione del Patto Formativo tra l’apprendista e la struttura formativa. I contenuti per l’assolvimento dell’obbligo formativo (moduli aggiuntivi) sono individuati nel DI 121/2001 ed articolati in: competenze linguistiche: lingua italiana e lingua straniera competenze matematiche competenze informatiche. Nel decreto si stabilisce, inoltre, che almeno 8 ore annue devono essere dedicate all’orientamento professionale ed all’acquisizione di elementi di cittadinanza attiva. Tabella 3 - La formazione di base (moduli aggiuntivi) FORMAZIONE DI BASE (MODULI AGGIUNTIVI) Italiano Lingua straniera Matematica Informatica Orientamento Cittadinanza attiva Valore min. 16 14 16 20 4 4 Valore. Max 46 30 48 40 20 20 Media ore 30 23 28 30 9 11 N. casi 17 13 17 16 11 13 Fonte: elaborazioni Isfol 8 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO La formazione di base (moduli aggiuntivi) è inserita nei programmi formativi di 21 organismi su 26, ma 17 sono quelli che hanno indicato il dato di dettaglio (cfr. tabella 3). Di questi tutti includono l’insegnamento dell’italiano, della matematica e dell’informatica, mentre il modulo di lingua straniera è incluso nei programmi formativi di 13 organismi. I valori medi che si registrano per i moduli della formazione di base non presentano forti scostamenti. L’informatica e l’italiano registrano il valore medio più alto (rispettivamente 30 ore), all’orientamento ed alla cittadina attiva, invece, vengono mediamente dedicate più ore di quelle previste dal DM 121/2001. Per quanto riguarda i contenuti a carattere trasversale, ai quali va dedicato almeno il 35% del monte ore della formazione, le diverse materie impartite sono state ricondotte ai 5 ambiti formativi indicati nel DM 179/1999 e successive integrazioni (cfr. tabella 4). Tabella 4 - L’articolazione modulare della formazione trasversale: durata dei moduli FORMAZIONE TRASVERSALE Accoglienza Competenze relazionali Organizzazione ed economia Disciplina del rapporto di lavoro Valore min. ore 2 4 4 6 4 Valore. max ore 24 24 24 24 24 Media ore 7 12 11 10 11 N. casi 12 11 10 10 10 Sicurezza sul lavoro Fonte: elaborazioni Isfol Sul campione di 26 operatori, però, 7 hanno segnalato solo il monte ore complessivo ed altrettanti 7 non hanno fornito informazioni. Tra i soggetti che hanno fornito il dato di dettaglio non si evidenziano particolari differenziazioni di impegno orario tra le diverse materie rientranti nella formazione trasversale, fa eccezione il modulo dell’accoglienza che, pur non essendo contemplato dalla normativa di riferimento, raggiunge lo stesso valore massimo degli altri moduli previsti nella formazione trasversale. I contenuti formativi della formazione tecnico-professionale sono specificatamente legati al profilo professionale, pertanto non riconducibili ad uno schema predefinito; per i 18 soggetti rispondenti la media delle ore dedicate alle competenze tecnico-professionali è pari a 85. Nelle strutture che erogano corsi nel settore dell’industria metalmeccanica (per es. Enaip di Padova) viene inserito un modulo aggiuntivo specifico della durata di 40 ore, secondo le previsioni del contratto collettivo. 2.3 RISORSE UMANE E METODOLOGIE DIDATTICHE Particolare importanza assumono le risorse umane coinvolte nel processo formativo a partire dalla fase di preparazione degli interventi. 9 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Nella tabella 5 vengono riportate le figure che partecipano alla fase di progettazione formativa, individuate dalle indicazioni fornite nel questionario, ne viene inoltre specificata la provenienza (interno e/o esterno): Tabella 5 - Figure coinvolte nella progettazione formativa per apprendisti in diritto-dovere Coordinatore Docente Tutor Progettisti Testimoni Aziende OO.SS. Altro esterni/esperti privilegiati Interno 16 11 11 3 0 0 0 4 Interno/Esterno 0 10 2 0 0 0 0 0 Esterno 2 2 3 4 1 3 2 3 Non specificato 0 1 1 0 0 0 0 0 N. casi 26 26 26 26 26 26 26 26 Fonte: elaborazioni Isfol Gli enti contattati hanno dichiarato di fare prevalentemente ricorso a figure presenti all’interno delle stesse strutture (coordinatore, docenti e tutor) per la progettazione delle attività formative, ma è interessante notare come, in linea con le indicazioni istituzionali, alcuni enti coinvolgano in questa fase le aziende (il Cfp Ticino-Malpensa, che coinvolge i datori di lavoro, l’ I.P.S.C.T. “L. Battisti” di Trento e il Cnos-Fap di Vercelli, che collaborano con aziende del territorio) e/o le organizzazioni sindacali (l’I.P.S.C.T. “L. Battisti” di Trento e l’Esev di Verona), quali portavoce dei reali fabbisogni professionali nei diversi settori produttivi. Il loro coinvolgimento, infatti, indica un’apertura delle stesse strutture formative verso il territorio ed il mercato locale. In rari casi, infine, sono coinvolti altri soggetti: lo psicologo (I.P.S.C.T. “L. Battisti” di Trento) e l’Agenzia del lavoro (Istituto Don Milani-Depero di Trento), che sul territorio provinciale svolge un forte ruolo di presidio della formazione professionale. In merito alla conduzione delle attività formative la scelta delle risorse umane adeguatamente preparate ed idonee a trasferire competenze diventa strategica. Circa il 70% delle strutture coinvolte nell’indagine ricorrono, per i moduli di base e trasversali, a docenti interni, impiegati prevalentemente dalle scuole (i tre istituti scolastici della Provincia autonoma di Trento, la Scuola tecnica San Carlo di Boves, ed altri organismi) e che vantano quindi una lunga collaborazione con la struttura, o a docenti iscritti nell’Albo Fornitori, dei quali si avvalgono le strutture accreditate e/o certificate in base alla Norma ISO. Per i contenuti professionalizzanti, invece, si fa prevalentemente ricorso ad esperti provenienti dal mercato del lavoro. 10 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Tabella 6 - L’individuazione dei docenti dei percorsi formativi Formazione Formazione di base trasversale Formazione tecnicoprofessionale Albo fornitori 9 9 5 Docenti interni 10 7 2 Esperti provenienti dal mondo del lavoro 2 4 10 Albo fornitori o docenti interni o esperti provenienti dal mondo del lavoro 4 3 3 Docenti selezionati dall'ente ed esperti del mondo del lavoro 1 3 3 26 26 24 N. casi Fonte: elaborazioni Isfol In merito alle modalità di conduzione dei corsi, le risposte fornite indicano un notevole impegno, da parte degli operatori, nel rendere le lezioni dinamiche e partecipative. La formazione tradizionale in aula, come evidenziato nella tabella seguente, è sempre affiancata da forme di conduzione più dinamiche ed interattive che permettono maggior coinvolgimento ed attenzione da parte degli allievi (cfr. tabella 7). Tabella 7 - Metodologie didattiche utilizzate nella fase di erogazione della formazione Frequenza % su rispondenti Formazione frontale Laboratori 26 23 23 100% 88% 88% Roleplaying/ Simulazione Testimoni privilegiati Visite aziendali/ Partecipazione e venti 15 15 11 8 58% 58% 42% 31% Lavori di Elaborazioni gruppo progetti Fonte: elaborazioni Isfol In alcune realtà, la presenza di modelli formativi strutturati, regionali o provinciali, per la formazione degli apprendisti minori e l’esperienza pluriennale degli enti di formazione hanno spinto i soggetti attuatori a mettere in pratica un approccio didattico-pedagogico personale e specifico per i percorsi in diritto-dovere. Nel pieno rispetto dei contenuti didattici indicati dalla normativa vigente6 , le discipline previste, anche quelle più vicine ai programmi scolastici, vengono trasferite in una situazione lavorativa reale e contestualizzati nelle diverse attività che si attuano in una azienda: così, per esempio, la matematica si apprende elaborando un preventivo utilizzando anche supporti informatici, per l’italiano si elabora un testo che 6 Cfr. DM 8 aprile 1998 e DM 199/1999, per la formazione trasversale e tecnico professionale; DI 121/2001 per la formazione di base (moduli aggiuntivi) 11 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO descrive l’azienda per cui si lavora a fini pubblicitari, etc.7 . Viene, quindi, applicata una metodologia didattica di tipo induttivo, attraverso cui gli allievi apprendono “facendo”. E’ questo l’approccio considerato nel modello formativo per apprendisti minori della Lombardia, per esempio, che prevede la realizzazione di un manufatto concreto, il “capolavoro”, o della regione Piemonte con l’idea dell’impresa simulata. Importanti sono anche i rapporti che le strutture hanno con i tutor aziendali e le famiglie. Nella quasi totalità dei casi (21 su 26) gli organismi hanno contatti e/o relazioni con i tutor aziendali, di solito all’avvio ed al termine del corso; in un solo caso (Azienda speciale della provincia di Sondrio) viene sottoscritto un vero e proprio Patto formativo. Le famiglie, invece, vengono coinvolte solitamente nella fase precedente all’avvio delle attività e quasi esclusivamente allo scopo di conoscere meglio il contesto sociale e familiare dal quale proviene l’allievo. Il Csea di Torino, ad esempio, ha elaborato il “Libretto della comunicazione” per mantenere i contatti con le famiglie. 2.4 LA VALUTAZIONE Le attività di valutazione, adottate dagli Enti, accompagnano l’intero percorso formativo in tempi, forme e modalità diverse, ossia: valutazione in ingresso ed in itinere valutazione e certificazione in esito valutazione dell’efficacia dei percorsi formativi rispetto alla progettazione ed alla erogazione del servizio, nonché all’impatto risultati raggiunti nell’attuazione dei percorsi. Le prove in ingresso ed in itinere vengono somministrate da oltre il 70% degli operatori rispondenti (19 organismi per le prove di ingresso e 20 per quelle in itinere). Per la valutazione iniziale vengono utilizzati diversi strumenti predisposti da più soggetti: prove Isfol/INValSi (Cfp Ticino-Malpensa, Enaip di Varese, Cnos-Fap di Fossano), prove elaborate dal gruppo di coordinamento dei docenti (Azienda Bergamsca Formazione, Enaip di Bergamo, Cfp Associazione industriali di Brescia, Cfp G. Zanardelli di Brescia, Cfp Azienda speciale della Provincia di Sondrio, Istituto “La Rosa Bianca” di Trento, I.P.S.C.T. “L. Battisti” di Trento, Cnos-Fap di Vercelli), prove già predisposte dall’Ente (Casa di carità arti e mestieri di Verbania), test Prometeo (I.P.S.C.T. “L. Battisti” di Trento), prove regionali per l’accertamento delle competenze (Ial Cisl di Novara), interviste sul percorso scolastico e lavorativo (Ist. La Rosa Bianca di Trento). Per la valutazione in itinere, invece, le prove vengono predisposte quasi esclusivamente dai docenti. Tale orientamento trova giustificazione nel fatto che le prime non sono solo volte a verificare il livello di conoscenza e le competenze possedute dai ragazzi in ingresso, ma anche ad acquisire informazioni di carattere generale che possano aiutare docenti a tutor a conoscere meglio la personalità dell’allievo e quindi a gestire nel migliore dei modi le attività formative. Diversamente le valutazioni in itinere hanno 7 Cfr. Isfol, Lavorare per progetti – Le competenze di base per gli apprendisti in obbligo formativo: guida per i formatori, dicembre, 2003. 12 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO lo scopo di individuare il grado/livello di apprendimento acquisito dall’allievo, pertanto viene lasciata agli stessi docenti, che hanno seguito l’intero percorso formativo, il compito di elaborare le prove. Le prove finali, per la valutazione in esito, vengono somministrate dalla maggioranza delle strutture rispondenti (22 su 26). In Lombardia ricorrono spesso le prove Isfol/INValSI, per i moduli aggiuntivi, affiancate da prove specifiche relative a determinati moduli professionalizzanti (per. es. prove ad hoc per l’informatica presso l’Enaip di Cantù) o da ulteriori prove predisposte dai docenti dei corsi o dalla valutazione dei prodotti realizzati durante i percorsi (valutazione del Capolavoro nelle strutture in provincia di Brescia e di Varese). In Piemonte ed in Veneto le prove finali vengono elaborate dai docenti e somministrate al termine di ogni modulo. In Provincia autonoma di Tento, invece, si tengono in considerazione le valutazioni intermedie raccolte durante il corso dai docenti, per le quali vengono utilizzate schede di osservazione/valutazione che accolgono gli standard minimi nazionali. L’Enaip di Padova utilizza le prove Isfol/INValSI, per i moduli aggiuntivi. Non vi sono vere e proprie prove finali, ma al termine di ciascuna attività di apprendimento i docenti valutano le conoscenze-abilità-competenze di ciascun corsista con l’utilizzo di una scheda di osservazione in cui sono indicati gli standard di competenza preventivamente scelti dai docenti. La valutazione sull’efficacia dei percorsi viene realizzata da 16 organismi, lo strumento maggiormente utilizzato è il “Questionario di soddisfazione”, sia per gli apprendisti sia per i tutor aziendali, a cui si aggiungono, in alcuni casi, relazioni finali di docenti e/o tutor (Cfp G. Zanardelli di Brescia, Istituto Superiore Don Milani-Depero di Trento, Cnos-Fap di Fossano) o report di monitoraggio delle attività realizzati dall’Ente (CR.Forma di Crema e Enaip di Padova), momenti di confronto con i gruppi classe, tutor aziendali e corpo docente (Enaip di Bergamo). La soddisfazione degli utenti, ed in rari casi delle aziende, viene rilevata solo al termine del percorso formativo, generalmente attraverso la somministrazione di un questionario. Non vengono, invece, mai realizzate indagini ex post. In alcuni casi, inoltre, vengono attuate azioni correttive in base agli esiti e risultati raccolti, soprattutto negli organismi che hanno adottato un sistema di gestione delle attività in base alla Norma ISO (CONSFAP di Vigliano Biellese, Csea di Torino e Enaip di Padova). Altre strutture adottano semplicemente procedure interne (Ist. Don Milani-Depero e l’I.P.S.C.T. “L. Battisti” di Trento ed il Cnos-Fap di Fossano). Sebbene le attività formative rivolte ad apprendisti in diritto-dovere siano quantitativamente inferiori alle altre iniziative formative in apprendistato, i livelli di attuazione intesi come rapporto tra corsi realizzati/corsi approvati e apprendisti iscritti/apprendisti programmati si attestano su valori percentuali soddisfacenti. Dei 23 soggetti rispondenti, 17 realizzano tutti i corsi approvati; per i restanti il livello di attuazione rientra tra il 75% ed il 90%, in un solo caso (Ficiap Veneto) i valori scendono al 46%. La media degli allievi che interrompono il percorso formativo, invece, è pari al 20%. 13 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 3. LO SCENARIO DEL PROCESSO FORMATIVO PER GLI APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE. RISULTATI QUALITATIVI DELL’INDAGINE Per comprendere meglio le diverse realtà territoriali e contestualizzare le informazioni raccolte con i questionari, sono stati richiesti, alle Amministrazioni regionali e provinciali, report, risultati di attività di monitoraggio sia quantitativo (n. corsi finanziati, n. allievi formati, etc) sia qualitativo (valutazioni e certificazioni in esito, grado di soddisfazione degli apprendisti e delle aziende, etc.) e gli strumenti di analisi e valutazione delle performance e dei risultati. La documentazione pervenuta riguarda prevalentemente i modelli formativi regionali/provinciali e i report di monitoraggio ed indagini specifiche sulle attività formative realizzate negli anni precedenti, mentre gli strumenti fanno riferimento principalmente a questionari di soddisfazione per apprendisti e per le aziende, dichiarazioni/attestazioni del percorso formativo effettuato e schede/rubriche di valutazione finale. Le indagini territoriali 8 che presentano dati di dettaglio per apprendisti minori e che, quindi, sono state prese in considerazione nel presente lavoro, fanno riferimento ai territori della Provincia di Milano, Provincia autonoma di Trento, Provincia di Varese, Provincia di Novara e Regione Veneto. La Provincia di Milano ha realizzato nel 2006 un progetto di “Assistenza al processo di monitoraggio del piano provinciale di formazione esterna per apprendisti in diritto-dovere di istruzione e formazione con particolare attenzione al processo di valutazione, accertamento e certificazione delle competenze sviluppate nei percorsi formativi”, che ha analizzato l’andamento complessivo della programmazione provinciale, l’applicazione del modello formativo, la valutazione delle competenze ed il monitoraggio qualitativo e quantitativo. La Provincia di Cremona ha realizzato, nell’A.F. 2005-2006, una analisi sulle caratteristiche degli utenti dei percorsi di formazione esterna per apprendisti in diritto-dovere, che ha coinvolto 41 allievi di 4 corsi di formazione. L’indagine era prevalentemente volta a individuare gli aspetti sociali degli apprendisti minori, l’atteggiamento nei confronti del lavoro ed alcuni elementi del percorso formativo. Nell’ottica di garantire livelli qualitativi omogenei e coerenti tra le diverse realtà territoriali dell’offerta formativa, la Provincia di Varese svolge regolarmente attività di monitoraggio del sistema della formazione professionale. L’approccio metodologico scelto si è basato su visite alle classi, durante le quali vengono svolti colloqui e somministrati questionari: i primi sono volti a rilevare il livello di soddisfazione, efficacia e consapevolezza, mentre con il questionario si richiede di esprimere una valutazione su variabili relative a 5 aree: contenuti, didattica, organizzazione e strumenti, apprendimenti e soddisfazione complessiva. I risultati presi in considerazione fanno riferimento ai percorsi di formazione esterna per apprendisti minori realizzati negli anni formativi 2006/2007 (n.10) e 2007/2008 (n. 8). 8 ASF-Provincia di Milano, Assistenza al processo di monitoraggio del piano provinciale di formazione esterna per apprendisti in diritto dovere di istruzione e formazione …, 2005; Buzzi C., (a cura di), Progetto per l’espletamento del diritto dovere all’istruzione alla formazione dei giovani che non proseguono o che abbandonano le scuole dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico, Provincia autonoma di Trento, 2005; Provincia di Varese, Piano provinciale 2006-2007 e 2007-2008 per la formazione esterna degli apprendisti in diritto dovere di istruzione e formazione – report conclusivo di monitoraggio, giugno 2008; Regione Veneto, La formazione degli apprendisti in Veneto – Rapporto di monitoraggio qualitativo, 2007; Ial Cisl, Progetto di sviluppo per le azioni di sistema e di accompagnamento collegate all’attività formativa nel settore dell’apprendistato, Provincia di Novara, settembre 2007. 14 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO La Provincia di Novara ha incaricato Ial Cisl Piemonte di realizzare il “progetto di sviluppo per azioni di sistema e di accompagnamento collegate all’attività formativa nel settore dell’apprendistato” per gli anni 2004 e 2005. E’ stata quindi realizzata una indagine quanti/qualitativa attraverso questionari strutturati, sottoposti agli apprendisti, ai tutor aziendali ed ai titolari e dirigenti di azienda. Le informazioni raccolte sono state integrate con i risultati di colloqui semistrutturati che hanno coinvolto testimoni privilegiati ed attori ai diversi livelli del “sistema apprendistato”. Nel corso del 2006, nella Provincia di Cuneo, è stata realizzata una sperimentazione ad ampio raggio che ha coinvolto diverse tipologie di utenza: i giovani del diritto-dovere, gli apprendisti, gli occupati, gli utenti dei corsi di formazione continua a domanda individuale, i disoccupati, e gli allievi dei master, per ognuna delle quali è stato elaborato un questionario ad hoc. Scopo dell’indagine è stato da un lato di accertare il grado di soddisfazione degli allievi in merito agli aspetti organizzativi dei corsi e alle risorse umane (docenti e tutor), dall’altro tracciare un profilo dei diversi target. I risultati presi in considerazione nella nostra analisi fanno riferimento ad un campione di 713 apprendisti minori. Il monitoraggio qualitativo sulla formazione esterna degli apprendisti in Veneto, la cui realizzazione è stata affidata agli Enti bilaterali, è stato avviato nel 2006 allo scopo di esaminare gli andamenti dei percorsi formativi, soprattutto da un punto di vista organizzativo, e di verificare la qualità del servizio offerto anche in termini di approcci e metodologie adottati. Nell’indagine sono stati coinvolti gli apprendisti, docenti, tutor formativi, tutor aziendali ed imprenditori coinvolti nel percorso formativo. L’indagine è stata condotta attraverso visite in loco realizzate in diversi momenti, durante le quali sono stati utilizzati questionari di rilevazione e di soddisfazione. La Provincia autonoma di Trento ha promosso, nel 2005, un “Progetto per l’espletamento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione dei giovani che non proseguono o che abbandonano le scuole dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico”. L’indagine ha coinvolto 108 apprendisti minori ai quali è stato somministrato, dopo un colloquio, un breve questionario. L’indagine realizzata è stata volta principalmente ad analizzare il contesto sociale di provenienza degli apprendisti, le motivazioni dell’abbandono scolastico ed il livello di soddisfazione della loro esperienza lavorativa. 15 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 4. I GIOVANI APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE Le indagini realizzate sui territori sono state condotte con approcci metodologici e con finalità diversi; ciò nonostante è possibile rintracciare tra di esse sfere di interesse comuni, riconducili sostanzialmente ai soggetti protagonisti del processo formativo: gli apprendisti minori, i soggetti attuatori e le aziende. Le molteplici informazioni così raccolte offrono un quadro interessante, pur confermando quanto già noto in molta parte sulle caratteristiche di un target così specifico. Gli elementi che richiamano maggiormente l’attenzione si focalizzano sull’apprendista minore, per il quale possiamo tracciare un vero e proprio identikit. I minori che entrano nel mercato del lavoro sono fuoriusciti dal canale scolastico di istruzione, generalmente entro il biennio della scuola secondaria superiore. Lo testimoniano, ad esempio, i risultati delle indagini realizzate nella provincia di Cuneo, che mostrano che il 47% degli apprendisti entrano nel mondo del lavoro con il titolo della scuola media inferiore, e nella Provincia autonoma di Trento dove risulta il tentativo, per la maggioranza degli apprendisti (90%), di proseguire gli studi di scuola media superiore, che non conduce però al conseguimento del titolo per l’obbligo formativo. Grafico 1 - Provincia di Cuneo. Ultimo anno di scuola concluso con successo. Diritto-dovere. Valori % - n. di casi 711 Fonte: Provincia di Cuneo, La soddisfazione degli allievi per il corso frequentato, 2006 16 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Grafico 2 – Provincia autonoma di Trento. Caratteristiche scolastiche dei rispondenti. Valori % - n. di casi 108 ultima scuola frequentata dopo la media giudizio licenza media bocciato durante l'obbligo 0 20 40 60 80 61 mai 32,4 una volta 6,7 più volte 15,5 buono 84,5 sufficiente hanno proseguito non hanno proseguito 89,8 10,2 media inferiore 9,3 63,9 cfp 16,7 i.professionale 7,4 i.tecnico liceo 100 2,8 Fonte: Provincia autonoma di Trento, Progetto per l’espletamento del diritto-dovere all’istruzione e formazione – Risultati delle interviste, 2005 L’abbandono degli studi rappresenta una scelta personale del giovane o di un proprio familiare, e spesso perché hanno avuto un vissuto scolastico negativo dovuto, nella maggioranza dei casi, a critici rapporti con i docenti, che risultano essere prevalentemente legati al loro ruolo istituzionale e distanti dai bisogni e dalle problematiche giovanili. In Provincia autonoma di Trento, ad esempio, solo il 10% degli apprendisti intervistati ha dichiarato di aver avuto buoni rapporti con i docenti ed il 68% ha affermato che non hanno ricevuto supporto per poter risolvere problemi non strettamente correlati con gli aspetti scolastici. A ciò si unisce il desiderio di incominciare a lavorare per essere autonomi, in fondo il contratto di apprendistato rappresenta per i giovani un primo step per trovare in seguito un “lavoro stabile”. Il disagio sociale è un altro elemento che spinge i giovani ad abbandonare la scuola: in alcuni casi i giovani provengono da contesti sociali e familiari di forte difficoltà che li porta ad avere poca fiducia in se stessi, senza aspettative ed interessi per il futuro. In alcuni casi, tale condizione si esprime con problemi comportamentali e disciplinari. I fallimenti passati conducono, quindi, i minori ad avere un atteggiamento di rifiuto e di insofferenza verso il ritorno in aula ed il lavoro rappresenta uno strumento per essere indipendenti e relazionarsi con persone alla pari, ossia con i colleghi di lavoro (cfr. grafico 3). 17 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO E’ pur vero che il tempo che intercorre tra l’abbandono della scuola e l’ingresso nel canale formativo previsto per l’apprendistato in diritto-dovere è molto breve, ciò conduce i ragazzi a rifiutare a priori ogni situazione che possa ricordare loro l’esperienza scolastica a cui si unisce, inoltre, la mancanza di efficienti servizi di orientamento professionale. Grafico 3 – Provincia autonoma di Trento. Cause di abbandono degli studi. Valori % - n. di casi 106 voglia di lavorare 77,4 non voglia di studiare 76,4 profitto negativo 54,7 disaccordo con gli insegnanti 38,7 trovato lavoro 31,1 iscritto scuola sbagliata 14,3 consiglio degli insegnanti 14,2 non capivo l'utilità della scuola 11,4 disaccordo coi compagni 11,3 lontananza scuola 9,4 lavoro in famiglia 9,4 famiglia non d'accordo studio 2,9 problemi di salute 1,9 famiglia non poteva mantenere 0,9 0 20 40 60 80 100 Fonte: Provincia autonoma di Trento, Progetto per l’espletamento del diritto-dovere all’istruzione e formazione – Risultati delle interviste, 2005 Le osservazioni che ricorrono più frequentemente tra gli apprendisti intervistati fanno riferimento proprio ai contenuti dei corsi “troppo scolastici”, d’altro canto i ragazzi dimostrano particolare interesse per le attività a carattere pratico, le metodologie di insegnamento dinamiche e volte alla partecipazione attiva della classe. Nella Provincia di Cuneo il 43% degli intervistati ha apprezzato le attività di laboratorio e le ore di pratica (cfr. grafico 4). 18 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Grafico 4 - Provincia di Cuneo. Gli aspetti del corso particolarmente apprezzati. Valori % - n. di casi 357 Fonte: Provincia di Cuneo, La soddisfazione degli allievi per il corso frequentato, 2006 Occorre ricordare, però, che i contenuti della formazione di base e trasversale sono stabili dalla normativa (cfr. par. 2.2.). Tali disposizioni non lasciano margini di autonomia nell’offerta formativa dei soggetti proponenti, anche se è possibile, in risposta a quanto rivelato dai giovani apprendisti, trovare collegamenti tra l’attività formativa e la realtà lavorativa attraverso approcci metodologici e didattici diversi. Infatti, in Veneto oltre il 60% dei minori coinvolti nell’indagine ha dichiarato che metodologie formative dinamiche ed innovative favoriscono la partecipazione alle lezioni e facilitano l’apprendimento; gli stessi docenti intervistati suggeriscono di dedicare più spazio alle esercitazioni pratiche e di adottare tecniche di apprendimento diverse. Medesima opinione viene espressa dagli allievi della Regione Lombardia dove l’approccio induttivo volto alla realizzazione del “Capolavoro” ha favorito una gestione didattica interdisciplinare, la partecipazione degli apprendisti in termini di motivazione, coinvolgimento e tenuta d’aula ed esiti positivi intesi come frequenza alle lezioni, obiettivi raggiunti, livelli di soddisfazione e competenze acquisite. Possiamo affermare che, nel complesso, la partecipazione alle attività formative ha un impatto positivo sui giovani apprendisti; quasi il 70% degli apprendisti intervistati nell’indagine realizzata in Veneto, infatti, dichiarano di aver acquisito nuove conoscenze ed il 60% le ritengono utili per il lavoro. 19 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Grafico 5 – Veneto. Valutazione dell’efficacia delle competenze professionalizzanti trasmesse. Valori % Fonte: Rapporto di monitoraggio qualitativo – La formazione degli apprendisti in Veneto 2006-2007 Grafico 6 – Veneto. Utilità della formazione esterna per il miglioramento professionale Valori % Fonte: Rapporto di monitoraggio qualitativo – La formazione degli apprendisti in Veneto 2006-2007 Gli apprendisti, inoltre, dichiarano la disponibilità a partecipare ad ulteriori iniziative di formazione, soprattutto professionale, ma con contenuti professionalizzanti e più vicini alla realtà lavorativa, perchè una formazione mirata permetterebbe loro di migliorare la posizione lavorativa e le capacità e competenze tecniche. In tal senso si pone il 56% degli apprendisti della Provincia autonoma di Trento, che esprimono la loro disponibilità a frequentare attività di formazione con contenuti legati al lavoro e con coinvolgimento pratico. E’ preferibile, però, sempre secondo l’opinione di molti giovani apprendisti, che le attività formative abbiamo una durata più breve. 20 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO Grafico 7 - Provincia autonoma di Trento. Quesito posto agli apprendisti. Valori % - n. di casi 108 52,8 60 50 37 40 30 20 6,5 3,7 10 0 soprattutto quelli legati al lavoro soprattutto quelli di carattere generale ambedue non so Fonte: Provincia autonoma di Trento, Progetto per l’espletamento del diritto-dovere all’istruzione e formazione – Risultati delle interviste, 2005 21 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 5. CRITICITÀ E SPUNTI DI RIFLESSIONE Dalla sintesi dei risultati dei questionari e dagli esiti dei monitoraggi realizzati, emerge un quadro esplicito sui diversi aspetti, positivi e negativi, e sui diversi soggetti che intervengono nel processo formativo dedicato agli apprendisti minori. In primo luogo risulta evidente l’importanza del ruolo dei soggetti formativi nella realizzazione ed efficiente attuazione dei percorsi formativi, che seguono con particolare attenzione ogni fase del processo formativo, dagli aspetti organizzativi, quali l’impegno orario compatibile con le giornate lavorative, a quelli strutturali, la disponibilità di aule ed attrezzature idonee, a quelli logistici, etc. Figura particolarmente apprezzata, nel percorso formativo in apprendistato, è il tutor formativo, che rappresenta un punto importante di riferimento sia per i ragazzi, perché favorisce l’aggregazione del gruppo ed i rapporti tra questo ed i docenti, elementi fondamentali per il successo formativo, sia per i docenti. In Veneto il 61% degli apprendisti intervistati afferma che il tutor formativo ha contribuito a risolvere problemi ed il 54% ad agevolare il rapporto tra gli allievi ed i docenti, mentre nella provincia di Varese il tutor ha rappresentato il punto di raccordo tra i formatori delle diverse discipline. Gli aspetti critici emersi durante l’indagine, oltre ad indicare le problematiche e le difficoltà che solitamente si incontrano nella gestione delle attività formative rivolte ad un target più specifico, indicano, implicitamente, quali potrebbero essere le caratteristiche necessarie ad un modello formativo ad hoc per apprendisti minori. La prima problematica che emerge negli aspetti gestionali fa riferimento alla difficoltà di organizzare classi omogenee, a causa del numero esiguo di partecipanti ai corsi, della diversa età e dalla diversità dei settore di attività in cui sono impegnati gli allievi. Tale difficoltà, dal punto di vista dei soggetti erogatori, può rappresentare un limite per l’organizzazione del corso, la gestione della classe, l’impostazione delle lezione e l’approccio metodologico. Nasce quindi l’esigenza di individuare contenuti professionali comuni al gruppo classe sulla base dell’appartenenza settoriale, tenendo conto della variabile età nel conseguimento dei livelli di competenza del diritto-dovere. Non per tutti, però, la disomogeneità della classe rappresenta un problema. Gli allievi coinvolti nelle indagini territoriali, infatti, ritengono che l’eterogeneità della classe può favorire momenti di confronto e di socializzazione; in particolare, il 71% degli apprendisti intervistati in Veneto dichiarano che le attività formative hanno contribuito ad instaurare nuove amicizie. E’ necessaria una nuova strategia a livello istituzionale per valorizzare le potenzialità dell’alternanza: prevedere passerelle tra i diversi canali di assolvimento dell’obbligo ossia un modello formativo per gli apprendisti minori a carattere modulare, che comunque non può prescindere dalla presenza di un sistema innovativo di accertamento dei livelli di competenza in ingresso, e che tenga conto della variabile età nel conseguimento dei livelli di competenza del diritto-dovere. Inoltre, il coinvolgimento attivo che valorizza l’esperienza come base dell’apprendimento. Ottimi risultati, infatti, si sono raggiunti lavorando molto sull’integrazione dei ragazzi nel gruppo classe, che assume una nuova identità rispetto alla singola individualità, ma senza trascurare il “ruolo” che 22 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO ciascun ragazzo ha all’interno del gruppo. Buoni risultati si sono registrati quando le conoscenze teoriche sono state abbinate agli aspetti esecutivi e progettuali, mentre quelli solo teorici hanno dato scarsi risultati nell’apprendimento. Occorre, quindi, fare lo sforzo di inserire progetti di lavoro in tutte le unità didattiche. Obiettivi e risultati devono essere comuni ai diversi soggetti interessati e rispondere alle aspettative dei giovani apprendisti. Un modello formativo “vincente” non può non tenere in considerazione alcuni elementi specifici per l’utenza: in primo luogo è necessario riconoscere e valorizzare lo status di lavoratore del giovane apprendista, nonché le competenze già in loro possesso e riconoscere le diverse modalità nei tempi di apprendimento. E’ necessario, anche, un sistema strutturato di certificazione effettiva delle competenze acquisite in esito, anche da soggetti terzi, che permetta il rilascio della qualifica. Adottare un “modello corsuale ad hoc” significherebbe avvicinarsi ad una utenza così esigente che ha bisogno di interventi personalizzati, con proposte e strumenti innovativi e approcci metodologici diversi. E’ importante, inoltre, migliorare la qualità dell’offerta formativa, anche attraverso scambi di esperienze, idee e soluzioni, al fine di individuare buone prassi che possano rappresentare un punto di partenza, per i soggetti istituzionali, nella ridefinizione di un sistema formativo dedicato agli apprendisti minori, attraverso proposte ed azioni omogenee che siamo in grado di rispondere alle esigenze del sistema formativo e degli utenti. Altro elemento che non può essere trascurato fa riferimento al personale docente coinvolto nelle attività formative. Da più fronti, infatti, sembra che sia particolarmente apprezzato il coinvolgimento di risorse che provengono direttamente dal mondo produttivo e che quindi propongono un approccio diverso verso gli allievi e distante da quello scolastico. Si può ipotizzare di inserire azioni di formazione-formatori specifici per i minori. Molto importante, inoltre, è l’aspetto logistico: la scelta di svolgere i corsi presso le strutture scolastiche risulta svantaggioso per l’impatto che i giovani hanno con il percorso formativo, optare, quindi, per soluzioni differenti può aiutare ad ottenere migliori risultati. L’aspetto più delicato, invece, riguarda le aziende che, pur dichiarando di essere informate circa la normativa sull’apprendistato e gli obblighi del tutor aziendale, sono poco inclini a considerare la formazione esterna come momento qualificante per l’accrescimento formativo dell’apprendista. La formazione infatti viene considerata un impedimento all’attività lavorativa piuttosto che un arricchimento tecnico-professionale che può tradursi in ricadute positive sull’azienda. Nella percezione dei soggetti erogatori, le aziende ricorrono al contratto di apprendistato prevalentemente per ottenere sgravi fiscali (in tal senso ha risposto l’83% delle aziende intervistate nella provincia di Novara) ed avere la possibilità di usufruire di una sorta di un lungo periodo di prova connesso al contratto, pertanto la partecipazione all’attività formativa viene considerata come un “obbligo ingiusto”. Risulta perfino difficile, per i soggetti attuatori, avere contatti con le aziende . Occorre quindi intervenire anche su questo fronte, sensibilizzando le aziende a percepire l’attività formativa come un servizio ed una opportunità. I contenuti e le condizioni dei corsi devono essere trasparenti e riconoscibili dall’impresa, che dovrebbe assumere un ruolo più attivo sia nella fase di progettazione del percorso, sia in quelle dell’organizzazione, gestione e valutazione della formazione. Viene anche segnalata la necessita di un “sostegno istituzionale” alle aziende ed ai soggetti attuatori, anche in forma di azioni di accompagnamento. 23 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO A tal fine, si può ipotizzare un coinvolgimento dei consulenti del lavoro che, come emerge dall’indagine realizzata in provincia di Novara, rivestono un ruolo importante per la gestione del personale e rappresentano il canale informativo più credibile ed utilizzato dalle imprese. Sono, infatti, i consulenti del lavoro che consigliano le aziende ad assume apprendisti, gestiscono le pratiche relative al personale e guidano l’azienda nella scelta dell’Agenzia formativa, un loro coinvolgimento nelle diverse fasi decisionali contribuirebbe ad un sviluppo del sistema. Potrebbero, inoltre, essere utili incontri di sensibilizzazione che coinvolgano non solo i soggetti istituzionali e gli addetti al lavori: Cfp, parti sociali, centri per l’impiego etc, ma anche le famiglie, per illustrare loro le esperienze interessanti che vengono organizzate sul territorio. Anche i contatti con i tutor aziendali risultano sporadici e relativi prevalentemente agli aspetti gestionali ed organizzativi dei corsi. Dal monitoraggio realizzato nella Provincia di Varese emerge che il rapporto con i tutor aziendali si è evoluto nel corso del tempo: partendo da un atteggiamento iniziale di diffidenza si è giunti gradualmente ad un buon rapporto di collaborazione. E’ necessario, però, prendere atto del fatto che è l’apprendista a dover essere al centro dell’intero processo e avere un ruolo attivo, cercando di valorizzare il più possibile l’esperienza professionale, formativa e personale, nonché le conoscenze, le competenze e le capacità. L’apprendista, dal canto suo, deve essere in grado di valutare i propri punti di forza e debolezza, sia a livello personale che a livello professionale, ed impegnarsi a raggiungere il risultato migliore. 24 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO BIBLIOGRAFIA AA.VV. (a cura di Osservatorio del Lavoro e sulla Formazione Professionale della Regione Piemonte e del Settore Formazione Professionale della Provincia di Cuneo, Lavoro e Formazione), Contributi, esperienze e strumenti, novembre 2006 ASF (Associazione Servizi Formativi) – a cura di Sassi A., Rapporto finale del progetto “Assistenza al processo di monitoraggio del piano provinciale di formazione esterna per apprendisti in Diritto Dovere di Istruzione e Formazione con particolare attenzione al processo di valutazione, accertamento e certificazione delle competenze sviluppate nei percorsi formativi”, Provincia di Milano, 2005 ASF (Associazione Servizi Formativi), Modello progettuale per la formazione esterna per apprendisti in Diritto Dovere di istruzione e Formazione, Provincia di Brescia e Provincia di Milano, 2007 Buzzi C. (a cura di), Monitoraggio del “Progetto per l’espletamento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione dei giovani che non proseguono o che abbandonano le scuole dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico, Provincia autonoma di Trento, 2005 Ferrarsi C., Moroni P., Pasinetti M., Titton R. (a cura di), Rapporto di ricerca sul “Progetto di sviluppo per azioni di sistema e di accompagnamento collegate all'attività formativa nel settore dell'apprendistato”, Provincia di Novara, settembre 2007 Provincia di Cremona Settore Economia, formazione Professionale, Istruzione e lavoro, Modello progettuale per la formazione esterna per apprendisti in Diritto Dovere di Istruzione e Formazione: Inquadramento progettuale e metodologico; Indicazioni per l’elaborazione dei piani di studio personalizzati nella formazione esterna per apprendisti in DDIF, 2007 Provincia di Cremona Settore Economia, formazione Professionale, Istruzione e lavoro, Indagine sulle caratteristiche degli utenti dei percorsi di formazione professionale triennale sperimentale e degli utenti dei percorsi degli apprendisti in DDIF realizzati nella provincia di Cremona nell’anno formativo 2005/2006, 2007 Provincia di Cuneo, Monitoraggio corsi apprendisti anni 2006-2007 e 2008-2009, febbraio 2006 Provincia di Varese, Report conclusivo di monitoraggio novembre 2006, giugno 2008 Provincia di Varese, Report conclusivo di monitoraggio novembre 2004, giugno 2008 Regione Veneto, La formazione per apprendisti in Veneto, Rapporto di monitoraggio qualitativo, 2007 Studio Meta & Associati (a cura di), Azioni di sistema per l’apprendistato – I percorsi di apprendistato nella provincia di Cuneo – Un’esperienza di monitoraggio e valutazione, Provincia di Cuneo, ottobre 2008 25 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO ALLEGATO Allegato n. 1 - Questionario di rilevazione: la formazione esterna di base degli apprendisti in Area politiche ed offerte della formazione iniziale e permanente Progetto Apprendistato QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE: LA FORMAZIONE ESTERNA DI BASE DEGLI APPRENDISTI IN DIRITTO-DOVERE 26 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO INDICE DELLE SEZIONI A. INFORMAZIONI GENERALI B. ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONALI C. PROGETTAZIONE ED EROGAZIONE DEGLI INTERVENTI D. RISORSE UMANE E. VALUTAZIONE F. CONSIDERAZIONI FINALI Presentazione del questionario Il presente questionario, che si inserisce nell'ambito dell'attività di “Monitoraggio sull'Apprendistato” che l'Area Politiche e offerte della formazione iniziale e permanente dell'Isfol elabora annualmente in collaborazione con le Regioni e Province Autonome, è stato predisposto con lo scopo di approfondire alcuni aspetti, gestionali, formativi, didattici e valutativi della formazione di base degli apprendisti in diritto-dovere. Le sezioni del questionario sono ognuna predisposta a raccogliere una serie di informazioni e dati volti ad individuare approcci, modalità, strumenti e strategie messe in atto dalle strutture formative che gestiscono l'attività formativa per apprendisti in diritto-dovere. L'indagine coinvolge un campione di strutture formative scelte tra le Regioni e Province autonome che hanno realizzato questa tipologia di formazione nel periodo 2005-2008. La compilazione del questionario è affidata agli operatori delle strutture formative direttamente coinvolti nelle attività formative per apprendisti in diritto-dovere. 27 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO SEZIONE A. INFORMAZIONI GENERALI Denominazione Ente/Agenzia Formativa/ATI Indirizzo Tel. Fax. e-mail Responsabile attività formativa per apprendisti in diritto-dovere Referente per la compilazione questionario Dati generali struttura 2006 N°di corsi per apprendisti in diritto-dovere effettuati: 2007 2008 2006 N° di apprendisti in diritto-dovere partecipanti 2007 ai corsi 2008 28 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO SEZIONE B. ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONALI B.1 Con quale modalità vengono selezionati gli apprendisti minori? E' presente, a livello regionale e/o provinciale, un'anagrafe o un Data Base di minori in apprendistato? B.2 Con quale cadenza settimanale vengono frequentati mediamente i corsi e per quante ore giornaliere? GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO SEZIONE C. PROGETTAZIONE ED EROGAZIONE DEGLI INTERVENTI (Struttura dei percorsi, contenuti formativi e modalità di erogazione) C.1 Chi viene coinvolto nella progettazione dei percorsi? (Indicare quali figure sono coinvolte nella progettazione, per. es. docenti, coordinatore, tutor, esperti provenienti dal mondo del lavoro, imprese, Parti Sociali etc, e se sono interni o esterni alla struttura) Figure Interno Esterno C.2 Come sono strutturati/articolati i percorsi formativi, anche in riferimento ad un modello regionale e/o provinciale? (Indicare l'articolazione modulare, i contenuti formativi ed il relativo monte ore o allegare tutta la documentazione disponibile) C.3 Indicare quali sono i metodi, gli strumenti e le modalità organizzative di conduzione delle attività, anche in riferimento alla loro modulazione. (Selezionare con il segno X una o più risposte Formazione frontale d'aula FAD Laboratori Lavori di gruppo Elaborazione progetti Roleplaying/Simulazione Presenza/coinvolgimento di testimoni privilegiati 30 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO provenienti dalla aziende Altro (specificare) C.4 Vi sono attività di relazione/contatti con i tutor aziendali e le famiglie? C.5 Sono previste valutazioni in ingresso e/o in itinere? Se sì, da chi e come sono elaborate le prove? In ingresso: In itinere: 31 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO SEZIONE D. RISORSE UMANE D.1 I docenti vengono selezionati da un Albo fornitori e/o sono esperti che provengono dal mondo del lavoro? Per i contenuti di base: Per i contenuti trasversali: Per i contenuti tecnico-professionali: 32 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO SEZIONE E. VALUTAZIONE E.1 Come è strutturata la valutazione e la certificazione in esito? (Indicare se sono somministrate prove finali, chi le elabora, come sono articolate, quali strumenti vengono utilizzati e gli esiti della valutazione, per esempio: strumenti di certificazione delle competenze alfabetiche e matematiche funzionali elaborate dall'Isfol in collaborazione con INValSI) E.2 Esiste e quindi come è strutturata l'attività di valutazione dell'efficacia dei percorsi formativi rispetto a: contenuti formativi; aspetti organizzativi ed apprendimento? (Allegare eventuale documentazione disponibile, per es. strumenti di rilevazione, risultati, report, etc.) E.3 Viene valutato il grado di soddisfazione, degli apprendisti e delle aziende, con indagini/rilevazioni telefoniche ex post? E.4 Specificare se sono state definite modalità di attuazione di eventuali azioni correttive derivanti dalle azioni di valutazione. 33 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO E.5 Indicare i risultati raggiunti negli ultimi tre anni in termini di attuazione ed efficacia dei percorsi formativi. (Inserire il valore in percentuale ) Attuazione corsi approvati/corsi realizzati Tasso di abbandono apprendisti frequentanti a fine intervento/ apprendisti iscritti 34 SEZIONE F. CONSIDERAZIONI FINALI La presente sezione rappresenta una spazio aperto dedicato agli operatori coinvolti nella formazione per apprendisti in diritto-dovere in cui chiediamo di indicare quali sono state le difficoltà e criticità riscontrate negli ultimi anni in merito a tutti quegli aspetti gestionali, organizzativi, logistici, metodologici e didattici che condizionano fortemente la buona riuscita dei percorsi formativi (per esempio se sono state delineate e/o messe in atto linee di azione e strategie per motivare gli allievi ad iscriversi ed a frequentare i corsi, stimolare la loro partecipazione alle lezioni, etc.) 35 GLI APPRENDISTI IN DIRITTO‐DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. L’INDAGINE SUL TERRITORIO 36