l`Arco Trionfale di Chieri - gerso restauro opere d`arte srl

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l`Arco Trionfale di Chieri - gerso restauro opere d`arte srl
C A N T I E R I
nel perdurare del tempo.
P R O G E T T I
L’arco trionfale esistente nel centro storico della città di Chieri, a pochi chilometri da Torino,
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costituisce uno dei rari esempi, in Italia, d’apparati celebrativi d’epoca barocca eretti per commemorare fasti e ricorrenze dinastiche d’ancien règime. L’importanza del monumento è data,
oltre che dalla conservazione del manufatto nei suoi più minuti aspetti decorativi, dal fatto che
la grande struttura fu eretta non con materiali effimeri ma in muratura e, quindi, con il dichiarato scopo di superare l’episodicità del momento celebrativo o, meglio, di renderlo tangibile
L’origine dell’arco chierese sta nella volontà da parte della municipalità di celebrare fastosamente i soggiorni a Chieri della corte sabauda e la nascita degli eredi ducali negli anni compresi tra il 1580 e il 1586.
I prototipi di riferimento culturale e iconografico sono quelli propri dell’età manierista, riconducibili agli esempi celebri dell’architettura classica romana d’età imperiale. Ne deriva un
monumento singolare, sintesi derivata dagli sperimentalismi effimeri toscani cinquecenteschi
e dagli apparati celebrativi delle feste tardo rinascimentali codificate nella trattatistica architettonica centroitaliana e lombardo veneta.
Rimaneggiato più volte nel corso dei secoli, l’assetto plastico e pittorico iniziale è sostanzialmente rimodellato nel corso del Sei e Settecento con interventi manutentivi che trovano esito
finale nei piani di sostanziale rifacimento approntati da Bernardo Vittone e Quarino Quarini.
di Gianfranco Gritella
Il telaio architettonico principale è cadenzato dal modulo proporzionale determinato dall’uso
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dell’ordine gigante corinzio, ed è caratterizzato da un unico grande fornice inquadrato da cop-
Il restauro dell’
Arco di Chieri
IN APERTURA – L’arco dopo i restau-
pie di colonne sorreggenti un’articolata trabeazione oltre la quale si eleva l’edicola dell’orolo-
ri. L’impianto decorativo settecente-
gio conclusa da un timpano triangolare.
sco, con gli interventi pittorici otto-
Il palinsesto decorativo giunto sino a noi comprende episodi plastici e pittorici ascrivibili al
centeschi, ripropone la configura-
momento costruttivo originario d’età manierista, ampi brani di una decorazione policroma set-
zione cromatica originaria assunta a
tecentesca, pertinente al programma celebrativo che compendiava le partiture architettoni-
seguito dei lavori impostati dal
che con finti lacunari e bassorilievi dipinti con squillanti colori raffiguranti marmi maculati rac-
Vittone e poi ripresi nel 1837.
chiusi entro cornici intagliate, e ampi innesti pittorici a soggetto figurativo d’età neoclassica e
ottocentesca.
1. L’arco come si presentava prima
Di grande efficacia i finti ornati lapidei con trofei d’armi e pannelli a trompe-l’oeil, che enuncia-
dell’intervento di restauro.
no i titoli dedicatori del monumento e propongono, con forte efficacia figurativa, iconografie
sabaude e repertori decorativi propri del classicismo enciclopedico illuminista e accademico.
Il percorso concettuale e teorico, che è stato posto a base dell’intervento di restauro, si svilup-
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pa a partire da un’attenta e approfondita indagine di tutte le tracce lasciate dalla storia sul
corpo vico della struttura.
All’arco di Chieri, il risultato finale è stato ottenuto applicando una metodologia operativa
volutamente svincolata dai dogmi di un determinato periodo storico, così da individuare anche attraverso un’ampia gamma di tecniche d’indagine diagnostica - i valori culturali ma
anche estetici dei differenti episodi storici e artistici, che si sono sedimentati sul monumento
nel corso del tempo.
Partendo da tali premesse, il restauro è stato condotto con una coerenza di metodo e di intelligibilità anche didattica, ponendosi il problema di garantire una ricucitura e una rilettura estetica e formale dell’opera architettonica, ossia cercando di bilanciare i giudizi storico-critici con
il sapere tecnico-scientifico, tra ambiti umanistici e valori diagnostico-operativi.
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LA MATERIA E IL COLORE DELL’ARCO
GLI INTONACI
2. Fronte sud-est dell’arco. Vista
La materia dell’arco è quasi per intero costituita da mattoni tradi-
zioni, lo strato a cocciopesto risultava preparatorio per ricevere un
zionali con moduli variabili ed eterogenei e laterizi di foggia spe-
successivo strato finale di intonachino bianco a base di marmori-
ciale, con pochi inserti lapidei, prevalentemente impiegati nelle
no finissimo e calce.
zone interne della massa muraria e in particolare nelle parti basa-
Al fine di comprendere in maniera il più possibile esaustiva le
mentali dell’arco.
caratterizzazioni degli intonaci e delle pellicole pittoriche sopram-
Dai sondaggi condotti al di sotto degli intonaci si è potuto osser-
messe e per identificare le patologie causate dall’interazione tra
vare un consistente impiego di laterizi di recupero, percentuale
materiali impiegati nelle fasi costruttive storiche e nei successivi
che appare maggiore nelle parti inferiori del monumento e assai
interventi di restauro, è stata attuata una campagna diagnostica
più ridotta nelle zone sommitali. L’uso di laterizi speciali apparec-
impostata su indagini di laboratorio condotte su trenta campioni
chiati con meticolosa cura si è riscontrato nelle fasce dei cornicio-
d’intonaco e di pellicola pittorica prelevati sull’arco. Nella media
ni delle trabeazioni, ma soprattutto nei fusti delle colonne dell’or-
dei prelievi analizzati si è riscontrato un intonaco a base di calce,
dine principale.
steso direttamente sulla muratura senza preparazione ed arriccio,
Il vasto impiego del cocciopesto riguarda la modellazione degli
e ricoperto da uno o più strati di pittura o di intonachino di mode-
ornati architettonici e figurativi, la definizione di dettaglio delle
stissimo spessore (poco più che uno scialbo) sino ad un massimo
ghiere dell’arco, delle modanature e delle cornici che partiscono i
di sei strati identificati oltre l’intonaco di base.
campi murari a superficie liscia destinati ad essere intonacati. Dalle
Gli intonaci hanno in genere un colore variabile dal beige intenso
analisi condotte e dai numerosi sondaggi sottocorticali effettuati
al nocciola chiaro, molto comune, o tendente al giallo, sino al
sull’arco emerge che l’uso del cocciopesto costituisse, almeno in
bianco avorio, con molte sfumature virate al grigio chiaro.
alcuni casi, la superficie finale destinata a ricevere direttamente la
L’uniformità del colore è strettamente legata alla composizione
decorazione pittorica e la tinteggiatura policroma, mentre per
delle materie prime impiegate, spesso confrontabili tra loro tran-
altre parti, quali le cariatidi e i capitelli, o le mensole delle trabea-
ne poche eccezioni.
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di scorcio del capitello n.1 dopo
la rimozione a bisturi degli strati
pittorici e degli scialbi di malta di
calce sovrammessi allo stucco
antico. Il substrato originario,
seppure compromesso ed eroso,
appare ancora in discreto stato di
conservazione e presenta un
aspetto e una consistenza materica di particolare qualità formale.
3. Particolare del fregio della trabeazione del fronte nord-ovest.
Campagna fotografica anteriore
al restauro e propedeutica alla
fase di prelievo dei campioni d’intonaco per attuare le indagini
diagnostiche. 4. Indagine stratigrafica in corrispondenza della
lesena retrostante al capitello n.1
del fronte sud-est. Gli intonaci settecenteschi conservano integra la
cromia grigio-azzurra applicata in
età neoclassica. 5. Particolare del
grave stato di deterioramento
degli intonaci in corrispondenza
della zona basamentale di una
delle colonne del fronte principale.
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LE PITTURE
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Le pitture analizzate attraverso i campioni prelevati rivelano
innanzi tutto una gamma coloristica assai ristretta, essenzialmente giocata sull’impiego di colore variabile dal bruno al bruno
rossiccio scuro o rosso aranciato, oppure di colore grigio e nero.
Più rare le presenze del giallo, variamente alterato nelle sfumature degli ocra scuri. Questa gamma cromatica è riscontrabile,
sostanzialmente senza grandi variazioni, sia negli strati di pittura più antichi che in quelli più superficiali, tralasciando naturalmente i pigmenti ascrivibili a restauri o ritinteggiature moderne.
I colori sono stati quasi sempre ottenuti mescolando nella calcite i seguenti pigmenti naturali: per gli strati bruni - ocra rossa e
gialla, in percentuali molto variabili miscelate spesso con nero
carbone; per gli strati neri, grigi e azzurri – nero di carbone, ocre
rosse e probabili terre verdi.
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Una parte dell’edificio si presenta gravemente compromessa
dal degrado e fortemente rimaneggiata durante gli interventi
degli anni Settanta del Novecento, quando le panoplie d’armi
furono ridipinte grossolanamente riprendendo le tracce del
“segno del chiodo”, lasciato sull’intonaco durante il trasferimento dei disegni dai cartoni preparatori al muro per poi proseguire il dipinto ad affresco.
6. Particolari del fregio e della cornice
della trabeazione del fronte nord-ovest
come apparivano prima dei restauri ma
dopo la rimozione delle tinteggiature
applicate negli anni Settanta del
Novecento. E’ evidente lo squilibrio cro8
matico causato dall’alterazione dei colori
ottocenteschi in corrispondenza delle
modanature tinteggiate in grigio molto
scuro, da cui traspaiono i toni rossicci del
sottostante scialbo a cocciopesto. Nel fregio lo scudo con la croce sabauda è un
inserimento successivo al decoro originale comprendente il fregio con girali di
foglie d’acanto. 7. Dettaglio della trabeazione corinzia del fronte nord-ovest in
corrispondenza del fianco laterale destro
del fornice, dopo i restauri. Le decorazioni pittoriche che simulano altorilievi in
finto marmo bianco su fondo grigio,
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alternano ornamenti settecenteschi e tardottocenteschi. 8. Volta del fornice centrale. Particolare della fascia intradossata
del fronte nord-ovest durante le fasi di
pulitura e rimozione delle resine acriliche.
9. Volta del fornice centrale. Scorcio dell’arco orientato a nord-ovest dopo il ritocco pittorico.
LE SUPERFICI
Le analisi condotte sulle superfici pittori-
do i macropori dell’intonaco. Su molte
SCHEDA DI CANTIERE
che del monumento, e in particolare le
superfici del monumento erano presenti
Opere di restauro conservativo dell’Arco di Chieri
indagini spettrofotometriche all’infrarosso
ampie chiazze bianche. Le indagini al
Committente: Comune di Chieri
(FT/IR), che consentono di identificare
microscopio hanno evidenziato la presenza
Responsabile di procedimento:
quali sostanze compongono i campioni in
di solfati e nitrati, che riconducono le efflo-
Ignazio Virzi, Area Gestione Territorio, Comune di Chieri
esame, nonché le analisi conduttimetriche
rescenze saline a gesso, nitrati e cloruri.
Progetto: Gianfranco Gritella
per la determinazione dei sali solubili che
In corrispondenza degli ornati di alcuni
Direzione lavori: Gianfranco Gritella
consentono di ricavare indicazioni sia sulla
capitelli e dei busti delle erme ai lati dell’e-
Impresa esecutrice: GER-SO S.r.l., Rimini
composizione chimica dei materiali, sia sui
dicola dell’orologio si è constatata la pre-
Tempi di realizzazione: 18 mesi
processi di degrado in corso, hanno per-
senza, negli intonachino di restauro a base
Importo lavori: 514.000€ circa
messo di individuare la composizione dei
cementizia, di una miscela di sabbia silicea,
materiali applicati sulle superfici pittoriche.
cemento, polvere di quarzo, polvere di
Prima dei restauri è sempre stata indivi-
marmo e resina acrilica, probabilmente
duata negli strati superficiali un’elevata
Primal. Infine, la diffusissima presenza,
concentrazione di resina acriclica, general-
sulle superfici intonacate, di incrostazioni
mente identificata come Praloid. Nella
di gesso secondario e solfati di magnesio,
maggior parte dei casi questa resina è
è chiaramente attribuibile alla percolazio-
stata trovata in profondità negli strati pit-
ne di acque subsuperficiali sature di sali
torici, oppure come strato di base per la
che hanno cristallizzato in superficie.
stesura dell’ultima pittura, applicata negli
Varie parti del monumento, soprattutto le
anni Settanta del Novecento. In alcuni dei
superfici piane rivolte a nord e più esposte
campioni esaminati la resina sintetica è
ai fenomeni meteorici, presentavano vaste
presente sottoforma di film compatto, in
zone soggette agli attacchi biologici, che
altri sottoforma di film traslucido e dall’a-
trovavano facile presa nella grumosità e
spetto vetroso che ricopre interamente le
ruvidezza degli intonaci e nelle asperità
superfici delle pellicole pittoriche, saturan-
delle matrici decoese.
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10. Particolare di un inserto pittorico collocato negli spazi tra le colonne del fronte
principale dell’arco, come appaiono a seguito dell’intervento di restauro e ripristino
degli ornamenti e dei soggetti figurativi. Per
le parti ove la pellicola pittorica era andata
persa, ma rimaneva ben leggibile il tracciato
dell’incisione preparatoria graffito sull’intonaco umido nonché le stesure del colore di
base, le reintegrazioni cromatiche e la ricostruzione delle figure sono state riproposte
mediante una tecnica basata sul tratteggio
di due tonalità di colore differente, giocate
sulle nuances delle velature tonali di fondo.
DEGRADO E RESTAURO DELLE SUPERFICI DIPINTE
11. Tavola di rilievo del prospetto
principale nord-ovest dell’Arco. Tavola
dei degradi degli intonaci e indicazione dei sondaggi stratigrafici preliminari di restauro. (disegno G. Gritella)
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Attraverso i risultati acquisiti dalla campagna diagnostica, che hanno consentito la caratte-
st’ultima comprendente la documentazione dello stato anteriore ai restauri, gli esiti dei test
rizzazione dei materiali impiegati e l’identificazione delle cause e delle entità dei degradi, si
d’intervento e i risultati finali), nonché la lettura delle differenti stratigrafie relative alle mol-
è proceduto ad attuare una prima campagna di test per mettere a punto una corretta
teplici fasi decorative e di manutenzione identificate.
metodologia di pulitura, differenziata per fasi successive, e per valutare l’efficacia e la non
Sulle superfici del monumento si sono riscontrate differenti patologie di degrado, alcune
nocività dei prodotti impiegati.
tipiche di un deterioramento causato dall’azione disgregatrice degli agenti meteorici, asso-
Le prove effettuate, sia chimiche sia meccaniche, sono state condotte soprattutto per valu-
ciata alle componenti aggressive di agenti patogeni come gli idrocarburi e i gas combusti
tare la possibilità di rimuovere i densi strati di resine acriliche riscontrate su pressoché tutte
propri di un’atmosfera fortemente antropizzata, altre dovute a vizi costruttivi associati alla
le superficie del monumento, per valutare le possibili variazioni cromatiche delle pellicole
qualità non sempre ottimale dei materiali edilizi impiegati.
pittoriche e dei substrati e per definire con esattezza gli interventi di pulitura e consolida-
Il degrado comprende fenomeni di alveolizzazione (propri delle superfici lapidee e a calce
mento degli intonaci particolarmente degradati e in fase di distacco.
con sviluppo anche profondo di cavità irregolari, causate dalla rapida evaporazione delle
I test di pulitura sono stati effettuati su alcune zone campione comprese all’interno di un
acque di percolamento superficiale, con conseguente cristallizzazione dei sali all’interno dei
piano di rilievo, sul quale sono state indicate delle aree con raffigurato l’abaco dei degradi
pori), formazione di croste, degrado antropico, erosione e distacchi d’intonaco, efflore-
con le relative morfologie, le cause e le terapie proposte, la campagna fotografica (que-
scenze, patine biologiche e poca vegetazione infestante.
LE TECNICHE UTILIZZATE NEL RESTAURO
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LA PULITURA DELLE SUPERFICI DECORATE
Dopo aver valutato lo stato di conservazione del monumento, le
condizioni degli intonaci e degli strati pittorici, nonché la presenza di particellato atmosferico, e preso atto delle profonde interazioni chimico-fisiche avvenute recentemente tra il monumento e
l’ambiente costruito circostante, e constatata l’efficacia o meno
dei differenti test di prova condotti sui dipinti murali, si sono avviate le prime fasi di pulitura dell’arco. Le prove sono state effettuate con pulitura controllata usando solventi organici e inorganici
come alcool decolorato, acetone, diluente nitro, acqua deionizzata con E.D.T.A.. (acido etilen-diammino-tetracetico) e carbonato
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d’ammonio in percentuali e tempi di contatto differenziati e con
parametri massimo del 5% di solvente e dieci minuti di contatto.
Con le medesime sostanze sono state effettuate prove di pulitura
a impacco, usando polpa di cellulosa con supporto di carta giapponese di medio spessore.
La tecnica risultata più adatta per consentire la rimozione dello
strato superficiale di resina (Paraloid B72) è stata messa a punto
usando impacchi di sverniciatore neutro in pasta, miscelato in
percentuali diverse con diluente nitro, oppure, in zone caratterizzate da vistose gore di resina, solo con diluente nitro applicato su carta giapponese con ripetuti passaggi (sino a sei) al
fine di giungere alla rimozione completa del materiale deposi-
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tato in superficie. Nei punti in cui l’igroscopia degli intonaci è
maggiore e più profonda è stata l’imbibizione della resina (sino
a circa otto millimetri di profondità), non è stato possibile, con
le tecniche attuali, estrarla del tutto e ottenere la completa
rigenerazione dei pori delle malte.
Gli sbiancamenti ancora presenti sulle superfici sono stati trattati
meccanicamente con l’ausilio di microsabbiatrici e con l’impiego di
inerti vegetali e sabbia di quarzo finissima applicati a pressione
molto bassa. A seguito di questo procedimento, limitato alle superfici strettamente necessarie (parte della trabeazione, pareti a volta
del fornice, specchi degli intercolumni), la pulizia è proseguita a
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secco con l’impiego di spugne wishab e successivo lavaggio con
acqua distillata.
Nei punti in cui non era stata applicata la resina, le superfici
sono state trattate con impacchi di sepiolite e polpa di cellulosa; in seguito tutte le malte sono state lavate con acqua distillata e tamponi di carta giapponese.
12. Le decorazioni pittoriche restaurate che adornano il campo centrale con l’orologio, il fregio e il frontone del prospetto nord-ovest.
13. Una delle due figure antropomorfe modellate ai lati dell’edicola
dell’orologio con le decorazioni pittoriche complementari, dopo i
restauri. 14. Dettaglio della campata centrale che inquadra l’arcata
del fornice rivolto a sud-est a restauri avvenuti. 15. Particolare delle
decorazioni pittoriche ad affresco con ritocchi a calce, in corrispondenza delle figure allegoriche laterali all’arcata sud-est del fornice.
Stato di fatto prima del ritocco pittorico.
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IL FISSAGGIO DELLE SUPERFICI DECORATE
Indipendentemente dalle fasi di pulitura, in alcune parti del monu-
16. Sollevamenti estesi
mento le superfici decorate presentavano un sollevamento della pel-
con ampi distacchi e
licola pittorica, che si manifestava soprattutto nelle zone decorate a
cadute della pellicola
secco e in quelle parti ad affresco poi ritoccate a calce ed esposte per
pittorica in corrispon-
lungo tempo all’azione disgregatrice innescata dalla solfatazione
denza dello stemma
della calce.
della città di Chieri,
Le operazioni di preconsolidamento e di fissaggio sono state attuate
dipinto al di sopra del
applicando in maniera differenziata, e in percentuali differenti, silicato
quadrante dell’orolo-
di etile, acqua di vetro pura o diluita al 10% e al 15% in acqua demi-
gio verso sud-est alla
neralizzata. Sulle zone di maggiore grandezza e con substrato di into-
fine del secolo XIX
naco sono stati realizzati consolidamenti puntuali con resine acriliche in
(campagna fotografica
soluzione acquosa al 3%.
propedeutica ai restau-
L’impiego di silicato di etile, usato in particolare nelle superfici di
ri, novembre 2001).
intradosso del fornice dopo il trattamento con microsabbiatrice, è
stato ridotto al minimo perché ha dato luogo a sbiancamenti più o
meno intensi a seconda della concentrazione, e per la presenza di
umidità nei substrati.
STUCCATURE E RICOSTRUZIONI
Le procedure messe a punto sono rimaste sostanzialmente invariate
17. Fronte nord-ovest dell’arco, lavori di restauro. Il capitello corinzio n.4
per tutte le zone, mentre sono cambiati i tipi di malta, a seconda delle
dell’ordine principale durante la fase di stuccatura e ripristino delle deco-
condizioni dei degradi e delle tipologie degli intonaci riscontrati.
razioni plastiche in malta di calce e cocciopesto. 18. Stesura dell’intonachi-
Dopo il completamento delle risarciture degli intonaci, è stata effettua-
no superficiale a base di calce naturale e cocciopesto in corrispondenza di
ta la rasatura di tutte le superfici, compresa una parte di quelle antiche,
uno dei capitelli corinzi del fronte nord-ovest. 19, 20. I capitelli corinzi posti
fortemente erose o alveolate e che non presentavano tracce di deco-
a coronamento delle erme laterali all’edicola dell’orologio durante la fase
razione. E’ stata usata una preparazione a base di calce bianca naturale
di stuccatura e di rimodellazione delle parti perdute, eseguita con malte a
premiscelata in laboratorio e opportunamente caricata con inerti selezio-
base di calce idraulica naturale, cocciopesto e sabbia silicea.
nati e pigmentata in impasto in cantiere, a seconda delle zone di applicazione, stesa in modo tradizionale o a pennello, al fine di ricostruire la
continuità della materia ed evitare così differenze cromatiche durante
le fasi di velatura del supporto e di successiva decorazione pittorica.
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RIMOZIONI E CONSOLIDAMENTI
Completato il ciclo di pulitura e di preconsolidamen-
Legata a questa fase operativa dal punto di vista
to, si è proceduto alla rimozione degli intonaci forte-
metodologico, tecnico e cronologico, la rimozione
mente disgregati e di quelli incongrui a base cemen-
della foderatura in lastre di pietra, applicate nella
tizia, previo fissaggio delle parti pericolanti e dei fram-
seconda metà dell’Ottocento alla base dei due piloni
menti instabili e decorati con salvabordi provvisori e
dell’arco in occasione dell’apertura delle botteghe, ha
iniezioni di maltine idrauliche, e con ancoraggi pun-
costituito un cantiere quasi a sé stante.
tuali a base di resine poliestere.
Il rivestimento lapideo, che a suo tempo aveva in qual-
Dopo la rimozione dell’impianto di dissuasione dei
che maniera risolto i problemi del deterioramento di
volatili (ormai obsoleto), dei cavi elettrici e dei nume-
quella particolare zona del monumento e quindi del
rosi elementi metallici infissi alla muratura, si è proce-
conseguente, costante riassetto urbano cui era periodi-
duto alla rimozione del particellato atmosferico e
camente sottoposto l’arco, a lungo termine ha rivelato,
della pittura a base di calce, di prevalente colore
in tutta la sua drammatica evidenza, i risvolti assoluta-
bruno rossiccio, applicata negli anni Settanta del
mente controproducenti per la tutela delle parti basali
Novecento. In alcuni casi il colore e il particellato
della muratura, invase e deteriorate dalla risalita per
atmosferico erano così tenacemente aggregati che il
capillarità delle acque meteoriche, la cui traspirabilità
ciclo è stato ripetuto più volte.
era impedita proprio dalla foderatura in pietra.
Più complessa si è rivelata l’asportazione delle malte
Rimosse le lastre in pietra scistosa e di spessore pros-
incongrue a base cementizia e degli intonaci di calce
simo ai nove centimetri, è stata ricostruita la perduta
idraulica e cemento, stesi un po’ ovunque sulle mem-
cortina laterizia della muratura sottostante, successi-
brature architettoniche dell’arco. Le parti di intonaco
vamente intonacata con malte deumidificanti macro-
antico adiacenti alle porzioni da rimuovere sono state
poprose. Le perdute cornici superiori sono state rimo-
consolidate tramite armature in barrette filettate di
dellate e l’intervento è stato completato con una
acciaio inox inseriti in fori di carotaggio del diametro
duplice passata di pittura ai silicati che riprendono la
di cinque millimetri e fissati con maltine idrauliche
decorazione a finta pietra, attestata dai pochi lacerti
caricate di resine acriliche.
riscontrati in prossimità del podio basale destro.
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21. Fronte sud-est dell’arco, lavori di restauro. Dettaglio del capitello n.5 dopo le fasi di pulizia
e preconsolidamento e a seguito delle operazioni di consolidamento degli intonaci dell’architrave. 22. Particolare del grave stato di deterioramento degli intonaci in corrispondenza della
zona basamentale di una delle colonne del fronte principale. Campagna fotografica anteriore
al restauro (settembre 2002). 23.Particolare della figura 24. Il forte degrado del volto della figura femminile appare ulteriormente aggravato dagli incauti e sommari interventi di rimodellazione in malta cementizia subiti dalla scultura nel corso del tempo. 24, 25. Edicola dell’orologio, fronte nord-ovest: dettagli dell’erma laterale destra prima dei restauri.
IL RESTAURO E LA REINTEGRAZIONE DELL’APPARATO PITTORICO
Le superfici oggetto di restauro, opportunamente preparate per ricevere la tinteggiatura
o il restauro pittorico, sono state ulteriormente pulite per consentire un’attenta campagna di microstuccature necessarie a ovviare e attenuare il diffuso fenomeno della craquelure, che si irradiava sulle malte attraverso un’estesa rete di microfessure.
IL restauro pittorico ha visto sostanzialmente l’impiego di tre tecniche differenziate, una
per la zona relativa all’interno del fornice, una per le decorazioni oggetto di ricostruzione
del testo pittorico, e una per le campiture pittoriche a superficie piatta, e quindi prive di
testo figurato.
Le porzioni di decorazione perduta, sia a semplice soggetto geometrico che di più spic-
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26-28. Particolari dei decori che si
cato decorativismo figurativo – disegni e ornati del fregio, rosette dei cornicioni, finti cas-
alternano in corrispondenza del
settoni, figure simboliche di completamento – sono state “ricucite” e campite a mezzo
fregio nella trabeazione dell’edi-
della tecnica del rigatino estesa a tutte le zone oggetto di restauro pittorico.
cola dell’orologio. Stato di fatto
Per quanto attiene ai decori ad affresco esistenti sulle superfici interne del fornice, visto lo
prima e dopo i restauri. La figura
stato di conservazione che presentava vaste cadute del film pittorico sottoforma di minu-
26 mette in evidenza la tecnica a
te scaglie e sgranature, e in considerazione del fatto che le superfici risultavano sufficien-
rigatino incrociato sovrapposto
temente protette dall’aggressione atmosferica, la reintegrazione cromatica è stata attua-
alle velature di colore che costitui-
ta all’acquarello e le superfici sono state successivamente protette con una resina acrilica
scono la preparazione di fondo.
in soluzione acquosa al 3%.
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