la parabola del padre misericordioso

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la parabola del padre misericordioso
Pastorale Giovanile Cittadina - Seregno
ESERCIZI SPIRITUALI
Un passo in più/2
LA PARABOLA DEL PADRE MISERICORDIOSO
Lc 15, 11-31
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Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
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Il più giovane dei due disse al padre:
“Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue
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sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un
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paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe
speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi
nel bisogno.
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Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione,
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che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube
di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
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Allora ritornò in sé e disse:
“Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
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Mi
alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
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non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.
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Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli
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si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti
a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
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Ma il padre disse ai servi:
“Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e
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i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
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perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
E cominciarono a far festa.
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Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la
musica e le danze;
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chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.
Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso,
perché lo ha riavuto sano e salvo”.
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Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre
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allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e
non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far
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festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue
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sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre:
“Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
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ma bisognava far festa e
rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato”».
Se c’è un brano di Vangelo che certamente e palesemente ci parla di passi da fare, di un passo in più
da fare piuttosto che starsene fermi, di passi in più da fare che potresti invece scegliere di non fare,
questo brano è proprio quello famoso del fratello più piccolo un po’ scavezzacollo, o figliol
prodigo.
Questo figliolo decide di andarsene di casa, sceglie di compiere dei passi che lo allontaneranno
dalla casa paterna, sceglie di allontanarsi dagli affetti della sua famiglia di origine, magari anche per
costruirsi una sua famiglia, o cercare calore ed affetto in altri tipi di rapporti affettivi ed amicali.
Sceglie di compiere dei passi e questi passi lo allontaneranno dalla casa del Padre.
Poi però sappiamo quello che succede e il ragazzo sceglie di tornare, ammette il suo errore; la sua
condizione di poveraccio e straccione gli mette davanti tutti i giorni il fatto che ha sbagliato, che le
sue decisioni iniziali erano sbagliate, che i passi che ha deciso di compiere andavano nella direzione
sbagliata. Ecco che allora rientra in se stesso e fa quel passo in più che lo risolleva, che lo stacca dal
fondo dell’abisso e gli permette di risalire, gli permette, quel passo in più, di ritrovare la vera strada,
i veri affetti, il vero calore, la vera famiglia, il vero amore.
Anche il Padre nella parabola muove i suoi passi.
Possiamo immaginarcelo, tutti i giorni, o quasi, andare alla finestra di casa e scrutare l’orizzonte,
speranzoso di vedere il ritorno del figlio; oppure uscire di casa sulla porta e guardare per strada per
vedere se fra quei poveracci, che in strada ci vivono, riusciva a riconoscere il suo figlio amato.
Questo Padre è un Padre che probabilmente, quotidianamente, compiva quei passi in più per
avvicinarsi, per potersi avvicinare al suo figlio perduto e lontano, fino al giorno in cui questi piccoli
passi quotidiani si trasformano in una corsa sfrenata, piena di commozione, traboccante di gioia e
felicità (Quando era lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e
lo baciò - v.20).
I passi in più del padre hanno dato il loro frutto: l’attesa ora è stata soddisfatta, il padre si butta in
strada e fra le braccia del figlio, quasi fosse lui che vuole essere perdonato, quasi fosse lui l’autore
degli sbagli o delle disattenzioni nei confronti del figlio.
Non gli interessa niente quello che il figlio ha da dirgli: “Padre ho peccato contro il cielo e contro
di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni”.
“Ma tu sei malato! Che malattia ti è venuta? Non sei più mio figlio? E chi sei allora, pinco pallino?
Caio o Sempronio? No, no tu sei fuori, ti sbagli di grosso! Tu sei mio figlio, il mio caro figlio, il
mio amato figlio, ed ora sei qua, è questo che conta. Su! Facciamo festa, una grande festa, una mega
festa!
Io ho aspettato tutti questi giorni che tornasse mio figlio, mica un servo o un garzone; ne ho già tanti
di servi o garzoni. Io aspettavo mio figlio ed ora accolgo te come mio figlio. Che bello che sei
tornato! Su, su! Vestiti bene, mettiti a posto, lavati, profumati,…… ma che bello che sei
tornato!!!”…….
Chiaramente questo è l’atteggiamento in più del Padre misericordioso, che ama che non vede l’ora
di amare, che può e vuole solo amare, perché è amore.
Un padre non misericordioso, arrabbiato o ancora offeso per l’affronto, probabilmente non avrebbe
fatto nessun passo in più, ma forse avrebbe atteso in poltrona il ritorno del figlio e soprattutto le
scuse e il riconoscimento del proprio errore, con magari già confezionata in tasca una bella
punizione.
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Ma fortunatamente per noi tutti, uomini o donne, poveri peccatori, il Padre della parabola e il nostro
Dio fanno per noi e verso di noi continui passi in più di avvicinamento. Nonostante la nostra
testardaggine e nonostante il nostro peccato noi siamo amati, molto amati!
Ed eccoci alla fine della nostra parabola, al vero passo in più che manca, che il fratello maggiore
dovrebbe compiere per entrare a fare festa, ma che il testo della Scrittura non ci dice se è stato fatto.
Il Padre, ancora una volta, anche nei confronti del suo figlio maggiore, compie il passo in più:
“ Il padre allora uscì a pregarlo”, poiché lui non voleva entrare.
Il Padre va incontro al figlio maggiore, proprio come ha appena fatto col minore. Lo raggiunge,
senza giudicarlo, senza condannarlo, là dove lui è fermo, immobile, risoluto, perché convinto di
aver ragione.
Ancora una volta il Padre si accosta al suo figlio, con tenerezza e gli spiega le sue ragioni, gli
presenta il suo punto di vista che lo ha indotto a fare una grande festa.
Per il Padre il motivo c’è per fare festa, altro che!…..Ha ritrovato un figlio, che è anche tuo fratello:
“ok, ha sbagliato, ha sbagliato molto, ma adesso è tornato, non sei contento? Non vuoi festeggiare
con me il ritorno a casa di tuo fratello?”.
(cfr. atteggiamento dei Farisei davanti al cieco nato e guarito).
Qui si palesano all’istante tutti i passi che il fratello maggiore può scegliere di fare oppure no.
Può perdonare oppure no.
Può non perdonare, esigere una punizione esemplare, oppure una lieve punizione solo per far capire
a suo fratello il grave errore che ha fatto, ma entrare ugualmente alla festa, fingendo di abbracciare
gioioso il fratello.
Può perdonare ed entrare con suo Padre a fare festa non pensandoci più, non pensando alle sue
giuste ragioni, ma lasciandosi guidare soltanto dal fatto che questo suo fratello è tornato, era
perduto ed è stato ritrovato, era morto, e adesso è risorto ad una vita nuova.
Può non entrare alla festa e starsene fuori offeso, per non essere stato invitato; offeso perché il
Padre ha esagerato coi festeggiamenti; offeso perché quelli che sbagliano poi gli va sempre bene,
specie se al posto del giudice ti ritrovi un Padre, un Dio amore e misericordia (cfr la rabbia di Giona
riguardo agli abitanti di Ninive).
Il passo in più può portare il fratello dentro la festa o lo può portare a starsene fuori; oppure
addirittura ad allontanarsi dalla festa, ad allontanarsi da questa logica d’amore smisurato del Padre.
Noi siamo tutti fratelli tra di noi ed abbiamo un unico Padre.
 Dove ci portano i nostri passi?
 Dove ci portano i passi in più che sentiamo di essere chiamati a compiere?
 In quale direzione?
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