n. 2 Il Dalmata libero - Fondazione scientifico culturale Eugenio e

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n. 2 Il Dalmata libero - Fondazione scientifico culturale Eugenio e
N°.
84 anno
N. 84
Anno XVIII
XVIII delle
delle pubblicazioni
pubblicazioni
dei
dei Dalmati
Dalmati di
diTrieste
Trieste
n°
n° 21 -- agosto
agosto 2014
2014
Taxe perque Italy
Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 filiale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale
in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione
al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.
IL DALMATA
LIBERO
INVECE DI PORTARE VERITÀ AI “RIMASTI”, SPOSIAMO LE TESI DELL’OZNA
L’ITALIA RICORDA LA I° GUERRA MONDIALE
MA IGNORA LA DALMAZIA, FIUME E L’ISTRIA
Nella Mostra all’Altare della Patria assente l’Irredentismo. All’Expò Boscovich diventa
croato. Pescara cancella d’Annunzio. Ronchi dei Legionari diverrà Ronchi dei Partigiani?
IL GIORNALE È UN CONTENITORE DI IDEE E
NOTIZIE DIVERSE, ANCHE SCOMODE E DOLENTI
Qualcuno diffonde ad arte la tesi alquanto curiosa, che i
giornali siano la causa dei dolori che intristiscono l’Italia e,
nel nostro piccolo, gli esuli dalmati. Niente di più sbagliato.
Sono i fatti, spesso indecenti, che accadono in Italia e perfino
nel nostro piccolo Libero Comune, che rendono tristi tutti
noi, e non i giornali che li pubblicano. Il tentativo di togliere
illegittimamente a Trieste la Redazione de Il Dalmata al fine
di impedire la diffusione delle brutte notizie, non risolve
il problema. Le “porcherie” vanno denunciate e superate,
per riportare in Italia ed anche nel nostro piccolo ambiente
la serenità che tutti noi vogliamo, senza dover chiudere gli
occhi, le orecchie, la bocca e turarci il naso.
La Redazione
RADUNO DEI DALMATI
JESOLO 4-5 OTTOBRE 2014
PENOSA “RIUNIONE INFORMALE” FEDERESULI:
INDECENTI PATTI SEGRETI AI DANNI DEGLI ESULI
Pressati dai Dalmati di Trieste e da vari dirigenti di altre
associazioni, si è svolta una “riunione informale” della
FederEsuli. Al tavolo: Paolo Radivo Libero Comune di
Pola, estraneo ai fatti perché entrato nella Federazione da
pochi mesi, Bruno Liessi Comunità istriane, Renzo Codarin
responsabile FederEsuli, Antonio Ballarin Presidente Anvgd
eletto solo lo scorso anno, e Guido Brazzoduro Libero Comune
di Fiume. Estromessi i Dalmati di Padova.
Abbiamo riportato nello scorso numero la decisa contestazione dell’Associazione Nazionale Dalmata nei confronti
del Sindaco di Roma Ignazio
Marino che ha cancellato le
gite d’istruzione alla Foiba di
Basovizza delle scuole della
Capitale. Non è bastato un articolo di fuoco del Presidente
della più antica Associazione degli esuli adriatici Guido
Cace, pubblicata in prima pagina de Il Tempo di Roma per
modificare la decisione assunta proprio nell’anno in cui cade
il centenario della battaglia
vinta in Italia dagli interventisti e dagli irredentisti adriatici
e dopo che il Vice Sindaco della capitale aveva definito gli
esuli e gli infoibati “fascisti”
che, nel linguaggio marxista,
significa il peggio del peggio.
La forte contestazione della
giovane giornalista dalmata
Carla Cace e del Comitato 10
febbraio di Roma era il preludio dell’indecorosa manovra
che mette la Capitale tra le
città che cancellano uno dei
significati maggiori della Prima guerra mondiale combattuta in nome di Trento, Trieste,
dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia.
A conferma di ciò, leggiamo
la decisa critica resa pubblica
da Marino Micich che denuncia la mostra allestita all’Altare della Patria sulla Prima
guerra mondiale, dove ci sono
pochi accenni a Trento e Trie-
ste e nessuno alla Dalmazia,
all’Istria ed a Fiume che pure
erano stati l’oggetto principale
dei Patti di Londra che indussero Vittorio Emanuele III a
dichiarare guerra alla Lega dei
Quattro Imperatori e ad allearsi con Francia ed Inghilterra
che poi, tradirono bellamente
i Patti di Londra da loro sottoscritti. La perdita della Dalmazia promessaci fece parlare
d’Annunzio di “Vittoria mutilata”.
Ma anche nel resto d’Italia
non tira l’aria migliore. Il nuovo Sindaco, guarda un po’ di
sinistra, di Pescara, Alessandrini, recentemente eletto, ha
cancellato nel logo del Comune di Pescara la scritta “Città
di Gabriele d’Annunzio”, disponendo di buttare al macero un ingente quantitativo di
carta intestata, lettere, moduli
che portavano questa dicitura.
Per noi Dalmati, è un dolore,
perché il Poeta fece riconoscere all’Italietta di Giolitti
l’esistenza, la storia, la cultura
ed il patriottismo degli Italiani
di Dalmazia. Giordano Bruno
Guerri ha dedicato un articolo
di fuoco contro il Sindaco di
Pescara su Il Giornale, accostando anche l’elenco dei più
feroci dittatori del secolo scorso che continuano ad avere in
tutta l’Italia vie e piazze intestate a Stalin, Mao Tse Tung,
Continua a pag. 2
Elisabetta de Dominis
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IL DALMATA LIBERO
INVECE DI ESPORTARE LA VERITÀ IN CROAZIA
IMPORTIAMO I FALSI FABBRICATI DA TITO
Lenin, e così via. Sempre su
Il Giornale di Sallusti, il triestino Fausto Biloslavo rende
nota la richiesta di cambiare il
nome di Ronchi dei Legionari (la località da cui partirono
2.800 Granatieri di Sardegna
per appoggiare la Reggenza
del Carnaro in “Ronchi dei
Partigiani”). Fortunatamente
pare che il Sindaco del Pd non
l’abbia presa bene, ma monta
la richiesta da parte di alcune
associazioni di partigiani.
Infine, il Governo italiano ha
accolto la richiesta del Governo croato di dare risalto allo
scienziato Ruggiero Boscovich nel padiglione croato
dell’Expò, quando tutti sanno
Monumento a Ronchi dei
Legionari nel piazzale
dell’adunata dei dannunziani
Una copia del monumento a Ruggiero Boscovich di Ivan Mestrovic
a Zagabria sarebbe collocata all’ingresso del padiglione croato
all’Expò di Milano
Continua dalla prima pagina
Una targa a Lucca dedicata allo scienziato dalmata, nominato
Patrizio della città toscana sua “seconda Patria”.
che il grande scienziato, fondatore dell’Osservatorio astronomico di Brera a Milano era
nato nella millenaria Repubblica di Ragusa nel 1711 quando nessuno poteva neppure
immaginare che il nome della
città sarebbe stato cancellato
dalle carte geografiche e dalla
storia e trasformato nel modernissimo “Dubrovnik”, senza
tener conto che nella Repubblica di Ragusa si scriveva e
parlava allora quasi esclusivamente in lingua italiana ed i
suoi studenti venivano inviati
a studiare a Siena, in contrapposizione alla veneta Padova.
Inoltre Ruggiero lasciò la Dalmazia giovanissimo senza mai
ritornarvi e tanto meno mostrò
alcun interesse per la cultura
serbo-croata, allora ancora in
nuce.
Come si vede, viene vanificato
lo sforzo dei Dalmati di Trieste
di riportare verità e cultura in
Dalmazia con alcuni successi
scarsamente considerati dai
quattro padovani che si sono
illegittimamente impossessati
della testata stampata per diciotto anni a Trieste e del potere della nostra Associazione.
Siamo, in buona sostanza, soverchiati dall’ondata di ritorno
delle tesi che l’Ozna di Tito
aveva inoculato nelle scuole
dei “rimasti” nelle terre cedute
e che oggi vengono riproposte
nelle mostre, nella politica e
nella stampa italiana, perfino quando tratta della Prima
guerra mondiale. Non sappiamo se i dalmati padovani e le
associazioni della FederEsuli
si siano accorte del mortale
pericolo che corre la cultura
dell’esilio in Italia, sommersa dallo tsunami delle falsità
titine che i marxisti nostrani
hanno accoppiato insieme fin
dal 1944, la FederEsuli corre
il rischio che vengano fermati i 6 milioni e 500 mila euro
stanziati in precedenza dal Governo ed ancora da spartire.
Merita correre il rischio di
perdere buoni e reali finanziamenti in danaro sonante per
dire due “sempiate” culturali
che accontentano gli esuli di
Trieste e quattro vecchi patrioti dalmati sparsi nel mondo, da
rottamare velocemente perché
non si decidono a crepare nonostante l’età avanzata?
EdD
IL DALMATA
LIBERO
Via dei Giacinti n. 8 - 34135 Trieste
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Autorizzazione del Tribunale di
Trieste n. 1276 del 9/06/2014
Editore e Direttore
Renzo de’Vidovich
tel. 040.635944 - fax 040.3483946
Redazione
Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin,
Maria Sole de’Vidovich, Antonella
Tommaseo, Marino Maracich, Laura
Tommaseo Paglia, Enrico Focardi,
Simone Bais, Alberto Rutter, Gianna
Duda Marinelli,
Segreteria
Daria Garbin
Immagine
Maria Sole de’Vidovich
Coordinamento
Antonella Tommaseo
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Stampa
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del Governo italiano
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IL DALMATA LIBERO
agosto 2014
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Morì 2000 anni or sono
CESARE OTTAVIANO AUGUSTO
PADRE DELLA PATRIA DALMATA
Istituì la Provincia imperiale che chiamò
Dalmazia, comprendente i territori dell’interno
tra la Drina e la Sava e sulla costa Tersatto (Fiume),
l’Istria orientale con Fianona e Albona e l’Albania del Nord
di Antonella Tommaseo
Nelle celebrazioni in ricordo
del più grande Imperatore che
Roma abbia mai visto, Cesare
Ottaviano Augusto, non abbiamo mai reperito alcun cenno
al suo rapporto con le popolazioni illiriche del sud, alla
sua partecipazione alle Guerre
illirico-dalmatiche e alla sua
grande opera di conciliazione
che determinò la nascita della
Provincia romana denominata Dalmazia, e l’entrata degli
Illiri nella civiltà romana alla
quale daranno soldati fedeli, cittadini esemplari e molti
imperatori, tra i quali Diocleziano. Per secoli si è tentato
di cancellare il nome della
Dalmazia e l’ultimo tentativo
risale al primo Presidente della Croazia democratica Franjo
Tuđman. Il nome della nostra
terra sopravvive da due mila
anni nonostante tutto e tutti.
Le varie tribù che componevano l’Illyricum sacrum e i vari
regni illirici avevano già avuto
rapporti di alleanza con Roma,
fin dai tempi di Demetrio di
Pharos (Lesina, III sec. a.C.)
dei Liburni che parteciparono
con le loro navi, le prime ad essere dotate di timone rudimentale e, quindi, particolarmente
maneggevoli nella battaglia di
Azio del 31 a.C., (con Ottaviano e contro la flotta di Antonio
e Cleopatra). Eppure solo tre
anni prima, nel 34 a.C., l’Imperatore era rimasto ferito in
una delle più importanti guerre
contro gli Illiri della Dalmazia
a Setovia, oggi Signa, presso
Spalato. Nel 29 a.C. Ottaviano
celebra a Roma il Trionfo sui
Dalmati e con la preda bellica in oro ed argento finanzia
la costruzione nell’Urbe di
un Portico e di una Biblioteca
che chiama, in onore di sua
sorella, “Ottaviana”, come
scrive Daria Garbin nel suo
Salona negli scavi di Francesco Carrara edito dal Crcd Spalato. Sarà, come abbiamo
già sottolineato, Cesare Ottaviano Augusto che chiamerà
le terre dell’Adriatico
orientale con il nome di
Dalmazia, includendole
nell’11 a.C. tra le Provincie Imperiali. La
Provincia romana
era composta da un
notevole numero di
tribù illiriche, tra
le quali le più importanti erano i Liburni, i Giapidi ed i
Dalmati, quest’ultimi stanziati al tempo
nel centro della Dalmazia, intorno a Salona
(Spalato) e Delminum
(oggi Bosnia Erzegovina).
La statua del
grande Imperatore è pervenuta
intatta ai nostri
giorni. Gli archeologi hanno potuto ricostruire titoli
onorifici e avvenimenti storici dai simboli sulla corazza di
Ottaviano.
Cartina geografica della Provincia romana di Dalmazia ricostruita dal geologo e storico
Giotto Dainelli (1878 – 1968)
che è stata ritrovata dallo storico e collaboratore della Fondazione Rustia Traine Mario Dassovich. È stata pubblicata insieme a tutte le altre cartine della
Dalmazia storica fino ai nostri
giorni nel libro Regno di Dalmazia e la Nazione dalmata di Renzo de’Vidovich, ed. Fondazione
Rustia Traine Trieste 2007. Evidenziati in rosso i confini della
Dalmazia illirico-romana dal 76
a.C. al 297 d.C..
Pochi sanno che le cittadine
dell’odierna Istria, Fianona ed
Albona (si noti l’assonanza con
altre città illirico-dalmatiche
come Salona, Narona, Scardona, Aenona, ecc.) mantengono ancor’oggi i nomi che non
sono mai esistiti nella X Regio
Histria, la cui popolazione era,
peraltro, di stirpe illirica, come
i Dalmati.
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LUNEDÌ 26 LUGLIO 2014
LUMERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014
RENZO DÈ VIDOVICH
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IL DALMATA LIBERO
IL DALMATA LIBERO
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ISOLATI I MERCANTI DELLA FEDERESULI DI CODARIN, SILURATA A TRIESTE
L’ORGOGLIO DALMATA RISVEGLIA
ANCHE GLI ISTRIANI ED I FIUMANI
Nella riunione “informale” di Trieste dell’11 luglio l’esecutivo della FederEsuli, isolato
e sbertucciato, è costretto a far marcia indietro per cancellare il silenzio e le malefatte
Per un’oretta si è cercato di
nascondere che i soldi della
Fondazione del Mercimonio
sarebbero dovuti venire dai
fondi riservati agli indennizzi dei beni “abbandonati”
dell’Accordo di Osimo, e che
la FederEsuli chiedeva ben 60
milioni di euro (rivelazione
Brazzoduro!), per consentire che il resto fosse introitato
dallo Stato. Non c’è stato un
solo intervento dei numerosi presenti a favore di questa
ignobile proposta. Nonostante
la confessione di Lucio Toth,
Codarin ha cercato di smentire
fatti ormai resi pubblici grazie all’edizione di Trieste de
Il Dalmata che è stata punita
con il noto scippo di Luxardo
e Varisco per insabbiare tutto.
Ci pare doveroso, invece, pubblicare le foto e la sintesi degli
interventi, nonché ribadire la
dichiarazione del rappresentante nell’Esecutivo della FederEsuli del Libero Comune
di Pola in Esilio, Paolo Radivo
che, alla fine, è sbottato, rivelando che si litigava sul niente,
perché Slovenia e Croazia non
avevano certo i soldi da versare al Governo italiano e il Governo italiano non era disposto
Continua da pag. 4
a dare una lira all’indecente
Fondazione. Applausi di tutti
per un intervento finalmente
sincero! Riportiamo la mozione, illustrata in quell’occasione da Carlo Alberto Pizzi,
leader storico delle Comunità
istriane, presentata al Direttivo della sua Associazione e
che ha costretto, insieme alle
nostre denunce, la FederEsuli
di cercare di tappare i buchi
ormai non più occultabili:
Al Presidente dell’Associazione delle Comunità istriane si chiede:
1. Se corrisponde al vero - la
richiesta della Federesuli al Governo italiano, di
essere destinataria delle
quote dell’indennizzo delle Repubbliche di Croazia
e Slovenia per i Beni degli
Esuli istriani, contemplati
nell’accordo di Roma del
18 febbraio 1983, relativo
ai beni nell’ex Zona B del
Territorio Libero di Trieste.
2. Se sì! chi eventualmente
abbia esercitato e quando
questo mandato, non essendo stato mai discusso
nell’ambito del Consiglio
Direttivo (delle Comunità istriane, n.d.r), che di
conseguenza non è stato
neppure mai convocato
con all’ordine del giorno
questo tema, che pertanto
non poteva aver espresso
nessun mandato nel merito.
3. Di essere messo a conoscenza della data della ultima convocazione e riunione della Federesuli, e chi
per conto dell’Associazione delle Comunità Istriane
era presente. Altresì chiedo:
di essere messo a conoscenza dell’eventuale testo del
verbale stillato in questa
riunione, (che se esiste?)
mi risulta a tutt’oggi essere rimasto ignoto ai più.
CARLO ALBERTO PIZZI
Segretario delle Comunità
di Verteneglio e Villanova dl
Quieto
Trieste, giovedì 2 luglio 2014
Come si vede, il Consiglio generale della FederEsuli è stato
tenuto segreto a tutti i dirigenti
di tutte le associazioni e non
solo ai Dalmati, alla sua Giunta, al Consiglio comunale ed a
tutti i giornali dell’associazione, compreso Il Dalmata che
però denunciò la segretezza
inammissibile di questa riunione (soprattutto le decisioni
che in essa sono state assunte).
L’intervento di Carlo Alberto
Pizzi ha messo visibilmente
in imbarazzo i presenti al tavolo della riunione informale
che non hanno saputo spiegare
il perché, per circa due anni
si sono occultate addirittura
le sedute del Consiglio federale e dell’Esecutivo della
FederEsuli e si è negata con
forza perfino l’esistenza della
Fondazione del Mercimonio
che, invece, era stata proposta.
Giorgio Tessarolo, istriano ed
alto dirigente della Regione
Friuli Venezia Giulia, si è detto altamente sorpreso del fatto
che manchi il Verbale della
riunione tra l’Esecutivo della
FederEsuli e la Vice Ministro
agli Esteri del Governo Letta
Marta Dassù, dicendo che nel-
la sua esperienza di riunioni
politiche non ha mai visto un
caso analogo. In realtà, nessuno ha mai visto neanche il
Verbale del Consiglio federale
e dell’Esecutivo della FederEsuli e nessuno sapeva niente
della proposta della Fondazione del Mercimonio fino a pochi giorni fa.
Particolarmente inteso ed
emotivo l’intervento della sig.
ra Carla Pocecco che ha voluto sottolineare con forza il
rifiuto di suo padre alla rinuncia alla proprietà della casa di
famiglia in Istria, respingendo
l’elemosina di 5 milioni di lire
di indennizzo perché riteneva
che la casa fosse l’unico modo
per tramandare la continuità
della tradizione della sua famiglia, che può avvenire solo se
figli e nipoti potranno vedere
ed abitare nelle case degli avi.
Critica con forza l’idea che la
FederEsuli, in gran segreto,
abbia trattato alle spalle degli
esuli per ottenere somme di
denaro in cambio dell’acquiescenza del Governo italiano
alla cessione delle case degli
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IL DALMATA LIBERO
SILURATA DEFINITIVAMENTE A TRIESTE LA FONDAZIONE DEL MERCIMONIO
Documentiamo con queste foto e quella in prima pagina l’esistenza della riunione informale della FederEsuli che si tenta di occultare. È stata,
infatti, ignorata da Il Dalmata di Padova, nonostante fossero presenti Varisco e segretaria, La Voce di Fiume, la Difesa Adriatica e perfino La
Nuova Voce Giuliana nonostante la riunione abbia avuto luogo nella sua sede di via Belpoggio. Ha fatto eccezione l’Arena di Pola del Libero
Comune di Pola in Esilio diretta da Paolo Radivo che ha dedicato un ampia e corretta cronaca dell’avvenimento e naturalmente, l’edizione di
Trieste de Il Dalmata.
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esuli in Croazia e Slovenia,
incassando quanto previsto
dall’Accordo di Osimo.
Breve ed efficace l’intervento del nostro Direttore che
ha rivendicato a Il Dalmata,
edizione di Trieste, il merito
di aver scoperchiato le pentole del mercimonio, interrotto dal Presidente Codarin
che – non sapendo cosa dire
– ha fatto presente che “non
era elegante attribuirsi dei
meriti”. Pronta la risposta di
de’Vidovich: “Non so e non
mi interessa se sia elegante.
Certo è che, grazie al giornale allora non ancora bloccato
dalla censura della FederEsuli
un’operazione così indecente
è venuta alla luce e la Fondazione del Mercimonio sia stata proprio qui, in questa sede,
definitivamente silurata”.
Cronaca e foto
di Daria Garbin
PER RICORDARE VERGAROLLA SI SCAGIONA L’OZNA, PER I BOMBARDAMENTI DI
ZARA SI ASSOLVE TITO, PER LA VITA DI CRISTO CHIARIRE SE MORÌ DI FREDDO
Si è svolta alla Camera dei
Deputati la commemorazione
della strage di Vergareolla che
gli esuli avevano finora definito uno strumento dell’Ozna per
costringere i polesani all’esodo. Ma se si vuole che ben due
Vice Presidenti della Camera
del Pd ricordino il triste avvenimento, è sufficiente che in
un libretto di Gaetano Dato vi
sia una paginetta nella quale
si ipotizzi vagamente che possono essere stati i monarcofascisti a provocare la strage
(l’Ozna parlava di clericomonarco-fascisti), ma siccome
i Vice Presidenti della Camera sono del Pd dove vi è una
presenza clericale, si è pensato bene di aggiustare il tiro.
Quando venne resa nota la
notizia, appena nel 2008 delle
indagini dei Carabinieri che
avevano tempestivamente individuato per nome gli agenti
dell’Ozna responsabili dell’eccidio, il Governo consociativo
Dc-Pci aveva tenuto segreta la
scomoda notizia. Il Dalmata
n. 54 del marzo 2008 (di Trieste), dedicò la prima pagina e
de’Vidovich firmò un intero
paginone su altro giornale per
dennunciare l’avvenimento.
È bastato che Gaetano Dato
scrivesse che vi fosse una lontana ipotesi di responsabilità
monarco-fascista per aprire la
porta della Camera. Tra l’indignazione dei vecchi polesani guidati dall’intramontabile
Lino Vivoda, Sindaco emerito
del Libero Comune di Pola.
***
Siamo venuti in possesso, con
ritardo, del discorso pronunciato solo in croato da Ferdinand Perinović, nel quale aveva sostenuto -contrariamente
a quanto aveva documentato
Oddone Talpo nel libro Vennero dal cielo (che la dirigenza
del Libero Comune ha messo
nel dimenticatoio), secondo
il quale i bombardamenti di
Zara non erano richiesti da
Tito per allontanare gli italiani
dalla città, ma facevano parte della strategia terroristica
anglo-americana. La presenza
dell’assessore Walter Matulich
che conosce il croato e non ha
reagito e di vari altri assessori,
con al seguito alcuni pellegrini
che ignorano il croato, presenti come turchi alla predica, ha
fatto intendere agli zaratini,
compresi quelli della nostra
Comunità, che avevamo abbandonato la tesi di Oddone
Talpo e assunto quella della
Dica Kalelarge.
Spetterà, come sempre, a noi
da Trieste il compito di ristabilire in loco la verità.
Insomma, secondo la FederEsuli, tutto è da ridiscutere e
se tanto mi da tanto, pensiamo che presto verrà riaperta
un’indagine nuova su un libro
che sostiene che Cristo morì
di freddo. Se si deve appurare,
dunque, non solo chi sono gli
assassini di Vergarolla, se Tito
chiese agli Alleati di bombar-
dare Zara, c’è una legittima
speranza che si faccia finalmente luce anche sulla morte
di Gesù Cristo, che potrebbe
benissimo essere morto di
freddo, tenuto conto delle variazioni climatiche avvenute
in due mila anni in Palestina.
DELLA RIUNIONE DI TRIESTE
SI VERGOGNANO TUTTI
Abbiamo preferito riportare
anche la cronaca de Il Piccolo sulla imbarazzante riunione “informale” perché il
cav. Renzo Codarin è sceso
da cavallo ed ha avuto il coraggio di appioppare a Renzo
de’Vidovich l’accusa di essere
“falso e bugiardo” che costituiscono ormai un simpatico
e ridanciano ritornello che i
Dalmati hanno sentito dalla
bocca dell’impiegato di Codarin Giorgio Varisco ripetere,
anzi urlare, in due sedute di
Giunta, nella riunione della
Redazione de Il Dalmata di
Trieste a Mestre (dov’è stato
letteralmente sbertucciato dai
presenti!) e, infine, nel Consiglio comunale del 14 giugno
scorso. E questo nonostante le
notizie anticipate da Il Dalmata di Trieste sulla Fondazione
del Mercimonio ed altro siano risultate purtroppo vere e
confermate da Lucio Toth! In
questo numero del giornale,
per ripagare pan per focaccia, abbiamo assegnato ai due
responsabili dalmati dell’operazione indecente e segreta
nomignoli da educande tratti
da Pinocchio di Carlo Collodi. Siamo certi che coloro che
non hanno alzato un sopraciglio quando sono state rivolte
a de’Vidovich offese pesanti
ed infamanti, troveranno da
ridire sui nomignoli dati ad un
abile venditore di superalcolici di un prodotto di nicchia a
noi tanto caro ed un venditore
di scarpe, forse non altrettanto abile, se è vero che la sua
società è andata in fallimento.
Sui precedenti di de’Vidovich,
invece, rimandiamo alle biografie pubblicate nelle edizioni della Camera dei Deputati,
del giornalismo italiano e in
quelle sulla Dalmazia.
IL DALMATA LIBERO
agosto 2014
INTERVENTI AL CONSIGLIO COMUNALE
pag.7
DI PAOLO SARDOS ALBERTINI
LA RESTITUZIONE DEI BENI ESPROPRIATI SAREBBE OSTACOLATA DALLA FONDAZIONE DEL MERCIMONIO. NESSUNA FRETTA
NELLA DISCUSSIONE SU IL DALMATA, RINVIATA AL 4 OTTOBRE P.V.
I princìpi della FederEsuli, fin da quando fu da lui fondata e presieduta, non hanno mai
derogato dalla richiesta di restituzione dei beni “abbandonati” o di un equo indennizzo
Dopo la scioccante lettura della lettera con cui Lucio Toth
ammette che la FederEsuli ha
proposto al Governo italiano
di incassare i soldi destinati agli esuli dall’Accordo di
Osimo per gli indennizzi, in
cambio di un finanziamento
di 60 milioni di € ad una fantomatica Fondazione, di cui
è ancora nascosto lo Statuto
predisposto dello studio legale
dell’avv. De Vergottini, l’avv.
Paolo Sardos Albertini è in-
tervenuto facendo presente che
fin dalla fondazione della Federazione, di cui è stato anche
co-fondatore (insieme a Renzo
de’Vidovich in rappresentanza
dei Dalmati) nonché il primo
Presidente, mai la FederEsuli
ha approvato ufficialmente e
pubblicamente una linea politica diversa che inciderebbe
profondamente sulle cause che
gli esuli hanno intentato allo
Stato croato e sloveno ed a
quelle che ancora possono essere poste in essere. In verità,
però, la FederEsuli non ha più
insistito su questo argomento,
benché si fosse quasi giunti
ad una soluzione positiva per
noi grazie al Ministro agli
Esteri Susanna Agnelli, salvo
poi lasciar perdere tutto con il
noto intervento del Vice Ministro agli Esteri on. Fassino.
Afferma inoltre che “in base a
varie sentenze abbiamo diritto alla restituzione dei nostri
beni e che l’ultima sentenza
della Corte di Cassazione non
pregiudica alcunché. Ci si può
rivolgere alla Corte europea,
in quanto il problema riguarda
diritti personali intangibili ed
è evidente che attualmente si
vuol solo elargire un’elemosina agli esuli.
In buona sostanza, aderire alla
richiesta di incasso di quanto depositato dalla Slovenia,
significherebbe abdicare ad
ogni possibilità di messa in
discussione degli accordi conseguenti ad Osimo ed avallare
così le tesi da sempre sostenute da Lubiana e Zagabria.
Significherebbe sconfessare
la linea da sempre perseguita
dagli Esuli e fatta propria dal
Governo italiano (dai tempi
di de Michelis in poi) proprio
con il rifiuto di accedere a quei
dollari.
Se il Governo di Roma intende ora farlo se ne assuma la
responsabilità giuridica, politica e morale. Non cerchi, non
GLI ILLUSTRI PROBIVIRI REGOLARMENTE
ELETTI DAL CONSIGLIO COMUNALE, MA NON
GRADITI DA PADOVA
Il vegliotto dott. Gianfranco
Giorgolo, già Ambasciatore
d’Italia ad Amman, abita a
Roma, ma si è cercato di invalidare l’elezione dei Probiviri,
accusato di essere addirittura
un triestino, cioè il peggio del
peggio.
È intervenuto in varie manifestazioni dalmatiche a Roma e
nel nostro Raduno con grande
equilibrio e serenità.
La dott. Elisabetta de Dominis, dei conti d’Arbe, il cui avo
l’Arcivescovo Marc’Antonio
fu un grande teologo al centro di uno scontro tra papi. È
una giornalista professionista,
collabora con varie riviste della Diaspora, come Capital, Il
Giornale, America Oggi e La
Voce di New York. Risiede a
Gorizia, troppo vicina a Trieste per non essere contestata.
Il dott. Simone Bais, la cui famiglia è originaria di Sabbioncello
e di Curzola, è un prezioso ricercatore nel settore scientifico,
storico e musicale della Fondazione Rustia Traine e collaboratore dell’edizione di Trieste
de Il Dalmata per le ricerche e
le notizie sulla Dalmazia centromeridionale. Risiede a Gorizia,
città infetta dal terribile virus
triestino.
trovi vergognose coperture
politiche nell’assenso della
FederEsuli. L’ipotetica “Fondazione” sarebbe il classico
“piatto di lenticchie” a cui è
doveroso opporre un rifiuto.
Volete confermare Osimo? Fatelo, ma senza di noi!”
Tutto ciò appare nel Verbale del Consiglio, bellamente
ignorato dall’edizione padovana de Il Dalmata, ma che
noi invece rendiamo noto.
Nell’intervento finale, Paolo
Sardos Albertini propone che
la questione de Il Dalmata
non sia risolta in sede di Giunta, ma a livello del Consiglio
comunale, che potrà anche discutere la linea editoriale del
giornale. Ha sottolineato che
“la presa di posizione di Renzo nei confronti della FederEsuli ha una rilevanza nella vita
dell’Associazione e non può
essere risolta frettolosamente
in chiusura di seduta. Propone,
quindi, che il dibattito sull’argomento sia portato in sede di
Raduno nella riunione plenaria del Consiglio comunale,
che è dotato dell’autorevolezza necessaria per affrontare i
problemi di fondo, depurati
dalle motivazioni personali e
per proporre situazioni eque
e condivise. Ricorda che siamo stati uniti anche in battaglie perdute e che ci si deve
confrontare in questo spirito,
chiudendo la discussione in
questa sede. Propone di lasciare momentaneamente tutto
invariato sia su Il Dalmata e il
suo nuovo Direttore, che farà
altri numeri, sia su Il Dalmata libero di Renzo che ne farà
altri. Dunque, consiglia di soprassedere ad ogni decisione
sull’argomento. La proposta
di Sardos è approvata a maggioranza e quindi se ne parlerà
compiutamente nel Consiglio
comunale del 4-5 ottobre p.v..
agosto 2014
pag.8
IL DALMATA LIBERO
SONORO SCHIAFFO DEL CONSIGLIO COMUNALE A SINDACO E GIUNTA COL
ANNULLATE LE NOMINE DI LUXARDO DEI PROBIVIRI
SILENZIO SU € 10 MILIONI ITALIANI ALL’UI DEI RIMAS
L’Assemblea resta impietrita quando Luxardo ammette di voler dirottare i fondi degli esuli pre
e indecenti annullerebbe la libertà di stampa e porterebbe alla chiusura de Il Dalmata. L’As
Dopo anni di bilanci fatti in
famiglia, letti frettolosamente
in Consiglio e non consegnati
in forma scritta il Consiglio
comunale ha dato un sonoro
schiaffo a Luxardo, Varisco
& C. ed ha annullato la nomina che la Giunta aveva fatto
dei Probiviri, senza averne
i poteri ed usurpando quelli
del Consiglio comunale. Sul
taroccamento del Verbale da
parte di Grigillo e Ivanov, vi
rimandiamo alla protesta del
Vice Presidente dell’Assemblea Guido Cace, il cui nome
è stato illegalmente apposto
in calce al Verbale, nonostante avesse dichiarato di non
volerlo firmare per non convalidare omissioni e decisioni
fasulle. Il Consiglio comunale ha inoltre votato i Revisori
dei Conti, riconoscendo così
che i bilanci di quattro anni
erano nulli, perché nessun
ficcanaso aveva potuto vedere come erano compilati e
soprattutto la regolarità delle
fatture e delle ricevute ed i
nomi dei beneficiari. C’è un
dirigente che si auto gratifica? In compenso, si sono garantiti che i Revisori dei Conti
provenissero da un’altra associazione, cosa mai vista in
nessuna associazione al mondo e siamo curiosi di leggere
le relazioni che faranno sui
quattro bilanci e sulle risposte che daranno al Consiglio
comunale. Ma la pantomima
andata in scena sui soldi degli
esuli dirottati alla Fondazione
del Mercimonio è stata proprio divertente. Franco Luxardo, Cuor di Leone, non ha
avuto il coraggio di assumersi
le proprie responsabilità ed ha
incluso nella propria relazione un appunto di Lucio Toth,
come se questo diminuisse le
sue responsabilità. Ma non
basta. Ha fatto leggere il testo
di Toth incluso nella propria
relazione da altra persona,
Salghetti Drioli, non si capisce bene in quale veste: un
Quello
che
si vede
del
Labaro
dietro
un
tabellone
vuoto
Adriana Ivanov, la verbalizzante contestata, il Presidente Gianni Grigillo ed il Vice Presidente Guido
Cace che non ha voluto firmare il Verbale perché conteneva omissioni e decisioni fasulle. Dietro il tabellone bianco il nostro Labaro dove manca la scritta “Dalmati italiani nel Mondo”, benché sia l’unica usata
dal Sindaco. Il Labaro è mancato al funerale del Sindaco onorario Ottavio Missoni ed al Raduno Nazionale di Trieste, il più massiccio di tutti
L’intervento dell’avv. Mario
Sardos Albertini, accolto dalla
Presidenza, è stato cancellato
dal Verbale. Ben gli sta! Così
impara a dissentire dalla Banda
dei 4 di Padova!
Roberto Predolin, la maggior
personalità dei Dalmati di Milano, ha messo in crisi il Gatto e la
Volpe. I Triestini non dovevano
essere appestati, frustati e isolati da tutti?
Il giovane assessore del nostro
Comune, Enrico Focardi ha
difeso con vigore l’autonomia
garantita dallo Statuto, le tesi e
le attività dei Dalmati di Trieste
occultate dal Gatto e dalla Volpe.
Francesco Rismondo tenta da
paciere sperando che si tratti
di uno scontro personale e non
di una profonda divergenza sul
significato dell’esodo.
fine dicitore? un corresponsabile della porcata? Insomma,
tutto da ridere. Alla fine, però,
Toth ha detto pappale, pappale che la proposta di spartire
i fondi spettanti agli esuli tra
lo Stato italiano e la Fondazione del Mercimonio c’era e
confermava quanto avevamo
scritto su Il Dalmata, edizione di Trieste. I consiglieri
comunali che avevano quasi
creduto che le accuse di Renzo de’Vidovich fossero “false
e bugiarde” o, quanto meno
esagerate, sono rimasti impietriti. Il Presidente del Consiglio Grigillo è rimasto letteralmente a bocca aperta! Più
tardi si scuserà pubblicamente con i suoi amici per tanta
ingenuità, precisando “io non
ne sapevo niente”. Questi ed
altri segreti indecenti hanno
fatto infuriare il Gatto e la
Volpe, al punto di scippare la
nostra testata nel vano tentativo di silenziare queste e tutte
le altre porcate che vengono
fatte in nome del Libero Comune incuranti del fatto che i
Rime, Luigi Ziliotto, Calbiani, Talpo, Duro, Missoni ed
altri che hanno messo il loro
massimo impegno per far sopravvivere il ricordo di Zara
Continua a pag. 9
IL DALMATA LIBERO
agosto 2014
pag.9
OLPEVOLI DI USURPARE I SUOI POTERI DA DILETTANTI ALLO SBARAGLIO
RI E RINVIATI I PROVVEDIMENTI CONTRO IL DALMATA
ASTI E SUI € 2.300.000 RIPARTITI TRA LE ASSOCIAZIONI
previsti da Osimo a favore della Fondazione del Mercimonio. La censura delle notizie scomode
L’Associazione comincerà a morire quando inizierà a dubitare degli ideali dei suoi fondatori
IL V. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE PROTESTA:
GUIDO CACE NON FIRMA
IL VERBALE TAROCCATO
Cancellati gli interventi dei cons. Mario Sardos Albertini e
Roberto Predolin per annullare la regolare elezione dei Probiviri
Se un’elezione approvata dal
Consiglio comunale non garba al Gatto ed alla Volpe, che
problema c’è? Si tarocca un
verbale. E se ci sono due interventi che dimostrano il contrario? Nessun problema: si
cancellano!
Vi par possibile continuare
con questo andazzo? Riproduciamo la ferma lettera di Guido Cace (di Roma, non di Trieste!) che l’edizione di Padova
de Il Dalmata ha ignorato e
che la segretaria Orietta Politeo non ha spedito come era
suo dovere insieme, o con lettera a parte a tutti i consiglieri.
Roma, 3 agosto 2014
Caro Gianni (Grigillo),
ho ricevuto via e-mail da parte
di amici il Verbale del Consiglio Comunale del 14 giugno
2014 inviato dalla rag. Orietta Politeo che si conclude con
la sottoscrizione di tutti e tre
i nominativi dell’Ufficio di
Presidenza, tra i quali il mio
che, invece - come ti ho ben
chiarito con la e-mail del 22
luglio 2014 - non intendevo
firmare il verbale se
“a pag. 8 non fossero stati
cassati quattro capoversi, dalle parole “per il momento” a
“n. 18 voti contrari” e sostituiti con il seguente testo:
la proposta non viene accolta e il presidente pone ai
voti i nominativi proposti da
Enrico Focardi e cioè: l’ambasciatore dott. Gianfranco
Giorgolo di Veglia, membro
dei probiviri del Circolo del
Ministero agli Esteri, la dott.
Elisabetta de Dominis di
Arbe, giornalista professio-
nista ed il dott. Simone Bais
la cui famiglia è originaria di
Curzola e Sabbioncello, ricercatore. Il presidente prende
atto che vi sono 11 voti a favore dei tre candidati e chiede
se, in mancanza di altre liste,
si debba chiedere se vi sono
voti contrari.
Mario Sardos Albertini, avvocato, fa presente che in caso
di presentazione di nominativi per elezioni ad un incarico,
qualora manchino nominativi
o liste contrarie, vengono eletti gli unici candidati proposti,
anche se avessero un solo voto.
Roberto Predolin fa presente
“che si è fatto sempre così anche nel Consiglio comunale
di Milano”.
Il presidente Grigillo non
pone in votazione null’altro
sull’argomento, per cui i tre
candidati risultano regolarmente eletti.”.
Pertanto, ti confermo che non
intendo apporre la firma sul
verbale spedito dalla rag.
Orietta Politeo anche a mio
nome perché contiene errori
sostanziali e ti invito pertanto a
disporre che la rag. Orietta Politeo aggiunga questo mio dissenso in calce al verbale. Il dissenso va inviato, in aggiunta al
verbale già spedito a tutti i consiglieri per evitare che risulti
monco del dissenso del Vice Presidente del Consiglio comunale.
Mi spiace tanto dover insistere
su tale punto, ma Verità vuole
che io non possa esimermi da
questo passo.
Con amari saluti dalmatici,
Guido Cace
LE CONSORELLE INGENUE
DEI CONFRATELLI SCALTRI
Un insolito malumore si è registrato alla cena della Scuola dalmata dei SS. Giorgio e
Trifone a Venezia quando è
stato dato in omaggio un libro
di Giacomo Scotti “Dalmazia
regione europea”, il cui titolo
è quasi uguale al libro “Dalmazia regione d’Europa”,
edito dalla Delegazione di
Trieste con il quale vent’anni
fa de’Vidovich poneva le basi
della nuova politica dei dalmati, oggi accolta anche dalle altre associazioni. Solo i triestini
sono, infatti, a conoscenza che
Giacomo Scotti, napoletano
che fece parte del controesodo con gli operai comunisti
di Monfalcone, accorsi nella
Jugoslavia di Tito a sostituire i
lavoratori italiani di Fiume che
erano andati in esilio ed avevano lasciato un vuoto nei cantieri e nel Silurificio fiumani.
Da buoni stalinisti rifiutarono
la svolta di Tito e finirono per
essere rieducati a bastonate a
Goli Otok. Giacomo Scotti è
stato candidato qualche anno
fa per Rifondazione comunista
a Trieste ed è stato al centro di
una pirandelliana disputa con
l’on. Menia che gli contestò il
diritto alla pensione italiana,
perché era residente a Trieste
solo di nome. Consideriamo
la riabilitazione dello Scotti
e l’esproprio del titolo di un
nostro libro un infortunio nel
lungo e benemerito percorso
della Scuola veneziana.
Continua da pag. 8
italiana ed il Sacrificio degli
italiani di Dalmazia si rivoltassero nelle tombe. Erano
persone piene di spirito, altamente motivate e che spesso
hanno speso tempo e danaro
per la Causa, pur essendo ben
piantati nella realtà, a cominciare da Calbiani, Amministratore delegato e Direttore
generale della Dalmine, allora la più grande industria siderurgica italiana, al grande
Ottavio, fondatore dell’impero economico della Missoni.
A dimostrazione che una forte
spinta ideale che oggi in gran
parte si è molto affievolita in
Italia (molto meno a Trieste
dove i dalmati sono ancora in
trincea) non è in conflitto con
le capacità imprenditoriali ed
un sano realismo economico,
culturale e politico.
agosto 2014
pag.10
IL DALMATA LIBERO
TUTTO VA BEN, MADAMA LA MARCHESA! QUANTA IPOCRISIA COPRE L’UI!
LA C.I. DI ZARA CONTESTA: DISINFORMAZIONI
SULL’ASILO NEL DISCORSO DI LUXARDO
Nessun trionfalismo, ma la vita stentata dell’Asilo, perché privato e non pubblico, come
quelli d’Istria e Fiume. L’Ui dei “rimasti” e la FederEsuli ignorano l’Accordo Dini-Granić
“Per quanto mi riguarda sul
Dalmata edito a Padova ci
sono delle imprecisioni nel
testo della “Relazione del sindaco” e non vorrei che la UI
interpretasse male: la maestra
che ha pagato l’ADIM da settembre a dicembre 2013 era
una terza maestra, italiana, di
madrelingua italiana: Maria
Odette Piccirilli, che non ho
potuto assumere regolarmente
perché non in possesso del titolo di studio croato richiesto
per insegnare negli asili, era
pagata a contratto (ho mandato le relative ricevute bancarie). A gennaio 2014 non le
abbiamo stipulato il contratto
per mancanza di mezzi. Le
2 maestre sono state pagate
dall’UI da settembre a dicembre e poi da gennaio dal Comune di Zara. I 20.000 € avuti
in prestito dall’UI sono serviti
per l’arredamento dell’asilo e
non per altre esigenze. Il saldo
della Regione Veneto 12.000
€ li abbiamo già spesi per gli
stipendi di giugno e dobbiamo
ancora pagare lo stipendio di
luglio... Perché non vi informate da noi prima di scrivere?
e poi perché scrivere che abbiamo preso 30.000 € a fondo
perduto quando fatturiamo
fino all’ultimo centesimo? e
poi non sapete che riceviamo
la metà dello stanziamento
e dobbiamo prima spendere
l’intero importo e solo poi ricevere il saldo? Tra l’altro la
UI ci ha tolto anche 10.000 €
perché le maestre le paga il
Comune.
I lettori (de Il Dalmata di Padova, n.d.r.) capiranno che
andiamo a gonfie vele, ma
questo non è vero, non ci sono
solo gli stipendi di 7 persone
da pagare; con le rette dei
genitori si pagano le spese
della mensa e poche altri piccoli costi; poi ci sono tutte le
altre spese. Non abbiamo assicurazione da nessuno che i
soldi arrivino, solo il Comune
croato (di Zara n.d.r.) ha fatto
con noi un contratto per le 2
maestre e nessun altro. Quin-
di ogni mese dobbiamo elemosinare alla UI. Ovviamente non parlerò della comunità
che sta andando alla deriva
con piccole attività fatte in
casa perché tutto va per l’asilo. Spero di aver spiegato
bene la situazione.
Aspetto una risposta da voi
tutti
La Presidente della Comunità degli zaratini italiani fa
chiarezza tra chi, come il nostro giornale, ha pubblicato
la notizia dei tagli effettuati
da Tremul all’asilo e la lotta
quotidiana che la Presidente
di Zara deve combattere per
pagare le spese di Pinocchio e
chi come Il Dalmata scippato
dai padovani scrive articoli di
lode a Tremul e presenta una
realtà surreale che non esiste.
Uno dei problemi che ci ha
messo la Delegazione di Trieste e conseguentemente Il Dalmata finché è stato pubblicato
dalla Delegazione triestina, in
rotta di collisione con Tremul
e l’UI, riguarda un problema
di fondo che, per la verità non
interessa solo Zara ma tuta la
Dalmazia, cioè l’applicazione
dell’Accordo Dini – Granić
che la Cupola dei “rimasti”
e quella della FederEsuli rifiutano di chiedere l’applicazione al Governo croato ed
a quello italiano. Per chi non
ha letto gli articoli pubblicati
contro la Cupola dei “rimasti”
e non certo contro gli italiani residenti in Istria, Fiume
e Dalmazia (che sono stati
riabilitati proprio dagli organi triestini dell’Associazione
e dalla Fondazione Rustia
Traine) ricordiamo che con
lettera del 20 settembre 2012
il Centro Ricerche Culturali
Dalmate di Spalato ha chiesto ufficialmente al Governo
italiano ed al Governo croato
l’applicazione dell’Accordo
Dini – Granić stipulato a Zagabria il 5 novembre 1996
trovando nella Cupola dei
“rimasti” e quella della FederEsuli un muro di gomma.
Cosa prevede l’Accordo Dini
– Granić? L’Art. 3 dispone che
“La Repubblica di Croazia
si impegna a concedere, al
più elevato livello raggiunto,
l’uniformità di trattamento
nel suo ordinamento giuridico della minoranza italiana
all’interno del suo territorio;
tale uniformità può essere
realizzata attraverso la graduale estensione del trattamento concesso alla minoranza italiana nell’ex-Zona B
nelle aree della Repubblica di
Croazia tradizionalmente abitate della minoranza italiana
e dai suoi membri”. Quindi,
l’accordo prevede che in tutta
la Dalmazia si possano aprire
scuole e asili italiani pubblici, cioè a carico dello Stato
croato che quindi non hanno
bisogno, come l’asilo privato
di Zara di cercare ogni giorno
il piccolo finanziamento, la
donazione di qualche esule, il
contributo di qualche regione
per sopravvivere. Ci siamo
domandati per quale ragione ci
sia questo atteggiamento così
smaccatamente antitetico da
parte dell’Ui e della FederEsuli. Non abbiamo prove e le
risposte che ci sono state fornite ci sembrano così allucinanti che stentiamo a credere.
Gli italiani in Dalmazia, come
voleva Tito, non debbono esistere perché potrebbero creare
problemi come avvenne negli
anni ’20 dello scorso secolo.
E, quindi, le nostre Comunità
devono essere poche, inefficienti e ad esaurimento. Apprendiamo dalla stampa che
l’Unione italiana e le associazioni delle altre minoranze in
Croazia hanno avuto garanzia
che le scuole delle minoranze continueranno ad esistere
anche quando in una classe
ci sarà un solo allievo. Eppu-
re, una dozzina di genitori di
allievi che frequentano l’asilo
privato di Zara hanno chiesto
informazioni sulla possibilità che i loro figli proseguano
gli studi in lingua italiana in
una scuola elementare italocroata ed un numero analogo
si registra anche a Spalato
con i genitori degli allievi che
frequentano il Liceo linguistico -informatico Leonardo da
Vinci e che chiedono per i figli
minori se possono frequentare
le scuole elementari con la lingua d’insegnamento italiana.
Poiché risulta che in Croazia
ci sia più di una classe appartenente ad una minoranza con
un solo allievo, ci domandiamo perché non possano esserci
scuole elementari pubbliche di
lingua italiana a carico dello
Stato croato anche in Dalmazia. Questo è uno scontro che
abbiamo con l’Unione italiana, la FederEsuli e la dirigenza
dalmatica che nulla ha di personale e che riguarda la possibilità di sviluppo della cultura
italiana in parecchie città ed
isole della Dalmazia.
Rina Villani,
Presidente della Comunità
degli Italiani di Zara
Corrispondente consolare a
Zara” - e-mail dirette a Fabio Ricciardi, Giorgio Varisco e Franco Luxardo intercettate da Il Dalmata libero
IL DALMATA LIBERO
agosto 2014
pag.11
SUCCESSO DELLA SCUOLA IN DALMAZIA SPONSORIZZATA DAI TRIESTINI
GLI STUDENTI DEL LICEO LEONARDO DA VINCI DI SPALATO
EUROPARLAMENTARI PER UN GIORNO A STRASBURGO
Non hanno potuto parlare in italiano al Parlamento europeo perché la nostra lingua non
è riconosciuta ovunque. Soddisfazione del Sindaco di Spalato Baldasar d’origine italiana
Nel febbraio scorso venti studenti del Liceo linguistico
– informatico Leonardo da
Vinci di Spalato hanno partecipato al concorso europeo
Euroscola, vincendo una visita
al Parlamento Europeo di Strasburgo, dove sono diventati
Europarlamentari per un giorno. Il Liceo Leonardo da Vinci diventa così l’unico istituto
privato di tutta la Dalmazia ad
aver ottenuto questo prestigioso premio. I liceali, seppur
preparati a tenere un discorso
in italiano, che è una delle lingue ufficiali dell’Unione eu-
Gli studenti spalatini del da Vinci premiati a Strasburgo
ropea, hanno dovuto ripiegare
sull’inglese, in quanto le regole prevedevano solo l’uso del-
Il prof. Matteo Jukich durante una lezione d’informatica
la lingua inglese, francese o tedesca. Dopo i discorsi ufficiali
gli studenti hanno lavorato in
piccoli gruppi internazionali,
parlando anche in italiano. Tra
i temi affrontati dagli alunni
quello sulle minoranze autoctone e sulla difficile situazione
dei due marò detenuti in India. Tutti i vincitori spalatini
del concorso Euroscola sono
stati ricevuti dal sindaco Ivo
Baldasar di Spalato, e se n’è
occupato ampiamente anche
il quotidiano Slobodna Dalmacija.
Ivana Galasso, Presidente
per la Dalmazia del Centro
Ricerche Culturali
Dalmate - Spalato
Uno scorcio di un’aula durante le lezioni di italiano
Gli studenti spalatini ricevuti in forma solenne dal Sindaco Ivo Baldasar nella casa comunale
Il Liceo linguistico informatico Leonardo Da Vinci
di Spalato con sede nella
centralissima via Sinjska
5, è stato fondato con l’appoggio del Centro Ricerche
Culturali Dalmate di Spalato e della Fondazione Rustia Traine di Trieste e della
Regione Veneto. L’attività
del Crcd si può leggere
anche sul sito http://crcdspalato.com/.
agosto 2014
pag.12
IL DALMATA LIBERO
La Voce del Popolo di Fiume
del 21/07/2014
Gli esuli italiani non lo devono
sapere, ma la Croazia continua
a risarcire i proprietari di beni
che sono stati requisiti dal Governo di Tito e dati in gestione
ai Comuni, alle Contee, allo
Stato, alla Lega dei comunisti
jugoslavi ed a singoli alti dirigenti del partito del regime comunista titino. Anche gli stranieri e, quindi, anche gli italiani, sono passibili di restituzione, ma per gli italiani la cosa
si presenta più difficile, perché
come è stato documentato dal
padre Flaminio Rocchi, il Governo allora gestito in consociazione, tra Dc e Pci ha compensato con i soldi spettanti
agli esuli e previsti dal Trattato di Pace il debito che l’Italia
aveva con la Jugoslava per i
danni di guerra dovuti ad una
aggressione italiana che non
c’è mai stata perché si vuole
dimenticare che il Regno di
Jugoslavia firmò con l’Italia
e con la Germania di Hitler il
trattato del Belvedere a Vienna il 25 marzo 1941. Il Regno
di Jugoslavia entrò a far parte del Patto d’Acciaio RomaBerlino-Tokio. In buona sostanza, i soldi non arrivarono
agli esuli se non in minima
parte e noi pagammo i danni
di guerra dovuti da tutta l’Italia. Con il tacito silenzio delle
due associazioni di esuli allora
esistenti, l’Anvgd e le Comunità istriane di Trieste guidate
da due deputati democristiani.
Poi venne l’accordo di Osimo,
ma la Jugoslavia si sciolse prima che fosse pagato quanto
pattuito per i beni degli esuli
ed oggi, a distanza di decenni,
qualcuno al governo pensa di
prendersi questi soldi e darli
allo Stato anziché agli esuli.
La FederEsuli di Codarin, con
il tacito assenso della nostra
Associazione ben tenuto segreto da Luxardo e Varisco, si
è detta d’accordo di fregare gli
esuli, ma ha chiesto una tangente di 60 milioni da versare
alla Fondazione del Mercimonio, gestita da alcuni dirigenti.
Il tutto doveva rimanere segreto se Il Dalmata di Trieste non
avesse spifferato l’indecente
proposta e non avesse costretto la Federazione ad indire una
riunione informale presso le
Comunità istriane, di cui solo
il nostro Dalmata libero riporta in prima pagina la foto dei
relatori e a pagina 5, 6 e 7, le
foto la cronaca della surreale riunione triestina ignorata
totalmente dai giornali degli
esuli, ad eccezione de L’Arena
di Pola e da Il Dalmata libero
e da Il Piccolo di cui riportiamo la cronaca della riunione
informale e le precisazioni di
Renzo de’Vidovich.
Insomma, tutta Trieste che legge Il Piccolo sa queste cose,
mentre tutti gli altri le apprenderanno solo con questo numero e ciò spiega la diversa
sensibilità dei triestini, informati da più parti di tutto e di
quella degli altri Dalmati sparsi nel mondo che sanno solo
quello che Il Dalmata scippato
da Padova consente loro di sapere. Sulla riunione informale
di Trieste neanche un rigo.
Particolarmente benemerita
La Voce del Popolo dei “rimasti” che ha dedicato il titolo a tutta pagina della prima
e della quarta pagina dove
vengono dati numeri assai
importanti, che gli esuli non
debbono sapere perché rischiano di infuriarsi come i
tori. “La Croazia ha risarcito
finora 22.516 persone, i cui
sostanziosi indennizzi dei beni
confiscati da Tito sulla base di
10.138 sentenze dei Tribunali
croati diventate definitive con
una spesa di 1 miliardo e 777
milioni di kune”. Oltre alle
somme stanziate dal Bilancio
croato, il Governo ha lanciato
un “obbligazione totale” di oltre 50 milioni di euro, per far
fronte alle prossime sentenze
dei Tribunali croati che riguardano anche i cittadini stranieri.
E gli italiani?
Gli accordi italo-jugoslavi
tra il Governo di Tito ed il
Governo consociativo DcPci che hanno svenuto i beni
degli esuli ma, da quando la
Croazia è entrata nell’Unione
europea sono passibili di riconoscimento da parte delle Corti di giustizia europee, come
ha detto nel suo intervento al
Consiglio comunale del 14
giugno nel suo intervento Paolo Sardos Albertini, ovviamente saltato da Il Dalmata
epurato a Padova, ma che noi
riportiamo a pag. 7.
Come sempre, il nostro giornale è
onsultabile, insieme alle altre 83 pubblicazioni della Delegazione di Trieste sul sito www.dalmaziaeu.it
che pubblica anche alcuni pezzi di cronaca apparsi
su L’Arena di Pola che i lettori non trovano on-line.
Gli amici che vogliono ricevere notizie aggiuntive
on-line, sono pregati di comunicarci il loro indirizzo
di posta elettronica alla nostra e-mail:
[email protected].
RIAPERTA FINALMENTE
LA SEDE CONSOLARE A SPALATO
Da alcuni giorni la dott. Maja
Medić, Corrispondente consolare di Spalato dall’aprile
scorso, dispone finalmente di
un proprio locale situato nello stesso palazzo che ospitava
l’ampio e funzionale Consolato di Spalato. Così, dopo dieci mesi ritorna a Spalato una
nostra presenza consolare in
attesa che venga nominato un
Console onorario. Si è detta
dispiaciuta a dover ancor oggi
spiegare a molti italiani di
“non aver competenza di rinnovare i documenti scaduti”.
IL DALMATA LIBERO
agosto 2014
pag.13
GENEVIENNE E STAFFAN de’ MISTURA AD ANACAPRI
CONSOLI SVEDESI DELLA TENUTA DI AXEL MUNTHE
I marchesi Genevienne e Staffan de’ Mistura insieme alla Vice
Presidente della Fondazione Rustia Traine e dei Dalmati di Trieste
Chiara Motka in visita alla villa San Michele
Incontro ad Anacapri con Staffan de’Mistura nominato dallo Stato svedese Console del
Regno di Svezia e Sovrintendente della Fondazione Axel
Munthe. La casa, il parco, il
museo, tutto in un oasi di pace
e di bellezza sono territorio
svedese in terra italiana. La
visita del museo e del bellissimo parco si è conclusa sulla terrazza con un frizzantino
guardando il meraviglioso panorama caprese. Negli stessi
giorni il “nostro Console” è
stato nominato anche rappresentante Onu per la Siria e gli
facciamo le nostre più sentite
congratulazioni.
Villa San Michele è un luogo
di chi desidera, sogna e cerca
risposte. Un luogo dove incontri internazionali e il dialogo tra persone di ogni parte
del mondo può avvenire nella
pace e bellezza dei suoi magici scenari. Così dice Staffan e
così è stato: una grande ed affettuosa accoglienza.
Chiara Motka
UN DALMATA IN PIÙ A TRIESTE
NOZZE DALMATICHE NEL VENETO
Enrico Focardi con la moglie Martina De Vecchi e il piccolo Edoardo Vittorio, la cui nascita ha avuto luogo il 17 luglio scorso (in
coincidenza con il compleanno del papà), preannunciata dal nostro
giornale e vivamente attesa dalla Comunità dalmatica di Trieste.
Il 14 giugno scorso, in Villa Valmarana a Noventa Padovana, si sono
sposati Caterina Bicciato e Wladimiro de’Vidovich. La figlioletta Mia
di due anni e mezzo è riuscita, nonostante la tenera età, nell’impresa di
portare le fedi a mamma e papà.
STATUA DI BUDINICH DELLO SCULTORE CORRADINI OFFERTA ALLA SISSA
La Fondazione Rustia Traine di Trieste e la Delegazione dei
Dalmati di Trieste hanno proposto la fusione in bronzo e la
posa della statua che riproduce Paolo Budinich alla Scuola
Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. La Sissa
è stata tenacemente voluta e fondata dal lussignano e grande
scienziato di fama internazionale Paolo Budinich che è stato, tra
l’altro, un valoroso ufficiale pluridecorato della Marina militare
italiana. Dopo il siluramento della sua nave, rimase naufrago in
mare per ore dopo la battaglia navale di Capo Matapan del 2829 marzo 1941, durante la quale furono affondati gli incrociatori
pesanti Zara, Fiume e Pola, quasi un presagio della fine che
avrebbero fatto queste tre città.
Il noto scultore Pino Corradini ha offerto il calco gratuitamente, benché
le sue opere abbiano sul mercato una quotazione di tutto riguardo.
agosto 2014
pag.14
LETTERE AL DIRETTORE
CHE NON C’È
Ha portato una ventata
d’ilarità la mozione presentata al Consiglio comunale di
Padova del 14 giugno scorso
che invitava Renzo de’Vidovich a scrivere una lettera al
Direttore dell’edizione de Il
Dalmata scippato da Padova,
per due ragioni: perché nella
nuova testata non c’è il Direttore, ma solo un Direttore
responsabile il che - per chi
si intende di giornali – significa ricoprire una carica da
parte di un collega iscritto
all’Albo dei Giornalisti che
si presta a dare il suo nome
per consentire l’uscita del
giornale di cui risponde solo
sul piano giuridico ma non
culturale e politico. Infatti,
nel n. 84 del luglio scorso, il
Direttore responsabile de Il
Dalmata di Padova non ha
scritto neanche un rigo.
La seconda ragione d’ilarità
è che non si è mai visto un
Consiglio comunale che invita un consigliere a scrivere
una lettera che poi non viene
neppure pubblicata, perché
il testo era diverso da quello che speravano i firmatari
della mozione. Perché non
scrivere direttamente il testo
della lettera che dovrà essere
firmata da de’Vidovich, come
si faceva ai bei tempi dei compagni Tito, Stalin e Mao?
Insomma, il giornale che ha
rappresentato i Dalmati per
diciotto anni, Il Dalmata redatto a Trieste, è caduto in
mano a debuttanti allo sbaraglio che hanno il solo compito di allontanare i lettori
dal giornale e far morire una
voce che finora è stata autorevole, imitata dagli altri
giornali e soprattutto seria.
LA BANDA DEI QUATTRO
DI PADOVA VUOL CHIUDERE TRIESTE
In barba allo Statuto che ne garantisce l’autonomia e a 25 anni
di attività a Trieste ed in Dalmazia, apprendiamo dalla relazione letta frettolosamente al
Consiglio comunale da Franco
Luxardo che, in un momento di
4 anni il proprio Presidente
secondo un Regolamento in
vigore fin dalla sua fondazione.
delirio di onnipotenza “solleva
de Vidovich dalla presidenza
della nostra Delegazione di
Trieste, e sospende provvisoriamente l’operatività della
stessa e chiede ai suoi aderenti
di comunicare alla Giunta una
terna di nomi fra cui scegliere
il nuovo presidente”. Premesso
che la Delegazione di Trieste
non è un’emanazione del Libero Comune, ma è un organismo
autonomo statutariamente riconosciuto e tutelato, al pari del
Sindaco e della Giunta, Trieste
precisa che tali decisioni non le
sono mai state comunicate perché, se avesse ricevuto una raccomandata con queste ingiunzioni, sarebbe stata costretta
ad impugnarle davanti alla
Magistratura ordinaria. Cosa
che faremo davanti al prossimo
Consiglio comunale che a Padova non ha avuto il tempo di
esaminare la complessa vicenda. Infatti, la relazione non è
stata presentata in forma scritta
(e quindi, nessuno l’ha potuta
esaminare compiutamente) e
non c’è stato il tempo neanche
per iniziare la discussione su
questo e su altri temi affrontati. Infatti, furbescamente, è
stato perso tempo prima con
l’elenco di attività ordinarie,
relegando in pochissimi minuti i problemi veri. Compresi
quelli connessi al tentativo di
chiudere l’unico organismo del
Comune che abbia una sede,
un telefono, un gruppo consistente di collaboratori, un suo
bilancio e che è finora l’unico a
marcare la presenza degli esuli dalmati in Dalmazia. Trieste
precisa, infine, che è una novità assoluta che la Delegazione
di Trieste invii una terna di
nomi tra i quali la Giunta sceglierebbe il Presidente, cosa
mai avvenuta ed assolutamente illegale. La Delegazione di
Trieste da 25 anni elegge ogni
REVISORI
PRESTATI
DALL’ANVGD, DIETRO I 4
DI PADOVA C’È IL VUOTO
Dalla presentazione dei cinque Revisori dei Conti da
parte della Giunta abbiamo
appreso che uno solo era di
origine dalmata, ancorché
non frequenti le nostre riunioni e ben quattro sono stati
prestati da un’altra associazione di esuli. Questa scelta
stravagante ha fatto gettare
la maschera ai quattro di Padova, dietro ai quali non c’è
nessuno, neanche figli, coniugi o parenti. Dopo quest’osservazione fatta al Consiglio
comunale, la mansueta verbalizzante ha tolto via dal Verbale la qualifica di dirigenti
dell’Anvgd con i quali erano
stati trionfalmente presentati,
come se questo fosse un trofeo
da esibire e non una prova di
estrema debolezza da celare.
Nel Verbale ufficiale la qualifica di dirigenti dell’Anvgd è
stata sollecitamente eliminata. Resta, però, la prova che
una politica affaristica che
non trova appoggi, consensi
e collaboratori, mentre quella
idealistica del Rime, continuata della Delegazione di Trieste
accoglie consensi ed adesioni.
Come è dimostrato dal fatto
che tutti e sei i candidati proposti da Trieste non solo sono
tutti dalmati, ma anche persone di prestigio, di livello e soprattutto patrioti. Quattro su
sei sono giovani!
L’INFORMATORE DISINFORMATO
L’addetto padovano alla
Dalmazia, Elio Ricciardi ha
denunciato pubblicamente e
con forza il fatto che tra gli
esuli dalmati nessuno si interessava minimamente della
Dalmazia di oggi. Il rammarico sarebbe stato vero e
fondato se avesse precisato
che parlava solo dei dalmati di Padova ed escludeva
i dalmati di Roma, Milano e soprattutto di Trieste.
IL DALMATA LIBERO
Quest’ultimi solo in questo
scorcio di anno hanno pubblicato una Guida di Cattaro
in italiano ed in lingua montenegrina, l’hanno presentata a Venezia, Trieste, e Cattaro. Inoltre, hanno sorretto
il Liceo linguistico – informatico di Spalato, più volte
citato nel corso di questi cinque anni di vita nell’edizione triestina del giornale del
quale riportiamo un articolo
anche in questo numero. Si
ignora anche l’azione politica sorretta solo dai dalmati
di Trieste per ottenere l’Asilo italiano di Zara, ancorché
divenuto solo privato e non
pubblico a causa delle furbizie dell’Unione italiana di
Tremul con la tacita acquiescenza del Sindaco e della
Giunta di Padova. Si dimenticano inoltre i pluriennali
corsi di lingua italiana tenutisi anche quest’anno in tutta
la Dalmazia, ed il pagamento
delle tasse annuali necessarie al salvataggio delle tombe italiane di Cattaro. Tutto
questo ed altro è stato fatto
solo dai “maledetti triestini”
e, quindi, è come se non fosse
stato fatto. Incredibile!
IL DALMATA LIBERO
agosto 2014
pag.15
Il “proprietario” del Libero Comune svende gli indennizzi degli esuli, censura le notizie
indecenti, scippa Il Dalmata, silenzia le proteste dell’Asilo di Zara, tace sul voto dei “rimasti”
nella Regione Fvg, sui 10 milioni di € dei beni dello Stato italiano intestati all’UI,…
L’ultima trovata è di ridurre
ad una disputa personale tra
due galletti la cui età si aggira intorno agli ottant’anni le
gravi decisioni del proprietario unico del Libero Comune
che mettono a rischio la sopravvivenza degli esuli e degli
italiani residenti in Dalmazia.
Niente di più inverosimile!
Il fatto che in Dalmazia non si
possano aprire scuole ed asili a carico dello Stato croato,
come avviene regolarmente
in Istria ed a Fiume, perché
l’Unione italiana e la FederEsuli non vogliono richiedere
l’applicazione dell’Accordo
Dini-Granić del 5 novembre
1996 non ha proprio niente
di personale, semmai è legato
alla sopravvivenza politica di
Tremul e Codarin i cui legami
abbiamo spiegato ne Il Dalmata libero del giugno 2014 a
pag. 10.
La disperata lettera della Presidente della Comunità di
Zara, Rina Villani, che abbiamo intercettato e pubblichiamo a pag. 10 è la riprova che
eravamo fin troppo speranzosi quando prevedevamo che
l’Asilo di Zara sarebbe durato un paio d’anni. Invece, già
quest’anno potrebbe subire ritardi d’apertura ed interruzioni a causa della mancanza di
regolari finanziamenti, perché
l’Asilo è alla mercé dell’Unione italiana di Tremul ed alla
buona volontà finanziaria della Regione Veneto, del Comune croato di Zara, ecc..
Cosa ci sia di personale tra chi
scrive e il nostro Proprietario
non si riesce proprio a capire,
anche perché bisognerebbe
spiegare le ragioni per le quali Luxardo e Giunta abbiano
costantemente avversato l’Accordo Dini-Granić. Stufo di attendere e di pungolare, l’applicazione è stata richiesta ufficialmente da me con il Centro
Ricerche Culturali Dalmate di
Spalato, formato dalla Fondazione Rustia Traine di Trieste
e dalle Comunità italiane di
Dalmazia, riconosciute dall’Ui
e non. Tra le non riconosciute
ricorderemo quella di Lesina,
il boicottaggio per Ragusa e
la Comunità di Cattaro e del
Montenegro, respinta perché
non fa parte della Repubblica
di Croazia.
Come sono stati spesi i finanziamenti che solo nei tre
anni scorsi prevedevano uno
stanziamento di 2.300.000 €
all’anno, cioè 4 miliardi e 600
mila delle vecchie lirette ogni
santo anno, di cui sono a conoscenza solo i due geni dell’alta politica Luxardo e Varisco,
mentre tutti gli altri membri
della Giunta e del Consiglio
comunale sono tenuti all’oscuro? Insomma, si tratta di milioni di euro, cioè di miliardi
di vecchie lire che non sono
bruscolini ed Il Dalmata si è
limitato di chiedere di sapere
come siano stati spesi e con
quali risultati che poi, per la
verità, nessuno di noi ha visto.
Risposta: scippano Il Dalmata, per tapparci la bocca.
Per evitare che queste rivelazioni turbassero i nostri Raduni, ho abbandonato a metà
il Raduno di Parma, non ho
partecipato per protesta al Raduno di Abano ed ho chiesto
la convocazione di un Consiglio comunale straordinario su
questi argomenti che, invece,
sono stati accantonati e sostituiti da una noiosa elencazione di fatti ordinari, oltretutto
sballati e si è dibattuto uno
solo dei punti: la Fondazione
del Mercimonio con poche e
stentate notizie. Per saperne di
più, abbiamo dovuto provocare una riunione informale della Federazione a Trieste di cui
documentiamo l’esistenza con
fotografie in 1° pagina ed nelle
pagg. 5-6, accompagnandole
con le notizie più importanti,
per farla finita con le accuse
di essere “falso” e “bugiardo” ripetute quattro volte nei
nostri organismi interni e con
mirabile faccia di bronzo, da
Codarin, dopo che tutti ormai
avevano ammesso il misfatto.
Anche qui non c’è niente di
personale da parte mia. Non
so se c’è qualcosa di personale
per Luxardo, perché nessuno
sa niente dello Statuto della
Fondazione del Mercimonio e,
quindi, se tra gli amministratori fossero presenti Luxardo e
Varisco per gestire i 60 milioni
di euro (120 miliardi di lire!),
che la Fondazione credeva di
avere nel sacco e che, invece,
costituivano solo una pia illusione di alcuni mercanti, che
credevano di essere dei politici
sopraffini.
Ma la ragione per la quale il
“Proprietario” ha creato questo malessere sottraendo Il
Dalmata dalla libera disponibilità di tutti e limitandolo
alla pubblicazione di notizie
spesso pasticciate e taroccate,
è legato alla proprietà dei beni
immobili, intestato all’Ui, il
cui ultimo acquisto è l’Asilo
di Zara. Tutti questi beni sono
stati pagati con soldi esclusivi
dello Stato italiano, ma intestati a due società private. Il
valore all’atto dell’acquisto
di questi immobili era di oltre 10 milioni di euro, ma il
valore reale ammonta circa a
30 milioni di euro, cioè 60 miliardi di lire. La nostra rivolta
ideale e morale è cominciata
quando ho ricevuto l’ordine
da Luxardo di non pubblicare i due articoli apparsi sul n.
80 a pagg. 4-5 ed ho risposto
che, se riteneva opportuno difendere l’operato illegale della
Cupola finanziaria che dirige
le Unioni italiane di Fiume e
di Capodistria (la gente normale in Istria, a Fiume ed in
Dalmazia non ne sa niente)
aveva tutto lo spazio per farlo, ma rifiutavo, come sempre,
censure oltretutto incomprensibili. Sarei curioso di sapere
cosa ci sia da parte mia di personale in tutto ciò! È difficile
dire, anche perché dopo aver
rappresentato i Dalmati nella
FederEsuli dalla sua fondazione fino a quando son arrivati i
soldi, senza aver mai intascato
una lira, è difficile sostenere
che io abbia interessi personali
in materia. Tutte queste notizie
sono state scritte, semmai, con
un eccesso di moderazione al
punto che non tutti le hanno
capite, nell’edizione triestina
de Il Dalmata, di cui ho fatto il Direttore per diciott’anni senza aver mai preso una
lira. Inoltre, la Delegazione di
Trieste ha accumulato qualche
debito per aver usufruito per
vent’anni di luce, acqua, gas
da riscaldamento, pulizie, sistema di raffreddamento con
annessi computer ed attrezzature informatiche di proprietà
della Fondazione, rimandando
il pagamento a momenti migliori. Anche in questo caso, in
qualità di Presidente, non solo
ho sacrificato 5-6 ore di ogni
santo giorno garantendo una
presenza continuativa per organizzare tutto quello che era
necessario, soprattutto in Dalmazia, senza guadagnare una
sola lira, ma, anzi rimettendoci qualche soldarello, pagando
inoltre tutte le spese di viaggio
di tasca mia, per non parlare
delle spese del cellulare, del
telefono personale, dell’e-mail
e dei lavori del computer fatti
a casa mia.
Nell’ultimo Consiglio comunale, dove si sarebbe potuto
discutere tutte queste cose,
senza turbare l’atmosfera dei
radunisti che ignorano in gran
parte questi non edificanti problemi, pur pesanti, perfino la
discussione su Il Dalmata è
stata rinviata a Jesolo! Infatti,
anziché affrontare il discorso
sulla libertà di scrivere tutto
quello che i Dalmati vogliono
e debbono sapere, si è voluto
ridurre il problema della libertà di stampa alla proprietà
del giornale che è stata per
diciott’anni della Delegazione
di Trieste che l’ha pubblicato
e che oggi viene consegnato ai
censori di tutte quelle notizie
sulla vita futura dei Dalmati
italiani in Italia, nel mondo
ed in particolare in Dalmazia.
Si tratta di persone che non
hanno speso dieci minuti per
Continua a pag. 16
agosto 2014
pag.16
IL DALMATA LIBERO
AGOSTINI CLAUDIO, Albignasego
(PD), per simpatia e amicizia, € 50
BARONI GIORGIO, Duino Aurisina
(TS), per Il Dalmata libero, in memoria dei miei vecchi Baroni e Festini, €
20
BERNETTI LILIANA, Trieste, in
memoria di Giovanni, Tina e Giuliano, €15
BONE GRAZIELLA, Trieste, per Il
Dalmata libero, € 10
CAPURSO LIDIA, Macerata, per Il
Dalmata libero, in memoria di mia
sorella Maria Capurso, € 30
CARSTULOVICH GIAN DOMENICO, Milano, contributo, € 10
CASSANELLI NICLA, Milano, per
Il Dalmata libero, € 20
CECCOLI ADA, Trieste, ha raccolto,
fino al giorno della sua scomparsa, per
Il Dalmata libero i contributi degli
amici del Dalmazia Club 1874 Trieste
che ci sono stati recapitati dal marito
Marcello Gabrielli, € 165
COURIR LAURA, Venezia Lido, per
Il Dalmata libero contributo annuale
2014, € 20
CRNKOVICH GROZDANA, Brescia, contributo a favore dei dalmati a
nome anche di Gianfranco Crnkovich,
€ 40
DUICHIN MARCO, Roma, per Il
Dalmata libero, € 10
GAMBA ZAIRA, Dongo Como, in
memoria della sorellina Novella, sepolta a Zara, € 15
GHERDINI ANDREA, Firenze, € 40
GUTTY GIANFRANCO, Sgonico
(TS), per Il Dalmata libero, € 40
INCHIOSTRI PAOLETTI LUISA,
Trieste, per Il Dalmata libero, € 50
KALMETTA LUISA, Chieti Scalo,
€ 20
KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, €
20 (secondo versamento)
LIPARI CHIELLI PINA, Pisa, € 20
MARINCOVICH MARIAGRAZIA,
Roma, contributo 2014, € 50
MAYERLE GIGLIOLA, Bologna,
per ricordare la mia carissima amica
Annamaria Biasutti Branchetta, € 30
MILLICH FRANCESCO e AMALIA, La Wantzenau (Francia), € 100
MODER PAVICICH ALICE, Pescara,
per Il Dalmata libero, € 30
MORATTO GIORGINA, Trieste,
sono un istriana, amo la Dalmazia e
le notizie che la stampa delle mie associazioni non pubblica e Il Dalmata
libero sì, € 20
PACINOTTI ANNA MARIA, Firenze, in ricordo di Sergio, Beppina e
Lido, € 20
PANELLA RFFAELLA, Assisi (PG),
per Il Dalmata libero, 15
QUADRIO ITALO, Conegliano (TV),
contributo 2014, € 20
RABAR rag. FLAVIO, Ferrara, contributo, € 20
RAGGI KARUZ SECONDO, Ariccia
(Roma), anno 2014, € 50
RAMACCIOTTI WALTER, Lucca,
contributo anno 2014, € 10
RAMPINI MARIA, Venezia Mestre,
€ 10
RANIERI GOSPODNETICH RAFFAELLA, Lurago Marinone, sostenitore, € 50
RIEDLING ADRIANA, S. Benedetto
del Tronto, in ricordo di papà Branimiro Riedling, mamma Luigia e Bruno mio fratello – un caro ricordo di
Ulisse Donati, € 20
RIGATTI ORSINI MIRELLA, Trieste, in ricordo di Giorgio Orsini, € 20
ROSSETTI ALVARO, Livorno, € 10
ROZBOWSKY RODOLFO, Muggia,
in memoria dei propri cari, € 50
RUBINI OTTONE, Toronto, per Il
Dalmata libero, € 50
RUZZIER GIOVANNI, Rimini, pro
periodico, € 10
SALAMON GUIDO, Roma, per ricordare i genitori Miro e Teresita e la
sorella Annamaria, € 50
SARTORETTI LAURA, Udine, per Il
Dalmata libero, € 20
SCANO ANTONIO, Cagliari, in ricordo del papà Scano Domenico, € 20
SCARIZZA ADRIANA, Duino, contributo 2014, € 10
SCHIAROLI ELIO, Trani (BAT),
contributo, € 10
SCHIAVINA DANIELA, Bologna,
per ricordare mia madre Anna Curkovic e tutti i miei cari che non ci sono
più, € 25
SCIORTINO STEFANO, Volta Mantovana (MN), supporto al periodico,
€ 10
SCRIVANICH ANTONIA, Port Arthur, Tasmania, Australia, tramite
Western Union (preghiamo i lettori
esteri ad inviare i loro contributi
tramite bonifico bancario al Iban
segnata nello statino di p. 2), € 94,47
SERRENTINO CECCONI MELINA,
Venezia, € 30
SICCARDI SERGIO, Trieste, sono
indignato e sorpreso che nessuno
agisca affinché quattro – cinque mila
rimasti, scelti tra i comunisti, vengano ad inquinare le elezioni per il Presidente della Regione Friuli Venezia
Giulia, per il Consiglio regionale,
per i Sindaci e i consigli comunali di
Trieste, Gorizia, Muggia, San Dorligo
della Valle, ecc. senza aver mai risieduto nelle città della nostra Regione in
cui votano. Gli esuli che invece hanno
risieduto nelle loro città non possono
certo votare in Istria o in Quarnero, €
20
SIGOVINI ALDO, Lido di Venezia,
contributo al giornale, € 20
SIMONE PICCIRILLO RAFFAELLA, Rapallo (GE), contributo periodico, € 35
SOCCI LORENZO, Ancona, contributo e quota di adesione, € 25
SPINELLI ARMANDO, Lucca, ricordando la cara Domiziana e suo fratello
Egidio Spinelli, € 20
SPINELLI FRANCO, Montefiascone,
€ 20
STEFANI BIRGA TINA, Firenze,
contributo, € 25
STIPANOVICH ESTER, Milano, per
la mia terra che tanto amo, € 5
STIPANOVICH ESTER, Rimini,
contributo anno 2014 (in ricordo di
Antonietta Stipanovich De Franceschi), € 20
STIPCEVICH VANDA e PAOLA,
Bologna, in memoria di Pietro Stipcevich, sorella, fratello, mamma e papà
fam. Stipcevich, € 30
STRAUS TULLIO, Monfumo, contributo, € 20
SVIRCICH ANUSKA, Torino, contributo 2014 in ricordo di mamma Mitzi,
madre coraggio, € 50
TAMINO MARIA GRAZIA, Roma,
per tutti i cari Tamino - Varisco, € 30
TARABOCCHIA GIORGIO, Trieste,
per Il Dalmata libero, € 15
TOKIC BRUNO, Brescia, per il Dalmata libero, € 10
TOMMASEO LAURA e MARINA,
Trieste, in memoria di N.H. Giampietro Tommaseo Ponzetta, € 100
TOMMASO COSOLO, Fogliano, in
memoria di Laura Zorzi nata a Veglia,
€ 25
TRAPPOLI SUSANNA, Fano (PU),
per Il Dalmata libero, in memoria della nonna Elisabetta Vlatcovich dalla
nipote, € 20
TRELEANI MARIA, Cagliari, sostegno periodico, € 40
UNICH GIANNI, Roma, in memoria
dei miei genitori Unich Matteo e Benevenia Demida, € 15
VALLERY PAOLO, Albisola Superiore (SV), contributo e tanti cari saluti zaratini alla Redazione e Direzione,
€ 20
VENUTI COMAR MARIA GRAZIA, Trieste, per il giornale, € 20
VILLANI PINA e CLELIA, Trento,
in memoria dei genitori e delle sorelle
Anita, Elena e Ugo, € 30
VLADOVICH ALBINO e RINA,
Marina di Pisa (PI), contributo, € 20
WACKERMANN ILSE, Appiano,
contributo, € 15
ZANGHI ANNA e VINCENZO, Pordenone, € 50
ZERAUSCHEK LUCIANO e ALICE, Trieste, per ricordare i nostri cari
Tania, Riccardo, Renato, Mari, € 50
ZERAUSCHEK MARSAN EMMA,
Fertilia (SS), per ricordare mia sorella
Rina, perché la gaveva sempre Zara
nel cuore, € 20
ZERAUSCHEK MARSAN EMMA,
Fertilia (SS), ricordando con nostalgia Zara e per ricordare la memoria di
Vanni Rolli, € 20
ZETTI ANTONIO, Spinea (VE), per
il periodico anno 2014, € 20
ZILIOTTO LUIGI, Roma, per aiutarvi a non dimenticare, € 25
ZOHAR DI KASTERNEGG ELENA, Mestre, contributo anno 2014, €
10
ZUZZI EDDA, Lucca, contributo al
periodico, € 20
ZUZZI EDDA, Lucca, contributo, €
20 (secondo versamento)
Continua da pag. 15
invito i consiglieri e gli altri
amici ad essere tutti presenti,
per conoscere le verità nascoste ed esprimere un parere.
***
E che dire del fatto che 4.500
mila “rimasti” vengono a votare nelle elezioni del Friuli
Venezia Giulia, riuscendo ad
essere determinanti nell’elezione del Presidente della
Regione (la Serracchiani ha
battuto Tondo per circa 1.300
voti), il Sindaco di Trieste, di
Muggia, di Duino-Aurisina,
ecc. ed i Presidenti delle Provincie di Gorizia e di Trieste?
C’è qualcuno tra di noi che è
disposto ad ammettere che i
4.500 “rimasti” possano interferire nelle elezioni regionali
e comunali in Italia pur non
avendo mai risieduto nel Friuli
Venezia Giulia? Il tutto mentre nessun esule, che pure è
risieduto nella sua città o isola
d’origine, ha la possibilità di
votare nei Comuni croati e nel-
le Contee di Dalmazia, Istria e
Fiume. Il Dalmata di Trieste
ha denunciato questi fatti che
hanno lasciato tutti increduli
ed a bocca aperta, perché nessuno pensava che esistessero
intrighi politici così assurdi,
anche perché non esiste alcuna legge che preveda tutto ciò,
ma solo una Circolare dell’Aire che non può sostituire una
legge in materia.
Dir
pensare a questi argomenti ma
che pretendono di indirizzare
la nostra Associazione secondo quanto ha deciso la cupola
politica che consiglia Codarin
e Tremul, senza che nessuno
sappia niente e senza che nessuno possa, quindi, intervenire. Il Consiglio comunale a
Jesolo verrà chiamato ad assumere queste decisioni, per cui