Impiantistica per i Beni Culturali
Transcript
Impiantistica per i Beni Culturali
10/02/2012 Lombardia Eccellente Progetto Buone Prassi per il Lavoro del Futuro Impiantistica per i Beni Culturali: coniugazioni possibili Modulo III Uno sguardo al contenitore: forma e struttura 9-11 Febbraio 2012 Ing. Fausto Minelli – Università di Brescia CORSO DI ALTA FORMAZIONE Impiantistica per i Beni Culturali: coniugazioni possibili LOMBARDIA ECCELLENTE - PROGETTO BUONE PRATICHE PER IL LAVORO DEL FUTURO CON LA COLLABORAZIONE DI CON IL PATROCINIO DI Analisi dei quadri fessurativi Ing. Alessandra Marini e Ing. Fausto Minelli CON LA COLLABORAZIONE DI CON IL PATROCINIO DI 1 10/02/2012 SOMMARIO SOMMARIO - INCATENAMENTI NELL’EDIFICATO STORICO - COMPORTAMENTO ARCHI E VOLTE - DISSESTI NELLE STRUTTURE MURARIE - RILIEVO DEI QUADRI FESSURATIVI - INTERPRETAZIONE DEI QUADRI FESSURATIVI - COMPORTAMENTO DEGLI EDIFICI IN MURATURA IN ZONA SISMICA - ANALISI DELLE CARENZE - ANALISI DI VULNERABILITA’ - MIGLIORAMENTO SISMICO DEGLI EDIFICI - INCATENAMENTO DELLE MURATURE - DIAFRAMMI DI PIANO - COPERTURE ANTISISMICHE Interpretazione dei quadri fessurativi DISSESTI NELLE STRUTTURE MURARIE RILIEVO DEI QUADRI FESSURATIVI -Tracciamento dei quadri fessurativi - Tecniche di monitoraggio - Quadri stabili o instabili INTERPRETAZIONE DEI QUADRI FESSURATIVI Molteplici cause: -Carichi verticali: rotture per schiacciamento, pressoflessione, instabilità, rotture in corrispondenza dei carichi concentrati, rotture del materiale di rivestimento. -Cedimenti di fondazione: cedimenti lunghi e corti -Carico termico, pareti continue e rivestimenti -Carichi orizzontali: Azione sismica, Presenza di archi e volte Presenza di coperture spingenti. 2 10/02/2012 Dissesti nelle strutture murarie Classificazione fessure: - vecchie (scure con cigli fessurativi consumati) e nuove (bianche e frastagliate); - stuccate - riaperte - passanti o superficiali - pronunciate o cavillature Rappresentazione: -Isolare i quadri fessurativi di differente severità su differenti Layer. (La visualizzazione dei soli layer contenenti le fessure più severe consente in generale di interpretare il quadro fessurativo). - isolamento blocchi rigidi 1 2 3 Rimedi: -Eliminazione delle cause, a meno che il fenomeno non sia esaurito Dissesti nelle strutture murarie SCOMPOSIZIONE IN BLOCCHI 1 2 3 Direzione degli spostamenti [Ref. 1] 3 10/02/2012 Interpretazione dei quadri fessurativi QUADRI FESSURATIVI COMPRESSIONE SEMPLICE TAGLIO A COMPRESSIONE E TAGLIO B C TRAZIONE D [Ref. 1] Rilievo dei quadri fessurativi Monitoraggio delle strutture Spostamenti verticali e orizzontali, fuori piombo, apertura di fessura -Operazione necessaria per la verifica della presenza di cedimenti in atto. -Prima durante e dopo l’intervento di recupero. Importante per la verifica della corretta rimozione delle cause scatenanti i dissesti. s s Progressione accelerata Quadro fessurativo in evoluzione t s Progressione Ritardata t Quadro fessurativo in evoluzione t Progressione inizialmente uniforme, poi stabile Quadro fessurativo stabilizzato 4 10/02/2012 Interpretazione dei quadri fessurativi CARICHI VERTICALI CEDIMENTI IN FONDAZIONE CAUSE DEI DISSESTI CARICO TERMICO CARICHI ORIZZONTALI Archi e volte Coperture spingenti Sisma Carichi verticali Schiacciamento per peso proprio A [Ref. 2] 5 10/02/2012 Carichi verticali Schiacciamento per peso proprio Disfacimento di un paramento Marcato spanciamento di un paramento [Ref. 3] Carichi verticali Schiacciamento per sovraccarichi localizzati [Ref. 1] (Mastrodicasa) 6 10/02/2012 Carichi verticali Pressoflessione [Ref. 1] Carichi verticali Instabilità degli elementi verticali compressi [Ref. 1] 7 10/02/2012 Carichi verticali Rottura per sollecitazioni taglianti Si distinguono due principali modalità di rottura: a) per fessurazione diagonale b) per taglio-scorrimento [Ref.6] Carichi verticali CONCENTRAZIONE DEGLI SFORZI SUL RIVESTIMENTO N N 1 1 1 2 1 2 N N 1 1 2 2 1 muratura 1 muratura 1 marmo muratura 2 materiale non materiale non 2coeso 2 coeso E1 >> E2 Il carico è sostenuto dai paramenti di muratura esterni 1 marmo 2 muratura E1 >> E2 Il carico è sostenuto dal rivestimento Rischio di instabilizzazione ed espulsione della lastra di marmo 8 10/02/2012 Cedimenti in fondazione COMPONENTI DEL MOTO: • TRASLAZIONE VERTICALE (la “fessura scende verso il corpo in posto”) • ROTAZIONE (origine di fuori-piombo) • TRASCINAMENTO – TRASLAZIONE ORIZZONTALE Cedimenti in fondazione IN FUNZIONE DI L/H – CLASSIFICAZIONE DI CEDIMENTI LUNGHI O CORTI CEDIMENTI CORTI PREDOMINA IL TAGLIO CEDIMENTI LUNGHI PREDOMINA LA FLESSIONE 9 10/02/2012 Cedimenti in fondazione Traslazione verticale intermedia [Ref. 3] (da Sito Vigili del Fuoco di Bergamo) Cedimenti in fondazione Traslazione verticale terminale [Ref. 3] (Ing. De Angelis - Sito Vigili del Fuoco di Bergamo) 10 10/02/2012 Cedimenti in fondazione [Ref. 4] Cedimenti in fondazione Cedimento d’angolo [Ref. 4] 11 10/02/2012 Cedimenti in fondazione RUOLO DELLA DIMENSIONE DELLE APERTURE FLESSIONE TAGLIO andamento intermedio [Ref. 3] Cedimenti in fondazione RUOLO DELLA DIMENSIONE DELLE APERTURE FESSURAZIONE PER TAGLIO 12 10/02/2012 Cedimenti in fondazione RUOLO DELLA DIMENSIONE DELLE APERTURE FESSURAZIONE PER FLESSIONE Cedimenti in fondazione CEDIMENTI IN PRESENZA DI APERTURE [Ref. 3] 13 10/02/2012 Cedimenti in fondazione (Lagomarsino) Lesione sotto ad una finestra (Lagomarsino) Lesione sopra ad una porta Cedimenti in fondazione [Ref. 2] (Lagomarsino) 14 10/02/2012 Cedimenti in fondazione CEDIMENTO DEL PIEDRITTO DI UN ARCO Cedimenti in fondazione ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO DI EDIFICI ADIACENTI W2 W1 W1 < W2 STRUTTURE COSTRUITE CONTEMPORANEAMENTE W2 W1 W1 < W 2 W1 COSTRUITA DOPO W2 SU TERRENO NON CONSOLIDATO 15 10/02/2012 Cedimenti in fondazione TRASLAZIONE ORIZZONTALE TRASVERSALE CEDIMENTI LUNGHI CEDIMENTI CORTI [Ref. 3] Cedimenti in fondazione TRASLAZIONE ORIZZONTALE TRASVERSALE CEDIMENTI LUNGHI CEDIMENTI CORTI [Ref. 3] 16 10/02/2012 Cedimenti in fondazione ROTAZIONE [Ref. 3] Carico termico Pareti continue L = 15 - 30 m 17 10/02/2012 Carichi orizzontali Spinta di archi e volte [Ref. 1] [Ref. 2] Carichi orizzontali Coperture spingenti [Ref. 5] 18 10/02/2012 Carichi orizzontali Copertura spingente: spinta delle travi di displuvio, dei puntoni spinta su muro a doppio paramento [Ref.5] Carichi orizzontali Spinta di terrapieni 19 10/02/2012 Riferimenti bibliografici 1. 2. 3. 4. 5. 6. prof. Giuseppina Uva. Lezione su Dissesti degli edifici in muratura. Politecnico di Bari- Facoltà di Architettura. Venerdì 19 Dicembre 2004 G. Cigni. Il consolidameto murario. Tecniche di intervento. Ed. kappa. Roma 1978 S. Mastrodicasa. Dissesti statici delle strutture edilizie. Hoepli Ed. Milano, 1983. Manuale Regione Umbria. Guerrieri (a cura di). Manuale per la riabilitazione e la ricostruzione postsismica degli edifici. Regione Umbria. DEI. Tipografia del Genio Civile, 1999. Manuale Regione Marche. Repertorio dei meccanismi di danno, delle tecniche di intervento e dei relativi costi negli edifici in muratura, Sisma Marche 1997, Decreto del Commissario Delegato per gli interventi di Protezine Civile n. 28 del 10 aprile 2002, Regione Marche, 2007. Prof. Ing. Guido Magenes. EDIFICI CON STRUTTURA IEDIFICI CON STRUTTURA IN MURATURA .Lezione pressol’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bergamo. IX CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE “L’Ingegneria e la Sicurezza Sismica” Novembre 2003 Costruzioni esistenti in muratura 20 10/02/2012 RIFERIMENTI TECNICI RIFERIMENTI TECNICI: - NORME TECNICHE COSTRUZIONI – NTC 2008 - EUROCODICE 6 – EC6 - LINEE GUIDA PER LA VALUTAZIONE E RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO DEL PATRIMONIO CULTURALE con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni RIFERIMENTI TECNICI LINEE GUIDA PER LA VALUTAZIONE E RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO DEL PATRIMONIO CULTURALE con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni Concetto di RESTAURO in continua evoluzione: Immagine Restauro Stilistico (‘700-‘800) Destinazioni d’uso Restauro Filologico Materia Conservatori LINEE GUIDA: TEORIA DELLA CONSERVAZIONE Restauro STILISTICO Carcassonne – Viollet Le Duc 21 10/02/2012 RIFERIMENTI TECNICI 1902 1912 RIFERIMENTI TECNICI LINEE GUIDA: Obiettivo dell’intervento di conservazione dal punto di vista della riabilitazione strutturale: garantire la sicurezza, preservando oltre che il bene materiale anche il funzionamento strutturale. si operano inevitabilmente scelte di compromesso Si richiede che ogni scelta sia ben documentata “Manifesto della Conservazione” Palazzo della Ragione - Marco Dezzi Bardeschi 22 10/02/2012 RIFERIMENTI TECNICI LINEE GUIDA: SCELTA DELLA DESTINAZIONE D’USO Dalla scelta della destinazione d’uso dipendono: carichi, impianti, sicurezza strutturale, rapporti aereo illuminanti, vie di fuga, servizi, ascensori, accessi e strutture per handicappati, isolamento termico ed acustico, protezione dall’incendio, costo finale dell’intervento conservativo etc… Possibilità di delocalizzare le funzioni rilevanti o strategiche NTC 2008 23 10/02/2012 NTC 2008 LIVELLO DI APPROFONDIMENTO DELLE INDAGINI LIVELLO DI CONOSCENZA – LC1,LC2,LC3 FATTORI DI CONFIDENZA – FC BENI MONUMENTALI – FC differenti NTC 2008 BENI MONUMENTALI – SLDB danno bene artistico 24 10/02/2012 NTC 2008 Sono individuate tre categorie di intervento: Adeguamento Miglioramento Riparazione Collaudo statico obbligatorio sia per gli interventi di adeguamento che per quelli di miglioramento. NTC 2008 Ricerca archivistica: disegni originali di progetto ricostruzione la storia progettuale e costruttiva identificazione fasi edilizie (storia destinazioni d’uso) storie di carico (ex: terremoti) Considerazioni sullo sviluppo storico del quartiere in cui l’edificio è situato. Regole dell’arte locali e storia delle tecniche. 25 10/02/2012 RILIEVO Analisi STRATIGRAFICA e Ricostruzione FILOLOGICA RILIEVO: GEOMETRICO STRUTTURALE e dei dettagli costruttivi MATERICO DEL DEGRADO QUADRI FESSURATIVI E DEFORMATIVI ed interpretazione EIDOTIPO (con edifici in adiacenza) MONITORAGGIO Fasi della conoscenza: non sequenziali ma integrate. quadri fessurativi e deformativi Classificazione fessure: - vecchie (scure con cigli fessurativi consumati) e nuove (bianche e frastagliate); - stuccate - riaperte - passanti o superficiali - pronunciate o cavillature Rappresentazione: 1 2 3 -Isolare i quadri fessurativi di differente severità su differenti Layer. (La visualizzazione dei soli layer contenenti le fessure più severe consente in generale di interpretare il quadro fessurativo). - Isolamento blocchi rigidi : identificazione di sottostrutture - descrizione delle lesioni: distacco, rotazione, scorrimento nel o fuori del piano - descrizione delle deformazioni (fuori piombo, rigonfiamenti, depressioni volte. identificazione cinematismi Rimedi: - Eliminazione delle cause, a meno che il fenomeno non sia esaurito (esiti monitoraggio) LINEE GUIDA + CIRCOLARE 2009 26 10/02/2012 monitoraggio Monitoraggio del fuori piombo In funzione del tipo di rischio, le soglie di pericolosità possono essere molto diverse. Telecordinometro monitoraggio Monitoraggio del apertura di fessura 27 10/02/2012 monitoraggio Monitoraggio allontanamento imposte delle centine CARATTERIZZAZIONE DEI MATERIALI Il PIANO DELLE INDAGINI è predisposto nell’ambito di un quadro generale volto a mostrare le motivazioni e gli obiettivi delle indagini stesse. lndagini MINIMAMENTE INVASIVE Nel caso in cui vengano effettuate PROVE SULLA STRUTTURA, attendibili ed in numero statisticamente significativo, i valori delle resistenze meccaniche dei materiali vengono desunti da queste e prescindono dalle classi discretizzate previste nelle NTC. Per quanto riguarda le costruzioni in muratura, le Regioni possono definire, ad integrazione della Tabella C8B.1 in Appendice C8B, TABELLE SPECIFICHE PER LE TIPOLOGIE MURARIE ricorrenti sul territorio regionale. 28 10/02/2012 Indagini visive Di particolare importanza risulta la presenza o meno di elementi di collegamento trasversali (es. diatoni), la forma, tipologia e dimensione degli elementi, la tessitura, l’orizzontalità delle giaciture, il regolare sfalsamento dei giunti, la qualità e consistenza della malta. Singolo o doppio paramento, con sacco con diatoni di collegamento Muratura regolare/irregolare Muratura listata Ammorsatura Rimozione 100x100cm intonaco: (1) Interno/esterno diatoni (2) Angolate ammorsatura Indagini visive Muratura in pietra squadrata a tessitura regolare Muratura in pietra NON squadrata a tessitura irregolare 29 10/02/2012 Indagini visive Muratura irregolare Muratura listata Nel caso delle MURATURE STORICHE, i valori indicati sono da riferirsi a condizioni di muratura con malta di scadenti caratteristiche, giunti spessi ed in assenza di ricorsi o listature che, con passo costante, regolarizzino la tessitura ed in particolare l’orizzontalità dei corsi. Inoltre si assume che le murature siano a paramenti scollegati, ovvero manchino sistematici elementi di connessione trasversale (o di ammorsamento per ingranamento tra i paramenti murari). 30 10/02/2012 CARATTERIZZAZIONE DEI MATERIALI Il ruolo delle indagini diagnostiche e conoscitive nella riabilitazione strutturale In collaborazione con Ing. Cominelli 31 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE FASE DIAGNOSTICA - Individuare la tipologia strutturale e gli schemi statici - Valutare gli stati tensionali a cui è soggetto l’edificio - Definire le caratteristiche dei materiali Valutare la capacità portante della struttura esistente e la sua idoneità strutturale Definire l’intervento di conservazione più appropriato IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVE DISTRUTTIVE = metodologie altamente invasive, che comportano il deterioramento del campione o dell’elemento in esame. PROVE SEMI DISTRUTTIVE = metodologie lievemente invasive, che comportano lievi deterioramenti del campione o elemento in esame, facilmente ripristinabile. PROVE NON DISTRUTTIVE (NDT) = metodologie non invasive, che non comportano alcun deterioramento degli elementi in esame. 32 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE CASI DI STUDIO Il campanile della Chiesa di S. Maria Assunta sull’isola di Torcello, Venezia La copertura del Palazzo della Loggia, Brescia 33 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO 3-S 4-S 5-S 6° piano 1-S 2-S 1° piano Armadio Enel Z Area non rilevabile linea di terra 0 X IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE MARTINETTI PIATTI Obiettivi: - determinare le principali caratteristiche meccaniche di una struttura muraria in termini di: stato di sforzo = sm [daN/cm2] deformabilità = modulo elastico E [MPa] resistenza = sm,u [daN/cm2] 34 10/02/2012 deformometro martinetti piatti IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA 50cm RIABILITAZIONE STRUTTURALE 30cm olio in pressione Singolo martinetto: determinazione dello stato di sollecitazione t' P Pu P t pressione di ripristino b' deformometro martinetti piatti B 50cm s 30cm olio in pressione Il valore di tensione "s" nel punto di prova è espresso dalla seguente relazione: s = K m × Ka × p dove: P Km = costante che tiene conto delle caratteristiche geometriche del martinetto e della Pu P rigidezza della saldatura di bordo, determinabile tramite prova di compressione in laboratorio; t Ka = rapporto tra l‟area in pianta del martinetto e l‟area del taglio; p = pressione occorrente per ripristinare le originarie pressione dicondizioni della muratura. t' ripristino b' s B deformometro martinetti piatti IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA 50cm 30cm RIABILITAZIONE STRUTTURALE olio in pressione Doppio martinetto: determinazione delle caratteristiche di deformabilità t' P martinetti piatti P 50cm t deformometro Pu 30cm olio in pressione pressione di ripristino b' s B P P Pu pressione di ripristino b' B s 35 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVE SONICHE (NDT) Obiettivi: - qualificare la morfologia della sezione, individuando la presenza di vuoti, difetti o lesioni; - controllare le caratteristiche della muratura dopo interventi di consolidamento (iniezioni di malte e resine), verificando i cambiamenti delle caratteristiche fisiche dei materiali. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVE SONICHE (NDT) Realizzando una maglia rettangolare di punti di misura, le indagini soniche possono fornire un tomogramma sonico, ove attraverso diverse tonalità di colore è possibile evidenziare le zone con caratteristiche fisico-meccaniche differenti. Esempio della presenza di una canna fumaria rilevata attraverso l‟utilizzo di una indagine sonica. 36 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE 183 PROVE DI INFISSIONE 134 10-O (x=5,45m; z=21,65m) 438 n° colpi n° colpi 353 14-O (x=3,20m; z=25,62m) 10-O 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 14-O 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 1 2 3 Profondità [cm] 11-O (x=5,70m; z=21,50m) 20-O 13-O 14-O 16-O 17-O 18-O 1 525 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 7-O 504 3334 n° colpi 12-O (x=6,15m; z=21,68m) n° colpi 12-O 11-O 10° piano 8-O 8° piano 3 4 5 6 7 1 8 6 7 8 9 10 11 12 2 3 6-O 4 5 6 2 3 4 5 Profondità [cm] 12-O 1 5-O 2 Profondità [cm] 10-O 4004 9-O 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 n° colpi 527 15-O 12° piano 5 15-O n° colpi 19-O 14° piano 4 Profondità [cm] 15-O (x=0,60m; z=25,97m) 11-O 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 24-O (x=2,80m; z=6,15m) 7 8 9 10 11 12 13 Profondità [cm] 570 6° piano 544 13-O n° colpi 13-O (x=3,05m; z=25,83m) 1 1-O 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Profondità [cm] Profondità [cm] 221 222 2-O Z 301 3-O 4-O 1° piano 24-O 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 linea di terra 0 X Prospetto ovest IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVE DI FLESSIONE E COMPRESSIONE (UNI EN 1015-11) F h Fl0 a3 con a 40 mm ; lo 100 mm b l s f 1,5 0 F sc h b F a2 con a 40 mm a L b h 1A 1B MEDIA 2A 2B MEDIA 3A 3B MEDIA M [g] b [mm] h [mm] L [mm] l0 [mm] r[kg/m3] F [kN] σ [N/mm2] 477,0 459,4 43,2 41,4 41,9 41,8 152,0 152,0 105,0 105,0 1733,7 1746,5 377,7 361,9 38,0 37,5 42,6 42,2 138,0 136,0 105,0 105,0 1690,7 1681,5 924,5 862,8 51,3 47,7 51,0 51,5 200,0 200,0 130,0 130,0 1766,8 1756,1 1,25 3,17 2,21 1,86 1,27 1,57 2,66 4,28 3,47 2,59 6,90 4,74 4,24 3,00 3,62 3,89 6,60 5,25 37 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVE DI COMPRESSIONE SU PORZIONI DI MURATURA PRELEVATE IN CANTIERE Obiettivi: - determinare la resistenza a compressione delle murature esistenti. Questa prova è in generale SCONSIGLIATA a causa: - della distruttività della prova; - della difficoltà di prelievo, conservazione e trasporto del campione; - della poca rappresentatività delle reali condizioni di confinamento e di vincolo della muratura reale. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE CAROTAGGI Obiettivi: -osservazione diretta dei materiali costitutivi della sezione muraria e delle principali caratteristiche del relativo stato di conservazione Asportazione del mattone Particolare Esecuzione del carotaggio Carote 38 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE VIDEOENDOSCOPIE Obiettivi: - caratterizzare la stratigrafia della massa muraria e lo stato di conservazione degli elementi della struttura. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE Il Palazzo della Loggia 39 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE Il Palazzo della Loggia IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE INDAGINE STORICA 40 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE INDAGINE STORICA IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE LE STRUTTURE LIGNEE La valutazione dell‟entità del degrado delle strutture lignee è fondamentale per : decidere la possibiltà di restauro o di consolidamento statico decidere il tipo di intervento valutarne la fattibilità in termini di tempi e costi controllo visivo (può fornire solo un‟idea indicativa) Metodologie di indagine carotaggi (distruttiva, onerosa) test basato sulla penetrazione di un chiodo infisso col martello (poco dannosa ma risultati non affidabili) Necessità di una metodologia sperimentale sicura e ripetibile. Idea di dare un supporto scientifico alla prova del chiodo PROVA DI INFISSIONE 41 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI INFISSIONE (NDT) Obiettivo: - valutare la resistenza del legno, individuando anche l‟estensione e la profondità dell‟eventuale degrado. Vantaggi: - poco onerosa, affidabile, non distruttiva. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI INFISSIONE (NDT) tentativo di trovare una possibile correlazione tra i risultati ottenuti con la prova di infissione e le caratteristiche meccaniche del legno ottenute con le prove di flessione Fu [kN] = carico di rottura a flessione 1.5 1 0.5 0 0 1 2 3 4 5 6 7 numero di colpi 42 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI INFISSIONE (NDT) IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI INFISSIONE (NDT) 43 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI INFISSIONE (NDT) PALAZZO DELLA LOGGIA Prove di infissione sulla trave perimetrale n° colpi (10 e 12 marzo 2010) Livello di degrado <2 DEGRADATO 2<n°c< 8 LOCALMENTE DEGRADATO >8 BUONO ZONA NON ISPEZIONABILE 240 290 50 270 200 270 320 325 415 9743 510 190 530 190 50 110 160 260 123 274 350 280 350 280 430 390 100 240 780 140 230 100 160 Pianta del sottotetto con evidenziato lo stato di degrdo IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI PERFORAZIONE (NDT) Obiettivi: - individuazione delle variazioni di densità interne al legno, lungo un percorso preso in esame; - valutazione delle dimensioni della sezione. Resistograph: misura la resistenza opposta dal legno alla penetrazione di una punta azionata da un trapano che garantisce velocità di rotazione e avanzamento della punta costante. 44 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI PERFORAZIONE (NDT) IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE 45 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO (NDT) L‟analisi termografica permette la valutazione di: - tessitura muraria sottostante l'intonaco; - presenza di materiali diversi; - preesistenze strutturali ed eventuali anomalie costruttive; - discontinuità, lesioni, cavità; - distacchi di intonaco; - stato di conservazione dei paramenti; - ponti termici; - fenomeni di umidità, risalita capillare, condensa e infiltrazioni; - posizione dei condotti di ventilazione all'interno delle murature. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO La TERMOGRAFIA IR è una tecnica diagnostica assolutamente non distruttiva che, misurando la radiazione infrarossa emessa da un corpo, è in grado di determinarne la temperatura superficiale. Ogni oggetto con temperatura maggiore dello zero assoluto emette calore: più è alta la temperatura dell‟oggetto, maggiore è la radiazione IR emessa. Secondo la legge di Stephan Boltzmann ogni oggetto emette radiazione termica secondo la legge: E = σ ·ε ·T4 dove: σ = Costante di Stephan-Boltzmann T = temperatura del corpo ε = Emissività del materiale, 0 < ε < 1 E = energia irradiata 46 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO Per misurare l‟energia termica emessa dall‟ oggetto vengono utilizzate telecamere sensibili all‟infrarosso . Una termocamera è un dispositivo che visualizza l‟energia infrarossa (calore) non a contatto e la converte in segnale elettrico. Questo segnale viene poi processato per produrre un‟immagine su un monitor per ottenere una misura di temperatura. La termocamera misura l‟energia infrarossa per mezzo di microsensori che variano la loro resistenza in funzione della radiazione da cui vengono colpiti. Sensore microbolometrico IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO Vengono generate delle mappe in scala colorimetrica rappresentative delle zone indagate. Queste mappe associano ad una temperatura rilevata un colore corrispondente. La mappatura della temperatura superficiale è fondamentale per poter valutare lo stato di conservazione dei materiali stessi. 47 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO Nell‟immagine termica a destra è perfettamente visibile la struttura muraria sotto intonaco. A sinistra e a destra della parte inferiore del quadro c‟è un‟ampia zona con intonaco di epoca differente dal resto, che non permette di individuare la tessitura muraria sottostante. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO Esempio di apertura tamponata e successivamente intonacata. Presenza di una canna fumaria a ridosso di un elemento strutturale (trave). 48 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE TERMOGRAFIA ALL‟INFRAROSSO Utile nel progetto delle indagini diagnostiche per l’identificazione dei punti di indagine IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE CATENE METALLICHE Per le verifiche degli archi e delle volte è importante conoscere la resistenza e la tensione delle catene esistenti. La resistenza a snervamento può essere valutata attraverso prove non distruttive: - prova di impronta profonda - prova di piegatura La tensione nelle catene può essere valutata per via dinamica (prove soniche) o per via statica. 49 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI IMPRONTA SUPERFICIALE (Brinell, utilizzata in metallurgia) Obiettivi: -determinare la durezza di un metallo, effettuando un‟impronta permanente per mezzo di una sfera d‟acciaio extra dura caricata senza urto con una forza predeterminata. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI IMPRONTA PROFONDA (NDT) Obiettivi: - determinare la resistenza allo snervamento f y delle catene metalliche. b = vite di carico d = due bielle incernierate c = flessimetro millesimale a = punta conica STRUMENTO UTILIZZATO 50 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI IMPRONTA PROFONDA Vantaggi: - prova semplice e poco onerosa. Svantaggi: - i risultati sono molto dispersi ( si ottiene solo una indicazione sulle resistenze) è necessario adottare margini di sicurezza alti. IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DI PIEGATURA Obiettivi: - determinare la resistenza allo snervamento f y delle catene metalliche. fy M el N bt bt 2 / 6 dove: - N viene ricavata dalle prove statiche o dinamiche; - Mel viene ricavato dalla prova di piegatura; - b è la larghezza della catena; - t è lo spessore della catena. limite elastico F/2 F/2 N t F/2 completa F plasticizzazione y xp xel M xp F/2 a Fp Fel b y y r el r2 51 10/02/2012 IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA DINAMICA Obiettivi: - determinare la frequenza propria della vibrazione della catena dalla quale è possibile ricavare l‟azione assiale N. N 4 f 2 L2 Ar dove: f = la frequenza misurata con accelerometro; L = la lunghezza della catena; A = l‟area della sezione; r = la massa specifica, con r s g IL RUOLO DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E CONOSCITIVE NELLA RIABILITAZIONE STRUTTURALE PROVA STATICA Obiettivi: - determinare la tensione nella catena. N dove: F = forza orizzontale applicata; L = la lunghezza della catena; η = lo spostamento misurato. 80 60 40 20 0 15 F 20 Sez. 6 3 catena 1 2 3 4 5 6 7 8 100 10 100 300 Catena n°1 5 950 FL 4 F [kg] 120 0 100 25 f [Hz] 4.0 4.3 3.7 4.0 3.9 4.1 4.6 4.1 Nv [kg] 8320 9614 7118 8320 7909 8741 11003 8741 Ns [kg] 8550 9500 7125 7837 8310 9970 12350 8736 30 [mm] 52 10/02/2012 PROVE NON DISTRUTTIVE: GEORADAR Indagini diagnostiche GEORADAR La tecnica radar consiste nell'irradiare il mezzo di indagine con impulsi di energia elettromagnetica caratterizzati da una brevissima durata (qualche nanosecondo) e da un’elevata cadenza di emissione (decine di kHz); l’irraggiamento viene effettuato tramite un’antenna trascinata a velocità costante lungo la linea di prospezione. Una seconda antenna, funzionante come ricevitore e solidale con quella trasmittente, rileva gli impulsi riflessi dalle superfici di discontinuità tra materiali a differente costante dielettrica, che vengono poi trasformati dal sistema radar in segnali elettrici. Tali segnali vengono riprodotti sul monitor del sistema ed eventualmente memorizzati o stampati come pseudoimmagine (sezione tempi-distanze) della sezione indagata. Dalla rappresentazione così ottenuta è possibile evidenziare la presenza di superfici riflettenti, per esempio discontinuità nella stratificazione o cavità, e quindi ricavare lo spessore compreso tra la superficie di prospezione e quella riflettente (EX: l’aria ha costante dielettrica pari a 1, l’acqua a 81, il calcestruzzo ha costante dielettrica variabile da 4 a 11, il granito da 4 a 7, la sabbia bagnata da 19 a 24 mentre quella asciutta da 3 a 5). Indagini diagnostiche Indagini di LABORATORIO PROVE CHIMICHE Utili a classificare i componenti della muratura, in particolare per la caratterizzazione della malta. PROVE BIOLOGICHE Utili a verificare lo stato di degrado della muratura. PROVE FISICHE Utili a verificare lo stato di degrado della muratura e per scegliere gli opportuni trattamenti di consolidamento superficiale (massa volumica, porosità reale, coeff. Di imbibizione, gelività, umidità). PROVE MECCANICHE Caratteristiche meccaniche dei materiali costituenti (malta ed elementi) 53 10/02/2012 NTC 2008 NTC 2008 54 10/02/2012 Nota: AZIONE SISMICA ag SL : corrisponde ad una probabilità P(VR) di superamento nel periodo di riferimento VR (VR = VN CU) BENI MONUMENTALI O TUTELATI “categorie di rilevanza” (limitata, media, elevata) “categorie d’uso” (saltuario o non utilizzato, frequente, molto frequente). SLU: aSLU, BM=ag,___% aSLU, BM=ag,10% I SLE: aSLE, BM=ag,___% aSLE, BM=ag,50% I NTC 2008 55 10/02/2012 Comportamento di edifici soggetti a carichi verticali Comportamento di edifici in muratura in zona sismica La resistenza dei muri a forze agenti nel piano del muro è molto maggiore rispetto a quella rispetto a forze agenti ortogonalmente al piano, e quindi è maggiore la loro efficacia come elementi di controventamento. Setto resistente e rigido nel piano Maschio murario non resistente e non rigido fuori piano (da Touliatos) 56 10/02/2012 Comportamento di edifici in muratura in zona sismica LA CONCEZIONE STRUTTURALE DELL’EDIFICIO L’edificio in muratura deve essere concepito e realizzato come un assemblaggio tridimensionale di muri e solai, garantendo il funzionamento scatolare, e conferendo quindi l’opportuna stabilità e robustezza all’insieme. Data la complessità del comportamento reale di tali strutture, il progetto e l’analisi strutturale richiedono spesso l’introduzione di notevoli semplificazioni. Un criterio frequentemente seguito è quello di considerare l’edificio come una serie di elementi “indipendenti” opportunamente assemblati: - muri che svolgono una funzione portante e/o di controventamento - solai sufficientemente rigidi e resistenti per ripartire le azioni tra i muri di controventamento (azione di diaframma) Comportamento di edifici in muratura in zona sismica Setto resistente e rigido nel piano MECCANISMI NEL PIANO (II Modo) Maschio murario non resistente e non rigido fuori piano (da Touliatos) MECCANISMI FUORI PIANO (I Modo) 57 10/02/2012 Comportamento di edifici in muratura in zona sismica MECCANISMI FUORI PIANO Le fessure dipendono dal grado di ammorsamento delle murature Vulnerabilità degli edifici Meccanismi locali fuori piano. Mitigazione del rischio sismico: prevenire o ritardare i meccanismi fuori piano Disorganizzazione totale della scatola NTC 2008 ANALISI SISMICA GLOBALE ANALISI SISMICA LOCALE 58 10/02/2012 NTC 2008 EDIFICI IN AGGREGATO COMPLESSO ARCHITETTONICO UNITA’ STRUTTURALE NTC 2008 EDIFICI IN AGGREGATO 59 10/02/2012 Analisi sismica globale ANALISI SISMICA GLOBALE • L’analisi della risposta globale di un edificio ha significato quando sono impediti i meccanismi di collasso locali fuori dal piano (presenza di catene, cordoli…). • In questo caso, la risposta dell’edificio è governata dalla resistenza nel piano delle pareti. • In edifici inseriti in un aggregato, il significato dell’analisi è convenzionale, a causa dell’interazione con gli edifici adiacenti. • Quando la costruzione non manifesta un chiaro comportamento d’insieme, ma piuttosto tende a reagire al sisma come un insieme di sottosistemi (meccanismi locali), la verifica su un modello globale non ha rispondenza rispetto al suo effettivo comportamento sismico. In tali casi la verifica globale può essere effettuata attraverso un insieme esaustivo di verifiche locali. • • • • ANALISI LINEARE STATICA ANALISI DINAMICA MODALE ANALISI NON LINEARE STATICA PUSHOVER ANALISI DINAMICA NON LINEARE Metodi di analisi RD>SD 60 10/02/2012 SLU – verifica a pressoflessione nel piano SLU – verifica a pressoflessione nel piano dU = 0.8% HP 61 10/02/2012 SLU – verifica a taglio nel piano SLU – verifica a taglio nel piano dU = 0.4% HP 62 10/02/2012 Tecniche di modellazione Telaio equivalente a macroelementi Analisi dei meccanismi locali ANALISI LIMITE PER MECCANISMI LOCALI • approccio statico/cinemativo • Si considerano cinematismi tra blocchi rigidi • Si considera una distribuzione di forze proporzionali ai pesi o ad una distribuzione variabile con l’altezza, scalata secondo un moltiplicatore (λ). •Si cerca di valutare il valore minimo moltiplicatore (λ) che attivi un meccanismo di collasso. ABACHI GNDT Meccanismi Locali nel piano e fuori dal piano - Edifici in aggregato - Chiese - Edifici isolati 63 10/02/2012 Analisi dei meccanismi locali già attivati MIGLIORAMENTO SISMICO: APPROCCIO ALLA PROGETTAZIONE • Analisi del danno, individuazione e interpretazione dei meccanismi attivati • Analisi delle carenze e delle vulnerabilità dell’edificio (meccanismi attivabili) • Verifica dell’edificio allo stato di fatto per il terremoto di progetto • Identificazione della strategia di intervento • Progetto dell’intervento • Verifica dell’edificio dopo l’intervento allo stato di progetto Meccanismi nel piano – rottura a taglio dei maschi murari 64 10/02/2012 Ribaltamento delle facciate e pareti perimetrali NB: effetto stabilizzante del peso e componente verticale del sisma Ribaltamento delle facciate Crollo della parete perimetrale soggetta alla spinta della copertura e al peso della parete. Si osserva modesto grado di ammorsamento tra le pareti e mancanza e di diatoni di collegamento 65 10/02/2012 Ribaltamento delle facciate per insufficiente incatenamento Innesco del meccanismo dovuto all’insufficiente incatenamento Insufficiente incatenamento 66 10/02/2012 Insufficiente incatenamento Flessione fuori piano tra i solai parete monolitica doppio paramento 67 10/02/2012 Flessione fuori piano tra i solai parete monolitica doppio paramento Flessione fuori piano – vulnerabilità indebolimenti nei muri Presenza di canne fumarie nello spessore del muro parete monolitica 68 d 10/02/2012 Martellamento dei solai Meccanismo fuori piano indotto dal martellamento di un solaio solaio in legno ortotropo: in una direzione martellano i travetti, nell’altra il solaio non trasferisce alcun carico, l’assito non trasferisce azione sismica. NB: Tutta l’azione sismica del solaio sulla parete di facciata Martellamento coperture Meccanismo fuori piano indotto dal martellamento della trave di colmo e delle terzere della copertura 69 10/02/2012 Martellamento coperture Spinta delle travi di displuvio e compluvio delle coperture Innesco del meccanismo 70 10/02/2012 Spinta delle volte Cupole e Volte: Insufficiente contenimento delle spinte Santa Maria del Suffragio (Anime Sante in Piazza Duomo) 71 10/02/2012 Presenza di pesanti cordoli in c.a. Presenza di pesanti cordoli in c.a. 72 10/02/2012 Presenza di pesanti solette in c.a. su murature fatiscenti Rottura per taglio-scorrimento Laddove la resistenza ad attrito è modesta Presenza di pesanti solette in c.a. su murature fatiscenti 73 10/02/2012 Edifici in aggregato e consolidamenti parziali edificio non consolidato affianco ad edifici consolidati aventi solai o coperture rigidi e pesanti Meccanismi per irregolarità delle rigidezze 74 10/02/2012 Irregolarità in pianta e in elevazione Copertura in c.a., ampliamento in blocchetti Irregolarità in pianta e in elevazione 75 10/02/2012 Irregolarità in pianta e in elevazione Irregolarità in pianta e in elevazione Struttura in c.a. 76 10/02/2012 Rocking degli archi diaframma CONDIZIONI DI RIPOSO: il tiro della catena è in generale inferiore alla spinta dell’arco per la presenza dell’effetto contrafforte. CONDIZIONI SISMICHE: SOVRATENSIONE DELLA CATENA: -viene meno l’effetto contrafforte -aumenta la spinta dell’arco a causa dell’incremento della luce Rocking degli archi e flessione differenziale delle volte 77 10/02/2012 Analisi dei meccanismi attivabili MIGLIORAMENTO SISMICO: APPROCCIO ALLA PROGETTAZIONE • Analisi del danno, individuazione e interpretazione dei meccanismi attivati • Analisi delle carenze e delle vulnerabilità dell’edificio (meccanismi attivabili) • Verifica dell’edificio allo stato di fatto per il terremoto di progetto • Identificazione della strategia di intervento • Progetto dell’intervento • Verifica dell’edificio dopo l’intervento allo stato di progetto Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 1) Mancanza di COLLEGAMENTO tra le murature ortogonali 2.1) Inefficace INCATENAMENTO 2.2) Inefficace collegamento di murature e solai - Solai eccessivamente deformabili nel piano e non collegati alle murature 2.3) Coperture e solai orditi solo in una direzione e non collegati al piano (impossibile attivazione del comportamento scatolare) 78 10/02/2012 Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 3.1) FATISCENZA o scarsa qualità dei materiali costituenti (malta scadente o troppo magra, mattoni, muratura in ciotoli) 3.2) Scarsa qualità della TESSITURA (murature a sacco, ASSENZA DI DIATONI, forte disomogeneità della tessitura) 3.3) Presenza di CAVITA’ (nicchie, canne fumarie) Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 4.1) Difforme presenza di murature resistenti nelle due direzioni principali 79 10/02/2012 Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 4.2) Grande eccentricità del centro di massa rispetto al centro di torsione CT G CT=G CT CT G G Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 5. Presenza di irregolarità 5.1 irregolarità delle strutture in elevazione (presenza di logge…) 5.2 murature portanti con alta percentuale di bucature e/o aperture sfalsate Maschi murari penalizzazione della resistenza nel piano! 80 10/02/2012 Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 5. Presenza di irregolarità 5.1 irregolarità delle strutture in elevazione (presenza di logge…) 5.2 murature portanti con alta percentuale di bucature e/o aperture sfalsate 5.3 presenza di piani sfalsati Maschi murari Elementi di vulnerabilità sismica degli edifici in muratura 6) presenza di spinte orizzontali non contrastate 6.1 insufficiente incatenamento di volte e archi 6.2 spinta in copertura 7) carenze delle fondazioni con rischio di cedimenti 7.1 disomogenea natura del terreno 7.2 materiali sabbiosi quasi saturi soggetti a fenomeni di liquefazione 81 10/02/2012 Verifica di vulnerabilità per meccanismi locali MIGLIORAMENTO SISMICO: APPROCCIO ALLA PROGETTAZIONE • Analisi del danno, individuazione e interpretazione dei meccanismi attivati • Analisi delle carenze e delle vulnerabilità dell’edificio (meccanismi attivabili) • Verifica dell’edificio allo stato di fatto per il terremoto di progetto • Identificazione della strategia di intervento • Progetto dell’intervento • Verifica dell’edificio dopo l’intervento allo stato di progetto Verifica di vulnerabilità per meccanismi locali ANALISI DEI MECCANISMI LOCALI DI COLLASSO Analisi limite dell’equilibrio, secondo l’approccio cinematico, che si basa sulla scelta del meccanismo di collasso e la valutazione dell’azione orizzontale che attiva tale cinematismo. Il metodo consiste nel: • individuare quali sconnessioni sono presenti o possono formarsi; • individuare parti di muratura a comportamento monolitico; • individuare i cinematismi possibili; • il moltiplicatore dei carichi orizzontali che porta ad una perdita di equilibrio del sistema (innesco del cinematismo) è il moltiplicatore di collasso; • confrontare tale valore con l’accelerazione di riferimento. NB: l’analisi assume significato se è garantita una certa monoliticità della parete muraria, tale da impedire collassi puntuali per disgregazione della muratura. Operativamente il problema è quello di individuare tutti i meccanismi di collasso possibili, ovvero quelli a cui corrispondono i valori più piccoli dei moltiplicatori di collasso. 82 10/02/2012 Verifica di vulnerabilità per meccanismi locali L’analisi limite valuta la condizione di equilibrio di una struttura labile, costituita dall’assemblaggio di porzioni murarie rigide. Si ipotizza: - limitata deformabilità (ipotesi accettabile per le murature) - resistenza nulla a trazione della muratura (a favore di sicurezza) -assenza di scorrimento tra i blocchi; - resistenza a compressione infinita della muratura (cerniere puntuali. L’ipotesi è a sfavore di sicurezza). Per una simulazione più realistica del comportamento, è opportuno considerare, in forma approssimata: a) gli scorrimenti tra i blocchi, considerando la presenza dell’attrito; b) le connessioni, anche di resistenza limitata, tra le pareti murarie; c) la limitata resistenza a compressione della muratura, considerando le cerniere adeguatamente arretrate rispetto allo spigolo della sezione; Verifica di vulnerabilità per meccanismi locali Si considerano le seguenti azioni: - pesi propri dei blocchi e carichi verticali portati; - sistema di forze orizzontali proporzionali ai carichi verticali portati, se non sono efficacemente trasmesse ad altre parti dell'edificio; - eventuali forze esterne (ad es. trasmesse da catene metalliche); - eventuali forze interne (ad es. le azioni per ingranamento tra i conci murari). Il moltiplicatore dei carichi si calcola applicando il Principio dei Lavori Virtuali 83 10/02/2012 Primo modo: meccanismo di ribaltamento semplice parete monopiano l1 assenza di vincolo in copertura Nessun grado di ammorsamento “Repertorio dei Meccanismi di danno, delle tecniche di intervento e dei relativi costi negli edifici in muratura” Regione Marche, Università degli Studi dell’Aquila e CNR-ITC Nb: a0=l Primo modo: ribaltamento semplice di parete a due paramenti in assenza di diatoni l2<<l1 N1 N2 c P1 P1 c P2 P2 Nb: a0=l 84 10/02/2012 Primo modo: meccanismo di ribaltamento composto di parete in presenza di ammorsatura alle pareti ortogonali l3>l1 b1 b2 Wc2 Wc1 c Wc1 W1 c W1 c Wc2 W1* c W1* Nb: a0=l d2 Primo modo: meccanismo di ribaltamento cuneo d’angolo Nb: a0=l 85 10/02/2012 Primo modo: meccanismo di ribaltamento cuneo d’angolo Nb: a0=l Primo modo: meccanismo flessione fuori-piano Introduzione di vincolo in copertura. Nb: a0=l 86 10/02/2012 Primo modo: meccanismo flessione fuori-piano Nb: a0=l Primo modo: meccanismo flessione fuori-piano l4>>l1 Nb: a0=l 87 10/02/2012 Primo modo: meccanismo flessione fuori-piano Nb: a0=l SLU – verifica locale fuori piano Verifiche fuori piano Le verifiche fuori piano possono essere effettuate separatamente, e possono essere adottate le forze equivalenti indicate al § 7.2.3 per gli elementi non strutturali, assumendo qa = 3. Più precisamente l’azione sismica ortogonale alla parete può essere rappresentata da una forza orizzontale distribuita, pari a SaI/qa volte il peso della parete nonché da forze orizzontali concentrate pari a SaI/qa volte il peso trasmesso dagli orizzontamenti che si appoggiano sulla parete, qualora queste forze non siano efficacemente trasmesse a muri trasversali disposti parallelamente alla direzione del sisma. Per le pareti resistenti al sisma, che rispettano i limiti di Tab. 7.8.II, si può assumere che il periodo Ta indicato al § 7.2.3 sia pari a 0. Per pareti con caratteristiche diverse la verifica fuori piano va comunque condotta valutando, anche in forma approssimata, Ta. 88 10/02/2012 SLU – verifica locale fuori piano Esempio 89 10/02/2012 Esempio Verifica di vulnerabilità per meccanismi locali Meccanismi di Secondo modo I meccanismi di II modo sono quelli provocati da azioni agenti nel piano delle pareti. Si instaurano in luogo di quelli di I modo o in seguito ad essi se le pareti di facciata sono efficacemente ammorsate con i muri di controvento e, nella maggior parte dei casi, comportano coefficienti di collasso superiori a quelli del I modo. Nb: a0=l 90 10/02/2012 Secondo modo Verifica di vulnerabilità per meccanismi locali TECNICHE DI INTERVENTO APPROCCIO ALLA PROGETTAZIONE • Analisi del danno, individuazione e interpretazione dei meccanismi attivati • Analisi delle carenze e delle vulnerabilità dell’edificio (meccanismi attivabili) • Verifica dell’edificio allo stato di fatto per i carichi (statici o dinamici) progetto • Identificazione della strategia di intervento • Progetto dell’intervento • Verifica dell’edificio dopo l’intervento allo stato di progetto 91 10/02/2012 TECNICHE DI INTERVENTO Obiettivo del progetto: Conservazione della materia e del funzionamento strutturale accertato Criteri generali per la scelta dell’intervento: - massima reversibilità (intervento “per aggiunte” e non “per rimozioni”); - minima invasività; - criterio del minimo intervento; - riconoscibilità:conservare l'autenticità dell'opera - evitare le imitazioni in stile; - compatibilità meccanica, chimica e fisica; - studio di alcuni interventi di consolidamento passivo ed attivo (meglio se reversibile). - durabilità degli interventi TECNICHE DI INTERVENTO Criteri generali per la scelta dell’intervento: Evitare variazione nella distribuzione delle rigidezze: Gli interventi di consolidamento vanno applicati in modo regolare ed uniforme alle strutture. Interventi locali possono peggiorare il comportamento globale dell’edificio. L’intervento deve essere giustificato. Devono essere dimostrate: La carenza dello stato attuale del fabbricato Il beneficio prodotto dall’intervento. Principio della CALIBRAZIONE DEGLI INTERVENTI: uniformità del livello di sicurezza raggiunto per tutti i macroelementi. “giudizio sarà espresso in termini globali, non solo sulla base di un confronto numerico tra accelerazione di collasso e accelerazione attesa nel sito (ISS indice di sicurezza sismica), ma anche considerando altri aspetti che sono stati valutati qualitativamente e che non possono essere considerati esplicitamente nel calcolo” 92 10/02/2012 TECNICHE DI INTERVENTO C8A.5.1 INTERVENTI VOLTI A RIDURRE LE CARENZE DEI COLLEGAMENTI C8A.5.2 INTERVENTI SUGLI ARCHI E SULLE VOLTE C8A.5.3 INTERVENTI VOLTI A RIDURRE L’ECCESSIVA DEFORMABILITÀ DEI SOLAI C8A.5.4 INTERVENTI IN COPERTURA C8A.5.5 INTERVENTI CHE MODIFICANO LA DISTRIBUZIONE DEGLI ELEMENTI VERTICALI RESISTENTI C8A.5.6 INTERVENTI VOLTI AD INCREMENTARE LA RESISTENZA NEI MASCHI MURARI C8A.5.7 INTERVENTI SU PILASTRI E COLONNE C8A.5.8 INTERVENTI VOLTI A RINFORZARE LE PARETI INTORNO ALLE APERTURE C8A.5.9 INTERVENTI ALLE SCALE C8A.5.10 INTERVENTI VOLTI AD ASSICURARE I COLLEGAMENTI DEGLI ELEMENTI NON STRUTTURALI C8A.5.11 INTERVENTI IN FONDAZIONE C8A.5.12 REALIZZAZIONE DI GIUNTI SISMICI realizzazione di giunti sismici può risultare di fatto impraticabile e volte addirittura non raccomandabile. Si può valutare la possibilità di realizzare il collegamento strutturale a livello dei solai se: a) i solai sono approssimativamente complanari, b) il complesso risultante ha caratteristiche di simmetria e regolarità non peggiori di quelle delle due parti originarie. TECNICHE DI INTERVENTO C8A.5.1 INTERVENTI VOLTI A RIDURRE LE CARENZE DEI COLLEGAMENTI 1. INCATENAMENTI Principio: ripristinare il comportamento scatolare Messa in opera di catene perimetrali. (in generale non si impiegano FRP) 93 10/02/2012 TECNICHE DI INTERVENTO C8A.5.1 INTERVENTI VOLTI A RIDURRE LE CARENZE DEI COLLEGAMENTI 1. INCATENAMENTI Principio: ripristinare il comportamento scatolare Senza CATENE Con CATENE Messa in opera di catene perimetrali. (in generale non si impiegano FRP) CATENE PERIMETRALI Arco con catena. Efficace per: • Le catene possono essere esterne, oppure alloggiate entro scanalature di qualche centimetro di profondità o, raramente, entro fori praticati con la carotatrice. I dispositivi di ancoraggio devono essere studiati con attenzione • Le catene possono essere attive, passive, aderenti o non aderenti. Le catene attive con debole pretensione e non aderenti limitano la fessurazione e rendono l’intervento quasi reversibile. Devono essere protette dalla corrosione. • La tesatura si pratica con martinetto o con sistemi a vite. 94 10/02/2012 CATENE PERIMETRALI tmin Catene perimetrali inefficaci per 10 Lx t Lx/tmin > 10 min t min Lx Lx DIAFRAMMI DI PIANO O DI FALDA DIAFRAMMI DI PIANO E DI FALDA Meccanismo attivabile dopo l’intervento: Flessione fuori piano. Wc' Wc' CW2 Diaframmi di piano Wm Diaframmi di falda H Comportamento scatolare W2 CW1 W1 h b Fig. 6.1.5 - Ribaltamento della parete 95 10/02/2012 DIAFRAMMI DI PIANO FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI PIANO sez.A diaframma di piano parete parallela al sisma setto resistente a taglio Fo H OBIETTIVO: organizzare nello spessore del solaio un diaframma che, opportunamente collegato alle pareti perimetrali, trasferisca l'azione sismica dell'impalcato e delle murature di competenza ai setti resistenti al taglio. L f Fc M V F sez.A pm azione sismica dell'impalcato V M Fc=M/H corrente pannello ps hi diaframma di piano zona di competenza parete ortogonale al sisma azione sismica delle murature nella zona di competenza SUDDIVISIONE DEI COMPITI: - momento flettente ai correnti - taglio al pannello d’anima DIAFRAMMI DI PIANO FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI PIANO sez.A diaframma di piano parete parallela al sisma setto resistente a taglio Fo H L OBIETTIVO: organizzare nello spessore del solaio un diaframma che, opportunamente collegato alle pareti perimetrali, trasferisca l'azione sismica dell'impalcato e delle murature di competenza ai setti resistenti al taglio. f Fc M V F sez.A azione sismica dell'impalcato V M Fc=M/H corrente Il diaframma e le trasferisce ai setti resistenti al sisma: psraccoglie le forze inerzialipannello pm A) Organizzazione del diaframma hi diaframma - CORDOLI di piano zona di competenza - PANNELLO D’ANIMA azione sismica delle murature - LESENE nella zona di competenza parete ortogonale al sisma B) Organizzazione dei collegamenti - Impedire lo strappo delle pareti caricate fuori piano >>> TIRANTI - Trasferiemento dell’azione di taglio tra impalcato e muratura >>> SPINOTTI 96 fasce metalliche chiodate 10/02/2012 DIAFRAMMI DI PIANO progressivamente si riduce l’effetto irrigidente rispetto ai carichi verticali (1-2-3), ci si muove verso un intervento di solo miglioramento sismico FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI PIANO cappa c.a. 1 cappa c.a. connettori connettori Figura 1: Tecnica di rinforzo con cappa in calcestruzzo armato. Figura 1: Tecnica di rinforzo con cappa in calcestruzzo ordinario armato. Lastra sottile in c.a. ordinario oppure ad ordinario alte prestazioni lastra di acciaio 3-5 mm 3 pannello multistrato assito esistente connettori a spinotto pannello multistrato fasce metalliche chiodate assito esistente lastra di acciaio 3-5 mm 2assito esistente assito esistente connettori a spinotto spinotto spinotto (a) (a) saldature saldature (b) (b) Figura 2: Tecnica rinforzo: con multistrato pannelli in legno multistrato e fasce metalliche; lastra di acciaio. Diaframma in di pannelli di(a) legno Diaframma in sottili lastre(b) di con acciaio ura 2: Tecnica di rinforzo: (a) con pannelli in legno multistrato e fasce metalliche; (b) con lastra di acciaio. connettorif a spinotto connettori assito esistenteF R3 c c2 a spinotto assito esistente z Fc= M/z r3 f c1 R3 c2 Fc DIAFRAMMI DI FPIANO c z Fc= M/z r3 r3 (a) (b) c 2 (N) ORGANIZZAZIONE E DIMENSIONAMENTO DEL DIAFRAMMA DI PIANO c1 q 3 con F pioli in acciaio infissi nello spessore, lungo i fianchi delle r3 c assito organizzatoFigura 3: (a) Tecnica dell‟assito-organizzato (a) qfm3 diaframma. PANNELLOBm3 q(b) Fc m3 f tavole, (b) particolare dell‟assito N3 ura 3: (a) Tecnica dell‟assito-organizzato infissi nello spessore, F lungo i fianchi delle c2con pioli in acciaio R3 R4 r3 3 c 1 +f 2c+fi Rf=f c 3 2 2 (N) ole, (b) particolare dell‟assito diaframma. q3 Fc z qm3Fcr=3 M/z Bm3 qm3 R 3 =Rr43=fL/2 r3 r4 c1 N q3 c1 R3 R3 Lf q = ; q = m 3 3 Fc Fc Bm3 z c1 Fc R3 c2 2 3 (M) M=fL/8 q3 N 3 = q3 (z-Bm3) r3 c2 M (N) z Fc= M/z q3 R R F c qm3 r3 qm3 = 3 ; q3 = 3 r3 Fc Bm3 qm3 Bm3 z c 1 2 c1 V (V) V=fL/2 N3 N 3 = q3 (z-Bm3) LESENA Fc assito organizzato 3 CORRENTI 3 f c2 qm3 r3 c2 R3 Fc Fc= M/z z r3 Fc r3 q3 q3 c1 FcBm3 qm3 (N) N3 3 qm3 r3 c2 Fc c1 Fc Fc R3 Bm3 ; q3 = R3 z N 3 = q3 (z-Bm3) c1 q3 qm3 = R3 R3 ; q3 = m3 = rq 3 B z m 3 (N) q3 Bm3 qm3 N 3 = q3 (z-Bm3) N3 97 10/02/2012 DIAFRAMMI DI PIANO x Fc + Fc Fc q x x DIMENSIONAMENTO DEL DIAFRAMMA DI PIANO in CEMENTO ARMATO y f R3 c2 r3 c1 R4 c1 Lf Fc c2 M (M) z r3 c1 V (V) 3 f Fc= M/z qm3 r3 x y c2 Fc r3 45° Bm3 qm3 r3 q3 c2 c1 Fc qm3 r3 x x 2/2 n N3 FcBm3 qm3 c1 qm3 = N3 R3 Bm3 ; q3 = R3 z N 3 = q3 (z-Bm3) AcL, AsL Fc q3 y Fc + Fc Fsy (N) q3 x (N) AcC, AsC c1 Fc d x r3y Fc q3 Fc= M/z z x 2/2 n y LESENA Fc Fc Fc + Fc Fsy 2 V=fL/2 c2 qm3 r3 c2 3 M=fL/83 2 x Fc + Fc q x x Fc= M/z z Fc CORRENTI R3 c R 3 =Rr43=fL/2 45° r4 R3 FF c 1 +f 2c+fi Rf=f 3 2 x Fc PANNELLO f R3 R3 ; q3 = m3 = rq 3 Bm3 z (N) q3 Bm3 qm3 N 3 = q3 (z-Bm3) N3 Fc DIAFRAMMI DI PIANO q3 F c c1 ORGANIZZAZIONE DEI CORRENTI spinotti qm3 = R3 Bm3 ; q3 = N = q (z-Bm3) doppia rete 3 3 armatura di collegamento R3 z - cordoli esterni alla muratura - evitare code di rondine cordolo spinotti spinotti cordolo corrente acciaio pannelli multistrato chiodi assito spinotti saldati corrente acciaio pannelli multistrato chiodi assito [Ref. 4] 98 10/02/2012 DIAFRAMMI DI PIANO DIMENSIONAMENTO DEL DIAFRAMMA DI PIANO in MULTISTRATO FENOLICO spinotti doppia rete armatura di collegamento cordolo spinotti spinotti cordolo corrente acciaio chiodi pannelli multistrato assito spinotti saldati corrente acciaio chiodi pannelli multistrato assito DIAFRAMMI DI PIANO DIMENSIONAMENTO DEL DIAFRAMMA DI PIANO in MULTISTRATO FENOLICO PANNELLO Pannello agli appoggi soggetto al flusso massimo s = q3 /tES (sCOMM = 27.5 mm, tES = 1 MPa) COLLEGAMENTO PANNELLO-PANNELLO Fasce di coprigiunto Vic (d4) = 1-1.5 kN x = Vic /q(x) 99 10/02/2012 DIAFRAMMI DI PIANO DIMENSIONAMENTO DEL DIAFRAMMA DI PIANO in MULTISTRATO FENOLICO COLLEGAMENTO PANNELLO - LESENA - MURATURA COLLEGAMENTO PANNELLO – LESENA Tramite CHIODATURA q x = Vic (d4) = 1 kN x x = Vic (d4) / q COLLEGAMENTO LESENA MURATURA tramite PIOLI q x = VSP (d16) = 15 kN = VSP (d20) = 20 kN x = VSP / q DIAFRAMMI DI PIANO ORGANIZZAZIONE E DIMENSIONAMENTO DEI COLLEGAMENTI SPINOTTI per trasferire il taglio ai setti resistenti c q i Q Q m c Q c q Forza di taglio sul connettore: Q=qxi i = QES/q QES : si ricava da prove sperimetnali [REF.5] o modelli analitici (rif. QES =10-15 kN per spinotti d20. In generale 1 d16 / 50 cm) 100 10/02/2012 DIAFRAMMI DI PIANO ORGANIZZAZIONE E DIMENSIONAMENTO DEI COLLEGAMENTI TIRANTI per trattenere le pareti caricate fuori-piano sez.A diaframma di piano parete parallela al sisma setto resistente a taglio Fo H OBIETTIVO: organizzare nello spessore del solaio un diaframma che, opportunamente collegato alle pareti perimetrali, trasferisca l'azione sismica dell'impalcato e delle murature di competenza ai setti resistenti al taglio. L f Fc M V F sez.A pm azione sismica dell'impalcato ps diaframma di piano parete ortogonale al sisma V M Fc=M/H corrente pannello Forza di trazione sul tirante: hi zona di competenza azione sismica delle murature nella zona di competenza F =ss AS = pm x hi x i i = ss AS/( pm x hi ) (Rif. 1 d14-16 /1.5m) DIAFRAMMI DI PIANO ALTRE SOLUZIONI PROPOSTE IN LETTERATURA Introduzione di stralli metallici - Verificare che gli sforzi non siano eccessivamente concentrati Travi reticolari in acciaio realizzate nello spessore del solaio - Concentrazione degli sforzi - Difficoltoso l’eventuale collegamento alle murature 101 10/02/2012 cappa c.a. DIAFRAMMI DI PIANO connettori Figura 1: Tecnica di rinforzo con cappa in calcestruzzo ordinario armato. VERIFICA DI DEFORMABILITA’ DEI DIAFRAMMI DI PIANO lastra di acciaio 3-5 mm fasce metalliche chiodate pannello multistrato assito esistente assito esistente connettori a spinotto spinotto saldatu (a) Figura 2: Tecnica di rinforzo: (a) con pannelli in legno multistrato e fasce metalliche; (b) con lastra di acc Nel caso di diaframma in legno connettori multistrato è necessaria verifica della a spinotto laassito esistente massima inflessione Fo pareti w cappa c.a. h assito organizzato (a) connettori Figura 3: (a) Tecnica dell‟assito-organizzato con pioli in acciaio infissi nello spessore, lungo i fianchi tavole, (b) particolare dell‟assito diaframma. L Il diaframma in c.a. sufficientemente lastra di acciaio rigido da escludere la necessità di 3-5 mm pannello multistrato verifiche di deformabilità assito esistente Figura 1: Tecnica di rinforzo con cappa in calcestruzzo ordinario armato. VERIFICA DI DEFORMABILITA’: fasce metalliche chiodate assito esistente connettori a spinotto La rigidezza del diaframma tale da escludere eccessivi spostamenti fuori piano delle pareti. (a) spinotto saldature (b) Figura 2: Tecnica di rinforzo: (a) con pannelli in legno multistrato e fasce metalliche; (b) con lastra di acciaio. connettori a spinotto assito esistente COPERTURE SCATOLARI assito organizzato FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI FALDA – COPERTURE SCATOLARI (a) (b) Figura 3: (a) Tecnica dell‟assito-organizzato con pioli in acciaio infissi nello spessore, lungo i fianchi delle tavole, (b) particolare dell‟assito diaframma. 102 10/02/2012 COPERTURE SCATOLARI FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI FALDA – COPERTURE SCATOLARI COPERTURE SCATOLARI FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI FALDA – COPERTURE SCATOLARI church office church old vestry church church C = 7% Wc' bell tower Wc' CW2 W2 Wm H CW1 W1 h b C = 5% C = 20% 103 10/02/2012 2 facade panel nailed connections eaves chords COPERTURE SCATOLARI 1 plywood FORMAZIONE DI DIAFRAMMI DI FALDA – COPERTURE SCATOLARI panels 3 lateral walls 2 z x head walls or triumphal arch y plywood panels existing planks existing planks plywood panels nailed nailed steel straps stud connected wooden planks existing planks steel straps stud connectors (Giuriani and Marini, 2005) (Giuriani et al., 2005) thin steel plate 2-3 mm concrete slab existing wooden planks stud connector existing plank (Giuriani and Plizzari, 2000) (Piazza and Turrini, 1983) COPERTURE SCATOLARI COPERTURE SCATOLARI – CRITERI DI PROGETTAZIONE • metodo semplificato basato sul criterio di resistenza pannello di falda timpano corrente di gronda h1 h3 1m diaframma di piano timpano • componenti principali della copertura scatolare Lx Ly • distribuzione dei carichi A.Marini, E. Giuriani 104 10/02/2012 COPERTURE SCATOLARI COPERTURE SCATOLARI – CRITERI DI PROGETTAZIONE r 1z g1 g1 l 12 3 p1 z h1 4 y a f 1y = -r1y r 1y 2 A h3 p3 B 5 1 Ly r 1z g1 3 r 1y p1 4 p3 h3 2 nA Struttura labile f1y 2p1l12 p3h3 2 p3 h3 2 nA Azione a telaio n A (p1l12h1 p3h 3h1 ) / L y g1l12 / 2 v A p3h 3 / 2 COPERTURE SCATOLARI COPERTURE SCATOLARI – CRITERI DI PROGETTAZIONE r 1z g1 g1 l 12 3 p1 z 4 y a p3 f 1y = -r1y r 1y h1 2 A h3 B 5 1 Ly r 1z g1 3 f1y -rp 1y1 4 p3 h3 2 nA r 1y Struttura labile f1y 2p1l12 p3h3 f1y 2 p3 h3 n A 2 105 10/02/2012 COPERTURE SCATOLARI f1y -r 1y • Diaframmi di falda progettati come folded plates semplicemente appoggiate sui timpani di testata e soggetti a carico uniformemente f1y Ry f1y L2x /8 c 13 x f1y L x /2 x f1y 1 z Lx Ry y 2 M Ly M(x) F13(x) f1y z R F13(x) x y F13 M f1y L x Ly 8L y 2 V • progetto del diaframma come struttura CORRENTE-PANNELLO • progetto connessioni: •Pannello – Pannello •Pannello – Correnti •Pannello – Lesene •Lesene – Murature perimetrali COPERTURE SCATOLARI 106 10/02/2012 COPERTURE SCATOLARI COPERTURE SCATOLARI VERIFICA DI DEFORMABILITA’ DELLA COPERTURA SCATOLARE nodo 2 (11) 3 3' f 1y ye ye 4 4' 2 nodo 1 2' sme 5 1 • deformazione allo stato limite di danno e ultimo Fo h ye h e' * 0.25 0.5% h ye yew d e h 3 (1 2%)h 3 L L L 107 10/02/2012 COPERTURE SCATOLARI VERIFICA DI DEFORMABILITA’ DELLA COPERTURA SCATOLARE (11) e' * 1 L3 1 x Lx 1 y'e f1y 2 L y t G*w 24 E*w Jid 5 f L4 f1y L2x 1y x 384 E*w Jid 8 G*w L y t cos a ye yew ye Diaframma in pannelli multistrato: rigidezze equivalenti E*w G*w k n lp k n lp 2A wn Ew A wn x n t x n k n lp k n lp 2A wn Gw passo chiodatura lp = 1200 mm, Awn = 50 mm∙27.5mm, Ew= 5000 MPa, Gw= 2500 MPa, kn = 2700 N/mm (rigidezza del chiodo) COPERTURE SCATOLARI COLLEGAMENTO DELLA COPERTURA SCATOLARE CON LE PARETI PERIMETRALI pannelli di legno multistrato pannelli di legno multistrato correnti di gronda correnti di gronda spinotti strato sottile di malta di calce armato con rete da intonaco spinotti bonifica della muratura mediante iniezioni di malta di calce tirante cordolo disposto lungo il timpano di testata ancoraggi profondi (a) (b) spinotto cordolo disposto lungo il timpano di testata timpano di facciata 108 10/02/2012 COPERTURE SCATOLARI APPLICAZIONI STRUTTURALI hipped end roof diaphragms head gable floor diaphragm x porch columns south wall y head gable Palazzo Calini ai Fiumi, Brescia, Facoltà di Legge (progetto: prof. ing. E.Giuriani) COPERTURE SCATOLARI APPLICAZIONI STRUTTURALI San Faustino, Segreteria Studenti dell’Università degli studi di Brescia (progetto: prof. ing. E.Giuriani) 109 10/02/2012 Edifici esistenti in c.a.: Metodi di valutazione In collaborazione con prof. Plizzari e Ing. Feroldi 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali E’ definita costruzione esistente quella che abbia, alla data della redazione della valutazione di sicurezza e/o intervento, la struttura completamente realizzata. La valutazione della sicurezza e la progettazione degli interventi su edifici esistenti devono tener conto dei seguenti aspetti: il progetto riflette lo stato delle conoscenze al tempo della loro costruzione; il progetto può contenere difetti di impostazione concettuale e di realizzazione non evidenziabili; la struttura può essere stata soggetta a terremoti passati o da altre azioni accidentali i cui effetti non sono evidenti. Grado di incertezza maggiore di quello degli edifici di nuova progettazione Scelta di opportuni metodi di analisi e di verifica Impiego di adeguati fattori di confidenza nelle verifiche di sicurezza 220 110 10/02/2012 Patrimonio edilizio italiano e pericolosità sismica 11% 7% Prima del 1919 19% Dal 1919 al 1945 18% 12% Dal 1946 al 1961 Dal 1962 al 1971 Dal 1972 al 1981 Dal 1982 al 1991 18% 15% Dopo il 1991 Su un totale di 11 milioni di edifici ad uso abitativo circa il 35% risale proprio agli anni „60 e ‟70. Circa 4 milioni di edifici non sono progettati né organizzati per resistere alle azioni orizzontali. 221 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali CARATTERI GENERALI DEGLI EDIFICI ESISTENTI 222 111 10/02/2012 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali La valutazione degli edifici richiede che vengano acquisiti i seguenti dati: dimensioni geometriche di elementi strutturali, quantitativo di armature, proprietà meccaniche dei materiali; strutture di fondazione; possibili difetti locali dei materiali; possibili difetti nei particolari costruttivi; informazioni sulle norme impiegati nel progetto originale; destinazione d‟uso attuale e futura ed eventuale rivalutazione dei carichi accidentali; informazioni sulla natura e l‟entità dei danni eventualmente subiti dalla struttura e su eventuali riparazioni. 223 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali CARATTERI GENERALI DEGLI EDIFICI ESISTENTI CARATTERISTICHE GLOBALI TIPOLOGIA E DISPOSIZIONE DEL SISTEMA RESISTENTE TIPOLOGIA E POSIZIONE DEL VANO SCALA TIPOLOGIA E POSIZIONE DELLE TAMPONATURE 224 112 10/02/2012 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali CARATTERISTICHE GLOBALI DEGLI EDIFICI ESISTENTI Forma rettangolare, maglia regolare Telai in una sola all‟orditura dei solai direzione ortogonale Tamponature con doppia fodera di laterizi Tamponature con elementi prefabbricati e montati in opera Esempio di edificio regolare in pianta, anno di costruzione 1964 Tamponatura tipo con pannello prefabbricato 225 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali CARATTERI GENERALI DEGLI EDIFICI ESISTENTI CARATTERISTICHE LOCALI DISPOSIZIONE DELLE ARMATURE LUNGHEZZE DI ANCORAGGIO LUNGHEZZE DI SOVRAPPOSIZIONE DISPOSIZIONE DELLE STAFFE 226 113 10/02/2012 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali CARATTERISTICHE LOCALI DEGLI EDIFICI ESISTENTI Armatura Barre lisce almeno fino agli anni „70 insufficiente nel lembo inferiore delle travi Staffe 6mm di passo regolare sulla lunghezza dei pilastri Scarso ancoraggio Passo staffe variabile, diametro di 6-8mm 227 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali CARATTERI GENERALI DEGLI EDIFICI ESISTENTI ERRORI E DIFETTI DELLA PROGETTAZIONE ERRATA PROGETTAZIONE ELEMENTI STRUTTURALI TRAVI FUORI ASSE ERRATO POSIZIONAMENTO FERRI PIEGATI LUCI SOLAI ECCESSIVE 228 114 10/02/2012 8.2 Costruzioni esistenti – Criteri generali ERRORI E DIFETTI DEGLI EDIFICI ESISTENTI Travi disposte fuori asse rispetto ai pilastri Errato posizionamento dei ferri piegati, eccessivamente distanti dall‟estremità della trave Solai con luci >6m con spessori di 20cm Travetti prefabbricati inseriti nelle travi Scarsa attenzione alle zone di ripresa del getto 229 La valutazione della sicurezza AZIONE SISMICA § 3.2 La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa ag in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido nonché di ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente S(T) , con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVR. Tabella: Probabilità di superamento PVR al variare dello stato limite considerato PvR: Probabilità di superamento nel periodo di riferimento VR Stati limite SLO 81% SLD 63% SLV 10% SLC 5% Stati limite di esercizio Stati limite ultimi 230 115 10/02/2012 La valutazione della sicurezza AZIONE SISMICA § 3.2.3.4 Per gli stati limite di esercizio lo spettro di progetto Sd(T) da utilizzare, sia per le componenti orizzontali che per la componente verticale, è lo spettro elastico corrispondente, riferito alla probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR considerata. T: periodo di vibrazione Se: accelerazione orizzontale spettrale 231 La valutazione della sicurezza AZIONE SISMICA § 3.2.3.5 Qualora le verifiche vengano condotte agli stati limite ultimi, ai fini del progetto o della verifica delle strutture le capacità dissipative delle strutture possono essere messe in conto attraverso una riduzione delle forze elastiche che tiene conto in modo semplificato della capacità dissipativa anelastica della struttura, della sua sovraresistenza, dell’incremento del suo periodo proprio a seguito delle plasticizzazioni. In tal caso, lo spettro di progetto Sd(T) da utilizzare, sia per le componenti orizzontali sia per la componente verticale, è lo spettro elastico corrispondente riferito alla probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR considerata, con le ordinate ridotte sostituendo nelle formule η con 1/q, dove q è il fattore di struttura. 232 116 10/02/2012 La valutazione della sicurezza FATTORE DI STRUTTURA § 7.3.1 Il valore del fattore di struttura q da utilizzare per ciascuna direzione della azione sismica, dipende dalla tipologia strutturale, dal suo grado di iperstaticità e dai criteri di progettazione adottati e prende in conto le non linearità di materiale. Esso può essere calcolato tramite la seguente espressione: q q0 K R qo è il valore massimo del fattore di struttura che dipende dal livello di duttilità attesa, dalla tipologia strutturale e dal rapporto αu/α1. KR è un fattore riduttivo che dipende dalle caratteristiche di regolarità in altezza della costruzione, con valore pari ad 1 per costruzioni regolari in altezza e pari a 0,8 per costruzioni non regolari in altezza. 233 La valutazione della sicurezza FATTORE DI STRUTTURA Tabella 7.4.I – Valori di q0 per edifici in calcestruzzo 234 117 10/02/2012 La valutazione della sicurezza COMBINAZIONE DELLE COMPONENTI DELL‟AZIONE SISMICA In caso di analisi tridimensionali lineari, che applicano separatamente le componenti dell‟azione sismica, si combinano in modo opportuno gli effetti sulla struttura: 1,00Ex 0,3Ey 0,3Ez con rotazione dei coefficienti moltiplicativi. La componente verticale verrà tenuta in conto ove necessario. 235 8.7 Valutazione e progettazione in presenza di azioni sismiche Nelle norme sono ammessi quattro metodi di analisi caratterizzati da complessità e precisioni crescenti. Tali metodi consentono di valutare in modo appropriato sia la resistenza che la duttilità disponibile. ANALISI STATICA LINEARE ANALISI DINAMICA MODALE ANALISI STATICA NON LINEARE ANALISI DINAMICA NON LINEARE REGOLARITA’ GEOMETRICA SEMPLIFICAZIONI AMMESSE Pianta Altezza Modello Analisi Sì Sì piano statica lineare Sì No piano dinamica modale No Sì spaziale statica lineare No No spaziale dinamica modale 236 118 10/02/2012 I metodi di analisi strutturale e le condizioni di applicabilità ANALISI STATICA LINEARE edifici regolari in altezza; primo modo di vibrare < 2,5 Tc; per edifici di altezza < 40m, il primo modo di vibrare può essere definito secondo la seguente formula: T1 C1 H 3 / 4 Dove H è l‟altezza dell‟edificio, in metri, dal piano di fondazione e C1 vale 0,085 per edifici con struttura a telaio in acciaio, 0,075 per edifici con struttura a telaio in calcestruzzo e 0,050 per edifici con qualsiasi altro tipo di struttura. applicazione di un sistema di forze distribuite lungo l‟altezza dell‟edificio assumendo una distribuzione lineare degli spostamenti: Fi Fh zi Wi / z j W j j 237 I metodi di analisi strutturale e le condizioni di applicabilità I metodi basati su un comportamento elastico-lineare della struttura non sono in grado considerare in maniera esplicita la duttilità strutturale e l‟evoluzione del comportamento non-lineare della struttura. In essi, la duttilità viene considerata esclusivamente mediante il coefficiente di struttura. 238 119 10/02/2012 I metodi di analisi strutturale e le condizioni di applicabilità ANALISI DINAMICA LINEARE modello tridimensionale dell‟edificio; considerati tutti i modi con massa partecipante superiore al 5%, e comunque con somma delle masse partecipanti superiore all‟85% della massa totale. 239 I metodi di analisi strutturale e le condizioni di applicabilità ANALISI STATICA NON LINEARE consentono di studiare l‟evoluzione in campo non-lineare della struttura, strumento utile in fase di analisi di una struttura al fine di verificare la correttezza delle ipotesi inerenti la sua effettiva duttilità strutturale e l‟entità degli spostamenti massimi; carichi gravitazionali e sistema di forze orizzontali applicati all‟edificio scalate in modo da far crescere monotonamente lo spostamento orizzontale di un punto di controllo sulla struttura (es. un punto in sommità dell‟edificio), fino al raggiungimento delle condizioni ultime. 240 120 10/02/2012 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza I LIVELLI DI CONOSCENZA Ai fini della scelta del tipo di analisi e dei valori dei fattori di confidenza vengono definiti i tre livelli di conoscenza seguenti: LC1: Conoscenza Limitata; LC2: Conoscenza Adeguata; LC3: Conoscenza Accurata. Gli aspetti che definiscono i livelli di conoscenza sono: geometria, ovvero le caratteristiche geometriche degli elementi strutturali; dettagli strutturali, ovvero quantità e disposizione delle armature; materiali, ossia le proprietà meccaniche dei materiali. 241 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza I LIVELLI DI CONOSCENZA Livello di conoscenza Geometria Dettagli strutturali Proprietà dei materiali Metodi di analisi FC LC1 Da disegni di carpenteria originali con rilievo visivo a campione oppure rilievo ex-novo completo. Progetto simulato in accordo alle norme dell‟epoca e limitate verifiche in situ. Valori usuali per la pratica costruttiva dell‟epoca e limitate prove in situ. Analisi lineare statica o dinamica. 1.35 Geometria: dai disegni originali o da un rilievo visivo di verifica dell‟effettiva corrispondenza del costruito ai disegni; Dettagli costruttivi: ricavati sulla base di un progetto simulato secondo la pratica dell‟epoca di costruzione; Proprietà dei materiali: non disponibili informazioni sulle caratteristiche meccaniche dei materiali. Si adottano valori usuali della pratica costruttiva dell‟epoca e da limitate prove sugli elementi più importanti. 242 121 10/02/2012 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza I LIVELLI DI CONOSCENZA Livello di conoscenza Geometria Dettagli strutturali Proprietà dei materiali Metodi di analisi FC LC2 Da disegni di carpenteria originali con rilievo visivo a campione oppure rilievo ex-novo completo. Disegni costruttivi incompleti con limitate verifiche in situ oppure estese verifiche in situ. Dalle specifiche originali di progetto o dai certificati di prova originali con limitate prove in situ oppure estese prove in situ. Tutti 1.20 Geometria: dai disegni originali o da un rilievo visivo a campione di verifica dell‟effettiva corrispondenza del costruito ai disegni; Dettagli costruttivi: ricavati sulla base di un‟estesa verifica in situ. Limitata verifica in situ delle armature negli elementi più importanti; Proprietà dei materiali: dai disegni costruttivi o dai certificati originali comunque validati da limitate prove in situ, in alternativa estese verifiche in situ. 243 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza I LIVELLI DI CONOSCENZA Livello di conoscenza Geometria LC3 Da disegni di carpenteria originali con rilievo visivo a campione oppure rilievo ex-novo completo. Dettagli strutturali Proprietà dei materiali Disegni costruttivi Dai certificati di prova completi originali o dalle con specifiche originali di limitate verifiche progetto in con situ estese prove in situ oppure oppure esaustive esaustive prove in verifiche in situ. situ Metodi di analisi FC Tutti 1.00 Geometria: dai disegni originali o da un rilievo visivo a campione di verifica dell‟effettiva corrispondenza del costruito ai disegni; Dettagli costruttivi: ricavati sulla base di un‟esaustiva verifica in situ oppure dai disegni costruttivi originali; è comunque richiesta una verifica delle armature negli elementi più importanti; Proprietà dei materiali: dai disegni costruttivi o dai certificati originali comunque validati da estese prove in situ, in alternativa esaustive verifiche in situ. 244 122 10/02/2012 8.4 Classificazione degli interventi Categorie di intervento: Adeguamento: conseguimento dei livelli di sicurezza previsti dalle norme; Miglioramento: incremento della sicurezza strutturale necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle norme; senza Riparazione: intervento locale su elementi isolati che comporta un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti. 245 8.4.1 Intervento di adeguamento Obbligatorio procedere alla valutazione della sicurezza e all‟adeguamento della costruzione nei casi di: sopraelevazione; ampliamento mediante opere connesse; variazione di classe e/o destinazione d‟uso e/o geometria della struttura. 246 123 10/02/2012 8.4.2 Intervento di miglioramento Il progetto si riferisce all‟intera costruzione e deve riportare le verifiche dell‟intera struttura post-intervento. La valutazione della sicurezza, nel caso di intervento di adeguamento, è finalizzata a stabilire se la struttura, a seguito dell‟intervento, è in grado di resistere alle combinazioni delle azioni di progetto contenute nelle NTC, con il grado di sicurezza richiesto dalle stesse. Si parla di miglioramento per tutti quegli interventi finalizzati ad accrescere le capacità di resistenza delle strutture esistenti alle azioni considerate. Il progetto e la valutazione della sicurezza devono essere estesi a tutte le parti della struttura interessate dalle modifiche, nonché alla struttura nel suo insieme. Nel caso di intervento di miglioramento sismico, la valutazione della sicurezza riguarderà, necessariamente, la struttura nel suo insieme, oltre che i possibili meccanismi locali. 247 8.4.3 Riparazione Gli interventi di questo tipo riguardano singole parti e/o elementi della struttura e interesseranno porzioni limitate della costruzione (travi, architravi, porzioni di solaio, pilastri, pannelli murari o parti di essi, non adeguati alla funzione strutturale che debbono svolgere). Il progetto e la valutazione della sicurezza possono essere riferiti alle sole parti e/o elementi interessati. Si documenta che, rispetto alla configurazione precedente, non siano prodotte sostanziali modifiche al comportamento delle altre parti e della struttura nel suo insieme e che gli interventi comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti. 248 124 10/02/2012 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza – Analisi Come acquisire i dati necessari ad un‟approfondita analisi dell‟edificio esistente? Documenti di progetto (disegni, relazioni tecniche); Eventuale documentazione acquisita in tempi successivi alla costruzione; Rilievo strutturale; Prove in situ ed in laboratorio. 249 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza - Rilievo LA GEOMETRIA DELL‟EDIFICIO Disegni originali di carpenteria: descrivono geometria della struttura, degli elementi strutturali e le loro dimensioni. Individuano organismo resistente alle azioni verticali ed orizzontali. Disegni costruttivi o esecutivi: contengono descrizione della quantità, disposizioni e dettagli costruttivi delle armature e dei materiali utilizzati. visivo: finalizzato al controllo della corrispondenza tra l‟effettiva geometria della struttura e i disegni originali di carpenteria disponibili. Comprende il rilievo a campione della geometria di alcuni elementi. Rilievo Rilievo completo: serve a produrre disegni completi di carpenteria nel caso in cui quelli originali siano mancanti. I disegni prodotti devono descrivere la geometria della struttura, gli elementi strutturali e le loro dimensioni. Rilievo dei dissesti in atto o stabilizzati, individuazione dei quadri fessurativi e dei meccanismi di danno. 250 125 10/02/2012 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza - Rilievo I DETTAGLI COSTRUTTIVI simulato: definisce, in mancanza di disegni originali, la disposizione dell‟armatura in tutti gli elementi con funzione strutturale. Deve essere eseguito sulla base delle norme tecniche in vigore e della pratica caratteristica dell‟epoca della costruzione. Progetto Verifiche limitate: servono per verificare la corrispondenza tra le armature presenti e quelle riportate nei disegni costruttivi, oppure ottenute mediante il progetto simulato. Verifiche estese: servono quando non sono disponibili i disegni costruttivi originali come alternativa al progetto simulato seguito da verifiche limitate, oppure quando i disegni costruttivi originali sono incompleti. Verifiche esaustive: servono quando non sono disponibili i disegni costruttivi originali e si desidera un livello di conoscenza accurata. 251 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza - Rilievo LE PROPRIETA‟ DEI MATERIALI La modalità di valutazione delle proprietà dei materiali in situ è basata su prove dirette, generalmente di tipo distruttivo. Calcestruzzo: estrazione di campioni ed esecuzione di prove di compressione fino a rottura. Acciaio: estrazione di campioni ed esecuzione di prove a trazione fino a rottura con determinazione della resistenza a snervamento e della resistenza e deformazione ultima. Sono ammessi metodi di indagine non distruttiva di documentata affidabilità, che non possono essere impiegati in completa sostituzione di quelli sopra descritti, ma sono consigliati a loro integrazione. 252 126 10/02/2012 8.5 Procedure per la valutazione della sicurezza - Rilievo DETTAGLI COSTRUTTIVI E PROVE SUI MATERIALI Tabella C8A.1.3a – Definizione orientativa dei livelli di rilievo e prove per edifici in c.a. Verifiche limitate Rilievo dei dettagli costruttivi Prove sui materiali La quantità e disposizione dell‟armatura è verificata per almeno il 15% degli elementi. 1 provino di cls. per 300 m2 di piano dell‟edificio, 1 campione di armatura per piano dell‟edificio. Verifiche estese La quantità e disposizione dell‟armatura è verificata per almeno il 35% degli elementi. 2 provini di cls. per 300 m2 di piano dell‟edificio, 2 campioni di armatura per piano dell‟edificio. Verifiche esaustive La quantità e disposizione dell‟armatura è verificata per almeno il 50% degli elementi. 3 provini di cls. per 300 m2 di piano dell‟edificio, 3 campioni di armatura per piano dell‟edificio. 253 Il programma delle indagini Verifica soddisfacente DISPONIBILITA’ Disegni originali di carpenteria SI Costruzione modello RILIEVO VISIVO Verifica NON soddisfacente NO SI RILIEVO COMPLETO Costruzione modello VERIFICHE IN SITU LIMITATE dei dettagli costruttivi Verifica soddisfacente Verifica NON soddisfacente DISPONIBILITA’ Disegni costruttivi originali VERIFICHE IN SITU ESTESE O ESAUSTIVE dei dettagli costruttivi NO PROGETTO SIMULATO VERIFICHE IN SITU LIMITATE dei dettagli costruttivi 254 127 10/02/2012 Il programma delle indagini L‟obiettivo della campagna di indagini è la raccolta e l‟esame critico di informazioni sulle dimensioni, caratteristiche e condizioni dei materiali e degli elementi strutturali. Al fine di ottenere un quadro di informazioni soddisfacente è utile articolare le attività di indagini in due fasi: INDAGINI PRELIMINARI INDAGINI DETTAGLIATE 255 Il programma delle indagini Indagini preliminari volte ad ottenere: periodo di progettazione e periodo di costruzione; elaborati di progetto, di collaudo e contabili; ricostruzione della storia ed eventuali variazioni d‟uso; presenza di eventuali condizioni di danno e/o degrado; presenza di corpi aggiunti; destinazione d‟uso ed eventuali previsioni di cambiamento. 256 128 10/02/2012 Il programma delle indagini Indagini dettagliate costituite da un esame completo ed accurato della struttura: saggi; prove in situ per individuare dettagli costruttivi ; prelievo di campioni. 257 La campagna di rilievo Livelli di approfondimento differenti in virtù degli elaborati disponibili: stato generale di manutenzione e conservazione; stato ed aspetto superficiale del calcestruzzo; presenza di zone degradate e/o danneggiate; espulsione del copriferro; disgregazione superficiale del calcestruzzo; distacco dei pannelli di tamponatura; interazione tra struttura ed impiantistica; presenza di lesioni; dissesti delle fondazioni. 258 129 10/02/2012 La campagna dei saggi Sondaggi decisi in numero e caratteristiche tali da ottenere: pilastri: passo e diametro delle staffe, quantità e disposizione delle armature longitudinali; travi: passo e diametro delle staffe, quantità e disposizione delle armature longitudinali; solai: orditura, interasse tra le nervature, armature principali, armature di riparazione; tamponature: tipologia e caratteristiche degli elementi utilizzati,spessore, numero di starti, presenza di intercapedini; fondazioni: tipologia e piano di posa. 259 La campagna dei saggi Elementi strutturali da indagare e modelli di calcolo dei solai 260 130 10/02/2012 Il progetto simulato Progetto simulato Conoscenza del periodo di progettazione e costruzione dell‟edificio Normative tecniche vigenti all‟epoca della progettazione Manualistica autorevole di utilizzo Consuetudini progettuali e costruttive 261 Il progetto simulato Passi fondamentali della progettazione simulata 1. Individuazione dell‟età di progettazione e costruzione 2. Individuazione e studio dello schema strutturale - solai - travi - pilastri - copertura - elementi non strutturali 262 131 10/02/2012 Il progetto simulato Passi fondamentali della progettazione simulata 3. Scelta del modello di calcolo 4. Valutazione dei carichi 5. Progetto delle armature e verifica degli elementi strutturali 6. Indagini in situ 7. Revisione del progetto simulato 263 Il progetto simulato Principali fonti normative dell’epoca R.D. 23/05/1932 Primo organico Regolamento sui materiali e sulle modalità di posa in opera delle strutture in c.a. R.D. 16/11/1939 n.2229 Norme per la esecuzione delle opere in conglomerato cementizio semplice od armato L. 05/11/1971 n.1086 Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metalliche D.M.30/05/1972 D.M.26/03/1980 Resistenze espresse in termini di valori caratteristici, introdotti acciai ad aderenza migliorata, metodo tensioni ammissibili. D.M.09/01/1996 264 132 10/02/2012 Il progetto simulato CARATTERISTICHE DEL CALCESTRUZZO NELLE DIVERSE NORMATIVE Resistenza Normativa [kg/cm2] R.D. 2229/39 Compr. Flessione Taglio σamm/σmax σamm/σmax τc0/σmax τc1/σmax Normale >120 29,2% 33,3% 3,3% 11,7% Alta res. >160 28,1% 31,3% 3,8% 10% Contr. in cant. 180-225 33,3% 33,3% 2,7% 7,1% D.M. 30/05/72 Val.caratt. 150-500 20-28% 29-40% 2,6-1,7% 9,3-48% D.M. 26/03/80 “ “ “ “ “ “ D.M. 09/01/96 “ “ “ “ “ “ 265 Il progetto simulato CARATTERISTICHE DELL‟ACCIAIO NELLE DIVERSE NORMATIVE Resistenza [kg/cm2] Normativa Rottura R.D. 2229/39 σamm/σmax Allungamento a rottura Snervamento Dolce 4200-4500 >2300 28-33% 20% Semiduro 5000-6000 >2700 33-40% 16% Duro 6000-7000 >3100 29-40% 14% Barre lisce 3400-5000 2300-3200 35-32% 24-23 Barre ader.migl. 4600-5500 3800-4400 48-40% 14-12 D.M. 26/03/80 “ “ “ “ D.M. 09/01/96 “ “ “ “ D.M. 30/05/72 266 133 10/02/2012 Il progetto simulato DATI DI PROGETTO E VERIFICA PER GLI ELEMENTI TRAVE Normativa Arm.longit. R.D. 2229/39 Arm.trasversale Verifiche Copriferro Interferro 50% taglio staffe 50% taglio piegati n=6,8,10 Metodo T.A. 2 cm min(2cm,Ф) n=10,15 Metodo T.A. Calcolo a rottura 2-4 cm min(2cm,Ф) D.M. 30/05/72 Af=0,25%Asez (barre lisce) Af=0,15%Asez (barre A.M.) D.M. 26/03/80 “ Astaffe=3cm2/m pst<0,8(alt.utile) pst<12Фmin(appoggi) n=15 Metodo T.A. “ “ D.M. 09/01/96 “ “ “ “ “ 267 Il progetto simulato DATI DI PROGETTO E VERIFICA PER GLI ELEMENTI PILASTRO Normativa Arm.longit. Arm.trasversale Verifiche Copriferro Interferro R.D. 2229/39 0,8% fino a 2000 cm2 0,5% oltre 8000 cm2 pst=min(0,5Lmin; 10Фmin ) n=6,8,10 Metodo T.A. 2 cm min(2cm,Ф) D.M. 30/05/72 0,6-5% Acls s.n. 0,3% Aeff Фmin=12mm pst=min(15Фmin; 25cm) Фmin=6mm n=10,15 Metodo T.A. Calcolo a rottura 2-4 cm min(2cm,Ф) D.M. 26/03/80 >0,8% Acls s.n. 0,3-6% Aeff Фmin=12mm pst=min(15Фmin; 25cm) Фmin=6mm n=15 Metodo T.A. “ “ D.M. 09/01/96 “ “ “ “ “ 268 134 10/02/2012 Il progetto simulato DATI DI PROGETTO E VERIFICA PER I SOLAI REALIZZATI IN OPERA Normativa Dimensioni Armatura ripartizione Verifiche Copriferro R.D. 2229/39 H=max(L/30,8cm) Soletta min 4 cm Arip=25% Aprincipale n=6,8,10 Metodo T.A. Soletta 0,8cm Trav.=2cm D.M. 30/05/72 H=max(L/30,8cm) Soletta min 4 cm Arip=25% Aprincipale n=10,15 Metodo T.A. Calcolo a rottura Soletta 0,8cm Trav.=2cm D.M. 26/03/80 H=max(L/25,2cm) Soletta min 4 cm n=15 Metodo T.A. “ D.M. 09/01/96 “ “ “ “ 269 Il progetto simulato LA MANUALISTICA DI USO COMUNE Le indicazioni contenute nelle normative spesso non fornivano indicazioni sufficienti a definire una struttura per poterne effettuare le verifiche di resistenza si ricorre alla manualistica di uso corrente nei decenni passati SANTARELLA 1956,1968 PAGANO 1963,1968 270 135 10/02/2012 Il progetto simulato LA MANUALISTICA DI USO COMUNE SOLAI Modello di trave continua su più appoggi Momento all‟incastro ql2/12-ql2/24 (Pp+g) distribuiti su tutte le campate (q) disposto nel modo più sfavorevole Teoria delle linee di influenza Armature dal diagramma del momento flettente Figura – Disposizione delle armature nei solai (Santarella, 1968) 271 Il progetto simulato LA MANUALISTICA DI USO COMUNE TRAVI Modello di trave continua su più appoggi Calcolo della combinazione di carico più sfavorevole (tabelle di riferimento) Determinazione di taglio e momento flettente Previste almeno 4 barre longitudinali ai vertici, dette “reggistaffa”, di diametro Ф8Ф12 Reggistaffa spesso uniche armature al lembo inferiore della trave alle estremità Figura – Disposizione delle armature nelle travi (Santarella, 1968) 272 136 10/02/2012 Il progetto simulato LA MANUALISTICA DI USO COMUNE PILASTRI Dimensionati con lo sforzo normale Sezioni ridotte e poco armate Riduzione carichi accidentali dall‟ultimo piano Carico eccentrico solo nei pilastri di estremità dei telai Figura – Disposizione delle staffe nei pilastri (Santarella, 1968) Verifiche di resistenza secondo le formule della flessione composta nel caso di azioni assiali non centrate l/a>15 verifica ad instabilità Sezioni tipicamente quadrate con 4 barre longitudinali Figura – Dettaglio nodo trave-pilastro (Santarella, 1968) 273 Il progetto simulato LA MANUALISTICA DI USO COMUNE Trave a ginocchio SCALE Soletta rampante Trave a ginocchio: modello di trave incastrata Soletta rampante: schema di trave proiettata in orizzontale Tramite le modellazioni calcolati momento flettente, momento torcente venivano taglio e Particolare attenzione alle armature longitudinali nelle zone di collegamento con i pianerottoli Infittimento staffe nel collegamento trave a ginocchio-pianerottolo Figura – Disposizione delle armature nelle scale (Santarella, 1968) 274 137 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI Le proprietà sui materiali possono essere determinate dalle seguenti fonti: valori usuali per la pratica costruttiva dell‟epoca; specifiche originali di progetto o certificati di prova originali; prove in situ (limitate, estese, esaustive). resistenza a compressione del calcestruzzo; tensione di snervamento dell‟acciaio; resistenza a rottura dell‟acciaio. Distruttive INDAGINI Non distruttive 275 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO METODO COSTO RAPIDITA’ DANNO RAPPRESENTATI VITA’ AFFIDABILITA’ Carotaggio Elevato Bassa Moderato Moderata Elevata Sonde Windsor Moderato Elevata Minimo Superficiale Scarsa Ultrasuoni Basso Elevata Nullo Buona Moderata Sclerometro Basso Elevato Nullo Superficiale Scarsa 276 138 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO CAROTAGGIO misura diretta della resistenza del calcestruzzo e del suo modulo elastico; prelievo di almeno 3 campioni cilindrici mediante carotatrici a corona diamantata; operazione invasiva, delicata e complessa (è importante ridurre al minimo il danneggiamento del campione nel corso dei prelievi); diametro carote almeno pari a tre volte la dimensione massima dell‟aggregato, l‟altezza almeno due volte il diametro della carota. La resistenza misurata sulle carote fcar è influenzata da: posizione del prelievo nell‟elemento strutturale; disturbo nelle operazioni di prelievo; presenza di eventuali armature. 277 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO CAROTAGGIO Scelta dei punti di indagine: pilastro: prelievo ideale in mezzeria dove le sollecitazioni flessionali sono ridotte, da evitare la zona di sommità dove la compattazione ovvero la qualità del calcestruzzo è inferiore; travi: carotaggio ideale sul fianco a circa 1/4, 1/5 della luce netta e a circa metà altezza per travi fuori spessore, carotaggio verticale per travi in spessore. Importante: rilevazioni pacometriche per evitare le barre di armatura Punti di esecuzione delle indagini sugli elementi strutturali 278 139 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO CAROTAGGIO Conversione della resistenza delle carote fcar nella resistenza del calcestruzzo in situ fcis può essere calcolata tramite la seguente relazione f cis (Ch Cdia Ca Cd ) f car Ch/D: coeff. correttivo per rapporti h/D diversi da 2; Cdia: coeff. correttivo relativo al diametro; Ca: coeff. correttivo relativo alla presenza di armature incluse; Cd: coeff. correttivo per tener conto del disturbo arrecato alla carota nelle operazioni di estrazione. 279 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DAL CAROTAGGIO NTC 2008 Il valor medio della resistenza del calcestruzzo in opera (definita come resistenza strutturale) è in genere inferiore al valor medio della resistenza dei prelievi in fase di getto maturati in condizioni di laboratorio (definita come resistenza potenziale). È accettabile un valore medio della resistenza strutturale, misurata con tecniche opportune e debitamente trasformata in resistenza cilindrica o cubica, non inferiore all’85% del valore medio definito in fase di progetto. f cm f m,car 0,85 Rcm f m,car 0,83 0,85 Le stesse non forniscono indicazioni per il passaggio al valore caratteristico che potrebbe essere effettuato seguendo le indicazioni dell’Eurocodice 2: f ck f cm 8MPa Rck Rcm 8MPa 280 140 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DAL CAROTAGGIO EN 13791 La Norma EN 13791 prende in considerazione la possibilità di passare dal valore medio a quello caratteristico; essa suggerisce due differenti approcci per la stima della resistenza caratteristica del calcestruzzo in situ. Approccio A Approccio B Numero carote ≥ 15 3 ≤ numero carote ≤ 14 281 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DAL CAROTAGGIO EN 13791 Approccio A Secondo il primo approccio, la resistenza caratteristica del calcestruzzo in opera (espressa in MPa) è il minimo dei due valori di resistenza seguenti: k s n ),is 2 f ck ,is min fism,(lowest 4 f Fm(n),is = resistenza a compressione del calcestruzzo in opera dopo n test k2 = coefficiente che deve essere fissato dagli annessi nazionali, in mancanza di indicazioni specifiche si può assumere il valore di 1,48 s = rappresenta la deviazione standard dei risultati (il cui valore minimo è fissato pari a 2 Mpa). 282 141 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DAL CAROTAGGIO EN 13791 Approccio A Dalla resistenza caratteristica in situ ricavata dall‟equazione precedente si passa, utilizzando la Tabella 1, alla classe di resistenza del calcestruzzo in opera: 283 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DAL CAROTAGGIO EN 13791 Approccio B In questo caso, la stima della resistenza caratteristica in situ (espressa in MPa) è fornita dal minimo dei due valori seguenti: k n ),is f ck ,is min fism,(lowest 4 f k = assume valori differenti al variare del numero di carote considerate; vale 5 nel caso di un numero di carote (n) compreso tra 10 e 14; vale 6 per n compreso tra 7 e 9, mentre vale 7 per n compreso tra 3 e 6. Anche in questo caso il passaggio alla classe di resistenza del calcestruzzo avviene allo stesso modo visto per l’approccio A. 284 142 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DA PROVE NON DISTRUTTIVE EN 13791 Approccio A Applicabile nel caso di relazione specifica tra prove in situ e risultati delle prove non distruttive. L‟approccio statistico si applica quando il numero di carote sottoposte a prova è almeno pari a 15; in questo caso la resistenza caratteristica cubica in opera è il valore minore desunto dalle due seguenti equazioni 1, 48s n ),is f ck ,is min fism,(lowest 4 f s = rappresenta la deviazione standard dei risultati (il cui valore minimo è fissato pari a 2 Mpa). 285 La determinazione delle proprietà dei materiali DETERMINAZIONE DEL VALORE CARATTERISTICO DELLA RESISTENZA A COMPRESSIONE DEL CALCESTRUZZO DA PROVE NON DISTRUTTIVE EN 13791 Approccio B Prove sclerometriche, prove ultrasoniche e prove di estrazione possono essere utilizzate per l‟accertamento delle prove sul calcestruzzo in opera usando una curva base shiftata in base alle prove sulle carote di calcestruzzo: R = numero di rimbalzi da prova sclerometrica v = velocità onde ultrasoniche F = forza desunta da prove di estrazione δf1…n = differenza tra il risultato della prova su carota e il valore fornito dalla curva base 1 = curva base 2 = distanza tra le curve 3 = curva determinata in base alla relazione tra metodi distruttivi e non distruttivi 286 143 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO PROVE SCLEROMETRICHE utili per valutare l‟omogeneità del calcestruzzo o per delimitare le zone di calcestruzzo degradato; massa battente d‟acciaio azionata da una molla che contrasta un‟asta di percussione a contatto della superficie di prova; si misura l‟altezza di rimbalzo della massa contro la superficie dell‟elemento da indagare; questo metodo non può sostituire le prove distruttive ma può affiancarsi ad esse; superficie di prova priva di intonaci e lisciata con pietra abrasiva; minimo 9 misure distanti 25mm tra loro e dal bordo della superficie. 287 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO PROVE SCLEROMETRICHE mediante opportune curve l‟indice di rimbalzo viene correlato alla resistenza a compressione del calcestruzzo Rc; l‟indice di rimbalzo S viene determinato come media degli indici misurati in punti differenti della superficie. Curva indice di rimbalzo-resistenza cubica a compressione 288 144 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO PROVE ULTRASONICHE Tramite la velocità di propagazione delle onde nel calcestruzzo si riescono a ricavare le sue caratteristiche meccaniche. Fattori che influenzano l‟affidabilità di tale prova: rapporto A/C; età del conglomerato; contenuto di umidità; presenza di armature; stato di sollecitazione (presenza di fessure). Prove ultrasoniche affidabili non tanto per la determinazione della resistenza del conglomerato, quanto per valutarne l‟omogeneità e lo stato fessurativo. 289 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO PROVE ULTRASONICHE si misura il tempo impiegato da onde soniche, di frequenza compresa nell‟intervallo 40-120 kHz, ad attraversare un mezzo compreso tra il trasduttore trasmittente e quello ricevente collocati a distanza nota, ricavandone la velocità di propagazione; superfici adeguatamente preparate regolari; sostanza accoppiante sulla superficie per garantire un efficace contatto dei trasduttori. Letture ultrasoniche per trasparenza (a), diagonali (b) e superficiali (c) 290 145 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO SONDA WINDSOR metodo penetrometrico che consiste nella penetrazione di una sonda sparata nel materiale oggetto dell'indagine da una pistola a mezzo di una carica calibrata; prova eseguita con tre sonde, sparate ai vertici di una speciale dima, munita di tre fori posti agli spigoli di un triangolo equilatero, di lato 177 mm ; la media dei tre valori è il valore caratteristico di quella posizione. 291 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO SONDA WINDSOR Il valore della resistenza è correlata alla lunghezza di esposizione della sonda da una legge di correlazione standard ed impostata, dalla casa costruttrice del sistema, in funzione della durezza Mohs degli inerti. Curva lunghezza esposta – resistenza a compressione 292 146 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO IL METODO SONREB SONic + REBound = ultrasuoni + sclerometro Valutazione dei valori locali della velocità ultrasonica V e dell‟indice di rimbalzo S per ottenere la resistenza del calcestruzzo Rc : Rc a S b V c La stima della resistenza può essere effettuata anche tramite grafici di curve di isoresistenza nel piano V-S: Uso del grafico con curve di isoresistenza 293 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SUL CALCESTRUZZO MISURA PROFONDITA‟ CARBONATAZIONE Carbonatazione= formazione di carbonato di calcio sullo strato superficiale Ca(OH ) 2 CO2 CaCO3 H 2O Conseguenze negative sulle armature: riduzione del pH all‟interno dello strato carbonatato; soluzione alcolica di fenolftaleina che colora di rosa il calcestruzzo non ancora carbonatato; confronto tra lo spessore del copriferro e quello del calcestruzzo carbonatato. 294 147 10/02/2012 La determinazione delle proprietà dei materiali LE INDAGINI SULLE ARMATURE PRELIEVO SPEZZONI metodo distruttivo di prelievo di spezzoni di armatura da studiare in laboratorio; spezzoni sottoposti a prova di trazione per la stima di tensione di snervamento, resistenza a rottura e allungamento a rottura; attenzione alla presenza del fenomeno di corrosione delle barre che ne compromette la resistenza. 295 Ringraziamenti Un particolare ringraziamento alla prof.ssa Marini per le slides inerenti gli edifici in muratura; all‟Ing. Cominelli per le slides sulla diagnostica negli edifici in muratura; al prof. Plizzari e all‟Ing. Feroldi per le slides sugli edifici in calcestruzzo armato; al prof. Giuriani per i numerosi riferimenti a sue opere di rinforzo strutturale e a suoi studi teorici. 296 148