La scena di un crimine crudele

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La scena di un crimine crudele
La scena di un crimine crudele
Era una bella giornata d’estate, il genere di giornata che rendeva un uomo felice d’essere vivo. E probabilmente
l’uomo sarebbe stato molto più felice se fosse stato vivo. Infatti, era morto.
Sarebbe stato difficile essere più morto senza uno speciale addestramento.
«Beh, dunque», disse il Sergente Colon (poliziotto della città di Ankh-Morpork, in ronda notturna), consultando il
suo taccuino, «finora abbiamo avuto come causa di morte:
a)
essere stato colpito con almeno un corpo contundente,
b)
essere stato strangolato con uno spago da salsicce e
c)
essere stato sbranato da almeno due animali con grandi denti acuminati.
Cosa dobbiamo fare ora, Nobby?»
«Arrestare il sospettato, sergente», disse il Caporale Nobby, mentre eseguiva alla perfezione il saluto militare.
«Quale sospettato, Nobby?»
«Questo», disse Nobby, dando un piccolo calcio con il suo stivale al cadavere. «Lo considero molto sospetto morire
in questo modo».
«Ma questa è la vittima, Nobby. E’ l’unico che è rimasto ucciso».
«Ah, perfetto. In questo modo possiamo incriminarlo anche per complicità».
«Nobby….»
«Stava pure bevendo. Potremmo accusarlo per la sua morte e per turbamento della quiete pubblica».
Colon si grattò la testa. Arrestare il cadavere offriva indubbiamente qualche vantaggio. Ma…
«Io credo», disse lentamente, «che il Capitano Vimes voglia che questo cadavere sia sistemato in un altro posto. E’
meglio portarlo alla Centrale, Nobby».
«E dopo potremo mangiare le salsicce, Sergente?», chiese il Caporale Nobbs.
Non era facile essere il capo della polizia a Ankh-Morpork, la maggiore città di Discworld. Ci dovevano essere
sicuramente dei mondi, pensava nei suoi momenti più tristi il Capitano Vimes, nei quali non esistevano maghi (che
rendevano i misteri di una stanza chiusa a chiave una banalità) o zombi (i casi d’omicidio risultavano davvero
strani quando la vittima poteva essere il testimone chiave) e dove si poteva contare sul fatto che i cani non
avrebbero fatto niente durante le ore notturne, neppure andare in giro a parlare alle persone. Il capitano Vimes
credeva nella logica, quasi allo stesso modo in cui un uomo nel deserto può credere nel ghiaccio… e cioè, “era
qualcosa di cui aveva veramente bisogno, ma ancora non era arrivato a trovarla”. Almeno una volta, pensava,
sarebbe stato bello riuscire a risolvere un caso.
Guardò il corpo bluastro poggiato sulla lastra, e percepì un leggero fremito d’eccitazione. Questi erano indizi. Non
aveva mai visto veri e propri indizi, prima d’allora.
«Non può essere stato un rapinatore, capitano», disse il Sergente Colon. «La ragione è che il suo portafogli era
ancora pieno di soldi. Dentro c’erano undici dollari».
«Non mi pare si possa considerare pieno», ribatté il Capitano Vimes.
«Erano tutti soldi di moneta e ah!, in penny, signore. Sono rimasto stupito dal fatto che i suoi pantaloni abbiano
retto a questa prova. E perciò ho astutamente concluso che egli fosse un uomo di spettacolo, signore. Aveva alcuni
biglietti da visita nel suo taschino, signore. “Mago Slumber, intrattenitore di Bambini”».
«Immagino che nessuno abbia visto niente», disse Vimes.
«Beh, signore», disse con tono servizievole il Sergente Colon. «Ho ordinato al giovane Caporale Carrot di trovare
altri testimoni».
«Hai chiesto al Caporale Carrot di investigare su un caso di omicidio? Tutto da solo?», chiese Vimes.
Il sergente si grattò la testa.
«Sissignore. Gli ho detto che doveva cercare di trovare un testimone, signore. E lui ha chiesto a me se conoscevo
qualcuno molto vecchio e gravemente malato».
E sul mondo magico di Discworld c’è sempre un testimone sicuro per ogni omicidio. Questo è il suo lavoro.
Il Caporale Carrot, il membro più giovane della polizia, dava spesso l’impressione alle persone di non essere molto
sveglio. E infatti non lo era. Era un individuo terribilmente semplice, ma nello stesso modo in cui una spada è
semplice, o un’imboscata risulta semplice. Con ogni probabilità, egli era anche il pensatore più lineare nella storia
dell’universo.
Stava aspettando ai piedi del letto di un vecchio uomo, al quale avrebbe fatto abbastanza piacere la sua compagnia
almeno fino a pochi secondi prima; nella situazione attuale, invece, qualunque compagnia gli era indifferente. E
adesso era il momento per Carrot di tirare fuori il suo taccuino.
«Ormai so che lei ha visto qualcosa, signora», disse. «Lei era là».
BEH, SI' disse la Morte, IO DOVEVO ESSERCI, CAPISCE? MA TUTTO CIO'
E' DAVVERO MOLTO IRREGOLARE.
«Vede, signora», disse il Caporale Carrot, «come io intendo la legge, lei rappresenta un Complice Dopo il Fatto. O,
in alternativa, Prima del Fatto».
GIOVANE, IO SONO IL FATTO.
«E io sono un ufficiale della legge», rispose il Caporale Carrot. «C’è la legge, capisce?»
TU VUOI CHE IO… TI FACCIA UNA SOFFIATA? CHE VUOTI IL
SACCO? CHE CANTI COME UN CANARINO? NO. NESSUNO HA
UCCISO IL SIGNOR SLUMBER. NON POSSO PROPRIO AIUTARTI.
«Oh, non ne sono sicuro, signora», disse Carrot, «io penso che l’abbia appena fatto».
DANNAZIONE.
La Morte guardò Carrot andarsene, piegando la testa mentre scendeva le strette scale della bicocca.
BEH, ORA… DOVE ERAVAMO RIMASTI…
«Mi scusi», disse il raggrinzito vecchio steso sul letto, «si dà il caso che io abbia 107 anni, capisce… non ho tutto il
giorno».
GIUSTO. HA RAGIONE.
La Morte affilò la sua falce. Era la prima volta che aiutava la polizia nelle sue inchieste. Tuttavia, ognuno doveva
fare il proprio lavoro.
Il Caporale Carrot andò a zonzo per la città. Aveva una Teoria. Egli aveva letto un libro sulle Teorie. Somma tutti
gli indizi, e avrai una Teoria. Ogni cosa deve coincidere.
C’erano le salsicce. Qualcuno doveva comprarsi le salsicce. Ed ecco quindi che c’erano i penny. Normalmente solo
le sottospecie del genere umano pagavano ancora le cose con le monete.
Fece una visita a un venditore di salsicce. Trovò un gruppo di bambini, e parlò con loro per un po’.
Quindi tornò senza fretta sulla scena del crimine. Era in un vicolo, dove il Caporale Nobbs aveva segnato col gesso
la sagoma del cadavere sul terreno (alcuni l’avevano colorata e avevano aggiunto una pipa e un bastone da
passeggio, oltre ad alcuni alberi e cespugli sullo sfondo –una persona aveva anche lasciato cadere una moneta da 7
pounds nel suo elmetto). Notò un sacco di immondizia in fondo al vicolo, e a questo punto si sedette su una botte
sfasciata.
«D’accordo… potete uscire adesso, » disse al mondo in generale. «Non so se ci sono rimasti dei folletti al mondo».
La spazzatura frusciò e loro uscirono allo scoperto: l’omino con il cappello rosso, la gobba e il naso aquilino, la
piccola donna con la cuffietta che teneva in braccio un bambino ancora più piccolo, il piccolo poliziotto, il cane con
il collare al collo, e un alligatore davvero piccino.
Il Caporale Carrot rimase seduto ad ascoltare.
«Ci ha costretti lui a farlo», disse l’omino. Egli aveva una voce sorprendentemente profonda. «Era solito picchiarci.
Picchiava anche il coccodrillo. Era l’unica cosa che capiva, battere ogni cosa con i bastoni. Ed era anche solito
rubare tutti i soldi che il cane Toby collezionava per andare a bere. Per questo noi siamo scappati e quello ci ha
catturato nel vicolo e ha cominciato con Judy e il bambino ed è caduto e…».
«Chi lo ha colpito per primo?», chiese Carrot.
«Tutti noi!»
«Ma non troppo forte», disse Carrot. «Siete tutti troppo piccoli. Voi non potevate ucciderlo. Sono fermamente
convinto di questo. Così sono andato a dargli un’altra occhiata. È morto soffocato da qualcosa. Cos’è questo?» Egli
tirò fuori un piccolo disco di pelle.
«È uno swozzle», disse il piccolo poliziotto. «Lo usava per le voci. Diceva che le nostre non erano abbastanza
divertenti».
«“Questo è modo di farlo!”», disse la tipa chiamata Judy, e sputò.
«Gli si era conficcata nella gola», disse Carrot. «Vi suggerisco di andarvene. Più lontano che potete».
«Pensavamo di avviare una cooperativa di persone» disse lo gnomo a capo della combriccola. «Cose tipo
commedia sperimentale, teatro di strada, questo genere di cose, insomma».
«Tecnicamente, ciò che avete fatto si può definire un assalto», disse Carrot. «Ma francamente non riesco a vedere
nessun motivo per portarvi dentro».
«Noi pensavamo di cercare di avvicinare il teatro alle persone. Nel modo giusto, però. Senza picchiarci l’un l’altro
con bastoni e senza gettare i bambini in pasto ai coccodrilli…»
«Facevate questo per i bambini?», chiese Carrot.
«Lui diceva che era un nuovo tipo di spettacolo. Assicurava che avrebbe preso piede».
Carrot si alzò e gettò lo swozzle nella spazzatura.
«Le persone non tollereranno mai più queste cose», disse. «Questo non è il modo giusto di fare uno spettacolo».
Terry Pratchett