1 Il Trattato sull`Unione Europea (noto come Trattato di Maastricht
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1 Il Trattato sull`Unione Europea (noto come Trattato di Maastricht
NASCITA Il Trattato sull'Unione Europea (noto come Trattato di Maastricht) venne firmato nella cittadina olandese sulle rive della Mosa di Maastricht il 7 febbraio 1992 dai 12 paesi membri dell'allora Comunità Europea (Italia, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi), oggi Unione Europea ed è entrato in vigore il 1novembre 1993. Fattori esterni e interni hanno contribuito alla sua nascita. Sotto il profilo esterno, il crollo del comunismo nell'Europa dell'Est e la prospettiva dell'unificazione tedesca hanno determinato l'impegno a rafforzare la posizione internazionale della Comunità. Sul piano interno, gli Stati membri intendevano estendere con altre riforme i progressi realizzati dall' Atto unico europeo . Tali elementi hanno indotto a convocare due conferenze intergovernative, una per l'UEM e l'altra per l'unione politica. Il Consiglio europeo di Hannover dei giorni 27 e 28 giugno 1988 ha affidato a un gruppo di esperti, presieduto da Jacques Delors, il compito di preparare una relazione che proponesse le tappe concrete verso l'unione economica. Sulla base di un promemoria belga sul rilancio istituzionale e di un'iniziativa franco-tedesca che invitava gli Stati membri a prendere in esame la possibilità di accelerare la costruzione politica dell'Europa, il Consiglio europeo di Dublino del 28 aprile 1990 ha deciso di valutare la necessità di modificare il trattato CE per avanzare verso l'integrazione europea. È stato infine il Consiglio europeo di Roma dei giorni 14 e 15 dicembre 1990 ad aprire le due conferenze intergovernative, i cui lavori sono culminati un anno dopo nel vertice di Maastricht dei giorni 9 e 10 dicembre 1991. Il trattato definisce le tappe per l'unificazione monetaria. All'unità monetaria saranno ammessi i paesi che garantiranno stabilità della moneta, bassa inflazione e bassi tassi d'interesse, disavanzo di bilancio inferiore al 3% del PIL e debito pubblico inferiore al 60% del PIL. Altre importanti norme introdotte con il Trattato di Maastricht furono: la procedura di codecisione nell'emanazione delle direttive; la tutela diplomatica; la possibilità di rivolgersi alle istituzioni europee in una delle lingue ufficiali degli stati membri; il diritto, per i cittadini comunitari, di petizione al Parlamento Europeo; l'istituzione del Mediatore Europeo (Ombudsman) ed il diritto, per i cittadini comunitari, di rivolgersi allo stesso. OBIETTIVI 1 Con il trattato di Maastricht, risulta chiaramente sorpassato l'obiettivo economico originale della Comunità - ossia la realizzazione di un mercato comune - e si afferma la vocazione politica. In tale ambito, il trattato Maastricht consegue cinque obiettivi essenziali: rafforzare la legittimità democratica delle istituzioni; rendere più efficaci le istituzioni; instaurare un'unione economica e monetaria; sviluppare la dimensione sociale della Comunità; istituire una politica estera e di sicurezza comune. STRUTTURA Il trattato ha una struttura complessa. Il preambolo è seguito da sette titoli. Il titolo I contiene le disposizioni comuni alle Comunità, alla politica esterna comune e alla cooperazione giudiziaria. Il titolo II contiene le disposizioni che modificano il trattato CEE e il titoli III e IV modificano rispettivamente i trattati CECA e CEEA. Il titolo V introduce le disposizioni relative alla politica estera e di sicurezza comune (PESC). Il titolo VI contiene le disposizioni relative alla cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (JAI). Le disposizioni finali figurano al titolo VII. UNIONE EUROPEA Con questo trattato vengono introdotti i cosiddetti Tre pilastri dell'Unione Europea: 1) la "Comunità Europea" che riunisce tutti i trattati precedenti (CECA- Comunità europea del carbone e dell'acciaio, Euratom- Comunità Europea dell'Energia Atomica e CEE – Comunità Economica Europea) 2) la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la politica estera di sicurezza e difesa (PESD) 3) la Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI) L'UE ha competenze più ampie della vecchia CEE e si avvale del principio di sussidiarietà. La PESC ha come obbiettivo quello di portare l'Europa a formulare una politica di difesa comune che in futuro possa anche diventare una difesa comune vera e propria; quello di promuovere la pace internazionale e difendere i valori comuni e gli interessi fondamentali dell'indipendenza europea. Il GAI fissa i parametri per la collaborazione intergovernativa nei settori giudiziari e di polizia. La cittadinanza europea si aggiunge alla cittadinanza nazionale – è cittadino europeo chiunque sia cittadino di uno degli stati membri. Il primo pilastro è costituito dalla Comunità europea, dalla Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) e dall' Euratom e riguarda i settori in cui gli Stati membri esercitano congiuntamente la propria sovranità attraverso le istituzioni comunitarie. Vi si applica il cosiddetto processo del metodo comunitario, ossia proposta della Commissione europea, adozione da parte del Consiglio e del Parlamento europeo e controllo del rispetto del diritto comunitario da parte della Corte di giustizia. Il secondo pilastro instaura la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) prevista al titolo V del trattato sull'Unione europea. Esso sostituisce le disposizioni contenute nell'Atto 2 unico europeo e consente agli Stati membri di avviare azioni comuni in materia di politica estera. Tale pilastro prevede un processo decisionale intergovernativo, che fa ampiamente ricorso all'unanimità. La Commissione e il Parlamento svolgono un ruolo modesto e tale settore non rientra nella giurisdizione della Corte di giustizia. Il terzo pilastro riguarda la cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI), prevista al titolo VI del trattato sull'Unione europea. L'Unione deve svolgere un'azione congiunta per offrire ai cittadini un livello elevato di protezione in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Anche in questo caso il processo decisionale è intergovernativo. ISTITUZIONI Con il trattato di Maastricht la forma istituzionale dell'UE raggiunge una certa stabilità, ed è presumibile che manterrà questa forma per un buon periodo di tempo. A differenza di un usuale stato moderno, l'UE si caratterizza per l'assenza del principio di separazione dei poteri: i poteri, piuttosto che essere divisi fra organi diversi, vengono esercitati in maniera congiunta da più organi. La struttura delle istituzioni è la seguente: il Consiglio Europeo, che riunisce i capi di governo e di stato dei paesi membri: fissa le linee guida per la politica dell'unione; il Consiglio dell'Unione Europea, consiglio dei ministri dei paesi d'Europa, la cui composizione varia a seconda dell'argomento da affrontare: agisce entro i limiti stabiliti dal Consiglio Europeo; la Commissione Europea: è il vero e proprio governo dell'Europa, la cui azione è limitata dalle scelte del Consiglio e dalle clausole dei trattati; il Parlamento Europeo, eletto a suffragio universale, con limitata capacità legislativa: ha principalmente funzioni di controllo; la Corte di giustizia delle Comunità europee: ha il compito di assicurare il rispetto del diritto comunitario e della sua corretta interpretazione. la Corte dei conti europea è una corte di giudici fiscali: controlla la correttezza del bilancio della UE; il Comitato economico e sociale e il Comitato della CECA: si tratta di organi consultivi di tipo tecnico; il Comitato delle regioni: è l'organo di raccordo fra la Commissione e gli enti locali degli stati membri; la Banca Europea degli Investimenti (BEI): banca che cura gli investimenti in settori rilevanti dell'economia pubblica; Istituto Monetario Europeo (poi Banca Centrale Europea), con giurisdizione sulle questioni monetarie e fiscali: una nuova Banca Centrale. La Commissione è il principale organo esecutivo e propositivo: si preoccupa dell'applicazione dei trattati e dell'esecuzione delle disposizioni legislative (le quali nascono dal rapporto Consiglio-Parlamento-Commissione) ed è costituita da rappresentanti dei paesi membri; la durata del suo mandato passa da quattro a cinque anni per uniformarsi a quella del Parlamento europeo. Il potere legislativo dell'Unione prevale sulle legislazioni nazionali e si manifesta in quattro atti giuridici differenti: Regolamenti, che si applicano direttamente a stati, istituzioni e cittadini di tutti i membri dell'Unione; 3 Decisioni, che hanno la stessa validità del regolamento ma si applicano solo a singoli stati; Direttive, obbligano al raggiungimento di un determinato obiettivo ma lasciano agli stati la discrezionalità sui modi per raggiungerli; Pareri, che sono indicazioni senza caratteri vincolanti. La Commissione, inoltre, deve preparare il bilancio annuale e presentarlo al parlamento. Il Parlamento ha anche l'importante funzione di rappresentare tutti i popoli d'Europa e di esprimere un parere su tutte le proposte della Commissione. Con un voto a maggioranza qualificata può anche costringere la Commissione a dare le dimissioni. Il Consiglio è al giorno d'oggi un organo permanente, che ha tra le sue funzioni quella di trovare un punto d'equilibrio fra le varie istanze nazionali nel processo decisionale. Sulla scia dell'Atto unico europeo, il ruolo del Parlamento europeo viene ulteriormente potenziato dal trattato di Maastricht. Il campo d'applicazione della procedura di cooperazione e della procedura di parere conforme viene esteso a nuovi settori. Inoltre, il trattato crea una nuova procedura di codecisione, che consente al Parlamento europeo di adottare atti insieme al Consiglio. Questa procedura comporta maggiori contatti tra il Parlamento e il Consiglio per giungere a un accordo. Inoltre, il trattato associa il Parlamento alla procedura d'investitura della Commissione. Viene riconosciuto il ruolo svolto nell'integrazione europea dai partiti politici europei, che contribuiscono alla formazione di una coscienza europea e all'espressione della volontà politica degli europei. Per quanto riguarda la Commissione, POLITICHE Il trattato instaura politiche comunitarie in sei nuovi settori: reti transeuropee; politica industriale; tutela dei consumatori; istruzione e formazione professionale; gioventù; cultura. UNIONE ECONOMICA E MONETARIA Il mercato unico viene completato dall'instaurazione dell'UEM. La politica economica comporta tre elementi. Gli Stati membri devono garantire il coordinamento delle loro politiche economiche ed istituire una sorveglianza multilaterale di tale coordinamento, e sono soggetti a norme di disciplina finanziaria e di bilancio. La politica monetaria mira ad istituire una moneta unica e a garantirne la stabilità grazie alla stabilità dei prezzi e al rispetto dell'economia di mercato. Il trattato prevede l'instaurazione di una moneta unica in tre fasi successive: la prima fase, che liberalizza la circolazione dei capitali, inizia il 1º luglio 1990; la seconda fase, che incomincia il 1º gennaio 1994, permette la convergenza delle politiche economiche degli Stati membri; 4 la terza fase deve iniziare entro il 1º gennaio 1999 con la creazione di una moneta unica e la costituzione di una Banca centrale europea (BCE). La politica monetaria poggia sul Sistema europeo delle banche centrali (SEBC), costituito dalla BCE e dalle banche centrali nazionali. Tali istituzioni sono indipendenti dalle autorità politiche nazionali e comunitarie. Esistono disposizioni particolari per due Stati membri. Il Regno Unito non si è impegnato a passare alla terza fase dell'UEM. La Danimarca ha ottenuto un protocollo che subordina il suo impegno nei confronti della terza fase all'esito di un referendum specifico. PROTOCOLLO SULLA POLITICA SOCIALE Con il protocollo sulla politica sociale allegato al trattato, le competenze comunitarie vengono estese al settore sociale. Il Regno Unito non aderisce al protocollo, che si prefigge gli obiettivi seguenti: promuovere l'occupazione; migliorare le condizioni di vita e di lavoro; garantire un'adeguata protezione sociale; promuovere il dialogo sociale; sviluppare le risorse umane per garantire un livello elevato e sostenibile d'occupazione; integrare le persone escluse dal mercato del lavoro. CITTADINANZA Tra le grandi innovazioni del trattato figura l'istituzione di una cittadinanza europea, che si aggiunge a quella nazionale. Chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro è anche cittadino dell'Unione. Tale cittadinanza conferisce nuovi diritti degli europei, ossia: il diritto di circolare e risiedere liberamente nella Comunità; il diritto di votare e di essere eletti alle elezioni europee e comunali nello Stato di residenza; il diritto alla tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari di uno Stato membro diverso da quello d'origine nel territorio di un paese terzo nel quale lo Stato membro di cui hanno la cittadinanza non è rappresentato; il diritto di petizione dinanzi al Parlamento europeo e il diritto di sporgere denuncia al mediatore europeo. PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ Il trattato sull'Unione adotta come norma generale il principio di sussidiarietà, applicato alla politica dell'ambiente nell'Atto unico europeo. Tale principio precisa che nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, la Comunità interviene soltanto se gli obiettivi possono essere realizzati meglio a livello comunitario che a livello nazionale. L'articolo A prevede che l'Unione prenda decisioni "il più vicino possibile ai cittadini". IL DOPO MAASTRICHT 5 Il trattato di Maastricht rappresenta una tappa determinante della costruzione europea. Attraverso l'istituzione dell'Unione europea, la creazione di un'unione economica e monetaria e l'estensione dell'integrazione europea a nuovi settori, la Comunità entra in una dimensione politica. Consapevoli dell'evoluzione dell'integrazione europea, degli ampliamenti futuri e delle necessarie modifiche istituzionali, gli Stati membri hanno inserito una clausola di revisione del trattato. A tal fine, l'articolo N prevede la convocazione di una conferenza intergovernativa nel 1996. Tale conferenza è culminata nella firma del trattato di Amsterdam nel 1997. MODIFICHE APPORTATE AL TRATTATO Trattato di Amsterdam (1997) Il trattato di Amsterdam permette di rafforzare i poteri dell'Unione attraverso la creazione di una politica comunitaria in materia di occupazione, il trasferimento sotto competenza comunitaria di alcune materie precedentemente disciplinate dalla cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni, le misure volte ad avvicinare l'Unione ai suoi cittadini, la possibilità di una più stretta cooperazione tra alcuni Stati membri (cooperazioni rafforzate). Esso estende inoltre la procedura di codecisione e il voto a maggioranza qualificata e procede a una semplificazione e a una rinumerazione degli articoli dei trattati. Trattato di Nizza (2001) Il trattato di Nizza è destinato essenzialmente a risolvere le questioni lasciate aperte dal trattato di Amsterdam nel 1997, ossia i problemi istituzionali legati all'ampliamento. Si tratta della composizione della Commissione, della ponderazione dei voti al Consiglio e dell'estensione del voto a maggioranza qualificata. Esso semplifica il ricorso alla procedura di cooperazione rafforzata e rende più efficace il sistema giurisdizionale. Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa (2004) La Costituzione abroga e sostituisce con un testo unico tutti i trattati esistenti, escluso il trattato Euratom. Tale testo consolida cinquant'anni di trattati europei. Il trattato costituzionale, firmato nell'ottobre 2004, dovrebbe entrare in vigore il 1º novembre 2006 in seguito alla ratifica da parte di tutti gli Stati membri. Il presente trattato è stato modificato altresì dai seguenti trattati di adesione: Trattato di adesione di Austria, Finlandia e Svezia (1994), che porta a 15 il numero degli Stati membri della Comunità europea. Trattato di adesione di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria (2003) Tale trattato porta a 25 il numero degli Stati membri della Comunità europea. L’EURO L'Unione Economica e Monetaria ha portato in meno di dieci anni (il 1 gennaio 2002) all'introduzione di una moneta unica per i 12 paesi che a tale unione hanno poi aderito: l'Euro. 6 L'euro (EUR o €) è la valuta comune dei tredici stati che attualmente fanno parte dell'Unione Economica e Monetaria europea (UEM), ovvero Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Spagna. Nel suo complesso l'Eurozona conta oltre 317 milioni di abitanti; prendendo in considerazione anche quei paesi terzi che utilizzano divise legate all'euro, la moneta unica interessa direttamente oltre 480 milioni di persone in tutto il mondo. L'euro non è tuttavia utilizzato in tutti i 27 stati membri dell'Unione Europea: nella fattispecie, tredici stati lo hanno sinora adottato come divisa ufficiale; la Danimarca ed il Regno Unito godono di una clausola che permette loro di mantenere indefinitamente le proprie valute nazionali; nei rimanenti dodici paesi è prevista la sua introduzione non appena le condizioni macroeconomiche permetteranno di garantire il rispetto dei parametri di Maastricht. In aggiunta ai membri dell'Unione, alcuni microstati (Città del Vaticano, il Principato di Monaco e San Marino) hanno adottato l'euro in virtù delle preesistenti condizioni di unione monetaria con paesi membri della UE. Infine, Andorra, il Montenegro e il Kosovo hanno adottato unilateralmente l'euro. Il debutto dell'euro sui mercati finanziari risale al 1999, mentre la circolazione monetaria ha effettivamente avuto inizio il 1° gennaio 2002 nei dodici paesi dell'Unione che per primi hanno sperimentato l'introduzione della nuova valuta. L'euro è amministrato dalla Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte sul Meno, e dal Sistema delle Banche Centrali Europee; il primo organismo è responsabile unico delle politiche monetarie comuni, mentre coopera con il secondo per quanto riguarda il conio e la distribuzione di banconote e monete negli stati membri. Etimologia Il nome euro deriva dalle lettere iniziali della parola Europa, ed è stato adottato dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 per rimpiazzare la sigla ECU (dall'acronimo inglese European Currency Unit, o "Unità di Conto Europea"), sino a quel momento utilizzata nei trattati. Il nome doveva essere semplice, unico e invariabile[1]. Molti altri paesi hanno tuttavia deciso di usare normalmente il plurale o il partitivo del nome[2], anche se sulla cartamoneta il sostantivo "euro", chiaramente mostri che il sostantivo non dovrebbe conoscere plurale. Il simbolo dell'euro Le specifiche del logo che rappresenta il simbolo dell'euro. Il codice internazionale a tre lettere (in base allo standard ISO 4217) dell'euro è EUR. È stato disegnato anche un simbolo (glifo) speciale per l'euro (€). Dopo che un sondaggio 7 pubblico aveva ristretto la scelta a due, fu la Commissione Europea a fare la scelta finale. Il vincitore era ispirato dalla lettera greca epsilon (ε), così come a una versione stilizzata della lettera "E". L'euro è rappresentato nel set di caratteri Unicode (esadecimale 20AC o decimale 8364, codice mnemonico HTML: €) così come nelle versioni aggiornate dei tradizionali set di caratteri latini. Le nazioni occidentali dovrebbero passare dall'ISO 8859-1 (Latin 1) all'ISO 8859-15 (Latin 9) o, ancora meglio, a UTF-8 per poter rappresentare questo carattere. La Commissione Europea ha causato qualche disturbo a disegnatori e produttori di tipi specificando originariamente che il carattere dell'euro avrebbe avuto proporzioni esatte, indipendentemente dal carattere tipografico - creando in pratica un logo - piuttosto che avere un carattere disegnabile come gli altri simboli valutari. Tenere delle misure esatte lo avrebbe reso più ampio, in confronto ad altri simboli e cifre dei vari stili di carattere comportando problemi di aspetto tipografico in molti casi. Comunque, molti disegnatori di tipi hanno ignorato la commissione e disegnato le varianti necessarie, spesso prendendo spunto dalla lettera C (si noti la somiglianza - C€), in modo che funzioni come gli altri simboli valutari e faccia bella figura in mezzo agli altri caratteri. Si noti anche come, mettendo insieme i simboli delle principali valute mondiali, ovvero "¥€$" (Yen, Euro e Dollaro), si ottenga l'esclamazione inglese yes!, "sì!". Nella redazione del Trattato di Maastricht (1988-1989), come già nell’Atto Unico furono portati avanti due negoziati paralleli che partivano da due esigenze diverse: da una parte il successo del mercato unico richiedeva di essere completato con l’adozione di una moneta unica che avrebbe garantito l’area europea dalle fluttuazioni mondiali e insieme ne avrebbe aumentato la competitività, grazie al peso finanziario acquistato; dall’altra i grandi cambiamenti politici che stavano avvenendo in Europa (riforme di Gorbaciov in Unione Sovietica, crollo del Muro di Berlino, ecc.) inducevano gli Stati membri a collaborare più strettamente non solo sul piano economico ma anche in quello più propriamente politico, come nell’ambito degli affari esteri, difesa, lotta alla criminalità, cooperazione giudiziaria, cittadinanza europea, ecc. Progetto Experiment - Report Constantin Cecilia-Gabriela 4Ap (Istituto Tecnico Paolini) 8 9