g Mese dell`Edera

Transcript

g Mese dell`Edera
g
Mese dell’Edera
Il mese della gioia, della tristezza, del pianto, della noia, del vizio, della virtù e della
felicità.
Settimana genealogica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
30
1
2
3
4
5
6
A come Armstrong
Le vittime si farebbero ascendere a 1300
Scacciapensieri
Betty Page Old Leopard
SE IL FUTURO NON ARRIVA – A scuola col computer
Storie di cantastorie siciliani
MILANO – Metropolitana Undicesima Stazione
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Domenica 30 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Sole e della Gioia)
LEI.IT
A come Armstrong
Si dice, e spesso a ragione, che il genio non sorrida mai, e che non si possono fare grandi
cose col sorriso sulle labbra, ma sicuramente dobbiamo ammettere che c’è sempre
un’eccezione.
E parlando di geni musicali, l’eccezione c’è, si chiama Louis Armstrong, detto “Satchmo”
(una abbreviazione di “satchel month”, che tradotto in italiano rimanda a qualcosa che
assomiglia alla famosa rana dalla bocca larga, “bocca a cartella”, “bocca a sacco”, “grande
bocca”).
Quando Satchmo sorrideva sembrava che avesse il doppio dei denti, e sorrideva spesso
durante i suoi concerti. Era un sorriso contagioso.
Louis Armstrong venne al mondo in un caldissimo e afoso 4 agosto, nel lontano 1901. Sua
mamma aveva 15 anni, suo padre era scappato e così venne affidato alla nonna.
All’età di 5 anni tornò con la madre, ma si dovette rimboccare subito le maniche e
partecipare attivamente all’economia domestica.
Quando non lavorava, giocava a fare il quartetto vocale, fino a quando non trovò una
scassata tromba di latta e incominciò a suonare.
Più avanti, per cinque dollari (una cifra enorme per lui) riuscì a riscattare da un banco dei
pegni una vera cornetta. Da allora, aveva 9 anni, non se ne distaccò più.
Louis Armstrong era un genio sia nella musica vocale, sia in quella strumentale e ha
letteralmente inventato il canto jazz, dal quale dovevano nascere il pop, il rock e il rap.
Di lui, i musicisti onesti, dicevano: “Non ci sembra giusto che noi veniamo pagati per fare
questo mestiere fino a che c’è lui che canta”.
Di lui, i conservatori bacchettoni, dicevano: “La folle frenesia di questo musicista minaccia
il perbenismo puritano, accorcia e solleva le gonne alle ragazze, spinge la gente a fare
cose stupide e sensuali, mette in uno stato di agitazione incontrollabile, sommergendo
l’intero paese come un’epidemia.”
Satchmo era un vero rivoluzionario del sorriso perché la sua musica aveva il ritmo del
cuore. (1)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Lunedì 1 del Mese dell’Edera
(sotto il segno della Luna e della Tristezza)
LEI.IT
Le vittime si farebbero ascendere a 1300
Corriere della Sera, 17 aprile 1912
Pagina tre.
Londra, 16 aprile, notte.
“Le vittime del disastro. Ventotto italiani tra i naufraghi”
L’immane disastro del Titanic, sebbene ne resti finora imprecisata l’esatta estensione, è il
più grave che si ricordi nella storia della marina mercantile di tutto il mondo, è un disastro
che colpisce l’immaginazione di doloroso stupore. Il magnifico mostro oceanico,
espressione poderosa dei progetti più recenti dell’ingegneria navale, pareva racchiudere
nella sua mole gigantesca una forza prepotente, capace di sfidare e conquidere le furie
degli elementi.
La traversata si compiva in condizioni ideali. Il mare era calmo e il cielo era terso. In qual
punto del mondo l’uomo poteva trovarsi sicuro che sulla tolda del Titanic, in quella fatale
notte di domenica, sul Titanic che tutti credevano un sommergibile?
Ma lo attendeva un’insidia inattesa: il ghiaccio.
(…)
Vi è il timore che quasi tutti gli uomini siano periti, i superstiti sarebbero 868 e il numero
comprende i marinai incaricati di guidare le scialuppe e tutte le donne e fanciulli.
New York, 16 aprile, notte
“I passeggeri italiani”
Eccovi i nomi esatti degli italiani che si erano imbarcati sul Titanic quali risultano
dall’elenco passeggeri di seconda classe: Carlo Sebastiani, Emilio Portalupi, Emilio
Mangiavacchi. Finora mancano di essi notizie.
“Gli italiani del restaurant”
Tra le vittime ci sono purtroppo anche vari italiani. Il magnifico ristorante del Titanic era in
mano agli italiani; 28 nostri compatrioti appartenevano al personale di bordo. Erano 24
camerieri, la maggior parte piemontesi e due sopraintendenti. Di uno di questi non m’è
riuscito di ottenere il nome, l’altro era un tale Scarini, lombardo. Viaggiavano poi sul Titanic
il direttore del ristorante stesso, Nannini e con lui il direttore generale dell’impresa dei
ristoranti dei transatlantici della White Starkline, signor Gatti.
Corriere della Sera, 17 aprile 1912
Prima pagina.
“A Tripoli gruppo di cavalieri turchi inseguito dai Lancieri del Deserto”
(servizio particolare del Corriere della Sera)
(…)
Il colonnello Litta Modigliani dette ordine di non rispondere al fuoco, ma di attendere per
scoprire quale intenzione avesse il nemico; ma avendo i cavalieri turchi nuovamente fatto
fuoco, ordinò una carica. Però, appena i Lancieri con grande impeto si slanciarono avanti,
il nemico pensò bene di spronare i suoi cavalli alla fuga e scomparve tra la polvere, dietro
le dune lontane.
(…)
Stasera, all’uscita del porto, il piroscafo Egadi, della Società Generale dei Servizi Marittimi,
che era diretto verso la Tunisia recando a bordo dei soldati per Sidi Said si è incagliato
sopra una secca. Si tratta di una cosa molto lieve. Il piroscafo è stato prontamente
soccorso dal rimorchiatore Ciclope.
Corriere della Sera, 17 aprile 1912
Terza pagina
“Forfecchia”
Racconto di Adolfo Albertazzi.
(…)
Finale: Anche la bambina stette un pezzo senza dare segno di vita. Tutto il mondo adesso
taceva; tutto il mondo aspettava…
Ma ad un tratto ella levò su il capo, la persona. Esclamò, vivace e giuliva: ”Guarda, nonno!
Guarda che formicole era!”
Il nonno cercava con lo sguardo. E vide: era proprio una forfecchia. E vide che il sole
risplendeva ancora; e che il mondo era tornato bello.
Sorrise. Eppoi, non vide più niente. (2)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 2 del Mese dell’Edera
(sotto il segno di Marte e del Pianto)
LEI.IT
Scacciapensieri
Mille nomi per un solo strumento, da 4600 anni, l’universalità dello scacciapensieri.
In Europa
Albania: vegel tringullnese
Paesi Baschi: trompa, medu-gitarra, muxu-gitarra, mosu-musika
Bielorussia: drymba
Repubblica Ceka: brumle, drukaaka
Danimarca: mundtrom
Olanda: mondtrom
Inghilterra: jew’s harp, jew’s trump, jawbrarp, jaw’s harp, juice hay
Estonia: parumpil, konnapill, sunpill
Finlandia: muniharpu, turpajurra, maristystranta, lunulipeli, sunpeli, sunharppa,
morinorante, luulipeli, moristysrante, juuta-laisharppu, juutalaisen, harppu, taavetinharpu,
pussipeli
Belgio: tromp
Francia: guimbarde
Svizzera: bombarde, rebairbe, rbiba, rbairbe,trunni, trimpi, trinni, nunltremule, tremolo
Germania: maultrommel, nuudharmonica
Ungheria: doromb
Islanda: munuharpa
Irlanda: trumpadt
ITALIA: scacciapensieri, ribeba, marrauzanu, guagnscarrone, sa trunfa
Lettonia: vargas
Lituania: bandiralis, banduka, scivale
Norvegia: numharpa, ruunnspil
Portogallo: berimbau
Romania: drimba, drimbaje, drimb, drind, drinda, dring
ROM: timpan, suna da bucca, trumbla, tschinfoguo, schanforgera
Russia: vargan
Scozia: (gaelico) tromp
Serbia: drambulja, drombuljie,drimboly
Spagna: birimbao, guimbarda
Svezia: nuugiga
Ucraina: drymba, druunyala, doromba, organ, vargan, vigram
Galles: ysturmant, biwba, biwbo, giwga, giwgan
Asia
Afghanistan: chang-ko’zu
Birmania: ato, rab, ncas
Cambogia: angknoc
Cina: huang, koginj, k’api
Filippine: kubing, ahafiw, alibaw, olart, onat, bigqung, guyud, giwong, ulibao, ilibaw, koding,kulibao, ori-bao
India: murchang, morchang, muchang, murstang, nursing, morsine, gagano, ghoralyan,
tendor, ko-mien
Indonesia: gunggang, rinding, karinding, gogo, jojo,druribewa, duri, ego, robe, saga-saga,
korombi, oli, ket besi, nogobesi
Iran: zamburak
Giappone: mukkuri, mukkuna
Kazakistan: komyz, temir-komyz,
Laos: toi hurr
Malesia: rangoyd, rangun, jiryn, tuniran, serup-tuniran
Mongolia: aman khnur, aman tobshuur, khulsan, khunur, temur
Nepal: binayio, mochinga, chenger, machunga, kom-I, gong-kay
Pakistan: chang, morchang
Thailandia: loentoog
Taiwan: tivtiv
Tadjikistan: chang-kobez, tenir-chang, change
Tibet: kha-ruga
Turchia: aeiz tamburasi
Turkmenistan: kabiz
Tuva: yash-khomus,temir-khamus
Uzbekistan: cheng-kobez, temir-chang
Vietnam: canmoi, uggoec, tong, kog lee, konhle, rhumi, roding, goch, then, ang ten ing
Oceania
Isole di Cook: pakakaka, titapu
Gnam: belembaupacket
Hawaii: m’au kami
Isole Marchesi: hiva oa, tica ‘a kohe
New Britain Island: kaur
Nuova Guinea: susap, begnaukz, bombom, songer
Nuova Zelanda: kukan, rooria
Samoa: utete
Isole Salomone: mabu, tankuvani
Tonga: morena
Africa
Madagascar: losanga, vava
Nigeria: barbaro, bambolo, babore,zagara
Sudafrica: sekebeku, setjoli, isithokotholo
Tanzania: koma
N.B.
Lo scacciapensieri nasce dalle popolazioni delle alte montagne cinesi dello Yunan 4600
anni fa. (3)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Mercoledì 3 del Mese dell’Edera
(sotto il segno di Mercurio e della Noia)
LEI.IT
Betty Page Old Leopard
Betty Page, anni ’40 e ’50, l’America inventa la pin up.
Orfana, divorziata dal primo marito (l’amore del liceo), fallimento iniziale a Hollywood (per
via di un trucco sbagliato che mirava a farla assomigliare a Joan Crawford e per via di un
accento del sud troppo marcato) Betty Page diventa “Betty Page” grazie ad un pigmalione
di nome Terry Tibbs, che la convince a farsi la “bang” (la mitica frangia tentatrice) nero
corvino.
Betty Page si spogliava con classe, ma venne accusata di oscenità dal giorno in cui venne
eletta playmate da Playboy. (4)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 4 del Mese dell’Edera
(sotto il segno di Giove e del Vizio)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA – A scuola col computer
- Personal computer richiesti dalla scuola italiana: n° 104.235
- Personal computer donati: n° 4.461
- Iniziativa: non del Ministero dell’Istruzione, ma del quotidiano La Repubblica, dal 27
ottobre 1999 al 27 ottobre 2000, nome in codice: “Computer per la scuola”
- Aziende che hanno aderito, donando i computer: n° 42
- Richieste inevase: n° 99.774
Domanda: i personal computer nella scuola sono un fatto privato o un fatto pubblico?
La competenza è dello Stato o di un qualsiasi privato?
Risposta: barrare la casella preferita
( ) la competenza è dello Stato
( ) la competenza è di un qualsiasi privato
( ) ma perché, a scuola servono i personal computer?
( ) non ci sono più le scuole di una volta
( ) non ci sono più gli stati di una volta
( ) meglio non pensarci
( ) se me lo dicevi prima…
( ) a lavorare, altro che personal computer
( ) non so, non rispondo
( ) il PC mi suona tanto comunista
(5)
( ) e chi lo sa?
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Venerdì 5 del Mese dell’Edera
(sotto il segno di Venere e della Virtù)
LEI.IT
Storie di cantastorie siciliani
…HAVI LI RADICHI ‘NTRA LA TERRA
E LI RAMI CIURUTI APERTI ALL’ARIA COMU VRAZZA D’OMM
(Ignazio Buttitta, da “Li poeti d’oggi”)
Ricordiamo i nomi dei cantastorie siciliani, sono la nostra memoria:
FRANCO TRINCALE
IGNAZIO BUTTITTA
FRANCESCO PAPARO (detto Rinziun)
CICCIO BUSACCA
VITO SANTANGELO
FORTUNATO SINDONI
NONO’ SALOMONE
ORAZIO STRANO
TURIDDU BELLA
Regaliamoci una storia di un cantastorie dal titolo “Craxi e il marinaio suicida all’altare
della patria”
Cosa ci fanno i marinai
Su quel marmo consacrato
Dove ieri uno di loro
Col fucile si è sparato
Marinaio sognatore
Che sognavi navigare
Ora fai la guardia a ore
Alla patria in quell’altare.
In quell’isola deserta
Senza mare e senza amore
Fai la statua giorno e notte
Senza manco riposare.
Per la patria, nella patria
C’è il riposo del più scaltro
Per chi gode c’è chi muore,
per la patria questo ed altro
E i ragazzi arruolati
Nell’esercito assoldati
Per nutrire la morale
Della patria ufficiale
Questo fanno se non lo sai,
caro Dalla e De Gregori,
mentre voi dei marinai
decantate sol gli amori.
E perciò che in quell’altare
Senza mare e senza amore
Sia voi che ai generali
Farei fare il turno ad ore.
Muore Carlo e Craxi poi
Muore ognuno a modo suo
Due italiani, due eroi
Uno è il mio, l’altro è il tuo.
E ancor lì a piazza Venezia
Con retorica ed inerzia
Fanno i giovani soffrire
Per la patria servire. (6)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Sabato 6 del Mese dell’Edera
(sotto il segno di Saturno e della Felicità)
LEI.IT
MILANO – Metropolitana Undicesima Stazione
Ha voluto un gelato Renzo Tramaglino. “Parigina fior di latte”, mi aveva detto, alludendo a
un cono da passeggio. Sembra un bambino felice. Cammina lentamente e lecca il suo
gelato non preoccupandosi di quello che gli si scioglie sulla mano.
Siamo tornati sui Bastioni di Porta Nuova e non oso domandargli dove stiamo andando.
Davanti al Fatebenefratelli si ferma. C’è una fontanella. Si lava mani e faccia. Mi guarda e,
indicando il Pronto Soccorso dell’ospedale, mi dice: “Sai quanto si soffre là dentro?”
Domanda retorica, non si aspetta una risposta. Infatti non rispondo. Lui prosegue: “Sai
dov’è l’ospedale Bassini?”. Questa volta la domanda è invece concreta. Rispondo: “Certo,
è a Cinisello Balsamo, tra il campo volo di Bresso, l’autostrada e viale Zara”.
Renzo Tramaglino si siede sul marciapiedi e mi fa segno di fare altrettanto. Poi, mi
racconta questa storia.
“C’era un dottore, all’Ospedale Bassini, un dottore del cuore, si chiamava Marco Oscar
Triulzi, un vero partigiano, una persona speciale… Non aveva fatto la Resistenza, era
giovane, era nato nel 1948… era un generoso. Era un partigiano perché ha dato la vita per
la nostra libertà di star bene.
Era stato tra i primi ad andare a Chernobyl, dopo il disastro alla centrale nucleare, per
vedere, per studiare, per cercare di aiutare…e si era ammalato di leucemia.
Nonostante la malattia, ha continuato a lavorare fino quando ha potuto, poi è morto da
partigiano… Sapessi quanta gente ha rimesso al mondo!
Se n’è andato perché il mare che vuole ogni cosa l’ha chiamato, è stato un ordine
tassativo del vento… Se n’è andato perché è stato amante di irraggiungibili vette e ha
vissuto su cime così alte da avere come compagna soltanto l’aquila”
Piange in silenzio Renzo Tramaglino. Gli domando: “Perché piangi?”. “Perché con lui sono
stato felice”, mi risponde, “Milano, per me, è anche questo mite e meraviglioso dottore”.
Poi si asciuga gli occhi, si alza e si incammina verso la metropolitana, linea verde,
stazione Repubblica.
A testa bassa – www. rifiutiquotidiani. org
Mese dell’edera
NOTE
alle e-mail della settimana genealogica
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
Foto e notizie sono tratte dalla sezione Ultrasuoni di Alias del 14 luglio 2001,
interamente dedicato a Louis Armstrong, con articoli di Helmut Failoni, Luigi
Onori, Roberto Silvestri e Matteo Guarnaccia.
Le notizie sono state integralmente riprese dal Corriere della Sera del 17
aprile1912, foglio anastatico inserito in uno speciale dedicato alla tragedia del
Titanic.
I nomi dello scacciapensieri sono stati tratti dall’articolo “Stregati dallo
scacciapensieri” di Alessio Surian, pubblicato su Alias n. 43 del 1 novembre
2003.
Fotografia e testo sono tratti dall’inserto Musica e Basta n. 89 de Il Manifesto di
venerdi 16 maggio 1997, curato da Francesco Adinolfi.
L’elenco è stato pubblicato su Repubblica di venerdi 27 ottobre 2000.
Notizie tratte dall’inserto Ultra Suoni dal titolo “Storie di cantastorie”, con articoli
di Mauro geraci e Emiliano Li Castro, pubblicato su Alias n. 14 dell’8 aprile
2000. La poesia è di Franco Trincale.
Settimana psicologica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
7
8
9
10
11
12
13
Un consiglio: siate demodè
Digestione musicale
Quanto vive una farfalla?
Senza titolo
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Che passione la bugia!
Leonka Utopika
MILANO – Saluti da Piazza Duomo
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
-
-
-
-
AUTORE.IT
Domenica 7 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dello Yang e della Gioia)
LEI.IT
Un consiglio: siate demodè
Professore, perché suggerisce di essere demodè?
Per me, la persona davvero elegante è quella che non adotta ciò che impone la moda
del momento, ma preferisce ripescare nei moduli del passato. Attenersi alla moda
corrente equivale a una resa. Far valere la propria autonomia di gusto è un gesto
vitale.
E’ vero che stiamo perdendo, o abbiamo già perduto l’autenticità?
I nostri contemporanei di rado si ribellano di fronte a ciò che gli viene propinato.
Accettano anche il non autentico. Sono incapaci di discriminare. Dicono “un attimino”
perché lo sentono dire, salutano con un “ciao” anche persone di riguardo, alle quali ci
si dovrebbe rivolgere con un “arrivederla”. E’ incredibile la diffusione del termine
“esatto” in luogo del semplice “si”.
Non è che non ci ribelliamo perché siamo invasi dal troppo?
Si può dire che, al posto dell’horror vacui (questa paura romantica), ci spaventi l’horror
pleni. Ma pochi lo avvertono come una minaccia. Io aborro, per esempio, la musica di
fondo che domina ormai anche nei salotti privati, impedendo ai convitati di parlare. Ma
la gente sembra felice. Che bisogno c’è, infatti, di parlare? Si risparmia il fiato.
Grazie, professore, arrivederLa
Grazie a Lei, signore. (7)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Lunedì 8 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dello Ying e della Tristezza)
LEI.IT
Digestione musicale
° Il menù della *Tratturia ‘e Pusilleco o della
*Lanterna blu, o del *Mocambo di Paolo Conte
ci invita con un antipasto di tutto rispetto:
*ll’ustricaro, con le sue ostriche da innaffiare con
qualcosa *Come una coppa di champagne o con
*Champagne di Peppino di Capri, ma l’importante
è che ci sia *’E limone, da spremerci sopra.
Accanto a *’O ppane, non possono mancare
*Acqua azzurra, acqua chiara, * ‘O vino, perché
*’O vino fa cantà, specie *’O vino novo, oppure
*Barbera e champagne di Giorgio Gaber.
Poi si passa ai primi:
*’A pizza, *’A pizza c’a pommarola,
*’A pizza c’o segreto, *Spaghetti, meglio se quelli
decantati da Fred Buscaglione a Detroit, oppure
*Evviva i maccheroni, o ancora *Evviva la pappa
col pomodoro, di Rita “Gianburrasca” Pavone.
Per i secondi, possiamo contare su
*Pollo e champagne, *’U pisci spada,
*’A vongola e *Il pesciolino
*Povero pesce
*Le trote blu con contorno di *Carcioffolò
*Insalata, che Marameo avea nell’orto
*Patatina, di Gianni Meccia
E dopo *Ciccio formaggio, passiamo al dessert con:
*’A sfogliatella
*Cinque confetti
*Un gelato al limon
E alla frutta, con:
*Fiori di rosa, fiori di pesco
*Aranci
*L’uva fogarina
*Banane gialle
*Banane e lamponi, fino ad arrivare a cantare, ebbri di gioia:
SUGLI, SUGLI
BANE, BANE
TU MISCUGLI
LE BANANE
E per finire:
*’O cafè.
Buona digestione a tutti. Ci vediamo tra poco *In un palco della Scala, per un sorso di
Marsala e due o tre marròn glacè. (8)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 9 del Mese dell’Edera
(sotto il segno della Guerra e del Pianto)
LEI.IT
Quanto vive una farfalla?
Faccio il tifo per la Cavolaia dalle ali bianche, con un’unica piccola macchia nera sugli
apici anteriori.
Faccio il tifo per le farfalle perché sono amiche della mia malinconia, il loro nascere
crisalide, dalla bellezza infinita, cresciuta in un bozzolo come larva, è metafora di ogni
nostra rinascita.
Faccio il tifo per le farfalle per il loro manto colorato da polverine e per i disegni che si
sono inventate per difendersi dai loro predatori.
Faccio il tifo per le farfalle perché vivono un’intera vita in pochi giorni (solo qualche giorno,
massimo due settimane), e sento amica la cedronella perché è testarda nella sua volontà
di vivere addirittura per un anno intero, e a volte ce la fa.
Faccio il tifo per le farfalle Attacus Atlas, perché hanno un’apertura alare di trenta
centimetri, per le piccolissime Greta Oto, ma anche per le gigantesche Ornithoptere della
Nuova Guinea perché si stanno estinguendo.
Faccio il tifo per tutte le Cavolaie che rincorrevo nei prati quando ero bambino e che ora
vivono solo nei miei ricordi. (9)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Mercoledì 10 del Mese dell’Edera
(sotto il segno delle News e della Noia)
LEI.IT
Senza titolo
Sesso, droga e rock and roll, in Mesopotamia nel 2000 A.C.
Quando si dice la coincidenza! (10)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 11 del Mese dell’Edera
(sotto il segno della Fortuna e del Riso)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Che passione la bugia!
Dico bugie da quando ero piccolo e giocavo a “facciamo che io ero…”. Ho sempre detto
bugie perchè sono un vero uomo. Diffidate di chi non dice bugie, è un codardo, è uno che
ha paura della vita.
Sono così abituato a dire bugie, che le dico anche a me stesso, al punto che la mia
coscienza non si sente a casa propria quando sta con me, ho una coscienza depressa.
Il mio analista ha impiegato cinque anni a ridare una certa dignità alla mia coscienza, ma
non sono sicuro che sia riuscito anche con me. “Tirata all’osso – dice ad esempio
Galimberti – la psicanalisi non è altro che lo svelamento dell’autoinganno”.
Oltre tutto sono portato per la letteratura il cui scopo, come diceva Oscar Wilde, è di
narrare cose non vere e, da questo punto di vista, posso dire di aver avuto tantissimi
compagni di strada, da Ulisse, fino ad arrivare a Pinocchio.
Ho anche studiato storia e filosofia, e anche qui mi sono trovato in buona compagnia.
Marx, per esempio, diceva che le idee dominanti sono le idee della classe dominante, per
dire che la verità è sempre di chi comanda. E anche Nietzsche non è andato giù leggero
quando ha scritto che la verità è una forma di inganno. Il fatto che il Papa abbia bollato
proprio Nietzsche, Freud e Marx come “filosofi del sospetto”, significa solo che la Chiesa
preferisce le coscienze opache, appollaiate sulla verità che giunge dall’alto, piuttosto che
quelle articolate, che vivono la drammaticità di ospitare ad un tempo verità e finzione.
E i leader? Non sono forse diventati tali perché capaci di mentire?
Quando un leader ordina un sondaggio, non lo fa perché è interessato a conoscere
veramente l’opinione della gente, ma solo per verificare l’effetto delle bugie che ha
raccontato.
E poi, smettiamola di criminalizzare la bugia, non siamo forse nell’epoca dei reality? E
cos’è un reality se non una finzione della realtà? E con Internet, come la mettiamo?
Dico bugie, mento sapendo di mentire, sono come un bambino che gioca con la vita, sono
come un animale che mente sulla sua fisionomia ogni volta che vuole sottrarsi allo
sguardo di un predatore.
Continuerò ad essere un bugiardo, e anche in punto di morte mi comporterò come fanno
da secoli in quella tribù (non ricordo se esquimese) : non darò il mio vero nome, fornirò
quello di un altro. E farò come l’avvocato Prisco, grande tifoso dell’Inter, che diceva
spesso a proposito della sua morte: “Un attimo prima di morire mi convertirò al Milan,
diventerò milanista, così “loro” avranno un tifoso in meno”.
La bugia è la mia virtù, la vostra qual è? (11)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
-
-
AUTORE.IT
Venerdì 12 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dell’Amore e della Virtù)
LEI.IT
Leonka Utopika
Con il Leoncavallo è stata una lunga storia d’amore, durata 10 anni, nei quali ho fatto
una vita da marziano. Il Leoncavallo era tutto il mio universo, lavoro, fidanzate,
amicizie, tutto ruotava intorno al Centro Sociale, tanto che a lungo io sono stato per
tutti solo “Sandrone del Leonka”. Il Leoncavallo era un posto dove si faceva musica,
cinema, teatro, letteratura…e tutti noi eravamo convinti che fare cultura fosse fare
politica.
Quando è stata la prima volta? Quando sei arrivato la prima volta al Leoncavallo?
-
-
-
Io arrivavo a Milano dalla provincia, per fare la scuola alberghiera, ma in realtà col
sogno di diventare scrittore, ero una specie di sbandato, dormivo in stazione o sui treni
e di giorno andavo a scuola. Erano anni in cui Milano era grigia, chiusa, una città di
yuppies, tranne che all’Università, alla quale mi ero avvicinato e avevo conosciuto
studenti che facevano politica. E’ così che ho saputo per la prima volta del Leoncavallo
e ho incominciato a frequentarlo: qualche birra, qualche chiacchiera, ma subito mi ero
accorto che c’era qualcosa di spento perché la vecchia generazione, quella dei
fondatori, si era dispersa.
Quando sono cambiate le cose?
Tra il 1983 e il 1985, quando stava crescendo il movimento antinucleare, il movimento
delle case occupate, trasformate in alloggi e Centri Sociali. E io, sgombero dopo
sgombero, decisi di vivere da occupante, e incominciai una nuova vita, che doveva
durare per ben dieci anni, durante i quali ho fatto tante cose: l’Università, il cuoco al
Ticinese, e soprattutto il tuttofare al Leoncavallo. La nuova ondata giovanile mette in
scena concerti, incontri letterari, spettacoli, e io organizzo, faccio il servizio d’ordine,
attacco i manifesti, faccio volantinaggio… Il Leoncavallo era diventata la mia utopia, la
mia isola che non c’è, un luogo dove, come pensava Tommaso Moro (uno che di
utopia ne sapeva parecchio), tutto era equamente distribuito e non esisteva proprietà
privata.
E ora?
Ora scrivo gialli.
E torni mai al Leonka?
Vado volentieri in via Watteau perché il Leonka resta un luogo dove si incontra
intelligenza e diversità, che rimangono gli ingredienti giusti per parlare, ascoltare e
capire. (12)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Sabato 13 del Mese dell’Edera
(sotto il segno della Lentezza e della Felicità)
LEI.IT
MILANO - Saluti da Piazza Duomo
(13)
A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org
Mese dell’edera
NOTE
alle e-mail della settimana psicologica
(7)
(8)
(9)
(10)
(11)
(12)
(13)
Il testo è tratto dall’articolo “Un consiglio, siate demodé” di Nello Ajello,
pubblicato su Repubblica di martedì 11 aprile 2000, nel quale si riporta
un’intervista a Gillo Dorfles.
“Musica da mangiare” è in uno speciale di Alias n. 51 del 24 dicembre 1999 e i
titoli delle canzoni che compongono il menù sono stati tratti dall’articolo “La
società dei magnaccioni” di Enzo Giannelli.
Notizie tratte dall’articolo “Salvate le farfalle, regine così fragili” di Leonardo
Coen, pubblicato su Repubblica di martedì 19 luglio 2005.
Disegno tratto dall’inserto Ultrasuoni, allegato a Il Manifesto di venerdi 10
ottobre 1997 interamente dedicato a “Rock avanti Cristo”, con un articolo di
Piergiorgio Mangiarotti “Per chi suona la kitara”, nel quale si ripercorre la storia
della musica antica attraverso vari paragrafi: Un suono animalesco, Strumenti
comuni, La scimmia musicista, A nord verso gli Ittiti, La big band di
Nabuccodonosor.
Notizie e spunti sono tratti dall’articolo “La bugia, elogio della menzogna come
gioco dell’intelligenza. Solo chi sa mentire è capace di sopravvivere” di Umberto
Galimberti, pubblicato su Repubblica di domenica 27 maggio 2001.
Frasi di Sandro Dazieri in un’intervista raccolta da Caterina Pisolini, pubblicata
con il titolo “30 anni del Leonka” su Repubblica di sabato 30 ottobre 2004.
Fotografia di Maurizio Totaro.
Settimana antropologica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
14
15
16
17
18
19
20
Quando vedo la tua Nefer
A cosa serve il sesso
La Unica
Il bel paese
SE IL FUTURO NON ARRIVA: Retrocessi!
Marie Louise Von Franz
MILANO - A.U.F.
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Domenica 14 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dello Giallo e della Gioia)
LEI.IT
Quando vedo la tua Nefer
Mi chiamo Inti, ero un grande dignitario, oltre che sacerdote, alla corte di Pepi, faraone
della VI dinastia.
Per la mia tomba, una cappella sepolcrale all’interno di un grande monumento funebre, ho
voluto un grande affresco pieno di colori, perché la mia mummia potesse continuare a
vedere la mia adorata moglie Merut, i miei due bellissimi figli, il mio amato cane da caccia
e persino il mio nano preferito.
Da vivo amavo molto anche la musica, così ho chiesto al pittore di aggiungere nell’affresco
anche due arpiste e due cantanti.
Infine, e questa è la cosa che mi è piaciuta di più, ho scritto, con le mie stesse mani, una
canzone d’amore enigmatica. In questo modo avrei ottenuto almeno due scopi. Il primo, di
lasciare in eterno un segno del mio grande amore per Nerut, la mia compagna, la donna
più bella che il mondo avesse mai conosciuto. Il secondo, di dare del filo da torcere agli
archeologi che avrebbero avuto in sorte di scoprire la mia tomba e che, certamente, si
sarebbero domandati quale fosse il significato autentico della mia canzone.
Tu certo saprai che ai miei tempi si scriveva con un linguaggio diverso dal tuo, ma non
sarebbe stato questo un problema per dei bravi studiosi di geroglifici egiziani. No, lo
scherzo, l’enigma da risolvere sarebbe stato un altro. Infatti, tra le tante parole che avrei
potuto usare per la mia canzone d’amore, ho scelto la parola “nefer”.
La parola “nefer” ha almeno tre possibili significati e, in base all’utilizzo dell’uno o dell’altro,
il senso della canzone prende tutta un’altra piega. “Nefer” è un geroglifico che
generalmente indica la bellezza, ma può essere anche usato per intendere la bravura.
Il primo verso della mia canzone avrebbe dunque almeno due significati:
- significato (a) IO AMMIRO LA TUA BELLEZZA
E SONO DA ESSA SOGGIOGATO
- significato (b) IO AMMIRO LA TUA BRAVURA
E SONO DA ESSA SOGGIOGATO
Ma il gioco non finisce qui perché la parola “NEFER” ha anche un terzo significato, come
si può dedurre andando a rileggere l’incisione sulle mura del tempio di Hatshepsut, che
dice: “La madre di Hatshepsut si spoglia e il dio Ammone resta sbalordito dalla sua
nefer…”
NEFER è dunque la vagina, così il primo verso della mia canzone d’amore suonerebbe
così:
- significato (c) IO AMMIRO LA TUA VAGINA
E SONO DA ESSA SOGGIOGATO
Allora, cosa pensi che diranno gli esperti? Parleranno del ritrovamento della più antica
canzone d’amore o del più antico commento a luci rosse della storia? (14)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
-
-
-
-
-
-
AUTORE.IT
Lunedì 15 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dell’Argento e della Tristezza)
LEI.IT
A cosa serve il sesso
Il sesso serve per la riproduzione della specie.
Sbagliato, perché la riproduzione può avvenire anche fuori dal sesso.
Il sesso serve perché nella riproduzione sessuata, i sessi sono due.
Sbagliato, perché molte piante sono ermafrodite e ne hanno uno solo, gli animali ne
hanno due, vero, ma c’è un tipo di lumaca che ne ha tredici e i funghi a ombrello ne
hanno diecimila.
Il sesso serve perché, facendolo, unisce.
Sbagliato, perché la parola sesso deriva dal latino “secare”, che vuol dire “tagliare”,
“dividere”. Il sesso è separazione, come lo sono il diavolo e la scienza.
Il sesso serve perché c’erano Adamo ed Eva, e poi nacquero Caino e Abele.
Giusto, ma poi come è andata con il “crescete e moltiplicatevi”, dato che Adamo ed
Eva avevano solo due figli maschi?
Il sesso serve per ricombinare i geni.
Giusto, perché così facendo si possono combattere meglio i parassiti. Dalla
ricombinazione dei geni si ottengono individui tutti diversi tra loro.
Il sesso serve per mantenere uniforme la specie.
Giusto, perché tutti abbiamo due genitori, quattro nonni, otto bisnonni…e così via.
Se arriviamo alla trentesima generazione, cioè a circa all’anno mille, si arriva a circa
un miliardo di antenati…
Ma se non c’erano nemmeno un miliardo di persone su tutta la terra?
Appunto.
Il sesso serve all’evoluzione della specie.
Sbagliato, perché la corsa dell’evoluzione assomiglia a quella della Regina Rossa
in “Alice Attraverso Lo Specchio”, che non avanza di un millimetro perché nel
frattempo il paesaggio si muove con lei.
Il sesso serve perché alimenta l’amore tra uomini e donne.
Sbagliato, perché il sesso è una competizione tra (i geni di) uomini e donne, e
questa competizione spiega perché gli uomini siano naturalmente poligami e le
donne ossimoricamente monogame e adulterine.
Eh già, poi!
Si beh, senti qua: “In uno studio recente è stato accertato che in Europa le femmine
sposate scelgono di avere relazioni sessuali con maschi dominanti, più vecchi, più
potenti e sposati, le femmine con compagni subordinati più giovani e meno attraenti
hanno maggiori probabilità di avere relazioni extraconiugali; più un maschio è
attraente e meno sarà premuroso come padre; e all’incirca un figlio su tre è frutto di
un concepimento adulterino…
Il sesso serve a dire un sacco di sciocchezze…
Tranquillo, lo studio riguardava le rondini…
…scusi signora…
Dica pure.
Scusi l’ardire, ma de fà una ciuladina? (15)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 16 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Rosso e del Pianto)
LEI.IT
La Unica
E’ stata la prima voce della radio cubana. Era il 10 ottobre 1922 e la “grande intrusa”,
come qualcuno chiamava allora la radio, invase il paese con le parole di Rosas y Violetas,
composta dal maestro Josè Mauri e cantata da Rita Aurelia Montaner Facenda, “LA
UNICA”, la più grande diva mulatta cubana del ‘900.
La unica era una cantante
Eclettica
Sensibile
Piena di grazia
Elegante
Simpatica
Spontanea
Leonessa fiera
Luchadora romantica
Mulata
Sanduenguera
Rumbera
Desiderabile
Artista
Esuberante
Moglie
Madre
Geniale
Patriottica.
Il 10 ottobre 1957, dalle 9 di sera alle 2 del mattino, in tutta Cuba, tutte le radio e due reti
televisive le tributano in diretta un omaggio nazionale, mai avvenuto prima per nessun
altro cubano. Lei è a casa sua, inferma a letto, affetta da un tumore in stadio avanzato,
vede e sente tutto, ringrazia.
Si spegne il 17 aprile del 1958 e non fa in tempo a vedere il trionfo della Rivoluzione, ma il
Pueblo ferma la guerra e dedica un’ora di tregua perché tutti possano assistere al suo
funerale. (16)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Mercoledì 17 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dell’ Azzurro e della Noia)
LEI.IT
Il bel paese
Unesco – United Nations Educational Scientific and Cultural Organization –
L’Italia è al primo posto nel mondo. Per merito di chi? (17)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 18 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Verde e del Vizio)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA: Retrocessi!
Precedente n. 1
Febbraio 2004, nevica sul Centro Nord e l’Autostrada del Sole diventa una trappola.
L’A1 viene chiuso per ore tra Firenze e Milano.
In migliaia restano bloccati.
E si scatenano le polemiche: “Qualcuno non ha fatto quello che doveva fare”, accusa la
Protezione Civile.
Precedente n. 2
Gennaio 2005, chilometri di code paralizzano l’autostrada Salerno- Reggio Calabria
flagellata dal mal tempo.
Non è la prima volta, ma stavolta l’emergenza dura ore e ore.
Coperte e bevande calde vengono portate dai soccorritori agli automobilisti stremati dal
freddo.
E si scatenano le polemiche: “Qualcuno non ha fatto quello che doveva fare”, accusa la
Protezione Civile.
Precedente n. 3
Dicembre 2005, emergenza per 15 centimetri di neve.
In tilt la A6 Savona – Torino e la Milano – Venezia. Per 12 ore rally nei ghiacci.
Auto nei fossi.
Gli automobilisti lasciati senza aiuti e senza informazioni.
E si scatenano le polemiche: “Qualcuno non ha fatto quello che doveva fare”, accusa la
Protezione Civile.
(…)
Successivo “N”
Rintracciato il qualcuno che non ha fatto quello che doveva fare: sono io.
Avrei dovuto starmene al sole dei Carabi, non l’ho fatto e mi sono messo in autostrada
pensando di vivere in un paese nel quale le cose funzionino e quando non funzionano
almeno ce lo comunichino. (18)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Venerdì 19 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Rosa e della Virtù)
LEI.IT
Marie Louise Von Franz
Il bambino ripercorre in pochi anni il cammino dell’intera umanità, per questo deve
adottare un sistema rapido e sicuro per conoscerne l’evoluzione.
La fiaba è questo metodo e Marie Louise Von Franz credeva nelle fiabe. Ci credeva
perché era giustamente persuasa che l’anima non si esprime nei concetti di ragione, ma
nei racconti che l’umanità tramanda da madre a figlio in quella catena ininterrotta della
generazione che non è solo biologica, ma culturale.
Marie Louise Von Franz era una psicanalista junghiana e ha cercato (e trovato) le costanti
dell’inconscio collettivo nel folklore (per scorgervi le movenze ripetitive dell’uomo) e nel
racconto più elementare che è il racconto delle fiabe. (19)
Ma poiché la vita è suono, il bambino dispone anche di un altro metodo sicuro per fare in
fretta a comprendere come è fatto e come reagisce al mondo che lo circonda.
Così impara che:
- il canto gregoriano aiuta a ridurre lo stress e a concentrarsi nello studio
- la musica barocca stimola lo studio (Bach, Vivaldi)
- la musica impressionista libera le spinte creative (Debussy, Ravel, Fauré)
- la musica romantica incoraggia (Schubert, Chopin, Listz)
- la musica latino – americana, soprattutto samba, calma e risveglia
- la musica sacra aiuta a elaborare il dolore e a liberarsene
attenzione però con
- la musica pop e rock, perché è vero che alleviano il dolore e stimolano il movimento
però può creare tensione e dissonanza
mentre
- heavy metal, punk, hip hop e grunge eccitano il sistema nervoso, spingono a un
comportamento dinamico e all’espressione di sé.
Se non credi a queste parole, andate al cinema a vedere “Les Choristes” (I Ragazzi del
Coro), ne uscirai con la certezza che la musica salva e libera. (20)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Sabato 20 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Marrone e della Felicità)
LEI.IT
MILANO – A.U.F.
In tutta Italia si dice “sei lungo come la fame” per dire di una persona lenta nel fare. A
Milano invece si dice “sei lungo come la fabbrica del Duomo”, perché il Duomo di Milano
non è mai finito.
Il tempo, l’usura e l’inquinamento obbligano la benemerita Fabbrica del Duomo a continui
lavori di ristrutturazione perché la nostra cattedrale è fragile, e come tutte le cose belle, ha
bisogno di cure amorevoli.
Prendiamo il marmo, per esempio. Il marmo del Duomo proviene dalla Cava Madre di
Condoglia, ed è composto al 98% da carbonato di calcio, facile da lavorare, ma lo smog lo
aggredisce e lo sfarina.
Era il 1387 quando Gian Galeazzo Visconti scelse il marmo di Condoglia per costruire il
Duomo e realizzare le 3300 statue che lo avrebbero adornato.
Ma ci pensate? Condoglia è vicino a Verbania, nella Val Grande, e non c’erano tir o
elicotteri per trasportarlo. Come facevano? Sfruttavano le vie d’acqua. Il marmo arrivava a
Milano, proprio fino a piazza Duomo, in barca. Si partiva dal Toce, che scorre vicino alla
cava, e i barconi scendevano fino al Lago Maggiore, lo attraversavano e, arrivati a Sesto
Calende, entravano nel Ticino che percorrevano fino a Nosate. Qui imboccavano il
naviglio Grande che a quei tempi non si fermava alla Darsena, ma arrivava fino ad un
laghetto situato nei pressi del cantiere. Il marmo di Condoglia, per volere del Duca, non
pagava dazio, e per evitare problemi recava impresso l’acronimo A.U.F. (Ad Usum
Fabricae). E’ da allora che i milanesi, per dire di uno scroccone, usano l’espressione
“andare a ufo”, che non vuol dire, andare alla ricerca di extraterrestri, ma appunto “non
pagare dazio”.
Sono passati sei secoli e la Fabbrica del Duomo è ancora lì che ogni anno chiede alla
Cava Madre di Condoglia almeno 100 metri di marmo. E la Cava madre risponde, fedele
nei secoli come i carabinieri. O come una madre che non può dire di no al figlio prediletto.
Non a caso la Cava si chiama “Madre”. (21)
A testa bassa – www.rifiutiquotidiani. org
Mese dell’edera
NOTE
Alle e-mail della settimana antropologica
(14)
(15)
(16)
(17)
(18)
(19)
(20)
(21)
Notizie tratta dagli articoli “La prima canzone d’amore” di Michele Serra e “La
canzone d’amore è nata 4600 anni fa” di Cinzia del Maso, entrambi pubblicati su
Repubblica di sabato 17 febbraio 2001.
Piergiorgio Odifreddi è l’autore dell’articolo “A cosa serve il sesso”, pubblicato su
Repubblica di mercoledì 19 novembre 2003, nel quale commenta l’uscita del
libro “La regina rossa” di Matt Ridley – Instar Libri.
La storia di Rita Montaner, la più grande diva mulatta cubana del ‘900 è tratta
da uno speciale dal titolo “Cuba, la unica senza embargo”, curato da Marco
Sacchetti e pubblicato su Alias n. 48 del 9 dicembre 1999.
Mappa tratta dall’articolo di Giampiero Martinetti “Ecco il mondo delle
meraviglie. Tesori Unesco, Italia a quota 40”, pubblicato su Repubblica di sabato
16 luglio 2005.
Notizie contenute nell’articolo di Michele Serra “Io, prigioniero nella tundra
italiana”, pubblicato su repubblica di domenica 4 dicembre 2005.
La morte dell’allieva di Jung, Marie Louise Von Franz è data in un breve articolo
di Umberto Galimberti dal titolo “La psicanalitica che credeva nella favola”,
pubblicato su Repubblica in un giorno di cui AUTORE.IT non ha più memoria.
Notizie tratte dall’articolo “La vita è suono” pubblicato su D – Repubblica delle
donne dell’11 dicembre 2004, che presenta il libro di Campbell “L’effetto
Mozart”, Baldini & Castaldi Dalai.
Le notizie relative al marmo del Duomo di Milano sono state tratte dall’articolo
“Condoglia, la cava sui monti dove nasce il lifting del Duomo” di Anna Cirillo,
pubblicato su Repubblica di giovedì 31 luglio 2003.
Settimana pedagogica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
21
22
23
24
25
Venerdi
Sabato
26
27
Va’ pensiero
Liscio come l’olio
Giocattoli?
Accidia
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Solo le maschere non muoiono
mai
La canzone del disertore
MILANO - Senza
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Domenica 21 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dell’Oro e della Gioia)
LEI.IT
Va’ pensiero
Và, pensiero, sull’ali dorate;
va, ti posa sui clivi, sui colli
ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate
Oh mia patria si bella
E perduta!
Oh membrana si cara
E fatal
Arpa d’or dei fatidici vati
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
ci favella del tempo che fù!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo
Lamento,
o t’ispiri il signore un concerto
che ne infonda al patire virtù.
Se il “Và Pensiero” (puoi dare più di una risposta)
- vi fa venire la pelle d’oca ( ) punti 10
- vi fa sentire nostalgici per la lira ( ) punti 6
- vi fa pensare alla Lega ( ) punti 3
Fate la somma e leggete il vostro profilo.
Profili psicologici:
- con punti superiori a 10, siete degli inguaribili romantici, ma in buona compagnia.
- con punti da 6 a 10, siete troppo attaccati alla borsa, amate troppo il Nord e siete in
numerosa compagnia.
- con punti da 3 a 6, siete molto pragmatici, amate il Nord, ma non so se siete in
buona compagnia. (22)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
-
-
-
-
-
AUTORE.IT
Lunedì 22 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dell’Argento e della Tristezza)
LEI.IT
Liscio come l’olio
Il tuo successo più grande?
E’ stato “Pinco Pallino” e mi ha reso anche un bel po’ di soldi.
Quanti lisci hai scritto, te lo ricordi?
Altro che, in totale, tra quelli stampati e quelli depositati, sono stati 721, ma nei
primi venti anni il liscio rendeva poco o niente…
Perché fai sempre riferimento ai soldi?
Perché il mio babbo faceva il maniscalco e in casa si faceva una fatica boia a tirare
avanti, là nella bassa.
Ma tuo padre non era musicista?
Certo che lo era, e bravo anche si. Suonava il contrabbasso a tre corde in
un’orchestrina del paese, ma per mangiare la musica non serviva a niente. Era un
musicista per diletto. E’ stato lui che mi ha trasmesso la passione
Come hai cominciato?
Suonavo nella banda. Lì facevamo sinfonie d’opera, inni, marce sinfoniche,
soprattutto in chiesa…Ma andavo anche per osterie, con dei bravi cantori e lì
facevamo romanze perché non c’erano ancora le canzoni, anzi no, ce n’era solo
una “Son tornate a fiorire le rose”.
Eri già famoso?
Macchè famoso, pensa che per l’ultima notte dell’anno, quando a Medicina, il mio
paese, si faceva festa, per la musica chiamavano un’orchestra di Budrio. Nessuno
è mai profeta in patria.
Poi è arrivata la guerra…
Nel ’40 è morto il mio babbo e nel ’41 sono andato a lavorare per sei mesi in
Germania, roba da matti…Lavoravo vicino a Stettino, in 15 giorni ho perso 9
chili…Ero in un campo di lavoro insieme a prigionieri polacchi e fu con la
fisarmonica che riuscii a farmi degli amici e qualche pezzo di pane in più…Quando
sono tornato era pieno di tedeschi e di repubblichini, era scoppiata la Liberazione.
Dopo la Liberazione, ma non subito, ho ripreso a suonare, facevamo musica che
veniva dall’America. Nel ’48 ho fatto l’esame alla SIAE e, siccome con le orchestre
jazz si guadagnava poco, mi dedicai al ballo liscio. La canzone più richiesta era “O
mia bela Madunina”. Poi sono arrivate tutte le mie 721 canzoni.
Quanta gente avrà ballato con la tua musica?
C’era una voglia di ballare, che ballavano anche nel fango…
E adesso, suoni ancora?
Ma se sono morto da anni! Qui dove sono non serve suonare perché tutto è
musica. (23)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 23 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Rubino e del Pianto)
LEI.IT
Giocattoli?
CUORE SOLITARIO
Si chiama LOVEGETY, costa 2499 yen e va a ruba tra gli adolescenti giapponesi.
Quando incontri una persona con un “lovegety” con le stesse impostazioni che hai dato al
tuo, suonerà un allarme, vorrà dire che hai trovato l’anima gemella.
CANCRO
Si chiama ONCOLOGY BUDDY, costa 10 dollari americani.
I capelli che si diradano e i cateteri nel torace di questa bambola, dicono che ha il cancro e
sta praticando la chemioterapia.
La bambola è disponibile in 17 modelli, ce n’è una per ogni malattia grave.
DIFFERENZA
Si chiama RAGAZZINA CON LA PROTESI e costa 86 dollari americani con le scarpe, e
81 senza scarpe.
No comment!
BILIA
Costa 34 cent messicani.
In Afghanistan i Talebani hanno proibito il gioco delle bilie perché non islamiche e perché
suscettibili di gravi conseguenze come le scommesse e la mancanza di istruzione.
ARIANO
Bambolotto Ku Klux Klan, costa 45 dollari americani, è fabbricato nella Carolina del Nord
per far giocare i figli dei razzisti incalliti americani.
Gli accoliti della setta sono passati (fortunatamente) dai 5 milioni del 1920 ai 2500 nel
1998.
FETO
Si chiama BABY HOPE, costa 0.75 dollari americani. Rappresenta un feto di 12 settimane
ed è destinato alle donne incinte che sono indecise se continuare la gravidanza o abortire.
BABY HOPE avrebbe il compito di sensibilizzarle alla continuazione.
TANIA E JOHNNY
Si chiama “Mortal combact 4” il videogame giapponese che ha come star Tania e Johnny
e costa 249 franchi francesi.
Tania e Johnny adorano decapitare, sventrare e bruciare vivi i loro rivali.
I ragazzini al di sotto dei 13 anni ne vanno matti.
ATTACK
Si chiama PFM-1 ed è uno dei 630 modelli di mine antiuomo sparse sul pianeta (ce ne
sono più di 15.000.000).
I bambini sono attirati dal bel colore verde smeraldo e dalla forma a farfalla.
Si avvicinano, la raccolgono felici e la detonazione, del liquido esplosivo e delle lamelle
situate sulle ali, spappolano le loro manine.
Costa 8 dollari americani.
Nel dubbio su quali giocattoli scegliere per i nostri bambini, ti suggerirei di tornare indietro
e magari di farli costruire da loro stessi, come ad esempio la mitica BAMBOLA
STEINERIANA
La bambola è interamente fabbricata dai bambini durante il ciclo delle elementari. (24)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Mercoledì 24 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Topazio e della Noia)
LEI.IT
Accidia (25)
“Mi sento vecchio, usato, nauseato di tutto. Gli altri mi annoiano come me stesso. Ciò
nonostante lavoro, senza entusiasmo e come si fa un compito. Non attendo altro dalla vita
che una sequenza di fogli di carta da scarabocchiare in nero.”
Così scriveva Flaubert, e continuava: “Mi sembra di attraversare una solitudine senza fine,
per andare non so dove. E sono io stesso a essere di volta in volta il deserto, il viaggio e il
cammello.”
Accidia
Sonnolentia
Prorogatio mentis
Indolenza
Vuoto intellettuale
Perdita di furore e di passione
Smarrimento nella monotonia della quotidianità
Noia
Come reagire?
Con “l’ora et labora”? O con “labora et ora? Con lab-oratorio? Ma un laboratorio per farci
cosa?
Per smettere di aspettare Godot? Per smettere di attendere il nuovo giorno che sarà
uguale al precedente?
Abbiamo perso l’incanto del mondo, siamo im-piegati nella (dalla) macchina razionale del
mondo, e ci siamo inventati l’accidia come vizio capitale, quando invece l’accidia è
l’atmosfera del nostro tempo, “un gas inavvertito in ogni angolo dell’Occidente”, come l’ha
definita Pietro Citati.
Come se ne esce?
Non certo con la confessione. Se non è un vizio, non è nemmeno un peccato.
Forse una strada però ci è rimasta perché c’è ancora del caos dentro di noi, c’è ancora
una “stella danzante” (26)
Non è dal letame che nascono i fiori?
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 25 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dello Smeraldo e del Vizio)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA - Solo le maschere non muoiono mai
Quando mi occupavo di teatro, il mio amico regista Tullio Pendoli mi regalò un disegno a
china che raffigurava un Arlecchino in croce e un Pulcinella ai ceppi. Sotto al disegno
aveva scritto “Le maschere non muoiono mai”
Senza sapere esattamente perché quel disegno l’ho fatto di recente incorniciare e l’ho
appeso proprio sulla parete di fronte al mio scrittoio. Non passa giorno che non lo guardi,
magari di sfuggita, e non pensi a quella frase che, per assonanza, mi riporta ad un’altra
frase “I sorrisi non sono morti, sono solo spenti”, scritta da un altro mio gentile amico
pittore e grafico pubblicitario, Danilo Stifano, a commento di uno splendido ritratto di
Charlot da lui eseguito a matita. Anche Charlot è stato incorniciato e, insieme ad
Arlecchino e Pulcinella, fa bella mostra di sé sulla mia disadorna parete bianca.
Arlecchino è scemo per forza, mentre Pulcinella lo è per scelta, Charlot è scemo per forza
e per scelta, pur non essendo italiano, e sta lì a dirmi che, in fatto di scemenza, tutto il
mondo è paese.
Le mie maschere sono tutte italiane: Arlecchino, Pulcinella, Fantozzi, e poi i personaggi
interpretati da Sordi, Tognazzi, Gasmann, Manfredi, per non parlare di Totò, di Troisi e di
Benigni, naturalmente.
Le mie maschere hanno fatto l’italiano, la lingua italiana, girando di paese in paese, dalle
origini, lungo il seicento, il settecento, l’ottocento, fino all’unità d’Italia.
Le mie maschere hanno fatto gli italiani, mentre altri facevano l’Italia.
Le maschere non muoiono mai perché sono una bugia, ma soprattutto non muoiono mai
perché eterna è la loro battaglia.
Siamo tutti un po’ scemi per forza e un po’ scemi per scelta, come le mie maschere,
appunto. (27)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
venerdì 26 del Mese dell’Edera
(sotto il segno dello Zaffiro e della Virtù)
LEI.IT
La canzone del disertore
ERO UN POVERO DISERTORE
DISERTAI LA MIA FRONTIERA
PERCHE’ UN PENSIERO
MI ERA VENUTO IN TESTA
DI NON FARE MAI PIU’ IL SOLDA’
CAVALCAI DA GUARDIE INSEGUITO
UNA SERA MI ADDORMENTAI
E MI SVEGLIAI INCATENATO
VOI CARI COMPAGNI
CHE MARCIATE AL SUON DI TROMBA
QUANDO SARETE SULLA MIA TOMBA
GRIDERETE PIETA’ PER ME
La diserzione non è sempre un atto di viltà.
Si può disertare per difendere la vita, in nome di più alti ideali. Non si può dire di una
persona che è stato un disertore, perché si è rifiutato di morire per la patria fascista.
Sono stati disertori quei contadini piemontesi che, quando Mussolini dichiarò guerra alla
Francia, scapparono per non andare a sparare ai loro parenti emigrati per lavoro oltre il
Col di Tenda?
Ribellarsi a un ordine ingiusto, anche in guerra, è legittimo.
Il coraggio è sempre una scelta difficile, generoso,senza ritorno.
La viltà è tutta un’altra cosa perché rappresenta la mancanza di generosità di chi sceglie di
abbandonare i più fragili. (28)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Sabato 27 del Mese dell’Edera
(sotto il segno del Piombo e della Felicità)
LEI.IT
MILANO - Senza
A Milano, di uguale, ci sono soltanto i muri.
Milano è diventata una metropoli di talenti che fanno cose curiose, come progettare intere
città oppure spettacoli per Canale 5, oppure una buona campagna pubblicitaria per un
telefono o per un gelato olandese.
Milano si è trasformata da città di grandi masse in città di singoli talenti, tutti isolati, tutti
con il loro destino e tutti anche un po’ estranei alla città. Conosco gente che lavora in
pubblicità e che passa da una settimana a New York, un’altra a Londra, un’altra a Roma e
una sola a Milano. Conosco architetti e designer che hanno i loro principali clienti a Parigi
o a Londra
A Milano, di uguale, ci sono soltanto i muri
Una volta, dietro l’Amministrazione Comunale c’erano la grandi masse, oggi dietro
l’Amministrazione c’è il vuoto, una massa sterminata di talenti singoli, interessati assai più
ai propri personali business che non allo stato generale della città. Così Milano è
diventata la città dei SENZA: senza progetto, senza strutture adeguate, senza ristoranti
aperti dopo le dieci di sera, senza scuole specializzate, una città senza rete, una città
bricolage.
A Milano, di uguale, ci sono soltanto i muri.
I milanesi, presi uno per uno, sanno benissimo che cosa sono, quanto valgono, che cosa
possono fare e quanto possono farsi pagare. Ma appena ne metti dieci insieme, scatta la
crisi di identità e si domandano cosa diavolo voglia dire oggi essere dei milanesi.
Milano è la città più viva e più internazionale d’Italia, ma ha una politica che farebbe
spavento anche a Tortona o a Voghera.
Il paradosso ambrosiano sta tutto qui: la città più viva e più ricca di talenti, più
internazionale d’Italia, ha la politica più fiacca, più stanca e di più basso profilo d’Europa.
A Milano, di uguale, ci sono soltanto i muri, per fortuna. (29)
A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org
Mese dell’edera
NOTE
alle e-mail della settimana pedagogica
(22)
(23)
(24)
(25)
(26)
(27)
(28)
(29)
La mail si è ispirata ad un Album di Repubblica del 27 gennaio 2001, pubblicato
in occasione del Centenario della nascita di Giuseppe verdi (1901 – 2001)
La storia di Pietro “Bafi” Fantini, il più grande compositore del liscio italiano, è
stata tratta dall’articolo intervista di Giampiero Cane “Musica Maestro”,
pubblicato su Alias n. 36 dell’11 settembre 1999.
Fotografie e notizie sono tratti da Colors dicembre ’99 – gennaio 2000, numero
monografico interamente dedicato ai giocattoli “per un futuro migliore”.
I riferimenti sono contenuti nell’articolo “Accidia, quando trionfa il sapore della
noia” di Umberto Galimberti, pubblicato giovedì 2 agosto 2001.
La frase “C’è ancora del caos dentro di voi, c’è ancora una stella danzante” è di
Nietzsche ed è riportata dallo stesso articolo sub nota 25.
Spunti tratti dall’articolo “Maschere, ecco i volti dell’Italia” scritto da Beniamino
Placido a commento del libro di Nicola Fano “Le maschere italiane” e pubblicato
su Repubblica di domenica 26 agosto 2001.
Il testo della canzone è contenuto nell’articolo intervista a Nuto Revelli “La
canzone del disertore” di Loris Campetti, pubblicato su Il Manifesto di martedì 10
novembre 1998.
Notizie e testi sono tratti dall’articolo “I milanesi senza Milano” di Giuseppe
Turani, pubblicato su Repubblica di martedì 30 dicembre 1997.