Alex Bellini, il montanaro che attraversò l`Atlantico a remi
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Alex Bellini, il montanaro che attraversò l`Atlantico a remi
16 - 28 FEBBRAIO 2007 ENERGIA RINNOVABILE Il Sun21 sbarca ai Caraibi Inbar Meytsar A lex Bellini, il navigatore solitario che a bordo di una barca a remi ha attraversato l’Oceano Atlantico con partenza da Genova e arrivo in Brasile al termine di un viaggio durato 225 giorni (terminato a fine aprile 2006). Molti lo ricordano per il suo primo tentativo fallito, con lo start dal Salone di Genova il 21 ottobre 2004. Dopo una sfortunata partenza che lo ha visto costretto a rientrare in porto, Alex è poi ripartito. La mattina del 23° giorno però, dopo aver remato per 1.100 chilometri i suoi sogni di traversata s’infransero improvvisamente sulle coste dell’isola di Formentera. Tra le cause del naufragio l’incessante maltempo e un guasto tecnico all’alimentazione del sistema di navigazione GPS. Due anni dopo però, Alex ci riprova e questa volta ce la fa! Ecco le sue parole per ItaliaVela. Alex, tu sei di Aprica. Come montanaro, ci spieghi questa tua passione per il mare? Bell’associazione quella del montanaro e del mare, vero? Incuriosisce sempre molto. Purtroppo non ho una risposta chiara e precisa. Non si può certo dire che fossi appassionato di mare, né tanto meno di canottaggio. Il mare me lo sentivo lontano quanto il sole dalla luna, eppure c’era qualcosa di misterioso e illogico che mi spingeva prepotentemente verso di lui. Tra quello che ero e quello che sarei voluto essere c’era di mezzo il mare. Dopo il primo tentativo di attraversare l’Atlantico a remi nel 2004, non hai desistito e hai portato a termine la seconda sfida. Ci dai un commento? Credo che aver conosciuto prima la sconfitta e solo dopo la vittoria sia stata la mia più grande fortuna. Certo, lì per lì la considerai la cosa peggiore che mi fosse mai accaduta, ma ora che guardo tutto con un occhio un po’ meno critico sono di parere diverso. Quel naufragio a Formentera è stato determinante per il successivo tentativo perché lì, di fronte a un fatto che solo per poco non s’è tramutato in tragedia, sono stato in grado di ristabilire un certo equilibrio tra le forze nell’intero progetto. Se avessi ottenuto da subito il mio successo, forse ora sarei qui a raccontare della mia traversata, magari dandomi più meriti di quanto non ne abbia. Quella brutta esperienza, invece, mi ha insegnato che con il mare - e con tutta la natura in generale - bisogna accettare di avere un ruolo marginale nella storia. Si potrà rincorrere il proprio obiettivo con tutte le proprie forze, ma non bisogna dimenticare che l’ultima parola non spetta a noi. Ci racconti i passaggio più difficili della traversata? Ogni giorno era pericoloso e l’insuccesso poteva nascondersi dietro ogni secondo di ogni VelaInternazionale FINALMENTE per una volta la natura ha avuto la meglio sulla tecnologia! Il catamarano svizzero Sun21 a propulsione solare ha vinto la sua sfida: diventare la prima barca che sfruttando l’energia della stella più grande del sistema solare è riuscita ad attraversare l’Oceano Atlantico. Lo hanno annunciato i suoi proprietari, precisando che il Sun21 ha raggiunto il porto di Marin, nell’isola francese della Martinica (Caraibi). Il catamarano era partito 63 giorni fa dal porto spagnolo di Chipiona, vicino a Cadice. Lungo 14 metri, ha seguito approssimativamente la rotta percorsa da Cristoforo Colombo, facendo uno scalo alle isole Canarie. Uno degli organizzatori dell’im- presa e membro dell’equipaggio, Martin Vosseler, ha dichiarato che il viaggio è stato ideato per «annunciare chiaramente l’arrivo dell’era dell’energia solare, nel momento in cui si moltiplicano gli allarmi contro il riscaldamento del pianeta». Obiettivo raggiunto: promuovere la protezione del clima attraverso l’uso delle energie rinnovabili. Alex Bellini, il montanaro che attraversò l’Atlantico a remi Ancora tante avventure nel futuro di Alex: si sposa, riprende il mare e, con un libro, tenterà di tradurre l’emozionante scoperta di se stesso minuto di ogni ora. Le più piccole sciocchezze si trasformano in seri problemi. Una sola distrazione può essere decisiva. Questa consapevolezza mi trasmetteva molta tensione che ho imparato a gestire solo con il tempo. Il primo grosso problema l’ho incontrato con il passaggio del Golfo del Leone. Nel 2004 questa zona era stata teatro del mio naufragio e l’ho quindi attraversata con una certa apprensione. Pensa che sono stato 11 giorni consecutivi senza poter remare a causa del forte A marzo 2008 dal Perù all’Australia per 18.000 km maestrale e del mare molto grosso. Un altro momento rilevante è stato quando rimasi senza cibo. Dovetti rimanere 5 giorni a completo digiuno, remando 20 ore al giorno, fino a raggiungere un piccolo arcipelago in mezzo all’Atlantico dove incontrai 4 scienziati che mi rifornirono di cibo per terminare la traversata. Un’esperienza simile ti segna profondamente. Come trovi la forza di andare avanti durante le situazioni più difficili ed estreme? La cosa è più semplice di quanto tu possa immaginare. C’era una sola cosa che potevo fare per tornare a casa sano e salvo: remare. Come sei stato accolto al tuo arrivo in Brasile? Con una grandissima festa. Ad attendermi sulla spiaggia dove atterrai, oltre a mio padre, ad alcuni miei amici e ai miei sponsor (Grafoplast e Findomestic), ci furono gruppi di percussionisti, il governatore dello stato del Cearà, il ministro dello sport e del turismo ed una fantastica banda di musicisti che mi dedicarono l’inno d’Italia: tra le cose più emozionanti di quel giorno. Progetti futuri? Il mio futuro sarà, ovviamente, pieno di sorprese e nuove avventure. La più eclatante, quella che sicuramente mi impegnerà più di qualsiasi altra avventura, mi attende a partire dal 7 luglio prossimo per tutto il resto della mia vita: mi sposo! Da marzo 2008, invece, per rimanere fedele al canottaggio e al mare, ho intenzione di ripartire con la stessa barca ed attraversare il Pacifico: partenza dal Perù e arrivo in Australia, circa 18.000 km, poco meno di un anno di mare. Sappiamo che stai scrivendo un libro sulla tua avventura per Longanesi... Trovo che scrivere il libro sulla mia avventura nell’Altantico sia molto difficile. Soprattutto è dura tradurre in parole le emozioni che ho vissuto per tutto quel tempo in mare. La traversata - prima che un’avventura per guadagnare l’altra sponda dell’Atlantico – è stata un’esplorazione dentro me stesso. Nella stesura del libro non posso prescindere dal raccontare questo mio viaggio interiore, le emozioni e tutte le sensazioni che mi hanno accompagnato. Defender trial a Dubai per il sindacato svizzero mentre ITA 55 è esposta a Napoli 32ª COPPA AMERICA 9 Alinghi in regata, Mascalzoni in parata A linghi è «fuori dai giochi». Per il Defender l’imminenza della Coppa America è sempre difficile da gestire perché non può confrontarsi con i challenger e, quindi, con il prossimo sfidante ufficiale. Per rimanere in allenamento, il sindacato svizzero ha così organizzato i Defender Trials a Dubai. La competizione ha assunto subito grande importanza perché attraverso queste regate avverrà la scelta del timoniere e dell’equipaggio ufficiale per il 32° match di America’s Cup. Il primo round, disputato a Dubai nei giorni scorsi, è stato vinto da Ed Baird davanti a Peter Holmberg: lo statunitense, nonostante un grave errore nella prepartenza del primo flight, è riuscito ad aggiudicarsi due dei tre match disputati. Il secondo Round dei Defender Trials è in programma dal 16 al 19 Febbraio. E mentre gli svizzeri sono in regata, uno dei tre team italiani in gara è «in parata». Dal 2 febbraio, infatti, alla Darsena Acton (Molo Beverello) di Napoli è esposta Ita 55, scafo acquistato dal Mascalzone Latino - Capitalia Team per l’edizione 2002-2003 di Coppa America. Con questa iniziativa l’equipaggio che gareggia con i colori del Reale Yacht Club Canottieri Savoia intende sottolineare il legame che lo unisce alla città partenopea e confermare che proprio a Napoli sarà presto realizzata la prima scuola di vela intitolata Mascalzone Latino. Un’iniziativa indirizzata ai ragazzi meno fortunati economicamente, a partire dagli otto anni in su. «La scuola di vela - ha dichiarato il patron del team Vincenzo Onorato - sarà per questi ragazzi un’occasione per sperimentare il lavoro di gruppo e il significato di agonismo, competizione, onestà e rispetto per gli altri. La speranza è di offrire a questi giovani l’opportunità di mettere passione e impegno in qualcosa che potrebbe insegnare loro un nuovo mestiere o magari trasformarli in campioni della vela». Emiliano Cipriani Nel capoluogo partenopeo il primo corso di vela Mascalzone Latino: «Con la città legame forte»