Giuseppe Meucci su La Nazione
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Giuseppe Meucci su La Nazione
MEUCCI A!.te pagine 4 e 5 3 % i......- / .. . . . . . . . . E v % , , , , i , - , , , , ,ii, „oooo///, í.., ., Ì % ; % %; A/0/V i a- ! -1191111111111, %I%% '!UU/í jLya Ma na alle Ant lle con un catamarano a vela fi i • 14 • Un chirurgo, un architetto, un dirigente e un velista sono partiti per compiere la traversata dell'Atlantico. A bordo anche «La Nazione» di GIUSEPPE MEUCCI ALLE ANTILLE in barca a vela attraversando l'Atlantico. E non da Palos in Portogallo, come fece Cristoforo Colombo, ma dal mare di casa nostra, quello di Marina e di Boccadarno. E non con tre caravelle, ma con un catamarano di 14 metri e una velatura di 120 metri quadrati capace di sfruttare fino all'ultimo refolo gli alisei invernali. L'equipaggio poi è di soli quattro uomini e non di un'ottantina. La rotta però è la stessa, quella che nell'ottobre del 1492 fu tracciata dal navigatore genovese su una mappa allora tutta da scoprire e da In esclusiva peri nostri lettori tutte le fasi dell'a vventura fino all'arrivo alla M artinica disegnare. L'ultima volta che Colombo vide la terra ferma prima di affrontare l'oceano e arrivare nel Nuovo Mondo fu alle isole Canarie. E anche per il catamarano che batte bandiera pisana sarà così. Claudio De Rosa, chirurgo plastico della clinica San Rossore, notissimo in città per la sua attività professionale e negli ambienti della nautica come velista di lungo corso, sta per imbarcarsi nel porto di Tenerife sul "Gran Largo", il suo catamarano che è lì dalla scorsa estate, pronto per la traversata atlantica. Con lui ci sono tre compagni di scorribande in mare, due dei quali altrettanto noti in città. Della spedizione fanno infatti parte l'architetto Gabriele Berti, dirigente dell'ufficio urbanistica del Comune e Giuliano Paladini, per molti anni anestesista nei reparti chirurgici del Santa Chiara. Il quarto uomo è Stel- vio Curcio, un velista romano che li ha raggiunti a Tenerife partendo dalla capitale. I TRE PISANI sono già alle Canarie dopo essersi incontrati venerdì mattina all'hotel "Gahlei", scelto come "chek in" della spedizione prima dell'imbarco in aereo. Con loro gli indispensabili giacconi unpermeabili, bagagli ridotti al minimo con soltanto gli effetti personali e uno striscione de "La Nazione" che accompagnerà la barca pisana lungo tutta la traversata atlantica. Già, perché di questa impresa non da poco ne daremo conto ai nostri lettori raccontandola quasi in presa diretta. Il "Gran Largo" è un po' il simbolo di quella "Pisa sul mare" che sta crescendo e conquista nuovi spazi grazie a un'antica tradizio- ne e a infrastrutture di prim'ordine. Anche per questo la traversata della barca pisana sulla rotta di Colombo merita di essere seguita. Periodicamente ci sentiremo al telefono satellitare con Claudio De Rosa per riferire su queste pagine com'è la vita su una barca di 14 metri nell'immensità dell'oceano; come si trascorre in mare il giorno di Natale e la notte dell'ultimo dell'anno, spinti dagli alisei su una rotta poco frequentata; che cosa si prova quando si avvista terra dopo tre settimane di navigazione. «Già dieci anni fa facemmo la traversata atlantica e trascorsero parecchi giorni - spiega Claudio De Rosa - senza che si vedesse una nave all'orizzonte. Al tempo della vela gli alisei che soffiano a questa latitudine si chiamavano trade wind, il «vento del commercio». Era quello che sfruttavano i velieri che andavano nell'America Centrale per caricare Ripeteranno la navi gazione dei g randi vascelli a vela che trasportavano le spezie spezie e altre merci per i mercati europei. Poi da quando le navi hanno cominciato a fare a meno del vento questa rotta è stata abbandonata». SOLI per giorni e giorni in mezzo all'Oceano, dopo aver lasciato le Canarie ed essere passati al largo delle isole di Capo Verde, puntando la prua a sud ovest. Di fronte avranno soltanto il mare e lontana, molto lontana, l'isola della Martinica, punto di arrivo del viaggio. Più o meno come fece Colombo che raggiunse per prima l'isola di San Salvador e poi le altre terre caraibiche. «Sono 2800 miglia di mare da coprire - dice De Rosa - in 16-20 giorni di navigazione a una velocità media di 9-10 nodi l'ora con il vento giustO. Ma se incappiamo in qualche tratto di mare dove c'è bonaccia non sarà difficile arrivare anche a 25 giorni». /SVtfFLi(`A SEI T ErTTFlIDN.1Lk L'imbarcazione è u p, ?°ar^esr3n ." 1`; 3"£1s:'ïi`!; e u41: velútcii"ä di 120 metri quadrati. E' dotata di dt;.e ;a;,1,!<s ;í K n ,era '(ú , C. r la traversata sono 2.800 m4qi,ia i1k mare t;3 16-20 giorni a una velocità media di rk.. ;) t3+.hri, t aFCd9C;A ar.1Tr,;c;z" Mí:fir}iordRLL ROMANO, VELISTA DI LUNGO CORSO HA FATTO ALTRE TRAVERSATE MEDICO ANESTESISTA PESCATORE ED ESPERTO DI ROTTE EVENTI OCEANICI CHIRURGO PLASTICO E' L'ARMATORE DEL "GRAN LARGO" ARCHITETTO E URBANISTA DEL COMUNE SARA' LUI A TENERE IL DIARIO DI BORDO