- Cruise Venice
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Paolo Costa Introduzione È difficile citare qualche attività economica che, in Italia, abbia evitato una flessione, almeno temporanea, nel corso della recessione globale di origine americana del 2008-2009 e della ancor più grave crisi economica mondiale di origine europea in atto dal 2011. Una delle poche eccezioni (figura 1) è costituita dal crocierismo veneziano che dal luglio 2008 (data convenzionale di avvio della crisi globale) è cresciuto ininterrottamente al tasso medio annuo dell’11,93% passando da 1.003.529 crocieristi sbarcati/imbarcati da 479 navi nel 2007 a 1.786.416 crocieristi sbarcati/imbarcati da 654 navi nel 2011. Fenomeno che peraltro si inscrive in uno analogo e di più lungo periodo, visto che il traffico crocieristico a Venezia interessava nel 2000 solo 337.475 passeggeri. Un’attività cresciuta in modo prorompente che oggi dà lavoro a non meno di 5470 occupati diretti, dati dalla somma dei 1600 occupati diretti in servizi alla nave e ai passeggeri, dei non meno di 2600 occupati diretti nella fornitura (provviste, manutenzioni, riparazioni, bunkeraggio ecc.) – propria della funzione peculiare di porto capolinea (home port) che Venezia svolge per il crocierismo mediterraneo – e, infine, dei non meno di 1270 occupati diretti attivati dalla spesa turistica a Venezia (almeno 363 milioni di euro annui) effettuata prima e dopo la crociera da circa un terzo dei passeggeri sbarcati/imbarcati. Anche senza considerare il reddito e l’occupazione indiretta (che porta a non meno di 9500 gli occupati, assumendo un moltiplicatore prudenziale pari a 1,75) si tratta di un contributo sostanziale a tutta l’economia veneziana. Il crocierismo infatti concorre – tratto caratteristico anche se non di facile percezione – sia a diversificare la base economica della città lagunare (il 76% dell’occupazione attivata da crociere non dipende dalla spesa turistica dei crocieristi), sia a qualificare l’economia turistica (i 600.000 turisti crocieristi – solo un terzo di coloro che sbarcano o si imbarcano a Venezia – si collocano nella parte più ricca degli oltre 20 milioni di visitatori annui di Venezia). Un grande successo, economico e sociale, che si spiega per l’interagire di almeno tre concause. La prima va riconosciuta nella capacità delle grandi compagnie crocieristiche di interpretare e intercettare l’evolversi dei gusti del turismo di massa che, seguendo in Europa un fenomeno già sviluppatosi negli Stati Uniti, si è dimostrato pronto a rispondere con entusiasmo alla differenziazione del prodotto crocieristico che gli veniva offerto. È così che dal 2000 al 2010 raddoppia la domanda sempre più variegata di crociere a livello mondiale. Domanda soddisfatta che addirittura si triplica nel Mediterraneo che, per la storia e la diversa ricchezza culturale apportata dalle civiltà sviluppatesi sui tre continenti che vi si affacciano, si afferma sempre più come il luogo ideale per il turismo marittimo. La seconda concausa sta nel fascino che Venezia esercita nell’immaginario collettivo della popolazione del mondo e che, anche nel caso delle crociere, fa della fruizione delle sue risorse storiche, culturali e ambientali un amplificatore irripetibile dell’esperienza vissuta (imbarcarsi o sbarcare a Venezia aggiunge una esternalità positiva, un valore altrove non rinvenibile, all’esperienza della crociera). La terza concausa va, infine, ricercata nella fortunata coincidenza della progressiva realizzazione, al momento giusto e nel posto giusto, della Stazione Marittima di Venezia. È proprio in questi anni che la Marittima si trasforma da porto mercantile obsoleto nel più moderno porto passeggeri del Mediterraneo, gestito con una efficienza che ha valso a vtp (Venezia Terminal Passeggeri) il coinvolgimento nella gestione degli scali crocieristici di Ravenna, Brindisi, Cagliari e Istanbul. Una trasformazione che ha successo perché la Marittima gode dei vantaggi di una ubicazione privilegiata: quella di un luogo facilmente raggiungibile da terra sia dai suoi potenziali passeggeri a piedi e con il people mover dal Centro storico di Venezia e dalla sua stazione ferroviaria, in autobus (ma, da domani, anche in tram e, da dopodomani, in treno), dal vicino aeroporto internazionale Marco Polo di Tessera, sia – e verrebbe da dire soprattutto – dai suoi fornitori con camion che attraversano di notte il ponte translagunare. Venezia, un porto e due scali Ai picchi del suo utilizzo, nei primi anni sessanta dello scorso secolo erano oltre 6000 le navi di ogni tipo, dimensione e carico anche pericoloso che seguivano questo tragitto. L’allontanamento del traffico merci dalla Marittima pone le basi per quella trasformazione del waterfront che, non diversamente da quanto succede nei principali porti del mondo, «apre» larga parte delle aree portuali alla città a felici usi promiscui. Un fenomeno reso facile a Venezia dalla destinazione esclusiva al traffico passeggeri delle banchine di San Basilio e della Marittima. Mano a mano che i passeggeri diventano soprattutto crocieristi, la Marittima raggiunta entrando dalla bocca di Lido diventa l’approdo più ricercato oltre che più funzionale. In parallelo il porto cresce anche a terra. Alla vecchia stazione passeggeri di San Basilio si aggiunge il nuovo terminal ricavato dal vecchio magazzino 103 di Marittima. Anno dopo anno, tra restauri, conversioni e nuove costruzioni – buoni ultimi i due nuovi terminal passeggeri lungo la banchina Isonzo inaugurati rispettivamente nel 2009 e nel 2011 – il porto passeggeri di Venezia-Marittima può oggi contare su otto terminal capaci di accogliere altrettante navi. Un fenomeno che l’Autorità Portuale di Venezia ha accompagnato nel tempo tra il 1997 e oggi con un investimento di oltre 141 milioni di euro (30 milioni solo per migliorare l’accessibilità nautica e terrestre). Investimento che continua oggi con la realizzazione prevista entro il 2013 (con un investimento di 250 milioni di euro per l’80% realizzato in finanza di progetto) del terminal delle Autostrade del Mare che sorgerà a Fusina. Un nuovo terminal, ricco di quattro accosti nave, che permetterà a tutte le navi traghetto (416 toccate nel 2010 e «solo» 363 nel 2011 a causa della difficile situazione economica greca e della instabilità politica nei paesi della sponda sud del Mediterraneo) di usare la bocca di porto di Malamocco, evitando di passare davanti San Marco, con l’ulteriore vantaggio che i loro carichi potranno partire per strada e ferrovia da Marghera (tra l’altro recuperando a nuovo uso infrastrutture stradali e ferroviarie ereditate dalle attività industriali dismesse), liberando il ponte della Libertà che congiunge Venezia alla terraferma dal passaggio di circa 100.000 veicoli all’anno. La società che gestisce il porto passeggeri, poi, la Venezia Terminal Passeggeri, ha aggiunto negli stessi anni investimenti per più di 32 milioni di euro che si appresta a raddoppiare nel prossimo triennio anche per dotare lo scalo della Marittima di strutture innovative, come i finger di tipo aeroportuale collegati alla torre multifunzione mobile – inventata e realizzata da vtp Engineering – per accedere direttamente alle navi e, soprattutto, per fornire da terra l’energia elettrica alle navi all’attracco (con il cold ironing) consentendo loro di spegnere i motori (e quindi azzerare emissioni e vibrazioni) durante la sosta a Venezia. Ed è attorno alla Marittima, diventata un terminal crocieristico di rara efficienza, che Autorità Portuale e Comune di Venezia hanno congiuntamente lavorato per la razionalizzazione della viabilità di accesso, così come per il collegamento – con la realizzazione di una apposita fermata – al people mover, la teleferica orizzontale che consente la doppia connessione con il grande parcheggio del Tronchetto, da un lato, e piazzale Roma, dall’altro. È attorno alla fermata del people mover che Comune di Venezia e Autorità Portuale hanno poi recentemente lanciato il progetto ambizioso (70 milioni di euro di investimento) della costruzione di un nuovo luogo di interscambio tra porto e città. La nuova infrastruttura, che sorgerà tra la Marittima e il ponte della Libertà, sarà accessibile con la nave dal mare, a piedi dalle calli veneziane, e in auto dalla terraferma e ospiterà uffici, negozi, spazi ricettivi e un grande parco urbano pensile con al centro un garage da 2500 posti auto a servizio sia del porto sia dei cittadini veneziani. Dal «progetto 80» al «piano operativo triennale» vigente. La continuità strategica La progressiva specializzazione della Marittima come porto passeggeri (crocieristi, ma non solo) è nella natura delle cose; si sarebbe imposta probabilmente comunque per la sua forza oggettiva ma, per una volta, fatto singolare nella storia del nostro Paese, è il frutto di una scelta perseguita in modo coerente, a ogni livello di governo, da oltre quarant’anni. La scelta, ora quasi dimenticata, risale agli anni sessanta e il primo atto di indirizzo è contenuto nel Piano Regolatore Portuale approvato dal governo nel 1964, che sancisce l’apertura di una «nuova via marittima» (il canale Malamocco-Marghera) per deviare il traffico pericoloso dal centro storico di Venezia. La definitiva destinazione della Marittima a porto passeggeri fu comunque studiata nei dettagli nel 1990, ribadita nel primo Piano Operativo Triennale della nuova Autorità Portuale subentrata nel 1996 a norma della legge di riforma portuale n. 84 del 1994 al vecchio Provveditorato al Porto, e poi confermata in tutta la programmazione portuale triennale succedutasi fino a ora, sviluppata in pieno accordo con tutte le autorità locali, regionali e nazionali. La scia dorata: i traffici passeggeri a venezia dal 1970 a oggi Venezia, città portuale e meta turistica di eccellenza globale, si trova subito al centro del fenomeno e ne diventa uno dei «capolinea » (home port) mondiali. L’arrivo a Venezia dal mare, nello stesso modo che fu dei mercanti e degli ospiti della Repubblica Serenissima, si combina con l’eccellenza delle strutture dedicate e la felice ubicazione della Stazione Marittima nel contribuire a consacrare Venezia capitale europea delle crociere: il più importante «capolinea» mondiale di arrivo e partenza per le navi da crociera dopo i porti statunitensi della Florida. È così che i 200.000 crocieristi imbarcati a Venezia nel 1990 diventano 337.000 nel 2000, toccano quota 1.000.000 nel 2007 e sfiorano quella di 1.800.000 nel 2011, mentre i passeggeri dei traghetti passano nello stesso periodo dagli 85.000 del 1990, ai 468.000 del 2000, ai 386.000 del 2007, ai 351.000 del 2011. Il contributo della crocieristica all’economia veneziana, adriatica ed europea Si è già detto che il contributo diretto della crocieristica all’economia di Venezia non è solo quello connesso alle attività portuali di servizio alla nave e ai passeggeri o alla spesa del crocierista in quanto turista. A questo si aggiunge il contributo, meno noto ma di grande importanza, connesso alle spese sostenute da ogni nave da crociera per manutenzioni e approvvigionamenti, in occasione di ogni singola toccata che a Venezia, porto capolinea, coincide con un arrivo/partenza dell’intera crociera : un fatturato di almeno 148 milioni di euro l’anno che sostiene il 47% di tutta l’occupazione generata dal crocierismo veneziano. Se Venezia dovesse perdere il suo ruolo di porto capolinea difficilmente questo traffico rimarrebbe nel nostro mare. E non tanto perché in Adriatico non esiste un altro porto altrettanto ben collegato alla grande rete stradale europea, che abbia un’importante stazione ferroviaria e che sia servito di un aeroporto intercontinentale, quanto perché, venendo meno per qualche sfortunata circostanza il ruolo di Venezia come porto capolinea, il suo posto potrebbe esser preso solo da Atene, oggi, o Istanbul, domani, o Alessandria d’Egitto, dopodomani, cioè dalle altre città porto dalle quali si sono irradiate le rispettive civiltà e che, per questo, possono esprimere nel circuito crocieristico del Mediterraneo orientale una forza simbolica comparabile con quella di Venezia. Le esternalità negative: da vincoli a opportunità L’inquinamento dell’aria Circa l’inquinamento dell’aria provocato dai fumi emessi dai camini delle navi, l’introduzione a partire dal 2007 di un limite via via sempre più restrittivo del contenuto di zolfo nei carburanti usati dalle navi all’attracco – con l’accordo volontario Venice Blue Flag prima, e poi con l’applicazione della normativa europea entrata in vigore nel 2010 – ha fatto sì che, nonostante l’aumento del numero di navi passeggeri, si sia registrata una riduzione progressiva delle emissioni di zolfo del 32% rispetto al 2007. Andando oltre il puro contenuto di zolfo, in tema di emissioni di co si è potuto constatare che attualmente (2011) quelle attribuibili al traffico acqueo locale (trasporto pubblico incluso) ammontano a 845 ton/anno, 7,5 volte le 112 ton/anno di co imputabili al traffico delle navi passeggeri. Fenomeno non diverso da quello delle emissioni di nox che, sempre nel 2011 e sempre in ton/anno, sono risultate pari a 1268 per il traffico locale, 1,5 volte le 846 del traffico di navi passeggeri. Se si aggiunge che si sta costruendo il quadro normativo e/o volontario per far passare l’alimentazione dei motori delle navi da crociera al più basso contenuto di zolfo sin dall’avvicinamento alla bocca di Lido; se si prende atto che i fumi delle navi passeggeri hanno un minor impatto locale perché vengono emessi a 60 metri di altezza ed essendo caldi tendono ad andare verso l’alto e disperdersi nell’aria (diversamente dai fumi da traffico acqueo locale che vengono emessi a livello delle fondamenta e delle abitazioni); e se si tiene conto del fatto che con lo spostamento, alla fine del 2013, degli attracchi di tutti i traghetti mediterranei al nuovo terminal dedicato alle Autostrade del Mare a Fusina si avrà un’ulteriore riduzione del 30% delle emissioni in bacino di San Marco e lungo il canale della Giudecca7, si potrebbe concludere che l’inquinamento dell’aria dovuto al transito e all’ormeggio delle navi da crociera è fenomeno contenuto in limiti accettabili (mentre appare urgente migliorare la situazione del traffico acqueo locale, magari lavorando per un passaggio graduale alla propulsione elettrica eventualmente mediata dall’idrogeno). Ma nella logica di trasformare ogni debolezza in un punto di forza, ogni vincolo in una opportunità, a Venezia si sta passando dalla fase di studio a quella di progettazione e di realizzazione di un impianto di cold ironing, di alimentazione elettrica da terra che consenta alle navi passeggeri di tenere i motori ausiliari spenti durante l’ormeggio, azzerando in questo modo le emissioni e anche le vibrazioni trasmesse alle abitazioni (fenomeno peraltro oggi in gran parte risolto con l’abbandono degli accosti lungo la riva dei Sette Martiri). Il cold ironing verrebbe a completare altri interventi allo studio delle compagnie crocieristiche quali quelli tesi a prevedere l’applicazione di filtri alle ciminiere delle navi capaci di abbattere il 100% delle emissioni inquinanti. L’ipotesi di «inquinamento zero» dell’aria oggi non è più un miraggio. L’impatto del moto ondoso Da quando con l’entrata in funzione del sistema di videosorveglianza Hydra8 il traffico acqueo lungo il canale della Giudecca è controllato 24 ore su 24, è del tutto evidente, e documentato, che le navi da crociera non sono responsabili delle onde superficialiLe navi da crociera producono invece onde da dislocamento della nave in movimento, con gli stessi effetti dei movimenti di marea: un ricambio forzato delle acque dei canali circostanti quello della Giudecca che dilava le rive senza impatti violenti. La sicurezza della navigazione È difficile immaginare una navigazione che avvenga in condizioni più sicure di quelle garantite nella laguna di Venezia. Vi concorrono cause naturali: la particolare morfologia dei canali di navigazione dal fondale sabbioso e dalle rigide delimitazioni mantenute dagli escavi continui entro «binari» dai quali le navi non possono uscire, anche volendolo; cause storico-organizzative: in laguna è da sempre obbligatorio sia il servizio di pilotaggio, affidato nei tempi moderni a una corporazione che vi opera in continuità dal 1877, sia, per molte navi, tutte le più grandi, il servizio di rimorchio; cause tecnologiche: Autorità Portuale e Capitaneria di Porto si avvalgono di sofisticati sistemi di simulazione e di telecontrollo con i quali ogni movimento in laguna viene prima studiato e pianificato e poi monitorato. Le navi da crociera, come già ricordato, si muovono in laguna con una «ridondanza cinque» (comandante della nave, due piloti che salgono a bordo quando la nave è ancora fuori della bocca di porto del Lido e due comandanti dei due rimorchiatori che obbligatoriamente accompagnano in trazione ogni nave) che aumenta l’affidabilità della sicurezza fino a un limite vicino a quella assoluta.