Scuola Superiore di Studi storici, geografici e antropologici.

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Scuola Superiore di Studi storici, geografici e antropologici.
Scuola Superiore di Studi storici, geografici e antropologici.
Università degli Studi di Padova
Dottoranda: Laura Amato
Tutor: Paolo Preto
“Chi ama la giustizia sottopone al Governo queste vociferazioni”
Rapporti di dipendenza tra governanti e governati attraverso l’uso delle denunce anonime,
delle voci e dei collaboratori segreti. Casi dal Veneziano e dal Veneto sotto i governi di fine
XVIII secolo e dei primi decenni del XIX secolo.
1
Indice provvisorio
PARTE PRIMA: LA DENUNCIA ANONIMA TRA DEFINIZIONI E
DIRITTO
1. Il controllo sociale tra definizioni e storia
1.1.
Definizione di controllo sociale e devianza
1.1.1.Cosa s‟intende per controllo sociale e devianza
1.2. Il fenomeno della devianza tra fine età moderna e inizio contemporanea.
1.2.1. Un approccio “alto” e “basso” della devianza
1.2.2. La percezione della devianza nel corso dei secoli e il suo stretto legame con una
mutevole idea di moralità
1.3. Politiche di controllo ufficiale e collaborazione della popolazione.
1.3.1. Il problema del consenso e dell‟autoregolamentazione all‟interno della società
1.4.
la denuncia anonima come strumento di community policing.
1.4.1. Proposte di community policing nella storia moderna
1.4.2. La distinzione tra denuncia segreta e anonima e le diverse implicazioni dietro
questa distinzione
1.4.3. La denuncia anonima come terza parte: l‟esempio del caso Veneto e Veneziano
1.4.4. Ruolo e immagine del denunciatore agli occhi della società
2. Il mutevole ruolo della denuncia anonima nel tempo e la sua rilevanza nelle differenti
tipologie di regime.
2.1. 1. Le strutture di potere e lo scopo della giustizia nel territorio Veneziano e Veneto
dalle ultime decadi della Serenissima al secondo dominio austriaco
2
2.1.2. Il diverso utilizzo dell‟istituto della denuncia anonima e la sua manipolazione a
seconda della sua finalità
2.2. La validità legale dell‟istituto della denuncia anonima nelle leggi e nei codici moderni
2.2.1. Il dibattito intellettuale
2.2.2. Modelli di giustizia a confronto
2.2.3. l‟evoluzione dell‟istituto della denuncia anonima dalle leggi veneziane ai codici
Ottocenteschi.
PARTE SECONDA: LE FONTI
1. Le denunce anonime nelle fonti e nella storia.
L‟amministrazione della giustizia collettiva e il ricorso alle lettere orbe nello stato
1.1.
repubblicano
1.1.1. Il periodo tardo Veneziano
1.2.
Le denunce anonime nelle strutture di potere gerarchico1.2.1.Prima dominazione austriaca
1.2.2.Periodo napoleonico
1.2.3. Seconda dominazione austriaca
1.3. La nascita delle forze di polizia ufficiali e il mutevole rapporto con la popolazione e con i
collaboratori ufficiosi.
2. Casi esemplari
CONCLUSIONI
APPENDICE
BIBLIOGRAFIA
3
La mia ricerca s‟incentra sul ruolo dell‟istituto della denuncia anonima nel territorio
veneziano e nel Veneto nel periodo a cavallo tra la fine della Repubblica e i governi
immediatamente successivi. Si tratta cioè di un arco di tempo che va tra gli anni '70-'80 del XVIII
secolo fino ai decenni '30-'40 dell‟Ottocento. Partendo da cosa erano le denunce anonime nella
Serenissima e prendendo spunto da importanti studi fatti in precedenza, come quelli condotti da
Paolo Preto1, uno degli obbiettivi di questa mio lavoro è quello di arrivare a comprendere gli
eventuali legami di potere e dipendenza che vennero a crearsi tra le autorità e il popolo (i sudditi e
poi cittadini), tramite le denunce anonime in questi contesti politici. Per capire come si
strutturassero questi legami, sto conducendo una ricerca sulle fonti principalmente presso l‟Archivio
di Stato di Venezia2. Nello specifico sto individuando una serie di casi giudiziari in cui la denuncia
anonima divenne strumento essenziale alla base della realizzazione di questo rapporto di
dipendenza. Inoltre, intendo considerare lo studio culturale della storia della delazione nel territorio
in una prospettiva di media-lunga duration e l‟individuazione della denuncia anonima come uno
strumento strategico di community policing ante litteram e di controllo sociale. In questa
prospettiva, è indispensabile conoscere la struttura specifica del potere e lo scopo della giustizia dei
governi che si sono susseguiti nel territorio veneziano, poiché esse sono i veri fattori fondamentali
che determinarono la modalità e l‟utilizzo dell‟istituto della denuncia anonima nel tempo. 3
Innanzitutto è essenziale esaminare non solo la dimensione storica, o storico giuridica e di storia
delle istituzioni, ma va vagliato anche il punto di vista sociologico, antropologico e va tenuto conto,
almeno a livello teoretico, di quello psicologico e psichiatrico criminale.
1
Preto, P. (1994): I Servizi Segreti di Venezia, Milano, Il Saggiatore; e Preto, P. (2003): Persona per hora secreta.
Accusa e delazione nella Repubblica di Venezia, Milano, Il Saggiatore Editore.
2
Per quanto riguarda la ricerca delle fonti storiche per se, i fondi che sto consultando sono principalmente quelli di
polizia e, quando possibile, giudiziari per quanto riguarda il periodo sotto l‟Austria (prima e seconda dominazione) e
Napoleonico, del Consiglio dei Dieci e delle magistrature veneziane per il periodo repubblicano presso l‟Archivio di
Stato di Venezia. Tuttavia, sto consultano anche altri archivi di stato locali come quello di Vicenza, Padova, e Belluno,
oltre condurre ricerche anche presso l‟Archivio di Stato di Milano.
Un esempio è quello di un caso affascinante che sto seguendo circa un‟accusa di pubblicazione eretica nei primi anni
della dominazione austriaca. Al riguardo ASV, Direzione generale di polizia 1798-1806, b.1 e b.5. Per la seconda
dominazione tutta una serie di denunce anonime nei confronti di funzionari di stato, denunce che mostrano bene anche
il rapporto conflittuale tra i funzionari minori e la popolazione. Al riguardo ASV, Presidio di Governo, b. 138 e b.139.
In questo periodo è in corso una riorganizzazione dell‟Archivio di Stato di Venezia, poiché il sistema di riordino fondi e
richiesta sta diventando progressivamente telematico. Per questo motivo alcuni nomi dei fondi stanno cambiando e il
termine busta è sostituito con atti nelle richieste. Per facilitare la comprensione delle fonti in questo testo utilizzerò
ancora la categoria b. per busta.
3
Si veda al riguardo all‟importante lavoro di M. Damaška in Damaška M.R. (1991): I volti della giustizia e del potere.
Analisi comparatistica del processo, Bologna, Il Mulino
4
Poiché vengono valutati tanti « sguardi » diversi e ugualmente importanti, ho deciso di concentrare
questa saggio principalmente su alcune sezioni del primo capitolo provvisorio, che sono una base
fondamentale per l‟intera impostazione della ricerca.
In primo luogo bisogna iniziare da alcune definizioni che servono ad entrare nella problematicità
della questione, partendo da quella di controllo sociale.
Controllo sociale:
Per controllo sociale s‟intendono tutte quelle pratiche che consentono il mantenimento dell‟ordine
sociale4. Più nello specifico il termine si riferisce a tutti i modi in cui una società istituzionalizza i
suoi standard culturali o le aspettative collettive. Le norme di una cultura, ovvero ciò che si
dovrebbe fare o non, governano i nostri comportamenti e sono gli ingredienti basilari del controllo
sociale.
Al fine di ottenere l‟ordine sociale, e mantenerlo, norme appropriate di comportamento sono
installate in noi “internamente” tramite la socializzazione: questo processo avviene a livello
informale. Il livello formale riguarda invece direttamente l‟intervento esterno: le norme diventano
leggi e sono supportate dal potere dello stato, (ma anche di altri enti come la scuola o la religione).
La società controlla e risponde alle violazioni dell'ordine normativo date dalla devianza. Ogni
gruppo e società cerca di regolamentare l'azione dei suoi membri tramite norme comportamentali
rispetto a ciò che viene ritenuto accettabile o meno. Le maggiori istituzioni, l'educazione, la
religione, le forze militari e così via, lavorano congiuntamente per incoraggiare la conformità e
scoraggiare la devianza. La messa in atto delle norme avviene attraverso l‟uso di rinforzi positivi
che sanzioni negative, sia informali che formali. I rinforzi positivi “ricompensano” la conformità
dell‟individuo alla norma. Le sanzioni negative puniscono la deviazione dalla norma. Le sanzioni
formali sono messe in atto da agenti del controllo sociale ufficialmente incaricati, come ad esempio
la polizia o le corti di giustizia. Ogni singolo membro della società può invece esercitare una
sanzione informale, giacché non è richiesta nessuna preparazione specifica o credenziale per farlo.
Generalmente si tende a considerare il controllo sociale soltanto nella sua manifestazione
“formale”, ossia nella pratica della polizia o delle corti, tuttavia il controllo sociale formale non è
4
Ordine può avere un significato molto diverso se si considera nella sua accezione storica di ordine\ceto\strato\classe.
In questo caso il controllo sociale indicherebbe anche il mantenimento e la preservazione dello status quo e
dell‟ordine\ceto esistente.
5
affatto lo strumento primario per il mantenimento del controllo sociale in una società e le sanzioni
informali risultano assi più rilevanti. Il processo di socializzazione effettivo garantisce il potere del
controllo sociale: agli individui del tutto socializzati interessa e importa come sono considerati dagli
altri, diventando quindi ottimi candidati a divenire agenti della diffusione del controllo sociale
informale.5
Devianza:
In generale la devianza si riferisce a un comportamento che un gruppo o la società nel suo insieme
considera inappropriato. Le analisi sulla devianza sono primariamente biologiche, psicologiche o
sociologiche. Le analisi biologiche e psicologiche di solito considerano la devianza come risultato
di una defezione o di un difetto nell‟indole dell‟individuo, una spiegazione che possiamo
considerare “interna” all‟individuo. La spiegazione sociologica accetta che gli individui detengano
libertà nella scelta del proprio comportamento, ma enfatizza un punto di vista di causale “esterno”,
ovvero di come spesso le forze intrinseche nella società modellino le scelte individuali, persino la
scelta di assumere un comportamento deviante.
Data l‟alta relatività delle norme societarie, le quali variano da società a società e nel corso del
tempo, il concetto di devianza risulta estremamente relativo. Si pensi come ad esempio molte
società oggigiorno non considerino pratiche sessuali prematrimoniali da parte di una donna come
una violazione di norme significative, mentre altre lo considerano un comportamento altamente
deviante punibile con dure sanzioni, perfino con la morte. Una vasta gamma di atteggiamenti
diversi e talvolta in contrasto tra loro possono essere considerati devianti, ciò principalmente in
funzione di fattori culturali della società di appartenenza e dello status socioeconomico di colui, o
coloro, che definisce la devianza.6
Policing stategic e community
Per strategic policing si considerano quelle misure proattive che la polizia intraprende per prevenire
e reprimere il crimine, mantenere il controllo sociale e disincentivare il suo disordine, migliorare la
qualità della vita dei cittadini e risolvere i problemi della comunità. Per raggiungere questi
5
Parillo V.N, William Paterson University (dir): Encyclopedia of SOCIAL PROBLEMS 1&2 , Los Angeles, London,
Singapore, SAGE; 2008.
6
Parillo V.N, ed (2008) .
6
obbiettivi, la polizia utilizza tattiche all‟interno di una strategia, nota come community policing,
orientata alla comunità e capace di coinvolgerla.
La moderna community policing è tipica di modelli di organizzazione delle forze di polizia come
quello nella tradizione degli Stati Uniti7, diventando una filosofia strategica di controllo sociale che
si basa fortemente sulla cooperazione e l‟empatia tra le forze di polizia locali e le comunità.
Questa strategia comporta pratiche di strategic policing visibili come il pattugliamento a piedi o in
bicicletta e una costante interazione tra i membri della comunità e gli organi di polizia che va al di
la delle emergenze, degli incidenti stradali o crimini. Inoltre, quest‟approccio incoraggia un dialogo
sostanziale tra i rappresentanti della polizia e le forze dell‟ordine e le organizzazioni locali,
arrivando in alcune occasioni a istituire incentivi che incoraggiano l‟incremento di questo tipo di
collaborazione. Alla base vi è il punto di vista che la polizia debba conoscere al meglio la comunità
in cui opera affinché il suo ruolo sia il più efficace possibile.
Avendo considerato alcune definizioni fondamentali che stanno alla base di questo lavoro, la parte
successiva del paper le metterà in stretta relazione con l‟istituto della denuncia anonima in
prospettiva storica.
I grandi cambiamenti che caratterizzarono l‟Europa del XVII e XVIII secolo 8 crearono una società
progressivamente più complessa e stratificata, ed emersero acute distinzioni sociali9. Crimini legati
al disordine sociale quale il diffuso vagabondaggio10 furono percepiti sempre di più come
deviazioni disturbanti e inaccettabili nelle nuove società in evoluzione. In generale si avvertì da
parte degli organi di potere, e dalla comunità, l‟esigenza di un controllo più ferreo del territorio,
specialmente nelle città. Il periodo fu di rottura con il passato, poiché la società e gli individui
cominciavano a essere visti non più come parti di ordini e stati sociali fissi ed eterni, in quanto un
nuovo concetto di mobilità sociale stava nascendo. Lo stimolo per ridisegnare la società e spezzare i
legami con le eredità passate stava crescendo11.
7
Proprio negli Stati Uniti è diventata una strategia politica ufficiale oltre che semplicemente una filosofia di pensiero.
Le guerre si prolungarono per una grande fetta dell‟Europa tra il 1667 e il 1720, dopo la Guerra dei Trent‟anni.
9
Peter H. Wilson illustra come la ricchezza e il benessere si concentrarono sempre di più nelle mani di poche persone, e
descrive una popolazione urbana che stava crescendo velocemente in molte parti dell‟Europa.
10
Si veda Povolo in Povolo, C., ed (1997): L‟intrigo dell‟Onore: Poteri e istituzioni nella Repubblica di Venezia tra
Cinque e Seicento, Verona, Cierre Edizioni.
8
11
B. Lenman, G. Parker (1980): The State, the Community and the Criminal Law in Early Modern Europe, inCrime and the
law, The Social History of Crime in Western Europe since 1500, a curadi V. A. C. Gatrell, B. Lenman, G. Parker, Londra, Europa
Publications.
7
La rapida crescita dei villaggi e delle città e le prime avvisaglie del fenomeno dell‟urbanizzazione
che si fece più intenso dalla seconda metà del XVIII secolo, complicarono gli ordini medievali,
creando un nuovo ceto sociale formato da popolazioni urbane che erano ideologicamente molto
distanti dai contadini, nonché nella pratica quotidiana e nel loro stile di vita. Questo nuovo ordine
non poteva sposarsi con gli ideali e le suddivisioni medievali della stratificazione della società12.
Infatti, il periodo portò a una transizione nei valori all‟interno della società, cosi come anche una
diversa concezione del fenomeno di devianza rispetto al passato. Si pensi all‟importanza dei nuovi
valori legati al commercio e al nuovo concetto di mercato che stavano emergendo. La centralità
della proprietà privata, svincolata da fattori dinastici o necessariamente nobiliari, portò
all‟affermazione d‟individui i cui diritti si basavano sull‟esistenza della proprietà stessa. Questi
valori portarono necessariamente a un mutamento del concetto di devianza e di quelli che dovevano
essere considerati come i crimini più gravi.
All‟inizio del XVIII secolo, gli ideali passati (cosi come la divisione formale in stati) erano ancora
presenti in Europa, come anche il concetto di onore e rispetto nelle loro accezioni medievali, con
tutte le conseguenze legali legate a esse13.
Tramite le emergenti strategie di policing gli sforzi iniziali da parte delle istituzioni furono mirati
alla tutela della gerarchia ideale degli stati sociali, a tutelarle e affrontare i problemi tipici delle
varie classi sociali, e come obbiettivo fondamentale assicurare che ogni stato fosse in grado di
implementare le proprie libertà sanzionate al suo interno14. Successivamente, con il mutamento
della società e la nascita di nuovi ceti sociali e le filosofie di mercato le politiche di controllo sociale
andarono a cercare di marginalizzare i comportamenti ritenuti devianti e pericolosi dall‟emergente
società urbana 15.
Per raggiungere questi obbiettivi, le istituzioni dovevano affidarsi all‟operazione della popolazione
locale affinché il sistema giustizia funzionasse e mantenere il controllo e l‟ordine sociale. Alcune
strategie messe in atto di fatto assomigliano molto e richiamano i contemporanei modelli di politica
di collaborazione dell‟attuale community policing16. In questo senso basti pensare al sistema di
controllo e sorveglianza messo in atto nell‟Inghilterra e a Londra. Prima della nascita dei “bobbies”
12
Peter H. Wilson in (Wilson ed., 2009).
Si veda Claudio Povolo in ( Povolo, C. ed, 1997).
14
In (Wilson ed., 2009), p.116-20.
15
Nel corso del Settecento in Inghilterra si ebbe un incremento esponenziale dei crimini sanzionati con la pena capitale,
fra cui specialmente i crimini lesivi della proprietà privata. Hostettler J. (2004): The Criminal Jury old and new,
Waterside Press, Winchester, p. 82. Secondo i calcoli di Edward Thompson l‟aumento dei reati capitali con il Black Act
fu molto maggiore arrivando a calcolare addirittura 200-250 eventuali casi di condanna a morte. (Thompson E. 1989):
Whigs e cacciatori. Potenti e ribelli nell‟Inghilterra del XVIII secolo, Firenze, Ponte Alle Grazie GEF.
16
Nella tesi svilupperò in modo più approfondito questo mio punto di vista con ulteriori esempi e definendo in maniera
più approfondita le strategie di community policing.
13
8
nel 1829, le strategie di policing comprendevano una larga rete di connestabili, guardiani notturni,
acchiappa ladri e di privati informatori e individui, come anche i fondamentali bow street runners,
che decidevano di cooperare attivamente all‟amministrazione della giustizia. I sistemi di policing
potevano anche comprendere un primo tentativo di ottenere informazioni tramite le statistiche, fogli
e documenti personali, passaporti e patenti per viaggiare e licenze di accattonaggio 17.
Nella Repubblica di Venezia vi era un‟estrema esigenza di mettere in atto iniziative di strategic
policing. Il corpo centrale del governo si trovava in una laguna isolato dai suoi domini sparsi ed
eterogenei. Nel corso del tempo aumentarono gli elementi destabilizzanti sia all‟interno sia
all‟esterno della Repubblica. Anche qui crimini legati al disturbo dell‟ordine sociale aumentarono18,
mentre al suo esterno le grandi potenze che la circondavano si stavano evolvendo e organizzandosi
in modelli di stati moderni. Venezia si concentrò sempre più sulla preservazione dei suoi territori e
domini, che si stavano drasticamente riducendo, e fu man mano esclusa dalla scacchiera politica
internazionale, assumendo progressivamente un ruolo più passivo e un atteggiamento di
autoconservazione piuttosto che uno dinamico e inventivo19. In questo contesto la fine del „600 e il
secolo successivo videro accrescere sempre di più gli sforzi ufficiali per regolare la vita quotidiana
all‟interno dei suoi territori: è in questo periodo che avvenne l‟aumento e la specializzazione sempre
maggiore della rete spionistica veneziana, fatta di agenti segreti e di collaboratori ufficiali del
governo, delle iniziative di community policing ante litteram. È in questa prospettiva che intendo
collocare la denuncia anonima nel Veneto, come uno strumento efficace di community policing e in
generale di controllo sociale.
Sin dai suoi inizi la storia dello sviluppo delle denunce anonime a Venezia fu strettamente legata al
particolare sistema di amministrazione della giustizia della Repubblica e fu in stretta connessione
con il rito del Consiglio dei Dieci e la nascita degli Inquisitori di stato nel 1539. La sua fortuna e il
suo utilizzo sono intrinsecamente legati al crescente sentimento di precarietà e all‟esigenza di
mantenimento del controllo sociale. Si consideri anche solamente l‟impatto psicologico che le
numerose casselle20 e bocche di pietra sparse per il territorio della Repubblica, in parte ancora
17
Nel 1662 L‟ English Act of Settlement ordinava che i migranti dovessero sempre possedere dei certificati che li
identificassero. Al riguardo (Wilson ed., 2009), 117-19.
18
Come descrive Claudio Povolo alla fine del XVII e per tutto il secolo successivo, le condizioni dell‟ordine pubblico
incominciarono a peggiorare sia in Laguna sia nei territori di Terraferma, con un incremento di risse, faide e
delinquenza, e crescenti difficoltà nella cattura dei molto banditi e fuori legge. In questo periodo istituzioni
aumentarono i bounty killers e furono adoperati istituti come le voci liberar bandito, si veda (Povolo, C. ed, 1997) e (
Povolo, C. ed, 2007).
19
Claudio Povolo in (Povolo ed., 2007); Thomas Munck in (Wilson ed., 2008, 141-157, come anche 225-354, 369-418)
20
È proprio nelle casselle, inizialmente lignee e poi bocche di pietra che un cittadino poteva inoltrare la sua denuncia.
Alle varie magistrature competenti corrispondevano diverse casselle. Al riguardo (Preto, 2003).
9
presenti, con le loro sembianze spaventose e grottesche, potevano provocare sull‟individuo21. Esse
erano un vero e proprio promemoria simbolo che il Consiglio dei dieci e gli inquisitori
mantenevano un occhio vigile sulla vita quotidiana dell‟individuo e della comunità. Forse, in parte,
considerato il loro aspetto spaventoso e la larga diffusione sul territorio, le bocche di pietra
fungevano come deterrente psicologico alla devianza. Sicuramente è vero che rendevano più facile
e costante l‟attiva partecipazione all‟amministrazione della giustizia da parte del singolo. Un
veneziano che voleva per vari motivi dare il suo contributo e implementare il sistema giustizia
sapeva molto bene dove e a chi indirizzare le sue lettere di accusa, diventando cosi un efficace
strumento di policing all‟interno della propria comunità, considerando poi che spesso le lettere
orbe, facevano partire la macchina della giustizia e processuale.22
È interessante osservare l‟evoluzione dell‟utilizzo delle strategie di community policing e nello
specifico della denuncia anonima anche nel periodo posteriore la caduta della Repubblica. Infatti,
nei decenni immediatamente successivi la grande confusione e precarietà non andarono ad
attenuarsi, al contrario aumentò ancora di più, considerando i tanti governi che nell‟arco di pochi
anni vennero ad alternarsi nel territorio e con estrema repentinità. Rispetto al periodo della
Serenissima le forze di polizia ufficiali stavano iniziando a entrare in carica e a essere istituite come
organi ufficiali e qualificati, ma dato il particolare momento di fragilità, e il fatto che ancora erano
organi in fase di organizzazione23 (almeno per quanto riguarda il periodo della prima dominazione
austriaca) e data la scarsa conoscenza del territorio e delle situazioni sociali da parte delle autorità,
da sole erano insufficienti. Anche in questo scenario, seppur con modalità e obbiettivi diversi,
importanti politiche di strategic policing (“community”) furono messe in atto24. Nacquero in questo
modo pure in questa fase importanti legami di dipendenza tra governanti e governati.
21
In parte ciò è testimoniato dall‟opinione degli intellettuali e i visitatori passanti per Venezia e il suo territorio. Al
riguardo anche P. Preto in (Preto, 2003).
22
Affinché fossero accettate, vi era generalmente l‟esigenza di un numero minimo di testimoni.
23
Tutto questo è testimoniato nei documenti e resoconti ufficiali di polizia e di governo presenti presso l‟Archivio di
Stato di Venezia. Si veda in particolare i fondi d governo e della direzione generale di polizia (1798-1806) per i primi
anni della prima dominazione. I fondi menzionati sono interessanti anche per comprendere la percezione di fragilità e
instabilità percepita anche dalla popolazione. In particolare sono interessanti le lettere di supplica o di lagnanza, come i
resoconti ufficiali e gli informatori che riportano le voci o il gossip in circolazione, come anche le satire e sonetti contro
il governo. Esempi interessanti nei fondi seguenti: ASV, Direzione generale di polizia 1798-1806, b. 10, b.11, b.12,
b.13, b. 14 e b. 22. Nella b. 22 si trovano anche richieste per illuminare Venezia di notte e in generale una necessità
d‟incremento nei finanziamenti per aumentare il pattugliamento, specialmente notturno. Tanto che in alcune parrocchie,
come quella di San Vitale si arriva a richiedere un contributo ai cittadini benestanti per le spese di sorveglianza e
illuminazione.
Si veda anche Gottardi M. (1993): L‟Austria a Venezia, società e istituzioni nella prima dominazione austriaca 17981806, Milano, FrancoAngeli s.r.l.
24
Si veda (Preto, 2003).
10
Per concludere si consideri la prospettiva in cui abbiamo calato l‟istituto della denuncia anonima.
Essa diventa quindi una sorta di terza parte essenziale nel rapporto che lega la prima parte (il
governo e le istituzioni, gli organi di giustizia e controllo ufficiali) e la seconda (la popolazione e la
cittadinanza, ma anche l‟accusato, il colpevole o la vittima).
All‟interno di questi rapporti vi è quasi un accordo non scritto tra le parti. Quest‟accordo a volte può
essere ufficializzato in una fase successiva, durante la testimonianza, il processo o tramite il
compenso che spetta al denunciante, oppure può restare sottinteso e oscuro. Un vincolo che
comporta necessariamente un compromesso con una prospettiva di etica e di garantismo. Le
denunce anonime diventano però un elemento cardine delle politiche ufficiali di controllo e
repressione, al fine della sopravvivenza stessa della società e il mantenimento dello status quo.
Bisogna tenere in considerazione anche il contesto specifico del loro utilizzo, per il mio lavoro io
prendo in considerazione periodi di grande instabilità, di rottura e cambiamento con il passato.
Momenti in cui anche i valori alla base di una società sono in una fase di transizione. La scelta non
è causale, io ritengo che sia in questi contesti di estrema fragilità e insicurezza che si possa
comprendere maggiormente l‟utilizzo delle strategie di community policing e nello specifico della
denuncia anonima. Si rifletta sul fatto che il loro contributo non era finalizzato solamente a scoprire
i traditori o le congiure e altri fatti potenzialmente nocivi per la sopravvivenza del potere politico,
ma grazie a esse lo stato riusciva a entrare anche nei piccoli avvenimenti della vita quotidiana della
comunità, infiltrandosi cosi in tutti gli ambienti sociali, cosa che con altri metodi e organi ufficiali
non sarebbe stato possibile. Grazie alla sua natura “segreta” la denuncia anonima diventa un
elemento unico per comprendere la mentalità e il punto di vista non solo del denunciante ma anche
della sua società di appartenenza. Inoltre la mancanza di “filtri” nel linguaggio presente nelle lettere
orbe le fanno diventare un‟unica e preziosa testimonianza psicologica.
11
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