Concrescita o sopraffazione?
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Concrescita o sopraffazione?
Liceo Scientifico Statale ‘C. Cavalleri’Via Spagliardi, 23; 20015 Parabiago (MI) ‘Concrescita o sopraffazione?’ Analisi di alcuni aspetti del rapporto tra l’uomo e la coltura del campo. Candidato: Nicoli Matteo, 5° A.s Anno scolastico: 2015-2016 1 Indice 1 Introduzione …............................................................... 2 2 Mappa concettuale ……………………………………. 4 3 Latino: Virgilio, Georgiche ………………………….... 5 4 Filosofia: Fisiocrazia, Quesnay ………………………... 8 5 Inglese: Malthus ………………………………………… 11 6 Storia: La rivoluzione verde …………………………… 13 7 Arte: Vertical farming ………………………………….. 15 2 Introduzione Il mio attaccamento alla vita agreste affonda le proprie radici nel sentimento che il lavoro svolto presso l’Azienda Agricola S. Stefano a conduzione familiare mi ha trasmesso sin dall’infanzia. Per questo motivo ho scelto di concretizzare questo mio legame con la terra descrivendo e analizzando il processo di maturazione del rapporto personale con l’agricoltura, sviluppato parallelamente a quello scolastico, che prendo come esemplificativo dell’ interconnessione che lega l’agricoltura all’umanità in senso ampio Ed è di questo che la mia tesi mira a parlare e discutere in modo da comprendere ed approfondire in modo puntuale il mutare ed evolversi nel tempo e nella storia del rapporto simbiotico tra uomo e la coltura del campo. A partire dall’antichità l’agricoltura ha posto le basi per la crescita dello sviluppo morale e tecnologico dell’individuo e della società fornendo valori morali in cui l’uomo ha da sempre trovato certezze e sicurezza , valori perduti nella caoticità della modernità e che ora vengono recuperati con il tentativo di conciliare la tradizione agreste con la mentalità moderna, cosa evidente nel processo di ‘ritorno al verde’ contemporaneo, concepito come riscoperta della primigenia essenza umana e di un ordine psicologico creato dalla consonanza tra attività lavorativa e natura . Ma l’agricoltura, che ha dato così tanto all’uomo, non è sempre stata rispettata nei suoi equilibri e nell’ultimo secolo in particolare, la necessità di sfamare un numero sempre più elevato di persone, ha portato l’uomo a dimenticare il vincolo, anche affettivo, che dall’origine del mondo lo lega alla terra pensando di poterla sfruttare intensificando artificialmente i ritmi produttivi , provocando però in questo modo un progressivo logoramento del suolo agricolo. 3 Alle soluzioni ‘logoranti’ nonché ‘malsane’ sia a livello ambientale che a livello psicologico si affiancano quelle ‘sostenibili’ che hanno attirato in modo particolare la mia attenzione. 4 Mappa Concettuale COLLABORAZIONE O VOLONTA’ DI SOPRAFFAZIONE ? Analisi del rapporto tra l’uomo e agricoltura LATINO: Le Georgiche, Virgilio Campagna come magistra vitae Analisi e commento del passaggio ‘dalla mitologica età dell’oro al lavoro dei campi’ . La maturazione morale dell’individuo ed il suo benessere psichico determinati dall’agricoltura ENGLISH: Thomas Malthus: His life and his tought: FIOSOFIA L’utopia fisiocratica di Quesnay: Nostalgia dell’età dell’oro? He foresaw a population increase that agriculture could not provide with its fruits L’agricoltura come fondamento dell’economia, essa collabora con l’uomo concedendo i suoi frutti generosamente. Come previsto ARTE: Vertical field ed Urban farming. Soluzioni ecosostenibili al problema della fame. Ma anche volontà di riscoprire i più autentici valori del buon vivere scandito da ritmi naturali. STORIA: Rivoluzione Verde: Cause e conseguenze dello sfruttamento del suolo agricolo Necessità di risolvere il problema della carenza di risorse alimentari: 5 L’agricoltura come magistra vitae, Virgilio e le Georgiche Le Georgiche (in latino Georgica, dal "abile contadino", o, più semplicemente, "agricoltura") sono un poema didascalico composto tra il 36 e il 29 a.C da Virgilio. L’opera scritta in esametri è divisa in quattro libri dedicati rispettivamente al lavoro nei campi, all'arboricoltura, all'allevamento del bestiame e all'apicoltura, per un totale di 2188 versi. L'opera fu "orientata" da Mecenate seguendo le ispirazioni ideologiche augustee: venne composta proprio nel periodo relativo all'affermazione di Ottaviano a Roma e nello stesso periodo in cui Virgilio entrò a far parte del circolo di Mecenate. Il poema, benché rimanga all'interno del genere didascalico, non vuole solo spiegare il lavoro dei campi o fornire indicazioni tecniche sull'agricoltura: mira anche a esaltare l'attività agricola come palestra di virtù civili e morali. L’opera si apre mostrando le abilità dell’aratore e il patrimonio di conoscenze tecniche affinato nella quotidiana fatica dei campi. Eppure, ricorda Virgilio al suo lettore, non è stato sempre così. Un tempo , durante il regno mitologico di Saturno, la terra offriva all’uomo abbondante nutrimento senza bisogno di essere coltivata. Egli rievoca il mito dell’età dell’oro , quando «nessun colono lavorava i campi; neppure segnare terreni o dividerli con un confine era permesso; i beni acquistati andavano in comune e la terra da sola recava tutto più generosamente, senza bisogno di chiedere. Nel presentare l’età dell’oro Virgilio si richiama a una lunga tradizione letteraria che risale al fondatore stesso dell’epos didascalico, il greco Esiodo, e al suo poema sul lavoro agricolo, Le opere e i giorni (fine dell’VIII secolo). Anche Esiodo insegnava che allora «gli uomini vivevano come dei, avendo il cuore tranquillo, liberi da fatiche e da sventure tutti i beni erano per loro, la fertile terra dava spontaneamente molti e copiosi frutti ed essi tranquilli e contenti si godevano i loro beni tra molte gioie>>. 6 Dopo cento versi dall’inizio del primo libro, Virgilio introduce la prima di una serie di digressioni che fanno da contrappunto alla trattazione didascalica, mirando dritto al cuore del poema e affronta subito la questione etica della necessità del lavoro dei campi come ‘medicina per l’animo umano’. Quest'ultimo è presentato come ‘dono’ di giove all'uomo: Rendendo necessario il lavoro dei campi, Giove ha voluto riscattare l’umanità dalla condizione di patologica inerzia, una sorta di letargo spirituale in cui essa languiva inoperosa, connaturata alla generazione aurea. Pater ipse colendi haud facilem esse uiam uoluit, primusque per artem mouit agros, curis acuens mortalia corda nec torpere graui passus sua regna ueterno. Ante Iouem nulli subigebant arva coloni: ne signare quidem aut partiri limite campum fas erat; in medium quaerebant, ipsaque tellus omnia liberius nullo poscente ferebat. Ille malum virus serpentibus addidit atris praedarique lupos iussit pontumque moveri, mellaque decussit foliis ignemque removit et passim rivis currentia vina repressit, ut varias usus meditando extunderet artis paulatim et sulcis frumenti quaereret herbam Siano stati Giove o la natura o l'uomo ad abbandonare l'età aurea, questa è in ogni modo una ‘felix culpa’. Alla gratuità del dono si sostituisce il merito della creatività, alla dipendenza l'autonomia, alla immobilità dell'Eden la meravigliosa azione dell'uomo nella storia, all’ inerzia del primitivo l'attivismo dell'uomo moderno. La dura necessità del lavoro, con i suoi affanni, acuisce l’ingegno dell’uomo divenendo opportunità di maturazione intellettuale e spinta alla scoperta tecnologica: se pertanto inizialmente quella tra uomo e terra può apparire come una continua lotta in conclusione è possibile affermare che la una buona 7 (benché talora faticosa) relazione tra uomo e terra è presupposto necessario all’ apprendimento delle varie ‘artes’ tra cui quella di vivere. E’ dunque evidente l’esaltazione della dignità dell’uomo racchiusa nello sforzo dell’ ‘agricola’ chiamato ad opporsi ogni avversità con caparbietà e perseveranza: un impegno tenace ed estenuante quello dell’agricoltore sotto costante minaccia di fallimento. Il lavoro indefesso del contadino si carica dunque di significato eticocivile nel senso che diviene metafora della necessità che l’uomo agisca nel mondo con tenacia per poter cogliere i frutti del suo stesso agire: agricola, homo faber teso a costruire il suo destino. 8 La fisiocrazia di Quesnay (Mère, Seine-et-Oise 1694 - Versailles 1774), economista francese, principale fondatore della scuola fisiocratica studiò medicina chirurgica nella capitale francese e diventò dottore in medicina nel 1744; fu in seguito nominato "medico ordinario" del re Luigi XV. Profondamente interessato all'economia, Quesnay scrisse, fra il 1756 e il 1757, vari articoli sull'argomento per l'edizione aggiornata dell'Enciclopedia di Denis Diderot . Nel suo Tableau économique (Quadro economico, 1758), presentò quella che egli considerava la legge naturale dell'economia: Quesnay e i suoi seguaci, i fisiocratici, sostenevano l’esistenza di un ordine economico naturale, basato su leggi fisiche necessarie e inderogabili e su leggi morali che l’uomo doveva adottare nel suo interesse. Compito dell’economia era scoprire le leggi naturali che stavano alla base della produzione e distribuzione dei beni. Durante il XVIII secolo il dibattito sul liberalismo e sul suo sviluppo in ambito economico – il liberismo – trovò espressione in due diverse posizioni, per molti versi riconducibili alle specificità delle due nazioni nelle quali fiorì tale dibattito: se nell’Inghilterra della Rivoluzione industriale esso si incarnò nella posizione dell’economia politica classica (il cui principale esponente è Adam Smith) mentre in Francia – ove l’agricoltura aveva ancora un ruolo predominante ottenne un grande successo la dottrina fisiocratica Quest’ultima celebra la superiorità dell'agricoltura, unica vera base di ogni altra attività economica: solo l'agricoltura è infatti in grado di produrre beni, mentre l'industria si limita a trasformare ed il commercio a distribuire. L’agricoltura secondo la dottrina fisiocratica è l’unico settore in grado di generare prodotto netto ovvero quella parte del prodotto che resta disponibile dopo che si è interamente provveduto alle spese di produzione perché in essa la produttività del lavoro umano è moltiplicata dall'opera della natura che secondo una concezione piuttosto idilliaca offre generosamente i suoi frutti. Per antitesi alla produzione agricola si affianca quella industriale inadatta alla creazione di prodotto netto, dato che il suo prodotto è esattamente uguale alla somma 9 delle materie prime adoperate più il costo della mano d'opera necessaria per la loro trasformazione (in questo senso limitato si può vedere vagamente adombrata dai fisiocratici la dottrina marxista del plus-valore). Tanto meno si può avere un prodotto netto nel commercio, dato che negli scambi il guadagno di un contraente è controbilanciato da una uguale perdita dell'altro. Di qui la distinzione fra classe produttiva e classi sterili: produttiva è soltanto la classe degli agricoltori, perché soltanto essi forniscono le materie che vengono trasformate dall'industria o scambiate dal commercio e i viveri che servono al sostentamento degli operai e degli addetti ai trasporti e agli scambi. Poiché dunque tutte le classi fioriscono per vivere del prodotto netto generato dall'agricoltura, ne deriva che tutto l'ordinamento economico dev'essere indirizzato alla prosperità di questa. Si deve perciò mirare all'aumento dei consumi per assicurare un più largo smercio e un prezzo migliore ai prodotti dell'agricoltura, e in questo senso anche l'industria è considerata dai fisiocratici come un'attività utile, in quanto essa aumenta la richiesta dei prodotti agricoli. Ma il mezzo migliore per assicurare a questi un "buon prezzo" è la libertà: "senza la libertà’’ "non vi può essere né prodotto netto, né ricchezza; Quesnay propone dunque la piena libertà di coltivazione e di vendita all'interno e all'estero dei prodotti agricoli. Il marcato orientamento liberista dei fisiocrati ben affiora nella misura in cui essi si dichiarano contrari a ogni interferenza (dello Stato e, in generale, delle leggi) finalizzata a correggere l’ordine della natura: tale avversione al tentativo di controllare e orientare i processi naturali trova espressione nel famoso motto fisiocratico «laissez faire, laissez passer», col quale gli autori intendevano mettere in luce come, anche di fronte alle crisi più gravi, la soluzione migliore consistesse nel lasciare che la natura stessa seguisse il suo corso regolare. Poste queste premesse, non è difficile capire perché la fisiocrazia abbia insistito tanto sulla necessità di lasciare ai privati piena libertà per quel che concerne la proprietà, il lavoro e il commercio. La lotta più significativa combattuta ideologicamente era quella contro la rovinosa politica tesa ad abbassare il prezzo dei prodotti del suolo per favorire la produzione e l'esportazione dei manufatti. Il progetto fisiocratico trovò una sua concreta 10 applicazione grazie a Turgot, il quale operò alla corte di Luigi XVI: di fronte all’imperversare delle grandi carestie, Turgot optò coerentemente per il nonintervento statale, sperando che fosse l’ordine naturale stesso a provvedere: ma la sua fu una vana speranza che, da un lato, costò il licenziamento a Turgot e, dall’altro, rivelò la problematicità e lo scacco della teoria fisiocratica. Alla dottrina fisiocratica, si oppose radicalmente l’economista inglese Malthus il quale, con un atteggiamento decisamente lungimirante affermò che lo sviluppo demografico era infinitamente più grande della capacità della terra di produrre mezzi di sussistenza per l’uomo. 11 Malthus, population and agricultural resources Thomas Robert Malthus was the first economist to propose a systematic theory of population. He articulated his views regarding population in his famous book, Essay on the Principle of Population (1798), for which he collected empirical data to support his thesis. Malthus had the second edition of his book published in 1803, in which he modified some of his views from the first edition, but essentially his original thesis did not change. In Essay on the Principle of Population, Malthus proposes the principle that human populations grow exponentially (i.e., doubling with each cycle) while food production grows at an arithmetic rate (i.e. by the repeated addition of a uniform increment in each uniform interval of time). Thus, while food output was likely to increase in a series of twenty-five year intervals in the arithmetic progression 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, and so on, population was capable of increasing in the geometric progression 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, and so forth. This scenario of arithmetic food growth with simultaneous geometric human population growth predicted a future when humans would have no resources to survive on. To avoid such a catastrophe, Malthus urged controls on population growth. (See here for graphs depicting this relationship.) On the basis of a hypothetical world population of one billion in the early nineteenth century and an adequate means of subsistence at that time, Malthus suggested that there was a potential for a population increase to 256 billion within 200 years but that the means of subsistence were only capable of being increased enough for nine billion to be fed at the level prevailing at the beginning of the period. He therefore considered that the population increase should be kept down to the level at which it 12 could be supported by the operation of various checks on population growth, which he categorized as "preventive" and "positive" checks. The chief preventive check envisaged by Malthus was that of "moral restraint", which was seen as a deliberate decision by men to refrain "from pursuing the dictate of nature in an early attachment to one woman", i.e. to marry later in life than had been usual and only at a stage when fully capable of supporting a family. This, it was anticipated, would give rise to smaller families and probably to fewer families, but Malthus was strongly opposed to birth control within marriage and did not suggest that parents should try to restrict the number of children born to them after their marriage. Malthus was clearly aware that problems might arise from the postponement of marriage to a later date, such as an increase in the number of illegitimate births, but considered that these problems were likely to be less serious than those caused by a continuation of rapid population increase. He saw positive checks to population growth as being any causes that contributed to the shortening of human lifespans. He included in this category poor living and working conditions which might give rise to low resistance to disease, as well as more obvious factors such as disease itself, war, and famine. Some of the conclusions that can be drawn from Malthus's ideas thus have obvious political connotations and this partly accounts for the interest in his writings and possibly also the misrepresentation of some of his ideas by authors such as Cobbett, the famous early English radical. Some later writers modified his ideas, suggesting, for example, strong government action to ensure later marriages. Others did not accept the view that birth control should be forbidden after marriage, and one group in particular, called the Malthusian League, strongly argued the case for birth control, though this was contrary to the principles of conduct which Malthus himself advocated. 13 La rivoluzione verde Il termine rivoluzione Verde indica un approccio innovativo nei confronti dell’agricoltura che, tramite l’abbinamento di varietà vegetali selezionate geneticamente con sufficienti dosi di fertilizzanti chimici, acqua ed altri prodotti sintetici ha permesso un incremento significativo delle produzioni agricole in gran parte del mondo. La parola ‘verde’ potrebbe trarre in inganno: non si tratta di una rivoluzione ecosostenibile condotta nel rispetto dei cicli produttivi . Dunque non ha nulla a che vedere con la coltura del campo intesa come armonia tra vita dei campi e quella dell’individuo. Al contrario, si tratta di una forzatura del suolo. Fu detta verde perché fu vista come un’alternativa alla rivoluzione rossa, quella sovietica. Essa si sviluppa infatti a partire dagli anni Quaranta- Cinquanta, nel contesto tristemente noto della guerra fredda e della divisione del mondo in blocchi contrapposti. Con la rivoluzione verde gli stati uniti cercarono, in linea con la ‘Dottrina Truman’ di contrastare l’influenza esercitata dall’Unione sovietica sui movimenti di liberazione del terzo mondo. Secondo Truman, il presidente statunitense succeduto a Roosvelt, nel 1945 ‘la nascita dei regimi totalitari è favorita dalla miseria e dalla privazione: ‘Essa si sviluppa al massimo quando è morta in un popolo la speranza di una vita migliore’. L’idea era dunque quella di contrastare il dilagare del comunismo nei paesi poveri bisognasse fornire aiuti economici con il tentativo di assoggettare nella compagine capitalista tutti i paesi in via di sviluppo. Su queste tesi si fonderà il piano Marshall. La produzione di fertilizzanti si sviluppò nel primo dopo guerra quando, conclusasi la prima guerra mondiale, le fabbriche impiegate per la produzione di armi chimiche con i loro impianti vennero riconvertite ad usi civili. Fu tuttavia solo dopo parecchi anni che ebbe inizio l’impiego massiccio di tale mezzo quando nel 1944 la Rockfeller foundation decise di lanciare un progetto volto ad incrementare la produttività agricola del suolo messicano per rispondere al problema della mancanza di cibo. Il Messico, in pochi mesi riuscì a risollevarsi economicamente e raggiungere così 14 l’autosufficienza. Il successo dell’esperienza messicana favorì dunque la diffusione della rivoluzione che riscosse particolare successo nei paesi asiatici dove i governi attuarono piani che miravano alla modifica dei tradizionali metodi di coltivazione favorendo quella intensiva. A partire dagli anni novanta la rivoluzione verde ha iniziato a dare i suoi frutti ( quelli marci) nel senso che l’impiego di sostanze chimiche e lo sfruttamento del suolo ha contribuito a danneggiare suolo e proprietà terriere. Emblematico è il caso dell’india dove la rivoluzione verde ha portato ad un impoverimento delle falde acquifere ed ad una perdita di migliaia di ettari di suolo coltivabile a causa della salinizzazione e della saturazione. Ai danni legati al suolo agricolo si sono sommati i danni fisiologici che hanno colpito l’uomo: emblematico è il caso della regione del Pujab dove, in seguito all’incremento del tasso medio di mortalità, sono stati attuati degli su studi che hanno rivelato la presenza di pesticidi ed altre sostanze cancerogene nel sangue dei consumatori dei prodotti agricoli, nell’acqua delle falde, ed addirittura nel latte materno. Secondo alcuni studi di sociologia a ciò si somma l’incremento del tasso di sucidi per indebitamento causa l’elevatissimo prezzo dei fertilizzanti. Oggigiorno il fenomeno ‘rivoluzione verde’ sta investendo i paesi dell’africa sub sahariana in cui istituzioni di stampo liberista quali la Banca Mondiale stanno investendo cercando di diffondere l’uso di OGM . Anche in questo caso si tratta di una rivoluzione dei sistemi produttivi mossa da secondi fini (economici in questo caso) piuttosto che una volontà di rispondere in modo sostenibile all’emergenza alimentare. portando alla progressiva perdita degli equilibri naturali che da sempre sono alla base della attività agricola . E’ tuttavia indiscutibile l’esigenza di trovare una soluzione al problema della povertà ed alla scarsità di risorse alimentari . 15 La nuova dimensione della produzione agricola I dati parlano chiaro, la popolazione è destinata ad aumentare di 2,3 miliardi ed entro il 2050 il mondo reclamerà il doppio del cibo che consuma oggi. A produrlo ovviamente, dovrà pensarci l’agricoltura. L’esponenziale crescita demografica, il progressivo inurbamento e la conseguente diminuzione degli spazi agricoli coltivabili impongono oggi una riflessione su quale possa essere il futuro dell’agricoltura mondiale. Accattivante e alquanto sorprendente è l’idea di uno sviluppo verticale del suolo agricolo: è da qualche tempo ormai che ecologi e architetti immaginano sistemi per creare grattacieli metropolitani in grado di contenere tutte le funzioni necessarie per l’agricoltura il che costituisce una grande promessa di rinnovamento architettonico urbano. Si parla di ‘vertical planting’ un sistema nato per la decorazione e l’isolamento termico delle facciate dei palazzi che è stato adattato alle esigenze di una società bisognosa di risorse materiali, in particolare di risorse alimentari. Il tema del vertical field sta riscuotendo sempre più interesse, come testimonia anche l'esperienza di Expo 2015. La ricerca di soluzioni consapevoli, tecnologicamente rivoluzionarie, che permettano risparmio e ottimizzazione del territorio, si è concretizzata nella spettacolare opera progettata dell’architetto David Knafo che, proprio in occasione dell’expo, chiamato alla progettazione del padiglione di Israele, ha dato vita al progetto ‘field of tomorrow’. L’idea è nata per risolvere il problema di scarsità di spazi coltivabili in Israele, il cui suolo è prevalentemente desertico, ma, grazie alla sua funzionalità si presta per essere utilizzata nelle città moderne, che hanno pochissimi spazi verdi coltivabili e sempre più cemento e costruzioni. La parete verde che si estende sul fianco del padiglione della nazione per una lunghezza di 70 mt ed un altezza di12 mt, è composta da unità modulari coltivabili per un estensione complessiva di mille metri quadri. Ci sono voluti 18 mesi di sviluppo e programmazione e altri nove mesi di produzione ed esecuzione del 16 progetto: la struttura è formata da 190 tonnellate di acciaio, su cui sono state piantate 160mila piante di frumento, mais e riso. Anche il sistema di irrigazione è innovativo, grazie all’irrigazione a goccia: i tubi con l’acqua sono posizionati soltanto in cima al Vertical Field e distribuiscono l’acqua soltanto ai primi campi in alto. Il terreno e le piante trattengono solamente l’acqua necessaria facendo scorrere quella di troppo al campo successivo più in basso, e così via, fino ad arrivare all’ultimo. Per dimostrare che l’acqua che arriva al termine di questa catena è sufficiente per bagnare le coltivazioni, il riso, la pianta che ha più bisogno di acqua in assoluto, è stato piantato all’ultimo livello. Sono già stati raccolti alcuni prodotti, come il mais che era arrivato a un’altezza (verso l’esterno) di un metro e mezzo circa. 17 Lo sviluppo del ‘campo verticale’ è un tema su cui si è concentrato anche lo studio d’architettura ‘atelier creativo Acciarito’ dei fratelli Emanuel e Alessio Acciarito che proiettando lo sguardo verso il futuro ha messo in campo il progetto “farmduepunto zero”. ‘Coltivare e allevare in altezza, dentro grandi grattacieli per recuperare l’ambiente ed estendere le produzioni in centri urbani intelligenti’. E’ questa la sfida oscillante tra utopia e realtà futuristica che sta alla base delle fattorie verticali. La chiave di lettura risiede nelle parole aggregabilità, prefabbricazione, modulo e riciclo, concepibili anche come fasi di vita delle componenti dell’edificio. Modularità, prefabbricabilità e riciclabilità sono le tre qualità che rendono il progetto ecologico, sostenibile, intelligente ed efficiente. Dinamismo, plasticità e trasformazione sono gli elementi che identificano il design del progetto che fonde in uno spazio articolato secondo una scansione di moduli cellule abitative, uffici, unità coltivabili e aree dedicate a servizi solitamente dislocati nel contesto urbano circostante: in una commistione di spazi comuni, zone commerciali e aree residenziali la vertical farm è organizzata con razionalità e funzionalità in una fusione armonica degli spazi e dei servizi , concepiti come oggetti da assemblare in serie come risposta alle esigenze di un ‘buon vivere’: è evidente nel tentativo di un ‘ritorno al verde’ la volontà di conciliare il modus vivendi urbano con la tradizione della vita agreste, concepita come riscoperta della primigenia essenza umana, di un ordine psicologico e di una sicurezza ormai perduta nella caoticità ventunesimo secolo. 18 della società del 19 Comincerei l’analisi a partire dal TETTO-GIARDINO: oltre ad avere una funzione bioclimatica di miglioramento del microclima, migliore isolamento termico e quindi risparmio energetico, ha anche la funzione di creare nuovi spazi fruibili per l’uomo nei momenti di svago. E’ state inoltre prevista l’istallazione di pale eoliche. Al centro della copertura è stata prevista l’istallazione di pannelli fotovoltaici inclinati in modo ottimale. E’ inoltre possibile individuare WINTER GARDEN; si tratta di spazi smaterializzano il volume occupato da tre piani e garantiscono molte funzioni tra cui: 20 creano una zona cuscinetto tra lo spazio interno caratterizzato dal grande atrio centrale e lo spazio esterno; la sua disposizione in progressione sfalsata, permette alla ventilazione naturale di distribuirsi in maniera efficiente all’interno dell’atrio; permette di far entrare molta luce all’interno della torre: fornisce uno spazio naturale all’interno della fattoria veritcale, in cui residenti e lavoratori possano svolgere attività di svago. La presenza di torri di ventilazione suddivise in tre al loro interno, permette la captazione di venti per migliorare la ventilazione naturale. Il grande atrio bioclimatico centrale, funge da camino di ventilazione su cui si affacciano a tre livelli, gli uffici, le residenze e la farm. La vertical farm ha inoltre strutture per la gestione ed il riutilizzo dell’acqua piovana che viene raccolta dai terrazzamenti della copertura e da tutti gli aggetti presenti nell’edificio, essendo questo composto da blocchi parallelepipedi sovrapposti in modo sfalsato, di tre piani ciascuno. 21 22