Stef o è morto ma il suo cuore batte

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Stef o è morto ma il suo cuore batte
LEG
O. Addio al motociclista ferito nell'incidente avvenuto tra Begosso e Porto: i suoi organi hanno restituito una speranza ad altre persone
Stef
o è morto ma il suo cuore batte
Al giovane di Canove sono stati
espiantati anche polmoni e reni
La sorella: «Era donatore
di sangue, generoso e amorevole»
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ha nlela Andreis
Con una azione che comunemente viene chiamata «staccare la spina», ieri notte se n'è andato per sempre Stefano Fratucello, il giovane vittima di
un incidente di moto la notte
del 19 giugno. Ma quello che
ha preceduto questo compito «ingrato» anche peri medici e
straziante per i familiari - èstata la consapevolezza, alle
10.30 di venerdì, che il ventiquattrenne era già, di fatto,
morto. La sicurezza è arrivata,
ufficialmente, a quell'ora, dalla commissione di medici specialisti della Rianimazione
che hanno controllato a lungo
ogni parametro vitale del ragazzo. Concludendo che non
vi fosse più nulla da fare. A
quel punto non rimaneva che
«staccare» il giovane dai macchinari che lo facevano respirare artificialmente.
Era gravissimo da martedì,
Fratucello, e mai i medici hanno sciolto la prognosi. La sua
Fratucello aveva
24 anni ed era
impiegato alla
Memar di
Minerbe: un vero
trascinatore
famiglia, di Canove, la mamma Brigida, i fratelli Luca e Lara, ha sperato giorno per giorno, minuto per minuto, che si
riprendesse, ma è subentrata
la morte cerebrale dalla quale
non vi è stato scampo. Così, dopo alcune ore di osservazione
e dopo aver parlato con i parenti - che hanno dato il loro
assenso - i medici, venerdì, verso le 17.30, hanno proceduto
ad espiantare il cuore, i polmoni e il fegato del giovane: già
oggi, con grande probabilità,
almeno quattro persone in attesa di trapianto, hanno ricominciato a sperare di sopravvivere grazie al gesto di questa
famiglia generosa, come era
generoso e altruista Stefano,
che era donatore di sangue dell'Avis.
«ERA UN RAGAZZO INTRAPRENDETE», dice la sorella Lara, che
non riesce a parlare al telefono della perdita del fratello e
affidale sue parole ad una lettera inviata alla redazione,
«amante della compagnia, pieno di interessi. Aveva sempre
tante cose da fare, era un trascinatore: gli piaceva organizzare feste e cene. Lo vedevamo
sempre alle prese con una festa da preparare o con qualche progetto da realizzare. La
nostra casa era sempre piena
di amici, che lo adoravano», ricorda Lara. «Con lui se n'è andata una parte importante del
paese che non sarà più la stessa». Stefano era rimasto orfano di padre ad appena 12 anni
e, per questo, malgrado il suo
carattere forte ed indipendente, aveva deciso di abitare insieme alla mamma Brigida,
per non lasciarla da sola. «Era
un donatore di sangue», prosegue Lara, «molto generoso in
senso assoluto, un esempio
pertutti noi che lo stimavamo,
oltre ad amarlo».
Fratucello era impiegato alla
Mecmar di Minerbe, che costruisce essicatori e silo ed era
«molto stimato dai colleghi,
molti dei quali sono diventati
anche suoi amici».
RIMANE DA
IRE come sia potuto accadere l'incidente in
cui Stefano è rimasto ferito così gravemente. Gli stessi familiari non se lo spiegano: «Stefano era molto prudente e piuttosto esperto; potrebbe aver
avuto un malore o aver trovato un ostacolo improvviso, come un animale, che gli ha attraversato la strada». Era da
tempo che il ventiquattrenne
guidava la moto e non era solito correre. Difatti, la sera stessa dell'incidente, dai rilievi effettuati sulla moto in cui viaggiava Stefano - una Yamaha
R6 - con a bordo un amico,
MA, paracadutista dell'ottavo Reggimento Folgore alla
Briscese - pare che la velocità
di guida non fosse elevata.
Fino ad oggi, il malore o un
ostacolo improvviso sulla carreggiata, sono, perciò, le uniche ipotesi della fuoriuscita di
strada che sostengono anche i
carabinieri del nucleo operativo e Radiomobile di Legnago,
intervenuti sul luogo dell'incidente e al quale tocca il compito di dipanare le cause dellafa-
tale sbandata.
L'INCIDENTE, come dicevamo, è
successo mercoledì notte, a pochi minuti dall'una. Fratucello percorreva con la sua
Yamaha via Marioni, strada secondaria che collega Begosso
a Porto, costeggiando l'Adige.
All'uscita di una curva, la moto ha cominciato a zigzagare
pericolosamente per una cinquantina di metri: il giovane,
evidemente, non è stato più in
grado di dominare il veicolo, e
poco dopo è piombato a volo
giù dall'argine. Un salto drammatico: la moto si è ridotta ad
un ammasso di lamiere e due
amici hanno entrambi perso il
casco nel tremendo impatto
col suolo, rimanendo feriti.
Ma, mentre M.A poco dopo
si è ripreso, ha cercato il cellulare ed ha chiamato i soccorsi le sue ferite sono state giudicate guaribili in una decina di
giorni - la situazione di Stefano si è dimostrata subito grave.
Portato immediatamente in
Rianimazione all'ospedale di
Legnago, non si è più ripreso.
I funerali probabilmente si
svolgeranno martedì, non appena il magistrato concederà
il nulla osta. e
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