Bucarest, capofila dei nuovi mercati
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Bucarest, capofila dei nuovi mercati
4 dicembre 2015 Attualità e politica del gioco 3 Totoguida Scommesse n. 89 IN PRIMO PIANO diventa maggiorenne, Il SuperEnalotto I llaSuperEnalotto prima estrazione del gioco di casa compie 18 anni: Sisal si tenne infatti il 3 dicembre 1997. Dalla prima vincita della storia – il 17 la caccia gennaio 1998 a Poncarale, in provincia di Brescia, quando furono vinti 11,8 mialla sestina liardi di lire – all’ultimo «6» da 21,8 milioni di euro assegnato lo scorso 16 lumagica glio ad Acireale (Catania), il SuperEnaè costata lotto ha distribuito oltre 4,3 miliardi di solamente tra vincite di prima e quasi 38 miliardi euro seconda categoria. In questi diciotto anni, gli italiani hanno investito nella caccia alla sestina 37,8 miliardi di euro; ne ha beneficiato anche l’Erario che complessivamente ha incassato ben 18,7 miliardi, in media oltre un miliardo di euro all’anno. L’anno record in termini di raccolta è stato il 2009: grazie anche all’effetto del jackpot di Bagnone, le giocate superarono i 3,3 miliardi di euro. Il premio più alto assegnato dal gioco è il jackpot da 177,7 milioni di euro del 30 ottobre 2010: venne diviso tra 70 giocatori sparsi in tutta Italia che avevano comprato le quote di un si- stema. La vincita unitaria più alta sono invece i 147,8 milioni di euro centrati, come detto, a Bagnone (Massa Carrara) nell’agosto 2009. Tra le vincite che hanno lasciato una traccia indelebile nella memoria collettiva c’è il «6» realizzato il 31 ottobre 1998 a Peschici, Comune di 4mila anime in provincia di Foggia. Valeva 63 miliardi di lire (32,5 milioni di euro): venne centrato grazie a un sistema e, diviso fra 100 fortunati, fu il primo a far sognare l’Italia. (FONTE: AGIMEG) Bucarest, capofila dei nuovi mercati L’INTERVISTA embra il momento dell’Europa orientale: il mondo del gambling guarda con molto interesse ai Paesi della ex Cortina di ferro. A Bucarest, capitale della Romania, si è appena svolto il WrB, World regulatory briefing, che ha focalizzato le novità normative e di mercato che si prospettano in Romania, Bulgaria, Lituania e Repubblica Ceca, ma con alcuni accenni a Croazia, Serbia, Polonia. Si tratta di mercati che pongono una sfida a qualunque tipo di impresa, avendo ormai da tempo abbandonato il modello di economia statalista. Alle imprese del gambling offre interessanti opportunità, ma anche delle sfide, visto che il processo di regolamentazione è iniziato solo di recente. Gli aspetti fiscali sono stati al centro delle valutazioni fatte dai numerosi esperti interpellati dall’organizzazione del WrB: dagli specialisti che lavorano all’interno di aziende del settore già presenti in quest’area ai consulenti che assistono gli operatori di gambling dal punto S di vista sia giuridico che di marketing. Ma delle opportunità rappresentate dai Paesi dell’Est si era parlato appena una settimana prima a Malta, nel corso del Migs, Malta iGaming Seminar, dove Tijana Jurican, responsabile dell’ufficio di Zagabria dello studio Global betting and gaming consultants, ha offerto un quadro sintetico di rischi e opportunità che attendono gli investitori. Ecco come ha risposto alle domande di TS. Lei, Tijana, ha detto che in alcuni Paesi dell’Est europeo, non tutti, ci sono delle ottime opportunità per le società di gambling. Ma il reddito medio è abbastanza basso in tutta l’area. Come si può pensare di sviluppare un bel business quando i consumatori hanno un basso potere d’acquisto? Certo, il reddito medio nell’Europa dell’Est è più basso. Ma nei Paesi occidentali il mercato è molto affollato. Quindi, è un mercato più ristretto ma senza la concorrenza che c’è nei mercati più ricchi. di Giampiero Moncada Dal Migs di Malta al WrB di Bucarest, l’Est Europa emerge quale mercato del futuro per il gambilng Certo! Proviamo a pensare al Regno Unito. Lì ci sono un’infinità di società. Per una start up che vuole farsi spazio ci vuole molta fortuna. Se invece la stessa start up viene in Romania, dovrà confrontarsi con una trentina di società. Decisamente più semplice. Le leggi locali mettono dei limiti alle società straniere? Purtroppo sì. In effetti, le società straniere sono ostacolate. Ma l’Unione Europea vieta una discriminazione per i Paesi membri. Io posso dire quello che succede nella realtà. Anche se la Ue dice al Governo rumeno «queste tue leggi non sono compatibili con i principi dell’Ue», loro vanno avanti lo stesso. Tanto sanno che ci vogliono un po’ di anni per avviare una procedura d’infrazione. E prima che l’Ue intervenga, coinvolgendo la Corte di Giustizia Europea, viene fatta un’altra legge. Quindi, operano quasi solo società locali? Niente, o poche, straniere? Sì, la maggior parte sono locali. Ma poi succede che un operatore straniero compri una società locale per entrare nel mercato. L’acquisiscono interamente o fanno delle compartecipazioni? Entrambe le cose, spesso delle partnership. Ma tutto dipende da quanto è conosciuto un brand. Perché prima della regolamentazione, i grandi operatori di gambling internazionali hanno sempre operato via internet. Se un brand è già conosciuto dai giocatori che da anni vanno sul suo sito, allora è abbastanza forte per entrare autonomamente nel mercato, visto che può contare sulla notorietà e su una base clienti. Insomma, è tutto un problema di brand. Certo! Un operatore locale dev’essere molto bravo per iniziare a farsi conoscere. Chi CONVEGNI Sul gioco on line, 20 Stati europei trovano una prima intesa n’armonizzazione delle norme che regolano il gioco on line e delle procedure di gara, lo scambio tra gli enti regolatori di informazioni e competenze per sviluppare maggiori conoscenze tecniche. E ancora un controllo sovranazionale – senza minare le prerogative dei singoli Stati – per assicurare una maggiore tutela ai giocatori e per combattere in maniera più efficace fenomeni transnazionali come il riciclaggio di denaro e il match fixing. Sono i punti fondamentali dell’accordo di cooperazione siglato venerdì scorso a Bruxelles dagli U enti regolatori del gioco dei maggiori Paesi europei. Il documento chiude due anni di trattative avviate con la comunicazione della Commissione del 2012 “Verso un quadro europeo globale per il gioco d’azzardo on line”. Sottoscritto da 20 dei 31 Paesi dello Spazio Economico Europeo, si fonda sulla cooperazione volontaria degli Stati, e viene visto come il primo passo per creare un rapporto di fiducia tra le autorità di regolamentazione. «È un passo fondamentale per un settore che supera i confini nazionali», ha commentato Maarten Hai- jer, segretario generale dell’Egba, la European Gaming and Betting Association. Haijer si augura in particolare che i vari Paesi dell’Ue arrivino ad adottare standard comuni per abbattere una serie di costi, come quelli per la certificazione delle piattaforme di gioco. «Adesso chiediamo agli enti regolatori di affrontare questioni che non possono essere ri- Siglato a Bruxelles un accordo di cooperazione, lo sottoscrivono 20 Paesi europei. Haijer (Egba): «Adesso standard comuni per abbattere i costi amministrativi e rendere competitiva l’offerta legale» mandate ulteriormente, come i costi amministrativi che rendono l’offerta legale meno competitiva rispetto a prodotti non autorizzati». Etienne Marique, a capo della Gaming Commission belga, ha invece posto l’accento sul ruolo di supervisore che viene affidato alla Commissione Europea: «È un aspetto chiave per risolvere le questioni transnazionali». Per Håkan Hallstedt, direttore generale della Lotteriinspektionen svedese, «questo accordo è un altro passo verso un mercato del gioco sano e sicuro in Europa». GR è già conosciuto, deve solo regolarizzare la sua posizione e diventare legale. Le scommesse sono presenti sia on line che nei negozi a terra. I giocatori hanno una preferenza netta tra internet e fisico? La situazione è differente a seconda del Paese che consideriamo. Per varie ragioni. La prima è sicuramente la diffusione di internet: dove la banda larga è presente ed è capillare, allora è più facile andare su internet e giocare on line. Ma poi bisogna considerare la diffusione delle carte di credito, che non è omogenea nei vari Paesi dell’Est europeo. E anche questo è un fattore critico. Certo, perché a differenza delle agenzie su strada, per scommettere on line bisogna pagare con la moneta elettronica. Sì, non ci sono molte alternative alla carta di credito. Si potrebbe usare il conto corrente bancario, ma i pagamenti sono troppo lenti. Gli operatori chiedono la carta di credito. E comunque bisogna anche vedere dove la gente ha fiducia nelle transazioni on line e dove, invece, ha paura. Per esempio, in Croazia il commercio elettronico non è molto sviluppato. Ma quando è iniziata l’attività on line, gli operatori con negozi su strada hanno potuto contare sulla notorietà del loro brand: la gente andava sul loro sito perché li conosceva già. Comunque, loro continuano l’attività “land based”. Si può dire che lo stesso pubblico utilizza entrambi i canali? Sì, spesso il modello di business è una combinazione dei due canali, come in Croazia. Diciamo che ci sono due possibili direzioni: alcuni riducono i negozi fisici, che costano molto, altri li incrementano. Sempre parlando della Croazia, le agenzie di scommesse sono tantissime, praticamente una o due a ogni angolo. n Attualità e politica del gioco 5 4 dicembre 2015 Totoguida Scommesse n. 89 A Milano anticipano la Cge: il bando Monti è illegittimo SENTENZE iola il diritto comunitario la clausola della convenzione che impone ai concessionari di cedere gratuitamente la rete ai Monopoli; oltretutto, visto che con il bando Monti sono state assegnate concessioni di durata ridotta, si rischia «di compromettere la convenienza economica della gara, anche se tali requisiti presi singolarmente possono sembrare accettabili». Ad affermarlo questa volta non è la Corte di Giustizia Europea, ma il Tribunale del Riesame di Milano – disponendo il dissequestro di un ctd Bet1128 – che anzi ha bruciato sul tempo i colleghi lussemburghesi. La clausola sulla cessione gratuita della rete – che scatta in caso di revoca, decadenza o scadenza naturale – venne introdotta con la Stabilità del 2011; era stata pensata per evitare che un operatore spogliato della concessione potesse continuare a raccogliere gioco illecitamente. All’epoca del bando Monti – stando alle spiegazioni che i Monopoli avevano fornito agli operatori – avrebbe permesso a Piazza Mastai di sfruttare beni come il brand, i software di gioco, o il database dei clienti. La proprietà sarebbe rimasta agli operatori, che però non ne avrebbero potuto trarre alcun beneficio economico. Nel corso degli anni ci si è resi conto che l’interpretazione iniziale era eccessiva; una volta ridimensionata, tuttavia, la clausola non comprendeva alcun bene che i Monopoli avessero un reale interesse a sequestrare. Ovvero, «per quanto riguarda le scommesse» questa clausola riguarda solamente «la porzione di rete che collega il concessionario al totalizzatore nazionale», ha confermato la stessa Piazza Mastai (vedi TS n°67 del 18 settembre). Il risultato è che questa clausola non è stata utilizzata nemmeno una volta, tanto che il Governo nella nuova Stabilità – attualmente in discussione alla Camera – si appresta a cancellarla. In ogni caso, però, in questi tre anni la clausola ha creato non pochi problemi: tutti gli operatori paralleli che sono andati di fronte a un giudice per contestare il sequestro di un ctd hanno asserito di aver rinunciato a partecipare al bando Monti proprio perché quella norma creava un’in- V di Gioel Rigido La clausola sulla cessione della rete ha creato ulteriori disparità tra concessionari preesistenti e nuovi arrivati. Il Tribunale di Milano anticipa i colleghi di Bruxelles certezza eccessiva. Diverse decine di Tribunali, tra cui anche la Corte di Cassazione, hanno sollevato dubbi di legittimità di fronte alla Corte di Giustizia Europea, e quest’ultima con ogni probabilità censurerà ancora una volta il sistema italiano. Il 26 novembre, infatti, l’Avvocato Generale ha depositato le proprie conclusioni (sulla causa Laezza, il rinvio disposto dal Tribunale del Riesame di Frosinone sul ricorso intentato da un ctd Stanley), ovvero un Il Tribunale di Milano parere autorevole che non vincola i giudici nella decisione finale, ma che comunque li aiuta a dirimere la controversia. E secondo l’Avvocato Wahl la clausola viola il diritto comunitario, a meno che non sia «giustificata da motivi di interesse legittimo», e sia «proporzionata rispetto all’obiettivo di interesse generale perseguito». La sentenza della Cge arriverà a inizio 2016, mancano pochi giorni insomma, ma per il Tribunale del Riesame di Milano non c’era ragione di attendere. Anzi, in realtà i giudici italiani non hanno nemmeno aspettato l’Avvocato Generale e hanno pubblicato la sentenza il giorno prima delle conclusioni, dichiarando direttamente la clausola illegittima. E senza lesinare critiche: quella norma impone «una serie di obblighi dalle prevedibili e consistenti implicazioni economiche, con effetti sul piano della convenienza economica dell’accesso alla gara, i quali costituiscono restrizioni alla libertà di sta- bilimento e alla libertà di prestazione di servizi». E ancora, la norma determina «una posizione di oggettivo svantaggio, creando un’ulteriore disparità tra vecchi e nuovi concessionari e conferendo un ulteriore vantaggio agli operatori già attivi, ovvero rendendo eccessivamente difficile l’esercizio dei diritti degli operatori illegittimamente esclusi». Secondo i giudici milanesi, inoltre, «ammesso che l’obbligo di cessione contribuisca all’obiettivo di lotta alla criminalità e alle frodi e che la cessione della strumentazione e del know-how sia necessaria al fine di mantenere una continuità dell’attività lecita di raccolta delle scommesse», si potevano trovare degli strumenti meno invasivi. Al posto della cessione gratuita, si sarebbe potuto optare ad esempio per «una cessione con indennità» o per un «rimborso dei costi di investimento». Comprensibilmente soddisfatto, Vincenzo Scarano, il legale di Bet1128, che ha sottolineato come il bookmaker «in più circostanze non solo all’epoca del bando di gara 2012, ma anche e soprattutto in occasione della sanatoria ha reso noti i motivi di criticità della legge manifestando un concreto interesse alla partecipazione sia del bando che della procedura di regolarizzazione». E ad Agimeg ha confermato che Bet1128 è intenzionata a partecipare al bando del 2016, «ma questo non toglie che sia stata di fatto esclusa sino ad oggi dall’inserimento nel circuito autorizzato dei giochi in Italia». n CTD Due reti parallele si scontrano sempre egittimazioni di durata biblica e novelle Santa Maria Goretti. Sks365 e Stanleybet non risparmiano i colpi nel duello a suon di comunicati sul nuovo bando delle scommesse. A dar fuoco alle polveri l’annuncio del bookmaker anglo-maltese di voler partecipare alla gara per convertire l’intera rete dei ctd. Sks rispolvera così un comunicato di un anno fa della rivale: «Anno zero? Non credo», diceva allora il ceo John Whittaker. «I ctd, perfettamente legittimati ad operare, non hanno, contrariamente ai concessionari, nessuna scadenza, quindi continueranno ad operare anche nel 2016 e dopo. Nulla naturalmente impedisce al Governo di bandire una nuova gara per ricostituire il sistema concessorio che sarà appena scaduto. L’equazione che la Stanley o qualsiasi altro operatore ci debba necessariamente partecipare è priva di fondamento. Naturalmente se la gara fosse conve- L niente e mettesse tutti gli operatori sullo stesso piano, noi come Stanley potremmo decidere di parteciparvi. Ma mi sembra irrealistico pensare a partecipare ad una gara bandita da autorità che da oltre 15 anni si rifiutano di riconoscere la legittimità dei ctd Stanley». Oggi, invece, lo stesso ceo ha altri obiettivi: «Una volta che la Stanley sarà entrata nel sistema attraverso una gara che si preannuncia equa e rispettosa delle leggi dell’Unione, non ci sarà più nessuna giustificazione al mantenimento di una rete parallela». «Dove è la contraddizione?», replica il bookmaker anglomaltese, sottolineando che già un anno fa aveva annunciato l’intenzione di partecipare «se la gara fosse conveniente e mettesse tutti gli operatori sullo stesso piano». E ora aggiunge: «Non potrebbe essere che Stanley oggi trova conveniente parteciparvi, dopo aver preso visione e coscienza delle future intenzioni?» Sks mette in evidenza dei passaggi poco chiari nell’annuncio fatto dal bookmaker ango-maltese: «Stanley ha abolito il palinsesto di Stato, Stanleybet ha concordato le modalità di accesso sul mercato, verrebbe da dire, con tanto di trattativa privata. Stanleybet dice basta ai ctd». «È solo un “basta” alla rete parallela», replica l’altra. «I ctd di Stanley entrano a testa alta, senza condoni e senza compromessi, nel sistema con- cessorio. Ad ognuno di loro, come dichiarato da Whittaker, sarà assegnato un diritto. Sks ha dovuto pagare? Evidentemente aveva una posizione diversa e magari... un po’ più scomoda». Ma il bookmaker non fornisce spiegazioni sul palinsesto abolito e soprattutto sulle modalità di ingresso che avrebbe concordato con i Monopoli. «Da qui a giugno, o comunque al prossimo bando, si cercherà ogni possibile cavillo utile a gridare alla nuova discriminazione. Perché un conto è lamentarsi, un altro è operare in un sistema concorrenziale», affonda Sks365. «Quindi Sks, nuova “Santa Maria Goretti” del sistema concessorio, con ctd condonati e cristallini, privi di sotto-banchi e co-banchi, per anni mai a rimorchio di Stanley e delle sue sentenze positive, senza le quali non esisterebbe nemmeno, vorrebbe attribuire a Stanley comportamenti che, invece, hanno Stanley annuncia di voler partecipare alla gara, ma per Sks365 da qui al 2016 tornerà a gridare alla discriminazione sempre contraddistinto gli operatori .com illegali. La Stanley è un’altra cosa», si schermisce la compagnia anglo-maltese, che quindi minaccia azioni legali: «Due anni fa Sks fu graziata. Questa volta l’azione legale della Stanley potrebbe essere impietosa. Che Sks si concentri nel convincere i suoi ctd ad essere corretti nelle scelte che lei stessa, cambiando percorso continuamente, ha comunque assunto verso Adm e le autorità italiane». GR