UNA STAGIONE SCONOSCIUTA Mario Giacomelli e Aroldo

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UNA STAGIONE SCONOSCIUTA Mario Giacomelli e Aroldo
UNA STAGIONE SCONOSCIUTA
Mario Giacomelli e Aroldo Governatori
1-31 agosto 2011
Palazzo del Duca
Aperto tutti i giorni ore 21-24
inaugurazione lunedì 1 agosto 2011 ore 21
M’ARCORD MARIO
I luoghi, i volti e le parole di Mario Giacomelli
21 maggio – 4 settembre 2011
Senigallia (Marche – AN)
Da Governatori a Giacomelli e ritorno. Una danza comune in tre tempi. Dalle foto assolate
dell'Alto Atlante di Aroldo Governatori, alle luminose alchimie di stampa di Mario
Giacomelli ispirate da quelle foto, ai disegni a inchiostro di China di Governatori, a loro
volta ispirati dall'interpretazione giacomelliana.
COMUNICATO STAMPA
Quando nel 2005, quelle tre buste di carta Tensi piene di stampe di Giacomelli riemersero da
sotto la pila di libri e cataloghi pronti a essere inscatolati e messi via per un trasloco, grande fu lo
stupore di Aroldo Governatori, artista senigalliese che allora viveva in Francia.
Erano passati oltre trent'anni da quando Giacomelli gliele aveva spedite nei Pirenei (dove il
pittore allora viveva), col desiderio di realizzarne una mostra. Poi la vita li portò a seguire altri
percorsi e non se ne parlò più. Erano stampe nate dall'intervento di Giacomelli a partire dai
negativi di fotografie scattate dallo stesso Governatori in Marocco, nell'Alto Atlante tra le
popolazioni Berbere.
La importante e affascinante mostra “Una stagione sconosciuta”, dal 1° al 31 agosto a Palazzo
del Duca di Senigallia (Marche – AN), aperta in orario serale dalle 21 alle 24 (inaugurazione
lunedì 1 agosto 2011 ore 21 a seguire aperitivo offerto dalla cantina Conti di Buscareto),
espone per la prima volta una trentina di quelle immagini e le affianca ai disegni a
inchiostro di china (formato 60x80) che i bagliori giacomelliani ispirarono in Governatori
dopo il ritrovamento.
Il percorso si completa con i negativi originali e la stampa di alcune di quelle stesse foto senza
alcun intervento, in modo da porre in risalto da una parte l'arte alchemica di Giacomelli e
dall'altra l'elaborazione finale nei disegni a inchiostro di China di Governatori. Si tratta
dunque di un interessante percorso circolare, da Governatori a Giacomelli, e ritorno.
Anche questo evento si inserisce nell'ambito di “M’arcord Mario”, promossa da Comune di
Senigallia, con il patrocinio della Regione Marche, Provincia di Ancona, Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, Senato della Repubblica, in collaborazione con Fondazione
Cassa di Risparmio di Jesi, Banca Marche, partner tecnico 3D group, Istituto Panzini di
Senigallia, Conti di Buscareto, omaggio tra affetto e stima che la città di Senigallia fa al suo
cittadino illustre, Giacomelli, restituendo l'importante specificità locale alla sua arte e facendo
tappa nei luoghi, nelle parole, nei volti che ne hanno segnato l'esperienza artistica.
A sua volta curioso artista marchigiano (nato a Senigallia, diplomatosi a Urbino), il pittore
Aroldo Governatori è uno di quei volti. Dal 1956 al 1962 vive a Parigi, per poi compiere
numerosi viaggi e soggiorni negli Stati Uniti, in Alaska, in Messico. Dal 1967 torna in Italia e
fino al 1971 vive a Roma, prima di trasferirsi nel sud-ovest della Francia, ai piedi dei Pirenei,
tornando spesso a Parigi nel suo atelier di Montmartre. Rientra in Italia a Senigallia nel 2007.
Il progetto “Una stagione sconosciuta” curato dallo stesso Governatori, ha subito convinto il
figlio di Giacomelli, Simone, che vi ha visto un'occasione documentaria e artistica
importante per riscoprire questa storia e una stagione appunto a molti sconosciuta, dando
così la sua consulenza: “Se al lavoro di Giacomelli chiediamo un po' di più ci parlerà di quella
stagione che non urta l'uomo nella sua solitudine, ma una stagione in cui riappropriarci
dell'Umanità in un ciclo invisibile e naturale, per salvarci dalla morte. […] Il progetto di Aroldo
[…] offre l'esempio di come immobile l'Artista, anche se assente, viaggia, conosce e racconta
con l'insostituibile voce interiore del segno”. Il pubblico potrà infatti immergersi nell'Alto
Atlante di Giacomelli e di Governatori, l'uno riflesso dell'altro, fino a uscirne per
incontrare l'Altrove, un luogo “dove l'invisibile diventa visibile e in cui – osserva ancora il
figlio di Giacomelli - l'Arte crea il giusto ambiente vitale per la Verità”. Tutto era nato da un
viaggio in Marocco, nel cuore dell’Alto Atlante, che Governatori aveva intrapreso nel 1971
con Ariane Bruneton, etnologa invitata in Marocco da Hassan Jouad, insegnante di berbero
all’Istituto di Lingue Orientali a Parigi.
La fotografia fu uno strumento del quale la studiosa e Governatori si servirono ampiamente “per
fissare reperti etnografici e al tempo stesso la profonda bellezza che ogni cosa là sembrava
emanare”, ricorda l'artista Aroldo Governatori, che prosegue: “Scoprii mitici paesaggi, un
villaggio fuori dal tempo, una comunità di uomini e donne i cui volti erano come scolpiti, legati
gli uni agli altri alla vegetazione arida, alle case di terra, agli animali”. Un anno più tardi, di
passaggio a Senigallia, i due viaggiatori incrociarono l'amico Giacomelli e ci fu occasione di
mostrargli alcune foto “che lo affascinarono molto” racconta Governatori. “Egli espresse
subito il desiderio di poter eseguire nuove stampe nella sua camera oscura con i suoi
personalissimi procedimenti mai visti prima. Disse che ciò poteva essere motivo di una mostra
insieme a noi due. Ci chiese quindi i contatti e i negativi”. Qualche mese più tardi, Governatori
ricevette le tre grandi buste Tensi che contenevano 110 stampe originali realizzate dai
paesaggi e ritratti berberi. Ma “in seguito non parlammo più di mostre, occupati ambedue nelle
nostre attività. Misi accuratamente nella biblioteca del mio studio le stampe di Mario e con il
passar del tempo finii per dimenticarmene”.
Fu solo nel 2005, in occasione di un trasloco, che le stampe di Giacomelli riemersero “come
risvegliate dalla loro forza plastica e in un lampo mi riapparvero – racconta Governatori - [...]
mi resi subito conto del rilievo che Mario Giacomelli aveva saputo incidere nella materia
fotografica. L’impronta della forma e il rapporto di contrasto tessuti dal bianco astrale fino al
nero ebano mi ispirarono immediatamente. Era da molto tempo che non disegnavo più occupato
solo dalla pittura. Ebbi un forte desiderio di tradurre la magica luce fotografica di Mario con i
miei mezzi di disegnatore. Realizzai in qualche mese una serie di disegni su grandi fogli di carta
“ARCHE” ad inchiostro di China”.
Il percorso espositivo “Una stagione sconosciuta” allestito a Palazzo del Duca per tutto il mese
d'agosto, parte dunque con i negativi originali e prosegue con la foto documentaria
sviluppata senza interventi, per poi presentare la stampa realizzata da Giacomelli e infine il
disegno a inchiostro di China ispirato a Governatori dall'interpretazione giacomelliana.
Una serie “d'una qualità eccezionale, (disegni, ndr) molto puri e di alto livello”, li ha definiti
Charles-Henri Favrod, vice presidente onorario della Alinari di Firenze che se ne era
interessato. “Affascinato dalla magica luce che il suo amico Mario aveva saputo creare con la
sua personalissima maniera di stampare e inquadrare le immagini – scrive Favrod in un
articolo sulla mostra che sarà presente anche nel catalogo della mostra - tali emozioni
divennero per Aroldo Governatori motivo di ispirazione per realizzare da quelle "nuove
immagini" del Marocco, una serie di disegni a inchiostro di china d'una qualità eccezionale,
molto puri e di alto livello”. Il lavoro di Governatori “non è il doppio, la copia di qualcosa –
sottolinea ancora Simone Giacomelli - ed entriamo ancora in un ciclo: dall'esperienza unica ed
irripetibile del viaggio, alla riproducibilità fotografica, per tornare all'unicità, quella artefatta
del disegno”. Un andamento che Jean-Claude Lemagny, Direttore emerito della Biblioteca
Nazionale di Francia che già anni fa si era interessato al progetto di Governatori, come all'arte di
Giacomelli, descrive come una danza: “Questa mostra intreccia una danza in tre tempi:
trascina fotografia e disegno in un valzer comune. Fu un'avventura unica, che io sappia, di
due artisti che portano il testimone delle medesime immagini ma ognuno con la propria arte”.
L'uno (Giacomelli), sempre secondo Lemagny, aveva trasformato i ricordi dell'altro
(Governatori) in opere d'arte e l'altro aveva ripreso quelle opere facendole migrare da una
forma all'altra, dalla luce alla materia, dalla fotografia al disegno. E sono i bianchi a
rappresentare il terreno comune del loro incontro. “Giacomelli non teme i bianchi, sa
soppesarli e trovare un giusto ritmo tra loro. Di fronte alle foto inondate di sole di Governatori,
Giacomelli ha provato come una sfida: "fare tenere" le immagini con tante spiagge bianche,
scogli, mantelli di lana, campi. Governatori ripartendo dal disegno apre nuovi orizzonti sui
bianchi. […] Governatori che accarezza, che scolpisce le forme a piccoli colpi di penna, fa
emergere il loro volume (delle foto e delle stampe, ndr) dallo spazio solare diffuso” (JeanClaude Lemagny).
“La cura per le cose piccole può far grande un artista; la luce scavata nel bianco del foglio
accresce l'intensità del reale deprivandolo dal superfluo. Così l'invisibile rafforza la comunione
tra Giacomelli e Governatori e rende vibrante l'intimo dialogo tra i due artisti, al di fuori del
tempo materiale, di quello che Giacomelli chiamava il flusso traumatico del tempo,
sospendendolo in un ciclo naturale che si conclude, ovvero si chiude, ma solo per assumere
nuova linfa dalla vita di Aroldo ”. (Simone Giacomelli)
Nota biografica Aroldo Governatori
Aroldo Governatori è nato nel 1937 a Senigallia (Marche – AN) e dopo aver ottenuto il diploma
all’istituto d’arte di Urbino, intraprende la carriera di artista che lo porta all'estero. Dal 1956 al
1962 vive a Parigi, per poi compiere numerosi viaggi e soggiorni negli Stati Uniti, in Alaska, in
Messico.
Dal 1967 torna in Italia e fino al 1971 vive a Roma, prima di trasferirsi nel sud-ovest della
Francia, ai piedi dei Pirenei, andando spesso a Parigi nel suo atelier a Montmartre. Nel 2007 fa
ritorno nella sua città d'origine, Senigallia. Tantissime le occasioni espositive internazionali, sia
personali che collettive, che l'hanno visto protagonista con i suoi lavori (dipinti, disegni). Tra le
personali più importanti ricordiamo quella al 1979 Museo Nazionale d’Arte Moderna Georges
Pompidou di Parigi nel 1979, oltre che alla Galleria Martano di Torino (1968), alla Galleria
Giulia di Roma (1972, 1983), alla Galleria i Portici di Torino (1973), quelle al Museo di Belle
Arti di Pau (1975, 1983, 1997), al Museo di Belle Arti di Grenier de Loèns, Chartres (1986). A
Parigi i suoi lavori sono andati in mostra anche alla Galleria Jean Peyrole e nell'Espace Chatelet
Victoria. Nel 2008, ha esposto a Palazzo del Duca a Senigallia con una personale dal titolo
“Poesia per il gioco del pallone”. Ha partecipato inoltre a diverse collettive in Italia e Francia
(Parigi “Le regard du peintre” al Centre Pompidou, Museo d’arte Moderna; Grenoble, Saint
Tropez, Museo di Belle Arti di Dijon, Boulogne-sur-Mer), così pure in Spagna, a Barcellona
(Biennale dello sport, 1997) e Madrid.
Nota biografica su Mario Giacomelli
Mario Giacomelli nasce nel 1925 tra Scapezzano e Senigallia. A 9 anni perde il padre e la madre
inizia a lavorare presso l’ospizio di Senigallia; ultimate le scuole, a 13 anni entra come garzone
nella tipografia della famiglia Giunchedi, che dopo la guerra aiuterà a ricostruire dalle macerie
causate dalle bombe e avanza di grado, diventandovi operaio. Nel 1950 riesce ad aprire una
tipografia tutta sua nella quale lavorerà fino alla fine del 1999. Al giovane Mario piace scrivere
poesie e dipinge con tutto quello che trova. Il suo rapporto con la fotografia si può dire che
prenda il via la vigilia di Natale 1953, quando compra una Bencini e va a fotografare il mare. Si
rende immediatamente conto che ha bisogno di una macchina più seria e compra quella che
definisce “la macchina fotografica del contadino”: la Kobell Press. Da allora realizzerà numerose
serie fotografiche che fanno ormai parte di collezioni private e pubbliche di tutto il mondo:
l’Ospizio, i paesaggi, il mondo contadino, i “pretini”, Scanno. Nel 1963 John Szarkowski vuole la
serie di Scanno al MOMA di New York. Quasi tutte le sue foto sono organizzate in gruppi
chiamati “serie” e queste sono collegate indissolubilmente alla poesia. Muore a Senigallia il 25
novembre del Duemila. (s.g.)
INFO – [email protected] , 0716629203-350 Ufficio Cultura, 07160424
Musinf
M’arcord Mario.
I luoghi, i volti e le parole di Mario Giacomelli – Senigallia (Marche - AN)
Ufficio Stampa
Alessandro Piccinini Comunicazione
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339.6829791 – 338.4169263 – 071.7922244