g - politica

Transcript

g - politica
Osservatorio
Piemonte
Periodico indipendente
di politica e cultura
Sommario di gennaio 2012
Azioni? tutta una questione
di... “bolle”
Parmalat una “bolla”
italiana
Beppe Grillo l’aveva detto…
nel 2002
A tutto Gas : strategie
contro la crisi
L’Italia e il Piemonte
sono i più grandi produttori
di riso d’Europa, ma con
che costi ?
I motivi di una vittoria a
metà. Perchè ha vinto (ma
non troppo) Putin
Le ragioni degli evasori…
La partitocrazia secondo
Bocca
Gennaio 2012
Anno nuovo vita nuova
Azioni? tutta una questione di “bolle”
Dalla
compagnia
del
Mississippi
nel XVIII
Secolo,
alla Enron,
fino alla
Parmalat
lo schema
Ponzi,
più o meno
adattato,
funziona
ancora...
Liberamente tratto da “L’ascesa
del denaro” di History chamnnel
curato dal Prof. Niall Ferguson
2
Qualcuno oggi sostiene che le aziende, in particolare le multinazionali, abbiano in mano il mondo.
Eppure sembra difficile credere che
una qualsivoglia forma di organizzazione umana possa aver la meglio sulle immense barriere naturali
del Sudamerica.
Invece una compagnia ha pensato
di poterlo fare. Realizzando un gasdotto da un miliardo e mezzo di
dollari, che dalla Bolivia attraversando il continente sudamericano
arriva fino alla costa atlantica del
Brasile facendo scorrere il gas nella
più lunga conduttura del mondo,
lunga 6.000 km, dall’estrema propaggine della Patagonia sino alla
capitale dell’Argentina Buenos Aires.
Progetti di queste dimensioni mostrano la smodata ambizione del
capitalismo moderno, ma sono possibili solo grazie ad una invenzione:
la Società per Azioni.
Se il XVI secolo ha visto la rivoluzione del denaro e del credito e il
XVII ha partorito il mercato delle
obbligazioni, il passo successivo
dell’ascesa del denaro è la nascita
della Società per Azioni a Responsabilità limitata.
Ma questo modello di società ha
potuto cambiare le nostre vite solo
grazie a un altro tipo di innovazione: il mercato delle azioni.
Il prezzo che gli investitori sono
pronti a pagare per le azioni di una
società sul mercato indicano quanto denaro prevedono di ricavarne
in futuro, ma come abbiamo scoperto nei recenti mesi di tumulto
finanziario le borse possono anche
sconvolgere i mercati.
Il futuro è sempre incerto, ma noi
in quanto umani tendiamo all’eccessivo ottimismo, quando i prezzi
alla borsa di New York salgono all’unisono, gli investitori vengono
colti da una sorta di euforia collettiva quella che l’ex presidente della
Federal Reserve, Alan Greenspan
ha un giorno definito come - irrazionale esuberanza - .
I mercati possono esser come delle
bolle di sapone e non sappiamo
mai quando scoppieranno.
L’esuberanza è stata particolarmente irrazionale e l’esplosione della
bolla particolarmente dolorosa per
l’azienda che aveva promosso quei
grandi progetti in America latina.
Quella della Enron è diventata la
più grande frode nella storia moderna dell’America, ma la Enron
non è certo stata l’unica frode messa in atto da quando le azioni sono
state comprate e vendute per la
prima volta 400 anni fa.
Le pratiche poco limpide che la
Enron simboleggia vengono ancora
messe in atto, sono infatti alla base
della crisi finanziaria che il globo
sta attraversando.
Bilanci truccati? Prezzi delle azioni
manipolati? Cose note, pratiche
diffuse… da secoli, nulla illustra
meglio della storia delle bolle del
mercato azionario quanto sia difficile per l’uomo imparare dalla storia.
John Law
Fra i mille gioielli di Venezia si nasconde la traccia di una delle più
incredibili avventure nella storia
mondiale della finanza.
Nella chiesa di San Moisè sul pavimento una dicitura segnala la tomba dell’uomo che inventò la bolla
finanziaria, un ambizioso scozzese,
condannato per omicidio, posseduto dal demone del gioco, ma genio
John Law
della finanza, fu capace di creare il
primo terremoto nella storia delle
quotazioni di borsa e indirettamente provocò anche la Rivoluzione
francese.
John Law giunse a possedere ¼ di
quelli che oggi sono gli Stati Uniti
d’America, per poi perdere tutto nel
primo grande crollo finanziario della storia.
Da Edimburgo ad Amsterdam, da
Parigi a New Orleans e infine a Venezia. La storia di Law è quella
classica dell’ascesa e della rovina,
un storia molto, molto attuale.
Il percorso che condusse Law dall’oscurità alla fama, è un percorso
che in seguito è stato battuto da
altri protagonisti del mercato azionario.
Law nasce a Edimburgo nel 1671, è
figlio di un ricco orefice dal quale
eredita la tenuta di Loristone, nel
1694 trasferitosi a Londra Law uccise un uomo nel corso di un duello
e venne condannato a morte. In
qualche modo riesce a evadere di
prigione e fugge ad Amsterdam.
Non avrebbe potuto scegliere
città migliore in cui nascondersi.
Alla fine del 1600 Amsterdam
è la capitale mondiale dell’innovazione finanziaria, per contribuire a finanziare la guerra
contro la Spagna, gli Olandesi
introducono una delle prime
lotterie nazionali della storia,
per proteggere i loro mercanti
dalle monete contraffatte creano la prima banca centrale
del mondo, ma l’invenzione più
importante degli Olandesi quella
destinata a cambiare la vita di tutti
noi, è la Compagnia.
La storia della Compagnia è iniziata
100 anni prima dell’arrivo di Law,
quando i mercanti olandesi sono
sparpagliati in tutto il globo, dall’isola di Manhattan al capo di Buona
Speranza, tuttavia il principale obiettivo dell’espansione coloniale
olandese è l’Asia, perché?
Le Indie orientali sono molto attraenti per le spezie: pepe, chiodi di
garofano, noce moscata, zenzero.
Gli europei li apprezzano per l’aroma che conferiscono ai cibi ma anche perché li conservano.
Tradizionalmente arrivavano in occidente viaggiando sulla terra lungo
la via delle spezie, gli Olandesi vogliono portarle seguendo una via
più lunga ma più veloce, quella del
mare.
In un dipinto dell’epoca dove si
raffigura il ritorno di una delle prime flotte olandesi dall’oriente: l’iscrizione recita: - Quattro navi salparono per andare a prendere le
spezie a Bandam dove stabilirono
degli avamposti commerciali, tornarono cariche di merci ad Amsterdam, partirono il 1° maggio del
1598, tornarono il 19 luglio del 1599.
Il commercio delle spezie asiatiche
era talmente remunerativo che un
solo carico permetteva la costruzione di una nave.
Ma il viaggio fino in Oriente passando per il Capo di Buona Speranza era molto lungo e pericoloso, e i
mercanti decisero di unire le loro
risorse e di condividere i rischi.
Nacquero così sei imprese delle
Indie orientali.
Nel 1602 incoraggiate dal governo
Olandese, le sei compagnie si fondono dando vita alla compagnia
olandese delle indie orientali: Vere-
enigde Geoctroyeerde Oostindische
Compagnie, abbre-
viato in VOC, fin
dalla sua nascita era
chiaro che la compagnia avrebbe esercitato il monopolio su tutte le merci
dal Capo di Buona
speranza fino allo
stretto di Magellano, praticamente su
metà del globo.
La struttura della
nuova entità è senza precedenti, il
capitale della compagnia viene diviso in parti diseguali, tra le principali
città olandesi, i cittadini sono invitati a partecipare alla nuova impresa investendo, e la forma di questo
investimento è la novità assoluta.
Per 6.000 fiorini 17 cosiddetti partecipanti, diventano i direttori della
compagnia, i burattinai.
Dopo il 1606 però, chiunque investisse denaro nella Compagnia delle Indie Orientali ricevette una azione o come diremo noi, una quota azionaria, una quota dei futuri
profitti della Compagnia, ed è conservato il primo certificato azionario
della prima compagnia multinazionale del mondo… quasi 400 anni
fa.
Tre anni dopo i partecipanti dichiarano che tutti gli azionisti che desiderano riavere i loro denaro non
avrebbero avuto diritto ad un rimborso, ma avrebbero dovuto vendere le loro azioni ad altri investitori.
Così all’improvviso nasce il mercato
delle quote delle società, il primo
vero mercato azionario.
E’ una invenzione destinata a cambiare per sempre il volto della finanza, perché crea un meccanismo
nel quale il prezzo delle azioni viene determinato dalla legge della
domanda e dell’offerta da chi compra e chi vende.
E come lo scozzese rinnegato John
Law non può fare a meno di notare
lo scambio di quelle quote azionari
inizia a rendere molto ricchi i primi
azionisti del mondo.
Nel 1610 la prima compagnia per
azioni della storia la compagnia
Olandese delle indie orientali è
pronta per conquistare il mondo.
Ha un nuovo statuto, nuovi azionisti e un florido commercio delle sue
azioni, ma deve combattere per
sopravvivere, letteralmente. Dopo
aver stabilito una serie di stabilimenti e magazzini in tutta l’Asia
meridionale, da Java all’India, la
compagnia deve lottare per tenere
a bada gli Spagnoli e gli Inglesi,
con 40 navi da guerra e un esercito
privato di 10.000 soldati, i direttori
delle compagnia delle indie orientali sono i primi veri raider finanziari
della storia.
Per la Compagnia Olandese delle
Indie Orientali la forza militare e i
commerci esteri vanno di pari passo, ma la chiave del successo della
Compagnia non risiede solo nei
suoi cannoni, come quelli a bordo
della Batavia (Batavia era anche il
nome delle odierna Giacarta capitale dell’Indonesia), il fiore all’occhiello della sua flotta, come tutte le
grandi compagnie è capace di combinare l’economia di scala con ridotti costi di transazione, e quello
che gli economisti chiamano esternalità di rete, ovvero la capacità di
condivider informazioni fra impiegati e agenti.
La Batavia era in parte una nave da
guerra in parte una corporazione
multinazionale.
La grande compagnia strutturata in
una rete era semplicemente più
efficiente, e fu per questo che verso il 1620 riuscì a stabilire un monopolio sulle importazioni di spezie
dall’Asia all’Europa.
La prima multinazionale del mondo
3
sa dove gli agenti
scambiano freneticamente le sue azioni e la banca di
Amsterdam.
Eppure a Low il
sistema finanziario
olandese
sembra
incompleto, per la
mente finanziariamente dotata di
Law agli olandesi
manca un trucchetto o forse due.
Innanzitutto
gli
Le rotte per le indie orientali
sembra assurdo limitare la quantità delle azioni della
così rese i suoi azionisti immensaCompagnia delle Indie Orientali,
mente ricchi.
visto che i mercati ne sono chiaraBasta leggersi i registri degli azionimente innamorati, poi non capisce
sti della Compagnia Olandese delle
la prudenza della Banca di AmsterIndie Orientali, tutti gli uomini predam, questa ha creato un sistema
senti in questo registro si sono arinterno che permette ai mercanti di
ricchiti, chi ha investito 1.000 Fiorigestire i loro conti con trasferimenti
ni nella Compagnia nel 1736, ha
diretti senza l’impiego di denaro
visto crescere la somma iniziale di
contante, ma non ha emesso banben 7 volte. In media nel corso
conote per l’uso pubblico.
della sua intera esistenza la ComSta prendendo forma l’idea di una
pagnia ha pagato ogni anno divisensazionale trasformazione delle
dendi del 16,5 %.
istituzioni che Low ha conosciuto
Praticamente tutti i profitti sono
ad Amsterdam. Se si fossero comstati pagati agli azionisti.
binati i meccanismi di una compaLa quota iniziale di chi ha investito
gnia monopolistica, e quelli di una
6.000 Fiorini si trasforma in poco
banca pubblica, non ci sarebbe
tempo in un patrimonio di 500.000
stato limite alle possibilità di espanFiorini.
sione.
Per John Law latitante ad AmsterLow si prepara a scatenare un nuodam dopo esser sfuggito alla forca
vo sistema finanziario in un paese
di Londra, il funzionamento della
ignaro di quanto sarebbe accaduto.
Compagnia Olandese delle Indie
Nel 1716 John Law arriva a Parigi,
orientali è una vera rivelazione,
ha identificato la Francia come il
Low vive delle sue vincite al tavolo
laboratorio ideale per ciò che sada gioco, ma è affascinato dalle
rebbe diventato il più grande esperelazioni fra la Compagnia con i
rimento nella storia del mercato
suoi splendidi uffici e la vicina borazionario.
Ma come mai i Francesi gli concedono questa possibilità? La risposta
sta nel fatto che la Francia si trova
in una situazione fiscale disperata.
Il Paese è appesantito da un debito
pubblico di proporzioni enormi,
creato dalle guerre di Luigi XIV.
Alla morte del Re Sole nel 1715 il
duca di Orleans che funge da reggente per il giovanissimo Luigi XV,
si ritrova a gestire un paese sull’orlo della terza bancarotta nel giro di
meno di un secolo.
Per Law l’economista spregiudicato
e autodidatta, che ha sviluppato le
proprie teorie fra il casinò e la borsa, è la situazione ideale.
Law vuole ravvivare la fiducia economica in Francia stabilendovi una
4
Il giovane duca d’Orleans
banca sul modello Olandese, ma
con una differenza, tale banca avrebbe emesso banconote da cento
Livres. Con il reinvestimento del
denaro nella banca l’enorme debito
del Governo si sarebbe assestato,
ma allo stesso tempo, e questo è
l’aspetto più importante del sistema
di Law, la carta moneta avrebbe
ravvivato il commercio e con esso
la potenza economica della Francia.
Per il governo Reale il guadagno è
doppio, l’assestamento significa
semplicemente che i suoi pesanti
debiti si trasformano magicamente
in quote presso la banca di Law,
allo stesso tempo il monarca ottiene la possibilità di far stampare
tutto il denaro che desidera mettere in circolazione.
Law scrive: - asserisco che un principe assoluto che sa come governare, può estendere il proprio credito
ulteriormente e trovare i fondi necessari a tassi di interesse più bassi, rispetto a un principe limitato
nella sua autorità, è il credito: il
potere supremo deve risiedere in
una sola persona.Il potere assoluto è nelle mani del
Duca di Orleans che vive nel PalaisRoyal a pochi passi dall’appartamento di Law a Place Vendôme, ed
è a lui che Low illustra il suo piano.
L’obiettivo è addirittura il ripristino
della potenza francese, tramite l’ingegneria finanziaria. Ma questo è
solo il 50% dell’ingegnoso piano di
Law.
Law scrive: - la banca non è l’unica
né la più grandiosa delle mie idee,
il mio lavoro sorprenderà l’Europa
intera, con cambiamenti più epocali
di quelli causati dalla scoperta delle
IndieLa seconda parte della idea di Law
prevede la fondazione di una enorme compagnia di monopolio, la
Compagnia d’Occidente.
L’intera nazione secondo l’idea di
Law, sarebbe diventata un corpo di
soggetti finanziari, e lui stesso, nominato a capo della compagnia, ne
sarebbe stato alla guida.
Il fulcro di questo ambizioso progetto sarebbe stato in America,
dove i Francesi possedevano una
vasta porzione di terra sulle sponde
del Mississippi: la Louisiana.
Il reggente concede alla compagnia
di Law che sarebbe diventata la
Mississippi Company, il monopolio
dei commerci con la nuova colonia.
I francesi di tutti gli strati sociali
vengono incoraggiati a comprare le
quote della compagnia, il nome di
Law è al primo posto nella lista dei
direttori.
In termini moderni i documenti ci
dicono che Law intendeva provocare una reflazione, e perché no, la
Francia nel 1716 era nella morsa
della depressione, e le banconote
di Law contribuirono a stimolare
una ripresa, allo stesso tempo Law
trasformò il gravoso e mal gestito
debito pubblico in quote azionarie,
dando luogo ad una compagnia
privata di commercio in desazione
fiscale, cosa c’è di disdicevole in
tutto ciò?
Nella febbre della speculazione di
massa le azioni della Mississippi
Company crescono, passando dalle
500 Livres iniziali, alle 5.000 del 4
settembre, a dicembre del 1719
una azione vale 10.000 Livres.
In rue Quincampoix si trovava l’ufficio delle emissioni di Law, è facile
immaginare le scene di frenesia
che si svolgono qui quando mezza
Parigi si riversa in questo stretto
vicolo cercando di accaparrarsi almeno una azione della compagnia,
più il prezzo saliva, più gli acquirenti volevano comprare, è un classico feedback loop di borsa. E’ qui
in questi anni che viene coniano
l’epiteto milionario, sì i milionari
come gli imprenditori sono stati
inventati in Francia e nel gennaio
del 1720 John Law è il più ricco di
tutti loro.
Luigi XIV di Francia ha detto: - L'État c'est moi! - lo stato sono io, ora
lo scozzese rinnegato può dire: l'économie, c'est moi! – l’economia
sono io.
Ora alloggiato nel comfort della sua
suite in Place Vendôme attuale
hotel Ritz, Law è riuscito a concentrare nelle sue mani un potere finanziario senza precedenti nell’intera storia della Francia. Come controllore generale delle finanze francesi ha potere assoluto sull’esazione di tutte le tasse indirette nazionali, sull’intero debito nazionale,
sulle 26 zecche che coniano le monete d’oro e d’argento, sulla Compagnia delle Indie meglio nota come compagnia del Mississippi che
deteneva il monopolio sull’importazione del tabacco, e su tutti i commerci con l’Africa e con l’Asia e inoltre sulla colonia della Louisiana
che copriva circa ¼ dell’attuale
territorio degli Stati Uniti.
Inoltre Law possedeva personaldendi promessi al primo gruppo di
mente il Palazzo Mazzarino, più di
clienti, lo schema di Ponzi prevede
1/3 degli edifici di Place Vendôme,
di ottenere una quantità di denaro
più dodici tenute in campagna, diverse piantagioni in
Louisiana, e 100 milioni di
Schema Ponzi
Livres in azioni della Missis- Fase A. Al potenziale cliente viene promessippi company.
so un investimento con rendimenti superiori
Niente male per un uomo ai tassi di mercato, in tempi ravvicinati.
che al suo arrivo 12 anni Fase B. Dopo poco tempo viene restituita
prima è stato definito un parte della somma investita, facendo credejoueur , un giocatore d’az- re che il sistema funzioni veramente.
zardo professionista sospet- Fase C. Si sparge la voce dell'investimento
tato di esser una spia.
molto redditizio; altri clienti cadono nella
Nel gennaio 1720 il trionfo rete. Si continuano a pagare gli interessi
di Law sembra completo, con i soldi via via incassati (la finanziaria ha
l’assassino scozzese è di- capitale sociale zero, ma gli investitori non
ventato il primo ministro lo sanno).
della Francia.
Fase D. Lo schema si interrompe quando le
Il problema di Law è che richieste di rimborso superano i nuovi vernon ha una idea precisa del samenti.
punto in cui fermarsi, al
contrario ha un forte interesse personale nella emissione di
ancora superiore dal secondo grupsempre più denaro, che la sua banpo di clienti.
ca controlla per far salire il prezzo
Ponzi nasce a Lugo (RA) il 3 marzo
delle azioni della sua società.
1882 studia a Parma (parleremo
Fortunatamente per Law la sua
più avanti del crac Parmalat) e alla
banca e la sua compagnia si trovaSapienza a Roma, muore in poverno nello stesso edificio: il Palazzo
tà a Rio de Janeiro, 18 gennaio
Mazzarino, anch’esso di sua proprietà.
Dunque tutto ciò che deve fare per
far crescer il prezzo delle azioni
della sua compagnia è percorrere il
corridoio che collega l’ufficio nel
quale le azioni sono emesse e l’ufficio in cui il denaro viene stampato.
Potremo definire Law il perfetto
Insider trader.
Carlo Ponzi
In fin dei conti il sistema di Law è
1949. Nel corso della sua carriera
quello che oggi chiamiamo schema
di truffatore arriva ad acquistare
di Ponzi dal nome del leggendario
una banca la Securities Exchange
truffatore italo-americano Charles
Company.
Ponzi. Per pagare i generosi diviIn una di queste truffe fatta con i
5
buoni postali nel 1920 arriva a raccogliere 250.000 $ al giorno dagli
ignari correntisti. Per dare idea delle dimensioni segnaliamo che gli
analisti incaricati di studiare il sistema notano che le attività della
Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni postali
di risposta internazionale, mentre
ne risultano in circolazione solo
27.000.
Nello schema di John Law le acquisizioni di altre compagnie, e i corposi dividendi pagati, non sono
finanziati dai profitti della compagnia, ma semplicemente dalla vendita di nuove quote.
Come tutti gli schemi di Ponzi però
l’effetto del sistema di Law è quello
di creare una bolla insostenibile.
Low ha creato una reflazione nella
economia francese, con una combinazione di carta moneta e di fiducia
dell’opinione pubblica, sfortunatamente però la sua bolla è destinata
a scoppiare.
All’inizio del 1720 la Francia è nella
morsa di una mania incontrollabile:
la bolla del Mississippi.
Ma il responsabile di tutto ciò, lo
scozzese rinnegato, giocatore, condannato per omicidio, giunto a dominare l’intera economia francese
sta per scoprire qual è il limite invalicabile del suo modello finanziario.
Gli alberi non crescono fino la cielo.
Secondo la campagna pubblicitaria
di Law gli enormi profitti che prefigura sarebbero arrivati dalla colonia Francese della Louisiana che
Law dipinge come un vero e proprio Eden, abitato da nobili e amichevoli selvaggi ben lieti di fornire
agli occidentali una cornucopia di
merci esotiche, le merci sarebbero
arrivate in Europa attraverso una
nuova città fondata alla foce del
Mississippi New Orleans, così chiamata per lusingare il sempre suscettibile reggente di Francia il duca di Orleans.
Alla colonia mancano solo
i… coloni.
Comprendendo che i francesi preferiscono speculare
sulle azioni che occuparsi
della parte più dura della
colonizzazione, Law lancia
una campagna di reclutamento nella zona di confine
franco-tedesco. Diverse
migliaia di impavidi tede-
6
schi si arruolano, e salpano verso
la terra promessa.
Ciò che videro quei primi coloni fu
una palude infestata dagli insetti,
nel giro di un anno l’80% dei coloni
muore di fame o per effetto delle
malattie tropicali come la febbre
gialla, sfortunatamente per Law
l’asset principale della Compagnia
del Mississippi, il monopolio dei
commerci con la Louisiana, si rivela
praticamente privo di valore.
Ecco come in una vignetta olandese si descrisse la situazione:
“Questa è la meravigliosa terra del
Mississippi, resa celebre dalla vendita delle sue azioni che con il raggiro, e una condotta ingannevole,
portarono al dissipamento di innumerevoli ricchezze, gli uomini in
quelle azioni non trovarono che
vento, fumo e nulla più”.
Per Law il successo economico dipendeva soprattutto dalla fiducia,
ma qualcosa non aveva funzionato.
A Parigi si comincia a vociferare
che il sistema di Law dopo tutto
non è perfetto, il prezzo delle azioni della compagnia del Mississippi
inizia a scendere. Nel disperato
tentativo di evitare il tracollo, Law
chiede al Duca di Orleans di tagliare il prezzo delle quote da 9.000 a
5.000 livres. Ed è in questa occasione che il limiti dell’assolutismo e
cioè dell’elemento fondamentale
del sistema di Law vengono alla
luce.
Poche settimane dopo il prezzo
delle azioni è in caduta libera, una
folla inferocita si raccoglie davanti
alla banca di Law, qualche pietra
lanciata nel corso della protesta
infrange alcune finestre, a dicembre le azioni hanno perso oltre il
90% del loro valore.
Come punta da una spada la bolla
del Mississippi esplode, in quel momento Law ormai detestato dal
popolo francese lascia il paese, non
rivedrà mai più la moglie e la figlia.
Trascorre il resto dei propri giorni a
Venezia, dove passa il tempo a
scrivere lunghe lettere in cui giustifica al sua condotta, e a giocare.
Muore nel 1729.
In Francia tuttavia la sua devastante eredità continua a vivere, la bolla esplosa di Law provoca l’involuzione dello sviluppo finanziario della Francia, rendendo i francesi diffidenti verso la cartamoneta e le
borse per una generazione, la crisi
fiscale della monarchia rimane irrisolta, e durante i regni di Luigi XV
e Luigi XVI la corona fatica a sostenersi economicamente.
Alla fine la bancarotta reale spinge
la Francia verso la rivoluzione che
si scatenerà nel 1789.
La bolla del Mississippi del 1719 è
la prima bolla di borsa della storia,
ma certamente non la più clamorosa.
Quando pensiamo ad una bolla
della borsa pensiamo a quella che
investì Wall Street nel 1929.
L’incubo che attanaglia il mondo
della finanza e che è tornato aleggiare negli ultimi mesi è un tracollo
pari a quello di Wall Street che ebbe inizio il 24 ottobre del 1929, il
giovedì nero.
Nei successivi tre anni la borsa degli Stati Uniti scivolò di ben 86 punti percentuali raggiungendo il punto
più basso nel giugno del 1932.
E come se non bastasse la deflazione dei prezzi degli asset fu accompagnata dalla peggiore depressione
della storia. Negli Usa la produttività scese di quasi 1/3, la disoccupazione giunse a rappresentare ¼
della forza lavoro civile.
Ma cosa provocò il crollo della borsa del 1929, anzi cosa provoca in
generale un crollo, questa è ancora
oggi una delle questioni più dibattute nella storia dell’economia.
Esistono innumerevoli spiegazioni
tecniche del crollo delle borse, ma
alla fine è tutta una questione di
psicologia delle mandrie. In
un mercato Toro in una fase
cioè in cui i prezzi delle azioni sono in crescita, anche gli
investitori più scaltri possono
soccombere a ciò che l’ex
presidente della Federal Reserve americana Alan Greenspan definì: “irrazionale esuberanza”.
Ma quando la mandria cambia direzione a volte reagendo solo a banale cambio del
Parigi: rue Quincampoix in una stampa dell’epoca
come le altezze degli esseri umani,
vento, il loro umore può passare
un calo del 10% si verificherebbe
dall’euforia alla disperazione, e la
soltanto una volta ogni 500 anni, e
mandria sbanda. Una mucca si spail crollo del 20% in un anno sarebventa, e la sua paura contagia tutta
be tanto raro quanto un esser ula mandria mettendola in fuga, tutmano alto appena 20 cm, eppure si
te le altre mucche non sanno nepsono verifica ben 7 crolli di questa
pure perché hanno paura, si limitaentità nello scorso secolo. Come
no a scappare, la paura travolge
emerse in seguito, coloro che aveogni forma di pensiero razionale.
vano temuto che la breve ondata di
Nel gergo dei mercati i compratori
panico nell’ottobre del 1987 potesdiventano venditori, e i tori divense provocare un nuovo e clamoroso
tano orsi.
crollo, si sbagliava. Il mercato doMalgrado la terminologia zoologica
po un mese molto difficile si riprese
il punto è che i mercati rispecchiama quella bolla si rivelò una opporno la psiche umana, come l’homo
tunità d’oro per i truffatori aziendacompagnia più grande degli Stati
sapiens anch’essi sono soggetti a
li. Così come la Mississippi
uniti, con un utile dichiarato pari a
cambiamenti di umore, dall’avidità
Company di John Law ha provocato
111 miliardi di dollari.
alla paura, possono soffrire di dela bolla che ha inaugurato il XVIII
La Enron era la beniamina di Wall
pressione e a volte hanno dei veri e
secolo, un’altra compagnia ha creaStreet, eppure qualche nozione di
propri esaurimenti nervosi.
to la bolla che concluse il XX, una
storia avrebbe dovuto indurre gli
Ciò accade molto più spesso di
compagnia che aveva promesso ai
investitori della Enron a pensarci
quanto molte teorie finanziarie insuoi investitori di arricchirsi al di là
due volte, infatti la storia della Endurrebbero ad aspettarsi, ma non
di ogni limite immaginabile. Una
ron è stata semplicemente la repliabbastanza spesso da permetterci
compagnia che sosteneva di aver
ca della storia della bolla della Misdi farci trovare pronti quando accareinventato l’intero sistema finansissippi Company di 280 anni pride.
ziario, una compagnia che aveva
ma.
Se l’andamento dei mercati finanfatto ricorso alle sue preziose adeIl piano di John Law consisteva nel
ziari fossero statisticamente distrirenze politiche per scalare il mercarivoluzionare il piano del Governo
buiti come l’altezza degli esseri uto Toro fino alla vetta.
francese, Ken Lay il presidente delmani, i crolli sarebbero molto rari,
Definita dal Fortune Magazine la
la Enron progettava di rivoluzionare
la maggior parte dei mesi si chiuil business globale dell’energia.
derebbe con cifre attorno alla mecompagnia più innovativa d’AmeriDa anni il settore era dominato da
dia, e solo in rarissimi casi si assica per 6 anni consecutivi, quella
enormi compagnie di servizi che
sterebbe a salite o discese estrecompagnia era la Enron. Sette anni
producevano l’energia pompando
me, ammettiamolo non molti di noi
dopo il suo collasso la maggioranza
gas e producendo elettricità che
sono più bassi di un metro e venti
di noi avrebbe destinato la Enron
poi rivendevano ai consumatori.
o più altri di due metri e trenta.
alla pattumiera della storia finanLa grande idea di Lay consisteva
Nella curva a campana (gaussiana)
ziaria, eppure essa è stata pioniera
nel creare una sorta di banca dell’gli elementi sono distribuiti in base
di molte delle dubbie pratiche fienergia, che avrebbe svolto le funalla loro frequenza, gli elementi più
nanziarie che continuano ancora
zioni di intermediario fra fornitori e
comuni sono ammassati verso il
oggi ad affliggere il mercato.
consumatori. Il suo sogno era quelcentro della campana, mentre i rari
Nei tre anni precedenti all’agosto
lo di fare della Enron la più grande
nani e giganti si trovano alle estredel 2000 le quote della compagnia
compagnia energetica del globo,
mità della curva. Ed è per questo
energetica di Houston, la Enron,
fra gli entusiasti di quel progetto vi
che la curva ha questa forma pererano salite alle stelle. Nata come
era anche l’alto dirigente della Enché la maggioranza degli esseri
una piccola azienda del gas del
ron Sharron Watkins, che così deumani ha una altezza vicino alla
Nebraska era diventata la quinta
scrive quell’ambiente
media.
in
quegli
anni:
Ma se tracciassimo
“l’atmosfera era eletuna curva relativa ai
trizzante, pensavamo
mercati finanziari, un
Elementi più frequenti
che se fossimo riusciti
grafico dei movimenti
x
a trovare una buona
quotidiani in borsa
x
idea, la Enron avrebotterremo una linea
be pagato, e avremdiversa con meno mox
mo potuto scalare la
vimenti piccoli e più
Curva dei
mercati finanziari
vetta” come John
movimenti grandi verLaw anche Ken Lay
so l’alto o il basso. E’
x
ha amicizie in posti
quello a cui si riferix
chiave, ha contribuito
scono gli statistici
Elementi più rari
generosamente alla
quando parlano di
Coda lunga
campagna presidencoda lunga.
ziale di George W.
Se i movimenti di borBush, una volta eletto
sa fossero distribuiti
7
Kan Lay
Bush spinge per l’emanazione di
leggi che derogolino il settore dell’energia, cavalcando l’onda globale
della privatizzazione dell’energia la
Enron si accaparra tutti gli asset
disponibili sui mercati mondiali.
Nella sola America latina la compagnia ha interessi in Colombia, Ecuador, Perù e in Bolivia dove ha
realizzato un immenso gasdotto
che attraversa il continente fino al
Brasile.
E’ grazie all’intervento dell’amico
personale di Kan Lay, Gerge W.
Bush, la Enron riesce ad acquisire
una quota di controllo della più
grande rete di gas naturale del
mondo in Argentina.
Ma la Enron oltre alla energia tratta
praticamente tutti gli antichi elementi del cosmo, terra, acqua, fuoco e aria, ha interessi anche nel
settore della banda larga.
La Enron scatena un onda di piena
a Wall Street simile a quella della
bolla del Mississippi, malgrado i
timidi moniti contro la - irrazionale
esuberanza- a spingere verso l’alto
questo mercato Toro fu proprio il
presidente della Federal Reserve
Alan Greenspan.
Come al tempo di John Law una
bolla può realizzarsi solo in presenza di denaro in abbondanza, e alzando i tassi di interesse solo una
volta fra il giugno del 1990 e il febbraio 1995, Greenspan assicura
tale abbondanza.
I frutti raccolti dagli investitori sono
immensi, e lo stesso si può dire dei
dirigenti del quartiere generale della compagnia di Huston che furono
generosamente incentivati ad acquisire quote, nell’arco di appena
tre anni a partire dal 97, il prezzo
delle azioni della Enron sale di quasi 5 volte, da meno di 20 dollari a
8
oltre 90 per azione: è il ritorno
della Mississippi Company.
Persino una stravagante città
con lo stile di vita fondato sul
petrolio non ha mai visto niente di simile, a River Oaks il
quartiere più esclusivo di Houston dove Ken Lay e i dirigenti
della Enron vivevano.
Nell’ultimo anno della sua esistenza la Enron paga i suoi
140 più alti dirigenti una media di 5,3 milioni di dollari a
testa all’anno, e le vendite
della auto di lusso salgono alle
stelle.
Ricevevano multipli dello stipendio annuo di base e chi riceveva una percentuale di solo il 75%
in più dello stipendio annuo era
considerato poco stimato, tutti volevano che fosse moltiplicato il
doppio, il triplo o il quadruplo come
Bonus.
Lay, il pilastro della società illustra
al mondo gli altissimi principi morali
della compagnia: “la Enron è una
società che tratta con chiunque
sulla base del massimo rigore morale, rispettiamo tutte le regole,
manteniamo la parola data, pensiamo ciò che diciamo e diciamo ciò
che pensiamo”.
L’unico piccolo problema è che come il sistema di John Law anche il
sistema Enron è una sofisticata
truffa, basta sentire le registrazioni
delle telefonate fatte da un trader
della Enron con la El Paso Electric
Company allo scopo di ricattare i
consumatori della California chiudendo le centrali elettriche per provocare una diminuzione dell’ener-
una serie di ripetuti black-out ai
danni dei consumatori.
Il denaro della Enron è stato rubato
in vari modi, le sostanze dichiarate
dalla società sono state gonfiate di
molto, ma la sua innovazione più
importante consiste nel rimuovere i
debiti della compagnia dal bilancio,
nascondendoli sotto la voce: speciali entità di scopo, con nomi tipo
Ciuco e Raptor, i dirigenti della
compagnia si impegnano in giochi
di specchi e di fumo per nascondere le reali perdite, spacciandole per
Buffer profit. Ma non può durare,
quando trucchi i libri contabili per
nascondere l’operazione prima o
poi ti scoprono.
Una volta intuito che il loro gioco
sarebbe stato scoperto Ken Lay e i
suoi complici iniziano a liberarsi di
azioni per centinaia di milioni di
dollari, rassicurando contemporaneamente gli investitori che il prezzo delle quote avrebbe continuato
a salire.
Ma come è successo a John Law
con i suoi disperati tentativi di arrestare la caduta libera delle azioni
della Mississippi Company, anche le
rassicurazioni di Ken Lay risultano
vane.
Il 15 novembre del 2001, Alan Greenspan capo della Federal Reserve
riceve il premio Enron per la distinzione nell’esercizio della funzione
pubblica, aggiungendo il proprio
nome a quelli di personaggi del
calibro di Mikail Gorbaciov e Nelson
Mandela.
Greenspan se l’è meritato perché
se non fosse stato per le politiche
monetarie da lui adottate alla fine
(1) Indagando più a fondo si scoprì che la Enron otteneva agevolazioni da parte del governo mediante favori come aiuti nelle campagne elettorali o donazioni a numerosi uomini politici di denaro o
di pacchetti azionari. Comportamenti di questo tipo non erano adottati a vantaggio solo di esponenti del partito repubblicano, ma
anche di quello democratico. Grazie a ciò la società ha ottenuto
numerosi aiuti sotto forma di ammorbidimenti della legislazione
contro l’inquinamento. La decisione di non aderire al protocollo di
Kyōto probabilmente è stata influenzata anche da pressioni della
Enron. Manovre di questo tipo non erano nuove per la società: ad
esempio il permesso di costruire un oleodotto in Mozambico fu
ottenuto anche grazie all’aiuto di Clinton, che minacciò lo stato
africano di interrompere gli aiuti economici se non avesse acconsentito alle richieste della multinazionale.
gia disponibile.
Il risultato non è solo l’innalzamento dei prezzi, che la Enron desidera
ma anche, malgrado la grande abbondanza di energia disponibile
degli anni ’90, la bolla della Enron e
la bolla del PuntoCom che ad essa
si è accompagnata non avrebbero
mai potuto verificarsi (1).
Appena due settimane dopo la ceri-
monia di premiazione la Enron dichiara bancarotta, la compagnia è
indebitata per miliardi, ma esattamente quanti miliardi?
Quando la Enrono dichiarò bancarotta nel dicembre 2001 incontra i
creditori per dire loro che anche se
sul bilancio sono stati previsti debiti
a lungo termine per 13 miliardi, la
cifra reale ammonta a 38 miliardi di
dollari, 25 miliardi di dollari di debiti erano stati nascosti sino a quel
momento. Il giorno precedente
4.500 impiegati della Enron ricevono la lettera di licenziamento, mentre gli ultimi assegni premio vengono consegnati ai dirigenti riconoscenti.
A maggio del 2006 Ken Lay viene
condannato per tutti i 6 capi di imputazione, il suo braccio destro Jeff
Skilling, Amministratore Delegato e
"regista" della colossale truffa finanziaria è stato condannato ad
anni 24 di reclusione. Lay è morto
prima della sentenza, durante una
vacanza ad Aspen in Colorado.
Eppure le pratiche fraudolente che
hanno favorito l’ascesa e il crollo
della Enron non sono morte con
Ken Lay, anzi l’abitudine di nascondere i debiti nei bilanci inaugurati
dalla Enron, si è successivamente
diffusa in tutto il sistema finanziario
occidentale, e gli effetti di questa
contabilità irregolare sono i componenti base della crisi attuale.
Sotto molti aspetti i problemi della
Enron erano una specie di vetrino
di laboratorio, e il germe ha poi
infettato tutti i mercati finanziari, in
parte perché alcuni dei trader e
degli esperti di finanza della Enron,
si sono riciclati in banche e borse.
Oggi perciò il marciume è ovunque
nei mercati finanziari.
La società per azioni a responsabilità limitata è veramente una istituzione miracolosa, eppure nel corso
della storia della finanza ci sono
state alcune compagnie criminali
così come ci sono stati occasionalmente mercati irrazionali, le due
cose procedono di pari passo, perché è proprio quando i Tori si agitano con maggiore entusiasmo, che
gli investitori rischiano di esser ingannati.
Come abbiamo visto nel corso degli
anni scorsi il cammino finanziario
non è mai scorrevole come vorremmo che fosse. Da quando è iniziata
l’attuale crisi del credito alcune
piazze finanziarie sono cadute, perdendo fino al 50%. Finché le aspettative umane sul futuro continueranno a passare dell’eccessivo
ottimismo all’eccessivo pessimismo,
dall’ingordigia alla paura, i prezzi
delle azioni continueranno a muoversi non in linea retta ma lungo
una linea frastagliata come il profilo delle Ande. Come investitori dobbiamo sperare che dopo essere
scesi dalla vetta dell’euforia ci attenda una tranquilla discesa da
percorrere sugli sci e non un precipizio roccioso.
Ma non c’è niente che possiamo
fare per proteggerci da cadute reali
o metaforiche?
Vedremo che la finanza è una questione di rischio ma anche di frutti
da cogliere e la domanda da un
milione di dollari è: siete assicurati?, siete protetti?. Ne scriveremo
sul prossimo numero di OP
Parmalat una “bolla” italiana
Dopo aver visto i grandi crac della storia: il primo in assoluto in ordine di tempo di John Law nella
Francia del XVIII secolo e quello più recente della Enron sul finire del XX, spendiamo qualche riga per
la più grande “bolla” cresciuta e poi scoppiata recentemente in Europa che ha interessato da vicino
tanti italiani e tante banche.
I fondamentali del crac sono sempre gli stessi già visti nei casi esaminati, una impresa che coinvolge
importanti e numerosi uomini politici, banche e azionisti, i primi a
vario titolo beneficiari questi ultimi
vittime.
Riportiamo qui alcuni cenni della
storia.
Legalmente le violazioni riguardano
l’aggiotaggio e la bancarotta fraudolenta. Per anni, se non da sempre l’attività principale dell’intraprendere di Calisto Tanzi e dei vari
manager della Parmalat è stato
orientata non tanto a competere
sul mercato per conquistarne fette
maggiori, ma alla costruzione di
rapporti più o meno privilegiati e
vincolanti con politici e con banche
al fine di sopravvalutare le azioni
della società.
I meccanismi sempre i soliti, finanziamenti più o meno occulti, interferenza con le nomine di vertici
bancari, contratti che prevedevano
grandi profitti per le banche che
promuovevano le azioni Parmalat
presso ignari cittadini.
Se a Law bastava il beneplacito del
Duca d’Orleans, mentre Ken Lay
poteva contare sul sostegno di Greenspane, Bush, Clinton, qui da noi
la situazione è più complessa, grazie alla distribuzione del potere
molto più estesa i soggetti coinvolti
sono molti di più arrivando anche a
sfiorare la magistratura.
Anche nel creare “bolle” il sistema
Italia è meno efficiente, ma il risultato finale e tragicamente analogo.
Riportiamo sommariamente la vicenda (tratta da Wikipedia)
Origine del Buco
Negli anni ottanta, grazie all'iniziativa di Gregorio Maggiali, esponente
della Democrazia Cristiana del tempo e amico di Tanzi, Calisto entrò
in contatto per la prima volta con
Ciriaco De Mita, in seguito Presidente del Consiglio dei ministri, con
cui strinse una forte amicizia. Per
esprimere la sua gratitudine a Maggiali, stando agli atti, Tanzi gli avrebbe concesso il libero uso dei
mezzi di trasporto della Parmalat.
Non solo, in seguito agli accertamenti sui movimenti finanziari della
Parmalat nel 1993, la procura individuò diversi assegni circolari destinati alla Rayton Fissore, azienda
automobilistica di Maggiali che versava in cattive acque, per un totale
di 1,5 miliardi di lire. Questi finanziamenti illeciti furono rendicontati
in bilancio a beneficio di una società fantasma. A seguito di questi
rilevamenti, il procuratore ipotizzò
che Tanzi dirottasse grosse somme
di denaro alla DC tramite la
“Rayton Fissore”: De Mita fu indagato per concussione, ma l'indagine fu in seguito archiviata. Diverse
circostanze sembrano sottolineare
l'influenza dell'amicizia tra De Mita
e Tanzi nelle scelte della Parmalat.
Nel 1984 la società apre un secondo stabilimento nel sud Italia, a
9
Nusco, paese natale di De Mita: la
scelta non fu felice, sia per ragioni
logistiche (la fabbrica distava oltre
quaranta chilometri dall'autostrada)
che per ragioni di salute pubblica:
un giorno furono trovati rifiuti tossici provenienti da La Spezia. Inoltre gli impianti furono commissionati e costruiti da Michele De Mita,
segretario locale della DC e fratello
di Ciriaco. Altra coincidenza evidenziata dagli inquirenti è rappresentata dai finanziamenti previsti dalla
legge 216 per la ricostruzione post
terremoto dell'Irpinia: Tanzi chiese
aiuti per otto miliardi di lire con
dieci giorni di ritardo dalla scadenza, e gliene furono erogati undici.
Infine per commercializzare il latte
a lunga conservazione, che la Parmalat aveva iniziato a produrre,
servivano delle normative a livello
nazionale, attraverso una legge che
arrivò nel 1989, sotto il governo De
Mita: in una ricostruzione della trasmissione televisiva Report, pare
che, per restituire il favore, Tanzi
abbia acquisito sotto l'egida della
Parmalat un'ottantina di agenzie
viaggio riconducibili a De Mita, che
rischiavano l'insolvenza. Successivamente, la Parmalat acquistò la
Margherita Yoghurt, fortemente
indebitata, su indicazione di Cossiga che, secondo quanto dichiarato
dall'ex-direttore finanziario della
Parmalat Fausto Tonna, aveva nell'azienda alcuni parenti soci; e la
Cipro Sicilia, oberata da debiti per
150 miliardi di lire, acquisizione
riconducibile all'influenza di Calogero Antonio Mannino. Sempre Tonna
ha fatto il nome di Donatella Zingone, moglie del politico Lamberto
Dini, e di Franco Bonferroni. La
prima aveva posseduto una linea di
supermercati in Costarica: uno sta-
10
bilimento di questi sarebbe stato comprato da un
consulente di Tanzi, Ottone, “a un prezzo a dir
poco osceno” con i soldi
di Parmalat Nicaragua. Il
secondo avrebbe consigliato l'acquisto di certi
stabilimenti in Vietnam e
Cambogia, operazioni per
cui avrebbe percepito
delle commissioni.
Durante il processo che
lo vede imputato per il
crac, Tanzi ha dichiarato
alla Magistratura di aver
finanziato fin dagli anni
sessanta diverse banche, per ottenere crediti e condizionarne le nomine. Dai verbali di queste dichiarazioni inoltre risultano tra i finanziati molti nomi di politici, sia di
centrodestra che di centrosinistra,
ma comunque gran parte di essi
sono riconducibili alla Democrazia
Cristiana di allora: Forlani, Colombo, Pomicino, Fabbri, Signorile,
Mannino, Fracanzani, Speroni, Stefani, D'Alema, Dini, Fini, De Mita,
Tabacci, Sansa, Scalfaro, Pier Luigi
Bersani, Lusetti, Gargani, i quali
hanno peraltro tutti negato. Hanno
invece ammesso di aver ricevuto
somme inferiori ai cinquemila euro,
e quindi esenti da dichiarazione,
Casini, Prodi, Buttiglione, Castagnetti e Segni. Mentre la procura di
Parma ha accertato e rintracciato
questi flussi di denaro, molti si sono difesi in virtù del fatto che pensavano che i soldi provenissero
direttamente da Tanzi, e non dalle
casse della sua società.
Con il passaggio alla "Seconda Repubblica", dai verbali è emerso che
Tanzi aveva dapprima versato ingenti somme a favore della campagna elettorale di Prodi per le elezioni politiche del 1996, e poi, in occasione delle elezioni del 2001, aveva
sostenuto la campagna di Berlusconi. La procura di Milano sta tuttavia
indagando, a partire da alcune dichiarazioni di Tanzi, su finanziamenti risalenti già all'anno della
nascita di Forza Italia, finanziamenti che sarebbero stati erogati mediante un meccanismo di mancato
sconto agli spot pubblicitari in onda
sulle reti Mediaset.
In questo modo il potenziale sconto
di cui poteva godere una grande
azienda come la Parmalat con le
sue campagne pubblicitarie massi-
ve sarebbe confluito indirettamente
a Forza Italia: a questo proposito
Tanzi ha dichiarato di aver trasferito quote di pubblicità destinate a
essere trasmesse dalla RAI a Publitalia. L'autore di questo accordo
sarebbe stato Genesio Fornari, che
è però deceduto. Poi, nel 1996,
quando era salito al potere Prodi,
Tanzi aveva partecipato al potenziamento del capitale di Nomisma,
società di cui Prodi è stato fondatore, diventandone socio. In questi
anni, tra il 1995 e il 1996, si collocherebbe inoltre la promozione di
alcune joint-venture tra diverse
agenzie viaggi controllate dalla Parmalat e la Cit viaggi, società turistiche delle Ferrovie dello Stato: questo progetto secondo la ricostruzione del pubblico ministero Pierfilippo
Laviani a partire dagli interrogatori
di Tanzi, sarebbe stato avallato da
Ciriaco De Mita e Claudio Burlando,
allora Ministro dei Trasporti e della
Navigazione per il governo Prodi I
e attuale Presidente della Giunta
regionale della Liguria, e avrebbe
permesso a Tanzi di scaricare i debiti della Parmalat sul partner pubblico.
A questo proposito la procura di
Roma ha iscritto sul registro degli
indagati anche l'ex-amministratore
delegato delle Ferrovie, Lorenzo
Necci. Su questa faccenda Burlando ha dichiarato che non fosse di
sua competenza, e che peraltro
Cimoli, poi nominato amministratore delle FS, ha ritenuto di non procedere alla trattativa.
Tanzi si preoccupò anche di stipulare accordi finanziari con i massmedia cartacei: attraverso una sua
società, la “Europa Service”, aveva
acquistato azioni per 250 milioni di
lire del quotidiano di sinistra - il
manifesto -, regolarmente registrati. Meno chiaro è invece il presunto
finanziamento a - Il Foglio - , di
Giuliano Ferrara: Tanzi ha dichiarato di aver versato dai 500 milioni al
miliardo di lire, ma interpellato dal
procuratore di Bologna, Vito Zincani, Ferrara non ha ritenuto di dover
deporre. La Magistratura ha rilevato che sono uscite dalle casse della
Parmalat, coperti in bilancio dalla
voce sponsorizzazione, circa 12
milioni di euro.
Si presume però che circa un miliardo e cento milioni di euro siano
passati, per mezzo della finanziaria
uruguaiana Wishaw Trading, a per-
sone ignote: il tramite sarebbe stato Sergio Piccini, il quale è tuttavia
deceduto. Al suo posto Tanzi aveva
indicato Romano Bernardoni, già
venditore d'auto.
Nel 2001 Parmalat commercializzò
un nuovo tipo di latte chiamato
"Fresco Blu", ampiamente pubblicizzato perché portava la data di
scadenza a otto giorni dal momento che era microfiltrato e pastorizzato secondo un procedimento esclusivo. Tuttavia dal momento che
le aziende concorrenti insorsero
contro la scritta "fresco" che, per
legge, doveva essere applicato solo
a quel latte la cui data di scadenza
era di quattro giorni, la Parmalat fu
multata per frode. Così Tanzi decise di mandare Bernardoni da Gianni Alemanno, allora Ministro per le
Politiche Agricole e Forestali sotto il
governo Berlusconi II: il Ministro fu
prosciolto per l'accusa di corruzione, per cui era stato indagato avendo rinunciato all'immunità parlamentare. Ciò nonostante il via
libera della Commissione Interministeriale sulla vicenda, come ha evidenziato la Guardia di Finanza, è
avvenuta il 28 dicembre 2002, contestualmente ai viaggi del ministro,
e della sua segretaria, in un villaggio Parmatour, saldati solo a seguito del crac. Anche Bernardoni è
stato prosciolto dall'accusa di corruzione, ma è stato rinviato a giudizio a Parma per finanziamento illecito a partiti. Si è ipotizzato che la
fallimentare gestione dei villaggi
Parmatour sia da ricondurre al loro
utilizzo, ovvero incamerare i favori
di politici, banchieri o aziende. Una
delle operazioni più contestate è
stato l'acquisto di Eurolat dal gruppo Cirio che comportò un aumento
vertiginoso dell'esposizione debitoria con una operazione contestata
anche dall'Autorità per la Concorrenza.
Occultamento dei debiti
I debiti della Parmalat ammontavano a un centinaio di miliardi di lire
già verso la fine degli anni ottanta:
per evitare il peggio, Tanzi decise
di quotare alla Borsa Italiana il
gruppo. Diventare una società per
azioni richiede all'azienda un risanamento dei conti, ma le forti perdite di Odeon Tv, controllata dal
gruppo di Collecchio, obbligarono
Tanzi a rivolgersi alle banche per
un prestito: nonostante l'opposizione del presidente e di alcuni sindaci
revisori, l'Icle, un istituto di credito,
erogò 120 miliardi di lire. Per completare l'operazione Parmalat dovette liberarsi anche dell'emittente
oberata da debiti per 160 miliardi e
a questo proposito si affidò alla
Sasea, società estera di Florio Fiorini, già dirigente ENI: questi acquistò Odeon Tv, che in seguito fallì.
Così la Parmalat poté entrare in
Borsa, senza subire particolari controlli dalla Consob. Evidentemente i
conti della società dopo la quotazione non migliorarono e i debiti
avrebbero potuto decretarne il fallimento già negli anni novanta: per
occultare questi dati, Tanzi affidò
per anni all'avvocato Gian Paolo
Zini il compito di creare una rete di
società distribuite tra i Caraibi, il
Delaware e le isole Cayman. L'avvocato Zini operava direttamente
da New York e aveva creato il fondo Epicurum, ideato da Tonna, con
cui la Parmalat riversava un'ingente
quantità di denaro, circa 400 milioni di euro, sulla Parmatour: questi
soldi venivano registrati come crediti per la società e conferiti nel
fondo. L'operazione era, ovviamente, falsa, ma utile per ingannare il
mercato. Allo stesso modo per simulare l'ottima salute economica
della società, si emettevano false
fatture. Dal momento che le fatture
figurano come crediti, e questi crediti vanno incassati, Tonna e Bocchi si inventarono un fittizio conto
corrente presso la “Bank of America”, intestato alla società Bonlat
con sede alle Cayman, in cui figuravano 3,9 miliardi di euro. Ne derivò che le banche continuarono a
erogare prestiti al gruppo,
«malgrado i bilanci non fossero il
massimo della trasparenza e [...]
pur affermando di possedere liquidità consistente», come ha dichiarato Tanzi.
Quando il buco fu scoperto nel
2003, le banche si professarono
vittime della frode della Parmalat, e
lo stesso Governatore della Banca d'Italia del tempo, Antonio Fazio, in un'audizione al Senato del
2004, affermò che
era evidente che
non solo le banche
italiane, ma anche
quelle straniere, non
erano
consapevoli
Calisto Tanzi
della situazione in cui versava la
società di Tanzi. Tuttavia già nel
1995, a seguito di un'interrogazione parlamentare sui prestiti concessi alla Parmalat dalla Cassa di
Risparmio di Parma (per 650 miliardi di lire) e dal Monte dei Paschi di
Siena (per 90 miliardi di lire), la
procura incaricò il ragionere Mario
Valla di Parma di rivederne i bilanci
degli ultimi tre anni. Dallo studio
emerse un indebitamento elevatissimo: la società viveva dei prestiti
bancari, perché come rivelò poi
Tanzi, egli stesso aveva fatto pressione su Goria e De Mita affinché
Luciano Silingardi venisse messo a
capo della Cassa di Risparmio di
Parma; e ugualmente era intervenuto sulla nomina di Franco Gorreri
al Monte dei Paschi, premendo su
Craxi. Presumibilmente Tanzi intendeva crearsi delle vie privilegiate
per ottenere facili prestiti dai due
gruppi bancari: d'altro canto Silingardi era stato sindaco per la Parmalat e Gorreri ne era un dipendente. La perizia del rag. Valla fu
depositata in procura, ma il giudice
dell'udienza preliminare Adriano
Padula archiviò l'inchiesta. Lo stesso Padula nel 1998 assolse Tanzi e
Tonna dall'accusa di false comunicazioni sociali. Quando nel 2005
però, il Ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli avviò un'ispezione sul gup di Parma, emerse che
Padula aveva insistito con Tanzi per
avere sconti per i viaggi nei villaggi
Parmatour, che pagò peraltro solo
dopo che fu scoperto il crac, oltre
due anni dopo. Per questo Padula
fu sanzionato dal Consiglio Superiore della Magistratura.
L'attuale amministratore delegato
di Parmalat, Bondi, ha deciso di
intraprendere un'azione legale contro le banche creditrici prima del
crac, accusandole di aver emesso
bond fino all'ultimo momento pur
essendo consapevoli della situazione disastrosa in cui versavano i
11
bilanci dell'azienda. Bondi stima
che Deutsche Bank abbia, a fronte
di un prestito di 140 milioni di euro,
guadagnato di interessi 217 milioni
(+140%), Unicredit Banca da 171
milioni di euro ne ha ricavati 212
(+124%), Capitalia ha incassato il
123% in più di quanto aveva prestato alla Parmalat. Paradigmatico
a questo proposito fu il bond emesso dalla banca svizzera UBS a Parmalat di 420 milioni di euro, dei
quali effettivamente solo 110 milioni furono incassati, mentre i restanti 290 milioni tornarono indietro alla banca, come assicurazione
in caso di insolvenza: cosa che, a
posteriori, si verificò. Le strabilianti
cifre che le banche concedevano a
Tanzi, servirono anche per acquisizioni, in modo da dare l'idea che la
Parmalat fosse una società solida e
in crescita: ad esempio, la Citigroup, banca statunitense, ha caldeggiato l'acquisto di bond ai risparmiatori fino a pochi giorni prima del crac, facendo leva sulla maschera dorata che la Parmalat si
era creata. I finanziamenti, erogati
per questo fine, venivano occultati
dalle banche internazionali grazie a
società site in paradisi fiscali: tra
queste la “Buconero Spa”, dietro al
cui nome emblematico si presume
operasse la Citibank, che, secondo
quanto riportato dallo scrittore Vittorio Malagutti, riuscì a far fluire
100 miliardi di lire attraverso un
contratto di associazione di partecipazione, senza dunque che comparisse tra i debiti del gruppo Parmalat. Analogamente la Bank of America istituì una holding che, in compartecipazione alla Parmalat, si
servì di un ente caritatevole delle
Cayman per raccogliere quasi 300
milioni di dollari tra gli obbligazionisti e finanziare così la Parmalat
12
Brasile, tecnicamente già fallita:
l'accordo fu siglato tra Gregory Johnson, responsabile della security
della banca statunitense, e Fausto
Tonna.
Quando nel 2002 Tanzi necessitava
di 50 milioni di euro per risollevare
le perdite generate da Parmatour,
si rivolse a Cesare Geronzi e alla
sua Banca di Roma, per la quale
era consigliere d'amministrazione.
Matteo Arpe, amministratore delegato dell'istituto di Medio Credito
Centrale attraverso il quale sarebbe
stato concesso il prestito, si oppose
all'operazione, ma Geronzi riuscì in
ogni caso a far arrivare alle casse
di Parmalat la cifra richiesta, che fu
poi deviata al settore turismo. Contestualmente Tanzi acquisì la società sicula di acque minerali Ciappazzi, oberata di debiti sospesi per la
maggior parte con la Banca di Roma. I magistrati ipotizzano che l'operazione sia frutto di una costrizione imposta da Geronzi a Tanzi.
La fallimentare acquisizione ha avuto dei risvolti paradossali: in una
regione spesso vittima di crisi idriche come la Sicilia, la Ciappazzi
perdeva circa quindicimila litri di
acqua al minuto, riversata in mare,
poiché mancava della licenza di
imbottigliare. Anche quando il crac
venne a galla, la Ciappazzi non beneficiò dell'amministrazione straordinaria dato che Tanzi l'aveva comprata attraverso la Cosal, una società non direttamente riconducibile alla Parmalat. Geronzi, accusato
di usura, dichiarò di ignorare che il
gruppo di Collecchio fosse prossimo
alla bancarotta e che a quanto sapeva Tanzi meditava da tempo di
entrare nel mercato delle acque
minerali.
Scoperta del crac
Nel 2003 la Consob avviò dei con-
trolli ai bilanci della Parmalat. Per ovviare a una situazione che avrebbe inevitabilmente portato alla scoperta
del catastrofico stato della
società, Tanzi, come si evince dai verbali degli interrogatori, chiese aiuto a Silvio
Berlusconi per un suo intervento presso le banche e
presso la Consob: «Devo
aggiungere che in occasione
di un incontro che ho avuto
in Consob, ho potuto constatare che la Consob mi ha
trattato con gentilezza e mi ha dato
tempo per chiarire gli aspetti della
vicenda Parmalat», ha dichiarato
Tanzi. Le banche tuttavia non rimasero impassibili al mancato rientro
dei prestiti e cominciarono a fare
pressione su Tanzi: quando iniziarono a trapelare i primi sintomi di
insolvenza, il patron della Parmalat
fu messo da parte, le banche imposero alla guida del gruppo in qualità di amministratore straordinario
Enrico Bondi e il titolo Parmalat fu
sospeso dalle trattative in Borsa.
Il 4 dicembre si scoprì che i 600
milioni di euro del fondo Epicurum
non esistevano. L'8 dicembre era il
termine entro cui la Parmalat era
costretta a onorare il bond da 150
milioni di euro che aveva emesso:
Bondi promise di restituire i soldi
entro il 15 dicembre, ma quando
quattro giorni dopo riuscì a saldare
il debito, si accorse anche che ne
mancavano 80. Intanto dopo tre
giorni di sospensione, il titolo Parmalat fu riammesso alle contrattazioni: da un valore precedente di
2,2375 euro, l'11 dicembre il titolo
chiuse a 1,1900 euro, in calo del
46,8%. Il 15 dicembre il consiglio
di amministrazione, tra cui figuravano Tanzi, Tonna e Gorreri, si dimise. La notizia che accese i riflettori sullo scandalo arrivò però il 19
dicembre 2003: in quella data la
Bank of America dichiarò che i 3,95
miliardi di euro che rappresentavano l'attivo della Parmalat non esistevano: qualche giorno dopo fu
appurato il documento che ne attestava l'esistenza era stato contraffatto. Il 22 dicembre Tanzi fu iscritto al registro degli indagati per falso in bilancio presso la procura di
Milano e nel frattempo il valore di
un'azione della Parmalat era sceso
a 0,1100 euro, ma anche gli indici
delle banche connesse al crac persero punti (Capitalia -6%, Monte
dei Paschi -5%); lo stesso giorno
gli obbligazionisti statunitensi, onde
scongiurare il rischio di cross default, decisero di non intraprendere
richieste di risarcimento fintantoché
Bondi non avesse redatto un piano
di salvataggio.
Il 1º gennaio Bondi stabilì che il
primo asset che la Parmalat avrebbe ceduto sarebbe stata la Parma
Calcio e qualche giorno più tardi la
Consob depositò una richiesta di
annullamento del bilancio dell'anno
precedente della Parmalat. Il 20
gennaio seguirono le dimissioni di
Silingardi, mentre il 23 gennaio un
ex-collaboratore dei direttori finanziari Tonna e Del Soldato, Alessandro Bassi, il quale era stato già
sentito come testimone dai pm, fu
trovato morto, precipitato da un
ponte: l'ipotesi più accreditata dagli
inquirenti fu il suicidio. Non mancano però ipotesi di omicidio come
quella formulata nel libro di Livio
Consigli "Il tesoro di Tanzi" (www.iltesoroditanzi.it). Nel
contempo sia lo Stato, attraverso
un finanziamento di 150 milioni, sia
alcune banche, si occuparono del
risanamento del gruppo di Collecchio perché potesse continuare
l'attività.
Evoluzioni nel periodo 20042011
Dopo alcuni arresti e indagini, viene stabilito dalla Cassazione, il 1º
marzo 2004, la celebrazione di due
indagini (e processi) paralleli. Alla
procura di Milano viene attribuita la
competenza delle indagini per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza,
falso in comunicazioni (sociali e ai
revisori) e ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob. A Parma l'associazione a delinquere e bancarotta.
Il 29 maggio 2004 la procura di
Milano ottiene il rinvio a giudizio
per 29 persone fisiche e tre persone giuridiche, tra cui Calisto Tanzi,
componenti del consiglio di amministrazione Parmalat, sindaci, direttori, contabili, revisori dei conti,
funzionari di “Bank of America”.
Tra le persone giuridiche imputate
la “Bank of America” e le società di
revisione “Grant Thornton” (ora
Italaudit) e “Deloitte & Touche”.
Il 18 dicembre 2008 il Tribunale di
Milano ha emesso una sentenza,
definita "a sorpresa", sul caso Parmalat.
Dei 29 imputati, dopo patteggiamenti e applicazioni di leggi
"controverse" (come la ex Cirielli),
tra le persone fisiche giudicate con
rito ordinario, risulta condannato il
solo Calisto Tanzi, a 10 anni di reclusione. Tra le persone giuridiche,
anche la Grant Thornton/Italaudit,
sanzionata con 240.000 euro e ad
una confisca di 455.000 euro.
Tra quelli che avevano scelto il patteggiamento: condannate, con una
serie di pene che vanno dai cinque
mesi e 10 giorni ai due mesi, otto
persone fisiche, tra le quali Paola
Visconti (nipote di Calisto Tanzi), la
Deloitte & Touche e Dianthus (che
avevano, nel frattempo, già risarcito migliaia di parti civili).
Tra i prosciolti figurano: Enrico Barachin, Giovanni Bonici (di Parmalat
Venezuela), Paolo Sciumè (ex
membro del C.d.A. di Parlamat di
Collecchio) e il banchiere Luciano
Silingardi. Per quanto riguarda la
posizione di Bank of America, prosciolta, il P.M. Francesco Greco
dichiara che «è stata riconosciuta
la prescrizione per altro modificata
dalla legge Cirielli».
il 18 aprile 2011 il Tribunale di Milano ha assolto le banche coinvolte
per il reato di aggiotaggio informativo: Morgan Stanley, Bank of America, CitiGroup e Deutsche Bank.
La decisione del Tribunale di Milano
inoltre nega quindi il risarcimento
per circa 30.000 piccoli risparmiatori che sottoscrissero i bond emessi
dalla Parmalat prima del Crac.
Beppe Grillo l’aveva detto… nel 2002
“Da anni, molti segni indicavano
che non conveniva investire in Parmalat. Se a me che faccio il comico
questi segni sembravano così evidenti, come mai non erano evidenti
alle banche internazionali, alle società di revisione, agli investitori e
ai risparmiatori? Standard & Poor
dava un buon rating di Parmalat
fino a due settimane prima del
crollo. Negli ultimi sei mesi il valore
delle azioni di Parmalat era raddoppiato. Deutsche Bank aveva comprato il 5 per cento di Parmalat e
l’ha venduto appena prima del crollo. Davvero nessuno sapeva? Dal
2002 ho raccontato nei miei spettacoli i debiti e i falsi di Parmalat a
più di centomila persone…
Ridiamoci su
Per queste sue dichiarazioni Grillo
viene convocato dai giudici che
indagano sul crac Parmalat come
persona informata sui fatti. Da uno
spettacolo trasmesso l’8-5-2011
dalla Tv svizzera
“Mi sono venuti a prendere a Genova due tenenti e un colonnello della
finanza in divisa col furgone a casa
mia alle nove, che il mio vicino come li ha visti ha detto, lo sapevo io,
una figura. E mi hanno portato a
Piacenza a testimoniare come persona informata sui fatti. Ho detto
scusi tenente devo prendermi una
valigetta, se no che figura faccio a
fare il testimone senza una valigetta, mi inquadra qualche Tg non
c’ho niente in mano, faccio una
figura di merda. Ho preso una valigetta e poi non sapevo cosa metterci dentro, allora avevo dei vecchi
testi della Telecom e della Fininvest
glie l’ho dati e ho detto così vi portate un po’ avanti col lavoro… sì
perché fra due anni siamo di nuovo
qui.
E allora mi dicono come faceva a
sapere, come faceva a sapere…,
come faceva a sapere…
come faceva a sapere…, si sapevano le cose, come sapevo di Cragnotti nel 95… bastava leggere,
leggere la sua fedina penale nel
95… quando l’ha vista Totò Riina
ha detto con quello lì non ci berrei
neanche un caffè perché mi intimidisce.
Come facevo a sapere?, vedevo
questi manager, questo capitalismo, senza capitali, questo capitalismo sovvenzionato dallo stato.
13
Ecco chi sono i veri comunisti…,
che prendevano ognuno Tanzi e
Cragnotti 300 miliardi dalle nostre
tasse, per inventarsi Novel food,
Cragnotti che faceva il pomodoro
sempre duro marcisce dentro ma
fuori rimane perfetto, (…).
L’altro faceva il latte con gli Omega
3. Guardate il latte… io pensavo
fosse finita, ma il latte lombardo è
andato avanti, il latte Lombardo fa
il 40% della produzione nazionale,
lo comprava un broker, un finanziere comprava il siero di latte in
Francia marcio, lo trattavano, lo
mettevano nei silos 500.000 litri
alla volta, poi lo impachettavano, e
le ditte (…) che magari non sapevano nulla, li vendevano nei nostri
supermercati, non era più latte era
qualcosa di diverso, perché il latte
è semplice. Ma come si fa a fallire
col latte è una attività straordinaria,
fatti un po’ la mucca, la mungi, ti
prendi il latte non gli dai una lira,
lavora in nero… ecco perché la
mucca è pazza, perché ha capito
che è l’unica a farsi il culo in tutta
la scaletta… non è pazza è esaurita. Come si fa a fallire con il latte,
come questo vostro lombardo,
quando dei broker ci mettono le
mani sopra e vogliono fare la Cocacola dal latte. E allora comprano
squadre di calcio, squadre di basket, villaggi turistici, (…)
E allora io dicevo come facevo io a
sapere… Tanzi è uno che aveva
fatto 600 (società) finanziarie, non
rubava neanche, aveva fatto 600
finanziarie. 600 non sapeva nemmeno lui da chi farle gestire, ne
aveva intestate 60 al ragionier Ugonotti… senza dirglielo. Ugonotti
era miliardario e non lo sapeva,
faceva una vita di merda andava a
far la spesa nel supermercato,
andava per pagare dalla cassiera e
la cassiera gli diceva come paga
Ugonotti? È suo il supermercato!
E lui, come è mio, non lo sapevo…
Io sono stufo di esser preso per il
culo da questi imbecilli. Il tenente
colonnello della finanza mi ha detto
che quando sono andati per la prima volta dentro l’ufficio, il manager
Le banche sono state tutte assolte
Aprile 2011 : I giudici della cassazione penale hanno assolto quattro
banche estere accusate di aggiotaggio nell’ambito del crac Parmalat, Deutch Bank, Banca d’America
City Group, Credit Suiss e hanno
assolto anche i 6 maggiori istituti di
credito.
Nei loro confronti l’accusa aveva
chiesto confische per un totale di
120 milioni di € e sanzioni per un
totale 3,6 mln di €.
I giudici del tribunale di Milano erano chiamati a rispondere a due
interrogativi:
1) i 9 funzionari coinvolti nel processo appartenenti a 4 importanti
banche internazionali, e che hanno
avuto rapporti con Parmalat negli
anni immediatamente precedenti il
crac erano consapevoli della situazione di Parmalat era molto più
grave di quella che appariva in bilancio, tanto da far pensare a un
possibile fallimento, addirittura del
gruppo?. La risposta dei giudici del
Tribunale di Milano è stata “no”,
quindi per questi giudici non sono
colpevoli del reato di aggiotaggio,
cioè di aver fornito notizie false al
mercato sulla stabilità di Parmalat.
2) avevano predisposto un modello
di organizzazione interno capace di
impedire la commissione di reati?.
Anche in questo caso è stato stabilito che le banche non sono colpevoli in quanto ovviamente secondo
quanto i giudici hanno ricostruito
avevano predisposto un sistema di
controllo interno efficiente e questo
anche perché come si è capito dalla
prima risposta i funzionari non hanno commesso alcun reato.
Le banche sono così state assolte
dall’accusa di esser in qualche modo complici di Calisto Tanzi in
quanto pur sapendo che la società
fosse in gravissima difficoltà ne
14
con un master della Università della
Columbia University, come li ha
visti per cancellare un file dal computer, ha preso un martello e paff
pensando che il file fosse sotto la
tastiera…
23 marzo 2009 su sky 24 : Beppe Grillo nel 2002 denunciava già la
situazione di pesante indebitamento della Parmalat, ed i magistrati
che celebrano il processo al gruppo
gli chiedono di riportare quel colloquio col direttore Domenico Barili
che gli confidò che l’azienda aveva
qualcosa come 13.000 miliardi di
debiti.
Barili espose il concetto che se i
debiti sono uguali al fatturato in
una economia normale questa azienda andrebbe chiusa domani
mattina. In pratica tre anni prima
del crack si sarebbe potuto conoscere il grave stato di crisi dell’impero di Callisto Tanzi e salvare tanti
risparmiatori che sono invece finiti
nella trappola dei Bond, e Grillo ha
messo sotto accusa il nostro sistema di controllo.
hanno approfittato per costringerla
a sottoscrive contratti capestro nei
prestiti e ne hanno approfittato per
ricavare pingui commissioni dai
prestiti. Tanzi è stato condannato
in due processi a pene molto pesanti 18 e 10 anni. Dal punto di
vista penale secondo il tribunale di
Milano i responsabili della catastrofe sono soltanto Tanzi, i suoi collaboratori i suoi manager e al massimo i revisori dei conti. Non c’erano
complici esterni, non c’erano banchieri che hanno speculato guadagnando sulle difficoltà di Parmalat,
quindi nessuno sapeva, nessuno
poteva sapere, salvo gli autori già
condannati.
Strategie contro la crisi
Di Stanislao Manzini
In tempi in cui la crisi finanziaria e
la recessione economica globale
dominano la scena, così come l’agenda dei governi, la situazione
delle aree rurali richiede nuove
strategie idonee ad affrontare le
sfide e a cogliere le opportunità. La
recessione - che non ha avuto un
impatto diretto sulle regioni rurali,
perché queste non sono direttamente implicate in attività speculative finanziarie - può rappresentare un'opportunità per la campagna,
soprattutto se si pensa ad aspetti
quali l’energia rinnovabile, il turismo rurale, i prodotti locali, la sicurezza agroalimentare, l’equilibrio
tra economia ed ambiente, l’innovazione, le infrastrutture e l’educazione.
In particolare, il turismo deve essere basato sulle risorse naturali, su
valori e tradizioni culturali e su attività nuove (es. passeggiate culturali, percorsi del vino) che possono
rappresentare un’opportunità, in
termini di reddito e di occupazione;
i prodotti locali, quindi le filiere corte, consentono di migliorare sensibilmente le capacità economiche
degli agricoltori, mettendoli in contatto diretto con consumatori, con i
mercati rionali e con ristoratori urbani.
Questo può avvenire collegandosi
ai G.A.S.( gruppi di acquisto solidali ) delle città.
Il popolo dei Gas: famiglie e single
che insieme ordinano grossi quantitativi di prodotti alimentari, per la
pulizia della casa e per l’igiene della
persona. Il fenomeno è in espansione, molto diffuso in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Alla
base c’è una filosofia di consumo
critico, con l’obiettivo di mangiare
sano, privilegiando prodotti biologici, ecologici e locali, nel rispetto
delle condizioni di lavoro di chi li
produce, ma anche di risparmiare
spuntando prezzi possibili solo con
acquisti all’ingrosso. Il meccanismo
di funzionamento del Gas è semplice, ma richiede una certa dose di
organizzazione e buona volontà. Un
incaricato raccoglie le liste della
spesa dei compagni di gruppo, or-
dina la merce al produttore e concorda la consegna. Per l’acquisto è
sufficiente che un membro del
gruppo abbia partita Iva (o codice
fiscale), quindi si divide la spesa fra
tutti. La merce viene consegnata
dai produttori con camion, furgoncini o corrieri in un luogo concordato, che può essere il magazzino di
proprietà o altro spazio messo a
disposizione da chiese o associazioni: sarà poi ripartita tra famiglie in
sacchetti, in un secondo momento.
Anche le denominazioni (es. Doc,
Igp) che consentono di identificare
l’origine dei prodotti, legandoli al
territorio, possono far parte della
strategia di migliorare il reddito. Ed
allora forza, rivalutiamo la nostra
produzione ( salame, mela, agnolotto, biscotto, etc.) secondo i dettami delle leggi comunali sul prodotto dop per dare un valore aggiunto al nostro prodotto locale.
Questi ultimi, sono sempre più parte di una strategia turistica volta ad
identificare dei percorsi da un produttore ad un altro produttore.
Il supporto dello sviluppo rurale
richiede l'accesso a internet veloce,
la mobilitazione delle persone,
permettendo l'emergere di innovazioni e di nuove opportunità economiche private locali o collettive.
La Rete ci permette di entrare nell'economia partecipativa, questo è
il nome della nuova rivoluzione sociale sviluppata dai giovani, nati a
cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Questi sono stati le prime
vittime di un'economia disfunzionale che ha scisso geograficamente e
socialmente le funzioni
di
produzione
(generalmente in Asia) e di consumo (in
Europa), lasciandoli
senza la sicurezza di
un lavoro stabile e
destinati a convivere
con il precariato e la
sottoccupazione. L'economia partecipativa
ha come parole chiave: condivisione, partecipazione e niente
sprechi. Principi che
prendono forma grazie ad Internet
dove lo scambio e la collaborazione
rimpiazzano il consumismo ed individualismo degli ultimi vent'anni.
Possiamo trovare risposte a moltissimi quesiti: ti piace viaggiare ma
non hai denaro ? Vai su
www.passaggio.it
o
www.autostradecarpooling.it e risolvi. Non ti piace più il vino che
bevi ? Scambia la tua bottiglia con
un'altra su www.barattowineday.it.
I bambini crescono, tutine e scarpe
devono essere cambiate ogni 3
mesi, prepara una scatola, vai su
www.thredup.com e scambia con
altri genitori. Tuo figlio abbisogna
di ripetizioni di matematica, non
puoi permettertelo ma sai bene
giocare a scacchi, vai su
www.zerorelativo.it e puoi barattare le tue consulenze o prestazioni
con quelle di altri. I capofamiglia
sanno che le spese arrivano sempre tutte insieme ed i soldi non
piovono dal cielo e non sempre
chiedere un prestito in banca è
possibile o conveniente. Anche in
questo caso la Rete ci aiuta : su
www.prestiamoci.it troveremo persone che credono più nell'umana
fiducia che nella burocrazia e potremmo ottenere un prestito ad un
tasso più basso del mercato.
La condivisione di beni è un concetto rivoluzionario tanto quanto lo
è stato due secoli fa la nascita del
sindacato; così la collaborazione fra
consumatori, come una volta la
solidarietà operaia, diventerà l'ombrello che ci proteggerà dalle intemperie economiche.
15
Risaie e ambiente
L’Italia e il Piemonte sono i più grandi produttori di riso
d’Europa, ma con che costi ?
Le “sommersioni”
applicate ancora
oggi nelle risaie
sono causa di
enormi sprechi
e impatti
sull’ambiente
e la salute,
eppure
il riso può essere
coltivato
come il mais
o gli ortaggi...
se le lobby
non lo
impedissero...
16
Scriveremo di una polemica che si
protrae ormai da anni.
E’ una di quelle storie che gridano
vendetta da tutte le parti ma che i
soliti “poteri forti” continuano a
negare o a far finta che non esiste
portandosi naturalmente dietro la
scia di politicanti pronti a soddisfarli
e sostenerli in cambio di un piatto
di… riso.
Sappiamo che il simbolo della pochezza e della povertà anche intellettuale non è il riso ma sono le
lenticchie, ma in questo caso stiamo proprio parlando di riso.
Pochi sanno che l’Italia è il più
grande produttore di riso d’Europa,
e sui suoi territori Padani sostanzialmente in Piemonte (Vercelli,
Novara) e Lombardia (Pavia soprattutto) ospitano le più grandi
estensioni risicole d’Europa.
Niente di male, anzi qualcuno penserà finalmente un primato nazionale. Ma non è proprio così.
Il riso può esser coltivato in tante
maniere, tradizionalmente siamo
abituati a vederlo nelle sue immense distese sommerse dall’acqua: le
risaie appunto, e chi percorre sul
finire della primavera i confini Lombardo Piemontesi resterà affascinato da quella distesa d’acqua che
qualcuno ha ribattezzato suggestivamente mare a quadretti per via
delle “camere” ossia le porzioni di
terreno limitate dagli arginelli di
terra in cui si articola la coltivazione
della pianta esotica.
In verità il riso si può coltivare anche in altri modi.
In passato la sommersione era
continua per tutta la primavera
sino all’estate, poi è stata introdotto il sistema delle sommersioni alternate ancora oggi in uso. In pratica si mette acqua e la si toglie più
volte durante la stagione.
Questi sistemi causavano e causano una serie di danni all’ambiente e
alle persone:
- il terreno viene alterato in quanto
si impermeabilizza
- si sprecano enormi quantità d’acqua proprio in estate quanto c’è più
penuria con la conseguente alterazione del regime dei fiumi. Il solo
Canale Cavour preleva sino a 110
mc/s d’acqua dal Po che di fatto in
quel periodo si trasforma per un
lungo tratto sino a Casale Monferrato in un torrente
- ma l’acqua non basta mai e per
farvi fronte si realizzano dighe in
montagna (vedi le polemiche in
Valsessera)
- si alterano i regimi delle falde
acquifere di migliaia di ettari di pianura Padana
- si abbatte la biodiversità come è
evidente vedendo migliaia di ettari
a monocoltura intensiva che favorisce l’insediamento di piante alloctone facendo scomparire quelle autoctone.
Analogamente avviene per gli animali, citiamo la presenza della nutria tanto vituperata per via delle
gallerie che danneggiano gli argini.
- Fra le specie animali più pericolose sviluppate dalla coltivazione delle risaie in sommersione vi sono le
varie specie di zanzare vettori di
malattie: oltre che della tradizionale malaria, anche di malattie tropicali che grazia al surriscaldamento
climatico trovano sempre più condizioni ottimali per la diffusione anche in Italia
- che dire poi del mancato o limitato sviluppo di intere aree come le
Riso coltivato in aciutta
Raccolto di riso coltivato in asciutta
colline del Monferrato che nulla
avrebbero da invidiare a quelle più
famose della Toscana ma che a
causa della presenza delle zanzare
che rendono letteralmente invivibili
le serate estive all’aperto non potranno mai aspirare ad uno sviluppo analogo a quello toscano pur
essendo turisticamente ben più
avvantaggiate per la vicinanza geografica con il centro-nord dell’Europa.
- ogni anno la Regione Piemonte,
le province e molti enti locali, stanziano milioni di € di pubblico denaro nel vano tentativo di limitare la
diffusione delle zanzare generata
da un attività produttiva privata.
Che direste se gli enti pubblici pagassero i depuratori delle fabbriche?
- forse pochi sanno che le risaie in
sommersione sono le principali generatrici di gas metano, un gas
serra che ha un potenziale effetto
serra di 23 volte superiore a quello
della CO2
- che dire della diffusione di pesticidi e diserbanti causata dalle sommersioni che inevitabilmente si infiltrano nel terreno andando ad
alterare il sottosuolo e le falde
- I potenti consorzi irrigui inoltre
distribuiscono l’acqua facendola
pagare ai risicoltori con tariffe per
ettaro non a metricubi di consumo
come per l’utenza civile.
Tutto ciò potrebbe esser tranquillamente evitato coltivando il riso… in
asciutta, ossia senza sommersioni e
con semplici irrigazioni come avviene per qualunque altro cereale o
ortaggio, mais, pomodori, ecc.
Un tema dibattuto da anni con implicazioni ambientali, sociali, economiche vastissime su cui le associazioni ambientaliste non si sono mai
Pianta di riso coltivao in asciutta
attivate, fatto salvo qualche sezione locale “colpita” direttamente
dalle conseguenze di questo sistema di coltivazione che sin dalla sua
diffusione ha causato conflitti fra la
popolazione, oltre alla diffusione di
malattie ed ambienti insalubri. Ancora oggi esistono regolamenti per
mantenere certe distanze fra le
risaie e le abitazioni.
Fortunatamente, nonostante il boicottaggio e il pervicace attaccamento ad interessi corporativi che
sono in netto contrasto con il bene
pubblico, si sta diffondendo lentamente la coltivazione del riso in
asciutta.
Sarebbe ora che anche a livello
politico qualcuno si accorgesse di
questi fenomeni e si attivasse finalmente per far fare un salto di qualità ad un settore fossilizzato e legato da anni a difesa dell’esclusivo
interesse di pochi ma potenti consorzi irrigui e latifondisti del settore
che, grazie alla loro “diversità” (la
sommersione impone macchine e
attrezzature speciali rispetto alla
agricoltura tradizionale) traggono
ingenti benefici in buona parte a
carico delle pubbliche istituzioni
Si tenga presente poi che i principali produttori al mondo di riso a
prezzi più che stracciati sono i…
cinesi; se c’è una cosa cui avrebbero tutto il diritto di commerciare
liberamente nel mondo è proprio il
riso, che invece è protetto da dazi
doganali in Europa e in Italia voluti
proprio dai produttori locali per…
accrescerne il prezzo e renderlo
remunerativo… per i produttori naturalmente, non certo per i consumatori. Zaia il leghista già ministro
dell’agricoltura è addirittura arrivato a dichiarare il riso un prodotto
locale e non esotico per evitare la
soppressione di barriere doganali
all’importazione.
Già il suo predecessore il Verde
Alfonso Pecoraro Scanio anche lui
ministro dell’agricoltura nulla aveva
fatto in merito.
Qualunque testo di storia degli alimenti spiega l’origine nel sud-est
asiatico di questo prodotto in cui
ancora oggi il riso è il principale
prodotto di sopravvivenza in molti
Paesi poveri che se potessero esportarlo liberamente in Europa,
senza scontrarsi con leggi protezioniste, oltre a far risparmiare i consumatori potrebbe migliorare le
condizioni di sottosviluppo nei paesi produttori e magari chissà, anche
ridurre il fenomeno della migrazione.
Per informazioni :
www.zanzare-risaie.info
17
(dal Comunicato stampa del 31 agosto
2007 del Ministero della Sanità Francese)
Casi di Chikungunya
autoctono in Italia
Ettari e numero di aziende risicole in Italia
Ettari e numero di aziende risicole in Piemonte
Acqua prelevata – acqua consumata
La FAO, nel 2002, all’interno della pubblicazione “Acqua per le colture, ogni
goccia d’acqua conta”, rileva come oltre il 50% dell’acqua utilizzata per l’agricoltura viene consumata dall’evaporazione, dall’inclusione nel raccolto e
dalla traspirazione delle piante, mentre le acque per uso civile ed industriale
sono consumate solo, rispettivamente, per il 10% ed il 5%; la restante parte ritorna ai fiumi ed agli acquiferi in forma di refluo. Questi dati, se riportati alla situazione piemontese ci danno la misura di quale sia l’impatto dell’attuale agricoltura sul “Sistema acqua” del Piemonte. Alla fine di una stagione
media, l’agricoltura piemontese consuma oltre 4 miliardi di metri cubi (50%
Mm3/anno
consum o idrico
6000
4000
2000
0
agricolo
industriale
idropotabile
E poi ci dicono di
non tirare lo
sciacquone del
vater per non
sprecare acqua...
degli 8,3 miliardi utilizzati) a fronte di circa 50 milioni di metri cubi
consumati per usi civili (10% di circa 500 milioni utilizzati) e circa
25 milioni di metri cubi consumati per usi industriali (5% di circa
500 milioni utilizzati). Ad aggravare questa situazione c’è il periodo
nel quale avvengono gli utilizzi: più o meno distribuiti lungo l’arco
dell’anno per usi civili ed industriali, concentrati nei tre mesi estivi
per ciò che concerne l’irrigazione (proprio i mesi che naturalmente
sono più poveri d’acqua poiché alle temperature media più elevate
corrisponde un minimo di precipitazioni).
18
Le autorità sanitarie italiane hanno
informato le autorità sanitarie europee il 30 agosto 2007 della scoperta di oltre un centinaio di caso
di infezione a virus Chikungunya
nel distretto di Ravenna nel nordest di Italia.
Il numero dei nuovi casi attualmente è in decrescita secondo le
autorità italiane. L'Aedes albopictus, una delle zanzare vettore di
questa malattia, è insediata in
questa regione da parecchi anni e
ha permesso la trasmissione autoctona del virus.
Il Chikungunya è una malattia dovuta ad un virus trasmesso dalle
zanzare e di cui il nome significa in
Swahili "camminare curvato", descrivendo l'atteggiamento delle
persone raggiunte dal virus. Può
passare inosservata o può manifestarsi in media 4 a 7 giorni dopo la
puntura infettata, per l'apparizione
improvvisa di una febbre elevata
associata ai dolori articolari che
possono persistere parecchie settimane. La malattia, di evoluzione
spontanea spesso favorevole, può
in certi casi portare una stanchezza prolungata e dei dolori articolari
talvolta invalidanti. Il trattamento
è sintomatico. Alcuni casi di forme
gravi sono stati segnalati all'epoca
dell'epidemia di grande ampiezza
che ha toccato La Reunion e Mayotte in 2005-2006. La malattia è
stata descritta principalmente in
Africa, in Asia del sud-est, in India,
in Indonesia ed in Pakistan.
L'Aedes albopictus, talvolta chiamato zanzara-tigre, è anche presente in certe zone del sud della
Francia metropolitana, in particolare Alpi-marittimi e Corsica, ma non
ha mai trasmesso ad oggi il virus
del Chikungunya.
Da anni la sperimentazione della coltivazione del riso in asciutta
ha dato ottimi risultati...
Da:
La Stampa - Vercelli Marco Ferrando - 24-42007
Il riso ai tempi della siccità?
«Crescerà all’asciutto, o comunque con molta meno
acqua di oggi. La sommersione è un lusso che non
potremo permetterci per
sempre». Ogni volta che lo
ripete, gli agricoltori vercellesi che passano davanti al
suo campo completamente
asciutto storcono il naso:
«L’è fola», dicono con sarcasmo. Ma «il mare a scacchi», come vengono chiamate le risaie una volta allagate
non producono nessuna nostalgia su Elisabetta Lupotto
che, con l’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di
Vercelli che dirige da tre
anni, continua la sua battaglia a secco: «È un processo
irreversibile. Nell’Ottocento
le risaie venivano sommerse
con 20-30 centimetri d’acqua, col passare del tempo
si è ridotto l’allagamento a
un sottile velo d’acqua.
Adesso c’è addirittura un
laser che viene utilizzato per spianare il terreno e così non usare
neanche una goccia di troppo. I tempi della coltura si sono accorciati, sono scesi da 165 a 125 giorni. L’acqua un tempo era una sorta
di coperta fisiologica, che c’era e poteva essere utilizzata come si
credeva: oggi questo scenario non esiste più, domani sarà ancora
peggio. È giusto trovare strade alternative, e bisogna trovarle per
tempo». È da anni che a Vercelli si sperimenta come placare la sete
del riso, e dall'anno scorso anche l'Unione europea ci ha messo un
po' di soldi, 180 mila euro nel progetto «Cedrome». «Chiudendo
quasi completamente il rubinetto e accontentandosi del 20% dell’acqua normalmente utilizzata per una coltura tradizionale, si è scoperto che è possibile ottenere fino all'80% della resa derivante dalla
coltura in sommersione», spiega con
Vi proponiamo un caso di una azienda (Paderno) di Vinzaglio (NO) presso una punta d’orgoglio la Lupotto. Il secui la società ECOENZIMI® ha avviato prove di coltivazione di riso in greto? «Scegliere le varietà giuste,
ovvero quelle fisiologicamente meno
asciutta addirittura su terreni sabbiosi. (vedi foto a pag 16 e 17)
La sperimentazione ha dimostrare che è possibile coltivare il riso in asciut- “assetate” e al tempo stesso capaci di
ta, riducendo l’apporto di sostanze di sintesi (diserbi, concimi e antiparassi- ottimizzare tutto ciò che succhiano dal
tari). Oggetto della sperimentazione è anche stato valutare l’impiego delle terreno».
miscele enzimatiche su un terreno a base sabbiosa, ove prima non era mai Dall’anno scorso nelle risaie della Lustato conveniente eseguire la coltivazione. Proprio per questi motivi è stato potto, tra San Germano e Vercelli, la
preparato un protocollo di coltivazione al fine di impiegare al meglio i pro- semina si effettua a secco nel mese di
dotti e rendere possibile la coltivazione. All’atto della trebbiatura sono stati maggio, e al posto della sommersione
raccolti 4,7 q/pm (quintali per moggia che corrisponde a circa 4.713 mq) di si provvede a tre irrigazioni «potenti»,
tra giugno e luglio, proprio come avriso sulle camere ove è stata eseguita la sperimentazione.
viene per il mais. (…)
Da:
Il Punto Coldiretti del 5 maggio 2008
(…) La seconda tecnica e cioè la semina
diretta con irrigazione turnata prevede la
sostituzione della sommersione permanente
con l’alternanza di brevi periodi di adacquamento.
Con questo particolare sistema il riso viene
quindi considerato alla stregua degli altri
cereali come ad esempio il mais che vengono irrigati solo quando si verificano le condizioni di stress idrico. La semina viene eseguita a file su terreno asciutto, mentre l’apporto idrico avviene in funzione dell’evapotraspirazione effettiva, appositamente misurata nella coltura, in funzione dell’andamento climatico e delle caratteristiche pedologiche del suolo. Tale tecnica determina un
abbattimento del 20% dei volumi d’acqua
che in condizioni di coltivazione tradizionale
sono compresi tra i 15.000 e i 20.000 m3/ha
a stagione. Restituendo il 100% della quantità di acqua evapotraspirata e gestendo in
modo ottimale gli adacquamenti è possibile
ottenere produzioni di tutto rispetto soprattutto se paragonate a quelle conseguite con
la sommersione classica, specialmente se
correlate dall’impiego di varietà di riso dotate di buona o elevata risposta allo stress
idrico, da una adeguata somministrazione di
elementi fertilizzanti e da un corretto controllo delle infestanti.
In Piemonte le risaie producono
38.790,691 t di metano (Ch4)
(fonte: Regione Piemonte 1997)
Valore della produzione di riso
(2007)
Italia: 491 milioni di Euro (1,1% del
valore totale della produz. Agricola)
- Piemonte: 263 milioni di Euro
(7,8% del valore totale della produz.
Agricola regionale, 53,6% del valore
naz. del riso)
Calcoliamo gli sprechi d’acqua
Immaginatevi nei caldi giorni estivi
di lascare una bacinella d’acqua al
sole. Misurate di quanti centimetri
l’acqua diminuisce a causa della inevitabile evaporazione.
Diciamo un centimetro per comodità, ma sono molti di più. Consideraiamo 240.000 ettari di risaie sommerse nelle stesso condizioni, provate a calcolare:
1ettaro sono 10.000 mq
240.000 ettari sono 2.400.000.000
mq, moltiplicati per ogni centimetro
d’acqua perso per evaporazione,
pari a 0,01 m, ci darà una perdita di
24.000.000 mc. Naturalmente questa è solo quella persa per ogni centimetro di evaporazione poi c’è quella persa per filtrazione nel terreno...
19
I motivi di una vittoria a metà.
Perchè ha vinto (ma non troppo) Putin
Riccardo Manzoni
mb 339.1002650
e-mail: [email protected]
...ha
instaurato la
“democratura”,
che come si
vede già
dal nome si
fonda su un
ibrido tra
democrazia e
dittatura.
20
I FATTI
Le ultime elezioni in Russia si sono
concluse in maniera ambivalente:
da un lato Russia Unita, la formazione politica di Putin, rimane il
partito più votato, dall’altro tutti i
partiti di opposizione, a cominciare
dai comunisti, guadagnano consensi. Inoltre sembra che lo stesso
successo di Russia Unita sia dovuto
in misura più o meno consistente a
brogli elettorali, il che spinge moltissimi russi a chiedere nuove elezioni.
Un ulteriore elemento di ambivalenza é costituito dal fatto che cresce l’insofferenza verso Putin, ma i
liberali, veri e più radicali avversari
interni, nel complesso sono gli unici
a non trarre vantaggi politici.
LE CAUSE
Innanzitutto bisogna chiedersi perché il consenso di cui godeva Putin
é così diminuito apparentemente
all’improvviso; inoltre bisogna capire perché di questa situazione hanno avuto benefici comunisti e nazionalisti, anch’essi presenti nella
Duma (il Parlamento russo), e non
forze più fresche come i liberali.
Per quel che riguarda il primo aspetto, va detto che Putin in passato ha da un lato continuato la linea
politico-economica eltsiniana per
tranquillizzare sia i governi europei ed americani sia i sostenitori
interni dell’ex presidente, dall’altro si é presentato come l’uomo
nuovo e forte che allontana tutti coloro anche
solo sospettati di corruzione e che si batte per
una Russia nuovamente
forte e rispettata nel
mondo.
Per ottenere questo
risultato politico, ha
adottato un modello
economico opposto non
solo ai comunisti, ma a
tutti i governi europei
precedenti, di qualsiasi
idea politica fossero.
Infatti l’Inghilterra liberale del Settecento, la
Germania guglielmina di
Vladimir Putin
fine Ottocento e fascismo, nazismo
e comunismo nel Novecento hanno
sempre puntato sulle risorse più o
meno abbondanti dei rispettivi paesi per sviluppare l’industria nazionale. In questo modo, soprattutto
nei casi dell’Inghilterra e dell’Unione Sovietica, si é creato uno sviluppo solido che ha permesso in seguito di divenire grandi potenze
mondiali creando vasti imperi od
aree di influenza più o meno diretta. Ai tempi del comunismo i luoghi
ricchi di materie prime erano addirittura considerati un vero e proprio
segreto di Stato da non rivelare per
nessun motivo.
Putin, invece, non solo ha aperto
la Russia alla globalizzazione attirando investimenti stranieri, ma ha
creato in parte un’economia
“arabizzata”, cioè legata in modo
consistente all’esportazione di materie prime. In questo modo, ha
ottenuto risultati politici importanti,
come il miglioramento notevole dei
rapporti con la Germania, soprattutto quando era Cancelliere Schroeder, e con l’Italia di Berlusconi;
inoltre il miglioramento economico
interno ha portato alla creazione
della classe media, soprattutto nelle grandi città.
Allo stesso tempo, però, ha creato
un’economia fortemente intrecciata
alla domanda esterna, con tutte le
oscillazioni che una situazione simile comporta. Di conseguenza anche
lo sviluppo economico interno poggia su basi malsicure e questo si
vede bene dai sondaggi rivolti ai
ragazzi russi: mentre negli anni
della presidenza di Putin il sogno di
gran parte di loro era rimanere in
Russia, ora molti di loro vorrebbero
emigrare, segno di un notevole
peggioramento della situazione.
Inoltre lo sviluppo sociale degli anni passati e l’arrivo delle nuove tecnologie rendono i cittadini sempre
meno disposti a tollerare in silenzio
gli abusi del potere e la corruzione
largamente presente negli apparati
statali. Da questo punto di vista ha
completamente torto Andreotti,
quando sostiene “Il potere logora
chi non ce l’ha”, in quanto é vero
esattamente l’opposto. Del resto
una situazione simile si é verificata
anche in Italia: basti pensare a
quanto erano popolari e carichi di
sogni Bossi e Berlusconi all’inizio
degli anni Novanta e confrontarli
con quello che sono diventati oggi
per rendersi conto di questa verità.
Per quel che riguarda la Russia,
Putin ha vissuto la stessa evoluzione: partito come l’uomo che sfida
coraggiosamente ed implacabilmente gli oligarchi (persone che
nel periodo di Eltsin si erano arricchite enormemente spesso con
metodi illegali) tanto da mandarne
alcuni in carcere, e costringerne
altri all’esilio, ha creato in seguito
un partito considerato nel corso
degli anni da molti cittadini “il partito dei ladri e degli imbroglioni”.
Questo ha portato molti di loro a
contestare direttamente Putin prima con fischi, poi con elezioni non
brillanti per Russia Unita, infine con
quasi quotidiane manifestazioni di
protesta per chiedere nuove consultazioni elettorali.
Putin, accusato anche a livello internazionale di non rispettare la
volontà popolare, ha reagito a tali
eventi dicendo che sono il frutto
“democratico” dei suoi anni di governo, per cui va fiero del risultato
raggiunto. Questa frase, liquidata
spesso in Occidente come provocazione, andrebbe invece analizzata
più a fondo perché mette in evidenza, molto probabilmente senza
volerlo, le contraddizioni del sistema politico da lui creato.
Egli ha instaurato la “democratura”, che come si vede già dal
nome si fonda su un ibrido tra democrazia e dittatura. Infatti da un
lato esistono elezioni per il Parlamento e perfino per il Presidente
della Repubblica, dall’altro chi esercita una vera libertà di giudizio corre seri rischi, come hanno tragicamente sperimentato in prima persona tutti i giornalisti assassinati
dopo anni di inchieste scomode.
Questo sistema può reprimere il
dissenso anche violentemente, ma
non soffocarlo a priori, né togliere
ai cittadini la volontà di difendere i
diritti acquisiti in tutti i campi, perché in questo caso diventerebbe
una dittatura vera e propria. Di
conseguenza anche il potere apparentemente più solido deve tenere
conto dell’opinione pubblica e ciò lo
rende in realtà fragile.
Per quel che riguarda gli altri partiManifestazione contro Putin a Mosca
ti, bisogna considerare la psicologia
collettiva e la storia russa.
A livello psicologico, la Russia é
stata profondamente influenzata
dalla religione ortodossa che non
ha mai riconosciuto il Purgatorio e
questo ha portato ad una mentalità
molto radicale. Inoltre il fatto di
considerarsi la Terza Roma ha accentuato molto l’aspetto messianico e il concetto di dovere svolgere
una missione nel mondo. Tutto
questo favorisce l’affermazione di
forze politiche con connotazioni
ideologiche molto accentuate, a
scapito di quelle più moderate come i liberali.
Per quel che riguarda la Storia, la
Russia da sempre ha con l’Europa
occidentale un rapporto ambivalente: la corrente occidentalista la
considera un modello da imitare,
mentre quella slavofila vuole difendere l’identità russa nella sua purezza preservandola dal contatto
con l’Occidente, visto come corruttore morale. Questo sentimento di
amore-odio e prima ancora di appartenenza-estraneità della Russia
all’Europa é stato descritto bene
dagli storici De Bernardi e Guarracino, che scrivono a proposito del
Settecento: “Iniziò da questo momento il vero incontro-scontro con
l’Europa , nei cui confronti la Russia
si sarebbe sentita a volte “parte”, a
volte “altra” e gli stessi europei
occidentali hanno continuato ad
essere incerti sul come considerare
i russi, i quali dal punto di vista
etnico, linguistico e culturale sono
europei, ma la cui storia si é svolta
per troppo tempo in una sorta di
universo parallelo, che ha intersecato solo per brevi periodi la storia
dell’Occidente, facendo sì che essi
divenissero qualcos’altro”.
Certo, molti Zar, come Pietro il
Grande, e nell’Ottocento gli ufficiali
decabristi, appartenevano alla prima corrente, ma per ironia della
Storia proprio con Pietro il Grande
é iniziata la situazione di incontro
culturale ed allo stesso tempo di
scontro militare con l’Europa.
Inoltre nell’Ottocento per influsso
del Romanticismo tedesco anche in
Russia si sono diffusi populismo e
panslavismo, speculare al pangermanesimo, ideologie che hanno
rafforzato il sentimento di estraneità verso l’Occidente. A contribuire
ulteriormente in questa direzione é
nel Novecento la presenza di due
ideologie tra loro diverse. La prima, “di sinistra”, nasce con l’Unione Sovietica ed é nostalgica di essa, la seconda , “di destra”, invece
rimpiange la Grande Russia. Pur
avendo punti di partenza diversi,
entrambe esaltano il nazionalismo
e lo presentano all’opinione pubblica come qualcosa di giusto e di
naturale. Infatti per i comunisti il
nazionalismo russo è uno dei vari
elementi serviti a compattare l’Unione Sovietica contro il nazismo,
mentre per i nostalgici dello Zar
l’identità russa è stata la prima vittima della rivoluzione d’ottobre ed il
nazionalismo non fa altro che riportare alla luce l’eterna e grande Anima Russa.
Questo porta ad una prima importante differenza della Russia rispetto agli altri paesi europei: il nazionalismo è un fenomeno trasversale
accettato ed esaltato anche da forze politiche che in altri contesti lo
combattono. Infatti i comunisti russi rimpiangono l’Unione Sovietica
non solo per motivi generalmente
21
considerati di sinistra, come la lotta
alla miseria ed alle disuguaglianze
sociali; un aspetto ricorrente è
proprio il ricordo della potenza perduta, che deve essere ripristinata.
Questo perchè l’Unione Sovietica,
dietro la bandiera dell’internazionalismo e dell’aiuto ai popoli oppressi,
era riuscita a crearsi in realtà una
propria immensa area d’influenza
ed a diventare la più grande potenza mondiale dopo gli Stati Uniti.
Inoltre il fatto che Stalin, capo comunista indiscusso di tutta l’Unione
Sovietica, abbia ripreso con vigore
la politica di russificazione già in
atto durante l’epoca zarista ha portato ad un’altra situazione tipica
della Russia: il formarsi di un nazionalismo in cui le due nostalgie sopra descritte si intersecano e si
sovrappongono. Il fatto che dopo
la caduta dell'Unione Sovietica lo
scrittore Limonov abbia creato il
Partito Nazionalbolsevico è impensabile in qualsiasi altro paese europeo, in quanto nel resto d’Europa
stalinisti e nazionalisti si considerano addirittura nemici, o quasi.
In Russia questa sovrapposizione di
due nazionalismi in origine diversi
porta infine ad un’ulteriore specificità di quel paese, il reciproco influenzarsi ideologicamente: se nazionalisti di destra rimpiangono
l’Unione Sovietica, per parte loro i
comunisti utilizzano temi collegati
al nazionalismo zarista come la
slavofila e persino l’antisemitismo,
che in altri paesi viene considerato
tipico appannaggio della destra più
estrema.
22
Questa situazione ai nostri occhi
ambigua ha favorito in un primo
tempo Putin, che incarna bene
questa duplice nostalgia: egli infatti
è russo e si presenta come il salvatore della Russia, ma al tempo
stesso molti anni addietro ha lavorato in prima persona per il KGB,
cioè per un’istituzione che anche
all’estero era particolarmente famosa e temuta e che è quasi il simbolo stesso della grandezza sovietica. Questo può aver convogliato,
almeno parzialmente, su di lui anche le simpatie di quanti vorrebbero il ritorno, se non dell’Unione Sovietica, perlomeno della potenza di
quell’epoca. Allo stesso tempo Putin, comportandosi da sintesi vivente dell’identità russa in tutta la sua
interezza, ha incarnato, sia pure in
modo contraddittorio, anche l’anima occidentalista non solo sul piano economico, come visto in precedenza, ma anche su quello politico.
Infatti dopo l’11 settembre 2001 si
é schierato subito a fianco degli
USA contro il terrorismo islamico,
anche per poter continuare la sua
guerra contro gli indipendentisti
ceceni con l’appoggio internazionale. Negli anni successivi ha poi
proseguito una politica estera di
avvicinamento all’Occidente, tanto
da arrivare con Berlusconi all’accordo di Pratica di Mare, che prevedeva la partecipazione della Russia ai
vertici NATO.
Ciò peraltro non gli ha impedito né
di essere estremamente critico verso alcune decisioni americane, come la volontà di installare missili in
Polonia, né di accusare i dissidenti
interni di essere al
soldo degli Stati
Uniti, a loro volta
indicati come i veri
responsabili dell’attuale crisi economica.
Ora che la sua
stella si é in parte
offuscata, la polarizzazione ideologica ha premiato
soprattutto i comunisti, ma anche i
nazionalisti,
in
quanto portatori di
idee politiche e
ricette economiche
considerate davvero alternative a
Eduard Limonov
quelle perseguite finora.
A livello politico, soprattutto i comunisti, vogliono un avvicinamento
al mondo islamico per creare un
blocco alternativo agli Stati Uniti,
visti come il vero nemico.
A livello economico vogliono un
intervento molto massiccio dello
Stato, come la nazionalizzazione
delle banche, e di conseguenza
contestano il modello sviluppatosi
dopo la fine dell’Unione Sovietica.
Anche da questo punto di vista i
liberali sono danneggiati, in quanto
già in passato erano minoranza in
Russia ed oggi la loro situazione
per certi versi forse si é persino
aggravata. Infatti tutta la storia
russa é caratterizzata dall’azione di
“uomini forti”, anche quando essi
sono favorevoli all’apertura verso
l’Occidente, e ciò é in netto contrasto con il sistema liberale, che si
basa su pesi e contrappesi a scapito della volontà del singolo uomo
politico. Non va poi dimenticato
che la Russia già a fine Settecento
combatteva a fianco dell’Impero
Austriaco contro Napoleone ed i
principi rivoluzionari liberali da lui
rappresentati, quindi l’ostilità verso
questi valori é parte integrante della sua storia.
Inoltre la fine dell’Unione Sovietica
ha portato molti russi all’accostamento tra liberalismo e liberismo
con la decadenza politico-militare,
la deriva morale e la crisi economica conseguente ad essa.
Questo spiega perché i liberali, visti
come i più sinceri amici dell’Occidente in tutti gli ambiti, abbiano
notevoli successi nei quartieri delle
grandi città abitati dall’elite ricca ed
occidentalizzata e più in generale,
dalla classe media, mentre per gli
stessi motivi non riescono a sfondare nella “Russia profonda”, che
invece diffida di loro. Questa contrapposizione sociale e geografica
presenta notevoli affinità con il
mondo islamico, perché anche in
quel contesto alla minoranza laica e
filo-occidentale si contrappone la
stragrande maggioranza della popolazione antioccidentale e legata
ai valori religiosi tradizionali. Emblematici da questo punto di vista
sono Soljenitzin e Navalny, per
quel che riguarda la Russia.
Il primo é un famosissimo intellettuale, che, dopo una vita trascorsa
a combattere il comunismo, denunciò la deriva morale e politica della
Russia postcomunista e diede la
colpa proprio ai valori occidentali,
in realtà americani, penetrati in
Russia. In questo modo si è nuovamente diffuso un odio antioccidentale, giustificato come difesa attuata nei confronti di un sistema vittorioso, ma pericoloso e corruttore.
Il secondo, che sembra destinato a
divenire l’astro politico nascente,
unisce l’utilizzo di Internet e la denuncia della corruzione al nazionalismo ed alla difesa dell’identità russa. Queste prese di posizione gli
hanno causato l’espulsione da Yabloko, il partito liberale, ma in compenso gli hanno conferito notevole
popolarità tra i russi.
Il persistere di un nazionalismo così
diffuso si spiega con il fatto che a
fine Ottocento la Russia zarista con
il movimento dei “Centoneri” era
insieme all’Impero Austro-Ungarico
ed alla Francia dell’Affaire Dreyfus,
uno dei tre “cuori neri” d’Europa.
Da questo punto di vista, in Austria
von Schoenererer, importante esponente radicale austriaco del
pangermanesimo, e Lueger, borgomastro antisemita di Vienna di fine
Ottocento, hanno esercitato una
profonda influenza su Hitler, anch’egli austriaco, in Russia il movimento dei “Centoneri” viene considerato un movimento per certi versi proto-fascista e in Francia l’
”Action Française” di Maurras viene
ritenuto dallo storico tedesco Ernst
Nolte il primo vero movimento fascista europeo. Non é certamente
un caso che proprio in Russia, Austria e Francia ancora oggi l’estrema destra abbia un notevole consenso.
Un altro elemento che ha portato a
Alexander Soljenitzin
questo risultato, paradossalmente é stato il comunismo.
Infatti esso, anche se utilizzava parole d’ordine internazionaliste, ha creato in realtà un’economia ed una società chiuse e questo tipo di sistema,
come é noto, costituisce il terreno migliore per il nazionalismo. Inoltre la persecuzione
verso la religione e l’identità
culturale preesistenti non ha fatto
altro che portare ad una loro rinascita esacerbata dopo la sua caduta, come infatti é avvenuto in modo
più o meno diffuso in tutti i paesi
post-comunisti.
In Russia questo fenomeno é stato accentuato dal fatto di essere la
nazione chiaramente sconfitta nella
Guerra Fredda, mentre in quasi
tutti gli altri casi questo ha coinciso
con il recupero dell’indipendenza
ed in molti di essi con un “ritorno
a casa” all’interno dell’Occidente.
Ciò ha conferito al rinato nazionalismo russo un notevole revanscismo
e rifiuto dell’Occidente, a differenza
di quanto avvenuto altrove, dove
invece si é rinfocolato proprio il
sentimento antirusso e questo ha
portato ad aderire, o cercare di
aderire, all’Ue ed alla NATO.
Inoltre dopo il crollo del comunismo in Russia si é diffusa l’ideologia del “sonderweg”, “via particolare”, prima esistente in Germania.
Essa sostiene che la Russia, come
in passato la Germania, deve realizzare un modello di società diverso sotto tutti gli aspetti da quelli
fino adesso esistenti. Mentre in
Germania questa ideologia é successivamente confluita nel nazismo, in quanto contestava sia il
sistema liberale occidentale sia il
comunismo sovietico, in Russia
oggi mette in primo piano il contrasto con l’Occidente e quindi anche
questo filone di pensiero diviene un
ulteriore ostacolo per i liberali, a
tutto vantaggio
delle forze antioccidentali.
Ne
consegue
che i liberali
possono crescere, soprattutto
se continua a
svilupparsi
la
classe media e
se i russi vogliono
difendere
sempre più i loro
Alexej Navalny
diritti acquisiti e tollerare sempre
meno abusi di potere e corruzione,
ma hanno davanti a loro una strada difficile da percorrere, in quanto
le loro idee sono controcorrente
non solo oggi, ma più in generale
nei confronti del passato del proprio paese, che si é sempre svilupI Cento neri o Centurie nere
Secondo molti studiosi il Fascismo non è nato in Italia e in
Germania. Ebbe la sua prima
manifestazione in Russia, col
movimento dei “Cento Neri”,
completo già all’inizio del 900
nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. (Maurizio
Blondet). Per Thomas Sthaler Fascismo- Fascismi-Nazionalsocialismo- (Idee in Movimento,
Genova, 2006) afferma che si
può considerare l’Unione del
Popolo Russo (UPR) di Dubrovin, fondata nel 1905, come il
primo partito fascista. Sta di
fatto che gli attivisti dei -Cento
Neri- (ad Odessa agirono squadre di -Camicie gialle-) vengono
ricordati per lo più per la loro
partecipazione alle violenze antiebraiche i cosiddetti -pogrom-.
Uno dei loro slogan, che ritroveremo poi mutatis mutandis in
molti paesi era “La Russia ai
Russi”
Principali esponenti dell’UPR Unione
del Popolo Russo
23
Le ragioni degli evasori...
Perseguire gli
evasori è giusto,
additarli come
parassiti, terroristi
farne il capro
espiatorio dei
fallimenti da
imputare invece
alle diverse classi
politiche che si
sono avvicendate
è semplicemente
il tentativo di
evadere... dalle
proprie
responsabilità
24
Assistiamo in queste settimane ad
una campagna pubblicitaria di comunicazione istituzionale sull’evasione fiscale, realizzata dall’Agenzia
delle Entrate e dal Ministero dell’Economia e dalla Presidenza del
consiglio dei Ministri in cui si spiega
che chi evade le tasse danneggia i
servizi pubblici: meno scuole, asili
nido, trasporti, ospedali, ecc., in
uno spot vengono addirittura chiamati parassiti della società. L’oscar
della campagna va all’alessandrino
Francesco Pizzetti, il Garante della
Privacy che paragona gli evasori ai
terroristi.
A questo si aggiungono periodicamente servizi giornalistici sui TG in
cui si denunciano importi di evasione fiscale miliardari, oltre naturalmente alle scoperte della guardia di
finanza di evasori a vari livelli, dai
dipendenti pubblici che fanno doppio lavoro, ai commercianti che non
rilasciano scontrini ecc. ecc.
Su internet vi sono siti che raccolgono le denunce fatte dai cittadini
di violazione dei doveri fiscali con
tanto di grafici per aree geografiche, categorie di evasori, ecc.
Tutti i politici quando si sentono
fare la classica, quanto scontata,
domanda: dove prendere i soldi per
pagare il debito pubblico?, da buoni ignavi giusto per non inimicarsi
qualche categoria di elettori rispondono sistematicamente: dall’evasione fiscale, of course. E’ la classica
risposta che fa fine e non impegna
e, aggiungiamo, non risolve.
Ma noi che siamo abituati a cercare
il rovescio di tutte le medaglie, anche quelle che brillano tanto da
abbagliare per i loro più o meno
giustificati meriti, vogliamo capire
come mai gli italiani sono così cattivi, perché evadono più di tutti gli
altri cittadini europei (non è proprio
così), perché se appena possono
fottono lo stato: siamo forse diversi
dai nostri compatrioti europei? l’evasione è quindi una peculiarità
della… razza italica?
No, non siamo così banali, secondo
noi non è una questione di razza, è
una questione squisitamente… politica.
Cominciamo col chiarire qualche
concetto: secondo alcuni chi evade
ruba soldi allo Stato e quindi ai
propri connazionali che le tasse le
pagano.
Noi non la pensiamo così: rubare
ha sempre avuto un solo significa-
to: appropriarsi dei denari o beni
altrui. Chi evade, invece, la ricchezza l’ha prodotta lui stesso e non
versa allo Stato quanto le leggi impongono.
Il fatto che la ricchezza l’abbia prodotta l’interessato è discriminante
rispetto all’appropriazione indebita
o addirittura al furto che riguarda
la ricchezza di altri.
Qualcuno può obiettare che l’evasore però usa i servizi pubblici senza aver pagato il dovuto di tasse,
oppure che altri cittadini, che hanno fatto il loro dovere fiscale, si
trovano a godere di minor servizi a
causa delle evasioni che sono quindi assimilabili a un furto di welfare.
Questo è anche l’oggetto della
martellante campagna elettorale
della Presidenza del Consiglio e del
Ministero dell’Economia.
Ma anche su questa analisi abbiamo qualcosa da eccepire e lo faremo più avanti in questo scritto.
Prima però bisogna fra chiarezza su
quanto ammonta realmente l’evasione fiscale in Italia.
Al di là di analisi più o meno serie,
anche se sempre interessate, ci
affidiamo all’ISTAT che stima fra i
255 e i 275 miliardi di Pil sottratto
al fisco, il cosiddetto “nero”, cui
corrispondono 110-118 miliardi di
minore entrate.
In gran parte il sommerso è costi-
tuito da sottodichiarazione del fatturato e da rigonfiamento dei costi
e si concentra in particolare nei
settori dell'agricoltura e dei servizi.
Chiariamo inoltre la differenza fra
pressione fiscale e pressione tributaria.
La prima è data dall’ammontare di
tutte le imposte e tasse pagate dai
cittadini e imprese in rapporto al
Pil. La seconda quella tributaria
non tiene conto dei contributi previdenziali.
A questa seconda quindi ci riferiremo ben sapendo che è inferiore a
quella fiscale, e ben sapendo che
anche su questi contributi, che dovrebbero essere un sorta di retribu-
25
zione differita, lo Stato sta mettendo le mani.
Torniamo ora ai servizi che non
funzionerebbero a causa dell’evasione fiscale.
Facciamo il confronto con altri Paesi europei per vedere come funzionano i servizi.
Dal 2005 la pressione tributaria
italiana supera di cinque sei punti
di Pil quella tedesca.
Di questi una parte viene assorbita
dagli interessi sul debito pubblico,
fino al 2009 di circa 2,1 punti superiori a quello tedesco (cui contribuisce anche il famoso spread che
oggi balla attorno al 5%).
Restava comunque una pressione
tributaria di circa 3,5% sul Pil maggiore di quella tedesca.
Abbiamo chiarito quindi che la
maggior tassazione non può essere
giustificata solo con il maggior costo del nostro debito pubblico come
da molti affermato; debito di cui
comunque non sono certo responsabili i cittadini ma chi ci ha governato per decenni e che ora sia pur
per differita persona (un “tecnico”)
continua ad approvare le leggi.
In Italia la maggior tassazione è
legata, in buona parte, all’inefficienza e al malfunzionamento dell’apparato pubblico.
Un cittadino italiano al di là del debito pubblico, paga per questa inefficienza comunque più tasse di un
tedesco, attualmente secondo i dati
Ocse dal 2009 siamo i terzi al mondo per tasse versate preceduti solo
da Danimarca e Svezia, e pur pagando di più di molti amici europei
i nostri servizi, come tutti sanno,
sono peggiori e gli sprechi maggiori.
In quanti programmi Tv o giornali
sono stati riportati casi di autostrade, ospedali, carceri costate un
sacco di soldi dei contribuenti e mai
finite, mai utilizzate che dopo anni
26
ormai cadono a pezzi?
Non ci pare di ricordare che venissero perseguiti e condannati funzionari o politici per quegli sprechi,
quelli sì furti in quanto sottrazione
di denaro frutto del lavoro di altri
senza che venisse poi fornito il corrispettivo servizio.
Tanti sono quegli sperperi da spingere il nuovo governo a introdurre
l’elenco-anagrafe delle opere incompiute, speriamo (ma è lecito
dubitarne) che ne sappia fare buon
uso.
Così come le spese sanitarie che
molti cittadini debbono, non per
scelta, pagare presso strutture private perché le liste di attesa sono
troppo lunghe. Con le loro tasse
hanno già pagato per quel servizio
ma devono ripagarlo per l’inefficienza dello Stato. E così potremo
dire per i trasporti, quanti usano
l’auto propria per recarsi al lavoro
per l’inefficienza di ferrovie e servizi
di trasporto locale?, quanto incide
sul costo delle merci l’inefficienza
dei trasporti e le tasse sui carburanti? E che dire della giustizia?
quanti costi legali aggiuntivi, anni
di attesa per forse, magari, chissà,
vedersi riconosciute le proprie ragioni?. Il risultato è che per queste
inefficienze oggi molti rinunciano a
far valere i propri diritti in sede
giudiziaria perdendo anche cospicue somme di denaro.
Che dire della sicurezza pubblica:
quanti vedendosi derubare dell’auto o parti di essa, o venendosi scippato o truffato (magari da qualche
banca) spera di tornare in possesso
del maltolto?
E che dire degli anni e dei soldi
spesi per avere una banale licenza
edilizia o semplicemente per aprire
una finestra a casa nostra, non
parliamo poi se si vuole aprire una
attività.
Un aspetto che non viene mai considerato sotto il
profilo dei costi è il
tempo. Si usa dire
che il tempo è denaro, ed è vero.
Ore perse in file
agli sportelli o per
recarsi presso uffici
per adempiere a
obblighi
generati
spesso solo da una
ipertrofica, dilagante
e
purtroppo
spesso inefficiente
burocrazia. Sono ore sottratte al
lavoro, ma fosse anche al riposo o
al divertimento o al tempo passato
con la propria famiglia, sono comunque ore di vita, pezzi di vita
che insieme formano mesi, anni,
sottratti inutilmente dallo Stato e
che il cittadino è costretto a pagare.
Non occorre proseguire su questa
strada perché siamo sicuri che ogni
nostro lettore ha sperimentato
qualcuno delle citate situazioni che
hanno una causa comune fondamentale che non è l’evasione fiscale, ma l’inefficienza dello Stato.
Una inefficienza atavica.
Quindi è in questo conteso che il
nostro signor Rossi diventa evasore
e quando viene a casa sua l’idraulico che, grazie alla mancate liberalizzazioni, gli fa pagare 500 € per
collegare con ½ metro di tubo i
fornelli,
alla fatidica domanda:
vuole fattura? Risponde: no grazie,
per risparmiare oltre cento € di Iva,
così come col muratore o tanti altri
artigiani (per fortuna non tutti) a
cui i cittadini devono rivolgersi per
quei banali interventi in casa o in
azienda.
Bertolussi nel suo libro si esprime
con una metafora illuminante.
Immaginiamo di aver due condomini uno chiamato Italia l’altro Germania. Il primo gestito malamente:
vetri rotti, scale sporche ascensori
fermi. L’amministratore si giustifica
dando la colpa all’inquilino al primo
piano che non paga la sua quota di
spese condominiali. Nel condominio
Germania (o Francia o Svizzera o…)
le scale sono pulite i vetri al loro
posto e l’ascensore funziona eppure anche lì c’è un inquilino che non
paga…
E’ giusto imputare tutta quell’inefficienza all’inquilino che non paga o
non è il caso di cacciare l’amministratore?
Ma rappresentiamo nei numeri l’inefficienza.
In Germania i tributi sono il 23,3%
del Pil in Italia il 29%, tolte le spese per il debito pubblico quanto
resta ai due stati: alla Germania il
9,1% del Pil all’Italia il 7,7%
In Italia c’è un dipendente pubblico
ogni 16 abitanti in Germania uno
ogni 18 abitanti. Quanto costano
gli stipendi dei dipendenti pubblici?
Nel 2008 in Italia il 10,9% del Pil,
in Germania il 6,9% .
L’Italia destina alla spesa per la
protezione sociale ossia a pensione, sanità, invalidità, maternità,
infanzia, famiglia, disagio sociale il
25,5% del suo Pil (2007) 3,5% in
meno delle Francia, 2,5% in meno
del Belgio, 1,2 in meno della Germania. Paesi in cui la pressione
fiscale è minore ma le spese per la
protezione sociale maggiori come
anche la loro efficienza.
Per efficienza il sistema pubblico
tedesco si trova al 16° posto nella
classifica del World Economic FoScheda giustizia
(Dal dossier Giustizia dei Radicali)
I TEMPI DELLA “DENEGATA GIUSTIZIA”
Il problema dell’eccessiva durata dei procedimenti e dei processi, in ogni
tipo di giurisdizione è noto a livello internazionale, in quanto l’Italia viene
costantemente condannata per questo dalla Corte di Giustizia per violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali.
La situazione della giustizia civile è gravissima anche perché la lentezza dei
processi si accumula da decenni: la durata media del processo civile è pari
a 337 giorni, per quanto riguarda i processi di competenza del giudice di
pace, e del triplo per quanto riguarda i giudizi di primo grado davanti a
tribunale. Per il secondo grado dei procedimenti civili la durata media è di
1338 giorni. Dinanzi alla Cassazione, infine la mole di ricorsi che vengono
annualmente iscritti è di gran lunga superiore a quella che la Corte riesce a
decidere e questa eccedenza si cumula con quella degli anni precedenti, la
pendenza è aumentata quest'anno da 61.951 a 76.478 ricorsi (+ 23%). La
durata media del ricorso per cassazione in materia civile, passata da 836 a
994 giorni, pari a 33 mesi
La durata delle cause previdenziali è stata in media di 1.019 giorni, sempre
nel periodo tra il 1 luglio 2001 e il 30 giugno 2002.
La situazione della giustizia Penale non è confortante: dilatazione temporale della durata dei procedimenti davanti agli uffici del GIP (da 194 a 261
giorni ed incremento delle pendenze (del 27,6%). La durata media dei ricorsi per cassazione in materia penale è stata di 219 giorni, dal momento
in cui pervengono alla Corte a quello in cui vengono decisi
SCARSA EFFETTIVITA’ DEL SISTEMA PENALE ED ALTRE DISFUNZIONI ED ILLEGALITA’ DEL PROCESSO
Il numero dei delitti dei quali sono rimasti sconosciuti gli autori sono stati
2.289.363, pari all'81% di tutti i delitti denunciati Sono rimasti ignoti il 96%
degli autori di furti. Ed è risaputo che per taluni tipi di reati (come il furto
di veicoli) le indagini non vengono neppure iniziate.
(Da Panorama.it)
I processi in Italia durano troppo. Tutti lo sanno e tutti ne discutono. Ma le
cause dei tempi lunghi della giustizia non sono, come spesso si sente dire, i
cavilli legislativi cui gli avvocati si appigliano o l’eccessivo garantismo del
sistema. Sono invece, sempre secondo lo studio, molto più banali disfunzioni organizzative e logistiche. Ecco alcuni dati della ricerca: il 69,7 per
cento dei processi presi in considerazione non si è concluso con una sentenza, ma è stato rinviato ad altra udienza. Di questi rinvii, il 2 per cento è
dovuto al legittimo impedimento dell’imputato e il 3,3 per cento del difensore. Ben il 9,2 per cento è causato dall’assenza del giudice, mentre l’1,8
da problemi pratici (mancanza di un fascicolo, assenza dell’interprete, del
trascrittore o dell’aula). Il 13,4 per cento dei processi è stato rimandato per
omessa o irregolare notifica della citazione all’imputato, al difensore o alla
parte offesa. A questo va aggiunta la percentuale dei rinvii dovuti a mancata o errata notifica a testimoni e periti: 9,6 per cento. Il 28,9 per cento dei
testimoni regolarmente convocati inoltre non si è presentato all’udienza.
rum, l’Italia al 97° posto.
Un Parlamentare Italiano percepisce 15-17.000 € al mese i Germania 7-8.000. In Italia abbiamo 630
deputati e 315 senatori con 60,6
milioni di abitanti), in Germania
614 (Bundestag), 69 (Bundesrat)
con 81,5 milioni di abitanti.
In questo Stato ma anche in questo stato (inteso come condizione)
si trovano i cittadini italiani che
come da altri scritto oltre ad esser
(super)tassati sono anche mazziati… e naturalmente additati come
popolo di evasori e assimilati ai
Continua a pag 31
Gennaio 2012 Osservatoriopiemonte
Periodico indipendente di politica,
cultura, storia. - Aut. tribunale di
Torino n° 5554 del 2-11-2001 Direttore Responsabile: Enzo Gino.
Sede legale 15020 Cantavenna di
Gabiano (AL) - Stampato in proprio
- Editore: Piemonte Futuro - P. Iva
02321660066 - Per informazioni,
collaborazioni, pubblicità e contatti:
[email protected]
cell. 335-7782879
fax 1782223696
Distribuzione gratuita.
www.osservatoriopiemonte.it
Finito di stampare il
16 gennaio 2012
27
Scheda sanità
Sanità, madre di tutti gli sprechi
Da "LA STAMPA" di martedì 3 gennaio 2012 di Flavia Amabile.
E’ la gallina dalle uova d’oro, un grande portafoglio capace di elargire miliardi di euro ogni anno a carico delle
casse dello Stato.
E’ la Sanità, da anni luogo di truffe, sprechi e costi privi di qualsiasi senso non solo economico ma persino logico
come appare dalle cifre e dalle relazioni della Corte dei Conti.
Ogni anno dalle casse dello Stato escono circa 137 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi: circa 77 miliardi vengono adoperati dalle amministrazioni locali per l’acquisto di beni e servizi nel settore della Sanità, secondo
quanto risulta dai dati forniti dal ministero delle Finanze e dalla Ragioneria dello Stato. Una cifra lievitata di 24 miliardi in soli cinque anni. Nel 2004 la spesa complessiva era di 113 miliardi, le amministrazioni locali ne spendevano
53 per gli acquisti nel settore sanitario.
In un sistema che funzioni a un aumento di spesa dovrebbe corrispondere un aumento dell’efficienza. Non nella
Sanità.
Dal rapporto «Ospedali & Salute 2011», realizzato da Aiop, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata, in collaborazione con Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema, risulta proprio il contrario.
Cresce la quota d'inefficienza degli ospedali pubblici che ricevono un finanziamento più alto del valore delle prestazioni che erogano. In media sprecano oltre il 29% dei finanziamenti, pari a circa 13 miliardi di euro l'anno.
Gli sprechi vanno da un minimo del 17,2% del Veneto ad un massimo del 46,4% della Calabria.
Le meno sprecone sono le regioni a statuto ordinario dove comunque viene perso un quarto delle risorse, il 27,9%.
Nelle regioni a statuto speciale la media dell'inefficienza arriva al 36,1%. Se si guarda il quadro delle singole regioni
i risultati cambiano anche di molto e ci sono alcune sorprese: infatti nonostante il Nord testimoni in generale una
maggiore capacità di gestione delle risorse anche qui il margine di spreco è cresciuto: 21,8% rispetto al 20,5% dell’anno precedente. La Lombardia perde il primato di regione più efficiente d'Italia (19,3% contro il 16,9%) e cede il
posto al Veneto (17,2% contro il 18,1%).
Fra le regioni a statuto speciale il maggior tasso di inefficienza spetta alla Sicilia (37,8%) e alla Sardegna (41,8%).
Quanto ci costano questi sprechi? A rispondere è la Corte dei Conti nelle sue relazioni.
«L’insieme delle pronunce emesse ha comportato condanne per un importo complessivo di quasi 60 milioni di euro
per i giudizi di responsabilità, cui si aggiungono altri 200.000 euro circa per i giudizi di conto», scrive il procuratore
generale Mario Ristuccia nella relazione di apertura dell’anno giudiziario 2011.
In totale fanno circa 254 milioni di euro di danni in gran parte concentrati nel Lazio (oltre 130 milioni di euro),
in Sicilia (oltre 69 milioni di euro), in Calabria (oltre 38 milioni di euro) ed in Lombardia (oltre 17 milioni di euro)
La maglia nera, insomma,
spetta al Lazio dove accade di
tutto.
Il vice procuratore generale della
Corte dei conti della regione, Pio
Silvestri, ne traccia un ritratto impietoso.
In questo settore, avverte,
«l'interesse privato ha assunto caratteri truffaldini, e talora francamente prevaricanti, in pregiudizio
del pubblico interesse».
«Alcuni casi sono la clinica San
Raffaele di Velletri e la società Clinilabor - aggiunge il presidente
della Corte dei Conti Salvatore Nottola - Per quest'ultimo caso si trattava di una truffa relativamente
semplice ma efficace che consisteva nell'accollare all'Asl prestazioni
sanitarie effettuate da strutture
non accreditate». Per la clinica San
Raffaele, invece, Nottola parla di
«frode di dimensione colossale». E
non mancano, continua la relazione, «casi di pura e semplice appropriazione di beni pubblici come nel
caso di una Ipab, il Sant'Alessio
Margherita di Savoia per i ciechi».
28
Scheda trasporti
Trasporti: 40 miliardi di danni
Essere inefficienti nel campo della logistica e dei trasporti costa complessivamente 40 miliardi di euro in Italia. A dirlo è il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Bartolomeo Giachino, in vista del primo confronto, in
programma il 28 luglio 2010 a Roma presso l’auditorium della Cisl, della Consulta dell’autotrasporto con i presidenti
delle regioni, gli assessori regionali e provinciali ai Trasporti, i presidenti dei porti e degli interporti e gli addetti ai
lavori. Al centro dell’incontro «Le linee guida del Piano Nazionale della Logistica». Dopo gli incontri di Genova, Napoli e Torino con gli operatori e le istituzioni, sono pronte, infatti, le prime linee d’intervento messe a punto dal comitato scientifico della Consulta dell’autotrasporto e della logistica, recentemente insediata dal ministro Altero Matteoli e presieduta dal sottosegretario Giachino. La Consulta avvia il confronto con Enti Locali, autorità portuali e
addetti ai lavori, al fine di verificare l´impostazione e i capisaldi del nuovo Piano della Logistica che coprirà il prossimo decennio. Obiettivo del piano è quello di rendere più competitivo il sistema dei trasporti
del nostro Paese, nella convinzione che la logistica,insieme al
rilancio del turismo e delle esportazioni (made in Italy), ci potrà dare
quella spinta in più di sviluppo,
rispetto alla bassa crescita degli
ultimi anni.
Confcommercio: l'inefficienza logistica italiana costa 40 miliardi (25
Ottobre 2011)
“L’intera rete metropolitana italiana
è inferiore a quella della sola Madrid. E la Francia, con la metà dei
nostri chilometri di coste, ha 50mila posti barche in più. Il costo complessivo dell’inefficienza logistica
del Paese è pari a circa 40 miliardi”. L'allarmante quadro delle infrastrutture italiane è stato delineato da Confcommercio.
Il ritardo riguarda anche la tecnologia, il digital divide. Sono ancora molte, circa un terzo le microimprese che in
Italia non possiedono un pc e solo il 57% ha l’accesso alla banda larga. A pesare sulle Pmi c’è anche il costo dell’energia. L’Italia, sottolinea l’associazione, ha uno svantaggio competitivo da recuperare nel settore delle infrastrutture e dei trasporti. (…)
Logistica. Alla Fiera di Milano gli Stati generali del trasporto merci 05/11/2011
Un dato su tutti: si perdono 40 miliardi all'anno in diseconomie legate alla gestione inadeguata e non concertata
della logistica, come rivela lo studio sul tema «Logistica e trasporti per lo sviluppo» commissionato da Fiera Milano.
L'ente fieristico si pone come interlocutore di riferimento lungo un percorso destinato a culminare nel 2013 con la
manifestazione Transpotec Logitec, interamente rinnovata. Di qui lo stimolo alla riflessione su questi temi fortemente legati allo sviluppo.
Una "tassa impropria", questa sulla logistica, innescata dai maggiori costi che implica per il sistema delle imprese,
per la congestione e l'inquinamento generati che si traducono in costi sociali non trascurabili, per l'incapacità che
un sistema logistico inefficiente ha di attirare "traffici commerciali" in grado di ottimizzare la posizione dell'Italia,
pur collocata al centro del Mediterraneo, in una posizione vantaggiosa, tutta da sfruttare.
Lo studio presentato in Fiera denota come l'incidenza dei costi logistici sulle attività produttive sia più alta che nel
resto dei Paesi europei: valutata mediamente dell'ordine del 20,5%,
per l'agroalimentare raggiunge talora il 35%, mentre il 25% dei maggiori costi incide sull'ultimo miglio.
La domanda di traffico merci italiana, inoltre, ha una sorta di
"peccato di origine": è locale. Il 78% del traffico autostradale nasce e
finisce nella stessa regione, inoltre l'autotrasporto è dominato da padroncini con bassi livelli di integrazione orizzontale e verticale, la distribuzione commerciale è poco sviluppata e i porti sono poco articolati se comparati all'efficienza di quelli di altri paesi europei.
Trenitalia Cargo, inoltre, non è certo un operatore logistico di livello
comparabile con Deutsche Bahn: il servizio ferroviario non ha la regolarità adeguata. Mancano gli strumenti informatici adeguati a tenere
insieme il sistema.
Una foto che ci pare una metafora dell’Italia il carro (le tasse) e il cavallo (i contribuenti)
29
La partitocrazia secondo Bocca
Ecco come
Giorgio Bocca,
recentemente
scomparso, ha
descritto nella
sua “Storia
della Prima
Repubblica”
risalente al
luglio 1983
questo
fenomeno
30
Non siamo mai stati fans di Giorgio Bocca; i suoi attacchi a Gianpaolo Pansa per i sui scritti sulla
guerra civile che hanno riequilibrato una po’ di verita storica sugli
anni che contrappose i fasciti ai
partigiani hanno confermato il nostro diverso punto di vista.
Ciò detto riteniamo che Bocca sia
stato un attento osservatore ed
anche acuto critico della nostra
politica e della nostra società di
cui in molti casi abbiamo condiviso
le analisi. Fra queste una, che riportiamo di seguito, riguarda le
valutazioni sulla
Partitocrazia
La chiave per capire la società italiana e i mutamenti della Repubblica non è poi molto difficile. Si potrebbe ridurla a questa grossolana
ma decisiva verità: la torta da
spartire è più grande, ci sono meno ideali e meno bandiere perché
ci sono più soldi e più consumi. I
partiti all'inizio della Repubblica
erano virtuosi, idealisti, perché il
convento italiano passava lo stretto necessario per la ricostruzione
e per la sopravvivenza. Di tangenti
da riscuotere, di progetti da lottizzare ce n'erano pochi e mancava
anche il personale per gestire la
corruzione. La quale non è soltanto
una questione di appetiti e di moralità, è anche una questione di
organizzazione, di uffici, di mediazioni. I ladri, i profittatori, allora
erano rari, facilmente individuabili;
il terrorismo non poteva organizzarsi perché non ne aveva i mezzi, la
partitocrazia era tutto sommato
rispettosa del bene pubblico, perché il bene pubblico era modesto. La partitocrazia, cioè il potere e il controllo dei partiti su
tutto e su tutti, nasce da due
motivi convergenti: la maggior
ricchezza e la ferma decisione
degli italiani passati per il fascismo e per la guerra civile di
non arrivare più a scontri frontali, di creare un sistema di ammortizzatori sociali. I partiti possono spartirsi la torta perché
essa c'è ed è sempre più grande e perché la gente glielo consente purché si mettano d'accordo per trovare sempre una
Giorgio Bocca
via di uscita, per trovare sempre e
comunque un modo di accontentare quelli che chiedono e quelli che
protestano. La complicità degli italiani medi con la partitocrazia è
indiscutibile: e infatti anche se mugugnano in continuazione contro i
partiti, gli italiani continuano ad
essere il popolo avanzato che vota
volentieri.
Che cosa è cambiato in questi trentasei anni nella vita e nella funzione dei partiti? Negli anni in cui
nasce la Repubblica, un solo partito
ha una organizzazione stabile e
ramificata, il Partito comunista:
perché è la sua tradizione a un
impegno sistematico e globale e
perché c'è da far fronte a un partito che ufficialmente non esiste,
ma che è potentissimo: la Chiesa
cattolica, le sue parrocchie, le
sue associazioni. Il programma
del partito nuovo di Togliatti è
per l'appunto «una sezione per
ogni campanile». A imitazione del
Partito comunista si muovono,
negli anni seguenti, sia il Partito
socialista che la Democrazia cristiana. Sono due uomini nuovi,
Fanfani per i democristiani e Morandi per i socialisti, a volere un
partito a tempo pieno, non solo
un recipiente elettorale. Insomma
è la presenza di un forte Partito
comunista a mettere l'Italia politica su una strada che si distingue
nettamente da quella delle altre
democrazie occidentali, in nessuna delle quali esiste una simile
proliferazione di sezioni, di associazioni. I partiti italiani fino agli
anni Sessanta, fino al centrosinistra sono caratterizzati da forti
ideologismi e da altrettanto forti
conformismi: sono anni di scontri
frontali, anni in cui sembra ancora
che il mondo sia l'oggetto della
sfida fra capitalismo e comunismo, gli anni in cui anche nella
cultura, anche nelle letture, esiste
una divisione netta. In questi anni
le organizzazioni dei partiti selezionano persone di forte impegno
politico ed ideologico che occupano i posti dirigenti, mentre nei
compiti minori si prende quel che
si trova, giovani di poche o nessuna capacità intellettuale e profes-
sionale ma che si accontentano
dei bassi stipendi del partito. La
vita del partito in questi anni si
svolge tutta nei piani alti della
direzione: sotto ci sono i manovali, gli agitprop addetti alla propaganda, ai servizi d'ordine. Si è
messo in moto però un meccanismo che non potrà più essere
arrestato: la competizione partitica, il fatto che ogni partito, anche il più piccolo, vuole avere le
sue sedi, i suoi giornali, i suoi
circoli, porta ad un aumento
progressivo delle organizzazioni
e delle spese. E accade questo: i
partiti di governo incominciano a
pescare nello Stato, a considerare lo Stato come un loro bene; quelli dell'opposizione si
rendono conto che esistono anche per essi delle posizioni di
rendita nei comuni, nelle amministrazioni locali. Sono per esempio in grado di dare o di
controllare le licenze edilizie, di
inserirsi
nella
grande
speculazione sui terreni che sta divorando l'Italia. La partitocrazia
nasce da azione e reazioni: gli
affari in comune, la comune mentalità affaristica e lottizzatrice diffondono nelle burocrazie di partito un'opinione fondamentale:
conta il potere non le ideologie. A
parole si possono continuare le
vecchie battaglie per le idee, nei
fatti bisogna imparare a comportarsi come i democristiani e i comunisti, avere degli uffici amministrativi abili. Le macchine dei
partiti aumentano e selezionano
un personale nuovo: vi accorrono
non solo o non più coloro che
sentono un grande impegno politico, ma tutti coloro che cercano
scorciatoie, che vogliono arrivare
in fretta a posti di guadagno e di
potere e credono che non esiste
altro modo che quello di iscriversi
a in partito. Entrano così nei
partiti uomini di una certa capacità affaristica e carrieristica,
ma di un assoluto cinismo politico: i partiti incominciano a somigliarsi, dicono tutti le stesse cose,
fanno tutti le stesse cose. C'è stato nel frattempo il «miracolo economico», il livello di vita della
gente è salito, sta partendo un
consumismo sempre più frenetico
e i partiti si adeguano. Come?
Occupando altre zone di potere
economico, andando all'assalto
degli enti pubblici, delle aziende
pubbliche. Chi conduce la danza
con una irresponsabilità politica e
governativa totali è la Democrazia
cristiana: grado a grado, sotto la
guida di Fanfani, i democristiani
si impossessano dell'ENI, dell'IRI, delle banche, della radiotelevisione, dello spettacolo, compromessi di vertice. La Repubblica è dunque uno Stato autoritario? No, per fortuna, ma
ciò che sopravvive di democratico non è merito dei partiti, è merito della società industriale avanzata. Se si vuol
continuare a produrre e a
consumare bisogna consentire alle forze economiche di
muoversi in relativa autonomia, e alla gente di consumare in libertà. Sopravvive così
una vita civile, culturale,
scientifica, economica in cui i
partiti non possono entrare
pena la distruzione di questa
fonte di ricchezza insostituibile. Fin che dura. Finchè la
distruzione che la partitocrazia ha operato dello Stato,
dell'informazione, dei servizi
pubblici non sarà tale da mettere in pericoli estremi la libera economia o da provocare quella riforma istituzionale
di cui si sente un crescente
bisogno.
da pagina 27
terroristi. In verità riteniamo che
gli italiani nonostante tutto, siano
un popolo di “santi e di eroi” che
riescono a vivere e sopravvivere,
nonostante, una vera e propria
forma di sfruttamento di cui i vari
Governi li fa sistematicamente
oggetto, da sempre.
Si arrangiano come possono perché non possono fare altro. Cambiare governi non serve e le ipocrisie di quelli tecnici sono palesi a
tutti.
Molti se potessero andrebbero a
vivere all’estero e chi può già lo
ha fatto, uno fra tutti De Benedetti: proprietario del quotidiano - La
Repubblica - e tessera numero
uno del PD, cittadino svizzero.
Perseguire gli evasori è giusto,
additarli come parassiti, terroristi
farme il capro espiatorio dei fallimenti che sono invece da imputare alle diverse classi politiche è
semplicemente il tentativo di evadere dalle proprie responsabilità
cercando di scaricarle su altri.
Riteniamo infatti molto più responsabili dei servizi che non funzionano e della situazione economica in cui ci troviamo chi da decenni ha fatto leggi a approvato
bilanci, ha distribuito prebende a
lobby amiche che in cambio garantivano loro la rielezione, questo è il vero populismo. Un detto strapaesano recita: Le galline
che cantano hanno fatto l’uovo,
ovvero coloro che gridano più forte contro gli evasori spesso sono
gli stessi che hanno più responsabilità del disastro in cui ci ritroviamo e gridare serve proprio a distogliere l’attenzione dalle responsabilità scomode. Sarebbe interessante ripercorrere la composizione
dei vari governi e parlamenti del
passato, vedere quali leggi sono
state approvate, chi le ha votate
chi ne ha beneficiato, quali costi
hanno avuto per lo Stato e come
hanno inciso sulla formazione del
suo deficit e vedere chi, grazie a
quelle leggi, è stato rieletto…
Scopriremo un’altra Italia, non
quella degli onorevoli ma quella
degli irresponsabili… populisti.
A quella cultura sì andrebbe fatta
una lotta come contro il terrorismo.
Vecchio manifesto radicale contro la Partitocrazia
31
Anno nuovo, vita nuova
Anche noi cambiamo, o meglio ci evolviamo. Nel primi
15 mesi di vita di Op abbiamo affrontato una serie di
argomenti riguardanti vari
aspetti della politica a livello
locale anche se di interesse
generale, non trascurando
anche alcune puntate su
questioni internazionali che
l’amico Riccardo Manzoni ha
affrontato, ci pare, con serietà, semplicità e chiarezza.
Dalle mail che ci arrivano gli
argomenti più richiesti riguardano temi sociali, economici, ambientali di cui
talvolta, non possiamo trattare per
mancanza di adeguate conoscenze
in materia.
Sperando che in futuro altre persone di buona volontà si uniscano a
noi per migliorare la nostra informazione. Da parte nostra cercheremo comunque di affrontare in maniera sempre più oggettiva le vicende che tratteremo.
Cercheremo sempre più di privilegiare le analisi, gli studi, le ricerche, i dati, la profondità delle argomentazioni rispetto a valutazioni
generiche ed alle tesi prive di supporto logico, razionale, documentale che si risolvono spesso in mere
provocazioni emotive.
Con una metafora: non ci scandalizzeremo se qualcuno ci scrive che
“il mondo è quadrato e saltella”
purchè questa tesi sia supportata
da analisi rigorose e stringenti e
non mai frutto di luoghi comuni,
pregiudizi, superficialità di cui vediamo in continuazione la rappresentazione su tanti media e, purtroppo, anche in tanti blog di semplici cittadini. Ci sentiamo particolarmente sensibili alle novità, ai
diversi e originali approcci a temi e
problemi perché ci pare che da
troppi anni si scrive e parla per
frasi fatte. Questo lo possiamo fare
anche perché OP è gratuito senza
fini di lucro, basato sul lavoro volontario di pochi amici che spero
diventino sempre più numerosi,
non sopravvive quindi grazie a… e
non ha bisogno di pubblicità o altre
forme di finanziamento più o meno
chiare, gli unici che possono aiutarci, e sono inviatati a farlo sono i
Osservatorio
Piemonte
OP,
semplicemente
libero
Le differenza
maggiori fra i canali tv
sono tuttora le
previsioni del tempo
Woody Allen
32
nostri lettori. Questa condizione,
non casuale, ci consente la libertà
di scrivere ciò che pensiamo e di
lasciar scrivere ciò che altri pensano. Unico limite come abbiamo detto, ma giova ripetere, è la serietà e
qualità degli argomenti a supporto.
Buon gusto e rispetto li diamo sempre per scontati.
Per certi versi quello che stiamo
tentando è un esperimento, grazie
alle nuove tecnologie che consentono di ridurre i costi e di essere
accessibili a tante persone è possibile inventare una comunicazione
nuova? Svincolata da condizionamenti e libera?, con una veste professionale ma senza professionisti?
Vedremo.
In un panorama sociale e politico
in cui la faziosità, il cinsimo, l’approssimazione, l’interesse, la scarsa
memoria anche del passato recente, sono purtroppo la regola, noi
cercheremo di approcciare gli argomenti che decideremo di trattare
con umiltà e serietà sapendo che
nel mondo dell’informazione questo
non è usuale anzi, è più unico che
raro. Quindi cari amici che sempre
più numerosi ci seguite (lo vediamo
dalle quotidiane richieste di amicizia su facebook e dalle mail che ci
scrivete) datevi da fare, andate
oltre gli slogan e lo scandalismo
cerchiamo di capire insieme come
gira questo nostro vecchio, malandato mondo e scriviamolo, facciamolo sapere a tanti altri, chissà che
in futuro, forse, si possa favorire la
nascita, o la crescita, di qualcosa di
migliore. Si tratta di acquisire una
nuova consapevolezza, un nuovo
modo di far politica in cui la volgarità e la superficialità che spesso
sconfina nell’ignoranza e che difficilmente si riusciranno a bandire,
per lo meno vengano limitate e non
la facciano da padroni come troppo
spesso oggi capita di vedere, leggere e sentire. Non è facile perchè
bisogna impegnarsi, far fatica, capire, ascoltare, leggere, scoprire e
anche liberarsi dai pregiudizi che
spesso, senza sapere portiamo in
noi.
E’ l’unica strada che conosciamo,
l’alternativa è una sorta più o meno
evoluta di… barbarie, in cui noi
facciamo la parte degli schiavi.