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Osservatorio Piemonte Periodico indipendente di politica e cultura Sommario di gennaio 2012 Azioni? tutta una questione di... “bolle” Parmalat una “bolla” italiana Beppe Grillo l’aveva detto… nel 2002 A tutto Gas : strategie contro la crisi L’Italia e il Piemonte sono i più grandi produttori di riso d’Europa, ma con che costi ? I motivi di una vittoria a metà. Perchè ha vinto (ma non troppo) Putin Le ragioni degli evasori… La partitocrazia secondo Bocca Gennaio 2012 Anno nuovo vita nuova Azioni? tutta una questione di “bolle” Dalla compagnia del Mississippi nel XVIII Secolo, alla Enron, fino alla Parmalat lo schema Ponzi, più o meno adattato, funziona ancora... Liberamente tratto da “L’ascesa del denaro” di History chamnnel curato dal Prof. Niall Ferguson 2 Qualcuno oggi sostiene che le aziende, in particolare le multinazionali, abbiano in mano il mondo. Eppure sembra difficile credere che una qualsivoglia forma di organizzazione umana possa aver la meglio sulle immense barriere naturali del Sudamerica. Invece una compagnia ha pensato di poterlo fare. Realizzando un gasdotto da un miliardo e mezzo di dollari, che dalla Bolivia attraversando il continente sudamericano arriva fino alla costa atlantica del Brasile facendo scorrere il gas nella più lunga conduttura del mondo, lunga 6.000 km, dall’estrema propaggine della Patagonia sino alla capitale dell’Argentina Buenos Aires. Progetti di queste dimensioni mostrano la smodata ambizione del capitalismo moderno, ma sono possibili solo grazie ad una invenzione: la Società per Azioni. Se il XVI secolo ha visto la rivoluzione del denaro e del credito e il XVII ha partorito il mercato delle obbligazioni, il passo successivo dell’ascesa del denaro è la nascita della Società per Azioni a Responsabilità limitata. Ma questo modello di società ha potuto cambiare le nostre vite solo grazie a un altro tipo di innovazione: il mercato delle azioni. Il prezzo che gli investitori sono pronti a pagare per le azioni di una società sul mercato indicano quanto denaro prevedono di ricavarne in futuro, ma come abbiamo scoperto nei recenti mesi di tumulto finanziario le borse possono anche sconvolgere i mercati. Il futuro è sempre incerto, ma noi in quanto umani tendiamo all’eccessivo ottimismo, quando i prezzi alla borsa di New York salgono all’unisono, gli investitori vengono colti da una sorta di euforia collettiva quella che l’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan ha un giorno definito come - irrazionale esuberanza - . I mercati possono esser come delle bolle di sapone e non sappiamo mai quando scoppieranno. L’esuberanza è stata particolarmente irrazionale e l’esplosione della bolla particolarmente dolorosa per l’azienda che aveva promosso quei grandi progetti in America latina. Quella della Enron è diventata la più grande frode nella storia moderna dell’America, ma la Enron non è certo stata l’unica frode messa in atto da quando le azioni sono state comprate e vendute per la prima volta 400 anni fa. Le pratiche poco limpide che la Enron simboleggia vengono ancora messe in atto, sono infatti alla base della crisi finanziaria che il globo sta attraversando. Bilanci truccati? Prezzi delle azioni manipolati? Cose note, pratiche diffuse… da secoli, nulla illustra meglio della storia delle bolle del mercato azionario quanto sia difficile per l’uomo imparare dalla storia. John Law Fra i mille gioielli di Venezia si nasconde la traccia di una delle più incredibili avventure nella storia mondiale della finanza. Nella chiesa di San Moisè sul pavimento una dicitura segnala la tomba dell’uomo che inventò la bolla finanziaria, un ambizioso scozzese, condannato per omicidio, posseduto dal demone del gioco, ma genio John Law della finanza, fu capace di creare il primo terremoto nella storia delle quotazioni di borsa e indirettamente provocò anche la Rivoluzione francese. John Law giunse a possedere ¼ di quelli che oggi sono gli Stati Uniti d’America, per poi perdere tutto nel primo grande crollo finanziario della storia. Da Edimburgo ad Amsterdam, da Parigi a New Orleans e infine a Venezia. La storia di Law è quella classica dell’ascesa e della rovina, un storia molto, molto attuale. Il percorso che condusse Law dall’oscurità alla fama, è un percorso che in seguito è stato battuto da altri protagonisti del mercato azionario. Law nasce a Edimburgo nel 1671, è figlio di un ricco orefice dal quale eredita la tenuta di Loristone, nel 1694 trasferitosi a Londra Law uccise un uomo nel corso di un duello e venne condannato a morte. In qualche modo riesce a evadere di prigione e fugge ad Amsterdam. Non avrebbe potuto scegliere città migliore in cui nascondersi. Alla fine del 1600 Amsterdam è la capitale mondiale dell’innovazione finanziaria, per contribuire a finanziare la guerra contro la Spagna, gli Olandesi introducono una delle prime lotterie nazionali della storia, per proteggere i loro mercanti dalle monete contraffatte creano la prima banca centrale del mondo, ma l’invenzione più importante degli Olandesi quella destinata a cambiare la vita di tutti noi, è la Compagnia. La storia della Compagnia è iniziata 100 anni prima dell’arrivo di Law, quando i mercanti olandesi sono sparpagliati in tutto il globo, dall’isola di Manhattan al capo di Buona Speranza, tuttavia il principale obiettivo dell’espansione coloniale olandese è l’Asia, perché? Le Indie orientali sono molto attraenti per le spezie: pepe, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero. Gli europei li apprezzano per l’aroma che conferiscono ai cibi ma anche perché li conservano. Tradizionalmente arrivavano in occidente viaggiando sulla terra lungo la via delle spezie, gli Olandesi vogliono portarle seguendo una via più lunga ma più veloce, quella del mare. In un dipinto dell’epoca dove si raffigura il ritorno di una delle prime flotte olandesi dall’oriente: l’iscrizione recita: - Quattro navi salparono per andare a prendere le spezie a Bandam dove stabilirono degli avamposti commerciali, tornarono cariche di merci ad Amsterdam, partirono il 1° maggio del 1598, tornarono il 19 luglio del 1599. Il commercio delle spezie asiatiche era talmente remunerativo che un solo carico permetteva la costruzione di una nave. Ma il viaggio fino in Oriente passando per il Capo di Buona Speranza era molto lungo e pericoloso, e i mercanti decisero di unire le loro risorse e di condividere i rischi. Nacquero così sei imprese delle Indie orientali. Nel 1602 incoraggiate dal governo Olandese, le sei compagnie si fondono dando vita alla compagnia olandese delle indie orientali: Vere- enigde Geoctroyeerde Oostindische Compagnie, abbre- viato in VOC, fin dalla sua nascita era chiaro che la compagnia avrebbe esercitato il monopolio su tutte le merci dal Capo di Buona speranza fino allo stretto di Magellano, praticamente su metà del globo. La struttura della nuova entità è senza precedenti, il capitale della compagnia viene diviso in parti diseguali, tra le principali città olandesi, i cittadini sono invitati a partecipare alla nuova impresa investendo, e la forma di questo investimento è la novità assoluta. Per 6.000 fiorini 17 cosiddetti partecipanti, diventano i direttori della compagnia, i burattinai. Dopo il 1606 però, chiunque investisse denaro nella Compagnia delle Indie Orientali ricevette una azione o come diremo noi, una quota azionaria, una quota dei futuri profitti della Compagnia, ed è conservato il primo certificato azionario della prima compagnia multinazionale del mondo… quasi 400 anni fa. Tre anni dopo i partecipanti dichiarano che tutti gli azionisti che desiderano riavere i loro denaro non avrebbero avuto diritto ad un rimborso, ma avrebbero dovuto vendere le loro azioni ad altri investitori. Così all’improvviso nasce il mercato delle quote delle società, il primo vero mercato azionario. E’ una invenzione destinata a cambiare per sempre il volto della finanza, perché crea un meccanismo nel quale il prezzo delle azioni viene determinato dalla legge della domanda e dell’offerta da chi compra e chi vende. E come lo scozzese rinnegato John Law non può fare a meno di notare lo scambio di quelle quote azionari inizia a rendere molto ricchi i primi azionisti del mondo. Nel 1610 la prima compagnia per azioni della storia la compagnia Olandese delle indie orientali è pronta per conquistare il mondo. Ha un nuovo statuto, nuovi azionisti e un florido commercio delle sue azioni, ma deve combattere per sopravvivere, letteralmente. Dopo aver stabilito una serie di stabilimenti e magazzini in tutta l’Asia meridionale, da Java all’India, la compagnia deve lottare per tenere a bada gli Spagnoli e gli Inglesi, con 40 navi da guerra e un esercito privato di 10.000 soldati, i direttori delle compagnia delle indie orientali sono i primi veri raider finanziari della storia. Per la Compagnia Olandese delle Indie Orientali la forza militare e i commerci esteri vanno di pari passo, ma la chiave del successo della Compagnia non risiede solo nei suoi cannoni, come quelli a bordo della Batavia (Batavia era anche il nome delle odierna Giacarta capitale dell’Indonesia), il fiore all’occhiello della sua flotta, come tutte le grandi compagnie è capace di combinare l’economia di scala con ridotti costi di transazione, e quello che gli economisti chiamano esternalità di rete, ovvero la capacità di condivider informazioni fra impiegati e agenti. La Batavia era in parte una nave da guerra in parte una corporazione multinazionale. La grande compagnia strutturata in una rete era semplicemente più efficiente, e fu per questo che verso il 1620 riuscì a stabilire un monopolio sulle importazioni di spezie dall’Asia all’Europa. La prima multinazionale del mondo 3 sa dove gli agenti scambiano freneticamente le sue azioni e la banca di Amsterdam. Eppure a Low il sistema finanziario olandese sembra incompleto, per la mente finanziariamente dotata di Law agli olandesi manca un trucchetto o forse due. Innanzitutto gli Le rotte per le indie orientali sembra assurdo limitare la quantità delle azioni della così rese i suoi azionisti immensaCompagnia delle Indie Orientali, mente ricchi. visto che i mercati ne sono chiaraBasta leggersi i registri degli azionimente innamorati, poi non capisce sti della Compagnia Olandese delle la prudenza della Banca di AmsterIndie Orientali, tutti gli uomini predam, questa ha creato un sistema senti in questo registro si sono arinterno che permette ai mercanti di ricchiti, chi ha investito 1.000 Fiorigestire i loro conti con trasferimenti ni nella Compagnia nel 1736, ha diretti senza l’impiego di denaro visto crescere la somma iniziale di contante, ma non ha emesso banben 7 volte. In media nel corso conote per l’uso pubblico. della sua intera esistenza la ComSta prendendo forma l’idea di una pagnia ha pagato ogni anno divisensazionale trasformazione delle dendi del 16,5 %. istituzioni che Low ha conosciuto Praticamente tutti i profitti sono ad Amsterdam. Se si fossero comstati pagati agli azionisti. binati i meccanismi di una compaLa quota iniziale di chi ha investito gnia monopolistica, e quelli di una 6.000 Fiorini si trasforma in poco banca pubblica, non ci sarebbe tempo in un patrimonio di 500.000 stato limite alle possibilità di espanFiorini. sione. Per John Law latitante ad AmsterLow si prepara a scatenare un nuodam dopo esser sfuggito alla forca vo sistema finanziario in un paese di Londra, il funzionamento della ignaro di quanto sarebbe accaduto. Compagnia Olandese delle Indie Nel 1716 John Law arriva a Parigi, orientali è una vera rivelazione, ha identificato la Francia come il Low vive delle sue vincite al tavolo laboratorio ideale per ciò che sada gioco, ma è affascinato dalle rebbe diventato il più grande esperelazioni fra la Compagnia con i rimento nella storia del mercato suoi splendidi uffici e la vicina borazionario. Ma come mai i Francesi gli concedono questa possibilità? La risposta sta nel fatto che la Francia si trova in una situazione fiscale disperata. Il Paese è appesantito da un debito pubblico di proporzioni enormi, creato dalle guerre di Luigi XIV. Alla morte del Re Sole nel 1715 il duca di Orleans che funge da reggente per il giovanissimo Luigi XV, si ritrova a gestire un paese sull’orlo della terza bancarotta nel giro di meno di un secolo. Per Law l’economista spregiudicato e autodidatta, che ha sviluppato le proprie teorie fra il casinò e la borsa, è la situazione ideale. Law vuole ravvivare la fiducia economica in Francia stabilendovi una 4 Il giovane duca d’Orleans banca sul modello Olandese, ma con una differenza, tale banca avrebbe emesso banconote da cento Livres. Con il reinvestimento del denaro nella banca l’enorme debito del Governo si sarebbe assestato, ma allo stesso tempo, e questo è l’aspetto più importante del sistema di Law, la carta moneta avrebbe ravvivato il commercio e con esso la potenza economica della Francia. Per il governo Reale il guadagno è doppio, l’assestamento significa semplicemente che i suoi pesanti debiti si trasformano magicamente in quote presso la banca di Law, allo stesso tempo il monarca ottiene la possibilità di far stampare tutto il denaro che desidera mettere in circolazione. Law scrive: - asserisco che un principe assoluto che sa come governare, può estendere il proprio credito ulteriormente e trovare i fondi necessari a tassi di interesse più bassi, rispetto a un principe limitato nella sua autorità, è il credito: il potere supremo deve risiedere in una sola persona.Il potere assoluto è nelle mani del Duca di Orleans che vive nel PalaisRoyal a pochi passi dall’appartamento di Law a Place Vendôme, ed è a lui che Low illustra il suo piano. L’obiettivo è addirittura il ripristino della potenza francese, tramite l’ingegneria finanziaria. Ma questo è solo il 50% dell’ingegnoso piano di Law. Law scrive: - la banca non è l’unica né la più grandiosa delle mie idee, il mio lavoro sorprenderà l’Europa intera, con cambiamenti più epocali di quelli causati dalla scoperta delle IndieLa seconda parte della idea di Law prevede la fondazione di una enorme compagnia di monopolio, la Compagnia d’Occidente. L’intera nazione secondo l’idea di Law, sarebbe diventata un corpo di soggetti finanziari, e lui stesso, nominato a capo della compagnia, ne sarebbe stato alla guida. Il fulcro di questo ambizioso progetto sarebbe stato in America, dove i Francesi possedevano una vasta porzione di terra sulle sponde del Mississippi: la Louisiana. Il reggente concede alla compagnia di Law che sarebbe diventata la Mississippi Company, il monopolio dei commerci con la nuova colonia. I francesi di tutti gli strati sociali vengono incoraggiati a comprare le quote della compagnia, il nome di Law è al primo posto nella lista dei direttori. In termini moderni i documenti ci dicono che Law intendeva provocare una reflazione, e perché no, la Francia nel 1716 era nella morsa della depressione, e le banconote di Law contribuirono a stimolare una ripresa, allo stesso tempo Law trasformò il gravoso e mal gestito debito pubblico in quote azionarie, dando luogo ad una compagnia privata di commercio in desazione fiscale, cosa c’è di disdicevole in tutto ciò? Nella febbre della speculazione di massa le azioni della Mississippi Company crescono, passando dalle 500 Livres iniziali, alle 5.000 del 4 settembre, a dicembre del 1719 una azione vale 10.000 Livres. In rue Quincampoix si trovava l’ufficio delle emissioni di Law, è facile immaginare le scene di frenesia che si svolgono qui quando mezza Parigi si riversa in questo stretto vicolo cercando di accaparrarsi almeno una azione della compagnia, più il prezzo saliva, più gli acquirenti volevano comprare, è un classico feedback loop di borsa. E’ qui in questi anni che viene coniano l’epiteto milionario, sì i milionari come gli imprenditori sono stati inventati in Francia e nel gennaio del 1720 John Law è il più ricco di tutti loro. Luigi XIV di Francia ha detto: - L'État c'est moi! - lo stato sono io, ora lo scozzese rinnegato può dire: l'économie, c'est moi! – l’economia sono io. Ora alloggiato nel comfort della sua suite in Place Vendôme attuale hotel Ritz, Law è riuscito a concentrare nelle sue mani un potere finanziario senza precedenti nell’intera storia della Francia. Come controllore generale delle finanze francesi ha potere assoluto sull’esazione di tutte le tasse indirette nazionali, sull’intero debito nazionale, sulle 26 zecche che coniano le monete d’oro e d’argento, sulla Compagnia delle Indie meglio nota come compagnia del Mississippi che deteneva il monopolio sull’importazione del tabacco, e su tutti i commerci con l’Africa e con l’Asia e inoltre sulla colonia della Louisiana che copriva circa ¼ dell’attuale territorio degli Stati Uniti. Inoltre Law possedeva personaldendi promessi al primo gruppo di mente il Palazzo Mazzarino, più di clienti, lo schema di Ponzi prevede 1/3 degli edifici di Place Vendôme, di ottenere una quantità di denaro più dodici tenute in campagna, diverse piantagioni in Louisiana, e 100 milioni di Schema Ponzi Livres in azioni della Missis- Fase A. Al potenziale cliente viene promessippi company. so un investimento con rendimenti superiori Niente male per un uomo ai tassi di mercato, in tempi ravvicinati. che al suo arrivo 12 anni Fase B. Dopo poco tempo viene restituita prima è stato definito un parte della somma investita, facendo credejoueur , un giocatore d’az- re che il sistema funzioni veramente. zardo professionista sospet- Fase C. Si sparge la voce dell'investimento tato di esser una spia. molto redditizio; altri clienti cadono nella Nel gennaio 1720 il trionfo rete. Si continuano a pagare gli interessi di Law sembra completo, con i soldi via via incassati (la finanziaria ha l’assassino scozzese è di- capitale sociale zero, ma gli investitori non ventato il primo ministro lo sanno). della Francia. Fase D. Lo schema si interrompe quando le Il problema di Law è che richieste di rimborso superano i nuovi vernon ha una idea precisa del samenti. punto in cui fermarsi, al contrario ha un forte interesse personale nella emissione di ancora superiore dal secondo grupsempre più denaro, che la sua banpo di clienti. ca controlla per far salire il prezzo Ponzi nasce a Lugo (RA) il 3 marzo delle azioni della sua società. 1882 studia a Parma (parleremo Fortunatamente per Law la sua più avanti del crac Parmalat) e alla banca e la sua compagnia si trovaSapienza a Roma, muore in poverno nello stesso edificio: il Palazzo tà a Rio de Janeiro, 18 gennaio Mazzarino, anch’esso di sua proprietà. Dunque tutto ciò che deve fare per far crescer il prezzo delle azioni della sua compagnia è percorrere il corridoio che collega l’ufficio nel quale le azioni sono emesse e l’ufficio in cui il denaro viene stampato. Potremo definire Law il perfetto Insider trader. Carlo Ponzi In fin dei conti il sistema di Law è 1949. Nel corso della sua carriera quello che oggi chiamiamo schema di truffatore arriva ad acquistare di Ponzi dal nome del leggendario una banca la Securities Exchange truffatore italo-americano Charles Company. Ponzi. Per pagare i generosi diviIn una di queste truffe fatta con i 5 buoni postali nel 1920 arriva a raccogliere 250.000 $ al giorno dagli ignari correntisti. Per dare idea delle dimensioni segnaliamo che gli analisti incaricati di studiare il sistema notano che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni postali di risposta internazionale, mentre ne risultano in circolazione solo 27.000. Nello schema di John Law le acquisizioni di altre compagnie, e i corposi dividendi pagati, non sono finanziati dai profitti della compagnia, ma semplicemente dalla vendita di nuove quote. Come tutti gli schemi di Ponzi però l’effetto del sistema di Law è quello di creare una bolla insostenibile. Low ha creato una reflazione nella economia francese, con una combinazione di carta moneta e di fiducia dell’opinione pubblica, sfortunatamente però la sua bolla è destinata a scoppiare. All’inizio del 1720 la Francia è nella morsa di una mania incontrollabile: la bolla del Mississippi. Ma il responsabile di tutto ciò, lo scozzese rinnegato, giocatore, condannato per omicidio, giunto a dominare l’intera economia francese sta per scoprire qual è il limite invalicabile del suo modello finanziario. Gli alberi non crescono fino la cielo. Secondo la campagna pubblicitaria di Law gli enormi profitti che prefigura sarebbero arrivati dalla colonia Francese della Louisiana che Law dipinge come un vero e proprio Eden, abitato da nobili e amichevoli selvaggi ben lieti di fornire agli occidentali una cornucopia di merci esotiche, le merci sarebbero arrivate in Europa attraverso una nuova città fondata alla foce del Mississippi New Orleans, così chiamata per lusingare il sempre suscettibile reggente di Francia il duca di Orleans. Alla colonia mancano solo i… coloni. Comprendendo che i francesi preferiscono speculare sulle azioni che occuparsi della parte più dura della colonizzazione, Law lancia una campagna di reclutamento nella zona di confine franco-tedesco. Diverse migliaia di impavidi tede- 6 schi si arruolano, e salpano verso la terra promessa. Ciò che videro quei primi coloni fu una palude infestata dagli insetti, nel giro di un anno l’80% dei coloni muore di fame o per effetto delle malattie tropicali come la febbre gialla, sfortunatamente per Law l’asset principale della Compagnia del Mississippi, il monopolio dei commerci con la Louisiana, si rivela praticamente privo di valore. Ecco come in una vignetta olandese si descrisse la situazione: “Questa è la meravigliosa terra del Mississippi, resa celebre dalla vendita delle sue azioni che con il raggiro, e una condotta ingannevole, portarono al dissipamento di innumerevoli ricchezze, gli uomini in quelle azioni non trovarono che vento, fumo e nulla più”. Per Law il successo economico dipendeva soprattutto dalla fiducia, ma qualcosa non aveva funzionato. A Parigi si comincia a vociferare che il sistema di Law dopo tutto non è perfetto, il prezzo delle azioni della compagnia del Mississippi inizia a scendere. Nel disperato tentativo di evitare il tracollo, Law chiede al Duca di Orleans di tagliare il prezzo delle quote da 9.000 a 5.000 livres. Ed è in questa occasione che il limiti dell’assolutismo e cioè dell’elemento fondamentale del sistema di Law vengono alla luce. Poche settimane dopo il prezzo delle azioni è in caduta libera, una folla inferocita si raccoglie davanti alla banca di Law, qualche pietra lanciata nel corso della protesta infrange alcune finestre, a dicembre le azioni hanno perso oltre il 90% del loro valore. Come punta da una spada la bolla del Mississippi esplode, in quel momento Law ormai detestato dal popolo francese lascia il paese, non rivedrà mai più la moglie e la figlia. Trascorre il resto dei propri giorni a Venezia, dove passa il tempo a scrivere lunghe lettere in cui giustifica al sua condotta, e a giocare. Muore nel 1729. In Francia tuttavia la sua devastante eredità continua a vivere, la bolla esplosa di Law provoca l’involuzione dello sviluppo finanziario della Francia, rendendo i francesi diffidenti verso la cartamoneta e le borse per una generazione, la crisi fiscale della monarchia rimane irrisolta, e durante i regni di Luigi XV e Luigi XVI la corona fatica a sostenersi economicamente. Alla fine la bancarotta reale spinge la Francia verso la rivoluzione che si scatenerà nel 1789. La bolla del Mississippi del 1719 è la prima bolla di borsa della storia, ma certamente non la più clamorosa. Quando pensiamo ad una bolla della borsa pensiamo a quella che investì Wall Street nel 1929. L’incubo che attanaglia il mondo della finanza e che è tornato aleggiare negli ultimi mesi è un tracollo pari a quello di Wall Street che ebbe inizio il 24 ottobre del 1929, il giovedì nero. Nei successivi tre anni la borsa degli Stati Uniti scivolò di ben 86 punti percentuali raggiungendo il punto più basso nel giugno del 1932. E come se non bastasse la deflazione dei prezzi degli asset fu accompagnata dalla peggiore depressione della storia. Negli Usa la produttività scese di quasi 1/3, la disoccupazione giunse a rappresentare ¼ della forza lavoro civile. Ma cosa provocò il crollo della borsa del 1929, anzi cosa provoca in generale un crollo, questa è ancora oggi una delle questioni più dibattute nella storia dell’economia. Esistono innumerevoli spiegazioni tecniche del crollo delle borse, ma alla fine è tutta una questione di psicologia delle mandrie. In un mercato Toro in una fase cioè in cui i prezzi delle azioni sono in crescita, anche gli investitori più scaltri possono soccombere a ciò che l’ex presidente della Federal Reserve americana Alan Greenspan definì: “irrazionale esuberanza”. Ma quando la mandria cambia direzione a volte reagendo solo a banale cambio del Parigi: rue Quincampoix in una stampa dell’epoca come le altezze degli esseri umani, vento, il loro umore può passare un calo del 10% si verificherebbe dall’euforia alla disperazione, e la soltanto una volta ogni 500 anni, e mandria sbanda. Una mucca si spail crollo del 20% in un anno sarebventa, e la sua paura contagia tutta be tanto raro quanto un esser ula mandria mettendola in fuga, tutmano alto appena 20 cm, eppure si te le altre mucche non sanno nepsono verifica ben 7 crolli di questa pure perché hanno paura, si limitaentità nello scorso secolo. Come no a scappare, la paura travolge emerse in seguito, coloro che aveogni forma di pensiero razionale. vano temuto che la breve ondata di Nel gergo dei mercati i compratori panico nell’ottobre del 1987 potesdiventano venditori, e i tori divense provocare un nuovo e clamoroso tano orsi. crollo, si sbagliava. Il mercato doMalgrado la terminologia zoologica po un mese molto difficile si riprese il punto è che i mercati rispecchiama quella bolla si rivelò una opporno la psiche umana, come l’homo tunità d’oro per i truffatori aziendacompagnia più grande degli Stati sapiens anch’essi sono soggetti a li. Così come la Mississippi uniti, con un utile dichiarato pari a cambiamenti di umore, dall’avidità Company di John Law ha provocato 111 miliardi di dollari. alla paura, possono soffrire di dela bolla che ha inaugurato il XVIII La Enron era la beniamina di Wall pressione e a volte hanno dei veri e secolo, un’altra compagnia ha creaStreet, eppure qualche nozione di propri esaurimenti nervosi. to la bolla che concluse il XX, una storia avrebbe dovuto indurre gli Ciò accade molto più spesso di compagnia che aveva promesso ai investitori della Enron a pensarci quanto molte teorie finanziarie insuoi investitori di arricchirsi al di là due volte, infatti la storia della Endurrebbero ad aspettarsi, ma non di ogni limite immaginabile. Una ron è stata semplicemente la repliabbastanza spesso da permetterci compagnia che sosteneva di aver ca della storia della bolla della Misdi farci trovare pronti quando accareinventato l’intero sistema finansissippi Company di 280 anni pride. ziario, una compagnia che aveva ma. Se l’andamento dei mercati finanfatto ricorso alle sue preziose adeIl piano di John Law consisteva nel ziari fossero statisticamente distrirenze politiche per scalare il mercarivoluzionare il piano del Governo buiti come l’altezza degli esseri uto Toro fino alla vetta. francese, Ken Lay il presidente delmani, i crolli sarebbero molto rari, Definita dal Fortune Magazine la la Enron progettava di rivoluzionare la maggior parte dei mesi si chiuil business globale dell’energia. derebbe con cifre attorno alla mecompagnia più innovativa d’AmeriDa anni il settore era dominato da dia, e solo in rarissimi casi si assica per 6 anni consecutivi, quella enormi compagnie di servizi che sterebbe a salite o discese estrecompagnia era la Enron. Sette anni producevano l’energia pompando me, ammettiamolo non molti di noi dopo il suo collasso la maggioranza gas e producendo elettricità che sono più bassi di un metro e venti di noi avrebbe destinato la Enron poi rivendevano ai consumatori. o più altri di due metri e trenta. alla pattumiera della storia finanLa grande idea di Lay consisteva Nella curva a campana (gaussiana) ziaria, eppure essa è stata pioniera nel creare una sorta di banca dell’gli elementi sono distribuiti in base di molte delle dubbie pratiche fienergia, che avrebbe svolto le funalla loro frequenza, gli elementi più nanziarie che continuano ancora zioni di intermediario fra fornitori e comuni sono ammassati verso il oggi ad affliggere il mercato. consumatori. Il suo sogno era quelcentro della campana, mentre i rari Nei tre anni precedenti all’agosto lo di fare della Enron la più grande nani e giganti si trovano alle estredel 2000 le quote della compagnia compagnia energetica del globo, mità della curva. Ed è per questo energetica di Houston, la Enron, fra gli entusiasti di quel progetto vi che la curva ha questa forma pererano salite alle stelle. Nata come era anche l’alto dirigente della Enché la maggioranza degli esseri una piccola azienda del gas del ron Sharron Watkins, che così deumani ha una altezza vicino alla Nebraska era diventata la quinta scrive quell’ambiente media. in quegli anni: Ma se tracciassimo “l’atmosfera era eletuna curva relativa ai trizzante, pensavamo mercati finanziari, un Elementi più frequenti che se fossimo riusciti grafico dei movimenti x a trovare una buona quotidiani in borsa x idea, la Enron avrebotterremo una linea be pagato, e avremdiversa con meno mox mo potuto scalare la vimenti piccoli e più Curva dei mercati finanziari vetta” come John movimenti grandi verLaw anche Ken Lay so l’alto o il basso. E’ x ha amicizie in posti quello a cui si riferix chiave, ha contribuito scono gli statistici Elementi più rari generosamente alla quando parlano di Coda lunga campagna presidencoda lunga. ziale di George W. Se i movimenti di borBush, una volta eletto sa fossero distribuiti 7 Kan Lay Bush spinge per l’emanazione di leggi che derogolino il settore dell’energia, cavalcando l’onda globale della privatizzazione dell’energia la Enron si accaparra tutti gli asset disponibili sui mercati mondiali. Nella sola America latina la compagnia ha interessi in Colombia, Ecuador, Perù e in Bolivia dove ha realizzato un immenso gasdotto che attraversa il continente fino al Brasile. E’ grazie all’intervento dell’amico personale di Kan Lay, Gerge W. Bush, la Enron riesce ad acquisire una quota di controllo della più grande rete di gas naturale del mondo in Argentina. Ma la Enron oltre alla energia tratta praticamente tutti gli antichi elementi del cosmo, terra, acqua, fuoco e aria, ha interessi anche nel settore della banda larga. La Enron scatena un onda di piena a Wall Street simile a quella della bolla del Mississippi, malgrado i timidi moniti contro la - irrazionale esuberanza- a spingere verso l’alto questo mercato Toro fu proprio il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan. Come al tempo di John Law una bolla può realizzarsi solo in presenza di denaro in abbondanza, e alzando i tassi di interesse solo una volta fra il giugno del 1990 e il febbraio 1995, Greenspan assicura tale abbondanza. I frutti raccolti dagli investitori sono immensi, e lo stesso si può dire dei dirigenti del quartiere generale della compagnia di Huston che furono generosamente incentivati ad acquisire quote, nell’arco di appena tre anni a partire dal 97, il prezzo delle azioni della Enron sale di quasi 5 volte, da meno di 20 dollari a 8 oltre 90 per azione: è il ritorno della Mississippi Company. Persino una stravagante città con lo stile di vita fondato sul petrolio non ha mai visto niente di simile, a River Oaks il quartiere più esclusivo di Houston dove Ken Lay e i dirigenti della Enron vivevano. Nell’ultimo anno della sua esistenza la Enron paga i suoi 140 più alti dirigenti una media di 5,3 milioni di dollari a testa all’anno, e le vendite della auto di lusso salgono alle stelle. Ricevevano multipli dello stipendio annuo di base e chi riceveva una percentuale di solo il 75% in più dello stipendio annuo era considerato poco stimato, tutti volevano che fosse moltiplicato il doppio, il triplo o il quadruplo come Bonus. Lay, il pilastro della società illustra al mondo gli altissimi principi morali della compagnia: “la Enron è una società che tratta con chiunque sulla base del massimo rigore morale, rispettiamo tutte le regole, manteniamo la parola data, pensiamo ciò che diciamo e diciamo ciò che pensiamo”. L’unico piccolo problema è che come il sistema di John Law anche il sistema Enron è una sofisticata truffa, basta sentire le registrazioni delle telefonate fatte da un trader della Enron con la El Paso Electric Company allo scopo di ricattare i consumatori della California chiudendo le centrali elettriche per provocare una diminuzione dell’ener- una serie di ripetuti black-out ai danni dei consumatori. Il denaro della Enron è stato rubato in vari modi, le sostanze dichiarate dalla società sono state gonfiate di molto, ma la sua innovazione più importante consiste nel rimuovere i debiti della compagnia dal bilancio, nascondendoli sotto la voce: speciali entità di scopo, con nomi tipo Ciuco e Raptor, i dirigenti della compagnia si impegnano in giochi di specchi e di fumo per nascondere le reali perdite, spacciandole per Buffer profit. Ma non può durare, quando trucchi i libri contabili per nascondere l’operazione prima o poi ti scoprono. Una volta intuito che il loro gioco sarebbe stato scoperto Ken Lay e i suoi complici iniziano a liberarsi di azioni per centinaia di milioni di dollari, rassicurando contemporaneamente gli investitori che il prezzo delle quote avrebbe continuato a salire. Ma come è successo a John Law con i suoi disperati tentativi di arrestare la caduta libera delle azioni della Mississippi Company, anche le rassicurazioni di Ken Lay risultano vane. Il 15 novembre del 2001, Alan Greenspan capo della Federal Reserve riceve il premio Enron per la distinzione nell’esercizio della funzione pubblica, aggiungendo il proprio nome a quelli di personaggi del calibro di Mikail Gorbaciov e Nelson Mandela. Greenspan se l’è meritato perché se non fosse stato per le politiche monetarie da lui adottate alla fine (1) Indagando più a fondo si scoprì che la Enron otteneva agevolazioni da parte del governo mediante favori come aiuti nelle campagne elettorali o donazioni a numerosi uomini politici di denaro o di pacchetti azionari. Comportamenti di questo tipo non erano adottati a vantaggio solo di esponenti del partito repubblicano, ma anche di quello democratico. Grazie a ciò la società ha ottenuto numerosi aiuti sotto forma di ammorbidimenti della legislazione contro l’inquinamento. La decisione di non aderire al protocollo di Kyōto probabilmente è stata influenzata anche da pressioni della Enron. Manovre di questo tipo non erano nuove per la società: ad esempio il permesso di costruire un oleodotto in Mozambico fu ottenuto anche grazie all’aiuto di Clinton, che minacciò lo stato africano di interrompere gli aiuti economici se non avesse acconsentito alle richieste della multinazionale. gia disponibile. Il risultato non è solo l’innalzamento dei prezzi, che la Enron desidera ma anche, malgrado la grande abbondanza di energia disponibile degli anni ’90, la bolla della Enron e la bolla del PuntoCom che ad essa si è accompagnata non avrebbero mai potuto verificarsi (1). Appena due settimane dopo la ceri- monia di premiazione la Enron dichiara bancarotta, la compagnia è indebitata per miliardi, ma esattamente quanti miliardi? Quando la Enrono dichiarò bancarotta nel dicembre 2001 incontra i creditori per dire loro che anche se sul bilancio sono stati previsti debiti a lungo termine per 13 miliardi, la cifra reale ammonta a 38 miliardi di dollari, 25 miliardi di dollari di debiti erano stati nascosti sino a quel momento. Il giorno precedente 4.500 impiegati della Enron ricevono la lettera di licenziamento, mentre gli ultimi assegni premio vengono consegnati ai dirigenti riconoscenti. A maggio del 2006 Ken Lay viene condannato per tutti i 6 capi di imputazione, il suo braccio destro Jeff Skilling, Amministratore Delegato e "regista" della colossale truffa finanziaria è stato condannato ad anni 24 di reclusione. Lay è morto prima della sentenza, durante una vacanza ad Aspen in Colorado. Eppure le pratiche fraudolente che hanno favorito l’ascesa e il crollo della Enron non sono morte con Ken Lay, anzi l’abitudine di nascondere i debiti nei bilanci inaugurati dalla Enron, si è successivamente diffusa in tutto il sistema finanziario occidentale, e gli effetti di questa contabilità irregolare sono i componenti base della crisi attuale. Sotto molti aspetti i problemi della Enron erano una specie di vetrino di laboratorio, e il germe ha poi infettato tutti i mercati finanziari, in parte perché alcuni dei trader e degli esperti di finanza della Enron, si sono riciclati in banche e borse. Oggi perciò il marciume è ovunque nei mercati finanziari. La società per azioni a responsabilità limitata è veramente una istituzione miracolosa, eppure nel corso della storia della finanza ci sono state alcune compagnie criminali così come ci sono stati occasionalmente mercati irrazionali, le due cose procedono di pari passo, perché è proprio quando i Tori si agitano con maggiore entusiasmo, che gli investitori rischiano di esser ingannati. Come abbiamo visto nel corso degli anni scorsi il cammino finanziario non è mai scorrevole come vorremmo che fosse. Da quando è iniziata l’attuale crisi del credito alcune piazze finanziarie sono cadute, perdendo fino al 50%. Finché le aspettative umane sul futuro continueranno a passare dell’eccessivo ottimismo all’eccessivo pessimismo, dall’ingordigia alla paura, i prezzi delle azioni continueranno a muoversi non in linea retta ma lungo una linea frastagliata come il profilo delle Ande. Come investitori dobbiamo sperare che dopo essere scesi dalla vetta dell’euforia ci attenda una tranquilla discesa da percorrere sugli sci e non un precipizio roccioso. Ma non c’è niente che possiamo fare per proteggerci da cadute reali o metaforiche? Vedremo che la finanza è una questione di rischio ma anche di frutti da cogliere e la domanda da un milione di dollari è: siete assicurati?, siete protetti?. Ne scriveremo sul prossimo numero di OP Parmalat una “bolla” italiana Dopo aver visto i grandi crac della storia: il primo in assoluto in ordine di tempo di John Law nella Francia del XVIII secolo e quello più recente della Enron sul finire del XX, spendiamo qualche riga per la più grande “bolla” cresciuta e poi scoppiata recentemente in Europa che ha interessato da vicino tanti italiani e tante banche. I fondamentali del crac sono sempre gli stessi già visti nei casi esaminati, una impresa che coinvolge importanti e numerosi uomini politici, banche e azionisti, i primi a vario titolo beneficiari questi ultimi vittime. Riportiamo qui alcuni cenni della storia. Legalmente le violazioni riguardano l’aggiotaggio e la bancarotta fraudolenta. Per anni, se non da sempre l’attività principale dell’intraprendere di Calisto Tanzi e dei vari manager della Parmalat è stato orientata non tanto a competere sul mercato per conquistarne fette maggiori, ma alla costruzione di rapporti più o meno privilegiati e vincolanti con politici e con banche al fine di sopravvalutare le azioni della società. I meccanismi sempre i soliti, finanziamenti più o meno occulti, interferenza con le nomine di vertici bancari, contratti che prevedevano grandi profitti per le banche che promuovevano le azioni Parmalat presso ignari cittadini. Se a Law bastava il beneplacito del Duca d’Orleans, mentre Ken Lay poteva contare sul sostegno di Greenspane, Bush, Clinton, qui da noi la situazione è più complessa, grazie alla distribuzione del potere molto più estesa i soggetti coinvolti sono molti di più arrivando anche a sfiorare la magistratura. Anche nel creare “bolle” il sistema Italia è meno efficiente, ma il risultato finale e tragicamente analogo. Riportiamo sommariamente la vicenda (tratta da Wikipedia) Origine del Buco Negli anni ottanta, grazie all'iniziativa di Gregorio Maggiali, esponente della Democrazia Cristiana del tempo e amico di Tanzi, Calisto entrò in contatto per la prima volta con Ciriaco De Mita, in seguito Presidente del Consiglio dei ministri, con cui strinse una forte amicizia. Per esprimere la sua gratitudine a Maggiali, stando agli atti, Tanzi gli avrebbe concesso il libero uso dei mezzi di trasporto della Parmalat. Non solo, in seguito agli accertamenti sui movimenti finanziari della Parmalat nel 1993, la procura individuò diversi assegni circolari destinati alla Rayton Fissore, azienda automobilistica di Maggiali che versava in cattive acque, per un totale di 1,5 miliardi di lire. Questi finanziamenti illeciti furono rendicontati in bilancio a beneficio di una società fantasma. A seguito di questi rilevamenti, il procuratore ipotizzò che Tanzi dirottasse grosse somme di denaro alla DC tramite la “Rayton Fissore”: De Mita fu indagato per concussione, ma l'indagine fu in seguito archiviata. Diverse circostanze sembrano sottolineare l'influenza dell'amicizia tra De Mita e Tanzi nelle scelte della Parmalat. Nel 1984 la società apre un secondo stabilimento nel sud Italia, a 9 Nusco, paese natale di De Mita: la scelta non fu felice, sia per ragioni logistiche (la fabbrica distava oltre quaranta chilometri dall'autostrada) che per ragioni di salute pubblica: un giorno furono trovati rifiuti tossici provenienti da La Spezia. Inoltre gli impianti furono commissionati e costruiti da Michele De Mita, segretario locale della DC e fratello di Ciriaco. Altra coincidenza evidenziata dagli inquirenti è rappresentata dai finanziamenti previsti dalla legge 216 per la ricostruzione post terremoto dell'Irpinia: Tanzi chiese aiuti per otto miliardi di lire con dieci giorni di ritardo dalla scadenza, e gliene furono erogati undici. Infine per commercializzare il latte a lunga conservazione, che la Parmalat aveva iniziato a produrre, servivano delle normative a livello nazionale, attraverso una legge che arrivò nel 1989, sotto il governo De Mita: in una ricostruzione della trasmissione televisiva Report, pare che, per restituire il favore, Tanzi abbia acquisito sotto l'egida della Parmalat un'ottantina di agenzie viaggio riconducibili a De Mita, che rischiavano l'insolvenza. Successivamente, la Parmalat acquistò la Margherita Yoghurt, fortemente indebitata, su indicazione di Cossiga che, secondo quanto dichiarato dall'ex-direttore finanziario della Parmalat Fausto Tonna, aveva nell'azienda alcuni parenti soci; e la Cipro Sicilia, oberata da debiti per 150 miliardi di lire, acquisizione riconducibile all'influenza di Calogero Antonio Mannino. Sempre Tonna ha fatto il nome di Donatella Zingone, moglie del politico Lamberto Dini, e di Franco Bonferroni. La prima aveva posseduto una linea di supermercati in Costarica: uno sta- 10 bilimento di questi sarebbe stato comprato da un consulente di Tanzi, Ottone, “a un prezzo a dir poco osceno” con i soldi di Parmalat Nicaragua. Il secondo avrebbe consigliato l'acquisto di certi stabilimenti in Vietnam e Cambogia, operazioni per cui avrebbe percepito delle commissioni. Durante il processo che lo vede imputato per il crac, Tanzi ha dichiarato alla Magistratura di aver finanziato fin dagli anni sessanta diverse banche, per ottenere crediti e condizionarne le nomine. Dai verbali di queste dichiarazioni inoltre risultano tra i finanziati molti nomi di politici, sia di centrodestra che di centrosinistra, ma comunque gran parte di essi sono riconducibili alla Democrazia Cristiana di allora: Forlani, Colombo, Pomicino, Fabbri, Signorile, Mannino, Fracanzani, Speroni, Stefani, D'Alema, Dini, Fini, De Mita, Tabacci, Sansa, Scalfaro, Pier Luigi Bersani, Lusetti, Gargani, i quali hanno peraltro tutti negato. Hanno invece ammesso di aver ricevuto somme inferiori ai cinquemila euro, e quindi esenti da dichiarazione, Casini, Prodi, Buttiglione, Castagnetti e Segni. Mentre la procura di Parma ha accertato e rintracciato questi flussi di denaro, molti si sono difesi in virtù del fatto che pensavano che i soldi provenissero direttamente da Tanzi, e non dalle casse della sua società. Con il passaggio alla "Seconda Repubblica", dai verbali è emerso che Tanzi aveva dapprima versato ingenti somme a favore della campagna elettorale di Prodi per le elezioni politiche del 1996, e poi, in occasione delle elezioni del 2001, aveva sostenuto la campagna di Berlusconi. La procura di Milano sta tuttavia indagando, a partire da alcune dichiarazioni di Tanzi, su finanziamenti risalenti già all'anno della nascita di Forza Italia, finanziamenti che sarebbero stati erogati mediante un meccanismo di mancato sconto agli spot pubblicitari in onda sulle reti Mediaset. In questo modo il potenziale sconto di cui poteva godere una grande azienda come la Parmalat con le sue campagne pubblicitarie massi- ve sarebbe confluito indirettamente a Forza Italia: a questo proposito Tanzi ha dichiarato di aver trasferito quote di pubblicità destinate a essere trasmesse dalla RAI a Publitalia. L'autore di questo accordo sarebbe stato Genesio Fornari, che è però deceduto. Poi, nel 1996, quando era salito al potere Prodi, Tanzi aveva partecipato al potenziamento del capitale di Nomisma, società di cui Prodi è stato fondatore, diventandone socio. In questi anni, tra il 1995 e il 1996, si collocherebbe inoltre la promozione di alcune joint-venture tra diverse agenzie viaggi controllate dalla Parmalat e la Cit viaggi, società turistiche delle Ferrovie dello Stato: questo progetto secondo la ricostruzione del pubblico ministero Pierfilippo Laviani a partire dagli interrogatori di Tanzi, sarebbe stato avallato da Ciriaco De Mita e Claudio Burlando, allora Ministro dei Trasporti e della Navigazione per il governo Prodi I e attuale Presidente della Giunta regionale della Liguria, e avrebbe permesso a Tanzi di scaricare i debiti della Parmalat sul partner pubblico. A questo proposito la procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati anche l'ex-amministratore delegato delle Ferrovie, Lorenzo Necci. Su questa faccenda Burlando ha dichiarato che non fosse di sua competenza, e che peraltro Cimoli, poi nominato amministratore delle FS, ha ritenuto di non procedere alla trattativa. Tanzi si preoccupò anche di stipulare accordi finanziari con i massmedia cartacei: attraverso una sua società, la “Europa Service”, aveva acquistato azioni per 250 milioni di lire del quotidiano di sinistra - il manifesto -, regolarmente registrati. Meno chiaro è invece il presunto finanziamento a - Il Foglio - , di Giuliano Ferrara: Tanzi ha dichiarato di aver versato dai 500 milioni al miliardo di lire, ma interpellato dal procuratore di Bologna, Vito Zincani, Ferrara non ha ritenuto di dover deporre. La Magistratura ha rilevato che sono uscite dalle casse della Parmalat, coperti in bilancio dalla voce sponsorizzazione, circa 12 milioni di euro. Si presume però che circa un miliardo e cento milioni di euro siano passati, per mezzo della finanziaria uruguaiana Wishaw Trading, a per- sone ignote: il tramite sarebbe stato Sergio Piccini, il quale è tuttavia deceduto. Al suo posto Tanzi aveva indicato Romano Bernardoni, già venditore d'auto. Nel 2001 Parmalat commercializzò un nuovo tipo di latte chiamato "Fresco Blu", ampiamente pubblicizzato perché portava la data di scadenza a otto giorni dal momento che era microfiltrato e pastorizzato secondo un procedimento esclusivo. Tuttavia dal momento che le aziende concorrenti insorsero contro la scritta "fresco" che, per legge, doveva essere applicato solo a quel latte la cui data di scadenza era di quattro giorni, la Parmalat fu multata per frode. Così Tanzi decise di mandare Bernardoni da Gianni Alemanno, allora Ministro per le Politiche Agricole e Forestali sotto il governo Berlusconi II: il Ministro fu prosciolto per l'accusa di corruzione, per cui era stato indagato avendo rinunciato all'immunità parlamentare. Ciò nonostante il via libera della Commissione Interministeriale sulla vicenda, come ha evidenziato la Guardia di Finanza, è avvenuta il 28 dicembre 2002, contestualmente ai viaggi del ministro, e della sua segretaria, in un villaggio Parmatour, saldati solo a seguito del crac. Anche Bernardoni è stato prosciolto dall'accusa di corruzione, ma è stato rinviato a giudizio a Parma per finanziamento illecito a partiti. Si è ipotizzato che la fallimentare gestione dei villaggi Parmatour sia da ricondurre al loro utilizzo, ovvero incamerare i favori di politici, banchieri o aziende. Una delle operazioni più contestate è stato l'acquisto di Eurolat dal gruppo Cirio che comportò un aumento vertiginoso dell'esposizione debitoria con una operazione contestata anche dall'Autorità per la Concorrenza. Occultamento dei debiti I debiti della Parmalat ammontavano a un centinaio di miliardi di lire già verso la fine degli anni ottanta: per evitare il peggio, Tanzi decise di quotare alla Borsa Italiana il gruppo. Diventare una società per azioni richiede all'azienda un risanamento dei conti, ma le forti perdite di Odeon Tv, controllata dal gruppo di Collecchio, obbligarono Tanzi a rivolgersi alle banche per un prestito: nonostante l'opposizione del presidente e di alcuni sindaci revisori, l'Icle, un istituto di credito, erogò 120 miliardi di lire. Per completare l'operazione Parmalat dovette liberarsi anche dell'emittente oberata da debiti per 160 miliardi e a questo proposito si affidò alla Sasea, società estera di Florio Fiorini, già dirigente ENI: questi acquistò Odeon Tv, che in seguito fallì. Così la Parmalat poté entrare in Borsa, senza subire particolari controlli dalla Consob. Evidentemente i conti della società dopo la quotazione non migliorarono e i debiti avrebbero potuto decretarne il fallimento già negli anni novanta: per occultare questi dati, Tanzi affidò per anni all'avvocato Gian Paolo Zini il compito di creare una rete di società distribuite tra i Caraibi, il Delaware e le isole Cayman. L'avvocato Zini operava direttamente da New York e aveva creato il fondo Epicurum, ideato da Tonna, con cui la Parmalat riversava un'ingente quantità di denaro, circa 400 milioni di euro, sulla Parmatour: questi soldi venivano registrati come crediti per la società e conferiti nel fondo. L'operazione era, ovviamente, falsa, ma utile per ingannare il mercato. Allo stesso modo per simulare l'ottima salute economica della società, si emettevano false fatture. Dal momento che le fatture figurano come crediti, e questi crediti vanno incassati, Tonna e Bocchi si inventarono un fittizio conto corrente presso la “Bank of America”, intestato alla società Bonlat con sede alle Cayman, in cui figuravano 3,9 miliardi di euro. Ne derivò che le banche continuarono a erogare prestiti al gruppo, «malgrado i bilanci non fossero il massimo della trasparenza e [...] pur affermando di possedere liquidità consistente», come ha dichiarato Tanzi. Quando il buco fu scoperto nel 2003, le banche si professarono vittime della frode della Parmalat, e lo stesso Governatore della Banca d'Italia del tempo, Antonio Fazio, in un'audizione al Senato del 2004, affermò che era evidente che non solo le banche italiane, ma anche quelle straniere, non erano consapevoli Calisto Tanzi della situazione in cui versava la società di Tanzi. Tuttavia già nel 1995, a seguito di un'interrogazione parlamentare sui prestiti concessi alla Parmalat dalla Cassa di Risparmio di Parma (per 650 miliardi di lire) e dal Monte dei Paschi di Siena (per 90 miliardi di lire), la procura incaricò il ragionere Mario Valla di Parma di rivederne i bilanci degli ultimi tre anni. Dallo studio emerse un indebitamento elevatissimo: la società viveva dei prestiti bancari, perché come rivelò poi Tanzi, egli stesso aveva fatto pressione su Goria e De Mita affinché Luciano Silingardi venisse messo a capo della Cassa di Risparmio di Parma; e ugualmente era intervenuto sulla nomina di Franco Gorreri al Monte dei Paschi, premendo su Craxi. Presumibilmente Tanzi intendeva crearsi delle vie privilegiate per ottenere facili prestiti dai due gruppi bancari: d'altro canto Silingardi era stato sindaco per la Parmalat e Gorreri ne era un dipendente. La perizia del rag. Valla fu depositata in procura, ma il giudice dell'udienza preliminare Adriano Padula archiviò l'inchiesta. Lo stesso Padula nel 1998 assolse Tanzi e Tonna dall'accusa di false comunicazioni sociali. Quando nel 2005 però, il Ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli avviò un'ispezione sul gup di Parma, emerse che Padula aveva insistito con Tanzi per avere sconti per i viaggi nei villaggi Parmatour, che pagò peraltro solo dopo che fu scoperto il crac, oltre due anni dopo. Per questo Padula fu sanzionato dal Consiglio Superiore della Magistratura. L'attuale amministratore delegato di Parmalat, Bondi, ha deciso di intraprendere un'azione legale contro le banche creditrici prima del crac, accusandole di aver emesso bond fino all'ultimo momento pur essendo consapevoli della situazione disastrosa in cui versavano i 11 bilanci dell'azienda. Bondi stima che Deutsche Bank abbia, a fronte di un prestito di 140 milioni di euro, guadagnato di interessi 217 milioni (+140%), Unicredit Banca da 171 milioni di euro ne ha ricavati 212 (+124%), Capitalia ha incassato il 123% in più di quanto aveva prestato alla Parmalat. Paradigmatico a questo proposito fu il bond emesso dalla banca svizzera UBS a Parmalat di 420 milioni di euro, dei quali effettivamente solo 110 milioni furono incassati, mentre i restanti 290 milioni tornarono indietro alla banca, come assicurazione in caso di insolvenza: cosa che, a posteriori, si verificò. Le strabilianti cifre che le banche concedevano a Tanzi, servirono anche per acquisizioni, in modo da dare l'idea che la Parmalat fosse una società solida e in crescita: ad esempio, la Citigroup, banca statunitense, ha caldeggiato l'acquisto di bond ai risparmiatori fino a pochi giorni prima del crac, facendo leva sulla maschera dorata che la Parmalat si era creata. I finanziamenti, erogati per questo fine, venivano occultati dalle banche internazionali grazie a società site in paradisi fiscali: tra queste la “Buconero Spa”, dietro al cui nome emblematico si presume operasse la Citibank, che, secondo quanto riportato dallo scrittore Vittorio Malagutti, riuscì a far fluire 100 miliardi di lire attraverso un contratto di associazione di partecipazione, senza dunque che comparisse tra i debiti del gruppo Parmalat. Analogamente la Bank of America istituì una holding che, in compartecipazione alla Parmalat, si servì di un ente caritatevole delle Cayman per raccogliere quasi 300 milioni di dollari tra gli obbligazionisti e finanziare così la Parmalat 12 Brasile, tecnicamente già fallita: l'accordo fu siglato tra Gregory Johnson, responsabile della security della banca statunitense, e Fausto Tonna. Quando nel 2002 Tanzi necessitava di 50 milioni di euro per risollevare le perdite generate da Parmatour, si rivolse a Cesare Geronzi e alla sua Banca di Roma, per la quale era consigliere d'amministrazione. Matteo Arpe, amministratore delegato dell'istituto di Medio Credito Centrale attraverso il quale sarebbe stato concesso il prestito, si oppose all'operazione, ma Geronzi riuscì in ogni caso a far arrivare alle casse di Parmalat la cifra richiesta, che fu poi deviata al settore turismo. Contestualmente Tanzi acquisì la società sicula di acque minerali Ciappazzi, oberata di debiti sospesi per la maggior parte con la Banca di Roma. I magistrati ipotizzano che l'operazione sia frutto di una costrizione imposta da Geronzi a Tanzi. La fallimentare acquisizione ha avuto dei risvolti paradossali: in una regione spesso vittima di crisi idriche come la Sicilia, la Ciappazzi perdeva circa quindicimila litri di acqua al minuto, riversata in mare, poiché mancava della licenza di imbottigliare. Anche quando il crac venne a galla, la Ciappazzi non beneficiò dell'amministrazione straordinaria dato che Tanzi l'aveva comprata attraverso la Cosal, una società non direttamente riconducibile alla Parmalat. Geronzi, accusato di usura, dichiarò di ignorare che il gruppo di Collecchio fosse prossimo alla bancarotta e che a quanto sapeva Tanzi meditava da tempo di entrare nel mercato delle acque minerali. Scoperta del crac Nel 2003 la Consob avviò dei con- trolli ai bilanci della Parmalat. Per ovviare a una situazione che avrebbe inevitabilmente portato alla scoperta del catastrofico stato della società, Tanzi, come si evince dai verbali degli interrogatori, chiese aiuto a Silvio Berlusconi per un suo intervento presso le banche e presso la Consob: «Devo aggiungere che in occasione di un incontro che ho avuto in Consob, ho potuto constatare che la Consob mi ha trattato con gentilezza e mi ha dato tempo per chiarire gli aspetti della vicenda Parmalat», ha dichiarato Tanzi. Le banche tuttavia non rimasero impassibili al mancato rientro dei prestiti e cominciarono a fare pressione su Tanzi: quando iniziarono a trapelare i primi sintomi di insolvenza, il patron della Parmalat fu messo da parte, le banche imposero alla guida del gruppo in qualità di amministratore straordinario Enrico Bondi e il titolo Parmalat fu sospeso dalle trattative in Borsa. Il 4 dicembre si scoprì che i 600 milioni di euro del fondo Epicurum non esistevano. L'8 dicembre era il termine entro cui la Parmalat era costretta a onorare il bond da 150 milioni di euro che aveva emesso: Bondi promise di restituire i soldi entro il 15 dicembre, ma quando quattro giorni dopo riuscì a saldare il debito, si accorse anche che ne mancavano 80. Intanto dopo tre giorni di sospensione, il titolo Parmalat fu riammesso alle contrattazioni: da un valore precedente di 2,2375 euro, l'11 dicembre il titolo chiuse a 1,1900 euro, in calo del 46,8%. Il 15 dicembre il consiglio di amministrazione, tra cui figuravano Tanzi, Tonna e Gorreri, si dimise. La notizia che accese i riflettori sullo scandalo arrivò però il 19 dicembre 2003: in quella data la Bank of America dichiarò che i 3,95 miliardi di euro che rappresentavano l'attivo della Parmalat non esistevano: qualche giorno dopo fu appurato il documento che ne attestava l'esistenza era stato contraffatto. Il 22 dicembre Tanzi fu iscritto al registro degli indagati per falso in bilancio presso la procura di Milano e nel frattempo il valore di un'azione della Parmalat era sceso a 0,1100 euro, ma anche gli indici delle banche connesse al crac persero punti (Capitalia -6%, Monte dei Paschi -5%); lo stesso giorno gli obbligazionisti statunitensi, onde scongiurare il rischio di cross default, decisero di non intraprendere richieste di risarcimento fintantoché Bondi non avesse redatto un piano di salvataggio. Il 1º gennaio Bondi stabilì che il primo asset che la Parmalat avrebbe ceduto sarebbe stata la Parma Calcio e qualche giorno più tardi la Consob depositò una richiesta di annullamento del bilancio dell'anno precedente della Parmalat. Il 20 gennaio seguirono le dimissioni di Silingardi, mentre il 23 gennaio un ex-collaboratore dei direttori finanziari Tonna e Del Soldato, Alessandro Bassi, il quale era stato già sentito come testimone dai pm, fu trovato morto, precipitato da un ponte: l'ipotesi più accreditata dagli inquirenti fu il suicidio. Non mancano però ipotesi di omicidio come quella formulata nel libro di Livio Consigli "Il tesoro di Tanzi" (www.iltesoroditanzi.it). Nel contempo sia lo Stato, attraverso un finanziamento di 150 milioni, sia alcune banche, si occuparono del risanamento del gruppo di Collecchio perché potesse continuare l'attività. Evoluzioni nel periodo 20042011 Dopo alcuni arresti e indagini, viene stabilito dalla Cassazione, il 1º marzo 2004, la celebrazione di due indagini (e processi) paralleli. Alla procura di Milano viene attribuita la competenza delle indagini per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza, falso in comunicazioni (sociali e ai revisori) e ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob. A Parma l'associazione a delinquere e bancarotta. Il 29 maggio 2004 la procura di Milano ottiene il rinvio a giudizio per 29 persone fisiche e tre persone giuridiche, tra cui Calisto Tanzi, componenti del consiglio di amministrazione Parmalat, sindaci, direttori, contabili, revisori dei conti, funzionari di “Bank of America”. Tra le persone giuridiche imputate la “Bank of America” e le società di revisione “Grant Thornton” (ora Italaudit) e “Deloitte & Touche”. Il 18 dicembre 2008 il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza, definita "a sorpresa", sul caso Parmalat. Dei 29 imputati, dopo patteggiamenti e applicazioni di leggi "controverse" (come la ex Cirielli), tra le persone fisiche giudicate con rito ordinario, risulta condannato il solo Calisto Tanzi, a 10 anni di reclusione. Tra le persone giuridiche, anche la Grant Thornton/Italaudit, sanzionata con 240.000 euro e ad una confisca di 455.000 euro. Tra quelli che avevano scelto il patteggiamento: condannate, con una serie di pene che vanno dai cinque mesi e 10 giorni ai due mesi, otto persone fisiche, tra le quali Paola Visconti (nipote di Calisto Tanzi), la Deloitte & Touche e Dianthus (che avevano, nel frattempo, già risarcito migliaia di parti civili). Tra i prosciolti figurano: Enrico Barachin, Giovanni Bonici (di Parmalat Venezuela), Paolo Sciumè (ex membro del C.d.A. di Parlamat di Collecchio) e il banchiere Luciano Silingardi. Per quanto riguarda la posizione di Bank of America, prosciolta, il P.M. Francesco Greco dichiara che «è stata riconosciuta la prescrizione per altro modificata dalla legge Cirielli». il 18 aprile 2011 il Tribunale di Milano ha assolto le banche coinvolte per il reato di aggiotaggio informativo: Morgan Stanley, Bank of America, CitiGroup e Deutsche Bank. La decisione del Tribunale di Milano inoltre nega quindi il risarcimento per circa 30.000 piccoli risparmiatori che sottoscrissero i bond emessi dalla Parmalat prima del Crac. Beppe Grillo l’aveva detto… nel 2002 “Da anni, molti segni indicavano che non conveniva investire in Parmalat. Se a me che faccio il comico questi segni sembravano così evidenti, come mai non erano evidenti alle banche internazionali, alle società di revisione, agli investitori e ai risparmiatori? Standard & Poor dava un buon rating di Parmalat fino a due settimane prima del crollo. Negli ultimi sei mesi il valore delle azioni di Parmalat era raddoppiato. Deutsche Bank aveva comprato il 5 per cento di Parmalat e l’ha venduto appena prima del crollo. Davvero nessuno sapeva? Dal 2002 ho raccontato nei miei spettacoli i debiti e i falsi di Parmalat a più di centomila persone… Ridiamoci su Per queste sue dichiarazioni Grillo viene convocato dai giudici che indagano sul crac Parmalat come persona informata sui fatti. Da uno spettacolo trasmesso l’8-5-2011 dalla Tv svizzera “Mi sono venuti a prendere a Genova due tenenti e un colonnello della finanza in divisa col furgone a casa mia alle nove, che il mio vicino come li ha visti ha detto, lo sapevo io, una figura. E mi hanno portato a Piacenza a testimoniare come persona informata sui fatti. Ho detto scusi tenente devo prendermi una valigetta, se no che figura faccio a fare il testimone senza una valigetta, mi inquadra qualche Tg non c’ho niente in mano, faccio una figura di merda. Ho preso una valigetta e poi non sapevo cosa metterci dentro, allora avevo dei vecchi testi della Telecom e della Fininvest glie l’ho dati e ho detto così vi portate un po’ avanti col lavoro… sì perché fra due anni siamo di nuovo qui. E allora mi dicono come faceva a sapere, come faceva a sapere…, come faceva a sapere… come faceva a sapere…, si sapevano le cose, come sapevo di Cragnotti nel 95… bastava leggere, leggere la sua fedina penale nel 95… quando l’ha vista Totò Riina ha detto con quello lì non ci berrei neanche un caffè perché mi intimidisce. Come facevo a sapere?, vedevo questi manager, questo capitalismo, senza capitali, questo capitalismo sovvenzionato dallo stato. 13 Ecco chi sono i veri comunisti…, che prendevano ognuno Tanzi e Cragnotti 300 miliardi dalle nostre tasse, per inventarsi Novel food, Cragnotti che faceva il pomodoro sempre duro marcisce dentro ma fuori rimane perfetto, (…). L’altro faceva il latte con gli Omega 3. Guardate il latte… io pensavo fosse finita, ma il latte lombardo è andato avanti, il latte Lombardo fa il 40% della produzione nazionale, lo comprava un broker, un finanziere comprava il siero di latte in Francia marcio, lo trattavano, lo mettevano nei silos 500.000 litri alla volta, poi lo impachettavano, e le ditte (…) che magari non sapevano nulla, li vendevano nei nostri supermercati, non era più latte era qualcosa di diverso, perché il latte è semplice. Ma come si fa a fallire col latte è una attività straordinaria, fatti un po’ la mucca, la mungi, ti prendi il latte non gli dai una lira, lavora in nero… ecco perché la mucca è pazza, perché ha capito che è l’unica a farsi il culo in tutta la scaletta… non è pazza è esaurita. Come si fa a fallire con il latte, come questo vostro lombardo, quando dei broker ci mettono le mani sopra e vogliono fare la Cocacola dal latte. E allora comprano squadre di calcio, squadre di basket, villaggi turistici, (…) E allora io dicevo come facevo io a sapere… Tanzi è uno che aveva fatto 600 (società) finanziarie, non rubava neanche, aveva fatto 600 finanziarie. 600 non sapeva nemmeno lui da chi farle gestire, ne aveva intestate 60 al ragionier Ugonotti… senza dirglielo. Ugonotti era miliardario e non lo sapeva, faceva una vita di merda andava a far la spesa nel supermercato, andava per pagare dalla cassiera e la cassiera gli diceva come paga Ugonotti? È suo il supermercato! E lui, come è mio, non lo sapevo… Io sono stufo di esser preso per il culo da questi imbecilli. Il tenente colonnello della finanza mi ha detto che quando sono andati per la prima volta dentro l’ufficio, il manager Le banche sono state tutte assolte Aprile 2011 : I giudici della cassazione penale hanno assolto quattro banche estere accusate di aggiotaggio nell’ambito del crac Parmalat, Deutch Bank, Banca d’America City Group, Credit Suiss e hanno assolto anche i 6 maggiori istituti di credito. Nei loro confronti l’accusa aveva chiesto confische per un totale di 120 milioni di € e sanzioni per un totale 3,6 mln di €. I giudici del tribunale di Milano erano chiamati a rispondere a due interrogativi: 1) i 9 funzionari coinvolti nel processo appartenenti a 4 importanti banche internazionali, e che hanno avuto rapporti con Parmalat negli anni immediatamente precedenti il crac erano consapevoli della situazione di Parmalat era molto più grave di quella che appariva in bilancio, tanto da far pensare a un possibile fallimento, addirittura del gruppo?. La risposta dei giudici del Tribunale di Milano è stata “no”, quindi per questi giudici non sono colpevoli del reato di aggiotaggio, cioè di aver fornito notizie false al mercato sulla stabilità di Parmalat. 2) avevano predisposto un modello di organizzazione interno capace di impedire la commissione di reati?. Anche in questo caso è stato stabilito che le banche non sono colpevoli in quanto ovviamente secondo quanto i giudici hanno ricostruito avevano predisposto un sistema di controllo interno efficiente e questo anche perché come si è capito dalla prima risposta i funzionari non hanno commesso alcun reato. Le banche sono così state assolte dall’accusa di esser in qualche modo complici di Calisto Tanzi in quanto pur sapendo che la società fosse in gravissima difficoltà ne 14 con un master della Università della Columbia University, come li ha visti per cancellare un file dal computer, ha preso un martello e paff pensando che il file fosse sotto la tastiera… 23 marzo 2009 su sky 24 : Beppe Grillo nel 2002 denunciava già la situazione di pesante indebitamento della Parmalat, ed i magistrati che celebrano il processo al gruppo gli chiedono di riportare quel colloquio col direttore Domenico Barili che gli confidò che l’azienda aveva qualcosa come 13.000 miliardi di debiti. Barili espose il concetto che se i debiti sono uguali al fatturato in una economia normale questa azienda andrebbe chiusa domani mattina. In pratica tre anni prima del crack si sarebbe potuto conoscere il grave stato di crisi dell’impero di Callisto Tanzi e salvare tanti risparmiatori che sono invece finiti nella trappola dei Bond, e Grillo ha messo sotto accusa il nostro sistema di controllo. hanno approfittato per costringerla a sottoscrive contratti capestro nei prestiti e ne hanno approfittato per ricavare pingui commissioni dai prestiti. Tanzi è stato condannato in due processi a pene molto pesanti 18 e 10 anni. Dal punto di vista penale secondo il tribunale di Milano i responsabili della catastrofe sono soltanto Tanzi, i suoi collaboratori i suoi manager e al massimo i revisori dei conti. Non c’erano complici esterni, non c’erano banchieri che hanno speculato guadagnando sulle difficoltà di Parmalat, quindi nessuno sapeva, nessuno poteva sapere, salvo gli autori già condannati. Strategie contro la crisi Di Stanislao Manzini In tempi in cui la crisi finanziaria e la recessione economica globale dominano la scena, così come l’agenda dei governi, la situazione delle aree rurali richiede nuove strategie idonee ad affrontare le sfide e a cogliere le opportunità. La recessione - che non ha avuto un impatto diretto sulle regioni rurali, perché queste non sono direttamente implicate in attività speculative finanziarie - può rappresentare un'opportunità per la campagna, soprattutto se si pensa ad aspetti quali l’energia rinnovabile, il turismo rurale, i prodotti locali, la sicurezza agroalimentare, l’equilibrio tra economia ed ambiente, l’innovazione, le infrastrutture e l’educazione. In particolare, il turismo deve essere basato sulle risorse naturali, su valori e tradizioni culturali e su attività nuove (es. passeggiate culturali, percorsi del vino) che possono rappresentare un’opportunità, in termini di reddito e di occupazione; i prodotti locali, quindi le filiere corte, consentono di migliorare sensibilmente le capacità economiche degli agricoltori, mettendoli in contatto diretto con consumatori, con i mercati rionali e con ristoratori urbani. Questo può avvenire collegandosi ai G.A.S.( gruppi di acquisto solidali ) delle città. Il popolo dei Gas: famiglie e single che insieme ordinano grossi quantitativi di prodotti alimentari, per la pulizia della casa e per l’igiene della persona. Il fenomeno è in espansione, molto diffuso in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Alla base c’è una filosofia di consumo critico, con l’obiettivo di mangiare sano, privilegiando prodotti biologici, ecologici e locali, nel rispetto delle condizioni di lavoro di chi li produce, ma anche di risparmiare spuntando prezzi possibili solo con acquisti all’ingrosso. Il meccanismo di funzionamento del Gas è semplice, ma richiede una certa dose di organizzazione e buona volontà. Un incaricato raccoglie le liste della spesa dei compagni di gruppo, or- dina la merce al produttore e concorda la consegna. Per l’acquisto è sufficiente che un membro del gruppo abbia partita Iva (o codice fiscale), quindi si divide la spesa fra tutti. La merce viene consegnata dai produttori con camion, furgoncini o corrieri in un luogo concordato, che può essere il magazzino di proprietà o altro spazio messo a disposizione da chiese o associazioni: sarà poi ripartita tra famiglie in sacchetti, in un secondo momento. Anche le denominazioni (es. Doc, Igp) che consentono di identificare l’origine dei prodotti, legandoli al territorio, possono far parte della strategia di migliorare il reddito. Ed allora forza, rivalutiamo la nostra produzione ( salame, mela, agnolotto, biscotto, etc.) secondo i dettami delle leggi comunali sul prodotto dop per dare un valore aggiunto al nostro prodotto locale. Questi ultimi, sono sempre più parte di una strategia turistica volta ad identificare dei percorsi da un produttore ad un altro produttore. Il supporto dello sviluppo rurale richiede l'accesso a internet veloce, la mobilitazione delle persone, permettendo l'emergere di innovazioni e di nuove opportunità economiche private locali o collettive. La Rete ci permette di entrare nell'economia partecipativa, questo è il nome della nuova rivoluzione sociale sviluppata dai giovani, nati a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Questi sono stati le prime vittime di un'economia disfunzionale che ha scisso geograficamente e socialmente le funzioni di produzione (generalmente in Asia) e di consumo (in Europa), lasciandoli senza la sicurezza di un lavoro stabile e destinati a convivere con il precariato e la sottoccupazione. L'economia partecipativa ha come parole chiave: condivisione, partecipazione e niente sprechi. Principi che prendono forma grazie ad Internet dove lo scambio e la collaborazione rimpiazzano il consumismo ed individualismo degli ultimi vent'anni. Possiamo trovare risposte a moltissimi quesiti: ti piace viaggiare ma non hai denaro ? Vai su www.passaggio.it o www.autostradecarpooling.it e risolvi. Non ti piace più il vino che bevi ? Scambia la tua bottiglia con un'altra su www.barattowineday.it. I bambini crescono, tutine e scarpe devono essere cambiate ogni 3 mesi, prepara una scatola, vai su www.thredup.com e scambia con altri genitori. Tuo figlio abbisogna di ripetizioni di matematica, non puoi permettertelo ma sai bene giocare a scacchi, vai su www.zerorelativo.it e puoi barattare le tue consulenze o prestazioni con quelle di altri. I capofamiglia sanno che le spese arrivano sempre tutte insieme ed i soldi non piovono dal cielo e non sempre chiedere un prestito in banca è possibile o conveniente. Anche in questo caso la Rete ci aiuta : su www.prestiamoci.it troveremo persone che credono più nell'umana fiducia che nella burocrazia e potremmo ottenere un prestito ad un tasso più basso del mercato. La condivisione di beni è un concetto rivoluzionario tanto quanto lo è stato due secoli fa la nascita del sindacato; così la collaborazione fra consumatori, come una volta la solidarietà operaia, diventerà l'ombrello che ci proteggerà dalle intemperie economiche. 15 Risaie e ambiente L’Italia e il Piemonte sono i più grandi produttori di riso d’Europa, ma con che costi ? Le “sommersioni” applicate ancora oggi nelle risaie sono causa di enormi sprechi e impatti sull’ambiente e la salute, eppure il riso può essere coltivato come il mais o gli ortaggi... se le lobby non lo impedissero... 16 Scriveremo di una polemica che si protrae ormai da anni. E’ una di quelle storie che gridano vendetta da tutte le parti ma che i soliti “poteri forti” continuano a negare o a far finta che non esiste portandosi naturalmente dietro la scia di politicanti pronti a soddisfarli e sostenerli in cambio di un piatto di… riso. Sappiamo che il simbolo della pochezza e della povertà anche intellettuale non è il riso ma sono le lenticchie, ma in questo caso stiamo proprio parlando di riso. Pochi sanno che l’Italia è il più grande produttore di riso d’Europa, e sui suoi territori Padani sostanzialmente in Piemonte (Vercelli, Novara) e Lombardia (Pavia soprattutto) ospitano le più grandi estensioni risicole d’Europa. Niente di male, anzi qualcuno penserà finalmente un primato nazionale. Ma non è proprio così. Il riso può esser coltivato in tante maniere, tradizionalmente siamo abituati a vederlo nelle sue immense distese sommerse dall’acqua: le risaie appunto, e chi percorre sul finire della primavera i confini Lombardo Piemontesi resterà affascinato da quella distesa d’acqua che qualcuno ha ribattezzato suggestivamente mare a quadretti per via delle “camere” ossia le porzioni di terreno limitate dagli arginelli di terra in cui si articola la coltivazione della pianta esotica. In verità il riso si può coltivare anche in altri modi. In passato la sommersione era continua per tutta la primavera sino all’estate, poi è stata introdotto il sistema delle sommersioni alternate ancora oggi in uso. In pratica si mette acqua e la si toglie più volte durante la stagione. Questi sistemi causavano e causano una serie di danni all’ambiente e alle persone: - il terreno viene alterato in quanto si impermeabilizza - si sprecano enormi quantità d’acqua proprio in estate quanto c’è più penuria con la conseguente alterazione del regime dei fiumi. Il solo Canale Cavour preleva sino a 110 mc/s d’acqua dal Po che di fatto in quel periodo si trasforma per un lungo tratto sino a Casale Monferrato in un torrente - ma l’acqua non basta mai e per farvi fronte si realizzano dighe in montagna (vedi le polemiche in Valsessera) - si alterano i regimi delle falde acquifere di migliaia di ettari di pianura Padana - si abbatte la biodiversità come è evidente vedendo migliaia di ettari a monocoltura intensiva che favorisce l’insediamento di piante alloctone facendo scomparire quelle autoctone. Analogamente avviene per gli animali, citiamo la presenza della nutria tanto vituperata per via delle gallerie che danneggiano gli argini. - Fra le specie animali più pericolose sviluppate dalla coltivazione delle risaie in sommersione vi sono le varie specie di zanzare vettori di malattie: oltre che della tradizionale malaria, anche di malattie tropicali che grazia al surriscaldamento climatico trovano sempre più condizioni ottimali per la diffusione anche in Italia - che dire poi del mancato o limitato sviluppo di intere aree come le Riso coltivato in aciutta Raccolto di riso coltivato in asciutta colline del Monferrato che nulla avrebbero da invidiare a quelle più famose della Toscana ma che a causa della presenza delle zanzare che rendono letteralmente invivibili le serate estive all’aperto non potranno mai aspirare ad uno sviluppo analogo a quello toscano pur essendo turisticamente ben più avvantaggiate per la vicinanza geografica con il centro-nord dell’Europa. - ogni anno la Regione Piemonte, le province e molti enti locali, stanziano milioni di € di pubblico denaro nel vano tentativo di limitare la diffusione delle zanzare generata da un attività produttiva privata. Che direste se gli enti pubblici pagassero i depuratori delle fabbriche? - forse pochi sanno che le risaie in sommersione sono le principali generatrici di gas metano, un gas serra che ha un potenziale effetto serra di 23 volte superiore a quello della CO2 - che dire della diffusione di pesticidi e diserbanti causata dalle sommersioni che inevitabilmente si infiltrano nel terreno andando ad alterare il sottosuolo e le falde - I potenti consorzi irrigui inoltre distribuiscono l’acqua facendola pagare ai risicoltori con tariffe per ettaro non a metricubi di consumo come per l’utenza civile. Tutto ciò potrebbe esser tranquillamente evitato coltivando il riso… in asciutta, ossia senza sommersioni e con semplici irrigazioni come avviene per qualunque altro cereale o ortaggio, mais, pomodori, ecc. Un tema dibattuto da anni con implicazioni ambientali, sociali, economiche vastissime su cui le associazioni ambientaliste non si sono mai Pianta di riso coltivao in asciutta attivate, fatto salvo qualche sezione locale “colpita” direttamente dalle conseguenze di questo sistema di coltivazione che sin dalla sua diffusione ha causato conflitti fra la popolazione, oltre alla diffusione di malattie ed ambienti insalubri. Ancora oggi esistono regolamenti per mantenere certe distanze fra le risaie e le abitazioni. Fortunatamente, nonostante il boicottaggio e il pervicace attaccamento ad interessi corporativi che sono in netto contrasto con il bene pubblico, si sta diffondendo lentamente la coltivazione del riso in asciutta. Sarebbe ora che anche a livello politico qualcuno si accorgesse di questi fenomeni e si attivasse finalmente per far fare un salto di qualità ad un settore fossilizzato e legato da anni a difesa dell’esclusivo interesse di pochi ma potenti consorzi irrigui e latifondisti del settore che, grazie alla loro “diversità” (la sommersione impone macchine e attrezzature speciali rispetto alla agricoltura tradizionale) traggono ingenti benefici in buona parte a carico delle pubbliche istituzioni Si tenga presente poi che i principali produttori al mondo di riso a prezzi più che stracciati sono i… cinesi; se c’è una cosa cui avrebbero tutto il diritto di commerciare liberamente nel mondo è proprio il riso, che invece è protetto da dazi doganali in Europa e in Italia voluti proprio dai produttori locali per… accrescerne il prezzo e renderlo remunerativo… per i produttori naturalmente, non certo per i consumatori. Zaia il leghista già ministro dell’agricoltura è addirittura arrivato a dichiarare il riso un prodotto locale e non esotico per evitare la soppressione di barriere doganali all’importazione. Già il suo predecessore il Verde Alfonso Pecoraro Scanio anche lui ministro dell’agricoltura nulla aveva fatto in merito. Qualunque testo di storia degli alimenti spiega l’origine nel sud-est asiatico di questo prodotto in cui ancora oggi il riso è il principale prodotto di sopravvivenza in molti Paesi poveri che se potessero esportarlo liberamente in Europa, senza scontrarsi con leggi protezioniste, oltre a far risparmiare i consumatori potrebbe migliorare le condizioni di sottosviluppo nei paesi produttori e magari chissà, anche ridurre il fenomeno della migrazione. Per informazioni : www.zanzare-risaie.info 17 (dal Comunicato stampa del 31 agosto 2007 del Ministero della Sanità Francese) Casi di Chikungunya autoctono in Italia Ettari e numero di aziende risicole in Italia Ettari e numero di aziende risicole in Piemonte Acqua prelevata – acqua consumata La FAO, nel 2002, all’interno della pubblicazione “Acqua per le colture, ogni goccia d’acqua conta”, rileva come oltre il 50% dell’acqua utilizzata per l’agricoltura viene consumata dall’evaporazione, dall’inclusione nel raccolto e dalla traspirazione delle piante, mentre le acque per uso civile ed industriale sono consumate solo, rispettivamente, per il 10% ed il 5%; la restante parte ritorna ai fiumi ed agli acquiferi in forma di refluo. Questi dati, se riportati alla situazione piemontese ci danno la misura di quale sia l’impatto dell’attuale agricoltura sul “Sistema acqua” del Piemonte. Alla fine di una stagione media, l’agricoltura piemontese consuma oltre 4 miliardi di metri cubi (50% Mm3/anno consum o idrico 6000 4000 2000 0 agricolo industriale idropotabile E poi ci dicono di non tirare lo sciacquone del vater per non sprecare acqua... degli 8,3 miliardi utilizzati) a fronte di circa 50 milioni di metri cubi consumati per usi civili (10% di circa 500 milioni utilizzati) e circa 25 milioni di metri cubi consumati per usi industriali (5% di circa 500 milioni utilizzati). Ad aggravare questa situazione c’è il periodo nel quale avvengono gli utilizzi: più o meno distribuiti lungo l’arco dell’anno per usi civili ed industriali, concentrati nei tre mesi estivi per ciò che concerne l’irrigazione (proprio i mesi che naturalmente sono più poveri d’acqua poiché alle temperature media più elevate corrisponde un minimo di precipitazioni). 18 Le autorità sanitarie italiane hanno informato le autorità sanitarie europee il 30 agosto 2007 della scoperta di oltre un centinaio di caso di infezione a virus Chikungunya nel distretto di Ravenna nel nordest di Italia. Il numero dei nuovi casi attualmente è in decrescita secondo le autorità italiane. L'Aedes albopictus, una delle zanzare vettore di questa malattia, è insediata in questa regione da parecchi anni e ha permesso la trasmissione autoctona del virus. Il Chikungunya è una malattia dovuta ad un virus trasmesso dalle zanzare e di cui il nome significa in Swahili "camminare curvato", descrivendo l'atteggiamento delle persone raggiunte dal virus. Può passare inosservata o può manifestarsi in media 4 a 7 giorni dopo la puntura infettata, per l'apparizione improvvisa di una febbre elevata associata ai dolori articolari che possono persistere parecchie settimane. La malattia, di evoluzione spontanea spesso favorevole, può in certi casi portare una stanchezza prolungata e dei dolori articolari talvolta invalidanti. Il trattamento è sintomatico. Alcuni casi di forme gravi sono stati segnalati all'epoca dell'epidemia di grande ampiezza che ha toccato La Reunion e Mayotte in 2005-2006. La malattia è stata descritta principalmente in Africa, in Asia del sud-est, in India, in Indonesia ed in Pakistan. L'Aedes albopictus, talvolta chiamato zanzara-tigre, è anche presente in certe zone del sud della Francia metropolitana, in particolare Alpi-marittimi e Corsica, ma non ha mai trasmesso ad oggi il virus del Chikungunya. Da anni la sperimentazione della coltivazione del riso in asciutta ha dato ottimi risultati... Da: La Stampa - Vercelli Marco Ferrando - 24-42007 Il riso ai tempi della siccità? «Crescerà all’asciutto, o comunque con molta meno acqua di oggi. La sommersione è un lusso che non potremo permetterci per sempre». Ogni volta che lo ripete, gli agricoltori vercellesi che passano davanti al suo campo completamente asciutto storcono il naso: «L’è fola», dicono con sarcasmo. Ma «il mare a scacchi», come vengono chiamate le risaie una volta allagate non producono nessuna nostalgia su Elisabetta Lupotto che, con l’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Vercelli che dirige da tre anni, continua la sua battaglia a secco: «È un processo irreversibile. Nell’Ottocento le risaie venivano sommerse con 20-30 centimetri d’acqua, col passare del tempo si è ridotto l’allagamento a un sottile velo d’acqua. Adesso c’è addirittura un laser che viene utilizzato per spianare il terreno e così non usare neanche una goccia di troppo. I tempi della coltura si sono accorciati, sono scesi da 165 a 125 giorni. L’acqua un tempo era una sorta di coperta fisiologica, che c’era e poteva essere utilizzata come si credeva: oggi questo scenario non esiste più, domani sarà ancora peggio. È giusto trovare strade alternative, e bisogna trovarle per tempo». È da anni che a Vercelli si sperimenta come placare la sete del riso, e dall'anno scorso anche l'Unione europea ci ha messo un po' di soldi, 180 mila euro nel progetto «Cedrome». «Chiudendo quasi completamente il rubinetto e accontentandosi del 20% dell’acqua normalmente utilizzata per una coltura tradizionale, si è scoperto che è possibile ottenere fino all'80% della resa derivante dalla coltura in sommersione», spiega con Vi proponiamo un caso di una azienda (Paderno) di Vinzaglio (NO) presso una punta d’orgoglio la Lupotto. Il secui la società ECOENZIMI® ha avviato prove di coltivazione di riso in greto? «Scegliere le varietà giuste, ovvero quelle fisiologicamente meno asciutta addirittura su terreni sabbiosi. (vedi foto a pag 16 e 17) La sperimentazione ha dimostrare che è possibile coltivare il riso in asciut- “assetate” e al tempo stesso capaci di ta, riducendo l’apporto di sostanze di sintesi (diserbi, concimi e antiparassi- ottimizzare tutto ciò che succhiano dal tari). Oggetto della sperimentazione è anche stato valutare l’impiego delle terreno». miscele enzimatiche su un terreno a base sabbiosa, ove prima non era mai Dall’anno scorso nelle risaie della Lustato conveniente eseguire la coltivazione. Proprio per questi motivi è stato potto, tra San Germano e Vercelli, la preparato un protocollo di coltivazione al fine di impiegare al meglio i pro- semina si effettua a secco nel mese di dotti e rendere possibile la coltivazione. All’atto della trebbiatura sono stati maggio, e al posto della sommersione raccolti 4,7 q/pm (quintali per moggia che corrisponde a circa 4.713 mq) di si provvede a tre irrigazioni «potenti», tra giugno e luglio, proprio come avriso sulle camere ove è stata eseguita la sperimentazione. viene per il mais. (…) Da: Il Punto Coldiretti del 5 maggio 2008 (…) La seconda tecnica e cioè la semina diretta con irrigazione turnata prevede la sostituzione della sommersione permanente con l’alternanza di brevi periodi di adacquamento. Con questo particolare sistema il riso viene quindi considerato alla stregua degli altri cereali come ad esempio il mais che vengono irrigati solo quando si verificano le condizioni di stress idrico. La semina viene eseguita a file su terreno asciutto, mentre l’apporto idrico avviene in funzione dell’evapotraspirazione effettiva, appositamente misurata nella coltura, in funzione dell’andamento climatico e delle caratteristiche pedologiche del suolo. Tale tecnica determina un abbattimento del 20% dei volumi d’acqua che in condizioni di coltivazione tradizionale sono compresi tra i 15.000 e i 20.000 m3/ha a stagione. Restituendo il 100% della quantità di acqua evapotraspirata e gestendo in modo ottimale gli adacquamenti è possibile ottenere produzioni di tutto rispetto soprattutto se paragonate a quelle conseguite con la sommersione classica, specialmente se correlate dall’impiego di varietà di riso dotate di buona o elevata risposta allo stress idrico, da una adeguata somministrazione di elementi fertilizzanti e da un corretto controllo delle infestanti. In Piemonte le risaie producono 38.790,691 t di metano (Ch4) (fonte: Regione Piemonte 1997) Valore della produzione di riso (2007) Italia: 491 milioni di Euro (1,1% del valore totale della produz. Agricola) - Piemonte: 263 milioni di Euro (7,8% del valore totale della produz. Agricola regionale, 53,6% del valore naz. del riso) Calcoliamo gli sprechi d’acqua Immaginatevi nei caldi giorni estivi di lascare una bacinella d’acqua al sole. Misurate di quanti centimetri l’acqua diminuisce a causa della inevitabile evaporazione. Diciamo un centimetro per comodità, ma sono molti di più. Consideraiamo 240.000 ettari di risaie sommerse nelle stesso condizioni, provate a calcolare: 1ettaro sono 10.000 mq 240.000 ettari sono 2.400.000.000 mq, moltiplicati per ogni centimetro d’acqua perso per evaporazione, pari a 0,01 m, ci darà una perdita di 24.000.000 mc. Naturalmente questa è solo quella persa per ogni centimetro di evaporazione poi c’è quella persa per filtrazione nel terreno... 19 I motivi di una vittoria a metà. Perchè ha vinto (ma non troppo) Putin Riccardo Manzoni mb 339.1002650 e-mail: [email protected] ...ha instaurato la “democratura”, che come si vede già dal nome si fonda su un ibrido tra democrazia e dittatura. 20 I FATTI Le ultime elezioni in Russia si sono concluse in maniera ambivalente: da un lato Russia Unita, la formazione politica di Putin, rimane il partito più votato, dall’altro tutti i partiti di opposizione, a cominciare dai comunisti, guadagnano consensi. Inoltre sembra che lo stesso successo di Russia Unita sia dovuto in misura più o meno consistente a brogli elettorali, il che spinge moltissimi russi a chiedere nuove elezioni. Un ulteriore elemento di ambivalenza é costituito dal fatto che cresce l’insofferenza verso Putin, ma i liberali, veri e più radicali avversari interni, nel complesso sono gli unici a non trarre vantaggi politici. LE CAUSE Innanzitutto bisogna chiedersi perché il consenso di cui godeva Putin é così diminuito apparentemente all’improvviso; inoltre bisogna capire perché di questa situazione hanno avuto benefici comunisti e nazionalisti, anch’essi presenti nella Duma (il Parlamento russo), e non forze più fresche come i liberali. Per quel che riguarda il primo aspetto, va detto che Putin in passato ha da un lato continuato la linea politico-economica eltsiniana per tranquillizzare sia i governi europei ed americani sia i sostenitori interni dell’ex presidente, dall’altro si é presentato come l’uomo nuovo e forte che allontana tutti coloro anche solo sospettati di corruzione e che si batte per una Russia nuovamente forte e rispettata nel mondo. Per ottenere questo risultato politico, ha adottato un modello economico opposto non solo ai comunisti, ma a tutti i governi europei precedenti, di qualsiasi idea politica fossero. Infatti l’Inghilterra liberale del Settecento, la Germania guglielmina di Vladimir Putin fine Ottocento e fascismo, nazismo e comunismo nel Novecento hanno sempre puntato sulle risorse più o meno abbondanti dei rispettivi paesi per sviluppare l’industria nazionale. In questo modo, soprattutto nei casi dell’Inghilterra e dell’Unione Sovietica, si é creato uno sviluppo solido che ha permesso in seguito di divenire grandi potenze mondiali creando vasti imperi od aree di influenza più o meno diretta. Ai tempi del comunismo i luoghi ricchi di materie prime erano addirittura considerati un vero e proprio segreto di Stato da non rivelare per nessun motivo. Putin, invece, non solo ha aperto la Russia alla globalizzazione attirando investimenti stranieri, ma ha creato in parte un’economia “arabizzata”, cioè legata in modo consistente all’esportazione di materie prime. In questo modo, ha ottenuto risultati politici importanti, come il miglioramento notevole dei rapporti con la Germania, soprattutto quando era Cancelliere Schroeder, e con l’Italia di Berlusconi; inoltre il miglioramento economico interno ha portato alla creazione della classe media, soprattutto nelle grandi città. Allo stesso tempo, però, ha creato un’economia fortemente intrecciata alla domanda esterna, con tutte le oscillazioni che una situazione simile comporta. Di conseguenza anche lo sviluppo economico interno poggia su basi malsicure e questo si vede bene dai sondaggi rivolti ai ragazzi russi: mentre negli anni della presidenza di Putin il sogno di gran parte di loro era rimanere in Russia, ora molti di loro vorrebbero emigrare, segno di un notevole peggioramento della situazione. Inoltre lo sviluppo sociale degli anni passati e l’arrivo delle nuove tecnologie rendono i cittadini sempre meno disposti a tollerare in silenzio gli abusi del potere e la corruzione largamente presente negli apparati statali. Da questo punto di vista ha completamente torto Andreotti, quando sostiene “Il potere logora chi non ce l’ha”, in quanto é vero esattamente l’opposto. Del resto una situazione simile si é verificata anche in Italia: basti pensare a quanto erano popolari e carichi di sogni Bossi e Berlusconi all’inizio degli anni Novanta e confrontarli con quello che sono diventati oggi per rendersi conto di questa verità. Per quel che riguarda la Russia, Putin ha vissuto la stessa evoluzione: partito come l’uomo che sfida coraggiosamente ed implacabilmente gli oligarchi (persone che nel periodo di Eltsin si erano arricchite enormemente spesso con metodi illegali) tanto da mandarne alcuni in carcere, e costringerne altri all’esilio, ha creato in seguito un partito considerato nel corso degli anni da molti cittadini “il partito dei ladri e degli imbroglioni”. Questo ha portato molti di loro a contestare direttamente Putin prima con fischi, poi con elezioni non brillanti per Russia Unita, infine con quasi quotidiane manifestazioni di protesta per chiedere nuove consultazioni elettorali. Putin, accusato anche a livello internazionale di non rispettare la volontà popolare, ha reagito a tali eventi dicendo che sono il frutto “democratico” dei suoi anni di governo, per cui va fiero del risultato raggiunto. Questa frase, liquidata spesso in Occidente come provocazione, andrebbe invece analizzata più a fondo perché mette in evidenza, molto probabilmente senza volerlo, le contraddizioni del sistema politico da lui creato. Egli ha instaurato la “democratura”, che come si vede già dal nome si fonda su un ibrido tra democrazia e dittatura. Infatti da un lato esistono elezioni per il Parlamento e perfino per il Presidente della Repubblica, dall’altro chi esercita una vera libertà di giudizio corre seri rischi, come hanno tragicamente sperimentato in prima persona tutti i giornalisti assassinati dopo anni di inchieste scomode. Questo sistema può reprimere il dissenso anche violentemente, ma non soffocarlo a priori, né togliere ai cittadini la volontà di difendere i diritti acquisiti in tutti i campi, perché in questo caso diventerebbe una dittatura vera e propria. Di conseguenza anche il potere apparentemente più solido deve tenere conto dell’opinione pubblica e ciò lo rende in realtà fragile. Per quel che riguarda gli altri partiManifestazione contro Putin a Mosca ti, bisogna considerare la psicologia collettiva e la storia russa. A livello psicologico, la Russia é stata profondamente influenzata dalla religione ortodossa che non ha mai riconosciuto il Purgatorio e questo ha portato ad una mentalità molto radicale. Inoltre il fatto di considerarsi la Terza Roma ha accentuato molto l’aspetto messianico e il concetto di dovere svolgere una missione nel mondo. Tutto questo favorisce l’affermazione di forze politiche con connotazioni ideologiche molto accentuate, a scapito di quelle più moderate come i liberali. Per quel che riguarda la Storia, la Russia da sempre ha con l’Europa occidentale un rapporto ambivalente: la corrente occidentalista la considera un modello da imitare, mentre quella slavofila vuole difendere l’identità russa nella sua purezza preservandola dal contatto con l’Occidente, visto come corruttore morale. Questo sentimento di amore-odio e prima ancora di appartenenza-estraneità della Russia all’Europa é stato descritto bene dagli storici De Bernardi e Guarracino, che scrivono a proposito del Settecento: “Iniziò da questo momento il vero incontro-scontro con l’Europa , nei cui confronti la Russia si sarebbe sentita a volte “parte”, a volte “altra” e gli stessi europei occidentali hanno continuato ad essere incerti sul come considerare i russi, i quali dal punto di vista etnico, linguistico e culturale sono europei, ma la cui storia si é svolta per troppo tempo in una sorta di universo parallelo, che ha intersecato solo per brevi periodi la storia dell’Occidente, facendo sì che essi divenissero qualcos’altro”. Certo, molti Zar, come Pietro il Grande, e nell’Ottocento gli ufficiali decabristi, appartenevano alla prima corrente, ma per ironia della Storia proprio con Pietro il Grande é iniziata la situazione di incontro culturale ed allo stesso tempo di scontro militare con l’Europa. Inoltre nell’Ottocento per influsso del Romanticismo tedesco anche in Russia si sono diffusi populismo e panslavismo, speculare al pangermanesimo, ideologie che hanno rafforzato il sentimento di estraneità verso l’Occidente. A contribuire ulteriormente in questa direzione é nel Novecento la presenza di due ideologie tra loro diverse. La prima, “di sinistra”, nasce con l’Unione Sovietica ed é nostalgica di essa, la seconda , “di destra”, invece rimpiange la Grande Russia. Pur avendo punti di partenza diversi, entrambe esaltano il nazionalismo e lo presentano all’opinione pubblica come qualcosa di giusto e di naturale. Infatti per i comunisti il nazionalismo russo è uno dei vari elementi serviti a compattare l’Unione Sovietica contro il nazismo, mentre per i nostalgici dello Zar l’identità russa è stata la prima vittima della rivoluzione d’ottobre ed il nazionalismo non fa altro che riportare alla luce l’eterna e grande Anima Russa. Questo porta ad una prima importante differenza della Russia rispetto agli altri paesi europei: il nazionalismo è un fenomeno trasversale accettato ed esaltato anche da forze politiche che in altri contesti lo combattono. Infatti i comunisti russi rimpiangono l’Unione Sovietica non solo per motivi generalmente 21 considerati di sinistra, come la lotta alla miseria ed alle disuguaglianze sociali; un aspetto ricorrente è proprio il ricordo della potenza perduta, che deve essere ripristinata. Questo perchè l’Unione Sovietica, dietro la bandiera dell’internazionalismo e dell’aiuto ai popoli oppressi, era riuscita a crearsi in realtà una propria immensa area d’influenza ed a diventare la più grande potenza mondiale dopo gli Stati Uniti. Inoltre il fatto che Stalin, capo comunista indiscusso di tutta l’Unione Sovietica, abbia ripreso con vigore la politica di russificazione già in atto durante l’epoca zarista ha portato ad un’altra situazione tipica della Russia: il formarsi di un nazionalismo in cui le due nostalgie sopra descritte si intersecano e si sovrappongono. Il fatto che dopo la caduta dell'Unione Sovietica lo scrittore Limonov abbia creato il Partito Nazionalbolsevico è impensabile in qualsiasi altro paese europeo, in quanto nel resto d’Europa stalinisti e nazionalisti si considerano addirittura nemici, o quasi. In Russia questa sovrapposizione di due nazionalismi in origine diversi porta infine ad un’ulteriore specificità di quel paese, il reciproco influenzarsi ideologicamente: se nazionalisti di destra rimpiangono l’Unione Sovietica, per parte loro i comunisti utilizzano temi collegati al nazionalismo zarista come la slavofila e persino l’antisemitismo, che in altri paesi viene considerato tipico appannaggio della destra più estrema. 22 Questa situazione ai nostri occhi ambigua ha favorito in un primo tempo Putin, che incarna bene questa duplice nostalgia: egli infatti è russo e si presenta come il salvatore della Russia, ma al tempo stesso molti anni addietro ha lavorato in prima persona per il KGB, cioè per un’istituzione che anche all’estero era particolarmente famosa e temuta e che è quasi il simbolo stesso della grandezza sovietica. Questo può aver convogliato, almeno parzialmente, su di lui anche le simpatie di quanti vorrebbero il ritorno, se non dell’Unione Sovietica, perlomeno della potenza di quell’epoca. Allo stesso tempo Putin, comportandosi da sintesi vivente dell’identità russa in tutta la sua interezza, ha incarnato, sia pure in modo contraddittorio, anche l’anima occidentalista non solo sul piano economico, come visto in precedenza, ma anche su quello politico. Infatti dopo l’11 settembre 2001 si é schierato subito a fianco degli USA contro il terrorismo islamico, anche per poter continuare la sua guerra contro gli indipendentisti ceceni con l’appoggio internazionale. Negli anni successivi ha poi proseguito una politica estera di avvicinamento all’Occidente, tanto da arrivare con Berlusconi all’accordo di Pratica di Mare, che prevedeva la partecipazione della Russia ai vertici NATO. Ciò peraltro non gli ha impedito né di essere estremamente critico verso alcune decisioni americane, come la volontà di installare missili in Polonia, né di accusare i dissidenti interni di essere al soldo degli Stati Uniti, a loro volta indicati come i veri responsabili dell’attuale crisi economica. Ora che la sua stella si é in parte offuscata, la polarizzazione ideologica ha premiato soprattutto i comunisti, ma anche i nazionalisti, in quanto portatori di idee politiche e ricette economiche considerate davvero alternative a Eduard Limonov quelle perseguite finora. A livello politico, soprattutto i comunisti, vogliono un avvicinamento al mondo islamico per creare un blocco alternativo agli Stati Uniti, visti come il vero nemico. A livello economico vogliono un intervento molto massiccio dello Stato, come la nazionalizzazione delle banche, e di conseguenza contestano il modello sviluppatosi dopo la fine dell’Unione Sovietica. Anche da questo punto di vista i liberali sono danneggiati, in quanto già in passato erano minoranza in Russia ed oggi la loro situazione per certi versi forse si é persino aggravata. Infatti tutta la storia russa é caratterizzata dall’azione di “uomini forti”, anche quando essi sono favorevoli all’apertura verso l’Occidente, e ciò é in netto contrasto con il sistema liberale, che si basa su pesi e contrappesi a scapito della volontà del singolo uomo politico. Non va poi dimenticato che la Russia già a fine Settecento combatteva a fianco dell’Impero Austriaco contro Napoleone ed i principi rivoluzionari liberali da lui rappresentati, quindi l’ostilità verso questi valori é parte integrante della sua storia. Inoltre la fine dell’Unione Sovietica ha portato molti russi all’accostamento tra liberalismo e liberismo con la decadenza politico-militare, la deriva morale e la crisi economica conseguente ad essa. Questo spiega perché i liberali, visti come i più sinceri amici dell’Occidente in tutti gli ambiti, abbiano notevoli successi nei quartieri delle grandi città abitati dall’elite ricca ed occidentalizzata e più in generale, dalla classe media, mentre per gli stessi motivi non riescono a sfondare nella “Russia profonda”, che invece diffida di loro. Questa contrapposizione sociale e geografica presenta notevoli affinità con il mondo islamico, perché anche in quel contesto alla minoranza laica e filo-occidentale si contrappone la stragrande maggioranza della popolazione antioccidentale e legata ai valori religiosi tradizionali. Emblematici da questo punto di vista sono Soljenitzin e Navalny, per quel che riguarda la Russia. Il primo é un famosissimo intellettuale, che, dopo una vita trascorsa a combattere il comunismo, denunciò la deriva morale e politica della Russia postcomunista e diede la colpa proprio ai valori occidentali, in realtà americani, penetrati in Russia. In questo modo si è nuovamente diffuso un odio antioccidentale, giustificato come difesa attuata nei confronti di un sistema vittorioso, ma pericoloso e corruttore. Il secondo, che sembra destinato a divenire l’astro politico nascente, unisce l’utilizzo di Internet e la denuncia della corruzione al nazionalismo ed alla difesa dell’identità russa. Queste prese di posizione gli hanno causato l’espulsione da Yabloko, il partito liberale, ma in compenso gli hanno conferito notevole popolarità tra i russi. Il persistere di un nazionalismo così diffuso si spiega con il fatto che a fine Ottocento la Russia zarista con il movimento dei “Centoneri” era insieme all’Impero Austro-Ungarico ed alla Francia dell’Affaire Dreyfus, uno dei tre “cuori neri” d’Europa. Da questo punto di vista, in Austria von Schoenererer, importante esponente radicale austriaco del pangermanesimo, e Lueger, borgomastro antisemita di Vienna di fine Ottocento, hanno esercitato una profonda influenza su Hitler, anch’egli austriaco, in Russia il movimento dei “Centoneri” viene considerato un movimento per certi versi proto-fascista e in Francia l’ ”Action Française” di Maurras viene ritenuto dallo storico tedesco Ernst Nolte il primo vero movimento fascista europeo. Non é certamente un caso che proprio in Russia, Austria e Francia ancora oggi l’estrema destra abbia un notevole consenso. Un altro elemento che ha portato a Alexander Soljenitzin questo risultato, paradossalmente é stato il comunismo. Infatti esso, anche se utilizzava parole d’ordine internazionaliste, ha creato in realtà un’economia ed una società chiuse e questo tipo di sistema, come é noto, costituisce il terreno migliore per il nazionalismo. Inoltre la persecuzione verso la religione e l’identità culturale preesistenti non ha fatto altro che portare ad una loro rinascita esacerbata dopo la sua caduta, come infatti é avvenuto in modo più o meno diffuso in tutti i paesi post-comunisti. In Russia questo fenomeno é stato accentuato dal fatto di essere la nazione chiaramente sconfitta nella Guerra Fredda, mentre in quasi tutti gli altri casi questo ha coinciso con il recupero dell’indipendenza ed in molti di essi con un “ritorno a casa” all’interno dell’Occidente. Ciò ha conferito al rinato nazionalismo russo un notevole revanscismo e rifiuto dell’Occidente, a differenza di quanto avvenuto altrove, dove invece si é rinfocolato proprio il sentimento antirusso e questo ha portato ad aderire, o cercare di aderire, all’Ue ed alla NATO. Inoltre dopo il crollo del comunismo in Russia si é diffusa l’ideologia del “sonderweg”, “via particolare”, prima esistente in Germania. Essa sostiene che la Russia, come in passato la Germania, deve realizzare un modello di società diverso sotto tutti gli aspetti da quelli fino adesso esistenti. Mentre in Germania questa ideologia é successivamente confluita nel nazismo, in quanto contestava sia il sistema liberale occidentale sia il comunismo sovietico, in Russia oggi mette in primo piano il contrasto con l’Occidente e quindi anche questo filone di pensiero diviene un ulteriore ostacolo per i liberali, a tutto vantaggio delle forze antioccidentali. Ne consegue che i liberali possono crescere, soprattutto se continua a svilupparsi la classe media e se i russi vogliono difendere sempre più i loro Alexej Navalny diritti acquisiti e tollerare sempre meno abusi di potere e corruzione, ma hanno davanti a loro una strada difficile da percorrere, in quanto le loro idee sono controcorrente non solo oggi, ma più in generale nei confronti del passato del proprio paese, che si é sempre svilupI Cento neri o Centurie nere Secondo molti studiosi il Fascismo non è nato in Italia e in Germania. Ebbe la sua prima manifestazione in Russia, col movimento dei “Cento Neri”, completo già all’inizio del 900 nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. (Maurizio Blondet). Per Thomas Sthaler Fascismo- Fascismi-Nazionalsocialismo- (Idee in Movimento, Genova, 2006) afferma che si può considerare l’Unione del Popolo Russo (UPR) di Dubrovin, fondata nel 1905, come il primo partito fascista. Sta di fatto che gli attivisti dei -Cento Neri- (ad Odessa agirono squadre di -Camicie gialle-) vengono ricordati per lo più per la loro partecipazione alle violenze antiebraiche i cosiddetti -pogrom-. Uno dei loro slogan, che ritroveremo poi mutatis mutandis in molti paesi era “La Russia ai Russi” Principali esponenti dell’UPR Unione del Popolo Russo 23 Le ragioni degli evasori... Perseguire gli evasori è giusto, additarli come parassiti, terroristi farne il capro espiatorio dei fallimenti da imputare invece alle diverse classi politiche che si sono avvicendate è semplicemente il tentativo di evadere... dalle proprie responsabilità 24 Assistiamo in queste settimane ad una campagna pubblicitaria di comunicazione istituzionale sull’evasione fiscale, realizzata dall’Agenzia delle Entrate e dal Ministero dell’Economia e dalla Presidenza del consiglio dei Ministri in cui si spiega che chi evade le tasse danneggia i servizi pubblici: meno scuole, asili nido, trasporti, ospedali, ecc., in uno spot vengono addirittura chiamati parassiti della società. L’oscar della campagna va all’alessandrino Francesco Pizzetti, il Garante della Privacy che paragona gli evasori ai terroristi. A questo si aggiungono periodicamente servizi giornalistici sui TG in cui si denunciano importi di evasione fiscale miliardari, oltre naturalmente alle scoperte della guardia di finanza di evasori a vari livelli, dai dipendenti pubblici che fanno doppio lavoro, ai commercianti che non rilasciano scontrini ecc. ecc. Su internet vi sono siti che raccolgono le denunce fatte dai cittadini di violazione dei doveri fiscali con tanto di grafici per aree geografiche, categorie di evasori, ecc. Tutti i politici quando si sentono fare la classica, quanto scontata, domanda: dove prendere i soldi per pagare il debito pubblico?, da buoni ignavi giusto per non inimicarsi qualche categoria di elettori rispondono sistematicamente: dall’evasione fiscale, of course. E’ la classica risposta che fa fine e non impegna e, aggiungiamo, non risolve. Ma noi che siamo abituati a cercare il rovescio di tutte le medaglie, anche quelle che brillano tanto da abbagliare per i loro più o meno giustificati meriti, vogliamo capire come mai gli italiani sono così cattivi, perché evadono più di tutti gli altri cittadini europei (non è proprio così), perché se appena possono fottono lo stato: siamo forse diversi dai nostri compatrioti europei? l’evasione è quindi una peculiarità della… razza italica? No, non siamo così banali, secondo noi non è una questione di razza, è una questione squisitamente… politica. Cominciamo col chiarire qualche concetto: secondo alcuni chi evade ruba soldi allo Stato e quindi ai propri connazionali che le tasse le pagano. Noi non la pensiamo così: rubare ha sempre avuto un solo significa- to: appropriarsi dei denari o beni altrui. Chi evade, invece, la ricchezza l’ha prodotta lui stesso e non versa allo Stato quanto le leggi impongono. Il fatto che la ricchezza l’abbia prodotta l’interessato è discriminante rispetto all’appropriazione indebita o addirittura al furto che riguarda la ricchezza di altri. Qualcuno può obiettare che l’evasore però usa i servizi pubblici senza aver pagato il dovuto di tasse, oppure che altri cittadini, che hanno fatto il loro dovere fiscale, si trovano a godere di minor servizi a causa delle evasioni che sono quindi assimilabili a un furto di welfare. Questo è anche l’oggetto della martellante campagna elettorale della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Economia. Ma anche su questa analisi abbiamo qualcosa da eccepire e lo faremo più avanti in questo scritto. Prima però bisogna fra chiarezza su quanto ammonta realmente l’evasione fiscale in Italia. Al di là di analisi più o meno serie, anche se sempre interessate, ci affidiamo all’ISTAT che stima fra i 255 e i 275 miliardi di Pil sottratto al fisco, il cosiddetto “nero”, cui corrispondono 110-118 miliardi di minore entrate. In gran parte il sommerso è costi- tuito da sottodichiarazione del fatturato e da rigonfiamento dei costi e si concentra in particolare nei settori dell'agricoltura e dei servizi. Chiariamo inoltre la differenza fra pressione fiscale e pressione tributaria. La prima è data dall’ammontare di tutte le imposte e tasse pagate dai cittadini e imprese in rapporto al Pil. La seconda quella tributaria non tiene conto dei contributi previdenziali. A questa seconda quindi ci riferiremo ben sapendo che è inferiore a quella fiscale, e ben sapendo che anche su questi contributi, che dovrebbero essere un sorta di retribu- 25 zione differita, lo Stato sta mettendo le mani. Torniamo ora ai servizi che non funzionerebbero a causa dell’evasione fiscale. Facciamo il confronto con altri Paesi europei per vedere come funzionano i servizi. Dal 2005 la pressione tributaria italiana supera di cinque sei punti di Pil quella tedesca. Di questi una parte viene assorbita dagli interessi sul debito pubblico, fino al 2009 di circa 2,1 punti superiori a quello tedesco (cui contribuisce anche il famoso spread che oggi balla attorno al 5%). Restava comunque una pressione tributaria di circa 3,5% sul Pil maggiore di quella tedesca. Abbiamo chiarito quindi che la maggior tassazione non può essere giustificata solo con il maggior costo del nostro debito pubblico come da molti affermato; debito di cui comunque non sono certo responsabili i cittadini ma chi ci ha governato per decenni e che ora sia pur per differita persona (un “tecnico”) continua ad approvare le leggi. In Italia la maggior tassazione è legata, in buona parte, all’inefficienza e al malfunzionamento dell’apparato pubblico. Un cittadino italiano al di là del debito pubblico, paga per questa inefficienza comunque più tasse di un tedesco, attualmente secondo i dati Ocse dal 2009 siamo i terzi al mondo per tasse versate preceduti solo da Danimarca e Svezia, e pur pagando di più di molti amici europei i nostri servizi, come tutti sanno, sono peggiori e gli sprechi maggiori. In quanti programmi Tv o giornali sono stati riportati casi di autostrade, ospedali, carceri costate un sacco di soldi dei contribuenti e mai finite, mai utilizzate che dopo anni 26 ormai cadono a pezzi? Non ci pare di ricordare che venissero perseguiti e condannati funzionari o politici per quegli sprechi, quelli sì furti in quanto sottrazione di denaro frutto del lavoro di altri senza che venisse poi fornito il corrispettivo servizio. Tanti sono quegli sperperi da spingere il nuovo governo a introdurre l’elenco-anagrafe delle opere incompiute, speriamo (ma è lecito dubitarne) che ne sappia fare buon uso. Così come le spese sanitarie che molti cittadini debbono, non per scelta, pagare presso strutture private perché le liste di attesa sono troppo lunghe. Con le loro tasse hanno già pagato per quel servizio ma devono ripagarlo per l’inefficienza dello Stato. E così potremo dire per i trasporti, quanti usano l’auto propria per recarsi al lavoro per l’inefficienza di ferrovie e servizi di trasporto locale?, quanto incide sul costo delle merci l’inefficienza dei trasporti e le tasse sui carburanti? E che dire della giustizia? quanti costi legali aggiuntivi, anni di attesa per forse, magari, chissà, vedersi riconosciute le proprie ragioni?. Il risultato è che per queste inefficienze oggi molti rinunciano a far valere i propri diritti in sede giudiziaria perdendo anche cospicue somme di denaro. Che dire della sicurezza pubblica: quanti vedendosi derubare dell’auto o parti di essa, o venendosi scippato o truffato (magari da qualche banca) spera di tornare in possesso del maltolto? E che dire degli anni e dei soldi spesi per avere una banale licenza edilizia o semplicemente per aprire una finestra a casa nostra, non parliamo poi se si vuole aprire una attività. Un aspetto che non viene mai considerato sotto il profilo dei costi è il tempo. Si usa dire che il tempo è denaro, ed è vero. Ore perse in file agli sportelli o per recarsi presso uffici per adempiere a obblighi generati spesso solo da una ipertrofica, dilagante e purtroppo spesso inefficiente burocrazia. Sono ore sottratte al lavoro, ma fosse anche al riposo o al divertimento o al tempo passato con la propria famiglia, sono comunque ore di vita, pezzi di vita che insieme formano mesi, anni, sottratti inutilmente dallo Stato e che il cittadino è costretto a pagare. Non occorre proseguire su questa strada perché siamo sicuri che ogni nostro lettore ha sperimentato qualcuno delle citate situazioni che hanno una causa comune fondamentale che non è l’evasione fiscale, ma l’inefficienza dello Stato. Una inefficienza atavica. Quindi è in questo conteso che il nostro signor Rossi diventa evasore e quando viene a casa sua l’idraulico che, grazie alla mancate liberalizzazioni, gli fa pagare 500 € per collegare con ½ metro di tubo i fornelli, alla fatidica domanda: vuole fattura? Risponde: no grazie, per risparmiare oltre cento € di Iva, così come col muratore o tanti altri artigiani (per fortuna non tutti) a cui i cittadini devono rivolgersi per quei banali interventi in casa o in azienda. Bertolussi nel suo libro si esprime con una metafora illuminante. Immaginiamo di aver due condomini uno chiamato Italia l’altro Germania. Il primo gestito malamente: vetri rotti, scale sporche ascensori fermi. L’amministratore si giustifica dando la colpa all’inquilino al primo piano che non paga la sua quota di spese condominiali. Nel condominio Germania (o Francia o Svizzera o…) le scale sono pulite i vetri al loro posto e l’ascensore funziona eppure anche lì c’è un inquilino che non paga… E’ giusto imputare tutta quell’inefficienza all’inquilino che non paga o non è il caso di cacciare l’amministratore? Ma rappresentiamo nei numeri l’inefficienza. In Germania i tributi sono il 23,3% del Pil in Italia il 29%, tolte le spese per il debito pubblico quanto resta ai due stati: alla Germania il 9,1% del Pil all’Italia il 7,7% In Italia c’è un dipendente pubblico ogni 16 abitanti in Germania uno ogni 18 abitanti. Quanto costano gli stipendi dei dipendenti pubblici? Nel 2008 in Italia il 10,9% del Pil, in Germania il 6,9% . L’Italia destina alla spesa per la protezione sociale ossia a pensione, sanità, invalidità, maternità, infanzia, famiglia, disagio sociale il 25,5% del suo Pil (2007) 3,5% in meno delle Francia, 2,5% in meno del Belgio, 1,2 in meno della Germania. Paesi in cui la pressione fiscale è minore ma le spese per la protezione sociale maggiori come anche la loro efficienza. Per efficienza il sistema pubblico tedesco si trova al 16° posto nella classifica del World Economic FoScheda giustizia (Dal dossier Giustizia dei Radicali) I TEMPI DELLA “DENEGATA GIUSTIZIA” Il problema dell’eccessiva durata dei procedimenti e dei processi, in ogni tipo di giurisdizione è noto a livello internazionale, in quanto l’Italia viene costantemente condannata per questo dalla Corte di Giustizia per violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali. La situazione della giustizia civile è gravissima anche perché la lentezza dei processi si accumula da decenni: la durata media del processo civile è pari a 337 giorni, per quanto riguarda i processi di competenza del giudice di pace, e del triplo per quanto riguarda i giudizi di primo grado davanti a tribunale. Per il secondo grado dei procedimenti civili la durata media è di 1338 giorni. Dinanzi alla Cassazione, infine la mole di ricorsi che vengono annualmente iscritti è di gran lunga superiore a quella che la Corte riesce a decidere e questa eccedenza si cumula con quella degli anni precedenti, la pendenza è aumentata quest'anno da 61.951 a 76.478 ricorsi (+ 23%). La durata media del ricorso per cassazione in materia civile, passata da 836 a 994 giorni, pari a 33 mesi La durata delle cause previdenziali è stata in media di 1.019 giorni, sempre nel periodo tra il 1 luglio 2001 e il 30 giugno 2002. La situazione della giustizia Penale non è confortante: dilatazione temporale della durata dei procedimenti davanti agli uffici del GIP (da 194 a 261 giorni ed incremento delle pendenze (del 27,6%). La durata media dei ricorsi per cassazione in materia penale è stata di 219 giorni, dal momento in cui pervengono alla Corte a quello in cui vengono decisi SCARSA EFFETTIVITA’ DEL SISTEMA PENALE ED ALTRE DISFUNZIONI ED ILLEGALITA’ DEL PROCESSO Il numero dei delitti dei quali sono rimasti sconosciuti gli autori sono stati 2.289.363, pari all'81% di tutti i delitti denunciati Sono rimasti ignoti il 96% degli autori di furti. Ed è risaputo che per taluni tipi di reati (come il furto di veicoli) le indagini non vengono neppure iniziate. (Da Panorama.it) I processi in Italia durano troppo. Tutti lo sanno e tutti ne discutono. Ma le cause dei tempi lunghi della giustizia non sono, come spesso si sente dire, i cavilli legislativi cui gli avvocati si appigliano o l’eccessivo garantismo del sistema. Sono invece, sempre secondo lo studio, molto più banali disfunzioni organizzative e logistiche. Ecco alcuni dati della ricerca: il 69,7 per cento dei processi presi in considerazione non si è concluso con una sentenza, ma è stato rinviato ad altra udienza. Di questi rinvii, il 2 per cento è dovuto al legittimo impedimento dell’imputato e il 3,3 per cento del difensore. Ben il 9,2 per cento è causato dall’assenza del giudice, mentre l’1,8 da problemi pratici (mancanza di un fascicolo, assenza dell’interprete, del trascrittore o dell’aula). Il 13,4 per cento dei processi è stato rimandato per omessa o irregolare notifica della citazione all’imputato, al difensore o alla parte offesa. A questo va aggiunta la percentuale dei rinvii dovuti a mancata o errata notifica a testimoni e periti: 9,6 per cento. Il 28,9 per cento dei testimoni regolarmente convocati inoltre non si è presentato all’udienza. rum, l’Italia al 97° posto. Un Parlamentare Italiano percepisce 15-17.000 € al mese i Germania 7-8.000. In Italia abbiamo 630 deputati e 315 senatori con 60,6 milioni di abitanti), in Germania 614 (Bundestag), 69 (Bundesrat) con 81,5 milioni di abitanti. In questo Stato ma anche in questo stato (inteso come condizione) si trovano i cittadini italiani che come da altri scritto oltre ad esser (super)tassati sono anche mazziati… e naturalmente additati come popolo di evasori e assimilati ai Continua a pag 31 Gennaio 2012 Osservatoriopiemonte Periodico indipendente di politica, cultura, storia. - Aut. tribunale di Torino n° 5554 del 2-11-2001 Direttore Responsabile: Enzo Gino. Sede legale 15020 Cantavenna di Gabiano (AL) - Stampato in proprio - Editore: Piemonte Futuro - P. Iva 02321660066 - Per informazioni, collaborazioni, pubblicità e contatti: [email protected] cell. 335-7782879 fax 1782223696 Distribuzione gratuita. www.osservatoriopiemonte.it Finito di stampare il 16 gennaio 2012 27 Scheda sanità Sanità, madre di tutti gli sprechi Da "LA STAMPA" di martedì 3 gennaio 2012 di Flavia Amabile. E’ la gallina dalle uova d’oro, un grande portafoglio capace di elargire miliardi di euro ogni anno a carico delle casse dello Stato. E’ la Sanità, da anni luogo di truffe, sprechi e costi privi di qualsiasi senso non solo economico ma persino logico come appare dalle cifre e dalle relazioni della Corte dei Conti. Ogni anno dalle casse dello Stato escono circa 137 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi: circa 77 miliardi vengono adoperati dalle amministrazioni locali per l’acquisto di beni e servizi nel settore della Sanità, secondo quanto risulta dai dati forniti dal ministero delle Finanze e dalla Ragioneria dello Stato. Una cifra lievitata di 24 miliardi in soli cinque anni. Nel 2004 la spesa complessiva era di 113 miliardi, le amministrazioni locali ne spendevano 53 per gli acquisti nel settore sanitario. In un sistema che funzioni a un aumento di spesa dovrebbe corrispondere un aumento dell’efficienza. Non nella Sanità. Dal rapporto «Ospedali & Salute 2011», realizzato da Aiop, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata, in collaborazione con Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema, risulta proprio il contrario. Cresce la quota d'inefficienza degli ospedali pubblici che ricevono un finanziamento più alto del valore delle prestazioni che erogano. In media sprecano oltre il 29% dei finanziamenti, pari a circa 13 miliardi di euro l'anno. Gli sprechi vanno da un minimo del 17,2% del Veneto ad un massimo del 46,4% della Calabria. Le meno sprecone sono le regioni a statuto ordinario dove comunque viene perso un quarto delle risorse, il 27,9%. Nelle regioni a statuto speciale la media dell'inefficienza arriva al 36,1%. Se si guarda il quadro delle singole regioni i risultati cambiano anche di molto e ci sono alcune sorprese: infatti nonostante il Nord testimoni in generale una maggiore capacità di gestione delle risorse anche qui il margine di spreco è cresciuto: 21,8% rispetto al 20,5% dell’anno precedente. La Lombardia perde il primato di regione più efficiente d'Italia (19,3% contro il 16,9%) e cede il posto al Veneto (17,2% contro il 18,1%). Fra le regioni a statuto speciale il maggior tasso di inefficienza spetta alla Sicilia (37,8%) e alla Sardegna (41,8%). Quanto ci costano questi sprechi? A rispondere è la Corte dei Conti nelle sue relazioni. «L’insieme delle pronunce emesse ha comportato condanne per un importo complessivo di quasi 60 milioni di euro per i giudizi di responsabilità, cui si aggiungono altri 200.000 euro circa per i giudizi di conto», scrive il procuratore generale Mario Ristuccia nella relazione di apertura dell’anno giudiziario 2011. In totale fanno circa 254 milioni di euro di danni in gran parte concentrati nel Lazio (oltre 130 milioni di euro), in Sicilia (oltre 69 milioni di euro), in Calabria (oltre 38 milioni di euro) ed in Lombardia (oltre 17 milioni di euro) La maglia nera, insomma, spetta al Lazio dove accade di tutto. Il vice procuratore generale della Corte dei conti della regione, Pio Silvestri, ne traccia un ritratto impietoso. In questo settore, avverte, «l'interesse privato ha assunto caratteri truffaldini, e talora francamente prevaricanti, in pregiudizio del pubblico interesse». «Alcuni casi sono la clinica San Raffaele di Velletri e la società Clinilabor - aggiunge il presidente della Corte dei Conti Salvatore Nottola - Per quest'ultimo caso si trattava di una truffa relativamente semplice ma efficace che consisteva nell'accollare all'Asl prestazioni sanitarie effettuate da strutture non accreditate». Per la clinica San Raffaele, invece, Nottola parla di «frode di dimensione colossale». E non mancano, continua la relazione, «casi di pura e semplice appropriazione di beni pubblici come nel caso di una Ipab, il Sant'Alessio Margherita di Savoia per i ciechi». 28 Scheda trasporti Trasporti: 40 miliardi di danni Essere inefficienti nel campo della logistica e dei trasporti costa complessivamente 40 miliardi di euro in Italia. A dirlo è il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Bartolomeo Giachino, in vista del primo confronto, in programma il 28 luglio 2010 a Roma presso l’auditorium della Cisl, della Consulta dell’autotrasporto con i presidenti delle regioni, gli assessori regionali e provinciali ai Trasporti, i presidenti dei porti e degli interporti e gli addetti ai lavori. Al centro dell’incontro «Le linee guida del Piano Nazionale della Logistica». Dopo gli incontri di Genova, Napoli e Torino con gli operatori e le istituzioni, sono pronte, infatti, le prime linee d’intervento messe a punto dal comitato scientifico della Consulta dell’autotrasporto e della logistica, recentemente insediata dal ministro Altero Matteoli e presieduta dal sottosegretario Giachino. La Consulta avvia il confronto con Enti Locali, autorità portuali e addetti ai lavori, al fine di verificare l´impostazione e i capisaldi del nuovo Piano della Logistica che coprirà il prossimo decennio. Obiettivo del piano è quello di rendere più competitivo il sistema dei trasporti del nostro Paese, nella convinzione che la logistica,insieme al rilancio del turismo e delle esportazioni (made in Italy), ci potrà dare quella spinta in più di sviluppo, rispetto alla bassa crescita degli ultimi anni. Confcommercio: l'inefficienza logistica italiana costa 40 miliardi (25 Ottobre 2011) “L’intera rete metropolitana italiana è inferiore a quella della sola Madrid. E la Francia, con la metà dei nostri chilometri di coste, ha 50mila posti barche in più. Il costo complessivo dell’inefficienza logistica del Paese è pari a circa 40 miliardi”. L'allarmante quadro delle infrastrutture italiane è stato delineato da Confcommercio. Il ritardo riguarda anche la tecnologia, il digital divide. Sono ancora molte, circa un terzo le microimprese che in Italia non possiedono un pc e solo il 57% ha l’accesso alla banda larga. A pesare sulle Pmi c’è anche il costo dell’energia. L’Italia, sottolinea l’associazione, ha uno svantaggio competitivo da recuperare nel settore delle infrastrutture e dei trasporti. (…) Logistica. Alla Fiera di Milano gli Stati generali del trasporto merci 05/11/2011 Un dato su tutti: si perdono 40 miliardi all'anno in diseconomie legate alla gestione inadeguata e non concertata della logistica, come rivela lo studio sul tema «Logistica e trasporti per lo sviluppo» commissionato da Fiera Milano. L'ente fieristico si pone come interlocutore di riferimento lungo un percorso destinato a culminare nel 2013 con la manifestazione Transpotec Logitec, interamente rinnovata. Di qui lo stimolo alla riflessione su questi temi fortemente legati allo sviluppo. Una "tassa impropria", questa sulla logistica, innescata dai maggiori costi che implica per il sistema delle imprese, per la congestione e l'inquinamento generati che si traducono in costi sociali non trascurabili, per l'incapacità che un sistema logistico inefficiente ha di attirare "traffici commerciali" in grado di ottimizzare la posizione dell'Italia, pur collocata al centro del Mediterraneo, in una posizione vantaggiosa, tutta da sfruttare. Lo studio presentato in Fiera denota come l'incidenza dei costi logistici sulle attività produttive sia più alta che nel resto dei Paesi europei: valutata mediamente dell'ordine del 20,5%, per l'agroalimentare raggiunge talora il 35%, mentre il 25% dei maggiori costi incide sull'ultimo miglio. La domanda di traffico merci italiana, inoltre, ha una sorta di "peccato di origine": è locale. Il 78% del traffico autostradale nasce e finisce nella stessa regione, inoltre l'autotrasporto è dominato da padroncini con bassi livelli di integrazione orizzontale e verticale, la distribuzione commerciale è poco sviluppata e i porti sono poco articolati se comparati all'efficienza di quelli di altri paesi europei. Trenitalia Cargo, inoltre, non è certo un operatore logistico di livello comparabile con Deutsche Bahn: il servizio ferroviario non ha la regolarità adeguata. Mancano gli strumenti informatici adeguati a tenere insieme il sistema. Una foto che ci pare una metafora dell’Italia il carro (le tasse) e il cavallo (i contribuenti) 29 La partitocrazia secondo Bocca Ecco come Giorgio Bocca, recentemente scomparso, ha descritto nella sua “Storia della Prima Repubblica” risalente al luglio 1983 questo fenomeno 30 Non siamo mai stati fans di Giorgio Bocca; i suoi attacchi a Gianpaolo Pansa per i sui scritti sulla guerra civile che hanno riequilibrato una po’ di verita storica sugli anni che contrappose i fasciti ai partigiani hanno confermato il nostro diverso punto di vista. Ciò detto riteniamo che Bocca sia stato un attento osservatore ed anche acuto critico della nostra politica e della nostra società di cui in molti casi abbiamo condiviso le analisi. Fra queste una, che riportiamo di seguito, riguarda le valutazioni sulla Partitocrazia La chiave per capire la società italiana e i mutamenti della Repubblica non è poi molto difficile. Si potrebbe ridurla a questa grossolana ma decisiva verità: la torta da spartire è più grande, ci sono meno ideali e meno bandiere perché ci sono più soldi e più consumi. I partiti all'inizio della Repubblica erano virtuosi, idealisti, perché il convento italiano passava lo stretto necessario per la ricostruzione e per la sopravvivenza. Di tangenti da riscuotere, di progetti da lottizzare ce n'erano pochi e mancava anche il personale per gestire la corruzione. La quale non è soltanto una questione di appetiti e di moralità, è anche una questione di organizzazione, di uffici, di mediazioni. I ladri, i profittatori, allora erano rari, facilmente individuabili; il terrorismo non poteva organizzarsi perché non ne aveva i mezzi, la partitocrazia era tutto sommato rispettosa del bene pubblico, perché il bene pubblico era modesto. La partitocrazia, cioè il potere e il controllo dei partiti su tutto e su tutti, nasce da due motivi convergenti: la maggior ricchezza e la ferma decisione degli italiani passati per il fascismo e per la guerra civile di non arrivare più a scontri frontali, di creare un sistema di ammortizzatori sociali. I partiti possono spartirsi la torta perché essa c'è ed è sempre più grande e perché la gente glielo consente purché si mettano d'accordo per trovare sempre una Giorgio Bocca via di uscita, per trovare sempre e comunque un modo di accontentare quelli che chiedono e quelli che protestano. La complicità degli italiani medi con la partitocrazia è indiscutibile: e infatti anche se mugugnano in continuazione contro i partiti, gli italiani continuano ad essere il popolo avanzato che vota volentieri. Che cosa è cambiato in questi trentasei anni nella vita e nella funzione dei partiti? Negli anni in cui nasce la Repubblica, un solo partito ha una organizzazione stabile e ramificata, il Partito comunista: perché è la sua tradizione a un impegno sistematico e globale e perché c'è da far fronte a un partito che ufficialmente non esiste, ma che è potentissimo: la Chiesa cattolica, le sue parrocchie, le sue associazioni. Il programma del partito nuovo di Togliatti è per l'appunto «una sezione per ogni campanile». A imitazione del Partito comunista si muovono, negli anni seguenti, sia il Partito socialista che la Democrazia cristiana. Sono due uomini nuovi, Fanfani per i democristiani e Morandi per i socialisti, a volere un partito a tempo pieno, non solo un recipiente elettorale. Insomma è la presenza di un forte Partito comunista a mettere l'Italia politica su una strada che si distingue nettamente da quella delle altre democrazie occidentali, in nessuna delle quali esiste una simile proliferazione di sezioni, di associazioni. I partiti italiani fino agli anni Sessanta, fino al centrosinistra sono caratterizzati da forti ideologismi e da altrettanto forti conformismi: sono anni di scontri frontali, anni in cui sembra ancora che il mondo sia l'oggetto della sfida fra capitalismo e comunismo, gli anni in cui anche nella cultura, anche nelle letture, esiste una divisione netta. In questi anni le organizzazioni dei partiti selezionano persone di forte impegno politico ed ideologico che occupano i posti dirigenti, mentre nei compiti minori si prende quel che si trova, giovani di poche o nessuna capacità intellettuale e profes- sionale ma che si accontentano dei bassi stipendi del partito. La vita del partito in questi anni si svolge tutta nei piani alti della direzione: sotto ci sono i manovali, gli agitprop addetti alla propaganda, ai servizi d'ordine. Si è messo in moto però un meccanismo che non potrà più essere arrestato: la competizione partitica, il fatto che ogni partito, anche il più piccolo, vuole avere le sue sedi, i suoi giornali, i suoi circoli, porta ad un aumento progressivo delle organizzazioni e delle spese. E accade questo: i partiti di governo incominciano a pescare nello Stato, a considerare lo Stato come un loro bene; quelli dell'opposizione si rendono conto che esistono anche per essi delle posizioni di rendita nei comuni, nelle amministrazioni locali. Sono per esempio in grado di dare o di controllare le licenze edilizie, di inserirsi nella grande speculazione sui terreni che sta divorando l'Italia. La partitocrazia nasce da azione e reazioni: gli affari in comune, la comune mentalità affaristica e lottizzatrice diffondono nelle burocrazie di partito un'opinione fondamentale: conta il potere non le ideologie. A parole si possono continuare le vecchie battaglie per le idee, nei fatti bisogna imparare a comportarsi come i democristiani e i comunisti, avere degli uffici amministrativi abili. Le macchine dei partiti aumentano e selezionano un personale nuovo: vi accorrono non solo o non più coloro che sentono un grande impegno politico, ma tutti coloro che cercano scorciatoie, che vogliono arrivare in fretta a posti di guadagno e di potere e credono che non esiste altro modo che quello di iscriversi a in partito. Entrano così nei partiti uomini di una certa capacità affaristica e carrieristica, ma di un assoluto cinismo politico: i partiti incominciano a somigliarsi, dicono tutti le stesse cose, fanno tutti le stesse cose. C'è stato nel frattempo il «miracolo economico», il livello di vita della gente è salito, sta partendo un consumismo sempre più frenetico e i partiti si adeguano. Come? Occupando altre zone di potere economico, andando all'assalto degli enti pubblici, delle aziende pubbliche. Chi conduce la danza con una irresponsabilità politica e governativa totali è la Democrazia cristiana: grado a grado, sotto la guida di Fanfani, i democristiani si impossessano dell'ENI, dell'IRI, delle banche, della radiotelevisione, dello spettacolo, compromessi di vertice. La Repubblica è dunque uno Stato autoritario? No, per fortuna, ma ciò che sopravvive di democratico non è merito dei partiti, è merito della società industriale avanzata. Se si vuol continuare a produrre e a consumare bisogna consentire alle forze economiche di muoversi in relativa autonomia, e alla gente di consumare in libertà. Sopravvive così una vita civile, culturale, scientifica, economica in cui i partiti non possono entrare pena la distruzione di questa fonte di ricchezza insostituibile. Fin che dura. Finchè la distruzione che la partitocrazia ha operato dello Stato, dell'informazione, dei servizi pubblici non sarà tale da mettere in pericoli estremi la libera economia o da provocare quella riforma istituzionale di cui si sente un crescente bisogno. da pagina 27 terroristi. In verità riteniamo che gli italiani nonostante tutto, siano un popolo di “santi e di eroi” che riescono a vivere e sopravvivere, nonostante, una vera e propria forma di sfruttamento di cui i vari Governi li fa sistematicamente oggetto, da sempre. Si arrangiano come possono perché non possono fare altro. Cambiare governi non serve e le ipocrisie di quelli tecnici sono palesi a tutti. Molti se potessero andrebbero a vivere all’estero e chi può già lo ha fatto, uno fra tutti De Benedetti: proprietario del quotidiano - La Repubblica - e tessera numero uno del PD, cittadino svizzero. Perseguire gli evasori è giusto, additarli come parassiti, terroristi farme il capro espiatorio dei fallimenti che sono invece da imputare alle diverse classi politiche è semplicemente il tentativo di evadere dalle proprie responsabilità cercando di scaricarle su altri. Riteniamo infatti molto più responsabili dei servizi che non funzionano e della situazione economica in cui ci troviamo chi da decenni ha fatto leggi a approvato bilanci, ha distribuito prebende a lobby amiche che in cambio garantivano loro la rielezione, questo è il vero populismo. Un detto strapaesano recita: Le galline che cantano hanno fatto l’uovo, ovvero coloro che gridano più forte contro gli evasori spesso sono gli stessi che hanno più responsabilità del disastro in cui ci ritroviamo e gridare serve proprio a distogliere l’attenzione dalle responsabilità scomode. Sarebbe interessante ripercorrere la composizione dei vari governi e parlamenti del passato, vedere quali leggi sono state approvate, chi le ha votate chi ne ha beneficiato, quali costi hanno avuto per lo Stato e come hanno inciso sulla formazione del suo deficit e vedere chi, grazie a quelle leggi, è stato rieletto… Scopriremo un’altra Italia, non quella degli onorevoli ma quella degli irresponsabili… populisti. A quella cultura sì andrebbe fatta una lotta come contro il terrorismo. Vecchio manifesto radicale contro la Partitocrazia 31 Anno nuovo, vita nuova Anche noi cambiamo, o meglio ci evolviamo. Nel primi 15 mesi di vita di Op abbiamo affrontato una serie di argomenti riguardanti vari aspetti della politica a livello locale anche se di interesse generale, non trascurando anche alcune puntate su questioni internazionali che l’amico Riccardo Manzoni ha affrontato, ci pare, con serietà, semplicità e chiarezza. Dalle mail che ci arrivano gli argomenti più richiesti riguardano temi sociali, economici, ambientali di cui talvolta, non possiamo trattare per mancanza di adeguate conoscenze in materia. Sperando che in futuro altre persone di buona volontà si uniscano a noi per migliorare la nostra informazione. Da parte nostra cercheremo comunque di affrontare in maniera sempre più oggettiva le vicende che tratteremo. Cercheremo sempre più di privilegiare le analisi, gli studi, le ricerche, i dati, la profondità delle argomentazioni rispetto a valutazioni generiche ed alle tesi prive di supporto logico, razionale, documentale che si risolvono spesso in mere provocazioni emotive. Con una metafora: non ci scandalizzeremo se qualcuno ci scrive che “il mondo è quadrato e saltella” purchè questa tesi sia supportata da analisi rigorose e stringenti e non mai frutto di luoghi comuni, pregiudizi, superficialità di cui vediamo in continuazione la rappresentazione su tanti media e, purtroppo, anche in tanti blog di semplici cittadini. Ci sentiamo particolarmente sensibili alle novità, ai diversi e originali approcci a temi e problemi perché ci pare che da troppi anni si scrive e parla per frasi fatte. Questo lo possiamo fare anche perché OP è gratuito senza fini di lucro, basato sul lavoro volontario di pochi amici che spero diventino sempre più numerosi, non sopravvive quindi grazie a… e non ha bisogno di pubblicità o altre forme di finanziamento più o meno chiare, gli unici che possono aiutarci, e sono inviatati a farlo sono i Osservatorio Piemonte OP, semplicemente libero Le differenza maggiori fra i canali tv sono tuttora le previsioni del tempo Woody Allen 32 nostri lettori. Questa condizione, non casuale, ci consente la libertà di scrivere ciò che pensiamo e di lasciar scrivere ciò che altri pensano. Unico limite come abbiamo detto, ma giova ripetere, è la serietà e qualità degli argomenti a supporto. Buon gusto e rispetto li diamo sempre per scontati. Per certi versi quello che stiamo tentando è un esperimento, grazie alle nuove tecnologie che consentono di ridurre i costi e di essere accessibili a tante persone è possibile inventare una comunicazione nuova? Svincolata da condizionamenti e libera?, con una veste professionale ma senza professionisti? Vedremo. In un panorama sociale e politico in cui la faziosità, il cinsimo, l’approssimazione, l’interesse, la scarsa memoria anche del passato recente, sono purtroppo la regola, noi cercheremo di approcciare gli argomenti che decideremo di trattare con umiltà e serietà sapendo che nel mondo dell’informazione questo non è usuale anzi, è più unico che raro. Quindi cari amici che sempre più numerosi ci seguite (lo vediamo dalle quotidiane richieste di amicizia su facebook e dalle mail che ci scrivete) datevi da fare, andate oltre gli slogan e lo scandalismo cerchiamo di capire insieme come gira questo nostro vecchio, malandato mondo e scriviamolo, facciamolo sapere a tanti altri, chissà che in futuro, forse, si possa favorire la nascita, o la crescita, di qualcosa di migliore. Si tratta di acquisire una nuova consapevolezza, un nuovo modo di far politica in cui la volgarità e la superficialità che spesso sconfina nell’ignoranza e che difficilmente si riusciranno a bandire, per lo meno vengano limitate e non la facciano da padroni come troppo spesso oggi capita di vedere, leggere e sentire. Non è facile perchè bisogna impegnarsi, far fatica, capire, ascoltare, leggere, scoprire e anche liberarsi dai pregiudizi che spesso, senza sapere portiamo in noi. E’ l’unica strada che conosciamo, l’alternativa è una sorta più o meno evoluta di… barbarie, in cui noi facciamo la parte degli schiavi.