Guida al Bosco Olmè
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Guida al Bosco Olmè
[email protected] IL BOSCO OLME’ UNA CATTEDRALE GOTICA AMBIENTALE da conoscere e tutelare A CURA DEI “ NATURALISTI PER CASO ” Introduzione Un paese senza leggende è destinato a morire di freddo. Lo scopo del presente lavoro è di portare un po’ di coscienza, fornire indicazioni necessarie per una visita, far sorger curiosità, ma anche dare spunti per ulteriori approfondimenti, affinché il bosco Olmè venga considerato, da tutti, come elemento d’orgoglio e patrimonio comune da tutelare e tramandare. Con questo “collage” di articoli, interventi, ritagli di lettere…, che non hanno nessuna pretesa di esaustività, il nostro intento non è quello di convincere ma di far riflettere. Senza una matura presa di coscienza circa l’importanza e la rarità di questo luogo e fino a che non lo conosceremo meglio, difficilmente, come “naturalisti per caso”, troveremo dei motivi validi sia per impegnarci nella salvaguardia di questo “apostrofo verde tra i Comuni di Ceggia e Cessalto” sia per creare una nuova cultura che trasformi la visione antropocentrica del rapporto Uomo-natura in quella biocentrica che considera l’uomo quale componente della biosfera. “Consideriamo per un momento quanto sono “intelligenti” le piante, perché sanno risolvere agevolmente molti difficilissimi problemi sulla vita, senza far rumore e senza produrre sostanze di rifiuto o inquinanti. I migliori chimici non sono riusciti ad eguagliare il sistema che impiega le piante per convertire l’energia luminosa in energia chimica e ottenere sostanze nutrienti fondamentali. Sono anche brillanti ingegneri, in grado di sollevare l’acqua ad un’altezza di oltre 100 metri usando “solo” l’energia solare e le leggi dell’osmosi e capillarità. Ma non basta, esse confezionano semi e gemme quiescenti, dotati di agenti isolanti e impermeabilizzanti che susciterebbero l’invidia di qualsiasi progettista. Conoscono l’ora del giorno con l’approssimazione di appena qualche minuto e sanno anche la data con una precisione sufficiente a prevenire i danni e la morte che potrebbero derivare dai cambiamenti stagionali. Possiedono una rete ormonale che trasferisce informazioni alle diverse parti che le compongono. Hanno un’intensa vita sociale e interagiscono con altre creature in moltissimi modi. Dagli insetti predatori si difendono avvalendosi di congegni fisici e armi chimiche, dei quali peraltro si servono, con qualche opportuna modifica, per attrarre organismi utili. Hanno imparato a cooperare con batteri e funghi e quindi non c’è dubbio che simili creature debbano solo suscitare il nostro spirito di emulazione”. Il bosco Olmè, il cui toponimo sta per “olmeto”, rappresenta il più importante ed esteso bosco planiziale relitto dell’intera Pianura Veneta Orientale e si trova nel territorio compreso tra i fiumi Piave e Livenza. “Appartiene” al Comune di Cessalto, località a 35 Km. a sud est da Treviso e si trova a sud dell’abitato omonimo, presso il casello dell’autostrada VE-TS e la zona industriale dello stesso Comune. Il Comune vanta origini molto antiche. Il nome originario: Caesus Saltus o Cessus Saltus (bosco tagliato o bosco remoto) si è traslato nel tempo in Cessalto. Il Comune ospita anche varie ville d’epoca lungo il fiume Piavon, tra le quali spiccano villa EmoGiacomini e villa Soranzo-Zeno (chiamata il “Donegal” –Domenicale-) eretta su disegno del Palladio. 2 Cenni storici Chi non ha passato non ha futuro. I boschi di pianura sono ormai assai rari. Il suggestivo bosco Olmè, insieme ai boschi di Cavalier, Lison, Carpenedo, Basalghelle e Gaiarine, rappresenta un diretto discendente delle antiche e vastissime foreste di querce risalenti al periodo Postglaciale, che anticamente ricoprivano l’intera Pianura Veneta e che già i Romani avevano denominato “Silva Magna” o “Fetontea” e “Silva Cerbonia”. Anche se mantiene specie arboree autoctone e relitti floristici risalenti alla quarta e ultima glaciazione, detta Wurm, il processo evolutivo ha condotto ad una sostanziale evoluzione, che continua tuttora rispetto all’antica foresta originaria. Con la fine della colonizzazione romana (anche Virgilio si soffermò ad esaltare la bellezza della zona del Livenza “coperta da fitti boschi”) che portò centuriazioni, disboscamenti e le successive opere di bonifica e dissodamenti, finalizzati alla coltivazione e al pascolo, vennero i Longobardi e i Franchi. Dopo esser stato governato dai Veneziani (dal 1309) che, avidi com’erano di legname per il loro Arsenale da cui uscivano le navi per la loro flotta, imposero una legislazione forestale moderna e adeguata (1569 è l’anno del primo catasto forestale dove compare la denominazione Olmè), fu la volta degli Austriaci. Nel 1866 fu annesso al regno d’Italia. Nel 1891 venne acquistato insieme al bosco S. Marco, dai Comuni di Cessalto e Chiarano. Agli inizi del ‘900 manteneva una superficie di circa 60 ettari. Durante i periodi bellici, il bisogno di legna, sia da ardere che per opere di difesa, ha favorito i tagli a raso indiscriminati. E il bosco di S. Marco di S. Maria di Campagna, che era di ben 113 ettari nel 1891, venne definitivamente distrutto (durante la guerra del ’15, fu occupato dalle truppe militari per le quali fu prezioso ai fini di nascondere armi e munizioni). Rimase demanio statale fino agli anni ’60, quando si ottenne dal Ministero delle Finanze la sdemanializzazione e così il bosco Olmè divenne proprietà del Comune di Cessalto. Negli ultimi decenni la porzione del bosco ha subito un enorme e drastico ridimensionamento per far posto all’autostrada e alle coltivazioni agricole. Nel 1979 nel tentativo di conservare e salvaguardare il bosco e per conseguire la ripresa del rinnovamento naturale della farnia sono stati promossi dei massicci interventi selvicolturali. Nonostante il degrado ambientale, l’Olmè rappresenta un grande patrimonio, non solo naturale, ma anche storico e culturale della collettività internazionale, inserito tra i Siti di Importanza Comunitaria e individuato come Zona di Protezione Speciale con codice IT3240008 rispettivamente con le D.G.R.V. n°448 e 449 del 21-2-2003. Oggi, questa inestimabile miniera di biodiversità non riproducibile, con i suoi 27,54 ettari di superficie, vincolati e protetti, rappresenta uno dei più significativi resti del tipico “Querceto-Carpineto mesofilo” ovvero del modello della vegetazione tipo dell’area padana. 3 La flora del bosco Olmè Solo chi crede nel futuro pianta alberi. Anche se dal punto di vista storico il bosco rappresenta l’ultima testimonianza di una realtà paesaggistica del tutto scomparsa… “Esso ha la principale funzione di essere riserva genetica, per la ricerca scientifica, per la didattica delle scienze, mentre come funzioni complementari il miglioramento del paesaggio, il miglioramento del microclima, l’incremento e la difesa della fertilità del suolo, e la difesa della salute umana ed il riequilibrio chimico dell’atmosfera”. Quanto resta in termini floristici e vegetazionali delle originarie foreste padane nel Veneto-Orientale trova mirabile espressione di sintesi nel bosco Olmè di Cessalto (…) Vicissitudini climatiche e storiche sono cause sinergiche della complessa composizione della comunità vegetale sia in termini di flora, che di vegetazione (arborea, arbustiva, erbacea), che è organizzata in livelli sovrapposti. Si possono quindi identificare quattro strati vegetali sovrapposti, dal livello del suolo alla sommità degli alberi. Sono state censite oltre 200 specie diverse, che appartengono sia alle piante inferiori o crittogame (alghe, muschi, licheni, felci, funghi), sia alle piante superiori fanerogame (erbe, cespugli, arbusti, alberi). Le prime dette anche piante senza fiore, si riproducono mediante la disseminazione di spore, mentre le seconde sono piante dotate di organi riproduttivi complessi, quali appunto i fiori, e si diffondono attraverso l’emissione di nuovi getti dal proprio apparato di radici. La componente arborea conta diciotto specie presenti, cinque sono esotiche e due sono tipiche dell’ambiente montano; tra le specie autoctone figurano la farnia (Quercus robur), l’olmo, l’acero campestre, il pioppo bianco, il frassino, l’orniello. Lo spessore del biospazio ha per base inferiore la superficie del soprassuolo e come limite superiore le cime degli alberi dominanti. All’interno di questo spessore si svolgono tutti i principali fenomeni connessi alla vita delle piante e trovano la loro collocazione tre strati di specie vegetali: quello dello strato erbaceo, arbustivo e arboreo. Dalla lettiera (dove affondano radici, bulbi e rizomi) con muschi, si passa allo strato erbaceo, comprendente tutte le essenze erbacee e cespugli che non superano lo sviluppo approssimativo di 1 metro di altezza; quindi lo strato arbustivo con piccole e grandi essenze aventi uno sviluppo in altezza sino a 5 metri ed infine il livello arboreo, identificabile con i grandi alberi i cui valori dimensionali variano tra i 25 e 35 cm di diametro del fusto ad un metro dal suolo e tra i 14 e 16 m. d’altezza, con la cupola di fronde che costituisce la volta sommitale del bosco stesso. Nella lettiera, oltre alla flora fungina, si contano parecchie decine di specie. Degne di nota: una piccola colonia dello splendido e raro giglio martagone, il fior di stecco (relitti glaciali), il veratro bianco, il sigillo di Salomone maggiore e altre. Oltre a queste c’è il campanellino invernale che in pianura vive solo qui, la pervinca, il ranuncolo, il colchico... Erano presenti anche orchidee di grande pregio come "orchi purpurea", "italica", la cui esistenza è stata compromessa dall’esecuzione non corretta di interventi di manutenzione di fossi e scoline. 4 In primavera lo strato erbaceo si tinge di una moltitudine di colori. Tra tutti predomina il bianco: è il colore del Leucojum in fiore, nei primi giorni di aprile compaiono l’Anemone dei boschi, probabilmente la più rappresentativa, la Primula, la Viola, successivamente Paris, Vinca, Polmonaria, Valeriana, Lilium, ecc. Lo strato arbustivo ospita una trentina di specie, anche queste di esigenze ecologiche molto differenziate: il melo selvatico, il corniolo in 7-8 piante i noccioli, il cappel del prete, i viburni lantana e il sambuco, lonicera, rosa canina, biancospino, pungitopo, l’edera, rovo ecc. Per quanto riguarda le specie arboree sono presenti una ventina di specie: oltre all’olmo (la cui sopravvivenza è seriamente compromessa dalla grafiosi), le più rappresentative sono la farnia e il pioppo bianco. Negli ultimi anni poi stanno attecchendo l’acero campestre, il frassino maggiore, l’orniello, il carpino bianco, salice bianco, pioppo, gelso, robinia... La composizione del bosco evidenzia la presenza contemporanea di specie che normalmente hanno diverse esigenze di temperatura. Sono presenti, infatti, specie microtermiche, termofile, mesofile, igrofile, e altre di provenienza balcanico-orientale. Ciò è dovuto, probabilmente al fatto che si creano delle condizioni microclimatiche specifiche e particolari, (più fresco) che consentono a varie specie di sopravvivere anche durante il periodo estivo all’interno del bosco. Rispetto alle antiche foreste planiziali, il popolamento appare impoverito soprattutto nella presenza della farnia, a vantaggio di specie meno esigenti quali l’acero e l’olmo. La spiccata eliofilia della farnia, da non considerare più specie dominante, e la sua notevole esigenza in fatto di umidità del suolo, rendono tale specie sensibilissima alle variazioni anche lievi di questi due fattori. Accanto alle specie vegetali dei livelli suddetti non si deve omettere l’intensa e insostituibile attività della microflora fungina e dei batteri presenti nel terreno. E’ grazie a questa loro attività che le sostanze nutritive contenute nei residui animali e vegetali morti possono nuovamente essere riciclate. E quando, dopo il sonno invernale, il bosco si risveglierà, ritroverà nel terreno il nutrimento per poter riprendere come l’anno prima la propria attività. Anche se abbiamo sempre considerato formative le divergenze di opinioni, c’è qualcosa che non torna… e il dibattito è aperto tra lo schieramento di chi difende e promuove la gestione “attiva” e i crociati del “lasciare così com’è” (conservazione passiva). Ma aldilà degli aspetti di condivisibilità o meno, senza una linea di accomodamento ogni possibilità di dialogo e speranza di collaborazione sono precluse e a “rimetterci” è solo il bosco! I Servizi Forestali vanno sostenuti, magari con eventuali contributi critici, perché una buona gestione e corretti interventi rappresentano il miglior deterrente alle patologie forestali ordinarie arrecate da virus, batteri, funghi, acari ed insetti. E’ opinione di molti esperti, che la cessazione di qualsiasi forma di utilizzazione forestale, con conseguente aumento della densità, porterebbe a variazioni sensibili del microclima di cui la prima a risentirne sarebbe proprio la vegetazione spontanea del sottobosco. Il bosco sia per le mutate condizioni ecologiche, sia per la pressione antropica dell’ultimo quarantennio può conservarsi solo grazie ad interventi selvicolturali (ripuliture, sfolli, tagli veri e propri ogni cinque anni) che garantiranno un maggior apporto di luce, una minor intercettazione delle precipitazioni che contribuiscono a modificare il microclima rendendolo più idoneo per la rinnovazione naturale. 5 La fauna del bosco Olmè “…dolce capire, che non son più solo ma che son parte di un’immensa vita…” Il bosco ha una grande valenza faunistica e offre cibo e rifugio a molte specie di animali autoctoni destinati altrimenti all’estinzione. Per quanto riguarda gli animali vertebrati abbiamo rappresentati gli anfibi, i rettili, molte specie di uccelli e di mammiferi. Mancando, però, una rigorosa analisi faunistica (e uno studio scientifico interdisciplinare ed esaustivo…), la fauna attuale non risulta perfettamente conosciuta in tutte le sue componenti anche se si contano circa oltre 100 specie di vertebrati. Tra gli anfibi molti sono scomparsi e altri rimangono in numero esiguo: la rana rossa, il rospo smeraldino, l’ormai raro rospo comune e i tritoni. Fra i rettili si segnalano ramarri e lucertole comuni, l’orbettino ma anche serpenti come la coronella austriaca, la biscia dal collare, (detta in Veneto ranera) e la biscia tassellata. Fra i mammiferi di piccole dimensioni il bosco ospita: lo scoiattolo rosso, la talpa, il riccio, il toporagno, la lepre, il topo selvatico, il ratto delle chiaviche e due specie di pipistrello. E’ stata segnalata anche la donnola, oltre alle più rare puzzola e faina. I querco-carpineti planiziari sono ambienti di dimensioni ridotte e isolati, perciò in queste aree non è compatibile la presenza di grossi mammiferi. Al bosco Olmè le testuggini palustri si sono estinte dopo alcuni episodi d’inquinamento delle acque dei fossati perimetrali e visto l’isolamento del bosco non è stata più possibile la ricolonizzazione da parte di altri soggetti. Tra gli invertebrati che vivono nella lettiera si devono citare il “porcellino di terra”, il lombrico e il millepiedi; in particolare tra gli insetti: i collemboli, la cicala, il grillotalpa, il maggiolino, il cervo volante, diverse specie di coleotteri xilofagi, alcune specie di farfalle tra le quali le vanesse e il macaone. Vi è poi una consistente comunità di aracnidi tra i quali il bellissimo ragno crociato e di molluschi gasteropodi con diverse specie di chiocciole. Il bosco riveste grande importanza per l’avifauna, il gruppo faunistico più significativo. Sono state segnalate oltre 90 specie nelle quattro stagioni. Molti volatili utilizzano il bosco solo come ristorante, vedi le gazze, le cornacchie e il martin pescatore. Per altri è un dormitorio come nel caso degli aironi nel periodo invernale. Fra i residenti, quelli presenti durante tutto l’anno, sono: il fagiano comune, il picchio rosso maggiore e il raro picchio verde, il merlo, la cinciallegra, la ghiandaia, il fringuello e il cardellino. Per i migratori, il bosco è una stazione di servizio, tappa delle rotte verso nord. Fra la specie che giungono in primavera e che qui si fermano a nidificare: il torcicollo, il rigogolo, il luì piccolo, le balie e altri tipi di luì. Alcune specie poi svernano nel bosco provenendo dalla Scandinavia, dalla Germania, per esempio i frosoni, le cince dal ciuffo, i fringuelli alpini, le cince more e bigie. Incerta è la presenza del gufo. Tra le specie svernanti abbiamo anche rapaci diurni come lo sparviero, la poiana, e rapaci notturni come l’assiolo, la civetta e il barbagianni. 6 Come si visita l’area protetta e itinerario Sii indulgente e sarai anche il resto. Il bosco Olmè è aperto al pubblico tutto l’anno: i periodi consigliati per la visita sono l’inizio della primavera e la fine dell’estate, quando fiorisce il sottobosco. Vista l’importanza e la rarità di questo ambiente, è indispensabile voler contribuire con una visita attenta, consapevole e responsabile, più da viaggiatore che da turista. Per non arrecare disturbo alla fauna ospite, soprattutto se il periodo della visita coincide con quello riproduttivo, si rispetti la quiete! E’ importante prendere coscienza degli aspetti naturalistici, di tutti i fattori di naturalità e di degrado che lo mettono a rischio… per questo è bene riportare a casa i rifiuti prodotti e lasciare puliti i luoghi dove si è sostato, non danneggiare la segnaletica e le attrezzature: esse servono per l’informazione (per creare in tutti la cultura del territorio) e la ricreazione. Non raccogliere fiori, spezzare rami o incidere tronchi. Rumori, vandalismi e rifiuti sono il biglietto da visita delle persone maleducate. Lasciare all’Olmè i suoi funghi è un atto di sensibilità e di grande maturità culturale. Equipaggiamento: buone calzature e abbigliamento adeguato alla stagione, non ci sono possibilità di approvvigionamento d’acqua potabile lungo il percorso. Il percorso da seguire è quello dei sentieri preesistenti interni al bosco, che si snoda per 2,2 Km, che non devono mai essere lasciati per addentrarsi all’interno delle zone alberate. Questo sia per prevenire il calpestio e il danneggiamento della vegetazione o disturbi alla fauna, sia per ridurre l’impatto fonico (spt. nei periodi di cova) e visivo. In ogni modo l’itinerario “obbligato” dei percorsi fissi, permette agevolmente di osservare le caratteristiche di questo lembo di foresta planiziale. L’itinerario di visita non presenta dislivelli o percorsi accidentati e si adatta ad escursionisti di ogni genere e con difficoltà motorie. I tempi di percorrenza, per chi volesse percorrerlo integralmente, non superano le 2 ore. “…Entrati dall’accesso corrispondente al piazzale parcheggio si procederà lungo il vialetto, verso sud sino alla prima deviazione ortogonale; si gira a destra, quindi si procede per il lungo tratto verso ovest, si supera un primo incrocio di vialetti e al secondo, si devia a sinistra e si continua verso sud, sino all’estremità che termina senza sbocco presso il margine meridionale del bosco. Giunti all’epilogo del percorso si invertirà la marcia tornando sui propri passi. Al primo crocevia successivo si svolterà a destra procedendo verso est sino ad incontrare una deviazione ortogonale che riconduce verso nord. Percorso questo tratto, che rappresenta il cuore dell’Olmè. Seguendo la direzione nord, si giunge ad un crocevia di vialetti già superato nella prima parte del percorso. Si svolta pertanto a sinistra e si ripercorre il tratto ovest sino al successivo incrocio, dove si prende a destra tornando in direzione nord e giungendo al margine settentrionale del bosco e quindi si ritorna al punto di partenza seguendo il largo stradone”. (…) Tutto chiaro? Se non puoi convincerli… confondili! 7 Regolamento Se si conoscessero tutte le leggi, non rimarrebbe il tempo per trasgredirle. “Questo irrinunciabile patrimonio comune svincolato dai confini amministrativi, frammento millenario che appartiene all’intera umanità, fiore all’occhiello del Nord-Est, imprescindibile “capitale naturale” per la qualità di vita, palestra didattica per la sua biodiversità, simbolo di memoria e macchina non riproducibile per migliorare l’aria, impone gesti guidati dalla scienza, dalla coscienza e dalla riconoscenza di cittadini-fruitori, tecnici e politici, per vedere alberi moltiplicati, sani e vitali”. Dato l’indiscusso valore storico, naturalistico e monumentale dell’area, la fruizione deve essere consapevole: area protetta ma non proibita ad una fruizione rispettosa. L’impegno di tutti è di garantire la conservazione e la sopravvivenza di questa, inestimabile e non riproducibile, miniera e palestra didattica di biodiversità, nell’interesse di tutti. Lo dobbiamo a chi è venuto prima di noi e a chi ci seguirà. Il bosco è sottoposto a vincolo idrogeologico di tipo forestale ed è compreso nell’elenco per cui è prevista l’istituzione di una Riserva Naturale Regionale. L’indirizzo gestionale è volto ad una fruizione controllata, non solo per i fini di conservazione, ma anche allo sviluppo delle piene potenzialità naturalistiche del territorio. La gestione forestale dell’intero complesso boscato è affidata al Corpo Forestale Regionale (Via Tezzan n°2, Treviso Tel: 0422-657690-99) che redige l’esecuzione di tutte le operazioni selvicolturali, i progetti di taglio, svolge la vigilanza e offre consulenza. All’Amministrazione Comunale di Cessalto è affidata, invece, la gestione naturalistica dell’area (con il Piano di Gestione Naturalistica). In base all’ordinanza n° 2/1976, nell’ambito del Bosco Olmè sono severamente vietati: -la raccolta di terriccio, di legna, di funghi, noccioline, asparagi selvatici, fiori, ecc.; -la discarica di rifiuti diversi. -l’immissione di acque di scolo inquinate nei fossati perimetrali. -l’accesso alle persone non autorizzate. In base all’ordinanza n° 13/2005, si dispone che: - i gruppi costituiti da cinque e più persone per poter accedere al bosco devono presentare preventiva richiesta almeno 15 giorni prima al fine di consentirne la prescritta autorizzazione da parte del Comune; - le associazioni, operanti in ambito naturalistico/ambientale, che intendano accompagnare istituti, gruppi, ecc., devono presentare preventiva analoga richiesta; - ai trasgressori saranno inflitte le sanzioni di legge. Il personale di vigilanza è incaricato di rilevare ogni infrazione all’ordinamento del Bosco, applicando le relative sanzioni. E’ evidente che ogni inconveniente di rilievo riscontrato va segnalato, in modo che si possa cercare di intervenire tempestivamente per eliminarlo. 8 Un minuto di silenzio E’ silenzioso colui che avendo la possibilità di parlare, si astiene da ogni parola inutile. “L’uomo creò il parco e vide che era cosa buona. Venne sera e poi mattina: e comprese che recintare l’Eden era solamente il primo passo. La via del Paradiso passava dentro di sé”. “La terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma ci è stata affidata dai nostri figli”. “Senza alberi non si vive”. “Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo” K. Gibran. “L’albero è come l’uomo: si affina in società” H. Bordeaux. “Non vi sono alberi pari agli alberi di questa terra; in autunno le loro foglie non cadono ma diventano d’oro” Tolkien. “Un albero il cui tronco non riesci ad abbracciare, ha inizio da un delicato germoglio”. “Gli alberi sono le colonne del mondo, quando tutti gli alberi saranno tagliati il cielo cadrà sopra di noi” Detto indiano. “Gli alberi sono l’estremo sforzo della terra per parlare al cielo in ascolto” Tagore. “L’albero è un patto per il futuro” A. Alessandrini. “La natura è la migliore delle scuole”. “Colui al quale la natura comincia a svelare il suo segreto, sente l’irresistibile richiamo verso il suo interprete più degno, l’arte” Goethe. “Più un albero è carico di frutti e più si piega verso il basso”. “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà” San Bernardo. “Fa della natura la tua maestra” W. Wordsworth. “I fiori parlano senza parole”. “Credendo nei fiori si fanno sbocciare”. “La nostra miglior garanzia nella bontà della divina Provvidenza sta nei fiori” A. Conan Doyle. “Solo chi crede nel futuro, pianta alberi”. “Le foreste sono un patrimonio dell’umanità”. “Cattiva radice dà frutto infelice”. “Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce pescato, l’ultimo fiume avvelenato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro” Detto indiano. “Se vivrai secondo i dettami della natura non sarai mai povero; se secondo le opinioni non sarai mai ricco”. “La vita di un uomo non vale nulla se non segue la propria coscienza” W. Wyler. “…per consentire al naturale seme della compassione di germogliare e crescere, occorrono le giuste condizioni ambientali” D. Lama. “Se si ama veramente la natura, la si trova bella ovunque”. “Non si può cogliere un fiore, senza turbare una stella” G. Galilei. “Non è il linguaggio dei pittori, ma il linguaggio della natura che dovremmo ascoltare (…). La sensibilità per le cose stesse, per la realtà, è più importante della sensibilità per i quadri” V. V. Gogh. “Credo che non vedrò mai una poesia bella come un albero(…). Le poesie sono fatte da sciocchi come me, ma soltanto Dio può fare un albero” J. Kilmer. “Camminando lungo i sentieri ombrosi e ammirando ogni vista successiva, vorrei trovare le parole per esprimere le mie idee. Nessuno può restare freddo in queste solitudini, e non pensare che c’è di più, nell’uomo, che la semplice apparenza del suo corpo. La terra è una grande, selvaggia, disordinata, lussureggiante serra creata dalla natura, per sé stessa” C. Darwin. “Chi contempla la bellezza della Terra trova riserve di energia che dureranno finché vive” , “E’ importante non tanto sapere, quanto sentire quand’è il momento di far conoscere a un bambino il mondo della natura” R. Carson. “Cosa significa l’estinzione di un condor per un bambino che non ha mai visto uno scricciolo?” R. M. Pyle. “Far conoscere ai bambini il mondo della natura dovrebbe essere considerato uno degli eventi più importanti delle loro vite” T. Berry. “ …tutti gli esseri viventi che abitano nello stesso spazio vitale sono quindi adatti gli uni agli altri. Ciò vale anche per quelli che si contrappongono da nemici l’un l’altro, in rapporto di ostilità, come la belva e la sua preda, il divoratore e il divorato. Un esame più attento dimostra che questi esseri, se considerati non individualmente ma come specie, non solo non si danneggiano reciprocamente, ma talvolta costituiscono persino una 9 comunità di interessi” K. Lorenz. “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. “Il cosmo fu rappresentato in forma di albero perché, come l’albero si rigenera periodicamente. La primavera è una resurrezione della vita universale e di conseguenza della vita umana. Con quest’atto cosmico tutte le forze della creazione ritrovano il loro vigore iniziale, la vita è integralmente ricostruita; tutto comincia di nuovo; in breve si ripete l’atto primordiale della creazione cosmica, perché ogni rigenerazione è un nuova nascita, un ritorno a quel tempo mitico in cui apparve per la prima volta la forma che si rigenera” M. Elide. “Le erbe infestanti crescono dove l’uomo ha sbagliato, mettendo in evidenza i nostri errori e le rettifiche della natura”. “La caccia di selezione migliora un unico Animale: l’uomo!” “…l’ecoalfabetizzazione è una dote essenziale per i politici, gli uomini d’affari e i professionisti in tutti i campi. Di più, l’ecoalfabetizzazione sarà fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità nel suo insieme quindi costituirà la parte più importante dell’educazione ad ogni livello” F. Capra. Lo sapevi che… “Cessalto, città del bosco”. -In uno stagno naturale all’interno del bosco si favoleggia la presenza di un tesoro lasciato da eretici medievali: ciò alimenta il fascino un po’ misterioso che avvolge questo luogo. -La fillotassi, cioè il modo di disporsi delle foglie sul fusto risponde a precise esigenze di ottimizzare la captazione della luce. Sul fusto le foglie hanno un meccanismo di inserzione ideale il cui valore numerico tende al quadrato della divina proporzione o sezione aurea, cioè al valore di 1,618033… che anche molti pittori rinascimentali rispettavano. -La superficie del territorio italiano è di oltre 30 milioni di ettari, quella occupata da boschi è di circa 6 milioni di ettari. Gli alberi possono essere divisi in 2 gruppi: conifere e latifoglie. In Italia esistono circa 150 specie di alberi spontanei, ma se si considerano gli alberi e gli arbusti introdotti dall’uomo per fini ornamentali o produttivi, il numero si avvicina verosimilmente alle 2000 specie. -A livello globale tagliamo 10 alberi e ne piantiamo uno mentre in Italia l’8% delle specie vegetali rischia l’estinzione perché gli habitat in cui vivono continuano a sparire. -Hipericum o erba di S. Giovanni: è credenza assai comune che l’iperico sia una specie protettiva contro le forze maligne. Quanto all’affermazione che “è potente contro i cattivi pensieri” è ben nota l’importanza che al momento gli si attribuisce come antidepressivo. -Le ghiande delle querce costituivano un buon cibo da dare ai maiali, le cortecce erano adoperate per la concia delle pelli (sono ricche di tannino!). -Attualmente ogni anno circa 50 miliardi di uccelli si spostano attraverso il mondo. Le rondini, ad es. che nidificano in Europa e svernano in Sud Africa compiono due volte all’anno una trasvolata di 8000 Km. -Lo sapevate che passiamo 6 anni della nostra vita chiusi in auto, in coda? E che la velocità media in città è di 8-9 Km all’ora? E che quasi la metà di noi (il 44%) muove l’automobile per non fare più di 5 Km in città? Ha senso? 10 L’altra faccia della medaglia (del bosco) I problemi sono sempre la conseguenza di una particolare ignoranza. Anche se il paesaggio è modificato in modo irreparabile, è importante anzitutto capire il bosco, le sue potenzialità, il suo dinamismo, il livello di naturalità e di degrado, i fattori limitanti o di disturbo per la sopravvivenza delle numerose specie animali e vegetali. Si tratta indubbiamente di un bosco degradato, che si trova in un contesto isolato e dall’elevata vulnerabilità, dove le possibilità gestionali (denaro, uomini, mezzi, capacità) sono limitate. Anche per questo richiede l’impegno di tutti per poter sopravvivere! La sua Area Minima Vitale è stimata intorno ai 100 ettari e quindi quest’isola di soli 27, nel lungo periodo non garantisce la conservazione delle specie contenute. Fattori di rischio e degrado sono rappresentati dall’azione antropica negativa (dalle semplificazioni paesaggistiche che hanno cancellato i biotopi agrari, ad un certo libero sfruttamento delle risorse…), manutenzione discutibile (ceduazioni incontrollate, irrazionali lavori di drenaggio…), scarsa lungimiranza (politicamente trasversale), creazione di un’adiacente zona industriale coi relativi inquinanti, vicinanza autostrada A4 (ancora purtroppo priva di barriere fonoassorbenti), impermeabilizzazione del suolo, diserbanti e pesticidi prodotti dall’attività agricola, sbilanci idrici (ritenuti concausa della moria di Farnie). Rischi potenziali sono costituiti da fitopatologie e dal degrado della struttura vegetale, che è favorito dalla massiccia invadenza di alcune specie infestanti, come arbusti rampicanti, che ne compromettono il futuro, impedendone uno sviluppo equilibrato nel tempo. Altro fattore di degrado è la caccia (bracconaggio) esercitata a ridosso e non solo… del bosco. Tutti questi fattori hanno inciso e incidono profondamente a tutti i livelli, sulla semplificazione dell’ecosistema. Visto il territorio altamente antropizzato che determina uno "stato d'assedio", come unico sfogo (immigrazione spontanea) per il via-vai degli animali del bosco è rimasto il lato occidentale: quello del canale Bragadin e della campagna limitrofa già dichiarata dalla U.E. “di rilievo”. Lo stesso lato, però, è stato ed è tutt’ora oggetto di aspre dispute, in quanto o per “miopia politica” o interessi paralleli o discutibili “riqualificazioni ambientali”, si sarebbe voluto realizzare, a soli 30 m e senza un buon Piano della Mobilità con una adeguata VAS, una strada provinciale (S.P. 58 “bretella strozzabosco…”) con tutte le possibili implicazioni e ricadute. Info: [email protected] Anche per il suo ruolo di “centro di irradiamento” di comunità biologiche, sarebbe quanto mai opportuno un collegamento con il Piavon e la Bidoggia e con gli altri polmoni verdi presenti nel territorio attraverso la costituzione dei cosiddetti “Corridoi Ecologici”, per creare una cintura verde di ampio respiro, che garantisca l’interscambio biologico tra gli “isteriliti” campi adiacenti e il rivivificante bosco. Auspichiamo anche la creazione di siti di osservazione per l’avifauna e pannelli per visitatori, di un’area attrezzata e/o Centro Visite dotato di un laboratorio naturalistico con servizi essenziali quali documentazione, didattica, ricerca, servizi, ristoro. Utili anche un percorso ciclabile e un Percorso Vita per i tempo libero, con stazioni gabellate per gli esercizi che potrebbero peraltro funzionare da “deflettore” per il pubblico, concentrandolo nelle zone meno sensibili dell’area…. “Se non inventi qualcosa in modo che le persone siano incentivate a usare il bosco, non ci sarà niente da fare”. M. Corona 11 Come arrivare, consigli e numeri utili 100 strade portano al Paradiso: 99 per le persone intelligenti, una… per tutti gli altri! Il bosco Olmè si trova a sud dell’abitato di Cessalto, in direzione San Donà di Piave. La forma planimetrica è riconducibile ad un quadrilatero irregolare avente lunghezza media paria a m. 800 e larghezza media pari a m. 300; l’altitudine è tra i 4-5 metri sul livello del mare. Le coordinate geografiche sono: 45° 42’ 44’’ di latitudine 0° 10’ 00’’ di longitudine est. Esiste un solo accesso autorizzato, servito di ampio parcheggio. Nell’area pre-parco c’è un’area attrezzata per pic-nic e una fontanella per l’approvvigionamento di acqua.. Non si può campeggiare con tende o camper. L’entrata si trova proprio davanti al casello dell’autostrada A4 di Cessalto. In auto: Autostrada A4 TO-TS, tratto Venezia-Trieste, uscita di Cessalto. In bici: dal punto di vista naturalistico ci sono diversi percorsi per raggiungere il bosco Olmè. -Da S. Donà di Piave: partenza da piazza Rizzo, verso il sottopasso ferroviario di Via Garibaldi. Alla fine del sottopasso si gira a dx. per Via del Perer e poi a sin. Per Via monte Olimpo. Alla fine di Via Monte Olimpo si svolta a dx. per Via Mussetta di Sopra si attraversa la strada provinciale e si percorre il secondo tratto di Via Mussetta di Sopra. All’incrocio con via Gondulmera si svolta a dx. percorrendo questa strada che poi prosegue con la denominazione Via Madonnetta fino alla località S. Teresina. Qui all’altezza della chiesa si svolta a sin. Percorrendo l’omonima via fino ad arrivare a ridosso dell’autostrada. Svoltando a dx. si costeggia l’autostrada fino alla base del cavalcavia e si prosegue ancora sulla dx. verso l’abitato di Grassaga. Giunti alla chiesa di Grassaga si svolta a sin. In direzione Cessalto arrivando così all’estremità del bosco Olmè. Si gira quindi a sin. E si prosegue per 200 m circa fino ad arrivare all’ingresso del bosco (questo tratto è lungo circa 15 Km). Ritorno: usciti dal bosco si gira a dx. e, dopo 200 m, a sin. Per Via Calstorta (costeggiando ancora il Bosco). La strada poi ha una curva a gomito sulla dx. e ci porta in località Prà d’Arca. Qui, all’altezza della torre dell’acquedotto, si gira a dx. per Via Formighè percorrendo questa lunga strada (che ad un certo punto attraversa la ferrovia) fino a giungere in località Ponte Alto (sulla sin. ci sono gli edifici dell’azienda agricola “Mendoza”. Qui si attraversa la statale 14 e si prosegue per la frazione di Fossà. Oltrepassata la chiesa si pedala in direzione Fiorentina. Dopo il ponte sul canale Grassaga si consiglia di percorrere la pista ciclabile che porta al centro della frazione. Da qui si prosegue per il centro di S. Donà (il primo tratto si sviluppa ancora su pista ciclabile) fino a ritornare in Piazza Rizzo (anche questo tratto è lungo circa 15 Km). -da Oderzo: Oderzo – Camino – Lutrano – Mansuè - Navolè - Gorgo al Monticano - Malintrada Via Palù - Via Callunga – Cessalto - Bosco Olmè. Ritorno: S. Maria di Campagna - Via Dosa di Sotto – Chiarano - Area industriale di Chiarano Fossalta Maggiore – Busco - Oderzo. Per maggiori info: www.vivilabici.it 12 Per conoscere ed apprezzare l’area è possibile effettuare attività di Educazione Ambientale, escursioni e visite guidate a tema, anche servendosi di alcune Associazioni Naturalistiche locali, di seguito riportate. Sono attivi: -Centro didattico naturalistico “il Pendolino”. Servizi di Educazione Ambientale e Servizi Didattici. Via Romanziol, 130 - frazione Romanziol - 31100 Noventa di Piave (Ve) Tel. 0421-65060 e-mail: [email protected] -Centro di Educazione Ambientale “Le Rane” Via Tiziano Vecellio, 4 - 30022 Ceggia (Ve) e-mail: [email protected] Dove mangiare? Al ristorante - pizzeria “da Bepi”, in Via Maggiore 40, a Cessalto è possibile gustare anche la “Pizza Olmè” (tel. 0421-327300 - Chiuso il Lunedì). Carabinieri: tel. 112, Pronto soccorso: tel. 118, Vigili del fuoco: tel. 115, Corpo Forestale dello Stato: tel. 1515 Municipio-segreteria di Cessalto (TV): tel. 0421-327110-502, Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica www.provincia.treviso.it Prevenzione rischio zecche: Indossare pantaloni lunghi, scarpe chiuse, non uscire dai sentieri battuti, usare su caviglie e polsi repellenti cutanei, controllare le varie parti del corpo al ritorno dall’escursione (nei bambini anche la testa) come i vestiti prima di riporli. E’ bene ricordare che le larve sono molto piccole e possono sembrare piccoli nei. Hai trovato una zecca? Toglila! Rimuovi la zecca subito, cercando di non danneggiarla, basta una pinzetta: applicala il più vicino possibile all’attacco della zecca sulla pelle, tira imprimendo un leggero movimento di rotazione. Dopo ricordati di disinfettare la parte. Controlla la parte dove hai tolto la zecca, in caso di rossore, gonfiore, febbre, mal di testa rivolgiti al medico. Non usare petrolio, oli o altri liquidi, la zecca non si soffoca così facilmente, non bruciarla (potrebbe rigurgitare materiale infetto) e non spremerla (se la togli in questo modo il rostro potrebbe rimanere nella pelle). Info: [email protected] tel. 049-8084292 Zanzare e tafani sono piccoli fastidi legati all’ambiente del bosco che opportunamente prevenuti, non fanno che migliorare la percezione ed il reale contatto con l’ambiente. 13 Glossario Dov’è l’albero della conoscenza, là c’è sempre il Paradiso. Agenda 21 locale: si tratta di un documento programmatico di intenti e obiettivi su ambiente, economia e società, che impegna a favorire la crescita sostenibile nel territorio. Antropico: ambiente o paesaggio colonizzato dall’uomo o alterato dallo stesso. Biodiversità: complesso di specie viventi presenti in un determinato contesto d’ambiente. Biotopo: ambiente, anche di piccole dimensioni, che ospita una comunità vivente ad esso tipicamente legata. Ceduo: si dice di bosco o pianta soggetti a tagli periodici. Chablis: chiara apertura forestale generalmente dovuta allo schianto di uno o più alberi. Colubridi: rettili caratterizzati dalla mancanza di denti veleniferi e quindi innocui per l’uomo. Cenòsi: complesso delle specie di animali e vegetali che vivono in un ecosistema. Certificazione ambientale: processo volontario finalizzato al miglioramento del sistema di gestione ambientale e delle performaces di un’azienda o di un territorio relative all’impatto sull’ambiente della propria attività. tra le più diffuse si segnalano ISO 14000 e regolamento EMAS. Deciduo: senza foglie per un periodo dell’anno. Ecocompatibile: attività che non interferisce con le dinamiche ecologiche tipiche dell’ambiente in cui viene svolta Ecologia: dal greco òikos = casa (luogo in cui si abita) e logos = studio di. Fittone: radice primaria, in asse col fusto. Foresta planiziale: foresta che ricopre aree di pianura. Fotosintesi: processo chimico svolto da piante verdi in presenza di luce, che combina l’anidride carbonica dell’ atmosfera con l’idrogeno dell’acqua per formare nutrimento zuccherino per la pianta in crescita. Idrofilo: si dice di organismo vegetale che abbisogna di clima assai umido. Mesofilo: aggettivo riferito ad un organismo che rifugge le condizioni climatiche ed ambientali estreme. Naturalizzato: introdotto dall’uomo, che cresce come se fosse spontaneo in un luogo specifico. Nemorale: riferito ad un organismo legato alle porzioni più fitte dei consorzi forestali. Nucleo operativo: è l’insieme delle figure che direttamente o indirettamente lavorano, contemporaneamente o in momenti diversi, per un preciso impianto (boschivo). Pianta erbacea: pianta non legnosa che muore alla fine della stagione vegetativa o trascorre l’inverno sottoforma di organi interrati. Rete Natura 2000: a seguito dell’approvazione della direttiva comunitaria (Dir.92/43) detta “Habitat”, anche in Veneto sono stati individuati dei siti d’importanza comunitaria (pSIC). Accanto a queste aree sono state inoltre definite delle zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. Anche il sito IT3240008 “bosco di Cessalto”, per la presenza di habitat di interesse comunitari rientra nei nodi trevigiani della Rete Europea Natura 2000 volti alla conservazione degli habitat e delle specie di rilevanza Europea. Sciafile: amanti dell’ombra. 14 Sempreverde: che mantiene le foglie per più di un anno. Sviluppo sostenibile: è lo sviluppo che risponde alle necessità del presente, senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. Talea: parte di una pianta (rametto) che viene stimolata ad emettere radici, per produrre un nuovo individuo. Termofila: specie flogistica o vegetazione che predilige condizioni climatiche miti. Topiaria, arte: potatura di alberi e arbusti in forma geometrica, decorativa. Xerofilia: specie flogistica o vegetazione che tollera condizioni d’ambiente aride Xilofagi: organismi che si nutrono di legno. Zootecnia: Prosecuzione della caccia…con altre armi… E per concludere… Auspicando un nuovo corso culturale più rispettoso del territorio, un sentito e doveroso ringraziamento va a quanti, condividendone la causa, hanno dato la loro disponibilità, a titolo gratuito, alla realizzazione di questo lavoro e alla sua distribuzione. E in particolare: AA.VV., E & M. F, Il Comitato Cittadini per il Territorio di Ceggia, [email protected], [email protected], E. Panighel (coautrice dello studio “La rinnovazione della farnia nel bosco Olmè di Cessalto”), M. Zanetti (naturalista, autore del libro “il bosco Olmè di Cessalto”), R. Bartoloni (delegato LIPU), G. Murer & [email protected], L.B., M.S., L.R., G. B…… Se l’esperienza del contatto col bosco ti è piaciuta, diventa anche tu un difensore della natura. Il miglioramento dell’ambiente non dipende solo dalla soluzione dei problemi planetari, ma anche dall’adozione di una serie di comportamenti quotidiani di tutti noi. Che fare in seguito? Spetterà alla vostra coscienza! 15