le catene alimentari

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le catene alimentari
L’AMBIENTE
SCHEDA A2
A1
le catene alimentari
F
Fin da bambini, abbiamo ricevuto alcune
nozioni basilari di ecologia, tra cui il
concetto di catena alimentare. Abbiamo
in altre parole appreso che in natura
esistono diversi livelli di trasferimento e
trasformazione della materia e
dell’energia. Alla base delle catene
troviamo i PRODUTTORI: sono gli
organismi che utilizzando le risorse
presenti nell’ambiente, come acqua e sali
minerali, e l’energia del sole riescono a
produrre materia e vita. I produttori sono
essenzialmente gli organismi vegetali, che
attraverso il processo della fotosintesi
clorofilliana, trasformano l’energia solare
in materia organica. L’anello successivo
della catena è costituito dai
CONSUMATORI PRIMARI: questi
orgasnismi, incapaci di sfruttare
direttamente l’energia del sole, se ne
appropriano in via indiretta, nutrendosi
dei produttori. Tra i consumatori primari
troviamo gli erbivori, come la mucca o lo
stambecco, i quali sono costretti ad
ingerire grandi quantità di un cibo, l’erba,
poco nutriente e poco digeribile. Al livello
successivo troviamo i CONSUMATORI
SECONDARI: i carnivori. Cibandosi di altri
organismi animali, essi utilizzano
indirettamente l’energia solare in modo
estremamente efficiente: immagazzinano
energia e materia già traformate e
compattate dai livelli inferiori. E’ per
questo motivo che, a parità di dimensioni,
un predatore ingerisce una quantità di
cibo inferiore ad un erbivoro: il cibo del
primo è notevolmente superiore a livello
energetico ed inoltre risulta
maggiormente assorbibile. Una classica
catena alimentare del tratto alpino del
Parco del Po Cuneese potrebbe quindi
essere la seguente: le praterie alpine in
Alta Valle Po, per esempio nei pressi del
Lago Superiore, rappresentano la base
produttiva dell’ecosistema. Una enorme
varietà di organismi si nutre direttamente
utilizzando questa risorsa: la marmotta è
un buon esempio di consumatore
primario. Questo simpatico roditore ha
sviluppato una strategia comportamentale
complessa e ricca di segnalazioni sonore, i
‘fischi’, per difendersi dai suoi numerosi
nemici, tra cui l’aquila, un consumatore
secondario che si nutre di marmotte.
Dove ci mettiamo noi in questa catena?
Non siamo sicuramente produttori:
Camoscio maschio.
Il Camoscio rappresenta uno degli
anelli della catena alimentare
alpina. Erbivoro, utilizza materiale
nutritivo relativamente povero,
erba, cortecce, licheni e lo trasforma
in alimento altamente energetico a
favore di animali che nella catena
alimentare si trovano in posizione
superiore, quali l’Aquila, il Lupo, la
Lince (dove sopravvivono questi
animali), animali di cui il Camoscio è
preda. Un cenno particolare merita
il Gipeto, consumatore anch’egli di
carne, ma, per così dire , di scarto,
nutrendosi di animali morti ed in
particolare di ossa. In natura nulla
viene sprecato, e per tutto è prevista
una soluzione, la migliore e l’unica
possibile. Soltanto l’Uomo spreca: è
un dato di fatto che dovrebbe farci
riflettere, perché assolutamente
contro natura.
Con la partecipazione
della
Fondazione
Cassa
di Risparmio
di Saluzzo
L’AMBIENTE
le catene alimentari
SCHEDA A2
SCHEDA N. 1
nessuno di noi è mai riuscito a far
colazione immergendo un dito in un
bicchiere d’acqua ed affacciandosi alla
finestra (un geranio ci riesce…), ma siamo
consumatori secondari con un ampio
spettro alimentare. Cosa significa?
Possiamo affermare che i nostri
progenitori erano primati con un certo
opportunismo alimentare e quindi con
una dieta varia, comprendente organismi
vegetali ed animali. La nostra dentatura
comprova questa plasticità alimentare:
possediamo denti da predatore come i
canini e denti da mangiatore di vegetali.
Fino a questo momento abbiamo parlato
essenzialmente di ecosistemi terrestri; non
dimentichiamoci però che il Parco del Po
Cuneese è essenzialmente un parco di
acque, che ospita la sorgente ed il primo
tratto del fiume più importante del nostro
paese. Avviciniamoci ad una lanca nei
pressi di Faule o di Polonghera, là dove la
corrente del fiume perde parte della sua
potenza e dove riposano in acqua tronchi
e vecchie radici; con un po’ di fortuna
potremmo scorgere un grosso pesce,
dalla forma allungata e dai movimenti
veloci: è il Luccio, un carnivoro che
supera il peso di svariati chilogrammi, per
una lunghezza totale di 70-80 centimetri
ed oltre. Risaliamo velocemente il corso
del fiume, sino a Crissolo: nelle fredde
acque del Po, ora torrente, scorgiamo
una Trota fario di quasi trenta centimetri:
anche questo animale è un consumatore
primario. In entrambi i casi abbiamo
trovato un predatore di grosse dimensioni
in un ambiente apparentemente povero
di produttori: infatti, se l’aquila
sopravvive nel suo ecosistema grazie alle
marmotte, la trota non riuscirebbe a fare
altrettanto. I produttori nelle acque
correnti sono scarsi: solo alcuni muschi e
poche piante sopravvivono in questi
ambienti. Quali sono allora qui le basi
della catena alimentare? Gli ambienti
d’acqua corrente sono ecosistemi
eterotrofi, cioè dipendenti dal punto di
vista energetico dall’eserno: la produzione
interna non è sufficiente a sostenere la
catena alimentare. Questi ambienti
ricevono un importante apporto
energetico dagli ecosistemi terrestri: per
esempio le foglie, che cadono ogni
autunno e vengono raccolte e
convogliate nei fiumi, costituiscono una
risorsa energetica importantissima per
torrenti e fiumi.
Vista sulla Val Po da sopra il Lago Fiorenza.
In alto, ampie praterie, per lo più determinate
dalla necessità dell’uomo di procurarsi pascoli
per il bestiame, caratterizzano il territorio prima
di entrare nella zona degli alberi. Le specie
vegetali delle praterie, grazie alla sintesi
clorofilliana, producono nutrimento, quindi
energia, a disposizione degli altri esseri viventi.
Appare dunque chiaro come i vegetali siano il
primo motore della vita sulla terra; senza di loro
nessuno può sopravvivere. Su questo aspetto è
bene riflettere quando si copre di cemento o di
asfalto il territorio ed anche quando,
semplicemente, si raccoglie un inutile
mazzolino di fiori, destinato ad appassire in
breve tempo privando l’ambiente di un sia pur
piccolo apporto energetico. Ma tanti piccoli
apporti fanno una cosa grande…
Foto: Archivio Parco del Po Cuneese, Archivio CEDRAP, Mario De Casa - Testi: Stefano Fenoglio, naturalista e Renzo Ribetto - © Parco del Po Cuneese - Mar. 02