RIMINI romana - diversamente social
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RIMINI romana - diversamente social
RIMINI ROMANA Il ponte di Augusto e Tiberio, comunemente noto come ponte di Tiberio, è stato edificato durante l'epoca dell'antica Roma. La sua costruzione iniziò nel 14 d.C. sotto il governo di Augusto e terminò nel 21 d.C., sotto il governo di Tiberio. Oggi è presente nello stemma della città. Costruito in pietra d'Istria come l'Arco d’Augusto, da esso riprende anche lo stile sobrio ed allo stesso tempo armonico. La struttura è composta da 5 arcate a tutto sesto con delle edicole cieche tra le imposte degli archi. La grandezza di questi archi varia in maniera crescente man mano che ci si sposta verso il centro, dove troviamo l'arco più grande. Ai bordi della pavimentazione, presenta alcune lastre di pietra con iscrizioni latine. Dal ponte passavano due vie consolari, la via Emilia che arrivava fino a Piacenza e la via PopiliaAnnia che arrivava sino ad Aquileia. L'Arco di Augusto fu consacrato all'imperatore Augusto dal Senato romano nel 27 a.C. È il più antico arco romano rimasto. Segnava la fine della via Flaminia che collegava la città romagnola alla capitale dell'impero, confluendo poi nell'odierno corso d'Augusto, il decumano massimo, che portava all'imbocco di un'altra via, la via Emilia. Lo stile che lo compone è sobrio, ma allo stesso tempo solenne. Al fornice centrale, di particolare ampiezza, si affiancano due semicolonne con fusti scanalati e capitelli corinzi. I quattro clipei posti a ridosso dei capitelli rappresentano altrettante divinità romane. Rivolti verso Roma, troviamo Giove ed Apollo; rivolti verso l'interno della città troviamo Nettuno e la dea Roma. Al di sopra dell'apertura dell'arco si trova il muso di un toro, che rappresenta la forza e la potenza di Roma, paragonata appunto a quella di un toro. La sua funzione principale, oltre a quella di fungere da porta urbica, era quella di sostenere la grandiosa statua bronzea dell'imperatore Augusto, ritratto nell'atto di condurre una quadriga. La merlatura presente nella parte superiore risale invece al Medioevo (circa X secolo), periodo in cui la città venne tenuta dai ghibellini. Fu la porta principale della città fino al periodo fascista, quando vennero demolite le mura e l'arco rimase come monumento isolato, perché si riteneva fosse un arco trionfale, ipotesi smentita più volte da numerosi studiosi. Insieme al ponte di Tiberio, è oggi uno dei simboli di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città. L'Anfiteatro romano è stato eretto nel corso del II secolo d.C. e utilizzato essenzialmente per spettacoli gladiatori. Come era tradizione per questo tipo di edifici l'anfiteatro fu costruito in una zona periferica, vicina al porto. Era composto da due ordini sovrapposti di 60 arcate e poteva accogliere circa 10.000 spettatori che entravano e uscivano da due ingressi principali e venivano smistati in una serie di corridoi e scale che permettevano di raggiungere e lasciare le gradinate. La forma è ellittica come in tanti altri anfiteatri che Roma costruì in tutto il suo Impero. L'arena, in terra battuta, aveva un'ampiezza di poco inferiore a quella del Colosseo. La sua funzione di luogo per combattimenti gladiatori non resistette a lungo. Già nel tardo impero l'anfiteatro fu incorporato nelle mura che venivano erette per resistere alle sempre più minacciose invasioni dei barbari e assunse una funzione militare di struttura adattata a forte. Durante la Seconda guerra mondiale Rimini subì pesanti bombardamenti e gravissimi danni; l'area dell'anfiteatro fu destinata a deposito di macerie e su gran parte di essa sorse una scuola tuttora presente. Oggi la parte dell'anfiteatro riportata alla luce e restaurata ospita manifestazioni culturali e spettacoli. Porta Montanara si trova all'estremità del cardo massimo, l'attuale Via Garibaldi. Fu costruita in pietra arenaria verso la fine del I secolo a.C.. Dotata di due fornici e di corte di guardia interna con controporta, la porta venne ridotta a un solo arco già nel II secolo d.C.. Nel 2004 i resti sono stati recuperati, ricomposti e collocati a qualche decina di metri a monte rispetto alla sede originaria. La domus del chirurgo è un'abitazione romana della seconda metà del II secolo d.C., scoperta nel 1989 in piazza Ferrari. Il nome con cui è nota, "casa del chirurgo", si deve alla professione dell’ultimo proprietario, un medico di cultura greca. Distrutta nella metà del III secolo per un incendio, la domus ha rivelato, fra le macerie del crollo, strutture, mosaici, arredi e suppellettili che offrono una “fotografia” della vita nella Rimini antica. I prestigiosi mosaici pavimentali e le murature, in parte ancora rivestite di vivaci affreschi, rivelano una residenza ad uso privato e professionale, con un ambulatorio, la taberna medica, pavimentato con un elegante mosaico policromo che ha al centro Orfeo. Il crollo della domus ha custodito un eccezionale corredo chirurgico, al quale la Sezione archeologica del Museo della Città dedica uno spazio particolare. Le stanze della domus si affacciavano tutte su un lungo corridoio che serviva da disimpegno e raccordo tra i diversi vani, e che a sua volta dava su un cortile. Tra i vani è stata identificata anche la sala da pranzo, il triclinio, e la camera da letto, il cubicolo. La cucina e la piccola dispensa erano invece situate al secondo piano della domus. Nella sezione archeologica del Museo della Città è stata ricostruita in scala vicina all’originale la taberna medica e si possono vedere il corredo chirurgico composto di oltre 150 strumenti: bisturi, sonde, pinzette, forcipi, tenaglie odontoiatriche e chirurgiche e grandi mortai e pestelli in pietra utilizzati per frantumare e macinare erbe e minerali usati per preparare farmaci. Molto bello è il pannello di pasta di vetro dove su sfondo blu sono stati raffigurati 3 pesci: un delfino, un'orata e uno sgombro.