alla camera il ricordo di almirante, dallʼamore per la

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alla camera il ricordo di almirante, dallʼamore per la
d’Italia
ALLA CAMERA IL RICORDO DI ALMIRANTE, DALLʼAMORE
PER LA PATRIA AL SOGNO DI UNA NUOVA REPUBBLICA
ANNO LXII N.149
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Annamria Gravino
Sugli schermi ai lati del tavolo dei relatori, passano le foto. Primi piani,
mezzi busti, il dettaglio degli occhi. Su
una cʼè scritto qualcosa: “Almirante,
lʼarcitaliano”. Quella didascalia è
anche il titolo di un documentario realizzato qualche tempo fa da Massimo
Magliaro, che fu lʼinseparabile capo ufficio stampa del segretario del Msi.
Oggi, quella didascalia, è anche il titolo più autentico per il convegno che
la Fondazione Giorgio Almirante, insieme alla Fondazione Alleanza Nazionale, ha organizzato alla Camera
per il centenario della nascita del leader storico della destra italiana. Ufficialmente lʼargomento della giornata
doveva essere “Almirante e le riforme
istituzionali” e, certo, anche di questo
non si è mancato di parlare. Se ne è
occupato soprattutto il professor
Paolo Armaroli, che ha ripercorso
quanto e come nella sua lunghissima
carriera parlamentare Almirante abbia
saputo anticipare temi che, ancora
oggi, sono di strettissima attualità. Uno
su tutti: il presidenzialismo. «La madre
di tutte le battaglie istituzionali per Almirante è stata la Repubblica presidenziale», ha ricordato Armaroli, che,
oltre a essere stato ordinario di Diritto
pubblico comparato a Genova, è stato
anche deputato di An.
Più che il ricordo delle singole battaglie per le riforme, però, negli interventi dei vari relatori ha preso il
sopravvento la ricostruzione della cornice in cui quelle battaglie si inserivano: quel radicato senso dello Stato
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che, in ultima istanza, trovava le sue ragioni nellʼamore che il segretario del Msi
aveva per lʼItalia e per gli italiani. Ha
preso il sopravvento, insomma, il ricordo
di quellʼAlmirante “arcitaliano” che tutta la
vita ha combattuto perché la sua gente si
ritrovasse popolo e il suo Paese fosse finalmente Patria. Da qui, da questa coerenza, da questo senso profondo
dellʼesistenza di un bene superiore è derivato anche quel reciproco rispetto con
gli avversari che tutti i relatori hanno ricordato e che è stato sottolineato anche
nella lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a
Donna Assunta, in qualità di presidente
della Fondazione Almirante, e che dal
palco è stata letta dalla figlia Giuliana deʼ
Medici, segretario della Fondazione.
«Giorgio Almirante è stato prima di tutto
un grande italiano», ha sottolineato
anche il presidente della Fondazione An,
Franco Mugnai, che ha ricordato i difficili
anni di piombo e il fatto che «da parte
sua non ci furono mai parole dʼodio, ci furono solo parole di amore per le vittime».
«La sua opera è stata fondamentale per
venerdì 27/6/2014
farci sentire un comune collante, per farci
sentire tutti parte di una comunità nazionale», ha proseguito Mugnai, accennando ai suoi ricordi personali di giovane
militante del Msi. Memorie personali e
cronaca politica, che ormai si è fatta storia, anche per Magliaro, che ha ricordato
le centinaia di migliaia di preferenze
prese alle due elezioni europee cui Almirante partecipò, perché il segretario del
Msi «aveva il consenso della gente». Si
tratta di numeri impressionanti come le
oltre 500mila preferenze raccolte al Sud
in entrambe le occasioni, nel 1979 e nel
1984. «Nel 1947, non ancora alla Camera, per lʼelezione di Rebecchini a sindaco di Roma, la questura lo deferì alla
commissione provinciale per il confino,
quale elemento pericoloso per lʼesercizio
delle attività democratiche», ha ricordato
Magliaro, dando la misura esatta di
quanto in salita possa essere stata la
strada della riconciliazione che Almirante
seppe percorrere fino a ritrovarsi – altri
episodi di vita raccontati dal suo addetto
stampa – al fianco dellʼex partigiano e
capo del Cln Giancarlo Pajetta, in una
cena a Bruxelles. «A Franco Franchi che
alla Camera gli chiese “quello è Pajetta?”
rispose “sì, e devi sempre rispettarlo, è
stato un grande combattente», ha raccontato Magliaro, ricordando poi gli applausi ricevuti da Almirante quando si
recò a Botteghe oscure a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer. «Per
quattro volte – ha raccontato Magliaro –
lo vidi parlare con Berlinguer, al quarto
piano della Camera, di venerdì, quando
non cʼera nessuno. Non so cosa si dicessero, ma immagino che cercassero il
modo per evitare che venisse gettata
altra benzina sul fuoco». Enzo Iacopino,
che ha moderato lʼincontro, ha parlato di
Almirante come di «un amico, un fratello,
anche un papà per tutti noi». In platea
cʼerano, tra i molti ospiti, diverse generazioni di dirigenti della destra italiana, dal
Msi ad An. «Amici cari, fraterni, mi sia
consentito di dire anche “camerati”», li ha
chiamati Gennaro Malgieri. Lʼex direttore
del Secolo dʼItalia ha svolto un intervento
declinato sullo straordinario impegno parlamentare di Almirante, raccolto in cinque
volumi di cui ha curato lʼedizione, ma
prima si è concesso un passaggio sul
perché il convegno per lui fosse «teneramente emotivo». «Provo sconcerto, perplessità, un personale dolore nel pensare
di ricordare il centenario di Almirante, qui,
alla Camera, davanti alla creatura che ha
impegnato la sua vita e che ora non cʼè
più, li provo per questa eredità così malamente dispersa», ha sottolineato Malgieri, riscuotendo lʼapplauso di una platea
che, comunque, nel ricordo del proprio
leader storico ha saputo riunirsi e riconoscersi ancora una volta.
radicale opposizione, rispetto ai
governi, la forza politica da lui guidata avrebbe potuto trovare una
piena legittimazione nel sistema
democratico nato dalla Costituzione. In questo quadro – continua Napolitano – egli ha avuto il
merito di contrastare impulsi e
comportamenti antiparlamentari
che tendevano periodicamente ad
emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane, che in Parlamento si
esprimeva attraverso uno stile
oratorio efficace e privo di eccessi anche se aspro nei toni.
Giorgio Almirante è stato espressione di una generazione di leader di partito che, pur da
posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo
confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto, a dimostrazione
di un superiore senso dello Stato
che ancora oggi rappresenta un
esempio”.
Il messaggio di Napolitano su Almirante: si impegnò
per la legittimazione democratica del Msi
Redazione
Il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha inviato un
messaggio al convegno organizzato alla Camera in occasione
del centenario della nascita di
Giorgio Almirante: il capo dello
Stato sottolinea lo sforzo del leader missino per avviare e consolidare
la
legittimazione
democratica del Msi e il contrasto agli impulsi extraparlamentari, indice di un “superiore
senso dello Stato”. Questo il
testo del messaggio di Giorgio
Napolitano: “Il Parlamento è
stato il luogo in cui si è svolta la
parte prevalente della lunga attività politica di Almirante, per lʼintero arco delle prime dieci
legislature repubblicane. Egli fu
sempre consapevole che solo
attraverso il riconoscimento dellʼistituzione parlamentare e la
concreta partecipazione ai suoi
lavori, pur da una posizione di
Lʼabbraccio di Napoli a Ciro. La veglia
a Scampia tra lacrime e applausi
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Secolo
d’Italia
VENERDì 27 GIUGNO 2014
Redazione
Un abbraccio corale per Ciro Esposito dalla sua Napoli. Il suo rione,
Scampia, lo ha accolto tra lacrime
e applausi, e con numerosi striscioni in cui il ragazzo ucciso viene
salutato come un eroe. La folla che
lo aspettava nella camera ardente
allestita nella sede della VIII municipalità ha a lungo battuto le mani
quando il feretro è entrato. Il corteo
è passato anche in via Ghisleri
dove si trova lʼautolavaggio nel
quale lavorava il tifoso morto dopo
oltre 50 di agonia per uno sparo alla
schiena, così afferma lʼautopsia,
dopo la colluttazione con Daniele
De Santis. “È stato lui a spararmi”
– ha detto il ragazzo in ospedale allʼavvocato e ai suoi familiari. Il video
con le parole di Ciro sarà acquisito
dalla Procura di Roma. È stata Angela Tibullo, criminologa consulente della famiglia Esposito, a
registrare in ospedale la voce di
Ciro che accusa Daniele De Santis
di avergli sparato. «La cosa più importante del contenuto dellʼaudio –
ha spiegato lʼavvocato della fami-
glia, Damiano De Rosa – riguarda il
momento in cui abbiamo mostrato al
ragazzo una foto segnaletica
estratta dal fascicolo delle indagini:
Ciro ha riconosciuto De Santis ritratto nello scatto. Ha inoltre confermato che più di una persona era
coinvolta nellʼaggressione». Lʼautopsia, eseguita dal medico legale
Costantino Cialella, ha stabilito che
Ciro Esposito è morto per un colpo
di pistola sparato ad altezza dʼuomo
che lo ha raggiunto alla schiena. Sia
la vittima che la persona che ha sparato erano in posizione eretta. Lo
stesso Ciro aveva confidato ai parenti, che lo hanno riferito alla
Digos, che prima di essere ferito si
era avventato su Daniele De Santis, scaraventandolo a terra. Questʼultimo avrebbe fatto fuoco dopo
essersi rialzato. Il proiettile che ha
raggiunto alla schiena Ciro Esposito ha lacerato un polmone e si è
fermato nella quinta vertebra.
Causa della morte dunque la lacerazione del polmone che ha portato
ad un collasso multifunzionale progressivo. ʻFratello, se per me il sole
si oscurerà, ti prego di vivere per
meʼ: con le parole di una canzone
che da ragazzo cantava in oratorio,
don Aniello Manganiello darà domani lʼultimo saluto a Ciro, durante
lʼorazione funebre che la famiglia
del ragazzo ucciso gli ha chiesto di
tenere nel corso del funerale con
rito evangelico. Il sacerdote, impegnato per la legalità a Scampia con
la sua associazione ʻUltimiʼ, non ha
conosciuto di persona Ciro, ma lo
ha incontrato “attraverso i racconti
dei parenti e la ricostruzione del
momento in cui è stato ferito, morendo da eroe, per proteggere altre
persone”. Quello che ha colpito don
Aniello del ragazzo e della sua famiglia è “la religiosità, il senso di
pacificazione interiore che predispone le persone al bene, fondamentale per costruire animi e
persone pacificate”. In particolare,
è rimasto impressionato dalla
mamma di Ciro. “Quella donna mi
ha evangelizzato in questi giorni
con il suo perdono”, racconta il sacerdote che la definisce “un esempio vivente del Vangelo della
misericordia”.
Girolamo Fragalà
Il vero razzismo è quello strisciante,
che non fa rumore e che sʼinchioda
nel pensiero delle persone trasformando unʼipotesi o unʼillazione nella
realtà. E questa realtà viene trasmessa negli anni, vengono costruite idee preconcette, si dà vita a
stereotipi. Non ne sono vittime gli immigrati, come spesso il politicamente
corretto vuol far credere, perché
chiedere controlli e limitare le invasioni delle coste non significa essere
razzisti ma razionali. Non ne sono
vittime i gay, perché essere contro i
matrimoni e le adozioni omosessuali
non significa essere razzisti ma voler
conservare tradizioni e princìpi radicati nei secoli. Non ne è stata vittima
la Kyenge, al di là delle battute sopra
le righe, perché qualsiasi politico è
oggetto di critiche e di ironie. Lo
stesso dicasi per la Boldrini, sbeffeggiare le sue gaffe non è offesa sessista. Il razzismo è nelle etichette
incollate sulle carte dʼidentità, che ti
porti indietro per tutta la vita. Eti-
chette che fanno più male e meno
male. Fanno meno male quelle che
vogliono i genovesi tutti tirchi, i settentrionali polentoni, i milanesi lavoratori indefessi. Fanno più male
quelle che vogliono i romani tutti coatti. Fanno malissimo quelle che vogliono i napoletani tutti violenti,
sfaccendati, pizza e mandolino, «che
non si lavano» o altre stupidate del
genere; i meridionali «tutti della
stessa pasta, non vogliono lavorare»; i calabresi «omertosi»; i siciliani «sospetti mafiosi». Non è così,
sono pessimi stereotipi che si tramandano nel tempo, creati dallʼignoranza. O meglio, creati da quegli
ignoranti che si sentono superiori
quando raccontano che ignorante è
lʼaltro.Un noto cantante partenopeo,
Nino Buonocore, che ha vissuto una
stagione di successo, puntualmente
era costretto a speficare che sì, era
napoletano, ma cantava brani dʼautore, di spessore, e non roba dei vicoli, altrimenti il pubblico lo
accoglieva con freddezza e non tro-
vava spazio. Chi è nato o vive a
Scampia, dove viveva Ciro Esposito,
il tifoso morto dopo tanti giorni di sofferenze, è bollato a vita, sempre a
causa del «sentito dire». Eppure lì,
in quel quartiere difficile, ci sono
tante persone perbene, lavoratori
onesti, gente che si sacrifica per portare avanti la famiglia. Non a caso
dalla famiglia di Ciro Esposito sono
giunti messaggi di pace e buon
senso. Dalla madre di Ciro Esposito
è arrivato un appello coraggioso per
fermare la violenza dentro e fuori gli
stadi che stride con il silenzio di istituzioni distratte quando muore un tifoso del Napoli, un ragazzo di
Scampia. Perché i napoletani di quel
quartiere, anche se si presentano
fuori dai confini del loro rione, restano «di Scampia», quindi delinquenti da tenere alla larga.
Razzismo puro, perché in ogni città,
in ogni metropoli, ci sono zone ad
alto tasso di rischio, ma nessuno si
sogna di farne un pregiudizio verso
lʼintero popolo. Solo per i campani, i
calabresi e i siciliani si va giù duro
con una generalizzazione pessima.
Sarebbe fin troppo facile rispondere
con la storia di queste regioni, con i
figli che hanno regalato allʼItalia, con
la cultura che hanno portato in ogni
angolo del mondo. Sarebbe facile
ma inutile, tanto chi non vuole ascoltare, non sente. E non sente la politica, incapace di vedere dovʼè
insinutato il vero razzismo. Non solo
nelle curve ma ovunque, nei bar,
nelle salumerie, nei ristoranti, nei
centri commerciali. «I ragazzi di
Scampia – ha detto don Aniello Manganello, il prete anticamorra – sono
stati vittime di episodi di razzismo pesantissimi domenica scorsa, in occasione della finale regionale per il
passaggio in Promozione tra Virtus
Avellino e Oratorio Don Guanella,
giocata sul campo del rione San
Tommaso di Avellino a porte chiuse
per inagibilità del campo, ma tutti
hanno fatto finta di niente. Ora siamo
stufi». Tutti hanno fatto finta di niente.
Come da decenni. Come sempre.
Sarebbe utile un esame di coscienza sul vero
razzismo.Anche quello che colpisce Scampia…
I vescovi invitano la Chiesa a “riflettere”
su unioni di fatto, divorzio e ragazze madri
VENERDì 27 GIUGNO 2014
Secolo
d’Italia
Redazione
Tra le situazioni familiari difficili
cui la Chiese deve dare adeguate
risposte pastorali, secondo l'Instrumentum Laboris del prossimo
Sinodo dei Vescovi, ci sono le
convivenza, le unioni di fatto, i
separati, i divorziati e i risposati, i
figli che restano soli, le ragazze
madri. «Tanti cristiani manifestano difficoltà ad accettare integralmente la dottrina della Chiesa
su matrimonio e famiglia», è il
messaggio del Sinodo sulla famiglia, in rapporto a "controllo delle
nascite, divorzio e nuove nozze,
omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali,fecondazione in vitro".
«Molte risposte confermano che,
anche quando l'insegnamento
della Chiesa intorno a matrimonio
e famiglia è conosciuto, tanti cristiani manifestano difficoltà ad
accettarlo integralmente», dice il
documento di lavoro del Sinodo
straordinario del prossimo ottobre sulla sfide pastorali della famiglia, presentato oggi in
Vaticano. «In genere - prosegue , si fa menzione di elementi parziali della dottrina cristiana,
sebbene rilevanti, ove si nota una
resistenza, in gradi diversi, come
ad esempio riguardo a controllo
delle nascite, divorzio e nuove
nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro,
ecc.». L'Instrumentum Laboris
nasce dalla risposte al questionario del Documento preparatorio, lanciato nel novembre
scorso, strutturato in otto gruppi
di domande sul matrimonio e la
famiglia. Le risposte, viene spiegato nel testo, sono giunte alla
Segreteria del Sinodo dalle Conferenze episcopali, dai dicasteri
della Curia romana e dall'Unione
dei Superiori generali. Risposte e
osservazioni sono pure giunte
"da un numero significativo di
diocesi, parrocchie, movimenti,
gruppi, associazioni ecclesiali e
realtà familiari", nonché "istituzioni accademiche, specialisti, fedeli, ed altri, interessati a far
conoscere la propria riflessione".
"La stragrande maggioranza
delle risposte - viene sottolineato
- mette in risalto il crescente contrasto tra i valori proposti dalla
Chiesa su matrimonio e famiglia
e la situazione sociale e culturale
diversificata in tutto il pianeta". In
altri passi il documento rileva
"una distanza preoccupante tra la
famiglia nelle forme in cui oggi è
conosciuta e l'insegnamento
della Chiesa al riguardo".
Redazione
Il sottosegretario Luca Lotti ha firmato
ieri il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce un
Fondo straordinario per gli interventi
a sostegno dell'editoria che ammonta
a 120 milioni di euro per il triennio
2014-2016. Il decreto disciplina i criteri di erogazione per i circa 45 milioni
previsti per l'anno in corso. «La firma
del decreto sul fondo per l'editoria è il
punto di arrivo di un lavoro durato diverse settimane: siamo di fronte a un
provvedimento che definirei innovativo», ha dichiarato Lotti, secondo cui
“abbiamo puntato innanzitutto al sostegno della nuova occupazione,
passaggio fondamentale per dare
nuova energia a un settore oggettivamente in crisi”. «Con il decreto si prevedono infatti sgravi fiscali al 100%
per 36 mesi per le assunzioni a
tempo indeterminato, al 50% per le
assunzioni a tempo determinato e ul-
teriori incentivi per la trasformazione
del tempo determinato in indeterminato che a quel punto avrà sgravi retroattivi. Si prevede anche l'obbligo di
trasformare il 20% dei contratti a
tempo determinato in indeterminato,
pena lo stop all'erogazione dei contributi», sottolinea. Nel dl che istituisce
il Fondo per l'editoria 2014-2016 c'è
grande "attenzione per i giovani, in
particolare per chi ha meno garanzie"
ma il governo intende andare ancora
avanti su questa strada, sottolinea
ancora il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Nei giorni
scorsi abbiamo firmato un accordo
per garantire a Roma una stanza con
wi-fi gratuito per i freelance e i collaboratori precari. E sempre nei giorni
scorsi la commissione sull'Equo
Compenso ha raggiunto un accordo
che garantirà di fatto un compenso
minimo garantito che fino ad ora non
c'era: purtroppo, come ha spesso de-
nunciato l'Ordine dei giornalisti, oggi
ci sono alcune aziende editoriali che
pagano tre o quattro euro per un articolo, mentre con questo accordo un
pezzo di 1600 battute dovrà essere
pagato 20,8 euro. Mi sembra un
primo passo significativo. Non ci fermiamo qui e andiamo avanti», conclude Lotti.
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Una pagina sui giornale
per affermare l'innocenza
di Marcello Dell'Utri
Via libera al decreto sull'editoria: sostegno
all'occupazione e più garanzie ai precari
Redazione
Al tuo fianco, Marcello": è il titolo di un avviso a pagamento
che occupa un'intera pagina del
Corriere della Sera, e che propone decine di messaggi di solidarietà a Marcello Dell'Utri, l'ex
senatore estradato di recente
dal Libano ed in carcere a
Parma dove sta scontando una
pena di sette anni di reclusione
in seguito ad una condanna definitiva per concorso esterno in
associazione mafiosa. "A firmare i messaggi di sostegno scrive il Corsera in un'altra pagina - è soprattutto chi ha lavorato con Dell'Utri a Publitalia '80
o alle attività culturali ed editoriali, dalla Fondazione biblioteca di via del Senato al
settimanale Il Domenicale. Da
Niccolò Querci, consigliere Mediaset e vicepresidente di Publitalia '80, assistente di Silvio
Berlusconi negli anni Novanta,
ad Alessandro Salem, direttore
generale dei contenuti Mediaset e braccio destro di Pier Silvio Berlusconi. L'ex direttore del
Domenicale, Angelo Crespi, lo
ringrazia come editore, mentre
altri ricordano conversazioni e
interventi alla biblioteca di via
Senato". Scrive ancora il Corsera che si leggono, tra le altre,
"le firme del cugino dell'ex senatore, Massimo Dell'Utri, professore all' Università di
Sassari, e della Bacigalupo di
Palermo, la squadra di calcio
dilettantistico fondata da Dell'Utri nel 1957. E del deputato
azzurro Massimo Palmizio".
Sonia Gandhi convocata dai giudici di New Delhi
per corruzione e appropriazione indebita
Secolo
4
d’Italia
Redazione
La leader italo indiana Sonia Gandhi dovrà
comparire davanti a un tribunale di New Delhi
nell'ambito di un'inchiesta sull'acquisizione di
immobili appartenenti a uno storico giornale del
suo partito. Lo riferisce l'agenzia di stampa
Ians. La presidente del partito del Congresso,
che ha perso le elezioni legislative di aprilemaggio, dovrà presentarsi insieme al figlio
Rahul il prossimo sette agosto presso un tribunale di New Delhi. La Gandhi è stata denunciata per corruzione e appropriazione indebita
da un leader del partito della destra, Subramanian Swamy, in connessione con una vicenda
relativa al National Herald, un organo di informazione del partito del Congresso fondato nel
1938 da Jawaharlal Nehru, che possiede diverse proprietà immobiliari, tra cui un prestigioso stabile nel centro di New Delhi. La
pubblicazione, che aveva cessato l'attività nel
2008 a causa dei debiti, era stata rilevata con
un finanziamento del partito da una nuova società chiamata Young Indian per un rilancio che
però non è mai avvenuto. Non è la prima volta
che i Gandhi finiscono nel mirino di inchieste
giudiziarie. Basti pensare che negli anni Ottanta
Rajiv Gandhi, primo ministro e marito di Sonia,
finì coinvolto in un grosso scandalo legato al
traffico delle armi. Nel 2011, l'attuale premier
Mahommad Singh è stato costretto al rimpasto
di governo dopo la scoperta di un giro di mazzette nellʼassegnazione delle frequenze telefo-
La monarchia inglese
costa sempre di più
niche alle multinazionali straniere. Poi c'è stato
lo scandalo per le licenze sullo sfruttamento
delle miniere, per le assunzioni nelle ferrovie.
Nei giorni della campagna elettorale, Robert
Vadra, marito di Priyanka Gandhi, figlia di
Sonia, è stato accusato di aver usufruito degli
incentivi per lʼenergia solare elargiti dallo Stato,
e di averci guadagnato milioni. Tutti elementi
che hanno influito anche sul risultato fallimentare delle elezioni. Alla competizione elettorale
Sonia Gandhi ha candidato suo figlio Rahul ma
gli indiani non lo percepiscono come un leader
e hanno stoppato la sua corsa.
Maduro sott'accusa punta il dito:
«Esigo lealtà e disciplina»
Redazione
«Esigo massima lealtà e disciplina
da tutti i dirigenti della Rivoluzione!». Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro ha reagito
con toni molto duri alla serie di critiche alla sua leadership lanciate
negli ultimi tempi da dirigenti storici dello chavismo, accusandoli di
compromettere il futuro del progetto politico di Hugo Chavez e
fare il gioco dei "gringos". «Ci
sembrano ingrati coloro che ci attaccano, con le loro idee di sinistra
VENERDì 27 GIUGNO 2014
sorpassata, nel momento in cui il
nemico vuole tagliarci la testa e distruggerci», ha detto Maduro durante un discorso trasmesso a reti
unificate, aggiungendo che «sarà
la storia a giudicarli». La settimana
scorsa, dopo il suo allontanamento dal governo, l'ex ministro
della Pianificazione Jorge Giordani, considerato il padre del modello economico chavista, ha
accusato Maduro di non agire contro la corruzione nel suo governo,
guadagnandosi l'appoggio di Hec-
tor Navarro, ex ministro all'Energia
e Istruzione, subito allontanato
dalla segreteria del partito chavista per aver anche chiesto al presidente
venezuelano
di
"comportarsi da statista" e di accettare le denunce di corruzione
nella sua amministrazione. «Non
ci sarà nessuna risposta alle denunce di Giordani? Ci limiteremo a
segnalarlo come un traditore, per
non dover discutere quanto ha
detto?», si è chiesto Navarro in
una lettera aperta pubblicata dal
sito chavista Aporrea.org, lo
stesso che aveva pubblicato una
lunga lettera aperta di Giordani
dopo il suo allontanamento dal governo. Ma Maduro ha reagito in
maniera dura alle accuse e ha sottolineato che «questo non è il momento di giocare con l'unità del
movimento rivoluzionario», lamentandosi del fatto che «oltre al peso
storico che porto sulle spalle devo
anche soffrire quelli che vengono
a pugnalarmi mentre sto combattendo contro i nemici della Patria»
e sottolineando che «i gringos se
la godono» con le critiche al suo
governo.
Redazione
La monarchia britannica
costa sempre di più ai contribuenti. Secondo i dati ufficiali
rivelati per la famiglia reale e
i suoi numerosi palazzi sono
stati spesi nell'ultimo anno fiscale 35,7 milioni di sterline
(circa 45 milioni di euro),
quasi due milioni di pound in
più rispetto all'anno precedente. Come si legge sull'Independent, una cospicua
parte della somma è finita
nella manutenzione e nel restauro delle residenze, da
Buckingham Palace alla dimora di William, Kate e del
principe George, Kensington
Palace, costato in due anni
4,5 milioni di sterline. Un portavoce reale si è affrettato a
dire che le spese per il mobilio sono state sostenute ''privatamente'' dai duchi di
Cambridge. Ma l'Independent sottolinea che si tratta di
soldi in arrivo dai fondi che il
principe Carlo ricava dal suo
Ducato di Cornovaglia, quindi
pur sempre pubblici. In Gran
Bretagna i beni intestati o per
i quali non esistono eredi
vengono - in virtù dello
stesso principio - destinati
allo Stato, ad accezione appunto dei ducati di Cornovaglia e Lancaster le cui rendite
vanno rispettivamente a
Carlo e alla regina Elisabetta.
«Ormai i reali pensano di
poter spendere quello che
vogliono», ha detto Graham
Smith, a capo del movimento
Republic.
I consumi danno qualche segnale di ripresa
(ma il “merito” è delle festività)
VENERDì 27 GIUGNO 2014
Secolo
5
d’Italia
Patto di stabilità:
tutti gli elementi
che lo rafforzano
e le ripercussioni
Liliana Giobbi
I consumi rialzano la testa, spronati
dalla Pasqua, che ha portato la spesa
per gli alimentari a rialzi che non si vedevano da oltre un decennio. Insomma, dopo anni di ribassi, interrotti
solo da intervalli passati sotto stagnazione, il commercio si riattiva, sfoggiando rialzi dappertutto. I dati dell'Istat
parlano infatti chiaro: le vendite al dettaglio ad aprile sono salite del 2,6% su
base annua come non accadeva dallo
stesso mese del 2011. Tutto merito dei
prodotti della tavola, per cui l'Istituto di
statistica registra un'impennata del
6,7%, l'aumento più forte dal 2003. C'è
però lo zampino delle festività, che
senza dubbio hanno aiutato. Crescono così le attese per maggio: ancora trenta giorni quindi per capire se
dopo una crisi iniziata sei anni fa sia finalmente giunto il momento della ripresa anche sul fronte dei consumi. Il
terreno perso, però, non si può recuperare con il semplice bottino di aprile.
Non a caso il bilancio dei primi quattro
mesi dell'anno è ancora negativo (0,8%). Inoltre, anche se la gran parte
delle voci di spesa ha girato in positivo, per ora lo slancio è tutto a vantaggio del settore alimentare e,
guardando ai punti vendita, della
grande distribuzione (+5%), in particolare dei discount (+8,5%). Il resto dei
comparti rimane invece vicino alla soglia dello zero (+0,2%). E i piccoli negozi risultano molto indietro (+0,5%)
rispetto alle mega-catene. Ecco perché i commenti restano cauti, a partire
da Confcommercio che, pur riconoscendo come le cifre di aprile abbiano
superato le migliori attese, preferisce
parlare di «stabilizzazione» e non di
«ripresa vera e propria». Sulla stessa
linea Confesercenti, secondo cui «la
partita tra stagnazione e ripresa è ancora aperta». I consumatori più che
prudenti sembrano scettici: il Codacons riduce tutto a «un'illusione ottica», dovuta al confronto tra un mese
gonfiato dalla Pasqua, quest'anno calendarizzata in pieno aprile, e l'altro,
aprile 2013, investito solo in parte dai
tradizionali effetti benefici (la festività
era caduta a fine marzo, con il budget
familiare dedicato spalmato su entrambi i mesi). L'Istat non ha però rilasciato solo notizie positive, visto che il
dato sulla fiducia dei consumatori, aggiornato a giugno, dopo il balzo di
maggio, torna un po' indietro. Tuttavia
gli analisti buttano acqua sul fuoco,
con Paolo Mameli del servizio studi di
Intesa Sanpaolo che definisce il leggero calo una banale correzione ''fisiologica'' dopo il boom del mese
precedente.
Roberto Mariotti
È un mondo di giovani quello che
lavora attorno alla birra, dai circa
500 produttori artigianali, attivi da
Nord a Sud, ai distributori, fino ai ragazzi che spillano “bionde” alla
spina nei pub. Su questa imprenditoria giovanile incombe la minaccia
dell'ulteriore aumento dell'accisa
che «se passa a gennaio metterà in
bilico altri 1200 posti di lavoro nei
settori industria alimentare, agricoltura, distribuzione, bar e ristoranti,
dopo i 1200 posti già “bruciati” con
i primi due aumenti, per un totale di
2400 occupati in meno». Lo ha sottolineato il presidente di Assobirra
Alberto Frausin, in una conferenza
stampa che ha visto, tra gli altri, la
partecipazione del deputato Daniele Capezzone (Fi-Pdl). «Chiediamo al governo di cancellare
l'aumento di gennaio per salvare
1.200 posti di lavoro» è l'appello del
presidente di Assobirra Frausin.
«La birra - ha ricordato - è l'unica
bevanda da pasto gravata da accise, ma questa anomalia non porta
nessun vantaggio al SistemaPaese per l'effetto depressivo sull'occupazione e sui consumi. Già
oggi quasi un sorso su tre va al
fisco, tra accisa e Iva, per un valore
di 70 centesimi per una birra che
costa 1,80 euro. E mentre Paesi
concorrenti come Olanda e Danimarca stanno abbassando le accise, noi produttori italiani che
stiamo consolidando un export di 2
milioni di ettolitri l'anno rischiamo di
incentivare solo l'import di birre low
cost e da discount, dalla Germania
in particolare». Secondo uno studio
Ref presentato dal coordinatore
della ricerca Fedele De Novellis, un
aumento delle accise di 10 centesimi al litro porterà a un aumento
del prezzo medio di circa il 2%, con
punte del 7% nella Gdo, con la previsione di una diminuzione dei consumi del 5%. «Il peso fiscale su una
bottiglietta di media gradazione da
66cl acquistata al supermercato a 1
euro è oggi pari al 40% dello scontrino - ha precisato il direttore di Assobirra Filippo Terzaghi - a gennaio
potrebbe sfiorare il 45%». Se aumentano le tasse il prezzo sale, si
riducono i consumi e anche lo Stato
non ci guadagna quello che ha programmato. Da qui la petizione online “Salvalatuabirra” che in poco
tempo ha superato le 100.000 firme
di adesione, tra cui campioni dello
sport e Renzo Arbore.
La stangata sulla birra mette a rischio i posti di lavoro.
Molti “no” dai campioni dello sport e da Renzo Arbore
Redazione
Fiscal Compact, Six-Pack e TwoPack sono tutti rafforzamenti del
Patto di stabilità e finora l'Europa
dell'austerity li ha interpretati alla
lettera tralasciando – salvo eccezioni – gli elementi di flessibilità in
essi contenuti. Ma per aiutare la
crescita, ora l'accento si sposta sui
margini di manovra. Ad esempio,
la “Flessibilità in tempo di crisi” è
un capitolo del Patto: «Se la crescita si deteriora inaspettatamente, gli Stati con deficit sopra il
3% possono avere più tempo per
correggerlo, a patto che facciano
gli sforzi strutturali necessari». Ed
è una concessione già fatta negli
ultimi anni a Spagna, Francia, Portogallo e Grecia. Anche il Fiscal
Compact prevede la flessibilità:
«Si può deviare temporaneamente
dall'obiettivo di medio termine (pareggio di bilancio, ndr) o dal percorso di avvicinamento a tale
obiettivo solo in circostanze eccezionali», ovvero «eventi inconsueti
che abbiano rilevanti ripercussioni
sulla situazione finanziaria della
pubblica amministrazione oppure
periodi di grave recessione economica». Ovvero: gli sforzi di consolidamento si possono “aggiustare”
se un Paese è in difficoltà, anche
perché gli obiettivi di bilancio (3%
di deficit e 60% di debito) furono
scritti presuppondendo un ritmo di
crescita al 3% e un'inflazione al
2%. E oggi viaggiamo su livelli di
crescita attorno all'1% e con il rischio di deflazione. C'è poi la famosa “clausola degli investimenti”,
che a novembre scorso fu negata
all'Italia: anche questa consente
“deviazioni temporanee” dal raggiungimento del pareggio, ma solo
se si rispetta la regola di riduzione
del debito e per questo l'Italia ricevette un “no” in risposta. Ma anche
quel rifiuto fu dettato da un'interpretazione molto rigida delle regole,
voluta
dall'attuale
Commissione Ue, e che potrebbe
cambiare con il nuovo esecutivo.
Colosseo: non solo arena,
scavo svela un condominio
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Secolo
d’Italia
Redazione
E' difficile immaginarlo, ma il Colosseo non è sempre stato
un'arena. Anzi, per la maggior
parte della sua storia, nel Medio
Evo, è stato praticamente un
condominio che ospitava persone, animali e merci ma anche
laboratori artigiani. Ora c'è una
prova concreta di questo uso residenziale grazie ad uno scavo
low cost di un gruppo di studenti
universitari guidati da Riccardo
Santangeli Valenzani, professore
di Archeologia Medievale a
Roma Tre, in codirezione con la
Sovrintendenza speciale. Nel-
l'equipe messa in piedi in tempi
di crisi, studenti delle tre università capitoline e dell'American
University of Rome. Nel suo periodo "residenziale" l'arena un
tempo dedicata ai giochi era lo
spazio comune. E proprio li sono
stati trovati reperti testimonianza
della vita quotidiana del condominio medioevale: frammenti di
ceramiche che testimoniano di
stoviglie usate in cucina, una statuina raffigurante una scimmietta,
forse un pezzo degli scacchi di
un inquilino nobile, una mangiatoia. In una parte dello scavo è
emerso un muretto databile XII
secolo, che testimonia la delimitazione della proprietà privata.
Sotto - come hanno scoperto gli
archeologi-studenti - corre il condotto fognario Flavio, perfettamente integro, segno che nel
medio Evo si usavano ancora le
infrastrutture romane pienamente
efficienti. Il condotto riceveva
acqua da una fontana posta all'interno di uno degli ambulacri
del primo ordine e la svuotava nel
grande canale perimetrale che
percorreva l'ovale del Colosseo,
per poi distribuirne i reflui all'interno. «Grazie a questi scavi
siamo riusciti a individuare un intero lotto abitativo di epoca tardo
medievale. Anche la ricerca archeologica soffre di mancanza di
finanziamenti» spiega la direttrice
del Colosseo Rossella Rea. Ben
venga allora la codirezione scientifica con l'università di Roma Tre:
lo scavo terminerà domani dopo
tre settimane e riprenderà il prossimo anno. Il Colosseo è stato un
anfiteatro dall'80 dc al 523 dc; il
suo uso abitativo va invece dalla
fine del IX secolo al XIV. Alla fine
del Medio Evo la famiglia Frangipane trasformerà l'Anfiteatro Flavio in roccaforte.
Redazione
Al via la costruzione della “passerella” che permetterà ai turisti
di seguire da vicino i lavori di restauro della Fontana di Trevi,
uno dei monumenti più famosi al
mondo, sponsorizzati da Fendi.
A montare la struttura in ferro,
sulla quale i visitatori potranno
camminare, sarà una squadra di
fabbri che fa capo alla società
C.a.r.p. Group Srl di Roma. Al
montaggio sovrintenderanno dei
tecnici della Sovrintendenza. La
struttura dovrebbe essere pronta
in 4-5 giorni, secondo la tabella
di marcia salvo imprevisti. La
passerella «è abbastanza lunga
e non sappiamo quanto ci vorrà
- ha raccontato uno degli operai
a lavoro nel cantiere. Per adesso
abbiamo sostituito la recinzione
metallica attorno al monumento
con dei pannelli di plexiglas tra-
sparenti». In ogni caso, dovrà
essere pronta entro fine giugno,
spiegano dal Campidoglio. Una
volta ultimato l'inedito ponte sulla
Fontana i visitatori potranno ritornare al tradizionale rito del
lancio della monetina nell'acqua
per sperare di ritornare nella Capitale. Ora infatti la vasca è
vuota e solo gli irriducibili non rinunciano nel lancio anche se a
secco. Con la passerella si potrà
dunque visitare il monumento da
un'altra prospettiva, vedere il
cantiere del restauro e lanciare
la propria monetina in una vasca
d'acqua posta al centro della recinzione proprio per i fedelissimi
del rito propiziatorio. Il restauro
vero e proprio del monumento,
gioiello del '700, poi diventato
uno dei luoghi della Dolce Vita,
sarà avviato solo al termine dell'allestimento del cantiere a
vista. A finanziare interamente
l'intervento di recupero dell'opera è la maison di moda
Fendi che ha donato a Roma
Capitale un contributo di 2 milioni e 180 mila di euro. I lavori
verranno realizzati sotto la supervisione tecnico-scientifica
della Sovrintendenza Capitolina
ai beni Culturali e dovrebbero
durare circa un anno e mezzo.
Fontana di Trevi, un “ponte” permetterà di vedere
i lavori di restauro e lanciare la fatidica monetino
VENERDì 27 GIUGNO 2014
Venduta per 4 miliardi
di euro Villa Mammoli,
era di Veronesi
Redazione
Venduta per quattro milioni e
mezzo di euro Villa Mammoli
dell'oncologo Umberto Veronesi.
La tenuta è sulle colline di Capannori (Lucca), dove Veronesi
l'aveva acquistata e restaurata
negli anni Ottanta. Si tratta di un
antico casale in pietra, la cui
struttura originaria risale ad
epoca carolingia (900 d.C.), circondato da un parco di dieci ettari con mille ulivi, cipressi
secolari, un lago e più mille metri
quadrati di superficie abitativa.
La prestigiosa villa si trova nella
rinomata Lucchesia, si articola
su quattro livelli, riccamente arredati e restaurati con gli affreschi che riproducono lo stemma
del casato di epoca carolingia. A
darne notizia è l'immobiliare Lionard. Nel 2011 la prestigiosa
villa era balzata agli onori della
cronaca perché una società di
consulenza immobiliare aveva
diffuso la falsa notizia che l'attore Tom Cruise stesse trattandone l'acquisto. In realtà la villa
è stata venduta dalla Lionard a
un imprenditore di un paese dell'Est che ne farà la sua residenza estiva. Due anni fa
Veronesi aveva spiegato i motivi
che lo spingevano a vendere la
villa: «I miei sette figli ormai
sono grandi, la situazione originaria, rispetto a quando lʼacquistai, è cambiata».
Al Medfilm festival di Roma spazio alla Siria
e alle conseguenze della guerra
Secolo
VENERDì 27 GIUGNO 2014
d’Italia
Valter Delle Donne
Si tiene a Roma, dal 4 al 13 luglio
presso la Casa del Cinema e il
Museo Maxxi, la nuova edizione del
Medfilm Festival, il festival di cinema più antico della Capitale, il
primo dedicato al Dialogo tra i Paesi
delle due sponde, che celebrerà il
suo ventennale nellʼambito del semestre di presidenza italiana dellʼUnione europea. LʼItalia sarà il
Paese Ospite dʼOnore in rappresentanza della Sponda Nord del
Mediterraneo, mentre la Sponda
Sud sarà raccontata nella vetrina
Maghreb/Mashreq con una ricca
selezione di film provenienti da dieci
Paesi arabi, tra i quali la Siria, a cui
il Festival dedica un doveroso
omaggio/riflessione sulle ragioni e
soprattutto sulle conseguenze di
una terribile guerra. Per la ventesima edizione il Festival omaggerà
tre cineasti di prestigio: il francese
Paul Vecchiali, il marocchino Daoud
Aoulad-Syad e lo sloveno Karpo
Godina, che saranno a Roma per
accompagnare le loro opere ed incontrare il pubblico italiano. Daoud
Aoulad-Syad presenterà “En attendant Pasolini" un omaggio al poeta
e regista friulano realizzato nel
2007. Per la retrospettiva sul cinema di Vecchiali saranno proiettati, tra gli altri, “Faux Accords” e “La
cèrèmonie”, entrambi in anteprima
internazionale, ed il celebre “Corps
a Coeur”. Karpo Godina infine porterà a Roma “Splav Meduze” e una
selezione di cortometraggi realizzati
nel corso degli anni Settanta. Nella
competizione ufficiale - Premio
Amore e Psiche, in anteprima eu-
Al Brancaccio si va dagli show di Ranieri
e Barbareschi alla grande danza
Redazione
Si apre alla grande danza con la collaborazione di
RomaEuropa Festival il Teatro Brancaccio diretto
da Alessandro Longobardi. Ad aprire il prossimo
cartellone saranno così Dada Masilo il 29 ottobre,
con la sua rivisitazione della Carmen, e Aurelien
Bory con Kaori Ito il 27 novembre e la sua danza
acrobatica. Il programma di danza del Brancaccio,
aperto da We Part del Balletto di Roma il 4 ottobre,
prosegue poi con la compagnia di David Pearson,
col ritorno del mitico Lindsay Kemp sempre carismatico con i suoi più di 70 anni e poi i creativi
Stomp col loro travolgente ritmo da qualsiasi oggetto, cui si aggiunge una compagnia italiana, Minai's, che con Aroun lavora sull'hip hop e la street
dance per raccontare con fantasia storie di integrazione razziale. Di integrazione razziale parla
anche Ton Men-g, spettacolo di Cristina Pezzoli
con l'italiano cinese di seconda generazione Shi
Yang Shi. Il Teatro prevede alcuni altri grandi appuntamenti, cominciando dalla rivisitazione del
Riccardo III di e con Massimo Ranieri o Luca Barbareschi che festeggia i suoi 40 anni di teatro con
uno spettacolo di rivisitazione della sua carriera
con un punto di vista ironico, la regia di Chiara Noschese e l'accompagnamento jazz di Marco Zurzolo. Ancora poi due commedie musicali, la prima
con Sal da Vinci diretto da Alessandro Siani in
"Stelle a metà" sullo sforzo per emergere dei giovani talenti, la seconda, dedicata alle famiglie, a
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
7
ropea, “Factory Girl”, del maestro
del cinema egiziano Mohamed
Khan, a Roma ospite del Festival. Il
film, acclamato al Festival di Dubai
e in Egitto, racconta di Hiyam, giovane operaia che vive con le sue
colleghe in un quartiere popolare
del Cairo. Insieme al film di Mohamed Khan, in competizione per il
Premio Amore e Psiche 2014
lʼopera italiana, anche questa tutta
al femminile, “In grazia di Dio” di
Edoardo Winspeare.
Tra i documentari spicca lʼanteprima Internazionale di “Corpo a
Corpo” di Mario Brenta e Karine de
Villers, che documenta le prove
dello spettacolo Orchidee di Pippo
Delbono.
Il Premio Koiné 2014 andrà a padre
Giovanni La Manna, Direttore del
Centro Astalli di Roma, da sempre e
coraggiosamente al lavoro per lʼassistenza agli immigrati. Il Premio
alla Carriera 2014 verrà conferito al
regista napoletano Mario Martone il
5 luglio presso la Casa del Cinema.
A seguire la proiezione di "Noi credevamo".
grandi e piccoli, da Maurizio Colombi e Federico
Del Vecchio, reduci dal successo di "Peter Pan",
ispirata alla fiaba "Rapunzel". Alla programmazione del Brancaccio, che porterà da 5 a 50 i posti
destinati a disabili e propone un laboratorio per
persone con disabilità cognitiva, mancano ancora
14 settimane di programmazione che vedranno arrivare altri grandi nomi, bei titoli di danza, da aggiungere ai due concerti di Noa e di Goran
Bregovic e a uno spettacolo di teatro circo, Id del
Cirque Eloize in cui si incrociano le varie arti dello
spettacolo con momenti acrobatici e di giocolieri.
Al Brancaccio si svolgera' anche la serata di gala
e premiazione Broadway world.com dedicata al
musical italiano.
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7 agosto 1990 n. 250