alla camera il ricordo di almirante, dallʼamore per la
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alla camera il ricordo di almirante, dallʼamore per la
d’Italia ALLA CAMERA IL RICORDO DI ALMIRANTE, DALLʼAMORE PER LA PATRIA AL SOGNO DI UNA NUOVA REPUBBLICA ANNO LXII N.149 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Annamria Gravino Sugli schermi ai lati del tavolo dei relatori, passano le foto. Primi piani, mezzi busti, il dettaglio degli occhi. Su una cʼè scritto qualcosa: “Almirante, lʼarcitaliano”. Quella didascalia è anche il titolo di un documentario realizzato qualche tempo fa da Massimo Magliaro, che fu lʼinseparabile capo ufficio stampa del segretario del Msi. Oggi, quella didascalia, è anche il titolo più autentico per il convegno che la Fondazione Giorgio Almirante, insieme alla Fondazione Alleanza Nazionale, ha organizzato alla Camera per il centenario della nascita del leader storico della destra italiana. Ufficialmente lʼargomento della giornata doveva essere “Almirante e le riforme istituzionali” e, certo, anche di questo non si è mancato di parlare. Se ne è occupato soprattutto il professor Paolo Armaroli, che ha ripercorso quanto e come nella sua lunghissima carriera parlamentare Almirante abbia saputo anticipare temi che, ancora oggi, sono di strettissima attualità. Uno su tutti: il presidenzialismo. «La madre di tutte le battaglie istituzionali per Almirante è stata la Repubblica presidenziale», ha ricordato Armaroli, che, oltre a essere stato ordinario di Diritto pubblico comparato a Genova, è stato anche deputato di An. Più che il ricordo delle singole battaglie per le riforme, però, negli interventi dei vari relatori ha preso il sopravvento la ricostruzione della cornice in cui quelle battaglie si inserivano: quel radicato senso dello Stato WWW.SECOLODITALIA.IT che, in ultima istanza, trovava le sue ragioni nellʼamore che il segretario del Msi aveva per lʼItalia e per gli italiani. Ha preso il sopravvento, insomma, il ricordo di quellʼAlmirante “arcitaliano” che tutta la vita ha combattuto perché la sua gente si ritrovasse popolo e il suo Paese fosse finalmente Patria. Da qui, da questa coerenza, da questo senso profondo dellʼesistenza di un bene superiore è derivato anche quel reciproco rispetto con gli avversari che tutti i relatori hanno ricordato e che è stato sottolineato anche nella lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Donna Assunta, in qualità di presidente della Fondazione Almirante, e che dal palco è stata letta dalla figlia Giuliana deʼ Medici, segretario della Fondazione. «Giorgio Almirante è stato prima di tutto un grande italiano», ha sottolineato anche il presidente della Fondazione An, Franco Mugnai, che ha ricordato i difficili anni di piombo e il fatto che «da parte sua non ci furono mai parole dʼodio, ci furono solo parole di amore per le vittime». «La sua opera è stata fondamentale per venerdì 27/6/2014 farci sentire un comune collante, per farci sentire tutti parte di una comunità nazionale», ha proseguito Mugnai, accennando ai suoi ricordi personali di giovane militante del Msi. Memorie personali e cronaca politica, che ormai si è fatta storia, anche per Magliaro, che ha ricordato le centinaia di migliaia di preferenze prese alle due elezioni europee cui Almirante partecipò, perché il segretario del Msi «aveva il consenso della gente». Si tratta di numeri impressionanti come le oltre 500mila preferenze raccolte al Sud in entrambe le occasioni, nel 1979 e nel 1984. «Nel 1947, non ancora alla Camera, per lʼelezione di Rebecchini a sindaco di Roma, la questura lo deferì alla commissione provinciale per il confino, quale elemento pericoloso per lʼesercizio delle attività democratiche», ha ricordato Magliaro, dando la misura esatta di quanto in salita possa essere stata la strada della riconciliazione che Almirante seppe percorrere fino a ritrovarsi – altri episodi di vita raccontati dal suo addetto stampa – al fianco dellʼex partigiano e capo del Cln Giancarlo Pajetta, in una cena a Bruxelles. «A Franco Franchi che alla Camera gli chiese “quello è Pajetta?” rispose “sì, e devi sempre rispettarlo, è stato un grande combattente», ha raccontato Magliaro, ricordando poi gli applausi ricevuti da Almirante quando si recò a Botteghe oscure a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer. «Per quattro volte – ha raccontato Magliaro – lo vidi parlare con Berlinguer, al quarto piano della Camera, di venerdì, quando non cʼera nessuno. Non so cosa si dicessero, ma immagino che cercassero il modo per evitare che venisse gettata altra benzina sul fuoco». Enzo Iacopino, che ha moderato lʼincontro, ha parlato di Almirante come di «un amico, un fratello, anche un papà per tutti noi». In platea cʼerano, tra i molti ospiti, diverse generazioni di dirigenti della destra italiana, dal Msi ad An. «Amici cari, fraterni, mi sia consentito di dire anche “camerati”», li ha chiamati Gennaro Malgieri. Lʼex direttore del Secolo dʼItalia ha svolto un intervento declinato sullo straordinario impegno parlamentare di Almirante, raccolto in cinque volumi di cui ha curato lʼedizione, ma prima si è concesso un passaggio sul perché il convegno per lui fosse «teneramente emotivo». «Provo sconcerto, perplessità, un personale dolore nel pensare di ricordare il centenario di Almirante, qui, alla Camera, davanti alla creatura che ha impegnato la sua vita e che ora non cʼè più, li provo per questa eredità così malamente dispersa», ha sottolineato Malgieri, riscuotendo lʼapplauso di una platea che, comunque, nel ricordo del proprio leader storico ha saputo riunirsi e riconoscersi ancora una volta. radicale opposizione, rispetto ai governi, la forza politica da lui guidata avrebbe potuto trovare una piena legittimazione nel sistema democratico nato dalla Costituzione. In questo quadro – continua Napolitano – egli ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane, che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se aspro nei toni. Giorgio Almirante è stato espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio”. Il messaggio di Napolitano su Almirante: si impegnò per la legittimazione democratica del Msi Redazione Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al convegno organizzato alla Camera in occasione del centenario della nascita di Giorgio Almirante: il capo dello Stato sottolinea lo sforzo del leader missino per avviare e consolidare la legittimazione democratica del Msi e il contrasto agli impulsi extraparlamentari, indice di un “superiore senso dello Stato”. Questo il testo del messaggio di Giorgio Napolitano: “Il Parlamento è stato il luogo in cui si è svolta la parte prevalente della lunga attività politica di Almirante, per lʼintero arco delle prime dieci legislature repubblicane. Egli fu sempre consapevole che solo attraverso il riconoscimento dellʼistituzione parlamentare e la concreta partecipazione ai suoi lavori, pur da una posizione di Lʼabbraccio di Napoli a Ciro. La veglia a Scampia tra lacrime e applausi 2 Secolo d’Italia VENERDì 27 GIUGNO 2014 Redazione Un abbraccio corale per Ciro Esposito dalla sua Napoli. Il suo rione, Scampia, lo ha accolto tra lacrime e applausi, e con numerosi striscioni in cui il ragazzo ucciso viene salutato come un eroe. La folla che lo aspettava nella camera ardente allestita nella sede della VIII municipalità ha a lungo battuto le mani quando il feretro è entrato. Il corteo è passato anche in via Ghisleri dove si trova lʼautolavaggio nel quale lavorava il tifoso morto dopo oltre 50 di agonia per uno sparo alla schiena, così afferma lʼautopsia, dopo la colluttazione con Daniele De Santis. “È stato lui a spararmi” – ha detto il ragazzo in ospedale allʼavvocato e ai suoi familiari. Il video con le parole di Ciro sarà acquisito dalla Procura di Roma. È stata Angela Tibullo, criminologa consulente della famiglia Esposito, a registrare in ospedale la voce di Ciro che accusa Daniele De Santis di avergli sparato. «La cosa più importante del contenuto dellʼaudio – ha spiegato lʼavvocato della fami- glia, Damiano De Rosa – riguarda il momento in cui abbiamo mostrato al ragazzo una foto segnaletica estratta dal fascicolo delle indagini: Ciro ha riconosciuto De Santis ritratto nello scatto. Ha inoltre confermato che più di una persona era coinvolta nellʼaggressione». Lʼautopsia, eseguita dal medico legale Costantino Cialella, ha stabilito che Ciro Esposito è morto per un colpo di pistola sparato ad altezza dʼuomo che lo ha raggiunto alla schiena. Sia la vittima che la persona che ha sparato erano in posizione eretta. Lo stesso Ciro aveva confidato ai parenti, che lo hanno riferito alla Digos, che prima di essere ferito si era avventato su Daniele De Santis, scaraventandolo a terra. Questʼultimo avrebbe fatto fuoco dopo essersi rialzato. Il proiettile che ha raggiunto alla schiena Ciro Esposito ha lacerato un polmone e si è fermato nella quinta vertebra. Causa della morte dunque la lacerazione del polmone che ha portato ad un collasso multifunzionale progressivo. ʻFratello, se per me il sole si oscurerà, ti prego di vivere per meʼ: con le parole di una canzone che da ragazzo cantava in oratorio, don Aniello Manganiello darà domani lʼultimo saluto a Ciro, durante lʼorazione funebre che la famiglia del ragazzo ucciso gli ha chiesto di tenere nel corso del funerale con rito evangelico. Il sacerdote, impegnato per la legalità a Scampia con la sua associazione ʻUltimiʼ, non ha conosciuto di persona Ciro, ma lo ha incontrato “attraverso i racconti dei parenti e la ricostruzione del momento in cui è stato ferito, morendo da eroe, per proteggere altre persone”. Quello che ha colpito don Aniello del ragazzo e della sua famiglia è “la religiosità, il senso di pacificazione interiore che predispone le persone al bene, fondamentale per costruire animi e persone pacificate”. In particolare, è rimasto impressionato dalla mamma di Ciro. “Quella donna mi ha evangelizzato in questi giorni con il suo perdono”, racconta il sacerdote che la definisce “un esempio vivente del Vangelo della misericordia”. Girolamo Fragalà Il vero razzismo è quello strisciante, che non fa rumore e che sʼinchioda nel pensiero delle persone trasformando unʼipotesi o unʼillazione nella realtà. E questa realtà viene trasmessa negli anni, vengono costruite idee preconcette, si dà vita a stereotipi. Non ne sono vittime gli immigrati, come spesso il politicamente corretto vuol far credere, perché chiedere controlli e limitare le invasioni delle coste non significa essere razzisti ma razionali. Non ne sono vittime i gay, perché essere contro i matrimoni e le adozioni omosessuali non significa essere razzisti ma voler conservare tradizioni e princìpi radicati nei secoli. Non ne è stata vittima la Kyenge, al di là delle battute sopra le righe, perché qualsiasi politico è oggetto di critiche e di ironie. Lo stesso dicasi per la Boldrini, sbeffeggiare le sue gaffe non è offesa sessista. Il razzismo è nelle etichette incollate sulle carte dʼidentità, che ti porti indietro per tutta la vita. Eti- chette che fanno più male e meno male. Fanno meno male quelle che vogliono i genovesi tutti tirchi, i settentrionali polentoni, i milanesi lavoratori indefessi. Fanno più male quelle che vogliono i romani tutti coatti. Fanno malissimo quelle che vogliono i napoletani tutti violenti, sfaccendati, pizza e mandolino, «che non si lavano» o altre stupidate del genere; i meridionali «tutti della stessa pasta, non vogliono lavorare»; i calabresi «omertosi»; i siciliani «sospetti mafiosi». Non è così, sono pessimi stereotipi che si tramandano nel tempo, creati dallʼignoranza. O meglio, creati da quegli ignoranti che si sentono superiori quando raccontano che ignorante è lʼaltro.Un noto cantante partenopeo, Nino Buonocore, che ha vissuto una stagione di successo, puntualmente era costretto a speficare che sì, era napoletano, ma cantava brani dʼautore, di spessore, e non roba dei vicoli, altrimenti il pubblico lo accoglieva con freddezza e non tro- vava spazio. Chi è nato o vive a Scampia, dove viveva Ciro Esposito, il tifoso morto dopo tanti giorni di sofferenze, è bollato a vita, sempre a causa del «sentito dire». Eppure lì, in quel quartiere difficile, ci sono tante persone perbene, lavoratori onesti, gente che si sacrifica per portare avanti la famiglia. Non a caso dalla famiglia di Ciro Esposito sono giunti messaggi di pace e buon senso. Dalla madre di Ciro Esposito è arrivato un appello coraggioso per fermare la violenza dentro e fuori gli stadi che stride con il silenzio di istituzioni distratte quando muore un tifoso del Napoli, un ragazzo di Scampia. Perché i napoletani di quel quartiere, anche se si presentano fuori dai confini del loro rione, restano «di Scampia», quindi delinquenti da tenere alla larga. Razzismo puro, perché in ogni città, in ogni metropoli, ci sono zone ad alto tasso di rischio, ma nessuno si sogna di farne un pregiudizio verso lʼintero popolo. Solo per i campani, i calabresi e i siciliani si va giù duro con una generalizzazione pessima. Sarebbe fin troppo facile rispondere con la storia di queste regioni, con i figli che hanno regalato allʼItalia, con la cultura che hanno portato in ogni angolo del mondo. Sarebbe facile ma inutile, tanto chi non vuole ascoltare, non sente. E non sente la politica, incapace di vedere dovʼè insinutato il vero razzismo. Non solo nelle curve ma ovunque, nei bar, nelle salumerie, nei ristoranti, nei centri commerciali. «I ragazzi di Scampia – ha detto don Aniello Manganello, il prete anticamorra – sono stati vittime di episodi di razzismo pesantissimi domenica scorsa, in occasione della finale regionale per il passaggio in Promozione tra Virtus Avellino e Oratorio Don Guanella, giocata sul campo del rione San Tommaso di Avellino a porte chiuse per inagibilità del campo, ma tutti hanno fatto finta di niente. Ora siamo stufi». Tutti hanno fatto finta di niente. Come da decenni. Come sempre. Sarebbe utile un esame di coscienza sul vero razzismo.Anche quello che colpisce Scampia… I vescovi invitano la Chiesa a “riflettere” su unioni di fatto, divorzio e ragazze madri VENERDì 27 GIUGNO 2014 Secolo d’Italia Redazione Tra le situazioni familiari difficili cui la Chiese deve dare adeguate risposte pastorali, secondo l'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei Vescovi, ci sono le convivenza, le unioni di fatto, i separati, i divorziati e i risposati, i figli che restano soli, le ragazze madri. «Tanti cristiani manifestano difficoltà ad accettare integralmente la dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia», è il messaggio del Sinodo sulla famiglia, in rapporto a "controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali,fecondazione in vitro". «Molte risposte confermano che, anche quando l'insegnamento della Chiesa intorno a matrimonio e famiglia è conosciuto, tanti cristiani manifestano difficoltà ad accettarlo integralmente», dice il documento di lavoro del Sinodo straordinario del prossimo ottobre sulla sfide pastorali della famiglia, presentato oggi in Vaticano. «In genere - prosegue , si fa menzione di elementi parziali della dottrina cristiana, sebbene rilevanti, ove si nota una resistenza, in gradi diversi, come ad esempio riguardo a controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro, ecc.». L'Instrumentum Laboris nasce dalla risposte al questionario del Documento preparatorio, lanciato nel novembre scorso, strutturato in otto gruppi di domande sul matrimonio e la famiglia. Le risposte, viene spiegato nel testo, sono giunte alla Segreteria del Sinodo dalle Conferenze episcopali, dai dicasteri della Curia romana e dall'Unione dei Superiori generali. Risposte e osservazioni sono pure giunte "da un numero significativo di diocesi, parrocchie, movimenti, gruppi, associazioni ecclesiali e realtà familiari", nonché "istituzioni accademiche, specialisti, fedeli, ed altri, interessati a far conoscere la propria riflessione". "La stragrande maggioranza delle risposte - viene sottolineato - mette in risalto il crescente contrasto tra i valori proposti dalla Chiesa su matrimonio e famiglia e la situazione sociale e culturale diversificata in tutto il pianeta". In altri passi il documento rileva "una distanza preoccupante tra la famiglia nelle forme in cui oggi è conosciuta e l'insegnamento della Chiesa al riguardo". Redazione Il sottosegretario Luca Lotti ha firmato ieri il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce un Fondo straordinario per gli interventi a sostegno dell'editoria che ammonta a 120 milioni di euro per il triennio 2014-2016. Il decreto disciplina i criteri di erogazione per i circa 45 milioni previsti per l'anno in corso. «La firma del decreto sul fondo per l'editoria è il punto di arrivo di un lavoro durato diverse settimane: siamo di fronte a un provvedimento che definirei innovativo», ha dichiarato Lotti, secondo cui “abbiamo puntato innanzitutto al sostegno della nuova occupazione, passaggio fondamentale per dare nuova energia a un settore oggettivamente in crisi”. «Con il decreto si prevedono infatti sgravi fiscali al 100% per 36 mesi per le assunzioni a tempo indeterminato, al 50% per le assunzioni a tempo determinato e ul- teriori incentivi per la trasformazione del tempo determinato in indeterminato che a quel punto avrà sgravi retroattivi. Si prevede anche l'obbligo di trasformare il 20% dei contratti a tempo determinato in indeterminato, pena lo stop all'erogazione dei contributi», sottolinea. Nel dl che istituisce il Fondo per l'editoria 2014-2016 c'è grande "attenzione per i giovani, in particolare per chi ha meno garanzie" ma il governo intende andare ancora avanti su questa strada, sottolinea ancora il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Nei giorni scorsi abbiamo firmato un accordo per garantire a Roma una stanza con wi-fi gratuito per i freelance e i collaboratori precari. E sempre nei giorni scorsi la commissione sull'Equo Compenso ha raggiunto un accordo che garantirà di fatto un compenso minimo garantito che fino ad ora non c'era: purtroppo, come ha spesso de- nunciato l'Ordine dei giornalisti, oggi ci sono alcune aziende editoriali che pagano tre o quattro euro per un articolo, mentre con questo accordo un pezzo di 1600 battute dovrà essere pagato 20,8 euro. Mi sembra un primo passo significativo. Non ci fermiamo qui e andiamo avanti», conclude Lotti. 3 Una pagina sui giornale per affermare l'innocenza di Marcello Dell'Utri Via libera al decreto sull'editoria: sostegno all'occupazione e più garanzie ai precari Redazione Al tuo fianco, Marcello": è il titolo di un avviso a pagamento che occupa un'intera pagina del Corriere della Sera, e che propone decine di messaggi di solidarietà a Marcello Dell'Utri, l'ex senatore estradato di recente dal Libano ed in carcere a Parma dove sta scontando una pena di sette anni di reclusione in seguito ad una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. "A firmare i messaggi di sostegno scrive il Corsera in un'altra pagina - è soprattutto chi ha lavorato con Dell'Utri a Publitalia '80 o alle attività culturali ed editoriali, dalla Fondazione biblioteca di via del Senato al settimanale Il Domenicale. Da Niccolò Querci, consigliere Mediaset e vicepresidente di Publitalia '80, assistente di Silvio Berlusconi negli anni Novanta, ad Alessandro Salem, direttore generale dei contenuti Mediaset e braccio destro di Pier Silvio Berlusconi. L'ex direttore del Domenicale, Angelo Crespi, lo ringrazia come editore, mentre altri ricordano conversazioni e interventi alla biblioteca di via Senato". Scrive ancora il Corsera che si leggono, tra le altre, "le firme del cugino dell'ex senatore, Massimo Dell'Utri, professore all' Università di Sassari, e della Bacigalupo di Palermo, la squadra di calcio dilettantistico fondata da Dell'Utri nel 1957. E del deputato azzurro Massimo Palmizio". Sonia Gandhi convocata dai giudici di New Delhi per corruzione e appropriazione indebita Secolo 4 d’Italia Redazione La leader italo indiana Sonia Gandhi dovrà comparire davanti a un tribunale di New Delhi nell'ambito di un'inchiesta sull'acquisizione di immobili appartenenti a uno storico giornale del suo partito. Lo riferisce l'agenzia di stampa Ians. La presidente del partito del Congresso, che ha perso le elezioni legislative di aprilemaggio, dovrà presentarsi insieme al figlio Rahul il prossimo sette agosto presso un tribunale di New Delhi. La Gandhi è stata denunciata per corruzione e appropriazione indebita da un leader del partito della destra, Subramanian Swamy, in connessione con una vicenda relativa al National Herald, un organo di informazione del partito del Congresso fondato nel 1938 da Jawaharlal Nehru, che possiede diverse proprietà immobiliari, tra cui un prestigioso stabile nel centro di New Delhi. La pubblicazione, che aveva cessato l'attività nel 2008 a causa dei debiti, era stata rilevata con un finanziamento del partito da una nuova società chiamata Young Indian per un rilancio che però non è mai avvenuto. Non è la prima volta che i Gandhi finiscono nel mirino di inchieste giudiziarie. Basti pensare che negli anni Ottanta Rajiv Gandhi, primo ministro e marito di Sonia, finì coinvolto in un grosso scandalo legato al traffico delle armi. Nel 2011, l'attuale premier Mahommad Singh è stato costretto al rimpasto di governo dopo la scoperta di un giro di mazzette nellʼassegnazione delle frequenze telefo- La monarchia inglese costa sempre di più niche alle multinazionali straniere. Poi c'è stato lo scandalo per le licenze sullo sfruttamento delle miniere, per le assunzioni nelle ferrovie. Nei giorni della campagna elettorale, Robert Vadra, marito di Priyanka Gandhi, figlia di Sonia, è stato accusato di aver usufruito degli incentivi per lʼenergia solare elargiti dallo Stato, e di averci guadagnato milioni. Tutti elementi che hanno influito anche sul risultato fallimentare delle elezioni. Alla competizione elettorale Sonia Gandhi ha candidato suo figlio Rahul ma gli indiani non lo percepiscono come un leader e hanno stoppato la sua corsa. Maduro sott'accusa punta il dito: «Esigo lealtà e disciplina» Redazione «Esigo massima lealtà e disciplina da tutti i dirigenti della Rivoluzione!». Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro ha reagito con toni molto duri alla serie di critiche alla sua leadership lanciate negli ultimi tempi da dirigenti storici dello chavismo, accusandoli di compromettere il futuro del progetto politico di Hugo Chavez e fare il gioco dei "gringos". «Ci sembrano ingrati coloro che ci attaccano, con le loro idee di sinistra VENERDì 27 GIUGNO 2014 sorpassata, nel momento in cui il nemico vuole tagliarci la testa e distruggerci», ha detto Maduro durante un discorso trasmesso a reti unificate, aggiungendo che «sarà la storia a giudicarli». La settimana scorsa, dopo il suo allontanamento dal governo, l'ex ministro della Pianificazione Jorge Giordani, considerato il padre del modello economico chavista, ha accusato Maduro di non agire contro la corruzione nel suo governo, guadagnandosi l'appoggio di Hec- tor Navarro, ex ministro all'Energia e Istruzione, subito allontanato dalla segreteria del partito chavista per aver anche chiesto al presidente venezuelano di "comportarsi da statista" e di accettare le denunce di corruzione nella sua amministrazione. «Non ci sarà nessuna risposta alle denunce di Giordani? Ci limiteremo a segnalarlo come un traditore, per non dover discutere quanto ha detto?», si è chiesto Navarro in una lettera aperta pubblicata dal sito chavista Aporrea.org, lo stesso che aveva pubblicato una lunga lettera aperta di Giordani dopo il suo allontanamento dal governo. Ma Maduro ha reagito in maniera dura alle accuse e ha sottolineato che «questo non è il momento di giocare con l'unità del movimento rivoluzionario», lamentandosi del fatto che «oltre al peso storico che porto sulle spalle devo anche soffrire quelli che vengono a pugnalarmi mentre sto combattendo contro i nemici della Patria» e sottolineando che «i gringos se la godono» con le critiche al suo governo. Redazione La monarchia britannica costa sempre di più ai contribuenti. Secondo i dati ufficiali rivelati per la famiglia reale e i suoi numerosi palazzi sono stati spesi nell'ultimo anno fiscale 35,7 milioni di sterline (circa 45 milioni di euro), quasi due milioni di pound in più rispetto all'anno precedente. Come si legge sull'Independent, una cospicua parte della somma è finita nella manutenzione e nel restauro delle residenze, da Buckingham Palace alla dimora di William, Kate e del principe George, Kensington Palace, costato in due anni 4,5 milioni di sterline. Un portavoce reale si è affrettato a dire che le spese per il mobilio sono state sostenute ''privatamente'' dai duchi di Cambridge. Ma l'Independent sottolinea che si tratta di soldi in arrivo dai fondi che il principe Carlo ricava dal suo Ducato di Cornovaglia, quindi pur sempre pubblici. In Gran Bretagna i beni intestati o per i quali non esistono eredi vengono - in virtù dello stesso principio - destinati allo Stato, ad accezione appunto dei ducati di Cornovaglia e Lancaster le cui rendite vanno rispettivamente a Carlo e alla regina Elisabetta. «Ormai i reali pensano di poter spendere quello che vogliono», ha detto Graham Smith, a capo del movimento Republic. I consumi danno qualche segnale di ripresa (ma il “merito” è delle festività) VENERDì 27 GIUGNO 2014 Secolo 5 d’Italia Patto di stabilità: tutti gli elementi che lo rafforzano e le ripercussioni Liliana Giobbi I consumi rialzano la testa, spronati dalla Pasqua, che ha portato la spesa per gli alimentari a rialzi che non si vedevano da oltre un decennio. Insomma, dopo anni di ribassi, interrotti solo da intervalli passati sotto stagnazione, il commercio si riattiva, sfoggiando rialzi dappertutto. I dati dell'Istat parlano infatti chiaro: le vendite al dettaglio ad aprile sono salite del 2,6% su base annua come non accadeva dallo stesso mese del 2011. Tutto merito dei prodotti della tavola, per cui l'Istituto di statistica registra un'impennata del 6,7%, l'aumento più forte dal 2003. C'è però lo zampino delle festività, che senza dubbio hanno aiutato. Crescono così le attese per maggio: ancora trenta giorni quindi per capire se dopo una crisi iniziata sei anni fa sia finalmente giunto il momento della ripresa anche sul fronte dei consumi. Il terreno perso, però, non si può recuperare con il semplice bottino di aprile. Non a caso il bilancio dei primi quattro mesi dell'anno è ancora negativo (0,8%). Inoltre, anche se la gran parte delle voci di spesa ha girato in positivo, per ora lo slancio è tutto a vantaggio del settore alimentare e, guardando ai punti vendita, della grande distribuzione (+5%), in particolare dei discount (+8,5%). Il resto dei comparti rimane invece vicino alla soglia dello zero (+0,2%). E i piccoli negozi risultano molto indietro (+0,5%) rispetto alle mega-catene. Ecco perché i commenti restano cauti, a partire da Confcommercio che, pur riconoscendo come le cifre di aprile abbiano superato le migliori attese, preferisce parlare di «stabilizzazione» e non di «ripresa vera e propria». Sulla stessa linea Confesercenti, secondo cui «la partita tra stagnazione e ripresa è ancora aperta». I consumatori più che prudenti sembrano scettici: il Codacons riduce tutto a «un'illusione ottica», dovuta al confronto tra un mese gonfiato dalla Pasqua, quest'anno calendarizzata in pieno aprile, e l'altro, aprile 2013, investito solo in parte dai tradizionali effetti benefici (la festività era caduta a fine marzo, con il budget familiare dedicato spalmato su entrambi i mesi). L'Istat non ha però rilasciato solo notizie positive, visto che il dato sulla fiducia dei consumatori, aggiornato a giugno, dopo il balzo di maggio, torna un po' indietro. Tuttavia gli analisti buttano acqua sul fuoco, con Paolo Mameli del servizio studi di Intesa Sanpaolo che definisce il leggero calo una banale correzione ''fisiologica'' dopo il boom del mese precedente. Roberto Mariotti È un mondo di giovani quello che lavora attorno alla birra, dai circa 500 produttori artigianali, attivi da Nord a Sud, ai distributori, fino ai ragazzi che spillano “bionde” alla spina nei pub. Su questa imprenditoria giovanile incombe la minaccia dell'ulteriore aumento dell'accisa che «se passa a gennaio metterà in bilico altri 1200 posti di lavoro nei settori industria alimentare, agricoltura, distribuzione, bar e ristoranti, dopo i 1200 posti già “bruciati” con i primi due aumenti, per un totale di 2400 occupati in meno». Lo ha sottolineato il presidente di Assobirra Alberto Frausin, in una conferenza stampa che ha visto, tra gli altri, la partecipazione del deputato Daniele Capezzone (Fi-Pdl). «Chiediamo al governo di cancellare l'aumento di gennaio per salvare 1.200 posti di lavoro» è l'appello del presidente di Assobirra Frausin. «La birra - ha ricordato - è l'unica bevanda da pasto gravata da accise, ma questa anomalia non porta nessun vantaggio al SistemaPaese per l'effetto depressivo sull'occupazione e sui consumi. Già oggi quasi un sorso su tre va al fisco, tra accisa e Iva, per un valore di 70 centesimi per una birra che costa 1,80 euro. E mentre Paesi concorrenti come Olanda e Danimarca stanno abbassando le accise, noi produttori italiani che stiamo consolidando un export di 2 milioni di ettolitri l'anno rischiamo di incentivare solo l'import di birre low cost e da discount, dalla Germania in particolare». Secondo uno studio Ref presentato dal coordinatore della ricerca Fedele De Novellis, un aumento delle accise di 10 centesimi al litro porterà a un aumento del prezzo medio di circa il 2%, con punte del 7% nella Gdo, con la previsione di una diminuzione dei consumi del 5%. «Il peso fiscale su una bottiglietta di media gradazione da 66cl acquistata al supermercato a 1 euro è oggi pari al 40% dello scontrino - ha precisato il direttore di Assobirra Filippo Terzaghi - a gennaio potrebbe sfiorare il 45%». Se aumentano le tasse il prezzo sale, si riducono i consumi e anche lo Stato non ci guadagna quello che ha programmato. Da qui la petizione online “Salvalatuabirra” che in poco tempo ha superato le 100.000 firme di adesione, tra cui campioni dello sport e Renzo Arbore. La stangata sulla birra mette a rischio i posti di lavoro. Molti “no” dai campioni dello sport e da Renzo Arbore Redazione Fiscal Compact, Six-Pack e TwoPack sono tutti rafforzamenti del Patto di stabilità e finora l'Europa dell'austerity li ha interpretati alla lettera tralasciando – salvo eccezioni – gli elementi di flessibilità in essi contenuti. Ma per aiutare la crescita, ora l'accento si sposta sui margini di manovra. Ad esempio, la “Flessibilità in tempo di crisi” è un capitolo del Patto: «Se la crescita si deteriora inaspettatamente, gli Stati con deficit sopra il 3% possono avere più tempo per correggerlo, a patto che facciano gli sforzi strutturali necessari». Ed è una concessione già fatta negli ultimi anni a Spagna, Francia, Portogallo e Grecia. Anche il Fiscal Compact prevede la flessibilità: «Si può deviare temporaneamente dall'obiettivo di medio termine (pareggio di bilancio, ndr) o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo solo in circostanze eccezionali», ovvero «eventi inconsueti che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione oppure periodi di grave recessione economica». Ovvero: gli sforzi di consolidamento si possono “aggiustare” se un Paese è in difficoltà, anche perché gli obiettivi di bilancio (3% di deficit e 60% di debito) furono scritti presuppondendo un ritmo di crescita al 3% e un'inflazione al 2%. E oggi viaggiamo su livelli di crescita attorno all'1% e con il rischio di deflazione. C'è poi la famosa “clausola degli investimenti”, che a novembre scorso fu negata all'Italia: anche questa consente “deviazioni temporanee” dal raggiungimento del pareggio, ma solo se si rispetta la regola di riduzione del debito e per questo l'Italia ricevette un “no” in risposta. Ma anche quel rifiuto fu dettato da un'interpretazione molto rigida delle regole, voluta dall'attuale Commissione Ue, e che potrebbe cambiare con il nuovo esecutivo. Colosseo: non solo arena, scavo svela un condominio 6 Secolo d’Italia Redazione E' difficile immaginarlo, ma il Colosseo non è sempre stato un'arena. Anzi, per la maggior parte della sua storia, nel Medio Evo, è stato praticamente un condominio che ospitava persone, animali e merci ma anche laboratori artigiani. Ora c'è una prova concreta di questo uso residenziale grazie ad uno scavo low cost di un gruppo di studenti universitari guidati da Riccardo Santangeli Valenzani, professore di Archeologia Medievale a Roma Tre, in codirezione con la Sovrintendenza speciale. Nel- l'equipe messa in piedi in tempi di crisi, studenti delle tre università capitoline e dell'American University of Rome. Nel suo periodo "residenziale" l'arena un tempo dedicata ai giochi era lo spazio comune. E proprio li sono stati trovati reperti testimonianza della vita quotidiana del condominio medioevale: frammenti di ceramiche che testimoniano di stoviglie usate in cucina, una statuina raffigurante una scimmietta, forse un pezzo degli scacchi di un inquilino nobile, una mangiatoia. In una parte dello scavo è emerso un muretto databile XII secolo, che testimonia la delimitazione della proprietà privata. Sotto - come hanno scoperto gli archeologi-studenti - corre il condotto fognario Flavio, perfettamente integro, segno che nel medio Evo si usavano ancora le infrastrutture romane pienamente efficienti. Il condotto riceveva acqua da una fontana posta all'interno di uno degli ambulacri del primo ordine e la svuotava nel grande canale perimetrale che percorreva l'ovale del Colosseo, per poi distribuirne i reflui all'interno. «Grazie a questi scavi siamo riusciti a individuare un intero lotto abitativo di epoca tardo medievale. Anche la ricerca archeologica soffre di mancanza di finanziamenti» spiega la direttrice del Colosseo Rossella Rea. Ben venga allora la codirezione scientifica con l'università di Roma Tre: lo scavo terminerà domani dopo tre settimane e riprenderà il prossimo anno. Il Colosseo è stato un anfiteatro dall'80 dc al 523 dc; il suo uso abitativo va invece dalla fine del IX secolo al XIV. Alla fine del Medio Evo la famiglia Frangipane trasformerà l'Anfiteatro Flavio in roccaforte. Redazione Al via la costruzione della “passerella” che permetterà ai turisti di seguire da vicino i lavori di restauro della Fontana di Trevi, uno dei monumenti più famosi al mondo, sponsorizzati da Fendi. A montare la struttura in ferro, sulla quale i visitatori potranno camminare, sarà una squadra di fabbri che fa capo alla società C.a.r.p. Group Srl di Roma. Al montaggio sovrintenderanno dei tecnici della Sovrintendenza. La struttura dovrebbe essere pronta in 4-5 giorni, secondo la tabella di marcia salvo imprevisti. La passerella «è abbastanza lunga e non sappiamo quanto ci vorrà - ha raccontato uno degli operai a lavoro nel cantiere. Per adesso abbiamo sostituito la recinzione metallica attorno al monumento con dei pannelli di plexiglas tra- sparenti». In ogni caso, dovrà essere pronta entro fine giugno, spiegano dal Campidoglio. Una volta ultimato l'inedito ponte sulla Fontana i visitatori potranno ritornare al tradizionale rito del lancio della monetina nell'acqua per sperare di ritornare nella Capitale. Ora infatti la vasca è vuota e solo gli irriducibili non rinunciano nel lancio anche se a secco. Con la passerella si potrà dunque visitare il monumento da un'altra prospettiva, vedere il cantiere del restauro e lanciare la propria monetina in una vasca d'acqua posta al centro della recinzione proprio per i fedelissimi del rito propiziatorio. Il restauro vero e proprio del monumento, gioiello del '700, poi diventato uno dei luoghi della Dolce Vita, sarà avviato solo al termine dell'allestimento del cantiere a vista. A finanziare interamente l'intervento di recupero dell'opera è la maison di moda Fendi che ha donato a Roma Capitale un contributo di 2 milioni e 180 mila di euro. I lavori verranno realizzati sotto la supervisione tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai beni Culturali e dovrebbero durare circa un anno e mezzo. Fontana di Trevi, un “ponte” permetterà di vedere i lavori di restauro e lanciare la fatidica monetino VENERDì 27 GIUGNO 2014 Venduta per 4 miliardi di euro Villa Mammoli, era di Veronesi Redazione Venduta per quattro milioni e mezzo di euro Villa Mammoli dell'oncologo Umberto Veronesi. La tenuta è sulle colline di Capannori (Lucca), dove Veronesi l'aveva acquistata e restaurata negli anni Ottanta. Si tratta di un antico casale in pietra, la cui struttura originaria risale ad epoca carolingia (900 d.C.), circondato da un parco di dieci ettari con mille ulivi, cipressi secolari, un lago e più mille metri quadrati di superficie abitativa. La prestigiosa villa si trova nella rinomata Lucchesia, si articola su quattro livelli, riccamente arredati e restaurati con gli affreschi che riproducono lo stemma del casato di epoca carolingia. A darne notizia è l'immobiliare Lionard. Nel 2011 la prestigiosa villa era balzata agli onori della cronaca perché una società di consulenza immobiliare aveva diffuso la falsa notizia che l'attore Tom Cruise stesse trattandone l'acquisto. In realtà la villa è stata venduta dalla Lionard a un imprenditore di un paese dell'Est che ne farà la sua residenza estiva. Due anni fa Veronesi aveva spiegato i motivi che lo spingevano a vendere la villa: «I miei sette figli ormai sono grandi, la situazione originaria, rispetto a quando lʼacquistai, è cambiata». Al Medfilm festival di Roma spazio alla Siria e alle conseguenze della guerra Secolo VENERDì 27 GIUGNO 2014 d’Italia Valter Delle Donne Si tiene a Roma, dal 4 al 13 luglio presso la Casa del Cinema e il Museo Maxxi, la nuova edizione del Medfilm Festival, il festival di cinema più antico della Capitale, il primo dedicato al Dialogo tra i Paesi delle due sponde, che celebrerà il suo ventennale nellʼambito del semestre di presidenza italiana dellʼUnione europea. LʼItalia sarà il Paese Ospite dʼOnore in rappresentanza della Sponda Nord del Mediterraneo, mentre la Sponda Sud sarà raccontata nella vetrina Maghreb/Mashreq con una ricca selezione di film provenienti da dieci Paesi arabi, tra i quali la Siria, a cui il Festival dedica un doveroso omaggio/riflessione sulle ragioni e soprattutto sulle conseguenze di una terribile guerra. Per la ventesima edizione il Festival omaggerà tre cineasti di prestigio: il francese Paul Vecchiali, il marocchino Daoud Aoulad-Syad e lo sloveno Karpo Godina, che saranno a Roma per accompagnare le loro opere ed incontrare il pubblico italiano. Daoud Aoulad-Syad presenterà “En attendant Pasolini" un omaggio al poeta e regista friulano realizzato nel 2007. Per la retrospettiva sul cinema di Vecchiali saranno proiettati, tra gli altri, “Faux Accords” e “La cèrèmonie”, entrambi in anteprima internazionale, ed il celebre “Corps a Coeur”. Karpo Godina infine porterà a Roma “Splav Meduze” e una selezione di cortometraggi realizzati nel corso degli anni Settanta. Nella competizione ufficiale - Premio Amore e Psiche, in anteprima eu- Al Brancaccio si va dagli show di Ranieri e Barbareschi alla grande danza Redazione Si apre alla grande danza con la collaborazione di RomaEuropa Festival il Teatro Brancaccio diretto da Alessandro Longobardi. Ad aprire il prossimo cartellone saranno così Dada Masilo il 29 ottobre, con la sua rivisitazione della Carmen, e Aurelien Bory con Kaori Ito il 27 novembre e la sua danza acrobatica. Il programma di danza del Brancaccio, aperto da We Part del Balletto di Roma il 4 ottobre, prosegue poi con la compagnia di David Pearson, col ritorno del mitico Lindsay Kemp sempre carismatico con i suoi più di 70 anni e poi i creativi Stomp col loro travolgente ritmo da qualsiasi oggetto, cui si aggiunge una compagnia italiana, Minai's, che con Aroun lavora sull'hip hop e la street dance per raccontare con fantasia storie di integrazione razziale. Di integrazione razziale parla anche Ton Men-g, spettacolo di Cristina Pezzoli con l'italiano cinese di seconda generazione Shi Yang Shi. Il Teatro prevede alcuni altri grandi appuntamenti, cominciando dalla rivisitazione del Riccardo III di e con Massimo Ranieri o Luca Barbareschi che festeggia i suoi 40 anni di teatro con uno spettacolo di rivisitazione della sua carriera con un punto di vista ironico, la regia di Chiara Noschese e l'accompagnamento jazz di Marco Zurzolo. Ancora poi due commedie musicali, la prima con Sal da Vinci diretto da Alessandro Siani in "Stelle a metà" sullo sforzo per emergere dei giovani talenti, la seconda, dedicata alle famiglie, a Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi 7 ropea, “Factory Girl”, del maestro del cinema egiziano Mohamed Khan, a Roma ospite del Festival. Il film, acclamato al Festival di Dubai e in Egitto, racconta di Hiyam, giovane operaia che vive con le sue colleghe in un quartiere popolare del Cairo. Insieme al film di Mohamed Khan, in competizione per il Premio Amore e Psiche 2014 lʼopera italiana, anche questa tutta al femminile, “In grazia di Dio” di Edoardo Winspeare. Tra i documentari spicca lʼanteprima Internazionale di “Corpo a Corpo” di Mario Brenta e Karine de Villers, che documenta le prove dello spettacolo Orchidee di Pippo Delbono. Il Premio Koiné 2014 andrà a padre Giovanni La Manna, Direttore del Centro Astalli di Roma, da sempre e coraggiosamente al lavoro per lʼassistenza agli immigrati. Il Premio alla Carriera 2014 verrà conferito al regista napoletano Mario Martone il 5 luglio presso la Casa del Cinema. A seguire la proiezione di "Noi credevamo". grandi e piccoli, da Maurizio Colombi e Federico Del Vecchio, reduci dal successo di "Peter Pan", ispirata alla fiaba "Rapunzel". Alla programmazione del Brancaccio, che porterà da 5 a 50 i posti destinati a disabili e propone un laboratorio per persone con disabilità cognitiva, mancano ancora 14 settimane di programmazione che vedranno arrivare altri grandi nomi, bei titoli di danza, da aggiungere ai due concerti di Noa e di Goran Bregovic e a uno spettacolo di teatro circo, Id del Cirque Eloize in cui si incrociano le varie arti dello spettacolo con momenti acrobatici e di giocolieri. Al Brancaccio si svolgera' anche la serata di gala e premiazione Broadway world.com dedicata al musical italiano. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250