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19 2 settembre 2015 FOSSANO. Perché si chiamano Neri per caso? Sono gli ambasciatori italiani nel mondo del canto a cappella e qualcuno di voi si sarà chiesto da dove arrivi questo nome; qualcuno già lo sa. Pochi sanno però che avrebbero potuto chiamarsi “I cugini di Campania” (perché sono salernitani), tuttavia dato che agli inizi della loro carriera erano particolarmente squattrinati vestivano sempre, anche ad agosto, confessano, con una lupetto nera. Così un produttore (Claudio Mattone), una sera, li notò e disse: “Bello quest’abbigliamento in nero, state bene. Dovreste tenerlo sempre”. Da lì, per caso, i Neri per caso. Erano a Fossano per chiudere l’edizione di Vocalmente 2015: un concerto in teatro sold out in cui hanno ballato, imitato, divertito, giocato, fatto cantare e interagito col pubblico. Uno show che non ha deluso. Li abbiamo incontrati prima dell’esibizione per scambiare quattro chiacchiere. Rilassati, un po’ stanchi per il viaggio ma sempre in forma, si sono raccontati. C’erano tutti e sei: Mario Crescenzo, Massimo de Divitiis, Gonzalo Caravano e suo fratello Domenico “Mimì” Caravano e ovviamente il cugino Ciro Caravano. Mancava - lo sappiamo, ormai da un anno - il fratello di Ciro, cioè Diego Caravano, al suo posto il giovane Daniele Blaquier a sostituire Moris Pradella in questo tour. “Angoli diversi” è un vostro album del 2008 in cui duettate coi più grandi artisti italiani; un modo per riarrangiare a cappella i maggiori successi degli ultimi decenni. Un cambio di prospettiva. Non vi pare che Vocalmente sia un po’ anch’esso un “angolo diverso” da cui guardare le cose e questo genere di musica? Ciro: Conosciamo le realtà a cappella italiane e posso dire che è un grande festival che dà un punto di vista nuovo, un nuovo slancio. Mario: La prospettiva è da cambiare il prima possibile, perché dire che la musica a cappella è un genere di nicchia è un’espressione che mi fa orrore… realtà come questa lo confermano: altroché nicchia! Ma “angoli diversi” inteso anche come la provincia, in grado di creare un fenomeno locale dalla risonanza globale. Un angolo, una periferia, che sa tuttavia diventare centro? Mimì: Pensandoci bene sono tanti i festival, le eccellenze cresciute in provincia. Mi viene in mente il Giffoni film festival per i ragazzi, per esempio. Mario: Una volta la provincia FOSSANO. Lei è Annamaria Cevolani, medico radiologo, presidente dell’associazione “Alessio” che ha sede nel Comune di Cento in provincia di Ferrara. È grazie a lei che Vocaloops, il nostro concorso da “primato mondiale”, è potuto esistere. Annamaria è una donna simpatica, autoironica e tutto pepe alla quale non si può non volere bene: “Mi vedi e sono bassa, brutta e grassa… ma dopo cinque minuti che ci parliamo divento alta, bionda e magra. È vero o no?” - dice con il suo inconfondibile accento emiliano, aggiungendo un «soccia» (come intercalare, diciamo) qua e là alla fine di qualche frase -. Una donna solare a capo di un’associazione nata da un evento tragico. Alessio, figlio di Roberta Gallinari, si è suicidato a soli 22 anni il 2 agosto del 1991. “Non soffriva di nulla, era al mare - dice Annamaria - e da sempre amava la musica. D’improvviso quel gesto folle, inspiegabile. Da quel momento io e Roberta abbiamo deciso di tirare su un’associazione che avesse lo scopo di «salvare» i giovani con la musica, aiutarli a non sentirsi soli al mondo”. Purtroppo Roberta è mancata nel 2011 a causa di un tumore e oggi la dottoressa Cevolani è praticamente da sola nel continuare la missione. “Sai, amo molto il canto. Per più di vent’anni con Roberta ho cantato in un coro; In anteprima ci svelano il nome del loro nuovo album: si chiamerà… I Neri per caso, gli eterni “ragazzi” della musica italiana a cappella aveva un appellativo negativo, adesso per fortuna sta cambiando. Ciro: Già! Oggi dico: “Vivo in provincia, per fortuna!”. Mentre una volta era considerata un luogo morto, stanco, senza nulla di buono; adesso è vitale più che mai. Del resto diceva Tobias Hug che per il London a cappella festival, di cui è direttore artistico, ci sono volute tante edizioni per riuscire anche solo ad avere spazio sui giornali locali. La grande città inghiotte e confonde. La provincia invece fa risaltare… Massimo: Lo pensavo anche per la crisi, non c’azzecca molto, ma alcune località più piccole hanno risentito meno perché forti di una sorta d’autonomia e capacità di fare squadra prima per ripartire. Mario: Ma infatti siamo tutti ragazzi di provincia noi. Ragazzi che vent’anni fa vincevano Sanremo giovani con “Le ragazze”. Ora per ricordarlo è d’imminente uscita un nuovo album dal titolo “20”, è così? Ciro: In realtà - ve lo sveliamo in anteprima assoluta - l’album non si chiamerà “20” bensì “2.0” che è un modo per contenere il nostro anniversario ma allo stesso tempo per guardare al futuro. Mario: Un cambio di pelle netto. Ma la musica è un po’ un elisir d’eterna giovinezza? Molti vi vedono ancora come degli eterni ragazzi. Mario: Attenzione che dall’eterno ragazzo all’eterno riposo il passo è breve, eh! Ciro: Mantiene giovani nel senso che alimenta la sensibilità, la curiosità, come per un bambino. Massimo: Perché facciamo un lavoro fantastico, abbiamo molto tempo per noi stessi. Alcuni lavori non ti danno nemmeno il tempo di pettinarti… Mimì: Beh, in quello io ho eliminato il problema alla radice (ridono: Mimì è glabro come una palla da biliardo, ndr). Non vi si vede spesso in tv; una scelta? Ciro: Le mie cose migliori le ho fatte fuori dalla tv, il rischio è la sovraesposizione. Ci andiamo il giusto, come ora per promuovere il nuovo disco. Massimo: Purtroppo la musica viaggia con la tv, quindi se non ci sei dicono: “Ma che fine avranno fatto i N.p.C.? Si A tu per tu con l’associazione Alessio, lo sponsor principale di Vocaloops Come la musica può salvarci la vita Annamaria Cevolani ho conosciuto The Swingle Singers e ovviamente Tobias Hug, siamo diventati amici. Poi un giorno mi ha parlato di questa idea folle del Vocaloops, ma davvero folle credimi, e io gli ho detto: «Ma perché no?». Sai, sono matta pure io, sono fuori come un balcone. Per me la musica è fondamentale: in ospedale referto, parlo e ascolto in contemporanea ad un volume doppio di questo (volume di un open stage in corso, ndr)”. L’associazione Alessio è nata fin da subito avendo come focus la musica e i giovani, come tentativo soprattutto di farli emergere dal vortice degradato delle periferie: “A Imola abbiamo fondato l’Orchestra dei giovani talenti un po’ sul modello del progetto del maestro Dudamel, che ha aiutato molti ragazzi ad uscire fuori. Per esempio a Bologna, ormai, in certi posti la sera non puoi più uscire. Ci sono periferie che fanno paura, fra droga e abusi”. Ma anche periferie del mondo: “Adesso abbiamo in ballo un progetto con Haiti per dare all’ospedale nuovi macchinari, come pure per borse di studio e strumenti musicali che il terremoto aveva distrutto”. E in Italia? “Anche l’Italia è un Paese terremotato sai. Beh, sicuramente la mia terra nel fisico e nello spirito. Nell’abbazia di Nonantola a Modena, per esempio, è conservato il manoscritto di Guido d’Arezzo, in pratica l’inventore della notazione musicale moderna, e in pochi lo sanno. A Ferrara c’è la chiesa dei Teatini con un quadro del Guercino. È praticamente sempre chiusa! E poi andiamo al Metropolitan per vederne uno, magari”. “Io viaggio molto, e posso giurare che in Italia abbiamo tanto, abbiamo tutto, ma non lo sap- piamo valorizzare. Anche a Fossano, fuori dal centro, ho visto tanti negozi chiusi, case disabitate, dismesse. Sembra saranno sciolti?”. Anche se forse il rischio c’è stato quando, dopo 18 anni è uscito dal gruppo Diego Caravano? Ciro (fratello): No, lui ha fatto una scelta diversa. L’insegnamento. È una decisione che riguarda la sua vocazione e non il gruppo. A lui forse mancava l’energia degli inizi. Gonzalo (cugino): Per noi è stata in realtà una nuova iniezione di energia. Sentire i pezzi interpretati da voci nuove ci è servito molto, come se li provassimo per la prima volta. L’Orchestra dei numeri primi, salernitana come voi, si è esibita a Fossano. Sono i vostri eredi? Massimo: È un genere un po’ diverso, a dire il vero. Quello è un coro, noi siamo un sestetto. Però promettono bene. Ma lascerete a loro il testimone quando smetterete? Ciro: Fra 25 anni forse (ride). Mario: Solo se riusciranno a prenderci. Ma non sarà affatto facile, sai, nonostante l’età “corriamo” ancora piuttosto veloci! E ci divertiamo da matti, questo è ciò che conta per davvero. Servizi a cura di Federico Carle Fotografie Laura Atzeni un paese che sta chiudendo… Ma Vocalmente è una bellissima iniziativa che non può che fare bene alla città perché è musica, e la musica - diceva Platone - ‘È una legge morale che dà l’anima all’universo e le ali al pensiero’. La musica salva, è vero o no? Beh, io ci credo!”. Per informazioni: www.associazionealessio.com