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2 settembre 2015
FOSSANO. Perché si chiamano Neri per caso? Sono gli
ambasciatori italiani nel mondo
del canto a cappella e qualcuno
di voi si sarà chiesto da dove
arrivi questo nome; qualcuno
già lo sa. Pochi sanno però che
avrebbero potuto chiamarsi “I
cugini di Campania” (perché
sono salernitani), tuttavia dato
che agli inizi della loro carriera
erano particolarmente squattrinati vestivano sempre, anche
ad agosto, confessano, con una
lupetto nera. Così un produttore
(Claudio Mattone), una sera, li
notò e disse: “Bello quest’abbigliamento in nero, state bene.
Dovreste tenerlo sempre”. Da lì,
per caso, i Neri per caso. Erano a
Fossano per chiudere l’edizione
di Vocalmente 2015: un concerto
in teatro sold out in cui hanno
ballato, imitato, divertito, giocato, fatto cantare e interagito
col pubblico. Uno show che non
ha deluso. Li abbiamo incontrati prima dell’esibizione per
scambiare quattro chiacchiere.
Rilassati, un po’ stanchi per il
viaggio ma sempre in forma, si
sono raccontati. C’erano tutti e
sei: Mario Crescenzo, Massimo
de Divitiis, Gonzalo Caravano
e suo fratello Domenico “Mimì”
Caravano e ovviamente il cugino Ciro Caravano. Mancava - lo
sappiamo, ormai da un anno - il
fratello di Ciro, cioè Diego Caravano, al suo posto il giovane
Daniele Blaquier a sostituire
Moris Pradella in questo tour.
“Angoli diversi” è un vostro album del 2008 in cui
duettate coi più grandi artisti italiani; un modo per
riarrangiare a cappella
i maggiori successi degli
ultimi decenni. Un cambio
di prospettiva. Non vi pare
che Vocalmente sia un po’
anch’esso un “angolo diverso” da cui guardare le cose
e questo genere di musica?
Ciro: Conosciamo le realtà a
cappella italiane e posso dire
che è un grande festival che
dà un punto di vista nuovo,
un nuovo slancio.
Mario: La prospettiva è da
cambiare il prima possibile,
perché dire che la musica a
cappella è un genere di nicchia
è un’espressione che mi fa orrore… realtà come questa lo
confermano: altroché nicchia!
Ma “angoli diversi” inteso
anche come la provincia,
in grado di creare un fenomeno locale dalla risonanza globale. Un angolo, una
periferia, che sa tuttavia
diventare centro?
Mimì: Pensandoci bene sono
tanti i festival, le eccellenze cresciute in provincia. Mi viene in
mente il Giffoni film festival per
i ragazzi, per esempio.
Mario: Una volta la provincia
FOSSANO. Lei è Annamaria Cevolani, medico radiologo, presidente dell’associazione “Alessio” che ha sede nel
Comune di Cento in provincia
di Ferrara. È grazie a lei che
Vocaloops, il nostro concorso
da “primato mondiale”, è potuto esistere. Annamaria è una
donna simpatica, autoironica
e tutto pepe alla quale non si
può non volere bene: “Mi vedi
e sono bassa, brutta e grassa…
ma dopo cinque minuti che ci
parliamo divento alta, bionda
e magra. È vero o no?” - dice
con il suo inconfondibile accento emiliano, aggiungendo
un «soccia» (come intercalare,
diciamo) qua e là alla fine di
qualche frase -. Una donna
solare a capo di un’associazione nata da un evento tragico. Alessio, figlio di Roberta
Gallinari, si è suicidato a soli
22 anni il 2 agosto del 1991.
“Non soffriva di nulla, era
al mare - dice Annamaria - e
da sempre amava la musica.
D’improvviso quel gesto folle,
inspiegabile. Da quel momento
io e Roberta abbiamo deciso di
tirare su un’associazione che
avesse lo scopo di «salvare» i
giovani con la musica, aiutarli
a non sentirsi soli al mondo”.
Purtroppo Roberta è mancata
nel 2011 a causa di un tumore
e oggi la dottoressa Cevolani
è praticamente da sola nel
continuare la missione.
“Sai, amo molto il canto.
Per più di vent’anni con Roberta ho cantato in un coro;
In anteprima ci svelano il nome del loro nuovo album: si chiamerà…
I Neri per caso, gli eterni “ragazzi”
della musica italiana a cappella
aveva un appellativo negativo,
adesso per fortuna sta cambiando.
Ciro: Già! Oggi dico: “Vivo in
provincia, per fortuna!”. Mentre una volta era considerata
un luogo morto, stanco, senza
nulla di buono; adesso è vitale
più che mai.
Del resto diceva Tobias
Hug che per il London a
cappella festival, di cui è
direttore artistico, ci sono
volute tante edizioni per riuscire anche solo ad avere
spazio sui giornali locali.
La grande città inghiotte
e confonde. La provincia
invece fa risaltare…
Massimo: Lo pensavo anche
per la crisi, non c’azzecca molto,
ma alcune località più piccole
hanno risentito meno perché
forti di una sorta d’autonomia e
capacità di fare squadra prima
per ripartire.
Mario: Ma infatti siamo tutti
ragazzi di provincia noi.
Ragazzi che vent’anni fa
vincevano Sanremo giovani
con “Le ragazze”. Ora per
ricordarlo è d’imminente
uscita un nuovo album dal
titolo “20”, è così?
Ciro: In realtà - ve lo sveliamo
in anteprima assoluta - l’album
non si chiamerà “20” bensì “2.0”
che è un modo per contenere
il nostro anniversario ma allo
stesso tempo per guardare al
futuro.
Mario: Un cambio di pelle
netto.
Ma la musica è un po’ un
elisir d’eterna giovinezza?
Molti vi vedono ancora come
degli eterni ragazzi.
Mario: Attenzione che dall’eterno ragazzo all’eterno riposo
il passo è breve, eh!
Ciro: Mantiene giovani nel
senso che alimenta la sensibilità, la curiosità, come per un
bambino.
Massimo: Perché facciamo un
lavoro fantastico, abbiamo molto tempo per noi stessi. Alcuni
lavori non ti danno nemmeno
il tempo di pettinarti…
Mimì: Beh, in quello io ho eliminato il problema alla radice
(ridono: Mimì è glabro come una
palla da biliardo, ndr).
Non vi si vede spesso in
tv; una scelta?
Ciro: Le mie cose migliori le
ho fatte fuori dalla tv, il rischio è
la sovraesposizione. Ci andiamo
il giusto, come ora per promuovere il nuovo disco.
Massimo: Purtroppo la musica viaggia con la tv, quindi
se non ci sei dicono: “Ma che
fine avranno fatto i N.p.C.? Si
A tu per tu con l’associazione Alessio, lo sponsor principale di Vocaloops
Come la musica può salvarci la vita
Annamaria Cevolani
ho conosciuto The Swingle
Singers e ovviamente Tobias
Hug, siamo diventati amici.
Poi un giorno mi ha parlato
di questa idea folle del Vocaloops, ma davvero folle credimi,
e io gli ho detto: «Ma perché
no?». Sai, sono matta pure io,
sono fuori come un balcone.
Per me la musica è fondamentale: in ospedale referto, parlo
e ascolto in contemporanea ad
un volume doppio di questo
(volume di un open stage in
corso, ndr)”.
L’associazione Alessio è
nata fin da subito avendo
come focus la musica e i giovani, come tentativo soprattutto
di farli emergere dal vortice
degradato delle periferie: “A
Imola abbiamo fondato l’Orchestra dei giovani talenti un
po’ sul modello del progetto
del maestro Dudamel, che
ha aiutato molti ragazzi ad
uscire fuori. Per esempio a Bologna, ormai, in certi posti la
sera non puoi più uscire. Ci
sono periferie che fanno paura,
fra droga e abusi”. Ma anche
periferie del mondo: “Adesso
abbiamo in ballo un progetto
con Haiti per dare all’ospedale
nuovi macchinari, come pure
per borse di studio e strumenti
musicali che il terremoto aveva distrutto”.
E in Italia? “Anche l’Italia è
un Paese terremotato sai. Beh,
sicuramente la mia terra nel
fisico e nello spirito. Nell’abbazia di Nonantola a Modena,
per esempio, è conservato il
manoscritto di Guido d’Arezzo, in pratica l’inventore della
notazione musicale moderna,
e in pochi lo sanno. A Ferrara
c’è la chiesa dei Teatini con un
quadro del Guercino. È praticamente sempre chiusa! E
poi andiamo al Metropolitan
per vederne uno, magari”. “Io
viaggio molto, e posso giurare
che in Italia abbiamo tanto,
abbiamo tutto, ma non lo sap-
piamo valorizzare. Anche a
Fossano, fuori dal centro, ho
visto tanti negozi chiusi, case
disabitate, dismesse. Sembra
saranno sciolti?”.
Anche se forse il rischio
c’è stato quando, dopo 18
anni è uscito dal gruppo
Diego Caravano?
Ciro (fratello): No, lui ha fatto
una scelta diversa. L’insegnamento. È una decisione che riguarda la sua vocazione e non
il gruppo. A lui forse mancava
l’energia degli inizi.
Gonzalo (cugino): Per noi è
stata in realtà una nuova iniezione di energia. Sentire i pezzi
interpretati da voci nuove ci è
servito molto, come se li provassimo per la prima volta.
L’Orchestra dei numeri
primi, salernitana come voi,
si è esibita a Fossano. Sono
i vostri eredi?
Massimo: È un genere un po’
diverso, a dire il vero. Quello è
un coro, noi siamo un sestetto.
Però promettono bene.
Ma lascerete a loro il testimone quando smetterete?
Ciro: Fra 25 anni forse (ride).
Mario: Solo se riusciranno a
prenderci. Ma non sarà affatto
facile, sai, nonostante l’età “corriamo” ancora piuttosto veloci!
E ci divertiamo da matti, questo
è ciò che conta per davvero.
Servizi a cura di
Federico Carle
Fotografie Laura Atzeni
un paese che sta chiudendo…
Ma Vocalmente è una bellissima iniziativa che non può che
fare bene alla città perché è
musica, e la musica - diceva
Platone - ‘È una legge morale
che dà l’anima all’universo e
le ali al pensiero’. La musica
salva, è vero o no? Beh, io ci
credo!”. Per informazioni:
www.associazionealessio.com