L`utopia realizzata, dai più poveri

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L`utopia realizzata, dai più poveri
Frammenti di utopia :
L'utopia realizzata, dai più poveri...
Articolo di Amaury Begasse de Dhaem s.j. in Cristiani nel mondo, rivista della Comunità di
Vita Cristiana,CVX Italia, marzo-aprile 1998, n° 3/4
Lascia andare il mio popolo
14 luglio 1956, Noisy-le-Grand, periferia di Parigi. Un'ex discarica, ai bordi di una palude.
252 famiglie vivono in baracche di fibrocemento, nel fango. Cinque fontane per 2000
persone. Fa torrido. Un prete, mandato dal suo vescovo in questo luogo maledetto, dove
nessuno vuol andare, si avvicina, contempla il luogo. Quel prete è nato, 40 anni prima, nella
stessa miseria. Istintivamente, riconosce nei volti e nei corpi segnati dalla miseria "sua
mamma, suo fratello, sue sorelle". Riconosce, non un insieme di casi singolari di "persone
disadattate", come si solleva dire, ma la presenza di un popolo di famiglie, del suo "popolo".
È ritornato tra i suoi: "quel giorno", scriverà, "sono ritornato nell'infelicità". Da solo in questo
luogo, di fronte a questa miseria, in questo 14 luglio dove la Francia festeggia la libertà,
l'uguaglianza e la fraternità, è abitato da un sogno, da una speranza: "quel giorno mi sono
promesso che se resterò, li farò salire i gradini dell'Eliseo, dell'Onu, del Vaticano". È rimasto,
ha visto compiersi la sua promessa poi, dieci anni fa, è ritornato dal Padre, lasciando il suo
"popolo" continuare, in tutto il mondo, a percorrere il cammino che con lui aveva intrapreso.
Questo uomo della miseria, questo prete al destino eccezionale, si chiama Joseph Wresinski.
Il suo "popolo" è oggi fiero di portare il nome di Quarto Mondo. Il movimento internazionale
che ha fondato, con uomini e donne di ogni orizzonte, origine, religione, oggi sparsi in più di
cento paesi del mondo, è il Movimento Internazionale ATD Quarto Mondo.
Va al largo e getta le tue reti
Padre Joseph Wresinski è nato ad Angers (Francia), il 12 febbraio 1917. Suo padre è polacco,
sua madre spagnola. La famiglia era caduta nella miseria nera, il padre se ne va alla ricerca di
lavoro, poi ritorna nella sua patria senza dare più segno di vita. Da quattro anni in poi, Joseph
aiuterà sua madre a guadagnare il pane quotidiano per i 4 bambini. Miracolosamente, uscirà
dalla miseria, e dopo la gioventù comunista e la JOC (Gioventù operaia cristiana), deciderà di
diventare prete. Il suo sogno: "rendere i più poveri alla Chiesa e la Chiesa ai più poveri". Va
al largo e getta le tue reti: la sua divisa sacerdotale riassume il senso dalla sua vita. Dalla sua
ordinazione nel 1946 in poi, parte alla ricerca dei "suoi": operai di fabbrica, lavoratori
stagionali in campagna, miniere di sale di Sicilia, borgate romane, fino a questo 14 luglio
dove, finalmente, Dio lo aspetta in mezzo a quel popolo di reietti di cui nessuno vuol più
sentire parlare in quel epoca di prosperità crescente. Dio lo aspetta in questo "al di là della
povertà", ove regna la vergogna e il disprezzo, in questi uomini, donne, bambini che sono
"come morti viventi per tutta la vita"1.
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Cfr "I più poveri quali testimoni dell'indivisibilità dei diritti dell'uomo", Cahiers de Baillet, Editions Quart
Monde, 1996, 21.
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Vergogna, disprezzo, "al di là nella povertà", P. Joseph l'ha vissuto, la riconosce. Sente timore
e tremore, ma la chiamata del Signore è più forte. Se è "ritornato nell'infelicità", è per far
uscire il suo popolo, assieme agli altri, dalla schiavitù d'Egitto.
Non di solo pane vive l'uomo
27 associazioni di beneficenza agiscono sul campo: distribuzione di cibo, di vestiti, di buoni
consigli... P. Joseph sa l'umiliazione di questo aiuto, finché "la mano che dà sta sopra la mano
che riceve". Sa che i più poveri hanno più sete di onore, di rispetto, di comunione, che non di
pane. Perché "ogni uomo è un uomo", dotato di memoria, di intelligenza, di libertà e di
volontà, chiamato alla responsabilità. Bisognerà chiedere alle associazioni di lasciare il
campo. Affinché rinasca la speranza, bisognerà ridare a questo "popolo" la memoria della sua
storia. E nel 1957, mentre a Roma nasce l'Europa delle economie, a Noisy-le-Grand, in questo
campo sperduto, P. Joseph, le famiglie più povere del campo e i loro amici cominciano a
costruire una Europa degli uomini dove i più poveri diventano la pietra di paragone di tutti i
progetti, i motori dell'azione, i primi agenti dell'unità da venire. Insieme, creano ciò che
diventerà il Movimento internazionale ATD Quarto Mondo: movimento creato non per le
famiglie, ma con le famiglie e dalle famiglie. Movimento che presto unirà, attorno agli ultimi,
uomini e donne di buona volontà uniti per lottare, non contro altri uomini, ma contro la
miseria. Importa solo che uno accetti di mettere l'ultimo al centro delle sue scelte di famiglia,
di professione, di politica, di fede, di impegnarsi nella lotta contro la miseria e di vivere fino
in fondo la propria fede o il suo impegno per l'uomo.
"Non esistono avversari da sconfiggere, ma amici da conquistare" dirà P. Joseph. Perché
"ogni amore degli uni che esclude l'amore degli altri non è amore di Cristo", come diceva
Madeleine Delbrêl. Perché "non lottiamo contro avversari di carne e di sangue, ma contro i
principi, contro le potenze, contro dominatori di questo mondo oscuro, contro gli spiriti
maligni delle regioni celesti", come diceva S. Paolo. Alla logica del peccato che divide
risponderà quella dell'alleanza che riunisce ciò che gli uomini hanno separato. Alla logica
dell'odio risponderà il perdono, questa "magnificenza senza logica". In un epoca dove si parla
molto di ecumenismo, di dialogo interculturale e interreligioso, ecco un cammino d'unità,
ecco una via pratica, diretta, aperta a tutti e in grado di far sorgere l'unità senza negare le
differenze.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e delle terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai
sapienti e le hai rivelati ai piccoli
Dall'inizio della storia della Chiesa fino ad oggi, la carità cristiana aveva spinto uomini e
donne ad andare verso i più poveri dei loro fratelli. San Francesco, S. Vincenzo de Paoli o
Madre Teresa esprimono questo bel cammino di discesa. Ma ecco che, finalmente, dopo
secoli di discese, sorge dai più poveri stessi una risposta. La prenderemo sul serio, questa
risposta che loro ci danno? Nel 1957, ecco che "sorge un popolo", il popolo di coloro di cui
non si aspettava niente, se non di accogliere il nostro aiuto, la nostra benevolenza ed i
cammini da noi preparati per la loro marcia. Questo popolo si alza, si mette a camminare, ci
viene incontro, ci propone di camminare ai suoi fianchi per costruire, insieme, un nuovo
progetto di civiltà e ci offre di entrare in un vero scambio reciproco.
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E questo popolo è proprio colui a cui Cristo, nato nella mangiatoia delle bestie, morte nudo,
fuori città, crocefisso, "riscattato per due colombe e consegnato per 30 moneta d'argento", si è
identificato fin dall'inizio: popolo "senza figura ne splendore per attirare i nostri sguardi, né
prestanza, sì da poterlo apprezzare, simile ad uno davanti al quale ci si copre la faccia", ma
che ha fatto gioire il Signore: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e delle terra, che hai
nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelati ai piccoli".
I più poveri desiderano semplicemente essere presi sul serio, come uomini e donne chiamati
alla libertà e alla responsabilità, non come mezzo-uomini, oggetti di assistenza. Al punto di
far dire al P. Joseph che "colui che è cristiano e fa del sociale con i poveri insulta Dio",
intendendo per fare del sociale "tutti quelli che gestiscono la vita degli altri". Nel campo, le
famiglie si mettono all'opera con P. Joseph e quelli che cominciano a venire. La minestra
popolare si vede sostituita da un asilo nido e da una biblioteca. La distribuzione dei vestiti fu
rimpiazzata da una vendita di oggetti e abiti usati. Una pre-scuola fu eretta per evitare il
collocamento dei bambini. Due centri per le donne e gli uomini furono realizzati, e poi un
laboratorio. P. Joseph si impegna perché i bambini andassero alla scuola del quartiere, come
qualsiasi bambino del comune. Fece costruire una cappella, abbellita dalle vetrate di uno dei
maggiori artisti del tempo, per mettere fine a uno dei più grandi scandali: privare i più poveri
della Parola, dell'Eucaristia, del perdono...
Da Noisy-le Grand a Bangkok, da New-York a Ouagadougou, da La Paz a Mosca
Nel 1957, l'utopia comincia a cessare di essere u-topia. L'utopia riceve un primo luogo. Non
un luogo da cui di solito si prende la parola, si porta un lieto annunzio, bensì il bidonville di
Noisy-le-Grand. Poi, chiamate vengono da diversi luoghi di miseria. P. Joseph si mette a
percorrere il mondo. I primi volontari partono all'estero, laddove l'appello si fa più urgente,
laddove nessuno vuol andare...L'utopia prende corpo in luoghi sempre più lontani: da un
ponte di Manila ad una fogna a La Paz, dall'ultima casa di un villaggio sperduto d'Africa ad
un scantinato di Milano, dal Bronx al metro di Mosca, da Bangkok al Cap, ...
P. Joseph sa quanto la solitudine davanti alla miseria può portare allo scoraggiamento e
addirittura alla rinuncia quelli che si confrontano con essa. Ora, i più poveri hanno bisogno di
fedeltà, di costanza, di amicizia duratura. Egli crea allora il "Forum permanente della grande
povertà", ormai presente in più di 100 paesi del mondo. Uomini e donne impegnati a fianco
dei più poveri, legati o no al Movimento ATD, formano una grande catena di amicizia e
possono scambiare sulle loro esperienza, sulle loro difficoltà e le loro gioie o speranza,
gridare o incoraggiarsi a vicenda, lungo questa strada.
Da Noisy-le-Grand all'Eliseo, da Cuzco all'Onu, da Manila al Vaticano
Attorno ai più poveri, altri verranno, di ambienti molto diverse. Il Movimento ATD prende
forma. Al suo centro, le famiglie più povere. Attorno ad essi, un gruppo di uomini e di donne,
gli uni sposati, gli altri celibi, gli uni ricchi, gli altri meno ricchi, gli uni bianchi, gli altri neri
o gialli, gli uni credenti in Dio e nell'uomo, gli altri nell'uomo, gli uni cattolici, gli altri
protestanti, ortodossi, anglicani, ebrei, musulmani, buddisti, lasciano le loro occupazioni per
dedicarsi, a tempo pieno, a questa avventura: saranno i "volontari permanenti", lavorando in
équipe, ormai in 24 paesi del mondo, nei diversi continenti. Alcuni lavorano nei luoghi di
miseria. Altri lavorano presso le Istituzioni internazionali e nei luoghi dove si decide
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l'avvenire del mondo, per farvi sentire la voce dei più poveri. Poi ci sono gli "alleati", gli
"amici", gli "simpatizzanti", presenti in più di cento paesi (in Italia, ce ne sono a Roma,
Potenza, Firenze, Milano, Mantova...), che porteranno nella loro famiglia, nelle loro
comunità, nel loro lavoro, nelle loro responsabilità economiche, sociali, politiche, spirituali, la
voce dei senza voci. Nascono gli intergruppi parlamentari trasversali ATD Quarto Mondo, tra
l'altro al Parlamento europeo, i gruppi stampa (come quello di Roma), i Circoli di pensiero
Wresinski (come a Roma o a Milano), etc...
Così, sia attraverso i volontari, sia attraverso gli alleati, sia in persona, i più poveri andranno a
salire i gradini dell'Eliseo, dell'Onu, del BIT, del Consiglio di Europa, del Vaticano, per
condividere con gli altri il loro pensiero, la loro conoscenza, i loro sogni, le loro speranze, la
loro fede, la loro preghiera. Offrono a tutti, non più dei "frammenti di utopia", bensì delle
briciole preziose, che cadono di una tavola che trabocca di doni: la tavola dei piccoli e dei
poveri, che non sono più solo dei maestri da servire, ma dei maestri di pensiero. Ci regalano
questo sguardo che vede tutto dal basso, ma che guarda sempre verso l'alto, "verso Colui che
hanno trafitto".
Nel 1985, P. Joseph, membro del Consiglio economico e sociale della Repubblica francese, è
incaricato del rapporto "Grande povertà e precarietà economica e sociale". Mobilita tutto il
suo popolo, le équipe di volontari, affinché la voce dei più poveri possa farsi sentire. Nel
1987, il rapporto è adottato per consenso. La voce dei più poveri si era fatta sentire sui
gradini dell'Eliseo. Il 17 ottobre 1987, davanti a 100 000 difensori dei diritti dell'uomo di
ogni orizzonte, P. Joseph inaugura al Trocadero di Parigi, laddove nel 1948 è stata proclamata
la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la "Pietra commemorativa all'onore delle
vittime della miseria". Il 17 ottobre sarà poi proclamato dalle Nazioni Unite "Giornata
mondiale per il rifiuto della miseria" e il Segretario generale dell'Onu verrà anche lui sulla
Pietra. La miseria ci è presentata come una violazione dei diritti indivisibili dell'uomo.
Rendere ai più poveri l'esercizio dei loro diritti è renderli in grado di prendere le loro
responsabilità, di decidere della propria vita, di esercitare la loro libertà. Da questo giorno in
poi, nasce questa tradizione di radunarsi, in molti luoghi del mondo, per proclamare insieme il
rifiuto della miseria, per far memoria e render omaggio alle sue vittime e per dar speranza: "la
miseria non è fatale. Essa è prodotta dagli uomini. Gli uomini portano in sé i mezzi per
distruggerla". Così pure a Roma, un gruppo si raduna ogni 17 del mese, all'Isola Tiberina. La
voce dei più poveri si era fatta sentire sui gradini dell'Onu.
Nel 1982 e nel 1989, il Santo Padre riceverà prima i giovani, poi le famiglie del Quarto
Mondo. Nel 1997, a Parigi, Giovanni Paolo II sceglieva di cominciare le Giornate Mondiali
della Gioventù andando a raccogliersi in preghiera sulla "Pietra commemorativa" del
Trocadero, con 300 giovani di ogni orizzonte attorno ai più poveri. Il mondo intero poté
vedere il "Servitore dei servitori di Dio" camminando con fatica sul Sagrato delle libertà e dei
diritti dell'uomo, appoggiandosi sul braccio di un ragazzo del Quarto Mondo. Immagine di un
capovolgimento. La voce dei più poveri si era fatta sentire sui gradini del Vaticano.
P. Joseph ritornò a Dio il 14 febbraio 1988. Nella cattedrale di Parigi, attorno al Cardinale
Lustiger, ricchi e poveri, destra e sinistra si ritrovarono per celebrare la vita di un povero e
umile sacerdote spesa per radunare nell'unità i figli di Dio dispersi. "Non ha fatto nient'altro
che seguire Gesù Cristo miserabile, attraverso la tentazione nel deserto, e di spogliamento in
spogliamento, a causa di Lui", dirà qualcuno. Per il P. Joseph, la tentazione nel deserto era il
luogo chiave della vita di Cristo, della sua propria vita, della vita di ogni cristiano. Lì,
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liberamente, Gesù ha scelto il cammino di Gerusalemme, il cammino della Croce,
abbandonandosi all'impotenza totale che è quella dei più poveri, rinunciando ad ogni potere
che non sia secondo lo spirito di Dio. L'inno dei Filippesi (cap. 2) rappresentava tutta la sua
vocazione sacerdotale. Quella di un "altro Cristo" che accetta di entrare in questa discesa
negli inferi per farne uscire quelli, ricchi o poveri, che ne sono prigionieri. Quella di un "altro
Cristo" che possa sentire la chiamata dei più poveri al perdono, ma che sappia anche
discernere "dove scagionare e dove perdonare". Quella di un "altro Cristo" che faccia
veramente ciò che gli uomini spesso non sanno fare: avere fiducia nei più poveri. Perché ogni
uomo è un uomo. Perché ogni uomo è figlio di Dio. Perché ognuno riceve il dono di
manifestare lo Spirito in vista del bene comune, ci dice S. Paolo. La lavanda dei piedi, "non
un gesto, ma uno stato di vita", è la risposta: "solo la comunità dove ognuno si fa lo schiavo
degli altri è quella che i più poveri riconosceranno come autentica e della quale accetteranno
la buona novella".
Perché sei venuto a turbarci?
Oggi, migliaia e migliaia di uomini e di donne continuano a camminare insieme sulla strada
percorsa da P. Joseph e dal suo "popolo", verso la terra promessa dove la miseria possa essere
vinta, non perché il pane sarà messo in ogni bocca, ma perché a tutti sarà ridato l'onore, la
libertà, il diritto di essere responsabile e di contribuire all'edificazione della casa comune, e di
camminare insieme verso la Gerusalemme celeste. Il più povero sta alle nostre porte. Il più
povero, non il "buon" ma il "cattivo" povero, colui di cui non si spera più nulla, mette in crisi
le nostre false sicurezze e le contraddizioni del nostro agire rispetto alle nostre belle parole e
intenzioni. Tu mi parli di "Diritti dell'uomo", dell'uomo in quanto uomo, e lui ti mostra che
solo alcune categorie di uomini ne gioiscono, e che non sono dunque, in verità, dei "Diritti
dell'uomo". Tu mi dici voler bene ai poveri, ma di lui non vuoi imparare e ricevere, ma solo
dare, aiutare. Ma se "amare è volere che l'altro sia più grande di se stessi" e quindi voler
ricevere da lui, non è l'unica via alla quale il vero amore del più povero ti porterà, prima o
poi?. Tu mi parli della tua opzione preferenziale per i poveri, ma la via che loro devono
percorrere, sei tu che l'hai tracciata per loro...
"Perché sei venuto a turbarci?". Stavamo cosi tranquilli, con i nostri pensieri e le nostre vie. Il
più povero è sulla nostra strada il segno di contraddizione, la pietra d'inciampo, il "tallone
d'Achille" di ogni nostra teoria e azione. Si fa garante dell'universalità umana, e perciò la
priorità del più povero è l'unica priorità politica veramente democratica. Non perché esclude
gli altri, ma precisamente perché nell'ultimo, è "come se tutta l'umanità fosse abbracciata in
un solo uomo". Ci è chiesto, non qualche aiuto rassicurante, ma una vera e propria
conversione. Conversione dello sguardo, dell'intelligenza e del cuore: la pietra d'inciampo è
chiamata a diventare nondimeno che la pietra d'angolo. Abbiamo paura, come davanti ad ogni
vera conversione. Sentiamo che qui si gioca tutta la nostra vita, chiamata a capovolgersi
radicalmente. Avvertiamo che qui sta in ballo una vera e propria rivoluzione copernicana,
molto più radicale che quella che ci porterebbe a prendere le armi per abbattere il presunto
nemico. Il centro di gravità è decisamente spostato. Abbiamo paura, ma Gesù ci risponde, sul
volto dell'umiliato: "Fatevi animo, Io sono, non abbiate paura". Io sono, Ego eimi, Yahvé, la
cui gloria risplende sotto specie di miseria. Come a Betlemme, come sulla Croce, uomo dei
dolori, come nell'eucaristia. Ecce homo, ecce Deus. "Avvicinatevi, e imparate da me che io
sono dolce e umile di cuore. Mio giogo è facile e il mio fardello leggero".
Se conoscessi il dono di Dio
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Lasciamoci turbare, seriamente. "Se conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice", nella
strada, alla mensa, nella baracca, nella roulotte, sul sagrato della tua chiesa, : 'Dammi da bere',
tu gli avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva".
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