Clicca qui

Transcript

Clicca qui
Scuola Dottorale Internazionale di Studi Umanistici – XXVIII ciclo
Indirizzo: Scienze letterarie: retorica e tecnica dell’interpretazione
Progetto di ricerca: Il Palamede di Euripide. Edizione e commento dei
frammenti
Candidata: Irene Orsomarso
Il mio progetto di ricerca nasce dall’interesse per una delle trilogie di Euripide, quella
comprendente l’Alessandro, il Palamede e le Troiane, rappresentata nel 415 a. C1. e chiusa dal
dramma satiresco Sisifo. A richiamare la mia attenzione è, in particolare, il Palamede, di cui la
tradizione indiretta ci ha conservato tredici frustuli. Il mio intento è quello di curare un’edizione
critica dei frammenti, corredata dalla traduzione italiana, dal commento storico-letterario e
dall’analisi metrico-stilistica. Restaurare la trama e l’architettura di un dramma perduto richiederà
un faticoso e attento lavoro di interpretazione, mirante ad una ricostruzione tanto affidabile quanto
più conforme al contesto in cui è stato scritto. La critica testuale si snoderà per i rami della
paleografia, della codicologia, della storia delle biblioteche, con l’obiettivo di fornire uno strumento
per uno studio di tipo letterario e storico. Si tratta di un progetto impegnativo che si avvarrà della
tradizione manoscritta e delle edizioni critiche moderne; sussidiari saranno lessici e indici.
FASI DI LAVORO
PRIMA FASE: LA RICOSTRUZIONE DEL MITO
Funzionale al risultato della ricerca sarà la sua articolazione in tre fasi, ciascuna con degli obiettivi
predefiniti. Nel primo stadio mi dedicherò al mito: per restituire alla modernità un dramma che
aveva per protagonista Palamede, reputo di preliminare importanza tracciare i contorni della sua
leggenda e gettare luce sulla sua figura. Palamede, figlio di Nauplio 2, è uno degli eroi più importanti
della saga troiana e, prima di affacciarsi sulle scene di Atene, dall’età arcaica a quella classica, ha
attraversato i generi dell’epica e della lirica. Ripercorrendone la storia letteraria, emergerà la sua
identità e si potrà carpire la ricezione del suo mito nei diversi periodi. La prima attestazione si
trovava nei Cypria, poema del ciclo notoci dall’epitome di Proclo e da pochi frammenti.
Dall’epitomatore sappiamo che Palamede compariva in due episodi, quello della finta follia di
Odisseo e quello della sua morte. Su entrambi Proclo è estremamente sintetico. Nel primo caso ci
1
Da un passo di Eliano (Var. Hist. 2, 8) e da due scholia ad Aristofane (Vesp. 1326; Av. 842) sappiamo che Euripide
rappresentò questa tetralogia durante la novantunesima Olimpiade, riportando il secondo posto, battuto da un certo
Senocle.
2
La leggenda vuole che Nauplio fosse un demone marino, figlio di Poseidone.
1
riferisce che Palamede, minacciando la vita del piccolo Telemaco con la spada sguainata, ha
smascherato Odisseo che si fingeva pazzo per sottrarsi alla guerra di Troia. Ad integrare Proclo con
i dettagli della vicenda sono mitografi, eruditi e grammatici, come Apollodoro (Ep. 3, 7), Servio
(Aen. 2, 81) e Igino (Fab. 95), dei quali confronterò le versioni per stabilire quale ricondurre ai
Cypria e quali, invece, alla tragedia. La stessa operazione occorrerà per l’altro episodio, sul quale
Proclo è ancora troppo vago. La raccolta delle fonti disegnerà un quadro eterogeneo, con differenti
versioni della morte di Palamede; dopo aver statuito quale possa risalire ai Cypria, mi soffermerò su
quella più nota3 e complessa, in cui l’eroe viene condannato alla lapidazione dai Greci, in seguito al
processo intentatogli da Odisseo con l’accusa di connivenza con il nemico. Questa versione
costituisce uno dei punti cruciali del lavoro: secondo Cicerone (De off. 3, 26, 97) ad introdurla sono
stati i tragici e, sulla base di questa testimonianza, si crede che nucleo comune delle tragedie 4
dedicate a Palamede fosse la scena del processo. In uno stadio più avanzato della ricerca, uno dei
nodi più intricati da sciogliere sarà riconoscere quale, tra le versioni fornite dai mitografi, riproduca
la scena del processo incastonata nel Palamede di Euripide.
Occupandomi della facies di Palamede nell’epica, m’inoltrerò nell’annosa questione che ha diviso
antichi5 e moderni6 sul silenzio di Omero, cercando di dare una risposta al perché il poeta escluda
Palamede dall’Iliade e dall’Odissea. Si tratta di una scelta consapevole, dovuta alla demistificazione
subita da Odisseo nella vicenda del suo rivale, oppure Palamede è figlio di un’epica successiva?
Proseguendo nel viaggio attraverso i generi letterari della Grecia antica, alla ricerca di informazioni
su Palamede, una tappa decisiva sarà segnata dalla lirica. Si deve, infatti, ai lirici la
caratterizzazione di Palamede inventore, artefice di una vasta gamma di escogitazioni. Tra le
numerose attestazioni, avrò cura di reperire almeno le principali, guidata in questo dalla tesi di
dottorato di Jahn7. Si vedrà che il Palamede heuretes s’inserisce, nella seconda metà del V secolo a.
C., nel dibattito sulle technai, che trova espressione nel teatro di Eschilo 8, Sofocle9 ed Euripide10 e
3
Paus. 10, 31, 12; Alcid. Od.; Philostr. Her. 714, 5-10; Apoll. Ep. 3, 8; Hyg. Fab. 105 etc.
Il mito di Palamede ha catturato l’interesse dei tragediografi: abbiamo, infatti, notizia di numerosi drammi dedicati ad
episodi della sua saga. Eschilo, Sofocle, Euripide e Astidamante il Giovane hanno composto ciascuno un Palamede;
Sofocle è autore anche di un Odisseo folle, un Nauplio navigatore e un Nauplio accenditore del fuoco; Filocle e
Licofrone hanno composto entrambi un Nauplio. Delle opere dei tre grandi tragici rimangono pochi frammenti, che
dovranno essere attentamente esaminati nel corso della ricerca.
5
Filostrato (Her. 691, 32-33) e il compilatore della Suda (P 44, 6-9) asseriscono che il silenzio di Omero sia volontario;
Strabone (8, 6, 2, 9-15) ritiene, invece, che Palamede sia invenzione di poeti postomerici.
6
Studiosi come Vellay (1956, 66-67), Szarmach (1974, 38), Clua (1985, 74ss.) seguono il parere di Filostrato; Lang
(1910, 188ss.) e Howald (1939, 7) si allineano a Strabone.
7
O. Jahn, Palamedes, Diss., Hamburgi 1836.
8
E’ communis opinio che nel Prometeo incatenato il titano, presentato come l’iniziatore della maggior parte delle arti e
delle scienze, sia la personificazione dell’intelligenza e della creatività con cui l’uomo si è evoluto dallo stadio
primitivo (vv. 442ss.).
4
2
nelle declamazioni di Gorgia e Alcidamante, l’Apologia di Palamede e l’Accusa contro Palamede.
Queste due orazioni, negli studi sul Palamede di Euripide, hanno un peso notevole, in quanto non
pochi critici11 vi riconoscono il punto di partenza per la ricomposizione della trama. Maestro e
allievo avrebbero ripreso da Euripide la scena del processo, inscrivendola nell’esaltazione gorgiana
della retorica, imperniata sul principio della parola onnipotente: proiettando nella Justizmord di
Palamede, Socrate avant la lettre, le accuse rivolte ai sofisti, bollati da Platone come rivenduglioli
di pseudosapere, Gorgia e Alcidamante avrebbero tentato di riaccreditare il movimento sofista,
elevando l’eroe a loro illustre precursore. Attraverso la lettura delle due orazioni mi addentrerò
nella spinosa questione sui rispettivi nessi con il Palamede di Euripide, nel tentativo di chiarire,
anche sulla base della cronologia, i rapporti di dipendenza e di distinguere fra prestito e
contaminazione. In questa fase sarà necessaria anche la lettura dell’Heroikos di Filostrato12, operetta
in forma dialogica che rappresenta la più completa e dettagliata esposizione della leggenda di
Palamede in nostro possesso. Nel suo dialogo Filostrato fa esplicita menzione del Palamede di
Euripide; perciò la presenza al suo interno di temi gorgiani ha fatto supporre che la tragedia sia stata
la fonte comune di Gorgia e di Filostrato.
Da quanto scritto sinora è evidente che la prima fase, dispiegandosi per una meticolosa ricerca delle
fonti, mi rapporterà ad un numero cospicuo di testi, tra i quali sarà mio compito individuare la
ὐpόqesij del Palamede di Euripide.
SECONDA FASE: LA CRITICA DEL TESTO
Nel secondo momento entrerò nel vivo del progetto, impegnandomi nella non facile operazione
della constitutio textus. Si è già detto che del Palamede di Euripide ci restano tredici frammenti, i
più consistenti dei quali sono citati da Stobeo, mentre gli altri sono riportati da grammatici ed
eruditi, prosatori fra i quali Strabone, Eustazio, Esichio, Orione, Polluce, Diogene Laerzio, Tzetze.
Le edizioni critiche dei moderni a nostra disposizione ci informano sui codici dei testimoni del
frammento, sul loro contenuto e sulla loro dislocazione, ma è proprio di un filologo scrupoloso
procedere, comunque, ad una ricognizione dei testimoni. Sarà, pertanto, mio impegno visionare un
numero sufficiente di codici (ricorrendo a microfilm e/o fotografie digitali, quando non sia possibile
9
Sofocle nel coro dell’Antigone (vv. 332ss.) celebra la deinotes, la capacità con cui l’uomo ha realizzato le sue
conquiste.
10
Un esempio è rappresentato dai vv. 195ss. delle Supplici.
11
Cfr. Szarmach 1975, pp. 254ss.
12
Noto sofista appartenente al circolo culturale di Giulia Domna- moglie di Settimio Severo- e morto, probabilmente,
durante il regno di Filippo l’Arabo (244-249 d. C.). Si tratta del secondo dei tre autori omonimi, originari di Lemno e
imparentati fra loro, di cui troviamo notizie confuse in Suda F 421, 1-7; F 422, 1-10; F 423, 1-6. Le sue opere più
famose sono La vita di Apollonio di Tiana (composta su commissione dell’imperatrice) e Le vite dei sofisti.
3
l’autopsia), collazionare e i codici e le edizioni per isolare le varianti (collatio). Passo successivo
sarà valutare le lezioni (recensio) fino a formulare la mia ipotesi sul testo (constitutio textus). Il
testo dovrà essere corredato da un apparato critico che dia ragione delle scelte operate, registrando
puntigliosamente le varianti.
Per la colometria, seguirò l’indirizzo suggerito nell’ultima Scuola estiva di metrica e ritmica greca,
tenutasi ad Urbino nei giorni 3-7 settembre 2012: evitare congetture che forzino il testo col rischio
di snaturarlo e attenersi, piuttosto, ai codici.
Per l’analisi linguistica mi avvarrò di lessici quali TGL, LSJ, Chantraine 1968.
Per un buon commento dei frammenti, mi prefiggo di approfondire, nel corso dei tre anni di
dottorato, le mie conoscenze sulla poetica e le tecniche teatrali di Euripide, attraverso una ricca e
aggiornata bibliografia, prestando particolare riguardo anche all’Alessandro, alle Troiane e al Sisifo.
Il Palamede, difatti, dovrà essere inquadrato all’interno della tetralogia di appartenenza, al fine di
prendere una posizione fra quanti sostengono il tipo della trilogia o tetralogia legata e quanti
parlano di drammi indipendenti13. Inoltre sarà interessante verificare eventuali allusioni a fatti o
personaggi contemporanei. Partirò dalla considerazione che, mediante il martirio di Palamede,
Euripide affronta i temi della colpa e della punizione, già trattati da Eschilo e Sofocle, ma da una
diversa prospettiva. Mentre per Eschilo e Sofocle la tragedia è lo specchio del mondo governato da
un doppio ordine di cause, divine e umane, che il poeta tragico cerca di penetrare, ispirato e sorretto
dalla fede negli dei, Euripide riduce il divino a cornice, volendo gettare nuova luce sulle azioni
dell’uomo, sviscerandone la psiche: il male è annidato nella coscienza, in una continua lotta con un
mondo imprevedibile. Protagonista del suo teatro, quindi, diventa l’uomo greco immerso
nell’affannosa ricerca di nuovi equilibri che possano risollevarlo dalla crisi in cui versa la polis. Se,
dunque, la tela euripidea s’infittisce di significazioni non più metafisiche ma esistenziali, mi chiedo
se la trilogia rappresentata nel 415 a. C., nel clima bellicoso che preludeva alla spedizione di Sicilia,
fosse permeata dello spirito pacifista di Euripide e, perciò, carica di un messaggio politico. In
questo caso potremmo ravvisarvi un manifesto di intima compenetrazione di vita e di poesia.
13
Dai titoli si deduce che le tragedie trattavano miti del ciclo troiano; il dramma satiresco, invece, narrava una vicenda
estranea. I più credono che si possa parlare di trilogia legata, secondo gli altri mancano elementi decisivi a favore di
questa ipotesi; solo Schöll (1839, pp. 121ss.) ipotizza una tetralogia saldamente collegata.
4
TERZA FASE: L’EDIZIONE CRITICA
L’approdo naturale del lavoro di critica testuale sarà l’edizione critica. Prima della stesura, saranno
necessarie una ricognizione dei risultati del progetto e una sistemazione dei dati. L’edizione dovrà
comporsi delle seguenti parti:
- una premessa con una succinta rassegna delle opere degli autori greci e latini che si sono occupati
del mito di Palamede;
- un nucleo centrale comprensivo di conspectus siglorum, testo, apparato critico, traduzione e
commento;
- una proposta di ricostruzione, in appendice, che intervenga sui punti più controversi del dramma:
la versione mitica seguita, il prologo, il coro e l’esodo 14;
- una nota bibliografica ordinata per edizioni, opere di consultazione generale, grammatiche, lessici
e indici, monografie e saggi vari.
OSSERVAZIONI
A mio avviso, la qualità del presente progetto è decisa dal suo orientamento multidisciplinare: la
filologia classica abbraccia nel suo seno più scienze del mondo antico e per iniziarmi al metodo
filologico dovrò acquisire competenze specifiche, attraverso scuole e corsi specializzanti. Una borsa
di studio d’Ateneo o FSE, sostenendomi in attività del genere e negli spostamenti finalizzati alla
frequentazione di biblioteche e alla pratica delle lingue straniere, favorirebbe la ricerca e i suoi
risultati. L’erogazione sarebbe motivata dall’impegno che il progetto profonde nel campo della
conservazione e trasmissione dei classici. Essi si prestano sempre a nuove interpretazioni; perciò,
sebbene l’universo euripideo sia stato ampiamente esplorato e la bibliografia attuale vanti contributi
all’apparenza inappuntabili, la mia ricerca si prefigge di rilevare ciò che è sfuggito ai precedenti
editori dell’opera scelta. Per rimarcare l’ampio respiro e il carattere interdisciplinare del progetto,
mi preme, inoltre, far notare che la prima sezione del lavoro potrebbe costituire un valido punto di
partenza per una monografia su Palamede, un personaggio che abita non solo le pagine greche e
latine, ma che ha conquistato un degno spazio anche nella letteratura bizantina e medievale 15.
14
Sono le parti che suscitano maggiori perplessità fra gli studiosi, poiché pare che la maggior parte dei frammenti
pervenutici vada assegnata all’agone e risulta arduo focalizzare gli altri episodi.
15
Per fare degli esempi, troviamo Palamede negli Antehomerica di Tzetze, nella Daretis Ilias di Giuseppe Iscano, nel
Roman de Troie en prose di Benoît de Sainte-Maure, nell’Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne.
5
Bibliografia
Edizioni
I. Bekker, Anecdota Graeca, 3 voll., Berolini 1814-1821.
I. Bekker, Aristophanis comoediae, vol. I, Londini 1829.
L. Spengel, Rhetores Graeci, vol. III, Lipsiae 1856.
G. Dindorf, Poetarum scaenicorum graecorum…fabulae superstites et perditarum fragmenta, 5°
ed., Londinii 1869.
C. L. Kayser, F. Philostrati opera auctoria, vol. II, Lipsiae 1872.
H. Keil, Grammatici latini, voll. VI-VII, Hildesheim 1961.
A. Nauck, Tragicorum Graecorum Fragmenta, 2° ed., Leipzig 1889, supplementum…adiecit B.
Snell, Hildesheim 1964.
S. Radt, Tragicorum Graecorum fragmenta, Göttingen 1977.
G. Avezzù, Alcidamante. Orazioni e frammenti, Roma 1982.
Studi
C. Bearzot, L’idea di progresso nel mondo greco, in Rivista della scuola Superiore dell’economia
e delle finanze 2007, pp. 1-10.
G. Cambiano, Platone e le tecniche, Torino 1971.
A. Capizzi, I sofisti ad Atene. L’uscita retorica dal dilemma tragico, Bari 1990.
A. Clua, El mite de Palamedes a la Grècia antiga: aspectes canviants d’un interrogant cultural i
històric, “Faventia” 7, 1985, pp. 69-93.
A. Clua, Palamedia. IV, Acotaciones iconográfico-religiosas a la «Justizmord» o muerte mitica de
Palamedes in E. Calderón ecc. (a cura di), Koinòs Lógos: Homenaje al professor J. García López,
I, Universidad de Murcia 2006, pp. 181-186.
J. A. Coulter, The Relation of the Apology of Socrates to Gorgias’ Defence of Palamedes and
Plato’s Critique of Gorgianic Rhetoric, “HSCP” 68, 1964, pp. 269-303.
J. A. Davison, rec. A P. Von der Mühll, Kritisches Hypomnema zur Ilias, Basel 1952, “GGA” 208,
1954, pp. 38-45.
6
E. Delebecque, Euripide e la Sicilia, “Dioniso” 43, 1969, pp. 227-245.
A. Dihle, Das Satyrspiel Sisyphos, “Hermes” 105, 1977, pp. 28-42.
D. Fabiano, La fatica di Sisifo e le astuzie di Hades, “QRO” 1, 2008, pp. 238-257.
R. Falcetto, Il mito di Palamede nell’Heroikos di Filostrato, in Atti del convegno Forme di
comunicazione nel mondo antico e metamorfosi del mito: dal teatro al romanzo, Torino 18-19
ottobre 2001.
M. Guardini, Le forme della sapienza in Odisseo e Palamede, in Atti del seminario di studio
Odisseo dal Mediterraneo all’Europa, Trento 20 febbraio-20 marzo 2001, a cura di L. de Finis ecc.,
Amsterdam 2002, pp. 57-66.
E. Howald, Palamedes, “GArb” 6, 1939, p. 7.
W. Jaeger, Paideia, I, Berlin 1934.
O. Jahn, Palamedes, Diss., Hamburgi 1836.
A. Kiessling- U. v. Wilamowitz-Möllendorff, Philologische Untersuchungen, VII, Berlin 1884.
G. L. Koniaris, Alexander, Palamedes, Troades, Sisyphus. A connected tetralogy? A connected
trilogy?, “HSPh” 77, 1973, pp. 85-124.
A. Lang, The Story of Palamedes, in The World of Homer, New York-Calcutta 1910, pp. 188-196.
B. Menegazzi, L’Alessandro di Euripide, “Dioniso” 14, 1951, pp. 172-197.
M. Migliori, La filosofia di Gorgia, Milano 1973.
G. Murray, The Trojan Trilogy of Euripides (415 B. C.), in Mélanges G. Glotz. II, Paris 1932, pp.
645-656.
G. Murray, Euripides’ Tragedies of 415 B. C.: the Deceitfulness of Life, in Greek Studies, Oxford
1946, pp. 127-148.
E. Paci, Storia del pensiero presocratico, Torino 1957.
N. Pechstein, Euripides satyrographos, Stuttgart-Leipzig 1998.
G. Perrotta, L’Ecuba e le Troadi di Euripide, “A & R” 6, 1925, pp. 264-293.
A. Pertusi, Il significato della trilogia troiana di Euripide, “Dioniso” 15, 1952, pp. 251-273.
E. D. Phillips, A suggestion about Palamedes, “AJA” 78, 1957, pp. 267-278.
H. Planck, De Euripidis Troica Didascalia, Gottingae 1840.
Z. Ritoók, Zur Trojanischen Trilogie des Euripides, “Gymnasium” 100, 1993, 109-125.
7
M. Rocchi, Lineare B e alfabeto nel mito di Palamedes, in Atti del convegno internazionale Dal
Miceneo all’alto arcaismo, Roma 14-19 marzo 1988, a cura di D. Musti ecc., Roma 1991, pp. 551562.
A. Schöll, Zur Kenntniss der tragischen Poesie der Griechen, Berlin 1839.
R. Scodel, The Trojan Trilogy of Euripides, Göttingen 1980.
T. Sinko, Literatura grecka, Kraków 1931.
W. B. Stanford, The Ulysses Theme, Oxford 1954.
H. Steiger, Warum schrieb Euripides seine Troerinnen, “Philologus” 13, 1900, pp. 362-399.
F. Stössl, Die Tragödien der drei groben Tragiker und das Problem der Hypothesis, “WS” 79,
1966, pp. 93-101.
M. Szarmach, Le mythe de Palamède avant la tragèdie grecque, “Eos” 62, 1974, pp. 35-47.
M. Szarmach, Les tragedies d’Eschyle et Sophocle sur Palamède, “Eos” 62, 1974, pp. 193-204.
M. Szarmach, Le Palamède d’Euripide, “Eos” 63, 1975, 249-271.
M. Untersteiner, La fisiologia del mito, Milano 1946 e 1991.
M. Untersteiner, Sofisti. Testimonianze e frammenti. Fascicolo secondo: Gorgia, Licofrone e
commento, Firenze 1961 e 1967.
M. Untersteiner, I Sofisti, Milano 1996.
Ch. Vellay, La Palamedie, “BAGB” 22, 1956, pp. 55-67.
J. P. Vernant, Mito e pensiero presso i Greci. Studi di psicologia storica, Torino 1970 e 1978.
T. B. L. Webster, Euripides’ Troyan Trilogy, in For Service to Classical Studies; Essays in
Honour of F. Letters, Melbourne 1966, pp. 207-213.
T. B. L. Webster, The Tragedies of Euripides, London 1967.
F. G. Welcker, Die Aeschylische Trilogie, Darmastadt 1824.
F. G. Welcker, Die griechischen Tragödien, Bonn 1839.
F. G. Welcker, Der Epische Cyclus, Bonn 1849-1865.
M. Winiarczyk, Nochmals das Satyrspiel “Sisyphos”, “Wiener Studien” 100, 1987, pp. 35-45.
H. Yunis, The Debate on Undetected Crime and Undetected Fragment from Euripides’ Sisyphus,
“ZPE” 75, 1988, pp. 39-46.
M. Zanatta, Profilo storico della Filosofia Antica, Soveria Mannelli (Cz) 1997.
Irene Orsomarso
8
9