L`Enciclopedia Italiana Treccani (volume supplementare II, XV, p

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L`Enciclopedia Italiana Treccani (volume supplementare II, XV, p
LA LO TTA P ER LA LIBER A Z IO N E A FIUM E
L ’Enciclopedia Italiana Treccani (volume supplementare II, XV,
p. 516) sotto la voce « Fiume » reca come aggiunta storica a quanto è
scritto sotto la stessa voce in un’altra parte dell’opera, quanto segue:
« La città visse ore drammatiche... nell’aprile del 1941 allo scoppio
della guerra con la Jugoslavia... la popolazione in preda al panico
abbandonò la città per ritornarvi pochi giorni dopo, a situazione chia­
rita. Seguì poi le sorti comuni della regione. Quando nel settembre
1943 fu occupata dai tedeschi ebbe la sua parte nella Resistenza: in
questo periodo si delinearono tre correnti politiche: l’italiana, la sla­
vofila, l ’autonomista. I reparti militari formati da fiumani combatte­
rono agli ordini di comandi jugoslavi. Si ebbero rapporti anche col
C.L.N. di Trieste... ». L ’Enciclopedia Treccani non poteva dare par­
ticolari più estesi ma doveva darne più esatti, più chiari, dato il va­
lore scientifico che si attribuisce alla sua opera. Nell’intento di stabi­
lire l’esattezza storica della parte che Fiume ebbe nella Resistenza,
io rendo pubblico ciò che è reperibile nella documentazione della lotta
della Venezia Giulia per la liberazione nazionale. Nel giornale jugo­
slavo pubblicato a Fiume dopo l’occupazione titina, « La voce del
popolo » (num. del 27-X-1945), è scritto quanto segue: « Fin dal 1943,
dopo l’occupazione tedesca della città si era costituito un comitato
di liberazione fiumano composto di persone che si proponevano di
salvare il porto, le industrie cittadine, i depositi alimentari. Esso
avrebbe dovuto creare, nelTinterno della città, introducendo i suoi or­
ganizzati nelle file della Landschiitz e della Todt, un movimento attivo
di lotta contro i tedeschi col quale si sarebbero trascinate larghe masse
di popolo... ». Il summenzionato giornale trattava del C.L.N. fiumano
per motivi polemici e detrattori, in quel momento di aspra lotta po­
litica per il destino della Venezia Giulia, ed i suoi apprezzamenti erano
perciò quelli che ci si può immaginare. Comunque risulta che Fiume
ebbe il suo C.L.N. non appena i tedeschi occuparono la città. La Re­
sistenza fiumana armata ha inizio da quello stesso momento. Ne fa
fede questa dichiarazione rilasciata a me dal Comandante regionale
del C.V.L. della Venezia Giulia: cc II sottoscritto, già Comandante di
Piazza del C.V.L. della Venezia Giulia... dichiara che il sig. Antonio
Luksich Jamini è stato arrestato nell’ottobre 1943 e incarcerato al Coroneo di Trieste perché responsabile della Resistenza incontrata dai
tedeschi a Fiume e in Provincia, avendo il medesimo organizzato i
gruppi armati dei Volontari della Libertà costituitisi subito dopo T8-9
1943. Liberatosi dal carcere, riprese la lotta clandestina quale Presi­
dente del C.L.N. fiumano e Capo dei gruppi di azione che riorganizzò
facendo effettuare agli stessi operazioni armate, azioni di sabotaggio
e disturbo. Trieste, 17-6-1951. F.to: U Comandante la Piazza Ten. Col.
A. Fonda-Savio (Manfredi) ».
La lotta per la Liberazione a Fiume
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Merita precisare che quella prima Resistenza opposta ai Tedeschi
a Fiume (dal 17-9 al 4-10 1943) fu cruenta: i morti contati, fra caduti
negli scontri armati e fucilati dopo la cattura, furono diciassette; una
cinquantina di volontari furono deportati in Germania e nell’Austria.
Alle azioni armate di quei giorni parteciparono insieme ai cittadini
anche nuclei di soldati del regio esercito. Notevole fu il contributo di
una batteria che da un’altura a nord-ovest della città battè per alcuni
giorni gli edifici ove si erano acquartierati i tedeschi. Anche la sede del
ricostituito partito fascista venne centrata. I volontari fiumani che
erano riusciti a sottrarsi al rastrellamento tedesco si organizzarono, in
territorio jugoslavo, in una unità militare che fu chiamata « primo
battaglione fiumano ». Dipendeva dalla Resistenza fiumana ed il C.L.N.
gli inviò, mediante la combattente Zulema Adam, un gonfalone dai
colori cittadini. Il primo battaglione fiumano, poiché si trovava in
territorio jugoslavo, dovette porsi per evidenti ragioni sotto il coman­
do operativo jugoslavo come fecero anche le Divisioni del regio eser­
cito italiano rimaste a combattere nella Jugoslavia. Però a un certo
momento gli Jugoslavi imposero al reparto fiumano dei commissari
politici croati, che avevano il compito di perorare durante la « ora
politica » l’unione di Fiume e di tutta la Venezia Giulia alla Jugo­
slavia. Fu preteso inoltre che i fiumani usassero in servizio la lingua
croata. Ciò suscitò le più vive proteste; infine il battaglione fu sciolto
« per indisciplina ». In seguito venne costituito tm II battaglione fiu­
mano con alcuni degli elementi del I battaglione e con altri elementi
della Resistenza fiumana costretti dalle leve forzose tedesche ad uscire
dalla città. Anche questo battaglione, causa le pretese jugoslave, non
visse molto tempo. Questi sarebbero « i reparti militari formati da
fiumani che agivano sotto il comando jugoslavo » secondo l’accennato
asserto dell’E. T., e queste sono le loro caratteristiche esatte. Altri re­
parti fiumani combattenti sotto comando jugoslavo non ci furono. Ci
furono invece elementi fiumani isolati che fecero parte di questo o
quel reparto militare jugoslavo, per motivi contingenti. Qualcuno di
essi era anche di sentimenti slavofili. Il C.L.N. dopo le vicende del
primo battaglione organizzò in territorio italiano e cioè nella città di
Fiume e nei suoi immediati dintorni, i gruppi militari clandestini, i
quali assorbirono gli elementi dei due battaglioni nonché tutti quei
giovani cittadini che a mano a mano passavano alla lotta attiva. L’at­
tività di codesti gruppi si collegava a quella del C.V.L. giuliano, in
contatto col Comando di Trieste. Il contegno del C.L.N. fiumano, con­
duttore della lotta di liberazione, fu così caratterizzato dalla stampa
jugoslava post-bellica (« La Voce del Popolo », num. del 27-10-1945):
« ...infatti essi (quelli del C.L.N.) erano disposti a collaborare sul
piano militare, non erano affatto disposti a collaborare sul piano po­
litico ». Venuta a mancare la collaborazione militare con gli jugo­
slavi, il C.L.N. condusse da solo la lotta militare nel territorio di
Fiume. L ’importanza e l’ampiezza di tale lotta sono dimostrate dall’alto numero di caduti che i gruppi della Resistenza fiumana contano :
oltre un centinaio di morti fra i quali ci sono due membri del C.L.N.
periti nella deportazione in Germania; due fucilati a Trieste (6 ago-
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Luksich - ] am ini
sto 1944); uno fucilato a Sussak (9 febbraio 1945). I deportati in Ger­
mania e gli imprigionati e processati a Fiume, attivisti della Resistenza
oppure sospetti, sono calcolati a circa duemila. Nell’aprile 1945, es­
sendo in movimento il fronte italiano, nell’intento di favorire le ope­
razioni di liberazione della Venezia Giulia, prima cbe questa fosse
raggiunta dalle forze jugoslave, il C.L.N. prese l’iniziativa per una
azione delle forze militari italiane di leva tedesca presenti a Fiume
(Alpini), la quale sarebbe stata completata dalla partecipazione dei
gruppi cittadini e da altre forze italiane. I tedeschi prevennero l’azio­
ne catturando l’esponente militare del C.L.N. (19 aprile 1945) e fu­
cilandolo lo stesso giorno. Contemporaneamente gli Alpini furono
disarmati e trasferiti a Trieste. Gli jugoslavi arrivarono al confine ita­
liano presso Fiume, sull’Eneo, il 20 aprile 1945, ma furono trattenuti
dai tedeschi. Il Comando supremo jugoslavo da allora andò diffon­
dendo bollettini falsi e tendenziosi sulle operazioni militari del set­
tore di Fiume. Il 22 aprile 1945 comunicava che le truppe jugoslave
erano entrate a Fiume e che si combatteva per le strade; il 23 comu­
nicava che la popolazione era insorta contro i tedeschi e combatteva
a fianco degli jugoslavi; il 26 informava che la battaglia per Fiume
continuava con immutata violenza e che si combatteva strada per stra­
da, casa per casa. Invece gli jugoslavi rimanevano fermi sull’Eneo. In
città alcuni gruppi del C.L.N. si erano mossi per impedire ai tedeschi
la distruzione dei depositi di viveri e l’incendio degli edifici pubblici.
La S.S. reagì con la violenza consueta: e le vie cittadine furono insan­
guinate. Vi furono diversi morti. Ma l’azione fu arrestata non dalla
violenza delle S.S. bensì dalla considerazione unanime dei cittadini
che, intendendo gli jugoslavi entrare in città in opposizione alla vo­
lontà del popolo fiumano e in opposizione all’occordo Alexander-Tito
del febbraio 1945, il quale disponeva l’arresto delle operazioni mili­
tari jugoslave sulla linea della frontiera italiana, non era opportuno
versare del sangue italiano per sostituire un oppressore con un altro.
La sera del 28 emissari del comando militare jugoslavo del settore
presero contatto col C.L.N. perché facesse un passo presso il comando
di piazza tedesco onde Fiume fosse consegnata alle forze militari jugo­
slave essendo ormai inutile ogni resistenza. Infatti, fra l’altro, correva
per il mondo la grandiosa notizia dell’insurrezione di Milano, di Ge­
nova ecc. e della capitolazione deU’Armata tedesca d’Italia ai C.L.N.
e agli Alleati. La richiesta degli emissari jugoslavi non fu accettata col
motivo che non era ancora matura la situazione. In realtà i fiumani
aspettavano un rapido arrivo degli Alleati nella Venezia Giulia che ri­
stabilissero la situazione normale secondo gli accordi e gli impegni as­
sunti con la Resistenza e col Governo italiano. Il 29 il C.L.N. di Trie­
ste ordinava l’insurrezione popolare onde la città non subisse la « li­
berazione titina ». Il 1° maggio ciononostante gli jugoslavi s’introduco­
no a Trieste; contemporaneamente arrivano truppe neozelandesi e i
bersaglieri italiani. La situazione sembrava aver raggiunto un punto di
chiarificazione. La notte del 2 i tedeschi escono da Fiume: la loro
resistenza era stata resa insostenibile dalla decisione delle forze della
Resistenza le quali, in seguito alle notizie di Trieste, avevano assunto,
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La lolla per la Liberazione a Fiume
in sul finire del 2, un atteggiamento risoluto. I tedeschi, abbattuti dal­
le notizie catastrofiche ed estenuati da undici giorni di allarme con­
tinuo, non erano più capaci di misurarsi con gli avversari. La città di
Fiume venne presa in consegna dalle forze della Resistenza e precisamente dalla Guardia di Finanza, dai Carabinieri Reali che dopo lo
scioglimento del Corpo vivevano alla macchia, dalla Guardia Tribu­
taria, dai Vigili Urbani e dai gruppi armati cittadini. La mattina del
3 la missione alleata presso il settore jugoslavo entrò a Fiume pas­
sando sopra il groviglio del ponte principale sull’Eneo fatto saltare dai
tedeschi e fu accolta sul suolo fiumano dai soldati italiani, constatando
direttamente che la città era libera dai tedeschi e che gli jugoslavi
non la presidiavano ancora, ma bensì forze italiane, borghesi e mi­
litari, nel nome della vittoriosa Resistenza. Qualche ora dopo inco­
minciarono le prime infiltrazioni jugoslave a Fiume: erano forze di
polizia, le riuali comunicarono ai comandi dei gruppi italiani che
l’operazione da essi compiuta non era riconosciuta come «legale » e
che pertanto essi dovevano cedere agli jugoslavi i poteri assimti, di­
sarmare i propri subordinati. Nel pomeriggio entrò in città il grosso
delle forze jugoslave. Considerazioni generali obbligarono gli italiani
ad accettare il fatto compiuto dell’occupazione militare con tutte le
imposizioni conseguenti, iniziando però nello stesso tempo quella
tenace resistenza politica che fu sopraffatta soltanto dal trattato di
pace.
Questi sono i dati di fatto, schematici, della parte che la città di
Fiume ebbe nella Resistenza come tale e nella lotta anti-nazi-fascista
dopo l’8 settembre 1943, in generale. Questi dati mettono in evidenza
quelle tre correnti politiche fiumane cui accenna la Treccani. Si no­
terà che della corrente autonomista non c’è traccia : infatti essa entra
in azione soltanto di fronte alla conferenza della pace e rappresenta
tutta Fiume, la quale giocava quella carta per salvare la propria ita­
lianità e la propria libertà nel nome dei principi democratici.
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