IL FIUME: metafora ECOLOGICA di un modello educativo basato
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IL FIUME: metafora ECOLOGICA di un modello educativo basato
IL FIUME: metafora ECOLOGICA di un modello educativo basato sulla RELAZIONE Consideriamo il percorso di crescita di un bambino, poi ragazzo, giovane, adulto... come il percorso di un FIUME che nasce dalle montagne e si sviluppa cambiando continuamente le sue caratteristiche, incontrando sempre nuovi territori e sfociando infine nel mare. All'inizio non è che un ruscelletto che scorre tra le montagne che lo hanno generato (i genitori), ma in breve tempo attraversa nuovi ambienti ricchi di elementi che lo accompagnano e lo caratterizzano: le valli, i boschi, i primi paesi... così come il bambino inizia a conoscere nuovi ambienti relazionali con nuove figure, familiari e non (nonni, zii, fratelli e sorelle, i primi insegnanti, i vicini e gli amici di famiglia). Ciascuno di questi elementi, in modi e tempi che possono essere anche molto differenti tra loro, contribuisce a dare una forma al fiume: ogni sasso ne può deviare il percorso, ogni terreno ne determina una diversa profondità, portata, ampiezza... così pure ogni stagione contribuisce a modificarne l'aspetto e le caratteristiche. Per il bambino che cresce gli elementi che compongono l'ambiente relazionale che attraversa (e le loro interazioni) sono fondamentali per il suo percorso e ciascuno di questi contribuisce a facilitare (o meno) la scoperta e lo sviluppo delle sue potenzialità, cosa che avrà una grande influenza anche nella sua vita da adulto. Questa immagine ci suggerisce che il ruolo dei genitori, oltre ad aver generato il bambino/fiume e a continuare ad alimentarlo (accudirlo) fino all'età adulta, è quello di ACCOMPAGNARE E SOSTENERE il suo percorso di crescita, in una interazione il più possibile positiva con gli altri elementi dell'ambiente relazionale, cercando di cogliere i cambiamenti e le esigenze sempre nuove che, soprattutto dalla preadolescenza in avanti, si presentano in mille forme differenti. LIMITI, ACCOGLIENZA, PROMOZIONE... i principali elementi della RELAZIONE educativa = i principali compiti dei genitori Come si fa a sapere COME accompagnare e sostenere in modo corretto il percorso di crescita di un figlio? Quali sono gli elementi che compongono la RELAZIONE e come fare ad avere dei riferimenti, da genitori, che aiutino concretamente a stabilire se stiamo agendo il nostro ruolo in modo completo? Torniamo a farci aiutare dall'immagine del FIUME e ne facciamo una sezione in un punto qualunque del suo percorso. Anche se con caratteristiche assolutamente differenti in un momento o nell'altro, possiamo riconoscere TRE elementi che sono sempre presenti nella vita del fiume e che, nella metafora, ci possono essere utili a capire in sintesi quali sono i bisogni educativi fondamentali da garantire a nostro figlio che cresce. 1) IL LIMITE: che corrisponde agli argini del fiume, che cambiano la loro forma, misura, consistenza... proprio come devono cambiare i limiti (=le regole, il "si" e il "no") nella loro forma, misura e consistenza, al variare delle stagione e delle esperienze che il nostro bambino/fiume si trova ad attraversare... La funzione del LIMITE è quella di PROTEGGERE e CONTENERE, proteggere dalle minacce esterne e interne (ambiente ostile, difficoltà, paure eccessive, senso di onnipotenza...) e contenere/significare le emozioni, i pensieri e le esperienze che si incontrano. 2) L'ACCOGLIENZA: che è il letto del fiume, senza il quale il fiume non esisterebbe (sarebbe forse una palude ?) ovvero un posto dove stare, nella relazione. Dove cioè si abbia la certezza di poter rimanere o tornare (se per esempio attraverso una TRASGRESSIONE si dovesse uscire dagli argini). In questo posto il soggetto che cresce deve poter trovare appunto ACCOGLIENZA, ASCOLTO e NON_GIUDIZIO. 3) PROMOZIONE: che è la direzione (o la pendenza) che prende il fiume. Nell'immagine è rappresentata dalla freccia, che indica una direzione, quella che l'acqua sta percorrendo e rappresenta il sostegno, l'incoraggiamento continuo, la fiducia... che sia i bambini che i ragazzi (anche i più sfrontati) hanno sempre bisogno di sentire dalle figure maggiormente in relazione con loro. Dosare in modo efficace ed equilibrato questi tre elementi, secondo questo modello relazionale, è in fondo ciò che corrisponde all'EDUCARE, cioè accompagnare percorsi di crescita in modo consapevole, cercando le risposte più efficaci in ogni situazione. EDUCARE: il coinvolgimento emotivo e la "capacità negativa" In ogni azione educativa che intraprendiamo, un gesto o uno sguardo, un SI o un NO, un progetto o un dialogo... è sempre presente il coinvolgimento emotivo, tanto più forte quanto più stretto è il legame affettivo nella relazione. Dobbiamo cioè fare i conti con quanto la nostra emotività infulenza le nostre azioni educative: per chi lavora in educazione (ma anche per chi agiscce un ruolo educativo come quello genitoriale) le emozioni sono uno strumento e come tali vanno utilizzate. Occorre ri-conoscerle, accettarle (sia quelle "positive" che quelle "negative")per non lasciarsi travolgere nè cedere alla tentazione di ignorarle... Occorre prendersene la responsabilità: la Responsabilità emotiva, che in una relazione educativa è naturalmente a carico dell'educatore. La "capacità negativa" è invece la forza di sottrarsi alla spinta emotiva che ci porterebbe spesso a voler risolvere una situazione educativa (un problema, qualcosa che ci fa soffrire e che fa soffrire i nostri figli, allievi...) nei tempi e nei modi che noi - cioè l'educatore- riteniamo giusti. Molte volte invece i problemi necessitano di molto tempo prima di trovare una soluzione e in questi tempi non si può far altro che STARE nella situazione, nella relazione e CONDIVIDERE con chi la vive (il bambino, il ragazzo) la RICERCA delle possibili vie di uscita, che possono essere anche molto diverse da quelle che noi adulti avremmo voluto.