XI domenica tempo ordinario 2016
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XI domenica tempo ordinario 2016
Undicesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C Chi ama di più? Gesù, il fariseo e la peccatrice Seconda domenica di giugno e la liturgia della Parola, attraverso il testo di Luca, ci sorprende. Eccome se ci sorprende. Domenica scorsa, due cortei, uno che parlava di morte e l’altro di vita. Il Signore riempie il dolore di speranze e la morte di vite. Anche nel Vangelo di questa domenica incontriamo due cortei. Il primo, quello dei separati perbenisti, degli osservanti della Legge di Mosè, dei puri, dei santi secondo il parere dei più. Corteo funebre perché il loro Dio è un Dio che premia i giusti e castiga gli ingiusti, è un Dio guardone, un Dio a cui piace spiare l’uomo e premiarlo, se ha osservato la Legge, o castigarlo se l’ha trasgredita. Ché brutto questo Dio, spesso diventato il Dio di Gesù per tener buoni gli uomini e le donne dei tempi passati e, purtroppo, dei tempi presenti. Ma siam sicuri che sia questo il vero volto di Dio? Il secondo corteo, a dir la verità composto solo da una donna, è il corteo dei peccatori, degli impuri, di coloro che secondo la Legge, non son meritevoli nemmeno di presentarsi davanti a Dio; corteo che, a dire dei sapienti del tempo, rallenta la venuta del Regno di Dio. Corteo simbolo di coloro che si presentano a Dio con i loro bisogni, le loro fragilità, i loro peccati, la loro vita gonfia di lacrime e sangue. E Gesù entra in questo secondo corteo … non guarda i meriti dell’uomo ma i bisogni! “… uno dei farisei invitò Gesù a mangiare con lui. Egli entrò … Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città… portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo”. Dicono che Gesù è un mangione e un beone, e hanno ragione. Il Signore non si è presentato come uno che non mangia, non beve, non tocca, non prende… e la cosa che desta più scandalo è che Lui è amico della feccia della società: dei pubblicani, dei peccatori, delle prostitute. Secondo i farisei per loro non c’è salvezza. Un po farisei anche noi: la salvezza per i commedianti della domenica, noi commedianti del terzo comandamento. Una salvezza legata, secondo i nostri meschini pensieri, a quell’ora che si dedica a Dio nel giorno del Signore. Poi tutto il resto è soltanto “resto”. Nella storia salvifica compare “una donna, una peccatrice di quella città”. Una donna educata all’arte di compiacere gli uomini, una donna che sapeva fare quella cosa e sapeva farla anche bene perché conosciuta come la prostituta di quella città. Una donna che con gli strumenti del suo lavoro (vaso di profumo e capelli sciolti) entra in quella casa e si reca da Gesù. E poi quelle lacrime … lo ama con quello che ha e con quello che è, costretta ad essere quella che è stata. Straordinaria questa donna senza nome. Peccatrice, per i giusti, gli osservanti; semplicemente “donna” per Gesù, donna bisognosa di amore vero, di amore semplice, donna nella quale Gesù non vede il suo peccato ma le sue capacità, il bene che in lei è presente … nonostante tutto. Signore libera le nostre chiese dal corteo dei giusti, da coloro che ne sanno una più del diavolo e due più di Te, da coloro che sanno dire preghiere ma non sanno pregare, da coloro che non vedono nell’altro se non il male presente e non le sue potenzialità, da coloro che usano la fede per i loro tornaconti, da coloro che hanno la soluzione di tutti i problemi, da coloro che emettono sentenze come giudici diabolici. Ardisco, Signore, a chiedere di più che la semplice liberazione da costoro; chiedo la loro conversione, non una conversione di facciata, ma una conversione vera, la conversione del cuore. Chiedo, per me, per tutti, le lacrime della donna peccatrice del vangelo, chiedo di avere le sue mani e le sue labbra, capaci di baci e carezze vere. Chiedo di avere sempre Te, Signore della vita. Buona domenica di luce a tutti.