Il secondo teorema di Modigliani-Miller
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Il secondo teorema di Modigliani-Miller
Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Analisi di bilancio: redditività e finanza Analisi di bilancio: redditività e finanza Redditività finale per i proprietari: gli effetti della finanza gli effetti delle imposte e delle rettifiche Teoria neoclassica della finanza: la teoria tradizionale e gli sviluppi successivi le scelte manageriali a vantaggio degli azionisti Scelte finanziarie manageriali per la crescita: la struttura del capitale (liquidità e finanziamenti) la politica dei dividendi le strategie per la crescita dell’impresa 2 © 2007 Politecnico di Torino 1 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Obiettivi della lezione Chiarire le ipotesi sottostanti alla teoria neoclassica della finanza d’impresa Descrivere le origini del problema della struttura finanziaria ottimale per gli azionisti Analizzare le soluzioni al problema proposte da Modigliani e Miller Delineare brevemente gli sviluppi successivi 3 Prerequisiti per la lezione L’assimilazione del corso di Economia ed organizzazione aziendale I La comprensione approfondita degli effetti della leva finanziaria descritti nella precedente lezione sulla redditività finale per i proprietari 4 © 2007 Politecnico di Torino 2 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Bibliografia per la lezione “L’IMPRESA. Teoria, organizzazione, strategia, tecniche economiche e contabili” Piercarlo Ravazzi, Mario Calderini, Paolo Neirotti, Emilio Paolucci, Laura Rondi Edizioni il Mulino - Bologna, 2007 cap. 13: L’analisi di bilancio: redditività finale del patrimonio netto par. 5: La leva finanziaria ottimale per i proprietari 5.2. 5.3. 5.4. 5.5. I presupposti della teoria della finanza classica La teoria tradizionale della finanza Il teorema di Modigliani-Miller Le teorie successive sulle imperfezioni di mercato 5 Bibliografia per la lezione “L’IMPRESA. Teoria, organizzazione, strategia, tecniche economiche e contabili” Piercarlo Ravazzi, Mario Calderini, Paolo Neirotti, Emilio Paolucci, Laura Rondi Edizioni il Mulino - Bologna, 2007 cap. 13: L’analisi di bilancio: redditività finale del patrimonio netto par. 6: Uso degli indicatori per valutare i risultati 6.1. Valutazioni autonome dei managers 6.2. Valutazioni a vantaggio degli azionisti: il CAPM 6.3. Valutazioni a vantaggio degli azionisti: dal CAPM all’EVA 6 © 2007 Politecnico di Torino 3 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Contenuti della lezione Teoria neoclassica della finanza: I presupposti della teoria La teoria tradizionale Il teorema di Modigliani-Miller Le teorie successive sulle imperfezioni Uso degli indicatori per valutare i risultati dell’impresa: CAPM e EVA 7 Teoria neoclassica della finanza © 2007 Politecnico di Torino 4 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Rendimento del capitale netto (ROE) Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN REA ROE = RE = REA (1 – QR) (1 – TC) KN Ipotesi: mercato dei capitali perfetto: perfetta informazione QR = 0 assenza d’imposte TC = 0 9 Rendimento del capitale netto (ROE) Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN REA ROE = RE = REA (1 – QR) (1 – TC) KN Ipotesi: mercato dei capitali perfetto: perfetta informazione QR = 0 assenza d’imposte TC = 0 10 © 2007 Politecnico di Torino 5 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Rendimento del capitale netto (ROE) Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN REA ROE = RE = REA KN 11 Rendimento del capitale netto (ROE) Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN Trasformiamo questa relazione contabile in una relazione di mercato: alle variabili contabili sostituiamo quelle rilevate sul mercato dei capitali 12 © 2007 Politecnico di Torino 6 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Rendimento atteso dal mercato Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN Ipotesi: costo netto costante i d’indebitamento Ipotesi: rendimenti attesi dagli azionisti rE Aspettative Aspettative di di rendimento rendimento sulle sulle azioni azioni == costo costo del del capitale capitale azionario azionario per per l’impresa l’impresa 13 Rendimento atteso dal mercato Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN Ipotesi: costo netto costante i d’indebitamento Ipotesi: rendimenti attesi dagli azionisti rE e rK Aspettative Aspettative di di rendimento rendimento sul sul capitale capitale totale totale == costo del capitale investito per l’impresa costo del capitale investito per l’impresa 14 © 2007 Politecnico di Torino 7 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Rendimento atteso dal mercato Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN Ipotesi: costo netto costante i d’indebitamento Ipotesi: rendimenti attesi dagli azionisti rE e rK 15 Rendimento atteso dal mercato Relazioni contabili di REA e ROE per DN = DF – AF > 0 ⇒ LDN = DN/KN > 0: rK – IDN) i rE = ROI rK + (ROI ROE LDN Ipotesi: costo netto costante i d’indebitamento Ipotesi: rendimenti attesi dagli azionisti rE e rK Ipotesi: il leverage viene misurato facendo riferimento ai valori di mercato: L = DN/KNM 16 © 2007 Politecnico di Torino 8 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Costo medio del capitale per l’impresa rK = rE 1 1+L + i L 1+L rK – IDN) i rE = ROI rK + (ROI L ROE LDN Per il manager-agente rK è il costo medio del capitale che riflette le aspettative del mercato: rE = rK + rK L – i L = rK (1 + L) – i L 17 Costo medio del capitale per l’impresa rK = rE 1 1+L + i L 1+L 1+L = 1+DN/KNM = (KNM+DN)/KNM = KM KNM KM KM= =KNM KNM+ +DN DN Valore di mercato dell’impresa Valore di mercato dell’impresa 18 © 2007 Politecnico di Torino 9 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Costo medio del capitale per l’impresa rK = rE 1 1+L + i L 1+L 1+L = 1+DN/KNM = (KNM+DN)/KNM = KM KNM 19 Costo medio del capitale per l’impresa rK = L rE KNM + i KM 1+L 1+L = 1+DN/KNM = (KNM+DN)/KNM = L/(1+L) = (DN/KNM)/(KM/KNM) = KM KNM DN KM 20 © 2007 Politecnico di Torino 10 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Costo medio del capitale per l’impresa rK = rE KNM + i KM DN KM 1+L = 1+DN/KNM = (KNM+DN)/KNM = L/(1+L) = (DN/KNM)/(KM/KNM) = DN/KM = KM KNM DN KM l KNM/KM = (KM – DN) / KM = 1–l 21 Costo medio del capitale per l’impresa rK = rE KNM + i KM DN KM 1+L = 1+DN/KNM = (KNM+DN)/KNM = L/(1+L) = (DN/KNM)/(KM/KNM) = DN/KM = KM KNM DN KM l KNM/KM = (KM – DN) / KM = 1–l 22 © 2007 Politecnico di Torino 11 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Costo medio del capitale per l’impresa rK = rE (1 – l) + i l Il costo medio del capitale è una media pesata del costo rE del capitale azionario e del costo i dei debiti finanziari, i cui pesi sono le quote 1 – l e l delle due fonti sul valore di mercato Obiettivo dei managers-agenti è minimizzare il costo del capitale allo scopo di massimizzare i valori di mercato dell’impresa e delle azioni KM e KNM RONe RONe ⇒ KM = rK = KM rK 23 Teoria neoclassica della finanza © 2007 Politecnico di Torino 12 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK = rE (1 – l) + i l Gli azionisti come si comportano? capitalizzano gli utili, per cui rE è costante, indipendente dal leverage l = DN/KM rK = rE – (rE – i) l ⇒ rK → i < rE per l → 1 Il costo medio del capitale rK diminuisce linearmente al crescere del leverage l, per cui i managers-agenti devono massimizzare il debito per minimizzare rK e massimizzare il valore di mercato dell’impresa 25 Teoria tradizionale della finanza rK = rE (1 – l) + i l rE = rK + (rK – i) L Gli azionisti come si comportano? capitalizzano gli utili, per cui rE è costante, indipendente dal leverage l = DN/KM rK = rE – (rE – i) l ⇒ rK → i < rE per l → 1 capitalizzano i redditi operativi, per cui il costo medio del capitale rk è costante, mentre il leverage L = DN/KNM accresce il rendimento e il rischio per gli azionisti 26 © 2007 Politecnico di Torino 13 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK = rE (1 – l) + i l rE = rK + (rK – i) L Gli azionisti come si comportano? La struttura finanziaria non influenza il valore di capitalizzano gli utili, cui rE è costante, mercato dell’impresa, ma il per rendimento richiesto indipendente dal leverage l = DN/KM sulle azioni, che aumenta linearmente con L rK = rE – (rE – i) l ⇒ rK → i < rE per l → 1 capitalizzano i redditi operativi, per cui il costo medio del capitale rk è costante, mentre il leverage L = DN/KNM accresce il rendimento e il rischio per gli azionisti 27 Teoria tradizionale della finanza rK 0 l 28 © 2007 Politecnico di Torino 14 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK Tutto Tutto ilil capitale capitale èè finanziato finanziato con con ilil debito debito 0 1 l 29 Teoria tradizionale della finanza rK Capitalizzazione Capitalizzazione del del reddito reddito operativo costante) operativo (r (rKK costante) i 0 1 l 30 © 2007 Politecnico di Torino 15 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK La La struttura struttura finanziaria finanziaria èè indifferente indifferente i 0 1 l 31 Teoria tradizionale della finanza rK rE rE = rK + (rK – i) L l = rK + (rK – i) → ∞ per l → 1 1–l i 0 1 l 32 © 2007 Politecnico di Torino 16 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK rE Capitalizzazione Capitalizzazione degli degli utili costante) utili (r (rEE costante) i 0 rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 1 l 33 Teoria tradizionale della finanza rK rE Massimo Massimo indebitamento indebitamento i 0 rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 1 l 34 © 2007 Politecnico di Torino 17 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK i 0 Fra le due posizioni estreme se ne afferma una intermedia 1 l 35 Teoria tradizionale della finanza rK Si capitalizza l’utile fino al punto M a partire dal quale si percepisce il rischio crescente del debito, che fa salire il costo medio rK M i 0 1 l 36 © 2007 Politecnico di Torino 18 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria tradizionale della finanza rK M i 0 Struttura Struttura finanziaria finanziaria ottimale ottimale l* 1 l 37 Teoria neoclassica della finanza © 2007 Politecnico di Torino 19 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il primo teorema di Modigliani-Miller Modigliani e Miller (1958) dimostrano invece la correttezza della teoria della capitalizzazione del reddito operativo (rK costante): la struttura finanziaria non influenza KM e quindi non esiste un leverage ottimale Ipotesi: mercati perfetti razionalità degli operatori perfetta informazione assenza di costi di transazione e d’imposte divisibilità dei titoli uguali saggi d’interesse per tutti i soggetti 39 Il primo teorema di Modigliani-Miller Per assurdo valga la capitalizzazione degli utili rE = cost > i rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 Impresa A senza debiti: l = 0 ⇒ rKA = rE = cost Impresa B con debito: l > 0 ⇒ rKB < rE = rKA KM(B) = KNM(B)+DN > KM(A) = RONe/rKA Conviene vendere B e comprare A indebitandosi per la differenza = KM(A) – KNM(B) > 0: RONe Utile operativo 40 © 2007 Politecnico di Torino 20 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il primo teorema di Modigliani-Miller Per assurdo valga la capitalizzazione degli utili rE = cost > i rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 Impresa A senza debiti: l = 0 ⇒ rKA = rE = cost Impresa B con debito: l > 0 ⇒ rKB < rE = rKA KM(B) = KNM(B)+DN > KM(A) = RONe/rKA Conviene vendere B e comprare A indebitandosi per la differenza = KM(A) – KNM(B) > 0: RONe – i [KM(A) – KNM(B)] Interessi sul debito 41 Il primo teorema di Modigliani-Miller Per assurdo valga la capitalizzazione degli utili rE = cost > i rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 Impresa A senza debiti: l = 0 ⇒ rKA = rE = cost Impresa B con debito: l > 0 ⇒ rKB < rE = rKA KM(B) = KNM(B)+DN > KM(A) = RONe/rKA Conviene vendere B e comprare A indebitandosi per la differenza = KM(A) – KNM(B) > 0: RONe – i [KM(A) – KNM(B)] Utile netto dell’acquirente 42 © 2007 Politecnico di Torino 21 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il primo teorema di Modigliani-Miller Per assurdo valga la capitalizzazione degli utili rE = cost > i rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 Impresa A senza debiti: l = 0 ⇒ rKA = rE = cost Impresa B con debito: l > 0 ⇒ rKB < rE = rKA KM(B) = KNM(B)+DN > KM(A) = RONe/rKA Conviene vendere B e comprare A indebitandosi per la differenza = KM(A) – KNM(B) > 0: RONe – i [KM(A) – KNM(B)] > RONe – i DN Utile netto dell’impresa B venduta 43 Il primo teorema di Modigliani-Miller Per assurdo valga la capitalizzazione degli utili rE = cost > i rK = rE – (rE – i) l → i per l → 1 Impresa A senza debiti: l = 0 ⇒ rKA = rE = cost Impresa B con debito: l > 0 ⇒ rKB < rE = rKA KM(B) = KNM(B)+DN > KM(A) = RONe/rKA Conviene vendere B e comprare A indebitandosi per la differenza = KM(A) – KNM(B) > 0: RONe – i [KM(A) – KNM(B)] > RONe – i DN ⇒ KNM(B) + DN > KM(A) 44 © 2007 Politecnico di Torino 22 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il primo teorema di Modigliani-Miller La vendita delle azioni dell’impresa B (indebitata) fa scendere KM(B), mentre l’acquisto delle azioni dell’impresa A (non indebitata) fa salire KM(A) Il processo di acquisti e vendite si arresta quando i due valori si sono livellati: l’arbitraggio tra azioni e debito di 2 imprese identiche, eccetto che per la struttura finanziaria, porta a un identico valore In un mercato perfetto la struttura finanziaria è indifferente: gli azionisti percepiscono il rischio crescente al crescere del debito e, a parità di rK , richiedono un più alto tasso di rendimento rE 45 Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti Le imposte sul reddito e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) rKnetto Rendimento ante imposte 46 © 2007 Politecnico di Torino 23 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti Le imposte sul reddito e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) rKnetto = rK – t Aliquota d’imposta sul reddito d’impresa 47 Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti Le imposte sul reddito e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) rKnetto = rK – t (rK – i l) Rendimento imponibile 48 © 2007 Politecnico di Torino 24 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti Le imposte sul reddito e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) rKnetto = rK – t (rK – i l) = rK (1 – t) + t i l Rendimento netto in assenza di debito 49 Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti Le imposte sul reddito e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) rKnetto = rK – t (rK – i l) = rK (1 – t) + t i l Risparmio fiscale 50 © 2007 Politecnico di Torino 25 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti Le imposte sul reddito e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) rKnetto = rK – t (rK – i l) = rK (1 – t) + t i l rK = rKnetto t – il 1–t 1–t 51 Il secondo teorema di Modigliani-Miller Studi empirici successivi al lavoro di M-M non confermano la presenza della costanza di rK al variare della struttura finanziaria dell’impresa Nella realtà i mercati sono imperfetti La del reddito operativo dopo le Lecapitalizzazione imposte sul reddito e gli interessi deducibili diminuzione imposte (rKnetto =il cost) fanno diminuire costocomporta medio dellacapitale al al crescere del costo medio del capitale r K crescere della leva l (Modigliani-Miller 1963) del leverage l per effetto del beneficio fiscale rKnetto = rK – t (rK – i l) = rK (1 – t) + t i l rK = rKnetto t – il 1–t 1–t drK t =– i<0 dl 1–t 52 © 2007 Politecnico di Torino 26 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il secondo teorema di Modigliani-Miller rK rKnetto 1–t rK = rKnetto t – il 1–t 1–t rKnetto t – i 1–t 1–t 0 1 l 53 Il secondo teorema di Modigliani-Miller rK 0 rK = rKnetto t – il 1–t 1–t Massimo Massimo indebitamento indebitamento Minimo costo Minimo costo del del capitale capitale Massimo valore dell’impresa Massimo valore dell’impresa 1 l 54 © 2007 Politecnico di Torino 27 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Il secondo teorema di Modigliani-Miller rK Le imposte personali sul reddito degli azionisti ridimensionano il beneficio fiscale, ma non lo annullano 0 1 l 55 Teoria neoclassica della finanza © 2007 Politecnico di Torino 28 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teorie sulle imperfezioni del mercato Critiche al secondo teorema di Modigliani e Miller sulla convenienza a massimizzare l’indebitamento il rischio connesso all’indebitamento personale è diverso da quello dell’impresa, per cui il tasso di interesse per l’arbitraggio non è uguale, ma chi possiede risorse le può utilizzare senza indebitarsi i costi di transazione non sono nulli, ma vi sono intermediari finanziari che li minimizzano il tasso d’interesse non è costante, ma cresce al crescere dell’indebitamento, contrastando il beneficio fiscale 57 Tasso d’interesse crescente rK rK = rKnetto t – i (l) l 1–t 1–t M Struttura Struttura finanziaria finanziaria ottimale ottimale i 0 l* 1 l 58 © 2007 Politecnico di Torino 29 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teorie sulle imperfezioni del mercato Critiche al secondo teorema di Modigliani e Miller sulla convenienza a massimizzare l’indebitamento rischi di fallimento crescenti al crescere del debito con conseguenti costi crescenti (spese legali, calo di produttività e perdite di liquidazione) la separazione tra proprietà e controllo comporta costi crescenti di agenzia da parte degli intermediari finanziari al crescere del debito Le imperfezioni (tassi d’interesse crescenti, costi di fallimento e costi di agenzia) implicano l’esistenza di una struttura finanziaria ottimale 59 Teorie sulle imperfezioni del mercato Critiche al secondo teorema di Modigliani e Miller sulla convenienza a massimizzare l’indebitamento rischi di fallimento crescenti al crescere del debito Le verifiche empiriche non sono confortanti: con conseguenti costi crescenti (spese legali,non calo emerge una regola eper stabilire il leverage ottimale. di produttività perdite di liquidazione) Imprese analoghetra adottano finanziarie la separazione proprietàstrutture e controllo comporta differenti, impostedidalle preferenze costi crescenti agenzia da parte dei deglimanagers intermediari finanziari al crescere del debito Le imperfezioni (tassi d’interesse crescenti, costi di fallimento e costi di agenzia) implicano l’esistenza di una struttura finanziaria ottimale 60 © 2007 Politecnico di Torino 30 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Teoria neoclassica della finanza Valutazioni autonome dei managers I managers utilizzano essenzialmente le informazioni contabili per valutare i risultati, anziché i segnali provenienti dal mercato I confronti vengono effettuati rispetto al passato e rispetto alla concorrenza o al settore Più utile è il confronto con indicatori-obiettivo da conseguire sulla base dei quali valutare i risultati Per esempio: ROI >< ρ* = valore critico del costo del capitale Come i managers dovrebbero scegliere ρ*? 62 © 2007 Politecnico di Torino 31 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Valutazioni a vantaggio degli azionisti Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: Il “Capital Asset Pricing Model” (Sharpe 1964 e Lintner 1965) è un modello di equilibrio di lungo periodo di un mercato finanziario perfettamente concorrenziale con soggetti razionali avversi al rischio e aspettative omogenee sui rendimenti 63 CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf Rendimento “risk free” di un titolo privo di rischio 64 © 2007 Politecnico di Torino 32 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf + rσ Rendimento eccedente come premio per il rischio azionario 65 CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf + rσ Il rendimento eccedente specifico dell’impresa è funzione del rendimento eccedente di mercato: rσ = (rM – rf) β Rendimento eccedente di mercato rispetto al “risk free” Rendimento medio di tutti i titoli rischiosi presenti sul mercato 66 © 2007 Politecnico di Torino 33 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf + rσ Il rendimento eccedente specifico dell’impresa è funzione del rendimento eccedente di mercato: rσ = (rM – rf) β Rischio relativo dell’impresa rispetto a quello del mercato 67 CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf + rσ Il rendimento eccedente specifico dell’impresa è funzione del rendimento eccedente di mercato: Coefficiente di correlazione rσ = (rM – rf) β β= R σE σM Cov (rE , rM) = 2 σM σM2 Scarti medi quadratici 68 © 2007 Politecnico di Torino 34 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf + rσ Il rendimento eccedente specifico dell’impresa è funzione del rendimento eccedente di mercato: rσ = (rM – rf) β Rischio sistematico impresa β= R σE σM Cov (rE , rM) = = σM2 σM2 R σE σM 69 CAPM (Capital Asset Pricing Model) Per la teoria della finanza i managers devono trarre il valore di ρ* dal mercato finanziario, in quanto esso esprime le preferenze degli azionisti Costo del capitale azionario secondo il CAPM: rE = rf + rσ Il rendimento eccedente specifico dell’impresa è funzione del rendimento eccedente di mercato: rσ = (rM – rf) β Sostituiamo la seconda rE = rf + β (rM – rf) relazione nella prima: 70 © 2007 Politecnico di Torino 35 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza CAPM (Capital Asset Pricing Model) β=0⇒ β=1⇒ β>1⇒ β<1⇒ rE = rf (assenza di rischio) rE = rM (rischio impresa = mercato) rE > rM (rischio impresa > mercato) rE < rM (rischio impresa < mercato) rE = rf + β (rM – rf) 71 CAPM (Capital Asset Pricing Model) RELAZIONE TRA I RENDIMENTI ECCEDENTI rσ rσ = rE – rf = β (rM – rf) 72 © 2007 Politecnico di Torino 36 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza CAPM (Capital Asset Pricing Model) RELAZIONE TRA I RENDIMENTI ECCEDENTI rσ rM – rf rσ = rE – rf = β (rM – rf) 73 CAPM (Capital Asset Pricing Model) RELAZIONE TRA I RENDIMENTI ECCEDENTI rσ rM – rf rσ = rE – rf = β (rM – rf) 74 © 2007 Politecnico di Torino 37 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza CAPM (Capital Asset Pricing Model) RELAZIONE TRA I RENDIMENTI ECCEDENTI rσ Retta di regressione rM – rf rσ = rE – rf = β (rM – rf) 75 CAPM (Capital Asset Pricing Model) RELAZIONE TRA I RENDIMENTI ECCEDENTI rσ β=1 β<1 Linea caratteristica rM – rf rσ = rE – rf = β (rM – rf) 76 © 2007 Politecnico di Torino 38 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Valutazioni a vantaggio degli azionisti Stimato il beta delle azioni della sua impresa, il management è ora in grado di calcolare il costo del capitale azionario … rE = rf + β (rM – rf) … e il costo medio del capitale rK = rE (1 – l) + i l che dovrebbe utilizzare per le decisioni di investimento, se volesse massimizzare il valore di mercato dell’impresa e la ricchezza degli azionisti 77 EVA (Economic Value Added) Il costo del capitale rK dovrebbe servire anche per un confronto con i risultati aziendali: ROI >< ρ* = valore critico del costo del capitale = rK se deve riflettere le preferenze del mercato Moltiplichiamo per il capitale operativo netto KON per trasformare i rendimenti in flussi: ROI·KON = RON >< rK KON Definiamo EVA (Economic Value Added) la differenza: EVA = RON – rK KON >< 0 EVA è proposto come indicatore di creazione di valore per il management-agente degli azionisti 78 © 2007 Politecnico di Torino 39 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza EVA (Economic Value Added) Il costo del capitale rK dovrebbe servire anche Un confronto più corretto non dovrebbe utilizzare il per un confronto con i risultati aziendali: valore contabile del capitale (KON), ma ricorrere a ROI >< ρ* = valore critico del costo del capitale quello di mercato (KM), omogeneo al costo rK: = rK se deve riflettere le preferenze del mercato Moltiplichiamo perRON il capitale operativo >< 0 netto EVA = – rK KM KON per trasformare i rendimenti in flussi: ROI·KON = RON >< rK KON Definiamo EVA (Economic Value Added) la differenza: EVA = RON – rK KON >< 0 EVA è proposto come indicatore di creazione di valore per il management-agente degli azionisti 79 Teoria neoclassica della finanza Conclusioni © 2007 Politecnico di Torino 40 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: I presupposti della teoria Return on Return on equity equity (dal bilancio dell’impresa) relazione contabile ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN relazione di mercato (aspettative dei finanziatori) rK – IDN) i rE = ROI rK + (ROI L ROE LDN Costo Costo del del capitale capitale azionario azionario 81 Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: i presupposti della teoria Return on investment Return on (dal investment relazione contabile bilancio dell’impresa) ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN relazione di mercato (aspettative dei finanziatori) rE = ROI rK + (ROI rK – IDN) i L ROE LDN Costo Costo del del capitale capitale totale totale 82 © 2007 Politecnico di Torino 41 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: i presupposti della teoria Interessi sul debito Interessi sul debito relazione contabile (dal bilancio dell’impresa) ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN relazione di mercato (aspettative dei finanziatori) rK – IDN) i rE = ROI rK + (ROI L ROE LDN Interessi Interessi sul sul debito debito 83 Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: i presupposti della teoria Leva contabile Leva contabile relazione contabile (dal bilancio dell’impresa) ROE = ROI + (ROI – IDN) LDN relazione di mercato (aspettative dei finanziatori) rE = ROI rK + (ROI rK – IDN) i L ROE LDN Leva Leva di di mercato mercato 84 © 2007 Politecnico di Torino 42 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: i presupposti della teoria costo medio del capitale nell’ottica di mercato rK = rE (1 – l) + i l obiettivo dei managers-agenti è minimizzare il costo del capitale per massimizzare i valori di mercato dell’impresa (KM) e delle azioni (KNM) rK = RONe RONe ⇒ KM = KM rK 85 Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: rK la teoria tradizionale: rE Capitalizzano Capitalizzano ilil reddito reddito operativo operativo (r (rKK cost) cost) i 0 Leverage Leverage indifferente indifferente 1 l 86 © 2007 Politecnico di Torino 43 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: rK la teoria tradizionale: Capitalizzano Capitalizzano gli gli utili utili (r (rEE cost) cost) rE Massimo Massimo debito debito i 0 rK = rE – (rE – i) l → i se l→1 1 l 87 Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: rK rE la teoria tradizionale: posizione intermedia si capitalizza l’utile fino al punto M a partire dal quale si percepisce il rischio crescente del debito, che fa salire il costo medio rK M i 0 Struttura Struttura finanziaria finanziaria ottimale ottimale l* 1 l 88 © 2007 Politecnico di Torino 44 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: il teorema di Modigliani-Miller in mercati perfetti gli azionisti capitalizzano i redditi operativi (struttura finanziaria indifferente) gli azionisti percepiscono il rischio crescente al crescere del debito e, a parità di rK , richiedono un più alto tasso di rendimento rE sulle azioni in mercati imperfetti, le imposte e gli interessi deducibili fanno diminuire il costo medio del capitale al crescere della leva finanziaria, per cui la soluzione ottimale è il massimo indebitamento 89 Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: le teorie successive sulle imperfezioni il rischio personale è diverso da quello dell’impresa, per cui il tasso di interesse non è uguale i costi di transazione non sono nulli il tasso d’interesse cresce al crescere dell’indebitamento, contrastando il beneficio fiscale i rischi di fallimento crescono al crescere del debito con costi crescenti (spese legali, cali di produttività e perdite di liquidazione) la separazione tra proprietà e controllo comporta costi crescenti di agenzia al crescere del debito 90 © 2007 Politecnico di Torino 45 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: le teorie successive sulle imperfezioni Le imperfezioni (tassi d’interesse crescenti, costi di fallimento e costi di agenzia) implicano l’esistenza di una struttura finanziaria ottimale Le verifiche empiriche non sono confortanti: non emerge una regola per stabilire il leverage ottimale. Imprese analoghe adottano strutture finanziarie differenti, imposte dalle preferenze dei managers 91 Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: uso di indicatori per valutare i risultati dell’impresa i managers prediligono le informazioni contabili per confronti intertemporali e interaziendali più utile è il confronto con indicatori-obiettivo: ROI >< ρ* = valore critico del costo del capitale per la teoria della finanza ρ* va preso dal mercato costo del capitale azionario secondo il CAPM: rendimento eccedente dell’impresa rispetto al “risk free” dipende da quello eccedente di mercato 92 © 2007 Politecnico di Torino 46 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: uso di indicatori per valutare i risultati dell’impresa i managers prediligono le informazioni contabili per confronti intertemporali e interaziendali più utile è il confronto con indicatori-obiettivo: ROI >< ρ* =Coefficiente valore critico del costo del capitale Rendimento Rendimento Rendimento Coefficiente Rendimento per la teoria della dal mercato eccedente di rischio eccedente eccedente difinanza rischioρ* va preso eccedente costo del capitalerelativo azionario secondodel il CAPM: dell’impresa mercato dell’impresa relativo del mercato rendimento eccedente dell’impresa rispetto al “risk free” dipende da quello eccedente di mercato rσ = rE – rf = β (rM – rf) 93 CAPM (Capital Asset Pricing Model) RELAZIONE TRA I RENDIMENTI ECCEDENTI rσ β=1 β<1 β=0⇒ β=1⇒ β>1⇒ β<1⇒ rE = rf rE = rM rE > rM rE < rM rM – rf rσ = rE – rf = β (rM – rf) 94 © 2007 Politecnico di Torino 47 Economia e organizzazione aziendale II Teoria neoclassica della finanza Sommario della lezione Teoria neoclassica della finanza: uso di indicatori per valutare i risultati dell’impresa stima del beta delle azioni della sua impresa per calcolare il costo del capitale azionario e il costo medio del capitale e decidere sugli investimenti rE = rf + β (rM – rf) rK = rE (1 – l) + i l il costo del capitale rK dovrebbe servire anche per confrontare i risultati aziendali: ROI >< ρ* = valore critico = rK EVA (Economic Value Added) come indicatore di creazione di valore per il management-agente: EVA = RON – rK KON >< 0 95 Verifica di apprendimento della lezione Teoria neoclassica della finanza: presupposti della teoria Domande di riepilogo teoria tradizionale e sviluppi successivi Domande di riepilogo uso di indicatori per valutare i risultati dell’impresa Domande di riepilogo 96 © 2007 Politecnico di Torino 48