contributo MONDOzero3 per bambiniineuropa
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contributo MONDOzero3 per bambiniineuropa
Appunti di “MONDOzero3” 1 sul documento di consultazione di Bambini in Europa “L’infanzia e i servizi per l’infanzia: verso un approccio europeo” MONDOzero3 apprezza che il documento non riguardi solo l’infanzia, ma rifletta società e cultura che la accoglie e di cui l’infanzia fa parte, e che connetta le politiche per l’infanzia con quelle del lavoro, delle pari opportunità e della parità tra i sessi, richiamando la responsabilità UE de facto e de jure per i servizi per l’infanzia nella prospettiva dell’equità. Inoltre, MONDOzero3 condivide i principi dell’ approccio sistematico e integrato alla politica per l’infanzia, della partnership paritaria e forte tra servizi e istruzione, dell’universalità del diritto all’accesso, dell’investimento soprattutto pubblico, dell’orientamento partecipativo al miglioramento e garanzia di qualità, dell’esigenza di condizioni adeguate per la formazione e occupazione del personale. In particolare, MONDOzero3 si riconosce nella promozione di un approccio pedagogico dove educazione ed istruzione non sono due rette con traiettorie divergenti, e dove si promuove un “pensare con i sensi e sentire con la mente”. Il che sottende un’idea di bambino ricco di potenzialità da esprimere in più linguaggi, ma non “frammentato” nella dimensione cognitiva, o sociale-relazionale, o motoria e così via. Un bambino soggetto di diritti, agente e non solo conoscente della realtà circostante, mettendo a fuoco la centralità del segmento prescolare, ma visto in un’ottica di continuità con i percorsi scolastici successivi e comunque all’interno di un quadro più ampio dove prendono forma le politiche educative 0-18. In questa prospettiva, non va perseguito uno stesso sistema standardizzato, ma è cruciale la ricerca di un rapporto tra coerenza e diversità all’interno dell’U.E. e degli Stati; sulla base di principi e diritti comuni nel rispetto di marcate differenze operative legate ai contesti. MONDOzero3 propone alcune puntualizzazioni: 1. I servizi per l’infanzia citati fanno esplicito e forte riferimento alla fascia 0-3 solo nella parte iniziale quando si citano gli obiettivi di Barcellona che riguardano la percentuale di posti (35%) destinati a tale fascia. E ritornano solo nel punto 8 dove si parla di una professione 0-6. Più avanti, nel paragrafo “servizi per la prima infanzia”, quando viene specificato che cosa si intende per tali servizi, si fa riferimento esplicitamente a servizi destinati ai bambini di un’età compresa tra i 4 ai 7 anni. Nella prospettiva del documento il riferimento a questa fascia di età, coi suoi diritti, i suoi bisogni di cura, relazione e apprendimento, non può rimanere implicito. 2. Nel paragrafo “La nostra immagine di bambino” si fa riferimento alla famiglia, meglio sarebbe parlare di famiglie –al plurale- visto che i modelli sono ormai plurimi e diversificati. L’attenzione che il documento dedica ai servizi per l’infanzia non può prescindere da un impegno a livello europeo per la tutela delle famiglie con riferimento in particolare- al supporto ed al rispetto che le famiglie hanno dalla società, nelle richieste del mercato del lavoro… Infatti il modello tradizionale dei Servizi prescolastici (nel calendario, nelle modalità di accesso, nei costi di gestione, nell’elasticità degli orari ecc…) è stato messo in crisi dai cambiamenti (talvolta purtroppo non migliorativi) avvenuti nel mondo del lavoro e dell’economia. A tale crisi si sta cercando di far fronte, ma la strada per conciliare i tempi di lavoro coi tempi di cura dei figli sembra ancora lunga da percorrere e c’è da sperare che sia affrontata nel rispetto dei diritti e dei tempi del/la bambino/bambina e delle famiglie.. Infatti, è diritto di ogni bimbo avere una famiglia che ha tempo per lui; pari opportunità è anzitutto una rete di supporti alle famiglie che permetta di scegliere come gestirsi. In questa prospettiva, i servizi per la primissima infanzia non si pongono in alternativa alle cure materne e parentali, ma in quanto diritto per tutti i genitori europei: entrambi sono necessari e sono valori. 3. L’approccio olistico dei Servizi per l’Infanzia, ovvero l’inseparabilità tra cura ed istruzione, ragione ed emozione, corpo ed anima, recupera l’attenzione ai processi più che ai risultati, agli aspetti relazionali dello sviluppo infantile in alternativa ad impostazioni centrate sulla vendita di prodotti specializzati per la cura del bambino, a soluzioni costruite per conquistare i genitori- clienti, a servizi intesi come luogo di controllo dei bambini, applicando tecnologie per produrre risultati predefiniti. L’educazione, infatti, nel significato più ampio è apertura a possibilità previste, ma anche a nuovi (v. diversità) scopi, ruoli, a risultati inattesi, non anticipabili, imprevedibili. 4. Pertanto, anche il timore di “scolarizzazione” dei servizi per la primissima infanzia, che dovrebbero entrare in relazione e dialogo con i servizi scolari -per così dire- “alla pari”, poiché portatori di una cultura specifica dell’infanzia costruita attraverso anni di esperienza fatta sul campo e anni di riflessioni di grande portata pedagogica ed educativa, si auspica che venga ulteriormente esplicitato e sottolineato nel documento. L’apertura, il confronto e il dialogo tra servizi sono necessità imprescindibili per caratterizzare luoghi educativi di qualità, per contribuire alla costruzione di un sapere comune e condiviso e -insieme- ambienti formativi specifici ed adeguati alle diverse età della vita. Il raggiungimento di questo obiettivo è ostacolato da una serie di fattori, non ultimo quello della diversità (e non solo) dei percorsi formativi degli educator i/s insegnanti impegnati nei contesti scolastici e prescolastici (la conseguenza è anche l’utilizzo di un “linguaggio” diverso, la mancanza di una base comune). Nei rapporti di questi servizi con la scuola dell’obbligo occorre evitare il pericolo di scolarizzazione dei primi da parte della seconda. Insomma, va perseguita l’idea di una “forte e paritaria partnership” (OCSE/ Starting Strong) in cui nessuno domina, ma entrambi sono aperti e dialogano alla pari. 5. Lavorare insieme per contribuire a rafforzare l’idea di un bambino creativo significa prima di tutto offrirgli delle possibilità, delle piste di ricerca, dei percorsi di conoscenza attraverso l’offerta di materiali aperti, plastici, modificabili che forse non sono così sicuri come un giocattolo garantito da un marchio, ma che di fatto aprono la strada ad un’infinità di soluzioni diverse, perché diverso è ogni bambino e diverse sono le sue strategie di pensiero e operative. Ambienti sicuri significa anzitutto proteggere i bambini da offerte standardizzate e preconfezionate. Pertanto, nel documento andrebbe sviluppato il riferimento all’impostazione ludica che connota i servizi per l’infanzia affinchè, come si dice, non vengano inghiottiti dalla volontà di coloro che intendono scolarizzarli. 6. Occorrono operatori educativi qualificati (colti), in grado di lavorare con bambini ( con funzioni di regia, predisponendo spazi e tempi adeguati alle esigenze dei bambini) con i genitori e con la comunità (funzione di 1 Sintesi -a cura di Paolo Calidoni- dei contributi di Simona Vigoni, Patrizia Tassinari, Beatrice Bernasconi, Claudio Ruggerini. animazione sociale, autonomia didattica, ma anche responsabilità/ render conto). Servono professionalità diverse: educatrici/ori, insegnanti, atelieriste/i, pedagogisti/e, personale ausiliario, amministrativo, di coordinamento e direttivo- dirigenziale, tutte chiamate a condividere il progetto educativo del servizio. Per tutti servono competenze comuni (espressione e articolazione di un medesimo ruolo educativo): autonomia didattica, pensiero critico, valutazioni contestualizzate, lavoro individualizzato e di gruppo. La qualificazione degli operatori impegnati nei servizi per l’infanzia comporta un curriculum formativo che tenga conto della complessità del mestiere dell’educatore impegnato in primo luogo sul versante relazionale. L’impegno di una formazione e di un aggiornamento continui, l’importanza dello scambio, del confronto e del dialogo tra i diversi servizi contribuirebbero ad evitare eventuali “cristallizzazioni” e ad aumentare il sapere di ciascuno 7. Si deve intendere per presenza maschile all’interno dei servizi quella degli educatori e non solo dei responsabili di settore, del coordinamento, della direzione, della formazione.. Questa professionalità deve essere riconosciuta anche a livello economico e contrattuale se i servizi prescolastici e scolastici devono dialogare alla pari, perché pari sono la professionalità e l’impegno di educatori ed insegnanti. Se i servizi per la prima infanzia devono giustamente essere considerati come protagonisti paritari del sistema educativo anche i loro operatori appunto, devono essere trattati come protagonisti paritari di questo sistema. La ri-definizione di questi punti (curriculum scolastico, formazione, aggiornamento, posizione contrattuale ed economica..) contribuirebbe forse anche ad un miglioramento dell’immagine “sociale e collettiva” dell’educatore, troppo spesso relegata a quella del sostituto temporaneo, dell’intrattenitore o di colui che si occupa di soddisfare bisogni fisici e corporei e come tale di secondaria importanza. 8. La considerazione dei servizi per l’infanzia come luoghi di narrazione, scambio e qualità, “luoghi per lo scambio di pensieri” consente di mettere a confronto ed in dialogo le varie realtà ed identità dei servizi 0-6, nonché di favorire e promuovere alleanze fra i diversi soggetti gestori, favorendo in questo modo la costruzione di una cultura dei servizi. Niente a che vedere con l’appiattimento-omologazione- delle diverse realtà né con l’abolizione delle differenze, ma piuttosto una ricerca di analogie, similitudini ed eventuali criticità, nell’ottica di rendere visibile e far emancipare una qualità condivisa da declinare nella cultura di riferimento. La qualità, infatti, in quanto processo dinamico a più dimensioni, non è un traguardo che si raggiunge e poi si passa ad altro, ma richiede un approccio sistemico e strumenti per leggerla, rileggerla e registrarla continuamente al fine di rivedere e ridefinire i significati da assegnarle. I servizi per l’infanzia di qualità sono organizzazioni autonome che apprendono soprattutto attraverso pratiche di autovalutazione. Il grande obiettivo - su cui orientare e far convergere risorse, è la continuità del nido d’infanzia e servizi educativi, da pensare come luoghi di cura ed educazione per bambini, genitori ed operatori. Contesti educativi sostenuti da un pensiero forte e connotati da una tensione a costruire cultura- che sia anche cultura partecipata, perché infanzia ed educazione così come appartengono alla sfera familiare ed intima, sono anelli di congiunzione fra natura e cultura, quindi principi che attengono l’intera comunità: interconnessi in un contesto sociale sempre più ampio.