Materiali bituminosi
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Materiali bituminosi
Materiali bituminosi Questo capitolo riguarda il bitume, l'asfalto, il catrame e la pece come anche i materiali correlati più duri come il carbone. Queste denominazioni sono state liberamente usate e la classificazione dei materiali per categorie fisiche e caratteristiche visive è stato vago e confuso. Comunque ora essi sono generalmente collocati in due ampie categorie, suddivise in: Prodotti naturali 1. Bitume, asfalto 2. pirobitumi, torba, lignite e carboni Prodotti artificiali ricavati dalla pirolisi del legno, carbone o resina 3. Catrami (distillati) 4. Peci (non distillati) La chimica di questi materiali è di grande complessità ed è lontana dall'essere completamente determinata. Una conoscenza di essa è necessaria per tentare la loro identificazione mediante analisi, ma per illustrarla qui con un certo grado di completezza usciremo fuori dalla loro importanza nel campo dell'arte e dell'archeologia. Tuttavia l'identificazione e l'uso di materiali di questo tipo sono stati i soggetti di una notevole controversia nel passato, in particolar modo riguardante il loro utilizzo nella mummificazione e la storia di questa disputa è stata documentata in modo interessante. La questione sembra non essere mai stata completamente risolta sebbene essa ora possa essere alla base della chimica che brevemente verrà esposta qui. Il carbone stesso ha un piccolo valore strutturale, sebbene esso fu occasionalmente utilizzato nel periodo Vittoriano per realizzare mobili, forse come un tour de force. Il materiale conosciuto come argillite Kimmeridge, un minerale di argilla contenente olio, è stato utilizzato per la fabbricazione di semplici oggetti che presentano alcune difficoltà di conservazione. Il minerale inoltre (essenzialmente un carbone molto duro) è utilizzato in gioielleria. E’ stato dimostrato che il principale modo nel quale i prodotti più morbidi sono stati usati dagli artigiani del passato è come adesivi, malte e rivestimenti. Si è trovato che essi erano presenti sia usati in piccoli oggetti che in grandi strutture di edifici in egual misura ed è naturalmente interessante essere in grado di specificare la loro natura. È ora possibile distinguere i materiali naturali da quelli ricavati dalla distillazione distruttiva. L'ultimo gruppo può probabilmente essere ulteriormente diviso più 1 specificatamente, ma il problema di attribuire un particolare campione di bitume o asfalto ad una particolare zona geografica, sebbene sia stata prestata molta attenzione dai laboratori, specie in questi giorni di versamento in mare di petrolio grezzo, non è ancora pienamente risolto, anche se una soluzione sembra possibile poiché l'isolamento di frazioni di triterpeni dalle frazioni bituminose degli oli grezzi (vedi sotto) ha mostrato interessanti variazioni da regione a regione. Finora è stato applicato solo al petrolio proveniente da fonti del medio oriente che arrivano in Africa; dal mare del nord e dall'Alaska. Un altro utilizzo di materiali di asfalto o di lignite è stato come pigmento per dipinti ad olio sotto i nomi di asfalto, mummia, e marrone Vandyck. Questi sono ampiamente trattati nel libro di Harley sui pigmenti (vedi bibliografia) e qualche informazione in più può essere qui data per quanto riguarda la loro chimica poichè ciò proverebbe che sono strettamente correlati a i materiali discussi ora. Asfalto e bitume La chimica di questi materiali è essenzialmente una ulteriore estensione di quella del petrolio o olio grezzo, già discussa nella parte in connessione con è i solventi idrocarburi (1.1.6) e le cere di terra (4.3.1). I due termini, asfalto e bitume, non sono chiaramente distinguibili poiché essi provengono da nomi greci e romani, rispettivamente, per ciò è lo stesso materiale. Il nume bitume è ora generalmente usato per una sostanza contenente essenzialmente non materiale inorganico o minerale, ma una alta a percentuale di componenti solubili in solventi idrocarburi (malteni) come componenti al contrario insolubili (asfaltemi). Di conseguenza esso è spesso utilizzato per residuo non volatile della distillazione del petrolio come anche per quei materiali trovati naturalmente. Asfalto è il termine per i depositi nativi rinvenuti come affioramenti, che risultano d'altra essudo di petrolio grezzo attraverso le fessure verso la superficie, o esposizione per erosione, seguite da evaporazione delle componenti più volatili. Tali affioramenti possono essere bene associati con aree di attività vulcanica o sorgenti termali. In funzione della quantità di materiale minerale aggiunto, essi sono ulteriormente divisi in nel vero asfalto (meno del 10% dei minerali) asfalti di roccia (più del 10 percento di minerali). Le asfaltiti sono una ulteriore categoria di materiali a più alto punto di fusione, o addirittura non fondibili, che includono varietà chiamate come carbone glance pitch e gilsonite. Materiali organici fossili sono formati durante milioni di anni da resti biologici depositati nella loro attuale composizione può parzialmente riflettere la natura e di questo materiale originale, le due principali categorie di essi sono quelle terrestri e quelle della vita . Un indicatore è l'insieme di composizione carbonio e idrogeno. Petroli con un rapporto idrogeno carbonio elevato si pensa ora al si siano originati principalmente da materiali 2 provenienti dalla vita marina, di natura satura, ricca di lipidi. In accordo con ciò è l'alto contenuto di alcani e cicloalcan nei petroli più antichi. Questo contrasta bruscamente con il basso rapporto idrogeno carbonio di alcune argille oleose, torbe, e carbone, che può essere spiegato con un'introduzione più alta di materiali di partenza insaturi (aromatici), in particolare lignite (6.8) da piante terrestri. I precursori del petrolio, e quindi asfalto, quindi comprendono l'intera gamma di composti organici naturali descritti in questo libro più volte. Come gli organismi muoiono essi sono soggetti a cambiamenti immediati per azione ossidativa e biologica. Come gli strati vengono costruiti, prevalgono condizioni anaerobiche e, l'incremento di pressioni e temperature portano, nel corso di un periodo di tempo geologico, alla perdita dei gruppi funzionali, ed alla frammentazione con perdite delle catene laterali. La disproporzione, che viene detta il trasferimento di idrogeno tra molecole, anche essa avviene, portando sia a composti saturi che aromatici. Solamente tracce di composti funzionali persistono più facilmente (altro che composti eterociclici) tranne quelli all'interno di strati relativamente giovani che sono soggetti solamente a condizioni più miti in ambiente non catalitico. Una conoscenza più dettagliata dei componenti del bitume è stata acquisita nei recenti anni ampiamente grazie all'uso della gas cromatografia, metodo capace di separare adeguatamente le centinaia di componenti. In aggiunta agli alcani e ai cicloalcani, che ci sono già familiari, che sono diverse classi di composti che sono vicini a in composizione ai costituenti che originali delle piante, modificati solo per defunzionalizzazione e saturazione, e questi di conseguenza costituiscono importanti markers biologici utili nell'identificazione a impronta digitale di particolari bitumi. Markers biologici. Composti isoprenoidi, particolari terpenoidi , sono discussi più ampiamente nel capitolo 8 in connessione con le resine naturali. Essi però non sono confinati solo alle resine, ma sono ampiamente distribuiti nel regno vegetale. Resti di essi sembrano sopravvivere nel petrolio piuttosto bene e costituiscono la principale classe di markers biologici osservabili. Dei vari isoprenoidi ciclici due sono particolarmente comuni: il fitano (C20) al e pristano (C19). 3 Ci sono un numero di composti derivati dai mono e diterpenoidi ciclici, gli ultimi includono la fichtellite (C19). I più importanti sono comunque quelli correlati algli steroli vegetali (fitosteroli) e i triterpenoidi, ai quali i sarà dato un po' più di attenzione. La figura 5.1 illustra la gamma dei tipi di struttura di fitosteroli naturali. Molti derivati da idrocarburi saturi (sterani) sono stati rilevati in materiali fossili, mentre gli idrocarburi insaturi (stereni) ed anche tracce di alcoli saturi (stanoli) sono stati rilevati in sedimenti precedenti. Molti di questi composti hanno un la stereochimica originale alla congiunzione dell'anello, ma in altri è stato trovato che l'isomerizzazione è avvenuta ad uno o più centri chirali (asimmetrici). Alcuni composti sono anche formati da un completo riarrangiamento della spina dorsale del nucleo di sterano, per esempio i diacolestani: 4 La rilevazione di questi composti come quelli durante l'analisi è naturalmente una buona evidenza che si sta trattando con materiali fossili, poiché essi non avvengono in natura. I triterpenoidi delle resine naturali sono discussi nella sezione 8.3.1. Gli organismi primitivi comprese le alghe marine, contengono triterpenoidi pentaciclici di diversi tipi di strutture come mostrati in figura 5.2. 5 Questi sono chiamati triterpenoidi primari poiché essi sono o in una struttura a pienamente isoprenoide, non avendo riarrangiato durante la sintesi. I bitumi contenenti quantità dominanti di idrocarboni di questi tipi quindi probabilmente derivano da depositi di organismi marini. I bitumi generalmente mostrano una gamma completa di omologhi della opano e dei moretani che hanno subìto stereoisomerizzazione a uno o a entrambi i centri asimmetrici, identificati ai carboni 17 e 21 (in natura solo composti con idrogeni 17 beta e 21 beta si sono incontrati). Ora si sa che essenzialmente tutti campioni di materiali organici sedimentari, argille, lignite, fanghi giovani, carboni contengono l'idrocarburo opanoequesta ubiquità è interpretata come indicazione che essi hanno origine dai battelli coinvolti nella iniziale trasformazione di varie piante morte o resti animali. I derivati dell'opano sono di fatto stati isolati da diverse specie di batteri, nei quali essi sembrano essere un importante componente strutturale delle membrane delle cellule. Triterpenoidi con altri scheletri (triterpenici secondari: per esempio quelli riarrangiati durante la di sintesi) come mostrato in figura 5.3 sono stati trovati in piante terrestri più alte di molte famiglie. 6 Anche se composti funzione analizzati di questi tipi non sono ancora stati trovati in peci e carboni marroni, e nella cera di montagna ottenuta per estrazione con solvente del carbone e marrone del nord della Boemia. Gli idrocarburi di questi tipi di scheletri sono stati incontrati in una varietà di prodotti fossili compresi il petrolio crudo dal medio oriente, Nigeria ed Indonesia. I composti sopra sono tutti quelli che hanno subito idrogenazione. I composti corrispondenti deidrogenati, composti aromatici, sono stati anche trovati e una loro selezione è stata caratterizzata e mostrata in figura 5.4. 7 Senza dubbio ci sono molti di più di queste strutture che non sono ancora state che edificate. La sezione seguente dei gas cromatogramma capillari di bitume naturale proveniente dall'isola di di Giacinto in Grecia (conosciuta e utilizzata a fin dall'antichità) è mostrato in figura 5.5. Esso mostra la presenza di composti della maggior parte delle classi nominate prima. I componenti predominanti sono gli opani mentre c'è una minore quantità di moretani fitosterani e altri. La figura 5.6 mostra lo spettro di massa del picco più largo identificato come una noropano (vedi figura 5.2). 8 Esempi di identificazione di alcuni campioni archeologici come il bitume, mediante rilevazione di composti di opano, sono descritti nel capitolo 12. Alcuni campioni da navi antiche immerse nel mare di Galilea si sono dimostrati particolarmente complessi. Analizzati mediante GLC-MS essi hanno mostrato sia resine di pino che bitume. Come alcuni campioni dalle mummia egiziana (più giovani del II secolo prima di Cristo) sono state anche analizzate mediante GLC-MS e confrontati con l'asfalto della zona del Mar morto, che si sapeva essere una probabile fonte. È stato qui inoltre suggerito che sono stati mischiate anche resine di piante fresche e cera d'api. Catrami e peci. I materiali ottenuti da pirolisi del legno e della resina (o residui di legno) sembra siano stati importanti poiché nell'antichità specialmente come materiali calafatanti e impermeabilizzanti, in zone dove l'asfalto non esisteva. Il catrame di carbone è apparentemente un prodotto del XIX secolo, importante poiché esso proviene dalla rivoluzione nelle sostanze chimiche sintetiche, esso può essere trattato piuttosto brevemente. Come già puntualizzato, i materiali di partenza per i processi di formazione del carbone erano le piante terrestri più ricche in lignina aromatiche. Prodotti di condensazione del tipo acido umico, contenenti funzioni ossigenate e azotate, possono formarsi in vari modi e questi a turno possono ulteriormente condensare con detriti di lignina e cellulosa. durante la carbonificazione vengano formate strutture condensate ad alto peso molecolare. I carboni più duri possono anche essere paragonati alla grafite per la struttura, per esempio essi sono quasi carbone puro. La pirolisi di questi materiali porta a composti aromatici a più basso peso molecolare compresi i fenoli, gli eterociclici, gli idrocarburi aromatici e polinucleari. La maggior parte di questi distilla come catrame di carbone. Materiale a più alto peso molecolare e semplicemente fonde e fluisce via dal carbone residuo (coke) come pece di carbone. Catrami di legno e resine. Fino ad ora sono state disponibili informazione piuttosto scarse riguardanti la chimica e del catrame di legno e delle resine ma con l'interesse crescente nell'identificazione di questi materiali, anche poiché dopo la prima edizione di questo libro, esse sono state e notevolmente capite. Quando legni morbidi (per esempio legno di conifere come pini e abete rosso) sono distillati distruttivamente, i catrami che risultano sono largamente formati dal contenuto di resina (principalmente acidi della serie abietani, vedi 8.2.1) e conseguentemente tali catrami hanno la maggior parte dei componenti in comune con quelli formati per distillazione distruttiva del le resine di conifere equivalenti. La figura 5.7 confronta i cromatogrammi dei materiali di questi due tipi dopo metilazione con acidi liberi. 9 Il metile deidroabietato è maggiore costituenti in entrambi i casi mentre il i derivati ulteriormente deidrogenati e o decarbossilati, come i due è norabietatrieni uno, due, tre o quattro è tetraidroretene e il retene stesso più abbondanti nel residuo. 10 Il catrame si sa che viene comunemente ricavato dalla corteccia di betulla. fino ad ora pochi lavori sono stati riportati sulla sua chimica sebbene da lungo tempo è stato richiesto che il diolo triterpenoide di betulino è rilevabile in esso mediante cromatografia su strato sottile, permettendo così di essere identificato come adesivo preistorico per fissare utensili di selce a manici di legno o di corno. Questo è stato ora provato dall'isolamento del betulino da questo tipo di catrame con la sua identificazione positiva mediante NMR e spettrometria di massa. Diversi triterpenoidi correlati sono stati anche identificati nel catrame della corteccia di betulla usando GLC-MS. Sono stati esaminati in forni di pece medievale con residui di pece in siti in Germania e in Polonia. Nel primo l'acido abietico era un ingrediente del legno di conifere resinose e si suppone quindi che sia stato il materiale grezzo; nel secondo si pensa che sia stata utilizzata la corteccia di betulla. Sono state anche scoperte in Boemia fabbriche di catrame del XV secolo che mostrano una avanzata tecnologia. Qui si pensa che il legno di pino sia stato il principale materiale grezzo. Il catrame di betulla si pensa sia stato all'origine della pece utilizzata nelle urne e nella testa delle lancia in Ljubljana. In studi archeologici sistematici e in catrami di legno recenti, mediante la già citata GLC-MS sono state identificate 28 sostanze presenti in essi.14 dei campioni archeologici è stato mostrato che erano in catrame di betulla. In un altro, l'uso di catrame di betulla nella Britannia antica è stato identificato per la prima volta, essendo stato usato come adesivo per riparare una pentola romana. In un primo studio con gas cromatografia di un rivestimento di pece di legno sul retro di un pannello dipinto di Rubens è stato rilevata la presenza di una miscela di acidi abietico e deidroabietico e altri componenti resina derivati. Alcuni catrami scoperti dal relitto della nave ammiraglia di Enrico VIII il Mary Rose, e da una nave etrusca del 600 a.C., sono stati identificati mediante GLC-MS come 11 catrame di legno morbido da conifere, avendo essi le componenti descritte sopra. Sono stati usati NMR protonico e al carbonio 13 per effettuare simili identificazioni di un numero di campioni di catrame da relitti australiani datati dal XVII al XIX secolo, il catrame del Mary e catrame di pino e di abete rosso essendo usati come standard di confronto. La GLC-MS è stata ancora usata in un altro caso, il contenuto di barili di catrame e di campioni di corda incatramata da un relitto del 1790 essendo ancora identificata come catrame di legno di pino per il loro alto contenuto di acido deidroabietico e di altri componenti derivati dalla resina. Quando i legni morbidi sono distillati distruttivamente per dare catrame, una proporzione di acidi di resina è convertita in metil-esteri mediante un certo meccanismo (il metanolo stesso è prodotto durante la pirolisi del legno). La presenza di questi esteri metilici nella frazione neutra del catrame quindi, indica che il materiale è stato fatto da legni morbidi piuttosto che dalla resina separata (che non risulta nella formazione degli esteri) e questo è stato trovato essere il caso con un campione di catrame da un relitto di Kyrenia ellenistica (l'ultima decade del IV secolo prima di Cristo). Questo studio GLCMS di quattro differenti campioni da questo sito, che necessariamente hanno avuto la stessa storia ambientale, ha permesso di considerare diverse composizioni in termini di reali differenze dell'origine e del metodo del processo. In diversi campioni normal-alcani da C22 a C 32 sono stati trovati in quantità significative, indicando che il petrolio in qualche forma è stato un componente della miscela originale, presumibilmente come diluente. Carbone elementare. La chimica del carbone elementare non è generalmente considerata una parte della chimica organica, ma per convenzione il carbone stesso è entrato nella composizione di oggetti di musei (particolarmente con i pigmenti nella pittura e negli inchiostri)e non si può evitare di menzionarlo qui. In ogni caso il carbone può essere pensato come l'ultimo prodotto di un processo pirolitico che porta a catrami e peci già discusse. Il carbone puro è chimicamente molto poco reattivo, ma la maggior parte dei carboni prodotti mediante pirolisi o per combustione incompleta contengono quantità apprezzabile di impurità con una varietà di gruppi funzionali. La chimica dei carboni neri, nome generale per questi materiali, è stata molto studiata essendo essi particolarmente importanti nel commercio come pigmento nero e riempitivo, per esempio nelle buste nere di polietilene o della gomma dei pneumatici per automobili e la loro presenza materialmente influenza le proprietà e il deterioramento di queste. I pigmenti di carbone sono stati visti da Winter 12 principalmente dal punto di vista della loro i identificazione su manoscritti e dipinti. Il carbone stesso esiste in forme cristalline e non cristalline, il primo consiste in e diamanti e grafite (e in alcune rare forme che non ci riguardano); il secondo è divisibile è in carbone di fiamma, coke e carbone di legno. Grafite La grafite esiste naturalmente in diverse parti del mondo e viene anche preparata per riscaldamento del carbon coke ad alta temperatura. Nella sua struttura essa può essere considerata a formare dei fogli piatti di anelli condensati a sei membri, come un composto condensato aromatico (1.1.4) di estensione indefinita sebbene ciò che accade agli spigoli non è chiaro. Questi fogli sono fissati l'uno all'altro in modo regolare, ma non ci sono legami covalenti tra di loro e i cristalli possono essere scissi meccanicamente molto rapidamente. Questo si traduce in una proprietà di slittamento della grafite che ed è utilizzata con scopi di lubrificante. Come pigmento la grafite è conosciuta come piombo nero o plumbago. Il suo uso più conosciuto è nelle cosiddette matite di piombo che sono datate apparentemente dal XVI secolo. In queste la grafite è mischiata con argille, la quantità della quale determina la durezza della matita. Carboni non cristallini. I vari carboni di fiamma, fatti bruciando combustibili come gas naturale, oli o legno sono stati separati da Winter sotto i nomi di nero carbone, nerofumo e fuliggine. La loro morfologia facilmente li distingue dai materiali discussi sopra in quanto essi formano aggregati e piccole sfere. La quantità di impurità catramose presente dipende in qualche modo dalla distanza della fiamma dal punto del collettore. Il pigmento conosciuto come bistre è fuliggine raccolta dal legno bruciato molto vicino alla fiamma contenente una proporzione piuttosto alta di catrami. I carboni fatti dalla legno, dai gusci delle conchiglie, dal sughero etc. hanno nomi come carbone di legna nero, frutto a nocciolo nero e sughero nero. Poiché i materiali rimangono solidi attraverso il processo di carbonificazione, il carbone può mantenere in gran parte la morfologia (come la struttura cellulare) dei suoi precursori 13