Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute

Transcript

Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute
Boll. Farmacodip. e Alcoolis., XXV (1-2) 2002
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
Vanni Capoccia1, Stefano Goretti1, Francesca Pierri2
Riassunto
L’informazione sull’AIDS, spesso, è l’unica nota d’educazione sessuale che si pratica nei Ser. T., mentre dovrebbe essere solo una fase di un’attività più complessa che preveda programmi pensati per i tossicodipendenti ed in particolare modo per quelli di sesso femminile.
Sempre di più i rapporti sessuali saranno causa d’infezione per le tossicodipendenti. La prevenzione delle M.S.T., quindi, è tenuta a collocare le conoscenze scientifico-sanitarie all’interno di un approccio che valorizzi gli elementi affettivi e
relazionali della sessualità, spostando l’attenzione dalla malattia al benessere sociale e individuale della persona.
Per raggiungere tale obbiettivo è opportuno muoversi su due fronti: svolgere un’azione rivolta a tutte le tossicodipendenti che accedono al Ser. T., associata ad un’altra, centrata sul rapporto diretto operatore - utente.
Parole chiave: Donne, Tossicodipendenza, M. S. T., Sessualità, Salute
Abstract
Female drug addicts and sexuality: health promotion in the Public Drug Addiction Services
Very often, the only sex education provided by the Public Drug Addiction Services is to offer information on AIDS. Instead, an effective sexual education program should include more complex activities comprising specific programs for drug
addicts, in particular for female drug addicts.
The effective prevention of S.T.D. should not be limited to providing information.
Sex will increasingly become the main source of infection among drug addicted women, and it is therefore necessary to
shift the focus from the disease itself to the social and private well-being of the person, also taking into account the affective and relational elements of sexuality.
Two main lines of action should be taken to achieve this goal: a common approach for all the drug addicts that contact
a Public Drug Addiction Service; and an individual approach aimed at establishing a direct relationship between the
health professionals and the drug addicts.
Keywords: Women, Drug addiction, S.T.D., Sexuality, Health
Premessa
Dai dati forniti dal COA(1), che riporta i casi di AIDS
divisi per anno di diagnosi e per sesso, si evidenzia come il
maggior numero di essi (54,2%) sia concentrato tra i 30 34 anni (31,9%) e tra i 25 - 29 (22,3%), è interessante rilevare che all’interno di queste due fasce d’età le femmine
rappresentano il 60,1% contro il 39,1% dei maschi.
La distribuzione dei casi in adulto per categoria di
esposizione mostra come il 61,8% è riconducibile all’uso
di sostanze stupefacenti per via endovenosa, mentre il
15,6% è da attribuire a comportamenti omosessuali.
In più di un caso su dieci (16,4%) l’infezione è dovuta
a rapporti eterosessuali e nello 0,9% a trasfusioni di sangue
ed emoderivati.
La quota residua è rappresentata nel 2,0% da omosessuali tossicodipendenti e nel 2,6% da altro/non determinato.
Dall’andamento dei casi per categoria d’esposizione si
evidenzia che tende a diminuire il contagio tra i tossicodipendenti (dal 67,4% del 1988-92 al 43,4% del 1999), mentre aumenta costantemente tra gli eterosessuali (dal 10,7%
del 1988 - 92 al 31,6% del 1999). I tossicodipendenti, nonostante ciò, rimangono, di gran lunga, la categoria più a
rischio d’AIDS.
1 Servizio per Tossicodipendenze - ASL n. 2 Perugia - c/o Policlinico Monteluce - via Brunamonti - 06100 Perugia - tel. 075.5783643
- fax 075.5732025 - e-mail: [email protected]
2 C.A.S.I. Università degli Studi di Perugia.
92
Articoli
Ciò è spiegabile con il fatto che - per quanto riguarda la
distribuzione per tipo di trasmissione - bisogna tenere presente che la classificazione in diverse categorie è fatta secondo un criterio gerarchico dal momento che, per ogni
soggetto, esiste la possibilità d’esposizioni multiple (ad
esempio tossicodipendenti con rapporti sessuali a rischio).
Una considerazione, questa, da tenere presente, in modo particolare per le tossicodipendenti tra le quali è diffusa
una pratica sessuale disordinata associata, in non rari casi,
alla prostituzione; tanto è vero che il rapporto maschi-femmine tra i tossicodipendenti è di una femmina per 5,4 maschi(2), mentre quello tra i tossicodipendenti malati d’AIDS
è di una femmina per 3,8 maschi. Ai dati sinora forniti è
utile segnalare quanto è emerso da una ricerca sulle cause
di morte tra i tossicodipendenti bolognesi avvenute tra il
1978 ed il 1998, dalla quale emerge che l’AIDS ha provocato il 51,5% dei decessi tra i maschi ed il 60,0 tra le femmine(3).
Tali dati anticipano le tendenze che saranno osservate
nei prossimi anni tra la popolazione dei soggetti affetti da
AIDS: i rapporti eterosessuali non protetti rappresentano
già un fattore di rischio, lo saranno sempre di più in futuro, in maniera particolare, per le donne e tra queste tra le
tossicodipendenti.
I problemi e gli obiettivi
L’AIDS ha certamente aggiunto al problema della
tossicodipendenza una variabile con la quale i tossicodipendenti trovano difficoltà a rapportarsi, una malattia
che li coinvolge così intensamente da farli passare dal
desiderio di conoscere al rifiuto di sapere rimuovendo il
problema.
È forse per tale motivo che in Italia si è dedicata una
cura particolare alla prevenzione dell’AIDS tra i tossicodipendenti focalizzando l’interesse sullo scambio di siringhe
infette; altrettanta attenzione non è stata dedicata alle malattie sessualmente trasmesse, attivando programmi d’educazione alla sessualità pensati specificatamente per i tossicodipendenti ed in particolare modo per quelli di sesso
femminile. Un’azione consapevole del fatto che l’informazione sull’AIDS è, spesso, l’unica nota d’educazione alla
sessualità che si pratica nei Sert; mentre, essendo legata
all’igiene del rapporto sessuale, dovrebbe essere solo una
fase di un processo più complesso che si propone, grazie
alla presa di coscienza dei propri sentimenti e del proprio
diritto alla salute, la crescita della persona.
Queste considerazioni inducono a prendere in esame
una serie d’interrogativi:
• Le tossicodipendenti sanno come si trasmettono e prevengono le malattie sessualmente trasmesse?
• Al possesso di corrette informazioni sono associati
comportamenti sessuali conseguenti?
• Se no, per quali motivi a conoscenze adeguate fa riscontro una pratica sessuale scorretta?
• Quali interventi di prevenzione, informazione e educazione sanitaria sono più efficaci tra le tossicodipendenti?
A partire da queste domande, al fine di individuare quale dovrebbe essere il ruolo che i servizi pubblici potrebbero
svolgere in un intervento educativo, la ricerca si è proposta
di:
• Rilevare le conoscenze delle tossicodipendenti sulle
malattie sessualmente trasmesse.
• Acquisire dati sulle conoscenze relative ai modi di
trasmissione delle malattie sessualmente trasmesse e sulla
loro prevenzione, prestando particolare attenzione alle abitudini sessuali, all’uso del preservativo ed alla cura della
salute.
• Conoscere le fonti da cui i soggetti indagati hanno
avuto le informazioni o dalle quali vorrebbero averne.
• Sottoporre a valutazione la qualità delle informazioni
date sulle malattie sessualmente trasmesse dai servizi sia
pubblici (Ser.T.), sia del privato sociale (Comunità) che si
occupano direttamente di tossicodipendenza.
L’ambito dell’indagine ed il questionario
La ricerca è stata eseguita, tramite questionario(4) anonimo ed autocompilato, su un campione di tossicodipendenti femmine in cura al Ser.T. di Perugia.
Il questionario è stato sottoposto al giudizio di due operatrici del Sert che non lo avevano letto ed, in un secondo
tempo, a quello di due donne che non avevano a che fare
né con il Servizio, né con la tossicodipendenza, infine è
stata effettuata una somministrazione test con una tossicodipendente.
Dalle opinioni espresse e dalle impressioni ricevute non
sono emerse indicazioni tali da rendere necessaria una modifica significativa della struttura dello strumento d’indagine.
La prima parte riguarda aspetti anagrafici tralasciando,
data la particolare impostazione della ricerca, di chiedere
informazioni su eventuali figli; tutto ciò per evitare che il
timore d’avere problemi con il Tribunale dei minori inducesse a dare risposte non veritiere.
Successivamente ci si è avvicinati per gradi alle conoscenze sulle MST ed ai comportamenti sessuali praticati,
prestando particolare attenzione all’uso del preservativo.
Infine, due domande su chi ha informato e da chi si vorrebbe essere informati. Chiudono il questionario due domande
per valutare la qualità delle informazioni ricevute sia al
Ser.T., sia, da parte di coloro che vi erano state inserite, in
Comunità.
La fase della compilazione è stata preceduta da una
spiegazione con la quale s’illustravano le finalità generali
dell’iniziativa; ponendo l’accento sul fatto che le informazioni, raccolte in modo anonimo, non permettevano d’identificare la persona che rispondeva. A tale scopo ad ogni intervistata veniva consegnata una busta dentro la quale sigillare il questionario dopo averlo compilato.
L’intervistatore è rimasto in stanza a disposizione per
qualsiasi chiarimento su dubbi riguardanti la compilazione,
al termine della quale è stato distribuito materiale di informazione sulle modalità di contagio sessuale e sulle norme
di comportamento per evitarlo.
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
93
Boll. Farmacodip. e Alcoolis., XXV (1-2) 2002
I risultati
Su quarantanove donne tossicodipendenti che nel periodo interessato alla ricerca erano in trattamento ambulatoriale quarantasei hanno accettato di rispondere al questionario, con una percentuale pari al 93,87%.
Per la totalità delle rispondenti, la droga primaria è costituita dall’eroina; l’età media di prima assunzione è di 21
anni, mentre l’età media di uso continuativo supera di poco
i 23 anni (23,45).
Alcuni items del questionario consentivano di dare più
risposte, si è pertanto ritenuto corretto, in tali casi, dare i
valori assoluti corrispondenti alle variabili che li interessavano piuttosto che le percentuali.
Caratteristiche socio - demografiche
Per quanto riguarda la scolarità della nostra coorte: il
41% ha conseguito la licenza media, mentre il 55% è in
possesso del diploma di scuola media superiore, il 2% ha la
licenza elementare e un altro 2% è laureato. Il 33% è disoccupato, il 26% precario, il 7% disoccupato mentre il
34% studia. In riferimento alla situazione relazionale il
39% è costituito da libere, il 9% da coniugate, il 33% da
conviventi, il 15% fidanzate e il 4% separate. L’anno di
nascita va dal 1950 al 1981 e il 54% delle intervistate è
compreso tra i 30 e i 39 anni, il rimanente 46% è distribuito nelle altre fasce d’età.
sangue e il 63% si sono sottoposte al prelievo nell’ultimo
anno, per il 60% è la prevenzione il motivo che le ha indotte a farlo. Solo il 9% si sono vaccinate per l’epatite B. Tra
le tossicodipendenti alle quali è stata diagnosticata una
M.S.T. è alta la percentuale di coloro che non hanno seguito a dovere la terapia prescritta e di quelle che non si sono
sottoposte a controlli costanti.
Esperienze sessuali dichiarate relative agli ultimi sei mesi
Il 61% delle intervistate non ha mai usato il preservativo, il 17% lo ha usato qualche volta, sempre il 7%, mentre
il 15% ha dichiarato di non aver avuto rapporti sessuali
(Grafico 6).
Al 52% è stato sempre chiesto di aver rapporti sessuali
non protetti, la stessa richiesta è stata fatta all’11% qualche
volta (Grafico 7), il 68% di queste ha accettato sempre la
richiesta e l’11% qualche volta (Grafico 8).
Per quanto riguarda il numero dei partners il 40% ha
avuto più di un partner e il 42% uno solo (Grafico 9). Il
13% ha avuto rapporti con persone sconosciute e l’84% di
queste donne non ha mai usato il preservativo (Grafico 10 11), va rilevato che solo sei hanno affermato d’aver avuto
rapporti con persone sconosciute, mentre alla successiva
domanda che chiedeva se con queste persone era stato usato il preservativo hanno risposto in dodici.
Tra le motivazioni che più giustificano il fare sesso
senza preservativo il farlo solo con il proprio compagno è
indicata dal 53% intervistate, il 20% lo giustificano per il
piacere e l’11% per l’amore (Grafico 12).
Conoscenze sulle MST e sulla loro trasmissione
Emerge un quadro discordante di conoscenze: mentre è
buona quella su alcune malattie (HIV/AIDS, epatite di tipo
C, sifilide) altrettanto non si può dire per altre MST (Grafico 1). Per quanto riguarda i modi di trasmissione 43 indicano il sangue, 45 i rapporti sessuali e 35 l’uso di siringhe infette (Grafico 2).
Su un altro versante vanno rilevate le buone conoscenze che hanno sul modo in cui le MST possono essere
diagnosticate e sul fatto che alcune passano dalla madre
al figlio (Grafico 3). Per quanto riguarda la possibilità di
rimanere sterili il 52% non ha saputo rispondere. Sul come una MST è trasmessa 45 hanno indicato il rapporto
vaginale, 43 il rapporto anale, 15 quello orale, 2 i rapporti non completi (Grafico 5). Per il 65% l’uso del preservativo è il modo più efficace per non contrarre malattie
(Grafico 4).
Controllo delle condizioni di salute
L’85% ha fatto almeno una volta una visita ginecologica e di queste il 50% l’ha fatta almeno entro l’ultimo
anno; mentre il 68% dichiara d’averla fatta per prevenzione.
Alto è il numero di coloro che hanno fatto prelievi del
94
Fonti d’informazione
Nel complesso emerge che la televisione ha rappresentato la miglior fonte d’informazione per 34 intervistate, seguita da giornali e riviste per 27, dal Ser.T. per 22, gli amici per 15 ed il consultorio per 14, seguono specialista, medico di base, familiari, scuola (Grafico 13).
Per avere informazioni sul tema delle MST il 36% delle
intervistate si rivolgerebbe ad uno specialista, il 26% al
Ser.T., il 21% al consultorio seguono medico di base, familiari ed amici.
È stato anche chiesto di giudicare il tipo d’informazioni ricevute. Per quanto riguarda il Ser.T. sull’AIDS
27 hanno dichiarato di essere state molto o abbastanza
informate; le rimanenti poco o mai. Sull’epatite di tipo
B e C 20 ritengono di essere state molto o abbastanza
informate; sulla sifilide nessuna dichiara di aver ricevute
informazioni sufficienti. Molto basso è il numero di coloro che hanno dichiarato di aver avuto informazioni
adeguate sulle altre MST.
La stessa domanda è stata rivolta a coloro che erano
state in comunità: sull’AIDS 10 sono state sufficientemente informate; sull’epatite B e C 9; sulle altre MST scarso è
il numero di quelle che dichiarano di essere state sufficientemente informate.
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
Articoli
Conclusioni
La ricerca ha evidenziato che le conoscenze su AIDS
ed epatite sono buone, mentre diminuiscono considerevolmente quelle relative alle altre malattie sessualmente trasmesse.
Rispetto alle esperienze sessuali è diffusa una pratica
inadeguata ad evitare i contagi e non si notano variazioni rilevanti dei comportamenti in base alle conoscenze acquisite.
Le principali fonti d’informazione sono rappresentate
dai mezzi di comunicazione di massa. Buona è anche la
percentuale di coloro che sono state informate dal Ser.T.,
senza che questo, tuttavia, abbia un’incidenza positiva sui
comportamenti sessuali delle intervistate. È come se le
informazioni fornite dagli operatori del servizio abbiano le
stesse caratteristiche di quelle giornalistiche e non riescano,
quindi, ad operare sui modi di agire delle tossicodipendenti.
Le ipotesi operative che i risultati dell’indagine suggeriscono coinvolgono congiuntamente sia il versante della
ricerca, che quello dell’attività del Ser.T.
La ricerca dovrà essere allargata ad un campione maschile delle stesse caratteristiche di quello femminile per
consentire un confronto tra sessi differenti. Altrettanto importante sarà non lasciare come fatto occasionale il lavoro
effettuato, andranno valutati eventuali trasformazioni dei
comportamenti a rischio con un’indagine longitudinale riproposta a distanza. Tutto ciò arricchirebbe il quadro delle
indicazioni utili ad orientare l’attività del servizio.
Per quanto riguarda l’operatività diretta l’obiettivo che
ci si deve porre è di fare in modo che le conoscenze possedute determinino modifiche negli stili di vita delle utenti
del Ser.T. Per ottenere tale risultato sarebbe opportuno
muoversi su due fronti: svolgere un’azione rivolta a tutte le
tossicodipendenti che gravitano intorno al servizio, associata ad un’altra centrata sul rapporto diretto operatore utente.
Intervento rivolto alle tossicodipendenti in generale
Negli ultimi 20-30 anni la sessualità femminile, grazie
alla possibilità di usare la pillola anticoncezionale, si era
progressivamente liberata da remore e tabù, per diventare
fonte di comunicazione e piacere. Con l’insorgere del virus
dell’HIV l’idea che dall’amore e dal piacere derivino conseguenze negative si è presentata di nuovo, facendo riaffiorare
con forza il senso di colpa legato ai comportamenti sessuali.
Un elemento, quest’ultimo, da non trascurare quando si
definisce una strategia preventiva indirizzata alle tossicodipendenti; non si può, infatti, dimenticare che esse hanno
meno strumenti di altre per elaborare argomenti che coinvolgono, oltre agli aspetti sanitari, quelli legati alla sessualità, alla vita affettiva e sentimentale.
Se si vuole, oltre che informarle, incidere sui loro stili
di vita, una particolare attenzione va prestata al linguaggio
verbale e simbolico usato, tenendo conto sia dei loro codici
comunicativi, sia delle situazioni personalmente esperite,
affrontando l’argomento sotto un’ottica diversa dal passa-
to: non pensare le tossicodipendenti come “soggetti a rischio” pericolose per sé e per gli altri, ma rivolgersi a loro
come persone in grado di organizzare la propria esistenza,
capaci di sviluppare atteggiamenti consapevoli e tolleranti
in materia sessuale e preventiva.
Per fare ciò è necessario un lavoro realizzato con continuità e non con occasionali distribuzioni di materiale informativo con il quale ci si rivolge ad un target non ben definito, pensato in ogni sua fase specificatamente per le donne
tossicodipendenti e che dia loro la sensazione immediata di
essere state pensate una per una.
Un intervento dove l’informazione sull’AIDS non può
essere l’unica nota d’educazione alla sessualità fornita, ma,
essendo legata all’igiene del rapporto sessuale, è solo una
fase di un processo più complesso che si propone, grazie
alla presa di coscienza dei propri sentimenti, la crescita
della persona.
Un approccio nel quale la prevenzione delle malattie
sessualmente trasmesse si trasforma da questione biologica
in opportunità educativa e che - incoraggiando l’individuo
ad interessarsi in prima persona del proprio benessere ed a
scegliere consapevolmente il percorso da seguire - avrà come finalità la promozione della salute.
In questo lavoro vanno proposti contenuti che ridefiniscano in positivo informazioni “dure”, cui si associano facilmente sentimenti d’ansia e paura.
Messaggi fondati su argomenti angoscianti, infatti, hanno mostrato di avere un potere persuasivo nullo se non
controproducente. Centrare il tema di una campagna di
prevenzione su aspetti fortemente negativi fa scattare meccanismi di negazione e fastidio che hanno molte probabilità di ottenere il risultato opposto: ricercare la situazione
pericolosa per dimostrare, a se stessi ed agli altri, di poterla
controllare e saper decidere.
Al contrario, il contenuto da trasmettere si deve indirizzare sulla possibilità di svolgere liberamente un’attività
sessuale - se si vuole anche irrequieta - usando un minimo
d’accortezza e di tranquillo autocontrollo con l’uso del preservativo.
È importante, pertanto, che il preservativo - superando
le resistenze psicologiche che l’assimilano ad un presidio
sanitario utile solo per i disinvolti del sesso - entri in un
modello culturale che gli dia un’immagine gioiosa e lo faccia vivere come oggetto positivo che rende più libere.
Rapporto diretto con la tossicodipendente
Particolare importanza, nella cura delle dipendenze e
delle malattie ad essa correlate, riveste l’instaurarsi di un
rapporto significativo tra operatore ed utente. Si dovrà tenere presente che esiste uno specifico femminile nei processi di dipendenza; che il loro ingresso nel mondo della
tossicodipendenza è spesso mediato da un rapporto sentimentale e da elementi di svalutazione del proprio sé e del
proprio sé corporeo; che a volte, per le donne, la tossicodipendenza è propedeutica all’ingresso nel mondo della prostituzione.
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
95
Boll. Farmacodip. e Alcoolis., XXV (1-2) 2002
Se si vuol fare prevenzione delle MST, non solo dovranno essere fornite informazioni sui servizi che svolgono
attività consultoriale, sulla sessualità, sulla maternità, sui
sistemi contraccettivi ecc., ma particolare cura dovrà essere
prestata agli aspetti psicologici: far emergere eventuali elementi d’autosvalutazione e rendere coscienti su di essi; ridefinire i vissuti con il proprio corpo, aiutare ad individuare modelli femminili di comportamento ed a ripensare i
rapporti con partners maschili.
Vanno aiutate ad aver fiducia nelle proprie possibilità,
e donne che hanno un giusto concetto di sé avranno anche
la capacità di individuare ed accettare aspetti negativi della
loro personalità evitando, così, d’alimentare quella sensazione di vuoto che poi induce a non prendere decisioni utili
per la propria salute.
Invitate a pensare in maniera autonoma, incoraggiate a
diventare le attrici principali della propria esistenza. Aiutate a superare un’immagine idealizzata e romantica dei rapporti amorosi, ad abbandonare le resistenze verso elementi
di realtà che si tenta d’introdurre nella loro vita, a superare
il disinteresse nei confronti dei metodi utili ad evitare infezioni sessualmente trasmesse.
Un ultima considerazione ci sembra importante: al di là
dalle risposte date, ciò che è risultato significativo è stato
l’atteggiamento avuto verso l’indagine stessa.
La disponibilità a rispondere senza “difese” a domande
riferite alla sfera strettamente personale; la meticolosità
con cui chiedevano chiarimenti e compilavano il questionario; la richiesta di maggiori informazioni sono elementi
che vanno accolti come una dichiarata volontà all’apertura
di un dialogo su un argomento così delicato. Agli operatori
è demandato il compito di cogliere questa occasione per far
scattare scelte personali adeguate, fornendo alle tossicodipendenti tutte le opportunità affinché ciò accada.
In fondo le donne, tossicodipendenti o meno, per quanto riguarda quasi tutte le malattie sessualmente trasmesse,
devono semplicemente arrivare a chiedersi se vogliono o
no correre il pericolo di contagiarsi; sapendo, qualora la risposta che si daranno sarà negativa, che la scelta è limitata
a tre possibilità:
1) astinenza sessuale;
2) assoluta fedeltà al partner confidando in un comportamento reciproco;
3) uso del preservativo.
Note
(1)
(2)
(3)
(4)
Fonte: COA, Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, Vol.
8, N. 12 (suppl. 3).
Fonte: Ministero della sanità, “Rilevazione attività nel settore
delle tossicodipendenze, anno 1998” in Bollettino per le farmacodipendenze e l’alcolismo, anno XXII, n. 3, 1999.
Fonte: Pavarin Raimondo Maria, a cura di, La mortalità dei
tossicodipendenti nella città di Bologna ed i suoi determinati.
Risultati di uno studio longitudinale, Azienda USL Città di
Bologna, s. d., Bologna.
Predisposto da Vanni Capoccia, Stefano Goretti, Fabia Penzo.
Bibliografia
1) Capoccia V. (2000), Un modello per l’educazione sessuale
nelle scuole. Dalla prevenzione dell’AIDS alla promozione
della salute, in “Scuola & Città”, n. 2.
2) Capoccia V., Covino C. (1988), Scuola e AIDS: l’influenza
delle costruzioni sociali sulla percezione del male, in “Qualeducazione”, n. 52.
3) COA, Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, Vol. 8, N.
12 (suppl. 3).
4) Ministero della sanità (1999), “Rilevazione attività nel settore
delle tossicodipendenze, anno 1998” in Bollettino per le farmacodipendenze e l’alcolismo, anno XXII, n. 3.
5) Pavarin Raimondo Maria (s. d.), a cura di, La mortalità dei
tossicodipendenti nella città di Bologna ed i suoi determinati.
Risultati di uno studio longitudinale, Azienda USL Città di
Bologna, Bologna.
6) Romagnoli C., et al. (1993), Conoscenze, attitudini e comportamenti associati alla sessualità nei maschi di 18 anni residenti a Perugia, Perugia (dattiloscritto).
Grafico 1. Tra le seguenti malattie quali si trasmettono con i rapporti sessuali?
Dati in valori assoluti. Possono essere fornite più risposte.
96
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
Articoli
Grafico 2. Modalità di trasmissione
Dati in valori assoluti. Possono essere fornite più risposte.
Grafico 3. Le MST passano da madre a figlio?
Grafico 4. Tra le seguenti azioni quale è la più efficace per non contrarre le
MST?
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
97
Boll. Farmacodip. e Alcoolis., XXV (1-2) 2002
Grafico 5. Il contagio di una MST avviene con:
Grafico 6. Negli ultimi sei mesi durante i rapporti sessuali hai usato il preservativo?
Grafico 7. Negli ultimi sei mesi ti è stato chiesto di avere rapporti sessuali
senza preservativo?
Grafico 8. Hai accettato la richiesta?*
* Solo per chi ha risposto “qualche volta” o “sempre” alla domanda descritta da Grafico 7.
98
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
Articoli
Grafico 9. Con quanti partners hai avuto rapporti sessuali negli ultimi sei mesi?
Grafico 10. Negli ultimi sei mesi ti è capitato di avere rapporti sessuali con
persone sconosciute?
Grafico 11. Hai usato il preservativo?*
* Solo per chi ha risposto “sì” alla domanda descritta dal Grafico 10
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.
99
Boll. Farmacodip. e Alcoolis., XXV (1-2) 2002
Grafico 12. Tra le seguenti motivazioni quale, secondo te, giustifica più delle
altre il fare sesso senza preservativo?
Grafico 13. Da chi hai ricevuto informazioni sulle MST?
100
Donne tossicodipendenti e sessualità: la promozione della salute nei Ser.T.