Paesi Baschi

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Paesi Baschi
REGIONE Emilia Romagna
Comune di Ferrara
Paesi Baschi
Provincia di Ferrara
2
Dossier Paesi Baschi
Storia del conflitto
DALLA TESI DI LAUREA DI ANDREA PELLEGRINO
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INTRODUZIONE
I Paesi Baschi (Euskal Herria) sono un piccolo territorio a cavallo
dei Pirenei abitato appunto dai baschi, un antichissimo popolo con
una propria storia millenaria ed una specifica e ben sviluppata
cultura, con una propria lingua, l'euskara, antecedente tutte
quelle parlate oggi nel continente europeo e non imparentata con
alcuna di esse; una nazionalità tutt’ora negata, colonizzata e
divisa, nonché pesantemente occupata militarmente dagli stati
spagnolo e francese.
Le province basche del nord (Behenafarroa, Lapurdi e Zuberoa)
sono amministrate dallo stato francese e dipendono dal
Dipartimento dei Pirenei Atlantici; non sono riconosciute ne come
entità territoriale ne come minoranza linguistica dal governo di
Parigi. Le province basche del sud (Araba, Bizkaia, Gipuzkoa e
Nafarroa) rappresentano la maggior parte del territorio di Euskal
Herria e sono divise in due differenti regioni all'interno dello stato
spagnolo denominate Comunidad Autonoma Vasca (CAV) e
Comunidad Foral de Navarra, sono dotate di formali e parziali
legislazioni linguistiche e di una autonomia amministrativa
ostaggio del governo di Madrid. Ma i baschi non sono ne francesi
ne spagnoli, sono semplicemente baschi, e nonostante ciò sono
ancora assoggettati ai nazionalismi di questi due stati. Tre milioni
di uomini e donne divisi artificialmente dallo svilupparsi dei grandi
e potenti stati moderni e ferocemente perseguitati da questi come
degli ostacoli da abbattere, sono ancor oggi espropriati del diritto
sacrosanto di poter decidere autonomamente del proprio presente
e futuro come popolo sovrano.
La mancanza di sovranità impedisce ai baschi di decidere in
merito alle politiche economiche, sociali e linguistiche che li
riguardano. Così i baschi hanno subito la chiusura e lo
smantellamento di importanti settori del proprio tessuto
produttivo ed economico, che lo stato spagnolo non ha esitato a
svendere per rientrare nei parametri di Maastricht, con il risultato
di una delle percentuali più alte di disoccupazione d'Europa: il
20% in media, il 24% fra le donne e addirittura il 45% fra i
giovani. O ancora, i cittadini baschi devono subire le politiche
scioviniste ed aggressive di Madrid e Parigi nei confronti della loro
lingua e cultura, che rischiano di scomparire e che si
autosostengono solo grazie alla continua mobilitazione popolare in
loro favore.
E' proprio questa mancanza di sovranità ad essere all'origine di
uno scontro che ormai da decenni ed attraverso molteplici forme
di lotta, di cui la lotta armata di ETA è solo una delle espressioni
più note, vede di fronte i diritti dei baschi e gli interessi degli stati
spagnolo e francese. I diversi governi che si sono succeduti a
Madrid hanno conservato in Euskal Herria tutto l'apparato di
controllo poliziesco e militare che vi aveva dispiegato la dittatura
franchista; Guardia Civil e Ministero degli Interni negli ultimi venti
anni hanno trafficato in armi e droga, promosso e finanziato
gruppi terroristici paramilitari (GAL, BVE, ecc.), commissionato
attentati, omicidi e sequestri di persona, con il denaro pubblico e
l'appoggio di Parigi, ma soprattutto con una impunità degna delle
più solide dittature latinoamericane. Infatti, nonostante alcune
sentenze e verità processuali, i mandanti e i responsabili di
questa sporca guerra contro i baschi sono tuttora seduti ai propri
posti, mentre continuano le torture e le "morti misteriose" nei
commissariati e nelle carceri, dove sono rinchiusi 600 prigionieri
politici baschi, senza contare i 49 deportati e i 2000 rifugiati;
tutto ciò accade adesso nel cuore dell'Europa occidentale.
Questa è la realtà di Euska Herria oggi, la realtà di un popolo che
vive e lotta da ambo i lati dei Pirenei, ma anche di un formidabile
movimento di liberazione nazionale e sociale che nulla ha a che
fare con il nazionalismo aggressivo e la xenofobia che abbiamo
visto rinascere un po' ovunque negli ultimi anni, una realtà
saldamente ancorata alla tradizione e agli ideali della sinistra
radicale, con una forte tradizione antifascista cementata dalla
lotta contro la dittatura del Generale Franco. Quello di Euskal
Herria è un contesto di lotta per la sovranità e
l'autodeterminazione che si salda con la critica attiva a
quell'Europa neoliberista di capitali e polizie che oggi significa
ovunque disoccupazione, esclusione, razzismo, repressione e
colonialismo economico-culturale; una lotta radicale per
riaffermare il principio democratico della partecipazione attiva e
diretta delle classi popolari alla vita politica, sociale, economica e
culturale.
ASPETTI STORICO-POLITICI
Quello che oggi è lo stato spagnolo deriva da quella unità politicosociale che esiste da 500 anni, ed in base alla cui esistenza si
pretende di condizionare la diversità e personalità dei popoli che
oggi sono inclusi in quell'unità politica che è la Spagna attuale.
Nel momento in cui questo nuovo Regno di Spagna si va
espandendo oltremare fondamentalmente in America, si sviluppa
anche una tendenza all'espansione e controllo politico all'interno
della penisola iberica. Questo processo ha un risultato positivo per
la Spagna poiché, sebbene dopo aver conquistato nel 1581 il
Portogallo, nel 1668 dovrà riconoscerne l'indipendenza alla
sconfitta militare, nel 1512 ottiene il risultato di inglobare
definitivamente attraverso conquista militare la Navarra.
Durante i tre secoli successivi e per quanto riguarda la situazione
che vivono i distinti territori inclusi in ciò che si comincia a
definire come le Spagne, in riferimento al funzionamento
economico, politico e sociale, di tutto si può parlare tranne che di
unità. E questa realtà è comune a quanto si vive nello stesso
periodo in tutta Europa.
Per citare il caso del Regno di Navarra, possiamo dire che godesse
di una propria sovranità visto che conservava istituzioni politiche
e tribunali propri. La stessa situazione vivevano i territori del
resto di Euskal Herria non facenti parte del Regno di Navarra, che
conservavano propri segni di identità (istituzioni, lingua, cultura,
ecc.). Si può citare come esempio proprio il fatto che i vari re
dovevano giurare di rispettare i "Fueros" (1) per essere ammessi
come "signori" con potere politico sui cittadini baschi che
occupavano questi territori.
Nella misura in cui il regno rispettava i segni di identità del popolo
basco esso non veniva disturbato nella sua convivenza interna.
Ma questa situazione non era molto differente da quella che si
viveva dal momento della romanizzazione della penisola,
dell'arrivo dei popoli del nord Europa o dalla conquista da parte
degli arabi.
Questo spiega come un popolo numericamente piccolo, stanziato
in un territorio ridotto e di passaggio, sia riuscito a mantenere la
propria identità così differenziata fino ad oggi. Al momento dello
smembramento dell'Impero spagnolo e della fine dell'antico
regime con l'apparizione delle monarchie centraliste in Europa,
vanno aumentando le tendenze verso una sempre più forte
uniformità interna. Questo processo provoca il conflitto con i
baschi, che quando vedono in pericolo il proprio autogoverno, la
propria lingua, la propria cultura, in definitiva la propria identità,
reagiscono come non avevano fatto in precedenza quando un
modello di convivenza permetteva di sviluppare il proprio stile di
vita. E' quando si mette in pericolo la differenza, quando si nega,
che essa si rivendica.
Non si può dimenticare nemmeno che nella nuova situazione che
si va generando influiscono in modo determinante gli aspetti
economici, che condizionano tanto la localizzazione delle frontiere
quanto le scelte politiche. L'apparizione della borghesia mercantile
e la rivoluzione industriale vanno ad avere, così come in altri
3
luoghi, una grande importanza in Euskal Herria, e vanno a
determinare comportamenti politici che incideranno nelle relazioni
con lo Stato spagnolo.
Dalla prima metà del XIX secolo, il popolo basco sostiene un
conflitto armato in difesa della propria identità, che durante le
Guerre Carliste (2) si caratterizzava nella difesa dei "Fueros", ma
che nell'ultimo secolo va sempre più identificandosi con la difesa
della propria identità nazionale.
1. FUEROS, insieme di leggi e consuetudini non scritte attraverso
le quali i baschi hanno da sempre regolato la propria vita politica,
amministrativa, giuridica ed economica. Solo molto più in là ogni
territorio basco mise per iscritto questi statuti; l’Araba nel 1332,
la Gipuzkoa nel 1457, il Lapurdi nel 1514, la Zuberoa nel 1520, la
Bizkaia nel 1527, la Behenafarroa nel 1608 e la Nafarroa già nel
1234. La Francia nel 1789 e la Spagna nel 1839 annullarono
questi statuti e sancirono la divisione e la conquista totale di
Euskal Herria.
2. GUERRE CARLISTE, guerre di successione all’interno della
corona spagnola, sviluppatesi la Prima dal 1833 al 1839 e la
Seconda dal 1872 al 1876, e durante le quali i baschi,
patteggiando per una delle due parti, fecero riemergere le loro
rivendicazioni nazionali.
4. EUSKARA, è la lingua basca, costituita da otto dialetti e
venticinque sottodialetti.
5. ETA, sta per Euskadi Ta Askatasuna, Patria Basca E Libertà.
La dittatura franchista.
Lasciando da parte altri periodi storici pur interessanti dal nostro
punto di vista, ci soffermeremo su quello che ha origine dalla
Guerra Civile spagnola del 1936-39, per il fatto che essa
rappresenta il precedente più immediato rispetto alla situazione
attuale.
L'esistenza di un nazionalismo basco nell'ultimo secolo ha la sua
concretizzazione più evidente nel periodo della Repubblica, prima
e durante la guerra del '36. La breve esistenza di un governo
basco non indipendente da quello di Madrid, e che non include
tutto il territorio di Hego Euskal Herria (3), ma che ha
competenze importanti e rappresenta la differenza di una
comunità, finisce con l'arrivo della guerra e con la disfatta della
Repubblica.
Quando il Generale Franco impone un sistema fascista di
organizzazione e di governo dello stato, una delle sue principali
preoccupazioni è quella dei popoli che "attentano contro l'unità
della patria". Dell'Impero rimangono solo la terminologia, come
nella frase "unità di destino universale", ed uno smisurato
accanimento nell'eliminazione dei segni d'identità propria dei
popoli che sono inclusi nella Spagna.
Rispetto al caso basco, la repressione dell'euskara(4) ,già
minacciata dal castigliano nei secoli precedenti, si converte in un
vero esempio di genocidio culturale che viene accompagnato dalla
repressione generale delle libertà e da un tentativo di assimilare i
segni di identità del popolo basco.
La fine della Seconda Guerra mondiale con la sconfitta dei regimi
fascisti, non impedisce la sopravvivenza del franchismo che non
partecipò alla guerra in forma diretta.
Durante il franchismo il nazionalismo basco classico rimane in uno
stato di letargo nell'attesa di una migliore congiuntura per
difendere i propri progetti. Il governo basco in esilio riveste un
carattere formale e gode di uno scarso riconoscimento politico a
livello internazionale.
Frutto di questa situazione, da una parte di repressione e
dall'altra di incapacità di portare avanti un processo di difesa
dell'identità di un popolo, negli anni sessanta appare all'interno
del popolo basco una nuova organizzazione di difesa dell'identità
nazionale, ETA (5), che integrandosi nelle correnti sociali del
momento nel mondo, utilizza la violenza politica, la lotta armata,
in difesa della libertà del proprio popolo.
Gli anni settanta vedono da una parte lo scontro violento dei
baschi con lo stato spagnolo, dall'altra l'apparizione di un
movimento politico di opposizione al franchismo anche nel resto
dello Stato spagnolo ed in fine la morte del dittatore, proprio nel
momento in cui il sistema era in crisi. In questo periodo coloro
che formano l'opposizione al franchismo difendono, soprattutto
per Euskal Herria e quasi senza eccezioni, il diritto
all'autodeterminazione del popolo basco. Ma ciò non si andrà a
riflettere nel periodo successivo.
3. HEGO EUSKAL HERRIA, in euskara è il sud dei Paesi Baschi,
parte dello Stato spagnolo, mentre il nord, parte dello Stato
francese, si chiama Ipar Euskal Herria; si utilizzano anche le
diciture Hegoalde per il sud ed Iparralde per il nord.
La Costituzione spagnola del 1978 e la negazione
dell'autodeterminazione.
Non è gratuito affermare che, viste le circostanze che concorsero
nel momento in cui viene approvata la Costituzione (6), il suo
contenuto riguardo il diritto all'autodeterminazione, fu una grande
occasione persa per dare una soluzione al secolare problema
basco.
Nella sua redazione, rispetto al diritto all'autodeterminazione,
ebbero più peso le pressioni dei poteri reali dell'apparato statale
franchista, come l'esercito, i poteri finanziari, l'influenza degli altri
stati dell'orbita degli USA che non volevano creare cambiamenti
nell'ordine mondiale stabilito, mentre rimasero inascoltate le voci
che facevano appello al reale riconoscimento dei diritti e della
libertà in tutta la loro estensione.
Il carattere unitario dello stato rimase un principio fondamentale
e
con
esso
si
eliminò
completamente
il
diritto
all'autodeterminazione dalla Costituzione.
Si verificava così una violenza obiettiva, come quella di negare ad
un popolo un diritto essenziale per la sua sopravvivenza in quanto
tale, e si perpetrava e consolidava l'esistenza di una violenza di
risposta ed il conseguente scontro armato al quale si continuò a
negare qualsiasi via di soluzione.
L'inizio di questa Costituzione, che è quella vigente, proclama la
volontà di "Proteggere tutti gli spagnoli ed i popoli di Spagna
nell'esercizio dei diritti umani, delle loro culture, lingue ed
istituzioni", ma a proclamare ciò è "la Nazione spagnola". Questa
idea, che c'è una sola nazione in Spagna si riflette su di un altro
articolo.
L'articolo 1.2 stabilisce che "La sovranità nazionale risiede nel
popolo spagnolo", eliminando così gli altri popoli dall'esercizio di
un gran numero di diritti, come nel caso basco, tra cui
l'autodeterminarsi e l'essere sovrano. Il tema diventa confuso
nell'articolo 2 che stabilisce che "La Costituzione si fonda
sull'indissolubile unità della Nazione spagnola Patria comune ed
indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto
all'autonomia delle nazionalità e regioni che la compongono e la
solidarietà tra esse". Ma il termine nazionalità non significa affatto
popoli nel caso presente, vista l'articolazione attuale dello stato
basata sulla decentralizzazione amministrativa chiamata "modello
autonomico" che concede autonomia tanto alle nazionalità
storiche e "classiche" (Euskal Herria, Catalogna e Galizia) quanto
alle altre regioni spagnole. Con l'autonomia per tutti, una volta
ancora si cerca di sottomettere le diversità e potenziare
l'uniformità.
Troviamo fedele riflesso della tensione che si vive nel momento
della redazione del testo costituzionale nell'articolo 8 che recita:
"Le Forze Armate hanno come missione garantire la sovranità e
indipendenza della Spagna, difendere la sua integrità territoriale e
l'ordinamento costituzionale". E' chiaramente un articolo rivolto
non verso l'esterno bensì verso l'interno. E' diretto ai popoli che
potrebbero
voler
esercitare
il
proprio
diritto
all'autodeterminazione mettendo in discussione la "unità ed
indissolubilità della Patria spagnola". Rispetto al diritto
all'autodeterminazione con la nuova Costituzione nulla era dunque
cambiato dall'epoca della dittatura franchista.
4
La cosiddetta transizione politica.
Il periodo di transizione che si apre con la morte del dittatore (e
anche prima), offre una dicotomia chiara tra le formule da
applicare alla realtà dello stato: rottura o riforma. Coloro che
difendono l'opzione della rottura, ritengono sia l'unico cammino
per porre fine alla situazione di assoluta negazione dei diritti e
della libertà, sia individuali che collettivi e l'unica soluzione per
poter articolare una nuova composizione di quello che fino ad
allora era stato uno stato unitario che non ammetteva l'esercizio
del diritto all'autodeterminazione, da parte dei diversi popoli che
si trovavano al suo interno.
Ma l'opzione che alla fine prevalse fu quella della riforma che,
anche se ha significato un cambiamento sostanziale per gli
spagnoli, non ha affatto risolto il problema del non riconoscimento
del diritto all'autodeterminazione per il popolo basco. Questo si
riflette in numerose forme come vedremo, ma specialmente nella
persistenza della manifestazione limite dello scontro fra Euskal
Herria e lo stato spagnolo, la lotta armata.
C'è un fatto da evidenziare rispetto all'approvazione referendaria
della Costituzione del 1978: essa fu approvata in tutto il territorio
spagnolo ma non in Euskal Herria dove venne ampiamente
rifiutata. I baschi non diedero la loro approvazione alla
Costituzione.
6. COSTITUZIONE, quando fu votata ed approvata degli spagnoli
nel 1978 i baschi la rifiutarono, infatti in territorio basco i si
ottennero solo il 34% dei voti. Stesso scenario nel referendum
per l’ingresso nella Nato, nel quale i si ottennero solo il 21% dei
voti.
Il nazionalismo basco
Nel 1895 nasce il Partido Nacionalista Vasco-Euzko Alderdi
Jeltzalea, prima organizzazione politica a rivendicare l'esistenza
del popolo basco con un carattere politico proprio.
Alla fine della dittatura del generale Primo de Ravera nel 1931,
nasce una nuova organizzazione politica da una scissione del
PNV-EAJ, Accion Nacionalista Vasca, che censura il destrismo,
confessionalismo cattolico e allontanamento dall'impegno sociale.
E' la prima manifestazione di un nazionalismo basco di sinistra.
Il 15 giugno 1931 i sindaci baschi approvano a larga maggioranza
(427 voti su 528) un progetto denominato Statuto di Lizarra, che
ingloberebbe i quattro territori di Hego Euskal Herria (Araba,
Bizkaia, Gipuzkoa e Nafarroa).
Al potere a Madrid, il PSOE (partito socialista) approva il 9
dicembre la nuova Costituzione spagnola che riconosce l'esistenza
di una sola nazione e di un solo stato, quello spagnolo.
Un nuovo statuto viene riconosciuto solo ad una parte dei baschi
che non include la Nafarroa. Una volta iniziata la Guerra Civile, il
Governo basco viene ufficialmente costituito il 7.10.1936. Questo
governo arriva ad emettere moneta, avere un esercito, emettere
passaporti, ecc.
Lo scontro con lo stato spagnolo viene soppresso dalla feroce
repressione della dittatura franchista e le rivendicazioni tornano
ad emergere durante gli anni 50 e nel 1959 nasce Euskadi Ta
Askatasuna.
Il corpo sociale che origina questa organizzazione e la dinamica
che porta questa organizzazione, vanno a caratterizzare in questo
ultimo periodo la rivendicazione di sovranità dei baschi ed un
movimento di liberazione nazionale cresce e si radica senza sosta,
toccando anche gli aspetti culturali, di apprendimento ed
unificazione dell'euskara.
La pratica della violenza rende manifesta di fronte al mondo
l'esistenza di un conflitto tra baschi e Stato spagnolo. L'attentato
che costa la vita a Madrid all'Ammiraglio Carrero Blanco
(successore del dittatore) significa un grave colpo per il
franchismo.
I cambiamenti politici intervenuti in Spagna negli anni settanta e
che abbiamo già analizzato, non portano alcuna modificazione
della situazione basca.
Il PNV-EAJ autonomista accetta di fatto l'unità spagnola e la
divisione dei baschi in due comunità autonome, mentre il
movimento di liberazione, nato negli anni cinquanta, intende che i
diritti e le libertà dei baschi non vengono riconosciuti dalla nuova
Costituzione post-franchista del 1978 e dal successivo sviluppo
giuridico e politico.
ETA continua a praticare la lotta armata e lo scontro e le sue
forme rimango tali, non incontrandosi una soluzione che vada alla
base del problema.
Identità e sopravvivenza del popolo basco.
E' chiaro che se non recupera e conserva la propria lingua, se non
si dota di strumenti politici per reggere la propria organizzazione
politica, economica e sociale, per preservare i propri segni
d'identità, il popolo basco diviso in due stati come quelli francese
e spagnolo, corre il serio rischio di scomparire come tale.
Solamente il riconoscimento di un diritto che gli spetta, il diritto
all'autodeterminazione, gli permetterà di definire il proprio futuro
come popolo, la propria organizzazione interna e le proprie
relazioni con gli altri popoli e con il resto del mondo. Il non
riconoscimento di questo diritto è un chiaro attentato alla sua
stessa esistenza come popolo e come nazione.
ORIGINI DEL CONFLITTO BASCO
Senza dubbio la storia gioca un ruolo fondamentale nel
consolidamento del potere politico. A volte non è necessario
discuterne, ma nell'epoca attuale la memoria storica è così
assorbita dall'azione politica che spesso si perde la prospettiva
storica. Certo è che il potere e l'opposizione, più o meno
coscientemente, utilizzano nei loro discorsi e nei loro programmi
politici contenuti e riferimenti storici. E il conflitto che mette di
fronte Euskal Herria agli stati spagnolo e francese non fa
eccezione.
Da un altro punto di vista possiamo dire che la storia è
soprattutto conflitto, e conflitto storico è tutto ciò che non è stato
risolto o è stato risolto male nel passato. Così, quello che oggi si
chiama conflitto basco, questione basca, violenza politica in
Euskal Herria... proviene in realtà da una serie di avvenimenti
storici, la cui origine è nel XIX secolo (approssimativamente nel
periodo fra il 1839 ed il 1876) con derivazioni successive come la
creazione del movimento nazionalista e la fondazione del PNVEAJ, o il sorgere di un indipendentismo radicale negli anni venti,
l'intervento basco nella guerra spagnola del '36 o la nascita di ETA
e di una sinistra abertzale negli anni sessanta, prima della
transizione e del periodo autonomico attuale.
Nel 1998 si é innescata una dinamica estremamente interessante
che ha portato al “accordo di Lizarra" che ha visto insieme i partiti
nazionalisti (PNV, EH, ecc.), i movimenti sindacali e sociali baschi
(ed anche IU dei Paesi Baschi in un primo momento) e che
prevedeva una prospettiva di riappropriazione del destino della
nazione basca nella logica dell'autodeterminazione. Qui di seguito
il testo integrale dell’accordo:
POTENZIALE applicazione per i Paesi Baschi
Sulla base delle caratteristiche con le quali si è prodotto il
processo e l'accordo di Pace in Irlanda, stimiamo che il conflitto
che coinvolge i Paesi Baschi possa incontrare vie di soluzione
qualora ci si attenga alle regole di comportamento e di attuazione
seguenti:
IDENTIFICAZIONE delle cause del conflitto
Il contenzioso basco è un conflitto storico di origine e natura
politica nel quale si vedono coinvolti lo Stato spagnolo e lo Stato
francese. La sua soluzione deve essere necessariamente politica.
Essendo diverse le concezioni che esistono sulle radici o sulla
permanenza del conflitto, espresse nella territorialità, il soggetto
di decisione e la sovranità politica si costituiscono nel nucleo delle
questioni fondamentali da risolversi.
METODO
La soluzione politica solamente può plasmarsi attraverso un
processo di dialogo e negoziazione aperto, senza esclusioni
rispetto agli agenti coinvolti e con l'intervento della società basca
nel suo insieme.
PROCESSO
Fase preliminare. Il processo di dialogo e negoziazione può
propiziarsi con conversazioni multilaterali che non esigano
condizioni previe insormontabili per gli agenti coinvolti, con lo
scopo che il dialogo possa prodursi.
Fase risolutoria. Il processo di negoziazione e risoluzione
propriamente detto, che comporta implicitamente la volontà e
l'impegno di affrontare le cause del conflitto, si realizzerebbe in
alcune condizioni di assenza permanente di tutte le espressioni di
violenza del conflitto.
CARATTERE DELLA NEGOZIAZIONE
La negoziazione deve essere globale nel senso di affrontare e
dare risposta a tutte le questioni che determinano il conflitto, così
come a quelle che sono le conseguenze di questo. Non ci sono
agende limitate. In questo senso, la negoziazione non deve
essere concepita come un processo di garanzie particolarizzate,
ma come un processo per risolvere il conflitto.
CHIAVE DI VOLTA
Questo implica che una negoziazione risolutiva non comporti
imposizioni specifiche, rispetti la pluralità della società basca, situi
tutti i progetti in una situazione di uguaglianza di condizioni di
conseguimento, approfondisca la democrazia nel senso di
depositare nei cittadini dei Paesi Baschi l'ultima parola rispetto al
proprio futuro e che questa sia rispettata dagli stati coinvolti. I
Paesi Baschi devono avere la parola e la decisione.
SCENARIO RISULTANTE
L'accordo di risoluzione non conterrà scenari chiusi e di carattere
definitivo, ma renderà possibili ampi quadri aperti dove possano
avere spazio nuove formule che diano risposta alla tradizione ed
alle aspirazionidi sovranità delle cittadine e dei cittadini dei Paesi
Baschi.
Lizarra - Garazi, 12 Settembre 1998
I due partiti della borghesia basca, Pnv e Ea, sono andati a Lizarra
con l’idea di egemonizzare il movimento nazionalista attraendo
5
verso le proprie posizioni Hb e la stessa Eta e illudendosi che
fosse possibile ripercorrere in Spagna il cammino irlandese.
Oggi sappiamo quanto è lontana la soluzione del problema
irlandese dopo tante promesse.
Questo processo era accompagnato da un clima di fortissima
mobilitazione sociale. Nel giugno del 1999 il governo apriva un
dialogo diretto con 'ETA, che si interrompeva in agosto per la
chiara volontà del governo di non andare a fondo (continuavano
gli arresti e le provocatorie dichiarazioni secondo le quali l'ETA era
ridotta a poche decine di individui). Alle aspettative di massa
create dalla dinamica aperta con Lizarra, il governo di Aznar
spalleggiato dal PSOE ha opposto un muro. A novembre l'ETA
annunciava la fine della tregua a partire da dicembre. E' del 21
gennaio la prima vittima dell'ETA dopo la fine della tregua, un
tenente colonnello dell'esercito, che inaugura una stagione di
attentati che porta in agosto a nove il totale delle vittime tra i
quali esponenti del PSOE, del PP, e anche dello stesso PNV. A
partire da questi attentati si è scatenata in Spagna una campagna
isterica antibasca senza precedenti mirante a dividere la società
basca tra autoctoni e discendenti dell'immigrazione spagnola. Il
clima di mobilitazione di massa è sparito.
Le condizioni dell’ ETA
In un comunicato l'ETA precisa cosa intenda per costruzione della
nazione basca:1. normalizzazione della situazione con la
liberazione dei prigionieri politici e il ritorno degli esiliati; 2.
riconoscimento del diritto del popolo basco a decidere liberamente
del proprio domani; 3. organizzazione dei territori baschi nel
quadro di istituzioni comuni;
In conclusione l'ETA condiziona esplicitamente l'abbandono
definitivo della lotta armata ai progressi che farà Lizarra in quei
tre ambiti, il che costituisce una messa in guardia diretta al PNV
perché resti fedele ai suoi impegni politici. Il comunicato ha
provocato la reazione irritata del PNV. Il progetto di costruzione
nazionale deve tener conto delle profonde ineguaglianze della
coscienza nazionale in Euzkadi, in Navarra e in Iparralde (i
territori baschi francesi). L'opinione pubblica in Navarra e
Iparralde è favorevole aqualche forma di relazione tra i territori,
ma non a relazioni istituzionali che abbiano la forma di una
istituzione nazionale basca, dato che la maggioranza della
popolazione di Iparralde si identifica con la nazione francese e la
maggioranza della popolazione della Navarra s'identifica con la
Navarra senza sentirsi costretti a scegliere tra identità basca e
spagnola.
L'89% della popolazione dei Paesi Baschi condivide il fatto che
siano i baschi a decidere del proprio destino, compresa dunque
parte della base del PP e del PSOE, anche se il 50% della
popolazione è contraria all'idea di separazione, ma pensa a
istituzioni condivise tra baschi e navarresi e spagnoli. L'assemblea
delle municipalità basche si compone degli eletti ai differenti
partiti nazionalisti baschi: PNV, EA, EH per i territori baschi
"spagnoli" e AB per i territori in Francia, i partiti francesi e
spagnoli presenti sui due territori la boicottano compresa
Izquierda Unida perché la vedono come rappresentazione
simbolica della nazione basca unificata. Per spostare i rapporti di
forza la sinistra basca, in polemica con il PNV, afferma che si deve
adottare una politica di ridistribuzione delle ricchezze che
convincerebbe la popolazione immigrata dei vantaggi di Paesi
Baschi sovrani e adottare misure di disobbedienza civile nel
quadro di istituzioni autonome nella prospettiva di una
radicalizzazione della questione basca fino al punto di non ritorno,
dove la negoziazione s'imponga come soluzione più ragionevole e
meno costosa. E' su questo che si gioca oggi la battaglia tra
destra e sinistra per la direzione della nazione basca.
La nuova offensiva
Appena concluso il processo di riorganizzazione interno ed
ottenuto l'esplosivo con il furto di Plevin (dove un commando
congiunto di terroristi baschi e bretoni dell'ARB hanno trafugato
un ingente carico di esplosivo e miccia), il 28 ottobre 1999 l'ETA
rompe la tregua che durava dal settembre '98. Inizialmente due
attentati vengono sventati nel gennaio 2000 in Spagna all'inizio
con il sequestro da parte delle autorità di due camionette
imbottite di esplosivo che sarebbero state le più potenti
autobomba utilizzate nella storia dell'ETA. Attualmente i
separatisti baschi dispongono di almeno cinque colonne armate,
pienamente effettive e capaci di colpire ovunque nel Regno di
6
Spagna. Qui di seguito sono segnalati i principali avvenimenti che
hanno segnato la nuova offensiva basca:
•Anno 2000
21 gennaio (1 morto e 10 feriti): due autobombe esplodono nella
zona sud di Madrid uccidendo un colonnello e ferendo una decina
di persone. E' la prima azione mortale dopo 19 mesi, dalla
dichiarazione della tregua ; gli indipendentisti giustificano la
ripresa delle azioni con la totale inadempienza del governo
spagnolo al tavolo della trattativa per l'autonomia del paese
basco.
Una significativa immagine dell'attentato del 21/1/2000 a Madrid
tratta da "La Padania" del 22/01/2000.
22 febbraio (2 morti): a Vitoria, capoluogo dei Paesi Baschi,
esplode un'autobomba a duecento metri dalla sede del governo
regionale basco uccidendo il deputato socialista Fernando Buesa,
54 anni, insieme alla sua guardia del corpo di 27 anni. Tutti i
partiti, compresi l'Eaj-Pnb (partito nazionalista basco) ed Ab
(Abertazaleen Batasuna, movimento separatista basco francese)
e con l'eccezione di Herry Batasuna, hanno condannato l'attacco;
a seguito dell'attentato sono state indette numerose
manifestazioni in tutta la Spagna.
6 marzo (7 feriti): a sei giorni dal voto per le elezioni politiche in
Spagna l'ETA compie un attentato facendo scoppiare
un'autobomba a San Sebastian che provoca sette feriti tra cui due
membri della Guardia Civil. L'auto è stata fatta esplodere tramite
un comando a distanza proprio mentre passava la pattuglia della
Guardia.
Questi primi tre attentati sono facilmente inquadrabili nelle nuove
posizioni assunte dall'ETA e dallo stato centrale spagnolo.
Vengono tutti a ridosso delle elezioni politiche ed hanno
probabilmente il duplice scopo di mantenere alto l'interesse per la
questione basca e di ribadire che l'indipendenza del Paese Basco
non può prescindere dal benestare dei terroristi. Dobbiamo
sempre tenere presente che azioni politiche decisive quali quella
attuata dal PNV nella creazione Conferenza dei Comuni Baschi
avrebbe anche l'indesiderato effetto (solo per l'ETA, ed il governo
di Madrid) di risolvere la situazione in maniera pacifica. Ciò
significherebbe l'inutilità della lotta armata e del terrorismo e
quindi la scomparsa di un movimento, che ricordiamo essere
profondamente marxista e quindi ideologizzato, che negli ultimi
anni ha già perso parte del proprio appoggio popolare e della
propria forza militare.
I risultati delle elezioni politiche hanno infatti dimostrato che
l'elettorato di Herry Batasuna (il 20% nei Paesi Baschi) è confluito
totalmente nel moderato PNV e, a conferma della bontà della
linea politica moderata, non ha abbracciato l'astensionismo
quando H.B., per protesta, ha deciso di non presentarsi.
aprile (danni materiali): anche il gruppo indipendentista basco
Iperretarrak, attivo nei Paesi Baschi francesi, è tornato a colpire
provocando lo scoppio in un edificio di una bombola a gas;
l'attentato non ha provocato vittime ma risulta significativo per
comprendere l'inizio della nuova strategia della tensione.
Il giorno 27 aprile la polizia dei Paesi Baschi ha arrestato 13
simpatizzanti dell'ETA accusati di vari episodi di violenza con
lancio di bottiglie incendiarie ed uso di esplosivo. Bisogna
segnalare che, dall'inizio dell'anno e fino a questa data, sono stati
più di 200 gli attentati terroristici compiuti dai fiancheggiatori
dell'ETA ai danni di abitazioni, uffici e proprietà di individui nel
mirino dell'ETA.
7 maggio (1 morto): un noto esponente della sinistra basca, Josè
Luis Lopez de la Calle ex militante comunista ai tempi del regime
di Franco, è stato ucciso nei pressi della propria abitazione a San
Sebastian
nel
quartiere
Andoain da quattro proiettili
presumibilmente sparati da un commando dell'ETA. Il giornalista
era noto per l'impegno contro gli indipendentisti baschi ed era
attivo nell'associazione Foro di Ermua che lotta per la pace nel
Paese Basco senza però voler fare concessioni politiche agli
indipendentisti. L'omicidio e stato condannato dal PNV ma non da
Herry Batasuna. A seguito dell'attentato Aznar ha furbescamente
colto l'occasione per domandare elezioni anticipate in Euskadi ed
ha addirittura chiesto lo scioglimento del Patto di Lizarra.
4 giugno (1 morto): il consigliere comunale del Pp Jesus Maria
Pedrosa Urkiza viene assassinato nei pressi dell'abitazione dove
viveva da un colpo sparato a bruciapelo. Il consigliere era già da
tempo nel mirino dell'ETA ma non aveva accettato la protezione
della polizia spagnola. E' il settimo consigliere del Pp ucciso dal
1996. Era accusato di non fare nulla per ottenere l'avvicinamento
degli oltre 500 militanti baschi detenuti nelle carceri spagnole.
L'attentato provoca manifestazioni di protesta in tutta la Spagna
ed in quest'occasione anche il Governo regionale basco aderisce
pubblicamente alle manifestazioni. Inoltre l'ennesima mancata
condanna degli attentati da parte di Herry Batasuna ha provocato
la rottura dei patti di governo in tutte le amministrazioni basche
guidate congiuntamente dal PNV e da EH: un altro gravissimo
colpo all'attuazione degli accordi del Patto di Lizarra.
Dopo la prima decade di luglio incomincia una nuova e formidabile
campagna di attentati da parte ETA. E' la più violenta dopo quella
registrata all'inizio degli anni ottanta sulla Costa Brava. Molte le
vittime ed feriti. I principali bersagli sembrano ora essere
esponenti del Partito Popolare e di quello socialista. Gli attentati
sono avvenuti in varie parti del regno spagnolo a testimonianza di
una rinnovata capacità bellico-logistica dei terroristi baschi che
sembra abbiano sfruttato la tregua per riorganizzarsi e riarmarsi.
12 luglio (9 feriti): l'ETA fa esplodere un'autobomba nel pieno
centro commerciale della Madrid. In questo caso, come già
accaduto nel 1995, gli attentatori avevano avvisato la polizia
dell'imminente esplosione della bomba che però è scoppiata dieci
minuti prima dell'ora indicata proprio per colpire a tradimento gli
artificieri giunti sul posto. Anche in questo caso si pensa che
l'esplosivo utilizzato sia quello di Plevin. Tutti i partiti hanno
condannato l'attentato tranne Herry Batasuna che ha solo
"lamentato il fatto".
15 luglio (1 morto): il consigliere comunale Josè Maria Martin
Carpena del Pp viene assassinato a Malaga nell'estremo sud della
Spagna. L'assassino ha utilizzato proiettili provenienti dalla
famosa "serie Praga".
16 luglio (1 ferito): un'autobomba scoppia ad Agreda, piccolo
municipio della provincia castigliana di Soria, accanto alla
caserma della Guardia Civil. Una strage è stata evitata perché
poco prima dello scoppio una pattuglia aveva compiuto un giro di
ricognizione fermandosi poi all'ingresso della caserma obbligando
i terroristi a piazzare l'esplosivo in un punto meno favorevole.
19 luglio : sempre a Malaga sfiorata la strage per un guasto al
dispositivo elettrico dell'ordigno posto sotto la macchina del
vicesegretario dei socialisti andalusi Josè Arsenjo. Dell'attentato è
stato accusato il famigerato "commando Andalusia" con tutta
probabilità recentemente ricostituito.
20 luglio : un'autobomba piazzata a Malaga viene disinnescata
dalla polizia dopo la segnalazione ricevuta tramite una telefonata
anonima.
La mattina del 21 luglio la polizia spagnola, facendo irruzione in
un appartamento di Vitoria nei Paesi Baschi, ha sequestrato armi
da fuoco, munizioni, 80 chili di esplosivo, comandi a distanza e
nove cariche di dinamite da 1 chilo e mezzo pronte per preparare
altrettante autobomba. Inoltre sono stati rinvenuti documenti su
rappresentanti del Partito popolare e di quello socialista, gli
obiettivi dei prossimi attentati. L'appartamento risulta affittato a
tre giovani membri del Jarrai, il movimento giovanile di Herry
Batasuna, a conferma dello stretto legame ancora esistente tra
ETA ed il partito autonomista basco.
23 luglio (3 feriti): a Bilbao, nei Paesi Baschi, simpatizzanti
dell'ETA lanciano tre bombe molotov provocando tre feriti.
24 luglio (4 feriti): a Gexto, nei Paesi Baschi, esplode
un'autobomba nei pressi dell'abitazione della senatrice Pilar Aresti
del partito popolare. L'azione ha provocato quattro feriti.
Il 28 luglio la polizia ferma due sospetti che sembra stessero
cercando di preparare un attentato contro il sindaco di Saragozza
Josè Atares. I due sono sospettati anche di aver piazzato
l'autobomba che ad Agreda, il 16 luglio, ha provocato un ferito.
29 luglio (1 morto): a Tolosa viene freddato il socialista Juan Mari
Juaregui ex prefetto per la provincia di Guipuzcoa.
Il 7 agosto il giudice Baldazar Garzon ha rinviato a giudizio 16
membri dello Xaki l'apparato militare internazionale dell'ETA fra
cui un ex deputato di Herry Batasuna, Josè Maria Olara e due
membri della direzione dello stesso partito Jokin Gorostidi e Gorka
Martinez. Il giudice ha poi emesso un mandato di cattura
internazionale per il capo dello Xaki, Carlos Saez.
8 agosto (5 morti e 6 feriti): 1) tre attentati in 24h segnano una
netta impennata nella strategia della tensione. Il presidente degli
industriali di Guipzicoa, Josè Maria Korta è stato ucciso facendo
esplodere una carica esplosiva al passaggio della sua automobile.
2) Poco prima di mezzanotte quattro terroristi erano morti
nell'esplosione della loro auto nei pressi di Bilbao mentre si
preparavano a compiere un attentato. Tra di essi vi era una
donna e Patxi Rementeria, capo del Commando Vizcaya e
dirigente storico del gruppo armato. 3)Nel pomeriggio
un'autobomba è esplosa attorno alle 18:30 nella Calle Platerias
nel quartiere settentrionale di Chamartin provocando 11 feriti tra
cui due bambini di 3 e 5 anni.
A questo punto bisogna annotare un'ulteriore impennata
dell'azione dell'ETA. Ormai tutto e tutti possono essere considerati
suoi bersagli e gli attentati non sono più rivolti solo contro
esponenti del potere centrale quali politici, amministratori o
rappresentanti delle forze dell'ordine. Josè Maria Korta era infatti
un noto nazionalista basco moderato (appoggiava infatti il PNV)
ed un sostenitore della cultura basca essendo il fondatore di una
scuola basca. La sua eliminazione è da attribuirsi al fatto che,
alcuni mesi fa l'associazione industriali di cui era capo, aveva
emesso un documento di dura condanna nei confronti dei metodi
dell'ETA. Inoltre Korta si era probabilmente rifiutato di pagare la
"imposta rivoluzionaria" vera e propria tangente imposta dai
terroristi agli industriali baschi per finanziare il gruppo terrorista.
E' doveroso comunque sottolineare la singolarità della morte dei
quattro Euskera. I media hanno raccontato che quattro militanti,
tra cui ben due capi, viaggiavano tranquillamente con una
macchina imbottita di esplosivo che sarebbe servita per un
attentato. Successivamente sarebbero stati tamponati da un'altra
autovettura che avrebbe provocato l'esplosione e quindi la morte
dei quattro. Tutto ciò appare francamente molto improbabile per
diversi aspetti:
difficile che un commando che prepara un attentato simile sia
composto da ben quattro persone;
singolare che di questo folto commando facessero parte
anche due capi storici dell'organizzazione;
decisamente improbabile che un'autobomba preparata
dall'ETA ("maestri" nel settore) possa esplodere per un
banale tamponamento;
praticamente incredibile che le uniche vittime dello scoppio
siano stati gli indipendentisti baschi e che, dell'auto
tamponatrice
che
verosimilmente
era
vicinissima
all'autobomba, nessuno sia rimasto ferito.
9 agosto (1 morto): un sottotenente dell'esercito, Francisco
Casanova 47 anni, è stato ucciso a Pamplona con due colpi di
pistola alla testa. A Portugalete, vicino Bilbao, un gruppo di dieci
giovani incappucciati, simpatizzanti dell'ETA ha sequestrato un
autobus della società Bizkaibus e lo ha dato alle fiamme dopo
aver costretto i passeggerei a scendere.
10 agosto: mentre si svolgevano le manifestazioni contro la
violenza dell'ETA, gruppi di sostenitori dei terroristi hanno dato
alle fiamme due autobus, uno a Legazpia e l'altro a Zamudio,
entrambi nei Paesi Baschi. A Bilbao è stata data alle fiamme la
sede del PNV il partito nazionalista basco e sono state lanciate
bombe
incendiarie
contro
la
sede
della
società
di
telecomunicazioni Telefonica. A Vitoria un ordigno è esploso
davanti all'abitazione di un'ufficiale di polizia. Tensione si è
registrata durante le manifestazioni pro e contro ETA quando i
manifestanti sono venuti a contatto.
A seguito degli attentati degli ultimi giorni si sono svolte in tutta
la Spagna ma anche nei Paesi Baschi, numerose manifestazioni a
ricordo delle vittime dell'ETA; alcune di queste sono state motivo
di scontro tra sostenitori dei terroristi e la folla. Il 9 agosto Herry
Batasuna ha indetto una giornata di lotta in ricordo dei quattro
Euskera morti a seguito dello scoppio dell'autobomba sulla quale
stavano viaggiando e che avrebbero piazzato poco dopo. Il leader
di H.B., Arnaldo Otegi è stato intanto incriminato dalla procura di
Bilbao per "apologia del terrorismo" poiché aveva definito i
quattro Euskera "compagni e patrioti". Sono stati incriminati
anche i giovani che durante le manifestazioni in omaggio ai
terroristi morti avevano minacciato di morte il presidente del
Partito Popolare di Guipuzcoa.
11 agosto: a Lizaro, nei pressi di Pamplona, otto automobili sono
state bruciate mentre quattro autobus pubblici sono stati
incendiati in diversi quartieri di Bilbao.
Sempre l'11 agosto a Pamplona, circa 40.000 persone hanno
sfilato per protestare contro gli attentati dell'ETA. Inoltre, in un
comunicato fatto pervenire al quotidiano Euskaldunon Egunkarià,
l'ETA si è attribuita la responsabilità di dodici attentati compiuti
tra i mesi di maggio e luglio tra i quali quello del 29 giugno in cui
venne assassinato Juan Maria Jauregui, ex prefetto socialista di
Guipuzcoa, e quello del 15 luglio quando venne ucciso il
consigliere comunale del partito Popolare di Malaga José Martin
Carpena. Nessuna reazione da parte del governo Aznar ma il
portavoce del Partito nazionalista Basco, Inako Anasagasti,, ha
definito l'ETA "una aberrazione storica".
7
15 agosto: la polizia spagnola ha fatto esplodere in Catalogna
un'auto con 100 chili di esplosivo a bordo, abbandonata in panne
da guerriglieri che probabilmente si preparavano a compiere un
grande attentato a Barcellona.
16 agosto: nella notte simpatizzanti dell'ETA hanno incendiato tre
autobus a san Sebastian portando a venti il numero degli
automezzi dati alle fiamme in una settimana. Tre giovani sono
stati arrestati per questi fatti.
Il 19 agosto a Vitoria, sono stati arrestati tre presunti membri
dell'ETA (Esther Llorens Perez, Zurine Lebrero Panizo, David Cuna
Alonso) accusati di aver fornito assistenza al Commando Araba
responsabile dell'attentato dinamitardo di Sallent de Gallego
20 agosto(2 morti): a Sallent de Gallego sui Pirenei aragonesi
vicino al confine francese due agenti della Guardia Civil, una
donna di 32 anni ed un uomo di 22 anni, sono stati assassinati
dall'esplosione di un ordigno piazzato sotto l'auto che avrebbero
dovuto utilizzare per il loro giro mattutino. La località
dell'attentato è considerata un importante punto di entrata dalla
Francia per i commando dell'ETA in Spagna. Intanto alcuni
esponenti di EH hanno lasciato trapelare di essere stanchi della
violenza e di augurarsi una nuova tregua anche per il timore
dell'isolamento politico in cui si trova EH in questo momento.
Martedì 22 agosto la Ertzaintza(la polizia regionale del Paese
Basco) ha arrestato sette guerriglieri dell'ETA in diverse località
vicino a Bilbao e San Sebastian. Tutti e sette facevano parte del
Commando Vizcaya il cui capo, Francisco Rementeria, era morto il
14 agosto nello scoppio dell'auto su cui viaggiava con tre
compagni. Il gruppo di fuoco era il più importante dell'ETA e stava
preparando alcuni azioni di grande potenza.
24 agosto: tre bombe sono esplose nei Paesi Baschi meridionali
senza però causare vittime: A San Sebastian si sono registrati
solo danni materiali mentre ad Irun due bombe piazzate fra alcuni
camion parcheggiati sono esplosi mentre passava una pattuglia
della Guardia Civil. Un quarto ordigno è stato fatto brillare dagli
artificieri a San Sebastian.
Nella serata di giovedì 24 agosto migliaia di persone hanno sfilato
nelle strade di Bilbao contro la bandiera spagnola ed a favore
della Ikurrina, la bandiera nazionale basca. La manifestazione,
promossa da Herry Batasuna, ha ottenuto che per la festa della
città svoltasi il giorno dopo, non venisse issata sul municipio la
bandiera spagnola.
25 agosto: una bomba di fattura artigianale è esplosa di fronte
all'abitazione di un'ufficiale di polizia di Bilbao causando solo lievi
danni materiali.
29 agosto (1 morto): Manuel Indiano Azaustre, un anonimo
consigliere comunale del Partito popolare della cittadina di
Zamarraga (Euskadi) è stato freddato da sette colpi di arma da
fuoco "presumibilmente" da membri dell'ETA.
6 settembre (1 morto): alcune bottiglie molotov sono state
lanciate contro l'auto e la casa di proprietà di un rappresentante
del PNV che di mestiere fa il poliziotto. Erano molti anni che non
si verificavano attentati ai danni dei nazionalisti ma una
telefonata pervenuta alla radio privata Euskadi Irratia, ha
specificato che l'attentato era rivolto contro la polizia.
Come già ipotizzato in precedenza, il 12 settembre, è avvenuta la
rottura del Patto di Lizarra che permetteva al blocco
indipendentista, formato da PNV, Eusko Alkartasuna (Ea),
Izquierda Unida (Iu) ed Euskal Herritarrok, di governare il paese
basco "spagnolo". La rottura del patto da parte di Eh ha avviato la
crisi nel parlamento basco dove ora gli indipendentisti sono in
minoranza.
Mercoledì 13 settembre, settembre in una vasta operazione, la
polizia spagnola ha arrestato 20 esponenti politici del movimento
basco che si crede siano legati all'ETA.
14 settembre (1 ferito): un esponente socialista basco, José
Ramon Decalde, è stato gravemente ferito alla testa da un colpo
di pistola sparato da un'attentatrice dell'ETA.
Venerdì 15 settembre, è stato arrestato in Francia Ignacio Gracia
Arregui considerato da molti il capo dell'ala militare dell'ETA. Con
lui è stata fermata la compagna Fabianne Tapia.
21 settembre (1 morto): un consigliere comunale del Partito
popolare, Josè Luis Ruiz, è stato ucciso da due sicari a Sant
Andria di Besos in provincia di Barcellona.
9 ottobre (1 morto): il procuratore capo del tribunale superiore
andaluso è stato assassinato da due membri del Commando
Andalusia.
14 ottobre: in concomitanza con il vertice della Comunità Europea
di Biarritz, nel Paese Basco "francese", centinaia di nazionalisti
8
provenienti della Spagna hanno inscenato manifestazioni di
protesta in favore dell'indipendenza del Paese Basco sfociate poi
in scontri con la polizia a seguito dei danni provocati alla città.
Incredibile l'incendio provocato dai manifestanti alla sede dei
Radio Euskera, l'unica in territorio francese a divulgare
programmi radiofonici completamente in lingua basca. In questo
caso la demenza degli estremisti baschi ha raggiunto veramente
livelli incredibili.
16 ottobre (1 morto): il commando Andalusia ha assassinato il
colonnello Antonio Munoz Carinano nel suo studio medico a
Siviglia. Subito dopo l'attentato la polizia ha bloccato Jon Igor
Solana Matarranz uno dei due presunti assassini.
Martedì 17 ottobre la polizia ha fermato anche il secondo
assassino, Arriet Iragi Gurruchaga, trovato nel suo nascondiglio di
Siviglia.
30 ottobre (3 morti e 30 feriti): un'autobomba è scoppiata alle
ore 9:10 in un'affollata strada alla periferia nord di Madrid.
L'obiettivo dell'attentato era il giudice della corte di cassazione
Francesco Querol che è morto assieme alla sua guardia del corpo
ed al suo autista. La potenza dell'ordigno ha provocato gravi
danni per un largo raggio. L'esplosione ha ha provocato più di
trenta feriti, scaraventando un tassista a più di 50 metri e
danneggiando i primi sette piani di una palazzina. Si tratta
dell'attentato più sanguinoso dalla ripresa degli attentati.
1 novembre 2000(2 feriti): in una zona centrale di Barcellona è
stata fatta esplodere un'autobomba che ha provocato due feriti.
Martedì 7 novembre la polizia spagnola ha arrestato a Madrid
nove presunti appartenenti e fiancheggiatori dell'ETA che si
preparavano a compiere nuovi attentati. Probabilmente gli
arrestati fanno parte del Comando Aragon presente nella capitale
per fare da supporto ad altri gruppi di fuoco. Sono stati inoltre
scoperti cinque covi dei separatisti baschi.
9 novembre 2000: a San Sebastian è stato sventato un attentato
che avrebbe potuto causare la morte di due giornalisti baschi. In
rapporto a questo episodio il periodico nazionalista Ardi Beltzà
(Pecora nera) è stato accusato di indicare all'ETA le future vittime
degli attentati.
11 novembre 2000 (6 feriti): varie granate sono state lanciate
contro una caserma della Guardia civil a San Sebastian
provocando il ferimento di sei agenti. Inoltre altre vittime sono
state evitate dal mancato funzionamento del dispositivo per
l'esplosione dei bazooka abbandonati dai terroristi che avrebbero
dovuto scoppiare quando gli agenti li avessero presi in mano.
21 novembre 2000 (1 morto): nella tarda serata un commando
ha ucciso con due colpi di pistola alla nuca Ernest Lluch, 63 anni
ex ministro socialista, nel garage sotterraneo della sua casa di
Barcellona.
14 dicembre (1morto): un consigliere comunale del partito
popolare, Francisco Cano Consuegra, è morto in seguito
all'esplosione di una bomba collocata sotto la sua macchina.
Cano, 45 anni, era l'unico consigliere comunale del paese di
Viladecavals, vicino a Barcellona, e governato dal partito
nazionalista catalano Convergencia y Union. E' il quarto attentato
dei terroristi baschi in terra catalana.
18 dicembre 2000: una bomba collocata dai terroristi negli
ascensori della Facoltà di Scienze della Comunicazione
all'Università dei Paesi Baschi è stata scoperta e disinnescata
prima che potesse esplodere. Il clamoroso gesto ha destato
grande commozione in tutta la Spagna.
20 dicembre 2000 (1 morto): la guardia urbana Miguel Geryilla è
stata assassinata da due membri dell'ETA quando questi si era
avvicinato loro per aiutarli a spingere la loro macchina. All'interno
dell'autoveicolo erano nascosti tredici chili di esplosivo pronti per
un nuovo attentato.
Finalmente dopo gli ultimi attentati due consiglieri di Euskel
Herritarrok si sono dimessi dal loro incarico come segno di
protesta, contro l'ETA anche se il partito non ha emesso alcuna
condanna ufficiale contro la banda terrorista.
8 gennaio 2001: a Zaruz, nella provincia basca di Guipuzcoa, un
ordigno di cinque chili di esplosivo, era nascosto in un vaso di fiori
posto accanto alla tomba di Josè Iruretagoyena, un consigliere del
Partito Popolare ucciso tre anni fa dalla stessa ETA. L'attentato è
stato sventato dalle forze dell'ordine.
10 gennaio 2001: altre due bombe sono state scoperte accanto
alla sede del comando militare di Girona, nel Nord della
Catalogna. In questo caso si trattava di due ordigni trappola
costituiti da una falsa bomba posta dentro ad un primo zaino
collegata ad un secondo ordigno nascosto in un secondo zaino.
Il 12 gennaio 2001 la polizia spagnola ha inferto un ulteriore duro
colpo alle colonne armate sequestrando 40 chili di dinamite
(proveniente dal furto di Plevin, detonatori e materiale per la
fabbricazione di ordigni. Inoltre sono stati arrestati due membri
della Colonna Barcellona, Josè Ignacio Cruchaga e Liarni
Armendariz. Inoltre ad Irun, nella parte meridionale del Paese
Basco, è stato scoperto un covo dell'ETA utilizzato in passato per
la detenzione di alcuni sequestrati.
16 gennaio 2001: una bomba di fabbricazione artigianale è
scoppiata a Bilbao nei locali che ospitano il sindacato di polizia
basca causando danni materiali ma nessun ferito.
8 marzo (1 morto ed un ferito): nella notte un'autobomba è
scoppiata nei pressi della piazza Hernani (Guipuzoa, Euskadi).
L'esplosione ha causato la morte di un agente ed il ferimento di
un altro. Nella stessa notte si erano registrati scontri tra la polizia
e manifestanti nazionalisti che protestavano contro una retata
effettuata ai danni del gruppo giovanile indipendentista Haika.
20 marzo 2001 (1 morto): Froilan Elezpe, un consigliere socialista
di Lasarte, è stato freddato con alcuni colpi di pistola sparati a
bruciapelo dagli assassini dell'ETA. ancora una volta l'ETA sceglie
la strada del bersaglio facile piuttosto che affrontare a volto
scoperto l'invasore spagnolo.
Le elezioni del 13 maggio 2001
Queste elezioni, che i mezzi di comunicazione hanno presentato
come le elezioni del parlamento autonomo basco, in realtà non
sono le elezioni basche perché non tutti i baschi possono
parteciparvi. Le consultazioni riguardano solo quella che
nell'ordinamento dello Stato spagnolo si chiama CAV (ovvero,
Comunità Autonoma Basca) e che comprende solo tre delle sette
province basche, ovvero Araba, Bizkaia e Gipuzkoa; la Nafarroa,
sempre parte dello Stato spagnolo, è divisa da queste tre e forma
un'altra comunità autonoma, e tutte insieme sono a loro volta
divise dalle province di Lapurdi, Behenafarroa e Zuberoa, dal
confine tra Spagna e Francia. I partiti baschi patriottici di vario
orientamento conquistano la maggioranza assoluta dei seggi
disponibili, raggiungendo insieme il 52,8% così diviso:
coalizione moderata EAJ-EA, 42,7%
Ad Alavesa (neo-franchisti),23,0%
PSOE (socialdemocratici), 17,0%
Ezker Batua, sezione basca della coalizione promossa dal
Partito comunista spagnolo Izquierda Unida, conquista il
5,5% dei voti.
In vari modi, la ricetta dei partiti baschi è dialogo, negoziazione,
autodeterminazione e libera decisione per tutte le province
basche e per tutti i 3 milioni di cittadini baschi una volta per tutte.
Questi partiti potranno costituire una maggioranza nel parlamento
locale per sostenere la disobbedienza civile e la lotta per
l'autodeterminazione, ma una possibilità di stretta collaborazione
sembra comunque essere difficile in una situazione di forte
scontro.
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