LE NOZZE DI CAVA NELLA ESEGESI DI EUGENIO ZOLLI

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LE NOZZE DI CAVA NELLA ESEGESI DI EUGENIO ZOLLI
 Fides Catholica UN CARDINALE NELLE TENEBRE E UNA FEDE A RISCHIO In margine a Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, di Carlo Maria Martini – Georg Sporschill 1 di M. Piesse L’Autore illustra lo spirito e i contenuti basilari del recente libro del
cardinale Carlo Maria Martini. Come nell’intervista a L’Espresso
dell’aprile 2006, anche nel suo Conversazioni notturne (2008), il card.
Martini ri-vela abilmente in chiaro-scuro il suo profondo dissenso dal
Magistero ecclesiale e dalla Tradizione cattolica. Dietro belle parole,
in modo paternalistico e morbido, Martini auspica di fatto una Chiesa
totalmente “nuova” in cui regni il libero esame di Martin Lutero.
Questo soggettivismo investe tutto il pensiero martiniano e se
applicato coerentemente alla teologia e alla vita etica conduce alla
perdita della vera fede cattolica. Su contraccezione, omosessualità,
ordinazione sacerdotale delle donne, Martini si sbilancia e svela il
suo dissenso dalla Chiesa. Nel clero italiano ci sono molti
“martiniani”...
1
Cf. C.M. MARTINI – G. SPORSCHILL, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul
rischio della fede, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2008, p. 124.
594 M. PIESSE È da molti anni che in ambienti ecclesiali “conservatori”
circolano voci secondo cui il cardinale Carlo Maria Martini,
gesuita, celebre biblista, sarebbe l’anima (o almeno uno degli
esponenti di spicco) del movimento neo-progressista
serpeggiante nella Chiesa italiana, con forti agganci presso altri
ambienti “liberali” teologici ed ecclesiali europei e non.
Nell’anno 2006, durante un Angelus in Piazza San Pietro,
papa Benedetto XVI elogiò apertamente il cardinal Martini per le
sue doti esegetiche, spirituali e comunicative (specialmente coi
giovani).
Ma a quanto pare, il cardinale non è stato altrettanto
magnanimo verso Benedetto XVI e i suoi predecessori…
Da qualche anno, quelle voci anti-martiniane sembrano
trovare, finalmente, dei riscontri – o prove – oggettivi e testuali.
Infatti, sul settimanale L’Espresso del 27 aprile 2006, è
stata pubblicata l’intervista-colloquio del biologo Ignazio Marino
col cardinale Martini. Secondo il cardinale Martini, scienza
(laica o laicista) ed etica cristiana possono incontrarsi (cioè
convenire) su temi quali: fecondazione artificiale, aborto, cellule
staminali, adozione da parte di single, uso del preservativo per
malati di Aids, eutanasia.
Le tesi del card. Martini, in quanto contrarie alla dottrina
della Chiesa Cattolica, hanno trovato consenso tra i massoni del
Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI) i quali hanno
pubblicato quel colloquio Marino-Martini, nella Rassegna
stampa del bollettino massonico Erasmo notizie, n° 7-8/2006 2 .
Lo “spretato” don Franco Ratti è fondatore del Mo.Co.Va.
(Movimento Concilio Vaticano II), un movimento “cattolico” ultraprogressista con buoni agganci in Germania e in Austria (es.:
Hans Küng e il movimento Wir sind Kirche) e con simpatizzanti
tra alcuni vescovi, preti e religiosi qui in Italia 3 . Il Mo. Co. Va.
rivendica tra l’altro: donne-prete, liceità in certi casi di divorzio e
2
Cf. C. MARTINI – I. MARINO (Colloquio, a cura di Daniela Minerva), Dialogo sulla
vita, “L’Espresso”, 27 aprile 2006, in Rassegna Stampa di Erasmo Notizie,
Bollettino d’informazione del Grande Oriente d’Italia, N° 7-8, 15-30 Aprile 2006,
pp. 42-47.
3
Cf. Movimento Concilio Vaticano II, in CESNUR (CENTRO STUDI SULLE NUOVE
RELIGIONI), Le religioni in Italia, Editrice Elledici, Leumann (Torino) 2006, pp. 105106. Il Mo.Co.Va. è ad Avellino, Monopoli, Bari, Como.
In Italia, il Mo.Co.Va. è ad Avellino, Monopoli, Bari, Como.
Un cardinale nelle tenebre 595 omosessualità, celibato sacerdotale facoltativo… 4 In quello
stesso numero, Nea Agorà ha pubblicato anche un articolo in
cui don Franco Ratti rifiuta l’infallibilità pontificia ed il celibato
sacerdotale e poi elogia (parole sue) «Don Tonino Bello, il
vescovo cattolico-evangelico», e Martin Lutero, «profeta
cattolicissimo» (secondo don Ratti) 5 .
Le tesi di Ratti sono in sintonia con quelle di Martini. E
ambedue sono ben visti in ambienti massonici, almeno in quelli
del GOI.
Altra prova lampante del progressismo del cardinal Martini è
il suo recentissimo libro, scritto “a quattro mani” con padre
Georg Sporschill, intitolato Conversazioni notturne a
Gerusalemme. Sul rischio della fede, edito da Mondadori
(2008).
È un libro-intervista che si legge tutto d’un fiato e con
grande piacere perché, finalmente, il cardinale Carlo Maria
Martini mostra in modo assai chiaro il suo progressismo
teologico. Le idee di Martini sono, in un certo senso, la magna
charta del neo-«modernismo» 6 teologico che da 40 anni a
questa parte, sta imperversando in larghi settori ecclesiali,
anche a causa di un errato intendimento dello spirito del
Concilio Vaticano II.
Sicuramente, molti vescovi e preti (in particolare: italiani)
concorderanno con le idee “martiniane” che vengo ora a
esporre in modo critico.
Molto istruttiva è la recensione del vaticanista de
L’Espresso, Sandro Magister, il quale a proposito del nuovo
libro martiniano, scrive, tra l’altro:
«In privato, ai gradi alti della gerarchia, le critiche all’autore
del libro sono severe e preoccupate. Ma in pubblico la regola è
4
Cf. Le interviste di Agorà – Chi è don Franco Ratti, fondatore del Mo.Co.Va., in
Nea Agorà – Rassegna di Studi e Tradizioni, «rivista bimestrale di divulgazione
culturale riservata esclusivamente agli appartenenti del Grande Oriente d’Italia»,
Anno III, novembre-dicembre 1998, Bari, p. 34.
5
Cf. F. RATTI, Giubileo e Crepuscolo, in Nea Agorà – Rassegna di Studi e
Tradizioni, novembre-dicembre 1998, Bari, pp. 35-36.
6
Nell’udienza generale di mercoledì 19 gennaio 1972, papa Paolo VI ha
denunciato apertamente l’attualità - sotto altri nomi - del «modernismo» (parole
di Paolo VI!) già condannato dal papa San Pio X col decreto Lamentabili (1907)
e con l’enciclica Pascendi. Paolo VI ha citato apertamente i due suddetti
documenti di Pio X (cf. Insegnamenti di Paolo VI, vol. X, 1972, Tipografia
Poliglotta Vaticana 1973, p. 56).
596 M. PIESSE di tacere. Il timore è che contestare pubblicamente le tesi di
questo libro aggiunga danno a danno» 7 .
Magister pubblica in allegato alle sue riflessioni, uno studio
critico del prof. Pietro De Marco (docente all’Università di
Firenze e alla Facoltà Teologica Centrale). Precisa e profonda è
la critica anti-martiniana del prof. De Marco, di cui cito questo
lungo brano, molto significativo:
«[…] È evidente che quella espressa dal cardinale è stata
anche la scommessa di parte della Chiesa nella lunga crisi di
uomini e di fede del post-concilio. È evidente anche l’ottimismo
che regge una simile pedagogia della provvidenziale
realizzazione di sé nella libertà. Così però si è sottovalutata e
alla fine favorita la falcidie degli uomini dell’istituzione, del clero.
Non era difficile, in anni ancora vicini a noi, sentir dire dai
pastoralisti che la mancanza di clero è un falso problema ed è
anzi una chance per il rinnovamento della trasmissione della
fede e per la sua purificazione, naturalmente in senso “non
clericale”. L’ottimismo che accompagna la conversazione
notturna del cardinale Martini non può essere, dunque, proposto
semplicemente alla futura sperimentazione. Ha già segnato
pratiche del passato. E i risultati di questo ottimismo sono sotto
il giudizio di tutti. Si può sospettare che, dietro il fascino delle
formule e il consenso di tanti amici non credenti, tale ottimismo
abbia alimentato quell’intima contraddizione di cui il cardinale
appare portatore: da un lato una visibilità cristiana dotata di un
profilo “aperto”, dall’altro un messaggio reticente quanto a
completezza della confessione di fede. Nel suo modello
pedagogico, tra frequentazione della Bibbia e confidenza con gli
articoli del Credo lo squilibrio è vistoso: uno squilibrio in cui la
7
S. MAGISTER, Dio non è cattolico, parola di cardinale, 12 novembre 2008, in
www.chiesa, Notizie, analisi, documenti sulla Chiesa cattolica, a cura di Sandro
Magister, in http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/209322 , website visitato
il 09.XII.2008. Questo nuovo libro di Martini è stato elogiato dall’ateo Eugenio
Scalfari. Per Natale 2008, la rivista dei gesuiti italiani, Popoli, regalava il libro di
Martini-Sporschill a coloro che avrebbero fatto l’abbonamento per l’anno 2009. Il
libro di Martini-Sporschill è stato elogiato in un articolo di Benedetta Stella, sul
website del Centro di Pastorale Universitaria dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Milano. Scrive l’autrice: «Dalle tematiche davvero varie - estremamente
chiaro ma non per questo superficiale nei contenuti - quello di Martini, gesuita e
biblista di fama internazionale, è un libro molto attuale per i giovani che
cercano di dare risposta a quelli che sono gli interrogativi più profondi per la vita
di un credente e non solo» (http://www.unicatt.it/centropastorale/Approfondimenti/
dettaglio.asp?id=344, il grassetto è mio). C’è da riflettere…
Un cardinale nelle tenebre 597 Tradizione e il Credo vivono in sordina come fosse superfluo
menzionarli» 8 .
E ora veniamo ad una nostra personale e sintetica
esposizione critica di alcuni brani del libro di Martini-Sporschill.
Padre Georg Sporschill (1946-…) è un gesuita austriaco,
molto impegnato nel sociale. Ha ricevuto il premio Albert
Schweitzer e nel 2004 è stato nominato austriaco dell’anno.
Sporschill è stato curatore di un testo in cui Karl Rahner
rispondeva a varie domande di giovani. I gesuiti Martini e
Sporschill sono grandi estimatori del loro confratello Karl
Rahner.
Padre Sporschill ha grandi benemerenze nella pastorale
“sociale”: è impegnato per i bambini di strada di Romania e
Moldavia. Dal tenore delle sue domande e delle sue
affermazioni si comprende che Sporschill condivide (come
Martini) il secolarismo antropologico del maestro Rahner 9 . Ciò
spiega perché Sporschill (con Martini) sia tanto apprezzato dal
mondo (cattolico) secolare e secolarizzato.
Sporschill scrive che le risposte del card. Martini «aprono le
porte ad una Chiesa coraggiosa e degna di fede» 10 .
Dopo aver letto l’intero libro, delineiamo le note della “fede
coraggiosa” proposta da Martini. Eccole: esistenzialistica,
problematica, biblicistica (il sola Scriptura), fiduciale (Martini
elogia apertamente Lutero e biblisti protestanti), giovanilistica
(cioè, troppo dipendente ed indulgente verso mentalità e
passioni mondane dei giovani), “aperta” al mondo secolarizzato,
“libera” dall’insegnamento morale del Magistero della Chiesa
(es.
circa:
rapporti
prematrimoniali,
contraccezione,
8
P. DE MARCO, Osservazioni sulle “Conversazioni notturne” di Carlo Maria Martini
e Georg Sporschill, in http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/209322 ,
website visitato il 09. XII. 2008. Nel suddetto libro, Martini dice che le defezioni
dalla Chiesa e dal clero non lo spaventano… È invece preoccupato dalle
«persone che non pensano» (ivi, p. 64).
9
In un recente studio, don Nicola Bux ha rilevato che la base ideologica della
crisi liturgica degli ultimi 40 anni è la svolta antropologica di Karl Rahner (cf. N.
BUX, La riforma di Benedetto XVI. La liturgia tra innovazione e tradizione,
Prefazione di Vittorio Messori, Piemme, Casale Monferrato (AL) 2008, pp. 25-26,
58. Don Nicola Bux è consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e
per le Cause dei Santi. È anche consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni
Liturgiche del Sommo Pontefice.
10
G. SPORSCHILL, Per una Chiesa coraggiosa, in Conversazioni notturne a
Gerusalemme, p. 6.
598
M. PIESSE omosessualità), ecumenistica (favorevole all’ordinazione in
sacris delle donne).
Dogmi, Magistero, Tradizione della Chiesa, vita di grazia,
Sacramenti, devozione e quant’altro di “tradizionale” (o “preconciliare”, come direbbero in tanti) non hanno spazio vitale e
manifesto nella fede-morale-pastorale “aperta e coraggiosa” dei
gesuiti Martini-Sporschill.
Certo, Martini dedica un intero capitolo a L’intimità con Dio
(4° cap.): esercizi ignaziani, orazione, meditazione, esame di
coscienza, pentimento dei propri peccati, ecc. 11 , che tuttavia,
nel quadro globale del pensiero martiniano, rischiano di deviare
verso un intimismo soggettivista.
Parlare ai giovani e agli uomini del mondo d’oggi, di
peccato, ascesi, devozione, grazia… non ha senso nell’ottica
martiniana; anzi, bisognerebbe evitare – secondo Martini – di
moraleggiare, giudicare, dogmatizzare… Martini è apertamente
ostile alla enciclica Humanæ Vitæ di Paolo VI.
Martini sa ostentare questa sua “modernità” con parole e
atteggiamenti “diplomatici”, “morbidi”, paternalistici, indulgenti…
Martini insiste molto su: ascolto-fiducia-impegno-rischio,
categorie esistenzialistiche, orizzontali, che rammentano la
teologia rahneriana. La Chiesa deve saper ascoltare … Il
giovane deve aver fiducia in una Chiesa che ascolta … Il
giovane deve impegnarsi per Gesù, l’amico… E rischiare per
Lui…
Di per sé, queste sono belle parole… Peccato che, di fatto,
vengano staccate dall’autentico riferimento alle verità di Fede e
di Morale.
Senza l’ancoraggio alla verità dogmatica, al
Magistero e alla Tradizione, tali belle parole diventano pie
illusioni. In effetti, scoraggiamento, delusione, fiducia
(protestantica) aleggiano nelle Conversazioni notturne di
Martini.
Proviamo ad entrare nel libro.
Martini suggerisce a chi non è credente di «provare a vivere
senza fede in Dio» 12 , cioé, in altri termini, vivere in Dio pur
senza credere in Lui… Martini dichiara candidamente che
persino da vescovo se la prendeva con Dio dinanzi alla
sofferenza ed alla morte… Perché la morte? Ecco la risposta
11
12
Cf. Conversazioni notturne a Gerusalemme, pp. 77-88.
Ivi, p. 9.
Un cardinale nelle tenebre 599 martiniana (e rahneriana): solo con la morte possiamo dedicarci
completamente a Dio! 13
Martini chiede a Dio: perché non ci dai idee migliori, perché
abbiamo pochi sacerdoti e religiosi…? 14
Il cardinale mostra proprio segni di grande crisi di fede.
Martini spera molto nella misericordia di Dio, forse anche
troppo…
Infatti, Martini spera «che presto o tardi tutti siano
redenti», «che Dio ci accolga tutti»… 15 Martini crede
nell’esistenza dell’inferno, ma dice: «nessuno sa se vi si trovi
qualcuno» 16 . Per “riparare” a tale agnosticismo escatologico,
Martini dice che bisogna tener conto dell’inferno. Comunque per
Martini, l’inferno è già sulla terra… Martini però resta sempre
del parere che, inferno a parte, alla fine l’amore di Dio
vincerà… 17 Insomma, ambiguamente, Martini fa intendere che
egli spera – anzi ne è convinto – la redenzione finale di tutti!
Chi è il buon cristiano, secondo il cardinale? È colui che
crede in Dio, ha fiducia in Cristo, lo conosce nella Bibbia, lo
ascolta… 18
E – dico io – il Magistero della Chiesa, dove lo mettiamo?
Dinanzi al fatto che molti uomini si costruiscono la propria
religione, Martini include anche noi cattolici: «questo rischio
esiste anche per noi. Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al
di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo» 19 . Martini
spiega che Dio ha un cuore più vasto di noi e delle nostre
definizioni. Per proteggere tale «immensità» di Dio, l’unico modo
migliore proposto dal porporato gesuita è sempre la Bibbia 20 .
Concili, dogmi, Magistero… non c’è spazio per tutto ciò…
Per Martini (come già per Lutero): sola Scriptura.
A questo punto potremmo dire che anche Martini (conforme
all’immagine del suo Dio) non è cattolico ed è al di là delle
definizioni dogmatiche.
13
Cf. ivi, p. 10.
Cf. ivi, p. 12.
15
Cf. ivi, p. 17.
16
Cf. ivi, p. 18. Il grassetto è mio.
17
Cf. ibidem.
18
Cf. ivi, p. 19.
19
Ivi, pp. 20-21. Il grassetto è mio.
20
Cf. ivi, p. 21.
14
600
M. PIESSE Il soggettivismo e biblicismo protestantico dell’anziano
cardinale sono evidenti.
Circa l’amore, Martini si chiede (in modo retorico): «esiste
qualcosa di più grande dei giovani quando sono innamorati?» 21 .
Noi invece, rispondiamo: sì, più grande è l’amore verginale
e fedele di vescovi, preti, religiosi per Cristo e per la Chiesa.
Martini è certo che Gesù aiuterà «tutte le Chiese, tutte le
religioni» a «realizzare il bene nel mondo» e a renderlo «più
luminoso» («E Gesù le aiuterà a riuscire a adempiere meglio la
loro missione nel mondo») 22 .
Chiediamoci: ma, allora, tutte le religioni avrebbero una
missione divina? In tal caso, che senso avrebbe ancora
l’evangelizzazione?
È chiaro che nell’ottica martiniana, l’evangelizzazione
avrebbe senso solo se resa a-dogmatica (come è appunto il
pensiero di Martini).
Martini vede nel «buddhismo» e nello «yoga» possibili
«meravigliosi aiuti per una vita spirituale profonda», anche se
poi egli dà la preminenza degli esercizi ignaziani 23 .
Chi è Gesù per Martini? È il maestro, ma molto di più è «il
Come ulteriore prova della banalità
mio amico» 24 .
antropocentrica della “cristologia” e dell’“orazione” martiniana,
leggiamo che il cardinale parla a Dio «in modo normale, per
nulla devoto» (parole di Martini!). Martini sente il sostegno di
Dio nella preghiera, in particolare quando vede «molti problemi,
come le debolezze della Chiesa» 25 .
Ma il cardinal Martini riesce a vedere anche le proprie
debolezze dottrinali?
D’accordo col suo interlocutore, Martini osserva:
«Di peccato la Chiesa ha parlato molto, a volte troppo.
Da Gesù può imparare che è meglio incoraggiare gli uomini
e stimolarli a lottare contro il peccato del mondo» 26 .
21
Ivi, p. 21.
Cf. ivi, p. 26.
23
Cf. ibidem.
24
Cf. ivi, p. 27.
25
Cf. ivi, p. 28.
26
Ivi, p. 31. Il grassetto è mio.
22
Un cardinale nelle tenebre 601 Sembra proprio che il Gesù di Martini non sia il Gesù della
Chiesa…
In tema di pastorale (dalle tinte “rosse” e sessantottine),
Martini esorta al dialogo-ascolto coi giovani, ma un dialogo in
cui gli ecclesiastici non devono porsi come “superiori”,
insomma, un «dialogo alla pari» 27 .
Martini dice che un tempo egli aveva «sogni sulla Chiesa»:
una Chiesa povera, umile, aperta, giovane… «Una Chiesa che
dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto» 28
(ossia come Martini?).
Ora il cardinale dichiara di non aver più tali «sogni» (ma i
sogni martiniani sono incubi per i cattolici fedeli al Depositum
Fidei). Martini dice che ha deciso «di pregare per la Chiesa» 29 .
Certo, fa bene il cardinale Martini a pregare per la Chiesa.
Ma farà ancora meglio la Chiesa a pregare per sua Eminenza il
card. Martini!
Il capitolo 5° (Imparare l’amore) mostra le idee di Martini in
materia di etica sessuale.
P. Sporschill è convinto che con la enciclica Humanæ Vitæ
(ostile alla contraccezione), la Chiesa abbia posto una barriera
tra sé e la gioventù… Purtroppo il cardinale Martini concorda
con Sporschill 30 . Ecco cosa dice il card. Martini sulla Humanæ
Vitæ:
«[…] La cosa più triste è che questa enciclica ha
contribuito a far sì che molti non prendessero più in seria
considerazione la Chiesa come interlocutrice o maestra.
[…] Riconosco che l’enciclica Humanæ Vitæ ha purtroppo
prodotto anche un effetto negativo. Molte persone si sono
allontanate dalla Chiesa e la Chiesa dalle persone. Ne è
derivato un grave danno» 31 .
Martini afferma che molte questioni giovanili riguardano la
sessualità, il matrimonio e il celibato. Circa tali questioni e le
27
Cf. ivi, p. 47.
Ivi, p. 61.
29
Ivi, p. 62. Martini dice di esser stato «sempre entusiasmato» da Teilhard De
Chardin che vede il mondo procedere verso Dio… Martini elogia «l’utopia» di
Teilhard (cf. ivi, p. 62).
30
Cf. ivi, p. 91.
31
Ivi, p. 91. Il grassetto è mio.
28
M. PIESSE 602 persone interessate alla loro risoluzione, così sentenzia il
cardinale:
«Vi è un che di tragico nel fatto che la Chiesa si sia
tanto allontanata da chi ne è interessato e cerca
risposte» 32 .
O, forse, è Martini che si è allontanato dalla Chiesa?
Secondo Martini, occorre affrontare oggi le questioni della
sessualità in «un orizzonte più ampio»… Occorre cercare «una
via per discutere seriamente di matrimonio, controllo delle
nascite, fecondità artificiale e contraccezione» 33 .
Mi domando: forse, l’insegnamento della Chiesa, al
riguardo, non è già serio?
Il lettore attento comprende che col pretesto di discussioni
serie (ed “infinite”), Martini vuole raggirare e superare il
Magistero della Chiesa.
Nonostante una commissione di esperti dei settori di
medicina, biologia, teologia, Paolo VI ha voluto pubblicare
l’Humanæ Vitæ… Così commenta Martini:
«A lunga scadenza, la solitudine di questa decisione non
si è dimostrata un presupposto favorevole per trattare il tema
sessualità e famiglia. Papa Giovanni Paolo II, una grande
personalità, ha seguito la via di una rigorosa applicazione» 34 .
Martini condivide la linea di dissenso dei vescovi austriaci e
tedeschi (e di molti altri vescovi) allorché dice:
«Dopo l’enciclica Humanæ Vitæ, i vescovi austriaci e
tedeschi, e molti altri vescovi, hanno seguito, con le loro
dichiarazioni di preoccupazione, un orientamento che oggi
potremmo portare avanti. Quasi quarant’anni di distanza (un
periodo lungo quanto il passaggio di Israele nel deserto)
potrebbero consentirci una nuova visione» 35 .
Martini è convinto che oggi «la direzione della Chiesa» può
mostrare «una via migliore di quanto non sia riuscito
all’enciclica Humanæ Vitæ». E poco oltre, l’anziano gesuita
sentenzia:
32
Ivi, pp. 91-92. Il grassetto è mio.
Cf. ivi, p. 92.
34
Ivi, p. 93. Il grassetto è mio.
35
Ivi, p. 93.
33
Un cardinale nelle tenebre 603 «Sapere ammettere i propri errori e la limitatezza delle proprie
vedute di ieri è segno di grandezza d’animo e di sicurezza» 36 .
Più che l’insegnamento della Chiesa, sembra che per
Martini conti il consenso di «molti», ovvero di «cristiani
responsabili che vogliono essere solerti nell’amore» 37 .
Circa l’amore (incluso la sessualità) e il Regno di Dio,
l’anzia-no gesuita sentenzia:
«[…] Nell’incontro fisico si tende verso questo traguardo [il
Regno di Dio]. Guardare la meta è più importante che
domandarsi se sia permesso o se sia peccato» 38 .
E più avanti:
«Se vogliamo proteggere la famiglia e promuovere la fedeltà
coniugale, dobbiamo rivedere il nostro modo di pensare.
Illusioni e divieti non portano a nulla» 39 .
Sul tema omosessualità, Martini mostra maggior scaltrezza
ma non minor dissenso dalle posizioni del Magistero.
Alla domanda di Sporschill: «Questa liberalità vale anche per
il tema Chiesa e omosessualità?», Martini risponde anzitutto:
«Nel rispondere a questa domanda, conceda anche a
me la riservatezza e la discrezione che a mia volta chiedo
alla Chiesa in tema di sessualità. Nella mia cerchia di
conoscenze vi sono coppie omosessuali, persone stimate e
altruiste. Non mi è mai stato chiesto, né mai mi sarebbe
venuto in mente, di giudicarle. La questione è come
possiamo affrontare questo argomento. Mi riesce più facile
trovare un modo quando conosco qualcuno di persona e
non devo difendere tesi generali» 40 .
Insomma, Martini si mostra alquanto “agnostico” in tema di
omosessualità (proprio come Karl Rahner…). Condannare
l’omosessualità in quanto tale (fermo restando il rispetto per le
persone omosessuali), sarebbe per Martini una tesi generale da
non difendere…
36
Ivi, p. 94.
Cf. ivi, pp. 94-95.
38
Ivi, p. 95.
39
Ivi, p. 96.
40
Ivi, p. 98. Il grassetto è mio.
37
604 M. PIESSE Il cardinale Martini sostiene che la condanna biblica
dell’omosessualità è motivata da «la problematica prassi
dell’antichità, quando gli uomini avevano, accanto alla famiglia,
amanti di sesso maschile, a volte anche ragazzi. Un famoso
esempio è Alessandro Magno. La Bibbia vuole invece tutelare la
famiglia, la donna e lo spazio per i figli» 41 .
Che scaltro Martini!
Invece, leggendo la Bibbia (AT e NT), in connessione vitale
e imprescindibile con Tradizione e Magistero (es.: Catechismo
della Chiesa Cattolica!), comprendiamo che la condanna
dell’omosessualità non è motivata semplicemente dalla
tutela della famiglia, bensì dall’intrinseca malvagità della
stessa omosessualità. Rapporti sessuali tra persone dello
stesso sesso sono in sé atti contro natura!
Martini spiega che nelle comunità protestanti e
nell’ebraismo riformato, l’omosessualità non è un problema,
mentre invece per gli ortodossi, l’omosessualità è un orrore… E
aggiunge:
«In questa pluralità cerchiamo la nostra strada. […] Di
conseguenza io propendo per una gerarchia di valori e non, in
linea di principio, per una parità di diritti. Ho già detto più di
quanto non avrei dovuto. Percorriamo insieme e con
prudenza cammini che si differenziano. Ma non dobbiamo
farci la guerra a causa di questi percorsi. Ho già citato i
limiti tracciati dalla Bibbia» 42 .
Anche sul tema del celibato sacerdotale, Martini è alquanto
“zoppicante”…:
«Il celibato è un altro argomento. Questo tipo di vita è
oltremodo impegnativo e presuppone una profonda religiosità,
una comunità valida e forti personalità, ma soprattutto la
vocazione a non sposarsi. Forse non tutti gli uomini
chiamati al sacerdozio possiedono questo carisma. Da noi
la Chiesa dovrà escogitare qualcosa» 43 .
E passiamo al penultimo capitolo (il 6°), anch’esso molto
interessante: Per una Chiesa aperta. Sotto il titolo del capitolo 44 ,
vi sono due “opinioni”, probabilmente condivise da padre
41
Ibidem.
Ivi, p. 98. Il grassetto è mio.
43
Ivi, p. 100.
44
Cf. ivi, p. 101.
42
Un cardinale nelle tenebre 605 Sporschill (e da Martini). Un certo René si lamenta, tra l’altro,
che l’attuale Pontefice abbia liberalizzato «la messa in latino».
René commenta: «Per me si mette male. Probabilmente anche
per il buon Dio»… Poi, una certa Evelina accusa la Chiesa di
misoginia: all’altare e in Vaticano, solo uomini; la Chiesa usa la
Bibbia «in modo sessista»; le Sante sono solo «le brave
servitrici»…
Sporschill-Martini sono convinti che la Chiesa non sia più
aperta al mondo come negli anni del Concilio… Addirittura, per
Martini: «La Chiesa si è dunque indebolita» 45 .
Martini cita «teologi controversi» di quegli anni, quali «Karl
Rahner, Pierre Teilhard De Chardin, Henri de Lubac»… Martini
sa bene che costoro erano avversati da chi voleva salvare la
neoscolastica… Il cardinale comprende bene come vescovi e
docenti «conservatori» siano «tentati di tornare ai bei vecchi
tempi». Tuttavia per Martini bisogna «guardare avanti»… 46
A proposito della cattedra dei non credenti (da lui istituita a
Milano), Martini presenta i suoi interlocutori non credenti quali
«individui pensanti» 47 .
Chiediamoci: agli occhi di Martini, quei credenti che
dissentono dal suo progressismo, sono ritenuti, forse, non
pensanti?
Anche nell’elogiare il femminismo, Martini sa essere
alquanto scaltro. Egli è convinto che «gli ecclesiastici devono
chiedere perdono alle donne per molte cose» 48 .
La mariologia martiniana è striminzita, ovviamente in linea
con la svolta antropologica di Rahner. Ecco cosa dice Martini
sulla Madonna, nelle Conversazioni notturne:
«Maria, la madre di Gesù, dovrebbe essere più amata dagli
uomini moderni. A nessuno Dio ha attribuito un’importanza
maggiore per il Messia che a questa donna» 49 .
Tutto qui. Punto.
45
Ivi, p. 103.
Cf. ibidem. Indirettamente, Martini conferma la pericolosità di quei teologi
moderni (Rahner, De Chardin…).
47
Ivi, p. 104.
48
Ivi, p. 107.
49
Ivi, p. 108.
46
606 M. PIESSE Martini, en passant, scrive che nel Nuovo Testamento, fino
al Medioevo, c’erano «le diaconesse»… Ma dove vuole arrivare
Martini? Il lettore lo comprende dopo qualche rigo, allorché
l’anziano cardinale parla del sacerdozio alle donne… Sì, Martini
è favorevole! Ecco cosa dice il porporato gesuita:
«Negli anni Novanta sono andato a trovare a Canterbury
l’allora primate della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo dottor
George Leonard Carey. L’ordinazione di donne aveva
provocato tensioni nella sua Chiesa. Ho tentato di
infondergli coraggio in questa impresa: potrebbe aiutare
anche noi a rendere più giustizia alle donne e a
comprendere come andare avanti. Non dobbiamo essere
scontenti perché la Chiesa evangelica e quella anglicana
ordinano donne, introducendo così un elemento
fondamentale nel contesto del grande ecumenismo. E
tuttavia, questo non è motivo per uniformare le diverse
tradizioni» 50 .
Il soggettivismo e relativismo martiniano è scioccante.
Martini vuole «una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le
porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano» 51 .
E poco oltre, il cardinale Martini rilascia altre lampanti
“confessioni”, circa la riforma della Chiesa che – secondo lui –
dovrebbe avvenire nella direzione luterana:
«La Chiesa ha sempre bisogno di riforme. La forza
riformatrice deve venire dal suo interno. […] Martin Lutero fu
un grande riformatore. Il suo amore per le Sacre Scritture,
dalle quali ricavò buone idee, è la cosa più importante. Io
stesso devo molto nella scienza biblica ai grandi autori
protestanti. In Lutero trovo problematico il punto in cui, da
riforme necessarie e da ideali, crea un sistema a sé. Nel
Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica si è lasciata
ispirare anche dalle riforme di Lutero, avviando un
processo di rinnovamento dall’interno. Per la prima volta, i
tesori della Bibbia sono stati presentati ai cattolici su base
allargata. Abbiamo un nuovo rapporto con il mondo, con le sue
50
51
Ivi, pp. 108-109. Il grassetto è mio.
Ivi, p. 109.
Un cardinale nelle tenebre 607 difficoltà e con il suo sapere. Anche il movimento ecumenico è
una conseguenza delle riforme» 52 .
Circa il rinnovamento dell’Est Europa, Martini accenna ad
un amico Vescovo di quei luoghi, preoccupato del pericolo
secolarista che minaccia i fedeli dell’Est.
Secondo Martini bisogna abbandonare l’atteggiamento
difensivo e proporre nuove idee, liberare la pratica del
Sacramento della Confessione «dai pesanti fardelli del passato
e far brillare l’offerta di Dio». Martini insiste sulla necessità di
«sacerdoti esperti di accompagnamento spirituale». Secondo
Martini bisogna guardare avanti, «non lamentarsi e non
moraleggiare» 53 .
Insomma Martini fa intendere che la Confessione dovrebbe
esser liberata dalla classica “indagine” del confessore volta a
sondare le disposizioni del penitente e dalla “tradizionale” opera
di illuminazione del penitente sulle scottanti tematiche morali.
La Confessione dovrebbe esser liberata da “divieti” e
“moralismi”… Già sappiamo come la pensa il cardinale in tema
di
sessualità.
Martini
fa
intravedere,
insomma,
un’amministrazione a buon mercato della Confessione, con
assoluzione anche per coloro che, tutto sommato, vogliono
continuare ad avere rapporti: pre-matrimoniali, contraccettivi,
omosessuali…
In tema di dialogo interreligioso: grandi modelli per Martini
sono il Dalai Lama 54 e Gandhi 55 . Martini sostiene che «l’islam è
una religione figlia del cristianesimo, così come il cristianesimo
è una religione figlia dell’ebraismo» 56 .
Come al solito, Martini è ambiguo. Cosa intende Martini
allorché afferma che le religioni sono l’una figlia dell’altra?
Forse, che l’una è generata dall’altra? Naturalismo ed
evoluzionismo religioso? Come quello supposto, o proposto da
Teilhard De Chardin?
Conclusioni
52
Ivi, p. 110. Il grassetto è mio.
Cf. ivi, p. 111.
54
Cf. ivi, p. 113.
55
Cf. ivi, p. 114.
56
Ivi, pp. 115-116.
53
608 M. PIESSE Al termine della sua presentazione, dal titolo Per una
Chiesa coraggiosa, padre Sporschill scrive:
«La notte è un momento di oscurità, di immaginazione, i
sensi si affinano. Se, come qualcuno ha detto, la metà della
notte è il principio del giorno, queste conversazioni a
Gerusalemme, nel luogo in cui ha avuto inizio la storia dei
cristiani, sono conversazioni sui cammini di fede in tempi di
incertezza. Le riflessioni e le risposte del cardinale, che ho
registrato dalle nostre conversazioni, aprono la porta a una
Chiesa coraggiosa e degna di fede» 57 .
Purtroppo, nonostante le loro ottime intenzioni, dobbiamo
constatare che, oggettivamente, sia il cardinale Martini e sia
padre Sporschill sono rimasti nell’oscurità e nell’incertezza… Le
loro riflessioni non proteggono affatto i cattolici dal rischio di
perdere la Fede, anzi, al contrario, suppongono e favoriscono
tale perdita…
Infatti, chi – come Martini – dissente apertamente dal
Magistero della Chiesa (sia pure solo in tema di sessualità),
dimostra di aver perduto la fede…
Come ho già scritto sopra, fa bene il cardinal Martini a
«pregare per la Chiesa» 58 … Ma fa ancor meglio la Chiesa a
pregare per il cardinal Martini.
57
58
Ivi, p. 6. Il grassetto è mio.
Ivi, p. 62.
Un cardinale nelle tenebre 609