una linguistica al servizio della società

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una linguistica al servizio della società
UNA LINGUISTICA AL SERVIZIO DELLA SOCIETÀ
Addio al grande linguista ed ex-ministro dell'istruzione Tullio De Mauro: è stato uno dei più influenti
studiosi nel panorama culturale internazionale.
Quanto dura una generazione? Si può calcolare intorno ai 25 anni? Considerando le generazioni
secondo un'ottica di attività sociale di gruppo, il loro raggio d'azione può variare notevolmente.
L'attività dello straordinario linguista italiano Tullio De Mauro, scomparso il 5 gennaio 2017 all'età di
84 anni, è iniziata nei tardi anni Settanta e ha segnato con la sua profonda influenza sulla linguistica
italiana ed europea, le generazioni per un periodo di 50 anni.
De Mauro è stato ideatore e precursore di una linguistica del dopoguerra che si spingeva oltre i
confini nazionali, improntata allo strutturalismo durante gli anni Sessanta, alla rivoluzione in senso
tecnologico della teoria linguistica ad opera di Noam Chomsky negli anni Settanta –
dalla
tradizionale nozione di “Glottologia” (scienza del linguaggio) si è passati alla “Linguistica” moderna
(generativa) – e alla de-ideologizzazione e secolarizzazione della linguistica, che si è attuata
rivolgendo l'attenzione alle manifestazioni sociali dell'uso linguistico quotidiano, regionale,
nazionale e istituzionale.
Questi tre rivolgimenti nella modellazione concettuale della lingua hanno delineato l'operato
accademico e sociopolitico del linguista De Mauro. Nato nel 1932 a Torre Annunziata (Napoli), nel
1956 si laureò a Roma in Lettere classiche e negli anni seguenti insegnò Glottologia presso le
Università di Napoli, Salerno e Palermo. Dal 1996 è stato professore ordinario di Linguistica generale
presso l’Università La Sapienza di Roma.
Nel suo repertorio rientravano diversi aspetti dello studio linguistico, anche la filosofia del
linguaggio. L'onore di ricoprire la prima cattedra di Linguistica generale in Italia non portò De Mauro
né ad amare né ad odiare la linguistica generativa e la teoria computazionale di Noam Chomsky. Nel
suo insegnamento le ha sempre trattate con rispetto critico, fondando piuttosto la sua personale
ricerca sul metodo dello strutturalismo, introdotto dal linguista ginevrino Ferdinand De Saussure.
È stato spesso visiting professor presso università tedesche, come ad esempio la Freie Universität
Berlin. Nel suo coniugare metodi di descrizione linguistica storici, filosofici e sociologici, io vedo in lui
uno studioso di eccellenza, uno di quelli che sanno guardare alla lingua e all'uso linguistico in modo
nuovo e originale, fondendo le diverse prospettive secondo un’ottica interdisciplinare. Nella cultura
tedesca lo si può paragonare a un personaggio del calibro di Wilhelm von Humboldt, con le cui
riflessioni De Mauro si è spesso interfacciato.
Opera di portata secolare è la sua “Storia linguistica dell'Italia unita” (giunta alla 15º edizione),
nella quale traccia la storia sociale dell'evoluzione della lingua italiana fino alla seconda metà del
ventesimo secolo. Una vera e propria miniera d'oro, che racchiude l'identità linguistica e sociale
dell'Italianità, la cui crescita, repressione e liberazione si manifesta nella densità dialettale dell'Italia
del dopoguerra, nell'alto tasso di analfabetismo, nelle massicce e pubbliche iniziative di
standardizzazione linguistica nelle scuole e nelle istituzioni, nella migrazione interna in Italia (dal sud
verso Torino e Milano) e nei provvedimenti dell'Accademia della Crusca, di cui De Mauro è stato
membro per metà della sua vita.
In questo volume vengono ripercorse le origini linguistiche dell'Italia, ben descritte partendo dal
fenomeno dell'uniformazione dell'italiano parlato, maturata tra nord e sud a partire dal
conseguimento dell'unità nazionale nel 1861. Così De Mauro e i suoi studenti hanno continuato a
intonare l'alto canto dell'Italia Unita – forte rocca è la nostra lingua unita -, anche quando, ad
esempio, la Lega Nord metteva in discussione l'unità della Repubblica Italiana.
Riguardo alla storia linguistica dell'Italia repubblicana si dice in Di linguistica e di sociolinguistica:
“Nell'Italia dell'età della Repubblica coesistono continuità e discontinuità altrettanto forti, tenaci
persistenze di tratti radicati in remote epoche preistoriche e grandi innovazioni senza precedenti, e il
loro coesistere segna il linguaggio, come avviene del resto anche nelle mura, nel volto architettonico
e nella struttura urbana delle città. Una coesistenza simile non si trova in altri paesi d'Europa e, si
può dire, in ogni altro paese del mondo, tranne le due eccezioni notabili di India e Cina”.
Secondo De Mauro, la casa della lingua italiana ha un centro (un “cuore”) che racchiude in
essentia il principio strutturale di base e l'insieme delle norme dell'italiano (proto)tipico, il motore
dei fenomeni di variazione linguistica regionale e sociale.
Negli anni Settanta assunse particolare rilevanza il tema della migrazione. La prima generazione
dei Gastarbeiter (emigrati), tra cui moltissimi italiani, non riusciva ad integrarsi nella Repubblica
Federale Tedesca. De Mauro, tra i 30 e i 40 anni, si adoperò, attraverso conferenze e dibattiti, per
l'istruzione dei migranti e per un miglioramento della condizione scolastica della seconda
generazione, e senza esitazione andò, altoparlante in mano, “tra la gente”. Grazie alla sua influenza, i
giovani migranti italiani in Germania non solo poterono usufruire di un’offerta formativa per
l'apprendimento del tedesco, ma poterono anche portare a compimento la scuola media.
Negli anni Ottanta, De Mauro, che nel biennio 2000-2001 fu anche ministro dell'istruzione nel
governo di Giuliano Amato, diresse la sua attenzione alle conseguenze politico-linguistiche della
migrazione interna, ovvero l'esodo dei siciliani e dei calabresi verso il Norditalia.
Come ad un segnale d'allarme lanciato dal sistema di sorveglianza del panorama sociolinguistico
nell'intero paese, reagì prontamente a quelle aspirazioni separatiste che miravano a dividere il nord
dal sud. Il suo appello di alto tenore politico rimandava alle origini: Guardate come le varianti
dialettali e sociolettali sono unite in modo inestricabile con la lingua standard nel loro sostrato
storico. Rappresentò l'omogeneità delle origini linguistiche fin dall'unificazione politica come una
reliquia dell'Unità nazionale, da preservare.
Mi inchino di fronte alla sua opera. Tullio Di Mauro ci ha iniettato lo spirito prometeico della
sociolinguistica: serviranno sforzi erculei per tenerlo in vita, ora che lui non c’è più!