Pino Motta al “Giro del Portogallo”

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Pino Motta al “Giro del Portogallo”
TRA MEMORIA E STORIA
Pino Motta al
“Giro del Portogallo”
di GIORGIO RONCARI
iuseppe ‘Pino’ Motta da Orino, una vita per il
ciclismo. Nato nel ’38 a Ispra, ha cominciato a
bazzicare per Orino a 17 anni quando conobbe il
Carlo Frasina che gli attaccò la mania dei funghi e
Orino è diventato il suo ‘buen ritiro’ da qualche anno.
Figlio di ciclista, suocero di ciclista (lo sfortunato
Mainetti), nonno di ciclista, e ciclista lui stesso, per lui
le due ruote sono state la grande passione di tutta la sua
esistenza. Sa tutto di ciclismo, campioni, gregari,
squadre, corse, record e se gli butti lì un cognome lui ti
dice il nome di battesimo, il soprannome, l’anno di
nascita, il luogo e magari anche il palmares. La sua
memoria sportiva lo portò a partecipare, negli anni
Settanta, al ‘Pomofiore’, quiz di Antenna 3 condotto da
Ettore Andenna e Lucio Flauto. Fece un figurone
snocciolando con sicurezza ciclisti e calciatori,
scivolando solo nella sfida finale su una domanda
maligna di calcio, quando non si ricordò l’undicesimo
giocatore della Pro Patria che giocava in serie A. “Gò
vü un’amnesia – dice – e insì chel’alter (l’altro
concorrente) l’à vinciü 5 milioni e mi ho purtà a cà dima
400 mila franch.”
Nel mondo del ciclismo c’è sempre rimasto, come
dirigente di società, direttore di gara, accompagnatore
di team, organizzatore di corse e anche ora che non è
più giovanissimo e ha qualche disturbo, l’UDACE, la
federazione amatori, gli ha rinnovato il patentino di
commissario di gara, così come, in forma onorifica,
ricopre l’incarico di direttore di gara. E’ stato, nel ’76, tra
i fondatori della gloriosa Orinese col Lizzi, il Bulbo, il
Mantello, il Palazzi e pochi altri. La moglie Rina nel
2001 gli ha regalato un album di ritagli di vari giornali
che lo riguardano, raccolti in cinquant’anni, con amore
e pazienza.
Cominciò a correre da ragazzo assieme al Luigi
Giacomazzi di Cuvio di un anno più giovane. Una
coppia atipica ma ben assortita: il Pino piccolo e
magrettino, fisico giusto da scalatore dietro il quale si
nascondeva invece un velocista di buono spunto; il Luis
all’opposto era grande e massiccio, si sarebbe detto uno
sprinter ed era un passista veloce, un mastino che il Pino
G
metteva davanti al gruppo per farsi tirare
le volate.
Il Pino da allievo vinse ben 12 corse in
volata più una, a Creva, per distacco. Una
volta, a Caronno, capitò che fecero primo
e secondo. Il Luis a 4 km dall’arrivo era
già lì coi primi davanti al gruppo per
partire all’improvviso come una fionda
sorprendendo tutti, solo il Pino gli tenne
dietro superandolo di furbizia all’ultimo
guizzo. “L’ho brusà all’ultima pedalada”
ricorda.
Diventato dilettante non riuscì a
mantenere le promesse e ottenne solo
qualche buon piazzamento ma nulla di
più. Nella sua carriera ha avuto modo di
correre con tutti migliori corridori della
provincia come Stefanoni, Fezzardi,
Ambrogio Colombo (il papà di
Gabriele), Bailetti, Marcaletti, Marcoli,
Gallazzi, De Pra, Grassi, tutta gente che
poi diverrà professionista.
La sua più grande chances è stata la
‘Volta a Portugal’, il Giro del Portogallo
dilettanti I serie nel 1959 con la squadra
della rappresenza regionale lombarda. Le
selezioni erano state fatte all’albergo Vecchio Frati di
Gavirate. Oltre al Pino che correva per l’A.S. Edera di
Masnago e al Luis suo il fido scudiero, c’erano i fratelli
Borra, Francesco e Michele, di Caravate, che alla fine
dovettero rinunciare perché lavoravano, e Bordoni di
Cocquio, gran bel corridore ma rimasto a casa a causa
dei postumi di una caduta.
Il Pino e il Luis invece furono selezionati e così
partirono per il Portogallo assieme ad altri 10,
accompagnati da un dirigente. Il comitato lombardo
aveva messo a disposizione le bici: 10 perché alle due
riserve non servivano. Arrivarono a Lisbona dove
passarono la prima notte in albergo assieme ad altre
squadre . Il giorno dopo, prima tappa: ‘Circuito cittadino
città di Lisbona’ di quasi 100 km e il Pino iniziò bene
arrivando 7°. Alla mattina successiva sorpresa: “Dì Luis
– ricorda il Pino – ghe pù i nost biciclett.” - “Dì mia
stupidà” gli rispose il Luis incredulo.
Dal deposito dell’albergo erano state rubate 7 bici, due
delle quali erano della rappresentativa lombarda e,
fatalità, erano proprio quelle del Pino e del Luis.
“Emm pudù pù coor – raccontano entrambi – ghe tucà
ni a cà..”
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Dovettero rincasare ma prima di ripartire pensarono
bene di fermarsi due giorni a visitare Lisbona spendendo
in divertimenti i pochi soldi che avevano.
“Mò bisogna che trovum un quai camionista chel ghe
carega sù” si dissero.
Trovarono un autotreno che
trasportava bestiame e li portò,
fra ‘profumi’ e muggiti, fino a
“Te me fai impara
Genova. Lì il Luis ebbe l’idea di
a rubaa!
andare davanti alla stazione dei
treni dove, per solito c’erano
Se ghe ciapaven
posteggiate numerose biciclette.
ghe meteven in galera.”
“Ne tirum su dò un pò’ ladin e
nem a cà in bici” gli propose il
Luis.
“Ma ti te se matt” protestò il Pino.
Il Luis con disinvoltura ne inforcò una che pareva
buona e cominciò a pedalare, il Pino trovandosi
disorientato e non vedendo soluzione migliore, ne prese
un’altra, ma era tanta la ‘squagia’ che ne tirò sù una da
donna che non valeva niente e coi freni arruginiti, ‘un
cadenasc!’. Con tale mezzo ci misero due giorni,
facendo i Giovi, per arrivare a casa, con la valigia dei
vestiti agganciata in qualche maniera alle spalle che
dava un gran fastidio e massacrava la schiena,
sfamandosi solo con mele che ‘catavano di sfroso’ da
qualche albero. E così, con poca lode e qualche infamia
portarono a termine il Giro del Portogallo.
“Te me fai impara a rubaa! Se ghe ciapaven ghe
meteven in galera.” dice ancora oggi il Pino al Luis
quando ritornano sull’episodio.
Agganciata al chiodo la bici, il Pino divenne dirigente
e, come direttore responsabile, seguì la squadra
lombarda dilettanti alla ‘Vuelta a Altachira’ del ’77, una
gara a tappe venzuelana, portando a casa una vittoria
con Bastianello.
Direttore sportivo di squadre come la Binda e, per due
anni, la Nuova Baggio di S. Siro dove ebbe sotto la sua
guida ragazzi del nome di Argentin, (poi campione del
mondo), Bidinost, Pizzoferrato (campioni d’Italia
inseguimento), Bincoletto, Fossato, Borgato e altri
fuoriclasse.
Parlando di quando correva ama dire che se avesse
avuto un po’ del fisico del Luis avrebbe fatto senz’altro
meglio. Ne siamo certi, come crediamo che se il Luis,
avesse avuto un po’ della testa del Pino, avrebbe vinto
la sua corsa a Cardano.
IL NONNO RACCONTA
partire dal prossimo numero daremo avvio ad una rubrica riservata agli studenti delle scuole elementari e medie dal titolo: “Il
nonno racconta”. Riceviamo volentieri piccole storie, (max 30 righe
scritte a computer, carattere 12), dove i giovani “scrittori” avranno libertà di interpretare la vita di un tempo, come hanno potuto desumerla
dai racconti degli anziani.
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