La storia_della_Casata d`Amato
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La storia_della_Casata d`Amato
Storia della casata d’Amato. Questa antichissima casata o famiglia, probabilmente ha un origine germanica, il suo presunto capostipite era un guerriero franco mescolato con i Visigoti della Catalogna (Spagna). Possiamo dire che la cosiddetta casata d’Amato o de Amato, D’Amato, Damato o Amato tiene luminoso posto fra la più antica nobiltà dei regni di Sicilia e di Napoli. Originaria dalla Spagna, dove godette i patrizi onori, fu portata in Sicilia nel XIII secolo e si diramò poi nel regno di Napoli. Questa casata o famiglia ha goduto di numerose città come Sciacca, dove ottenne molti titoli di barone, Palermo, Messina , Catania, Troppa, Amantea, Catanzaro, Napoli, Gragnano Salerno, Barletta e Galatone, zona di terra d’Otranto, la casata fu decorata nel corso dei secoli dei titoli di barone , duca, marchese, principe, un ramo entrò nell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Antica e nobile stirpe, che in Puglia si diramò con due distinti rami il primo proveniente dalla Catalogna, Sicilia, in seguito ducato di Amalfi(Maiori, Ravello, Amalfi), poi in Barletta, dove ottenne molti privilegi nobiliari l’altra famiglia d’Amato o D’Amato si diramò in Galatone dove visse per un certo periodo. Possedette i feudi di Tavori e Donna Masa per i quali, nel 1669, era tassato Francesco d’Amato, e il casale di Seclì col feudo di Tamarano che Guidone d’Amato, nella seconda metà del sec. XVI comprò da Marcello Caracciolo e sul quale, con Diploma dato in Madrid il 31 agosto 1652, esecutoriato in Napoli il 24 marzo 1660, Antonio d’amato ottenne il titolo di Duca da Filippo III d’Asburgo re di Spagna. Abbiamo notizia di un Federico de Amato giudice nel 1558 a Taranto. questa casata ebbe tre vescovi un certo Filippo d’Amato fu vescovo di Umbriatico nel 1731 e vi morì per le sue virtù nello stesso anno a Castro vescovado di origine bizantina, troviamo un certo vescovo Francesco d’Amato nel 1750 e morto nel 1769, ad un altro Nicolò d’Amato, nel 1749, fu conferito il Vescovado di Lacedonia. Nel XVII secolo troviamo gli Amato dei baroni d’Amato ascritti al seggio nobile di S. Marco nella città di Trani, sempre i d’Amato godettero di nobiltà in Cisternino e a Gravina. E’ comunque assai probabile che il cognome d’Amato o de Amato sia lo stesso che Amati o Amato, (anche se io ho solo documenti che lo palesano o lo dimostrano in questa forma d’Amato o de Amato), questo cognome documentato a Barletta(Puglia) già nel 1314. Ciò è provato anche dal fatto che i primi documenti genealogici rintracciati presentano il cognome proprio nella forma di amato e di Amati. (fonti E. De Felice- Dizionario dei cognomi italiani-p. 54. G. Rohhls- Dizionario storico dei cognomi salentini – p. 8. Loffredo S. Storia della città di Barletta-vol. I;p. 398. )L’analisi delle fonti storiche ha messo in luce che secondo la maggioranza degli autori la casata Amato, d’amato o Amati, traerebbe origine dalla grande regione e orgogliosa Catalogna in spagna. Da lì sarebbe passata in Sicilia, in Campania- e poi in Puglia. Il capostipite del ramo siciliano è identificato in Pagano che, con privilegio dell’11 agosto 1296, ottenne da re Baldovino d’Aragona per i servigi prestati il feudo o casale di Callisi, consistente in tre tenimenti di terre nominate Villanova, Cullasi e Filanda, nel territorio di Caltabellotta. La Casata ebbe numerosi uomini illustri e possedette vari feudi tra i quali quello di Galati ce, nel 1644, venne innalzato in principato e quello di Caccamo in ducato. Il ramo passato in Sciacca fu illustrato da molti gentiluomini che occuparono le prime cariche di detta città. Esso godette la nobiltà anche in Catania, nella cui mastra Nobile venne aggregata il 20 settembre 1744 nella persona del Dott. Antonino, eletto giudice della Gran Corte del Regno(A. Mango di CASALGERADO-nobiliario di Sicilia-vol. I; pag. 63, 64- fonti). Il ramo fiorito in Puglia, documentato nelle forme Amati, de amato, e d’Amato, risulta proveniente dal ducato di Amalfi, ma sempre originario della catalogna. Esso ha goduto la nobiltà in Barletta dove già dal XIV secolo gran parte del commercio era nelle mani di mercanti Ravellesi e Amalfitani. Troviamo, infatti, che già nel 1314 gli amati sono annoverati tra le famiglie più potenti di Ravello ed Amalfi stabilite in Barletta. A questa Casata dovette appartenere quel Nicolò d’Amato cui, nel 1749, fu conferito il Vescovado di Lacedonia. Nel Foscarini- Armerista e notiziario delle famiglie nobili e notabili e feudatarie di Terra d’Otranto fonti p. 9, troviamo una famiglia Amati, originaria di Roma e nobile tarantina, portata da Iacopo nel 1720 in Taranto al cui patriziato fu ascritta con dispaccio del 2 giugno 1759. A questo ramo appartenne anche il maestro giovanni donato de amato, di Taranto, a cui il 10 gennaio 1624 il capitano Fernando Vacan affidò la costruzione di un ponte di legno davanti alla porta principale del castello di terra di Brindisi. Lo stemma dei d’Amato di Barletta è identico di quello degli Amato di Sciacca L’azzurro è il colore del cielo e rappresenta tutte le idee che salgono in alto. E’ simbolo della Fermezza che è incorruttibile come il cielo, della Gloria che si innalza al di sopra delle cose terrene e della virtù che è dote celeste. Le stelle rappresentano la guida sicura e l’aspirazione a cose superiori e ad azioni sublimi e a luminoso avvenire. Sia l’azzurro che le stelle furono simbolo dei Guelfi. (fonti E: Noya di Bitetto- Blasonario di Terra di Bari p. 13, Guelfi-Camajani- Dizionario araldico pp. 64, 521-524). Alcune fonti Centro di cultura e storia amalfitana le pergamene dell’archivio arcivescovile di Amalfi regesto a. 1103-1914 a cura di Renata Orefice 1320 roberto d’ Angiò re di Sicilia a. 11-20 febbraio ind III- Tramonti Inventario delle suppellettili e delle proprietà del fu Tommaso de Amato di Tramonti. Amalfi-A. C. A. - perg. N. 123(num. 58) Inventario-Not. Andrea de Maranta di Tramonti, giud Nicola de Madio baglivo di tramonti- scrittura gotica minuscola di transizione. 1477- Ferdinando d’Aragona re di Sicilia a. 19-23 marzo, ind. X- Amalfi. Micheletto d’Amato di Ravello, abitante a Majori, costituisce un censo di annui carlini 9 in favore dell’abbazia di Santa Maria dell’Olearia su di un pezzo di querceto sito in pertinenciis Caputursi ubi dicitur ad acquarulo. Amalfi-A. C. A. - Perg. n. 462(num. 450) CensoNot. Gabriele de Cunto di Amalfi-scrittura umanistica corsiva. fonti Memorie della famiglie nobili delle province meridionali d’Italia raccolte dal conte Berardo Candida Gonzaga volume sesto ed ultimo – Arnaldo forni Editore Bologna i d’amato godettero di nobiltà anche a Gragnano. Elenco dei cavalieri S. M. Ordine di s. Giovanni di Gerusalemme ricevuti nella veneranda lingua d’Italia dalla fondazione dell’ordine ai nostri giorni compilato da Francesco Bonazzi di Sannicandro(componente e segretario della Commissione araldica Napoletana e Corrispondente della consulta araldica del Regno parte prima dal 1136 al 1713 forni editore Bologna cavaliere di Malta Paolo d’Amato di Amantea 1551 e parte seconda 1714-1907 furono ammessi i cavalieri di Malta Luigi Maria ed Antonio d’Amato di Amantea ed Antonio d’Amato di Amantea, Nicola d’amato di Amantea, fu presidente della reale camera della Sommaria di Napoli nell’anno 1498 (fonti uomini illustri delle calabrie raccolte di Luigi aggattatis Volume I dai tempi primitivi a tutto il secolo XV Cosenza tipografia Municipale 1869. Fonti nobiliario di Sicilia volume I Palermo Libreria internazionale, Blasone in Sicila ossia raccolta araldica per v:palizzolo Gravina barone di raimone. Amato di Sciacca Secondo Savata nobile famiglia passata in Sicilia nel 1282, regnando re Pietro di Aragona. Mugnos le da per ceppo Pagano d’Amato, uno de’ baroni nominati nel servizio militare di re Ludovico nel 1343. Egli meritatosi le baronie e feudi di villanova, Giulinda, Belici, Zaffudi, Ciafaglioni, donzelli, Tartufa, majenza, Bordia, galando, Verdura, Cassarà, Bonfiglio, Garagalupo, amboja, Belriparo ed altri lo stemma il seguente campo azzurro con sei stelle d’oro a sei raggi, ordinate 3, 2, e 1. In fede Roberto d’Amato barone di Villanova, Giulinda, Belici, Zaffudi, Ciafaglioni, Donzelli, Tartufa, Majenza, Bordia, Galando, Verdura, Cassarà, Bonfiglio, Garagalupo, Amboja, Belriparo. in Gvina 8