La globalizzazione - lettura di approfondimento +
Transcript
La globalizzazione - lettura di approfondimento +
Global e no-global Globalizzazione - Con il termine si identificano un processo economico e produttivo per la realizzazione di beni di consumo, avvalendosi di stabilimenti dislocati in diversi paesi del mondo, e l'estensione a livello planetario di un modello unico di cultura, pensiero ed economia. Il Villaggio Globale Una data di nascita vera e propria della globalizzazione è difficile da stabilire, anche perché numerosi studiosi ritengono che essa sia in atto già da molti secoli. È certo però che a partire dagli anni '70 del secolo scorso ha subito un'accelerazione senza confronti col passato. Complice di questa evoluzione/accelerazione, è stata la rivoluzione informatica e la conseguente espansione delle comunicazioni. Per indicare il “mondo unico” (globalizzazione), senza frontiere, dove tutto e tutti sono sempre raggiungibili, dove è possibile in un attimo effettuare delle operazioni finanziarie da una parte all'altra del mondo, è stato creato il termine “Villaggio globale”. Il concetto di villaggio globale è stato esposto per la prima volta da Marshall McLuhan, uno studioso delle comunicazioni di massa, nel 1962, in un suo libro ("La galassia Gutenberg: nascita dell'uomo tipografico"). Per villaggio globale si intende un mondo divenuto piccolo, delle dimensioni di un villaggio, all'interno del quale si annullano le distanze fisiche e culturali e dove gli stili di vita sono resi sempre più simili tra loro. La globalizzazione è un fenomeno che molti cercano di contrastare e che ha dato vita a tanti movimenti di protesta che propongono uno sviluppo alternativo e sostenibile. Le facce della globalizzazione L'intento principale della globalizzazione è quello di creare un unico sistema economico privo di barriere, ma nella realtà è un processo molto più complesso che invade numerose altre sfere, anche quella personale. L'accesso aperto e non regolamentato ai mercati mondiali, in base all’idea che il libero mercato si regoli da sé, consente alle multinazionali di scegliere in quale posto del mondo sia più conveniente produrre, in quale sia più conveniente vendere, e in quale sia più conveniente reinvestire i profitti (o dove tenerli nascosti al fisco). Il risultato è l'eliminazione dei piccoli produttori, distributori e venditori, che non riescono più ad essere competitivi, e la concentrazione dei capitali nelle mani di poche persone. Tutto questo causa la perdita di lavoro nei paesi occidentali dovuta alla delocalizzazione del lavoro da parte della aziende che preferiscono spostarsi in zone del Sud del mondo, dove i salari sono molto bassi e dove le legislazioni locali a tutela dei lavoratori e dell'ambiente non sono avanzate come le nostre (e dunque le aziende possono fare quello che vogliono, perché non hanno vincoli). www.didadada.it Pagina 1 Le multinazionali sono le protagoniste dell’ economia globalizzata, si espandono ovunque sia possibile fare profitto in modo spregiudicato e senza riguardo per l’ambiente, per i diritti e la salute delle popolazioni locali e dei lavoratori che impiegano. Una multinazionale è un'impresa, di norma una società, che organizza la sua attività in due o più paesi costituendo di fatto un'entità sovranazionale. Le multinazionali spesso sono così potenti da influenzare i governi nazionali e gli organismi di controllo; sostanzialmente non esistono istituzioni internazionali in grado di regolamentare il loro comportamento. In questo contesto si parla di Triade per indicare i tre paesi/continenti che sono più allineati verso questo sistema e accusati di perdere la propria sovranità a favore delle multinazionali, si tratta di Stati Uniti, Europa e Giappone. Noam Chomsky, linguista, filosofo ed esperto di comunicazione, a questo proposito dice che la globalizzazione ha creato quello che potremmo chiamare un Senato virtuale. Gli investitori quando operano attraverso i mercati finanziari si convertono in un Senato virtuale, estraneo al processo democratico, che limita le decisioni di un paese. Se un paese, compresi gli Stati Uniti, decide ad esempio di stimolare la propria economia, aumentando l’intervento di aiuto sociale, ecc., il Senato virtuale può decidere istantaneamente di spostare quantità enormi di denaro fuori da questo paese. Se è un paese piccolo, per esempio il Messico, si ha un collasso economico. Se sono gli Stati Uniti, ci sono comunque dei problemi. In sostanza il Senato virtuale esercita forti pressioni sui governi, obbligandoli ad agire in un certo modo. I costi della globalizzazione Secondo la logica della globalizzazione, i paesi dei Sud del mondo diventano ancora una volta terre da colonizzare, i profitti realizzati con la manodopera a basso costo, non rimangono mai in questi paesi, ma vanno sui conti bancari degli azionisti delle multinazionali che spesso si trovano nei paradisi fiscali. In termini di costi ambientali, le multinazionali non badano al danneggiamento dell'ambiente quando si tratta di guadagni, capita così che le risorse di alcuni paesi - che sono insostituibili e dalle quali trae vantaggio tutto il mondo - come le foreste dell'Amazzonia (considerata il polmone verde del mondo) venga distrutta per commerciare il legname. O che le industrie inquinino l'ambiente con conseguenze che stanno portando ai cambiamenti climatici, o che vengano lanciati messaggi per convincerci che tutti abbiamo bisogno di un'automobile a testa, e che più l’automobile e grande più noi siamo importanti. Ma la globalizzazione non è solo questo. È un modo di vivere. Trovare gli stessi prodotti in ogni grande capitale del mondo, lo stesso tipo di programmi televisivi, seguire uno stile di vita veloce, usa e getta, sono alcune delle mille sfaccettature del fenomeno. In questo senso si parla di globalizzazione anche culturale. Una delle conseguenze più gravi del potere delle multinazionali è il declino della democrazia e dello stato nazione. Michel Chossudovsky, economista canadese, nel suo libro “La globalizzazione della povertà” sostiene che la povertà attuale non è la conseguenza della scarsità di risorse umane e materiali, è piuttosto il risultato dell'eccessiva offerta globale basata sulla disoccupazione e la riduzione al minimo del costo del lavoro in www.didadada.it Pagina 2 tutto il mondo. La povertà dunque , secondo Chossudovsky, “serve” alle multinazionali perché contribuisce a tenere basso il costo del lavoro. Il movimento no global e i contestatori della globalizzazione Movimento no-global è una locuzione nata nella stampa italiana per indicare un insieme internazionale di gruppi, organizzazioni non governative, associazioni e singoli individui accomunati dalla critica all'attuale sistema economico globalizzato, la cui prima comparsa si ritiene comunemente avvenuta intorno al 1999 in occasione della Conferenza Ministeriale della WTO (l'Organizzazione Mondiale del Commercio) a Seattle (Stati Uniti). La critica principale del movimento è volta verso le multinazionali: secondo gli aderenti, il potere delle multinazionali è così forte da condizionare le scelte dei singoli governi verso politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico, imperialiste, non rispettose delle culture locali e dannose per le condizioni dei lavoratori. Dopo Seattle il movimento ha poi manifestato in tutte le occasioni di grandi vertici internazionali, arrivando alla costituzione del Social Forum Mondiale di Porto Alegre (Brasile) nel gennaio 2001. Il Social Forum Mondiale è un incontro internazionale tra tutti gli avversari della globalizzazione, le persone che cioè sostengono che esistano altre strade per lo sviluppo, rispetto a quella seguita fino ad ora. Rivendicano uno sviluppo rispettoso dei diritti umani, il diritto alla pace, alla cittadinanza, al vivere in un ambiente sano ecc. I movimenti che si riuniscono ormai ogni anno in una città dei Sud del mondo sono i più diversi, dai movimenti ambientalisti, a quelli che si occupano di diritti umani, a quelli più specificatamente economici, ma al di là delle specificità di ognuno tutti si riconoscono nello slogan “un altro mondo è possibile” e rifiutano le politiche liberiste (l’economia lasciata a se stessa, senza un controllo da parte dello stato). Le possibili alternative alla globalizzazione: la Tobin Tax Una delle proposte più interessanti partire dai movimenti no global per attutire gli effetti negativi della globalizzazione è senza dubbio la revisione dell'attuale sistema finanziario. James Tobin, docente all'università di Yale e premio Nobel per l'economia nel 1981, propose una tassazione internazionale dello 0,1%. sulle transazioni. Con il fondo costituito da questa tassazione si potrebbero finanziare programmi sociali, educativi, ambientali. Secondo le Nazioni Unite basterebbe il 10% della somma che si ricaverebbe con questa tassazione per garantire le cure di base a tutti, vaccinare tutti i bambini, ridurre sensibilmente la denutrizione e garantire acqua potabile a chi ancora non ne ha accesso. I media e la globalizzazione La globalizzazione interessa anche la diffusione dell'informazione e dei mezzi di comunicazione come internet, che oltrepassano le vecchie frontiere nazionali. Il fenomeno ha due aspetti contrapposti. Primo aspetto. Grande abbondanza di notizie su temi internazionali che però spesso avviene rimbalzando le notizie dai media più importanti. Si ha così una sorta di omologazione dell’informazione e risulta difficile trovare punti di vista differenti. In sintesi, le notizie sono molte e facilmente accessibili ma sono tutte uguali, contengono tutte lo stesso punto di vista. Esiste infatti un certo numero di mezzi di informazione che determina una sorta di priorità delle notizie, alla quale i media minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione (non possono produrre “notizie” con le scarse risorse economiche di cui dispongono, quindi www.didadada.it Pagina 3 ripropongono quelle dei grandi media). Le fonti delle notizie sono spesso grandi società commerciali. Il loro obiettivo è di creare quello che Chomsky definisce la "fabbrica del consenso", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica. Sappiamo quello che le multinazionali voglio farci sapere. Di conseguenza pensiamo quello che le grandi multinazionali vogliono farci pensare. Secondo aspetto, contrastante con il primo. I nuovi mezzi di comunicazione, in primo luogo internet, hanno permesso la costruzione di una informazione alternativa, forum di discussione, reti e iniziative che contrastano la propaganda delle multinazionali. Campagne e gruppi no-global attivano strategie locali di resistenza, stringendo nuove alleanze e - a volte - vincendo anche nuove battaglie. Di pari passo alla diffusione di notizie su scala mondiale ed alla progressiva presa di coscienza delle problematiche globali, cominciano a svolgersi grandi manifestazioni con la partecipazione contemporanea in numerose località di decine di milioni di persone. Dalla globalizzazione dell’economia alla globalizzazione dei diritti umani Grazie all’azione della cultura no global (attraverso internet, le azioni di boicottaggio delle multinazionali, le manifestazioni internazionali come quella di Seattle) si sta diffondendo sempre più la consapevolezza che le alternative sono possibili. Si sta cioè diffondendo nella coscienza delle persone l’idea che l'impegno di tutti, anche nei piccoli gesti, può essere determinante. L’idea insomma che La globalizzazione possa essere indirizzata anche verso la costruzione di un mondo migliore al di là degli propri interessi personali e dei confini nazionali. Si parla sempre più spesso di "globalizzazione dei diritti", di rispetto dell'ambiente, di eliminazione della povertà, di abolizione della pena di morte ed emancipazione femminile in tutti i paesi del mondo. Adattamento e riduzione della Scheda "Globalizzazione" di Unimondo: www.unimondo.org/guide/politica/Globalizzazione. Questionario (sul quaderno). 1) Che cos’è la globalizzazione? 2) Che cosa si intende per villaggio globale? A quale autore si deve questo concetto? 3) Che cos’è una multinazionale? 4) Quali sono gli effetti della libertà di movimento e di investimento delle multinazionali? 5) Che cos’è la “Triade”? 6) Che cosa intende Chomsky con l’espressione Senato virtuale? 7) Che cosa sostiene Michel Chossudovsky a proposito della povertà? 8) Quali sono le rivendicazioni dei movimenti no-global? 9) Che cos’è la Tobin Tax? 10) Quali sono i due aspetti contrapposti dell’informazione nell’era della globalizzazione? 11) In che senso si parla di “globalizzazione dei diritti”? www.didadada.it Pagina 4