Dona Ana - Premio letterario Santa Margherita

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Dona Ana - Premio letterario Santa Margherita
DOŇA ANA
di Anna Castelli
"Ay, que pena!" disse sbuffando la piratessa, mentre osservava i suoi uomini
caricare con lentezza eccessiva il bottino.
Doňa Ana, terrore del Mediterraneo, dissimulava la sua ferocia in una figurina
snella e minuta; la pelle chiara, ereditata dalla sua bisnonna materna, rossa e
feroce quanto lei, nascondeva le sue origini spagnole e le donava una criniera
fulva e un buon numero di lentiggini sugli zigomi. Una goccia di sudore le
scivolò nell'incavo del seno, andandosi a perdere nell’ampia camicia di lino
grezzo, all’altezza del giustacuore di cuoio che la proteggeva dall’irruenza del
piombo nemico.
Vedendo il suo umore nero, Jeb, l’anziano primo di bordo, le diede un fischio
lanciandole una bottiglia che la donna prese al volo: si trattava di un piccolo
gioiello sottoforma di vino, una bottiglia scura e polverosa che riluceva di
riflessi violacei nel luminoso sole a piombo sul mare. La donna, finalmente,
sorrise, concedendosi un sorso di quel nettare dopo un istante di riflessione.
Percepì un’esplosione fruttata di mora e di cassis al palato. Il vino le carezzò la
lingua, frusciante come la seta, e la dissetò alfine con richiami profumati di
menta, che fecero riemergere i sentori fruttati del liquido. Tornò a guardare
Jeb, il suo vecchio amico, il fedele pirata che l’aveva accompagnata per tutti gli
anni di mare dopo averle salvato la vita quando, ancora bambina, stava per
essere venduta a un bordello, sola al mondo e ancora sporca del sangue fresco
dei suoi genitori, morti ammazzati come tanti altri. Alzò la bottiglia in un gesto
di saluto, gli occhi scintillanti di vino e di sole: agli amici, al mare,
all’avventura.
A quella vita feroce che oramai le scorreva nel sangue da troppo tempo.
Al suo incontro con il Pirata Barbabianca, nelle notti di luna piena, vascelli
affiancati e lumi bassi.
“M’inchino dinnanzi al vostro corpo, che fa spalancare la finestra della mia
fantasia verso l'infinito, fatto di litorali illimitati e di mari che brillano di
lucciole, e onde argentate rischiarate dalla luna, a bordo del mio veliero in
navigazione sulle vostre curve da sogno” le aveva detto l’uomo, avanzando
verso di lei con pesante passo di stivali pregiati, chinandosi a baciarle la mano
nella sala delle mappe nautiche, insolentemente armato sulla nave di lei,
concessione straordinaria a quel pirata che le incendiava il sangue.
“Ammaino le mie vele sulle vostre labbra di miele, che sanno placarmi e
infiammarmi del vostro amore, e del desiderio di voi”.
Questo le aveva detto, in una notte di luna piena, e alle parole erano seguiti i
fatti.
“Tienimi da parte una bottiglia di questo nettare per stanotte, amico mio!”,
urlò la piratessa a Jeb.
Il primo capì al volo il pensiero di Doňa Ana, e si affrettò sorridendo a eseguire
l’ordine.
©Anna Castelli - 2011