Introduzione Tre, due, una, mille Italie. Anche il

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Introduzione Tre, due, una, mille Italie. Anche il
Introduzione
Tre, due, una, mille Italie. Anche il ritmo sembra quello di una cantilena. Invece, è una
discussione molto seria. Attiene a come fotografare ritardo e sviluppo e come individuare
le policy più adeguate in un momento in cui a livello comunitario si inizia a discutere del
dopo 2013, mentre molti dei programmi operativi regionali e nazionali e la carta italiana
degli aiuti alle imprese, per l’attuale periodo di programmazione, sono in corso di
approvazione da parte della Commissione; mentre a livello nazionale si sta completando
la procedura d’attuazione settennale per le risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate, che
verrà adottata con delibera del CIPE, ma che, per quanto attiene alle risorse, non ha
adeguata copertura nelle tabelle della proposta di Finanziaria; mentre si discute del
disegno di legge sul federalismo che affronta in modo debole la necessaria rivoluzione
del finanziamento delle politiche di sviluppo e senza che su questo ci sia stato una reale
discussione di approfondimento; mentre - sempre nella proposta di Finanziaria - le
misure per il Mezzogiorno, come le aree franche urbane, si estendono all’intero paese e
le code di provvedimenti che valevano qualche miliardo di euro per il sud, come gli
incentivi ex legge 488/92 e gli strumenti di programmazione negoziata, vengono
indirizzati all'
intero territorio nazionale.
Allora, confrontarsi sul tema di quali politiche di sviluppo per quali “Italie”, così come
avvenuto il 4 ottobre a Termoli, in Molise, ha ancora un senso.
Gli atti che di seguito si riportano lo dimostrano.
Serve tutto ciò per interrogarsi sull'
esistenza – ancora - di una questione meridionale, nel
contesto del problema della competitività del sistema Paese e se esistono, a guardar
bene, nei dati e nelle soluzioni programmatiche che si stanno impostando, almeno due
sud. L’uno più indietro. L’altro in transito verso le aree a maggior sviluppo, con Abruzzo,
Basilicata, Molise e Sardegna.
Un sud che stenta ad essere inquadrato correttamente dall’indicatore del PIL, utilizzato
dall’Unione Europea per tagliare in due l’Europa, fra quella sviluppata e quella che non lo
è.
Questa parte di Mezzogiorno rappresenta il link necessario fra le altre due “Italie”. Per
agganciarle, per non essere la carrozza che deraglia, ha bisogno di impostare politiche
adeguate. Questa parte del Paese chiede, quindi, lo abbiamo sottolineato con forza il
Presidente Iorio ed io stesso, strumenti di policy che si attagliano correttamente alle reali
condizioni strutturali del territorio. Non soldi, ma possibilità di indirizzare correttamente le
risorse. Flessibilità per non restare imbrigliati in schematismi che non renderebbero
possibile un’efficace finalizzazione ai bisogni. Perché - ringrazio Errani che nelle sue
conclusioni ci esorta ad andare in tale direzione - ci siano strumenti e volontà, più che
euro, capaci di consentirci di scalare la classifica. Perché questa è la vera sfida: scalare
la classifica.
Nella delicata ed attualissima fase della negoziazione dei programmi di sviluppo 200713, il Molise mette l’accento su questo aspetto per dare forza alle proprie
argomentazioni nei confronti della Commissione europea. Per calibrare correttamente la
percentuale di risorse da destinare alla ricerca ed all’innovazione; per realizzare
l’infrastruttura materiale e soprattutto immateriale; per puntare sull’energia quale fattore
di competitività ma anche di sviluppo eco-sostenibile; per effettuare le scelte utili ad una
società della conoscenza che sia anche una società più coesa; per ammodernare
radicalmente la Governance individuando strumenti più coordinati ed integrati, sistemi di
programmazione dal basso capaci di far emergere dalle comunità locali e dal
partenariato le autentiche esigenze e le visioni di strategia e non puntuali e contingenti
richieste.
Per discutere di questi argomenti in chiave europea, riportando le conclusioni del
convegno di Termoli contenute in questo opuscolo, la Regione Molise si è fatta
promotrice di un workshop tra le Regioni europee “in transito” e la Commissione che si
tiene a Bruxelles il 23 novembre 2007, nell’ambito degli eventi previsti per l’Expo Italy,
Salone del Made in Italy, organizzato dalla Camera di Commercio italo-belga, con il
patrocinio dell’Ambasciata italiana in Belgio. Nell’occasione, si approfondiscono le scelte
delle Regioni europee di fronte alla nuova programmazione e si opera un confronto tra i
modelli di sviluppo. Il workshop è anche un momento per gettare le basi di una possibile
“sinergia operativa e di intenti” tra territori europei accomunati dal trovarsi “a metà del
guado”. A tal fine, è necessario rafforzare il raccordo fra Regioni interessate, anche
attraverso la stipula di un protocollo d’intesa che dia maggiore stabilità e continuità
all’azione.
Per un caso fortuito, il workshop si svolge nella settimana in cui l’Unione Europea, in un
importante convegno dal significativo titolo “Beyond Gdp” (“Oltre il PIL”), discute del
“perché” e del “come” superare il parametro del PIL, in quanto non più in grado di
rappresentare il benessere delle nazioni. Ebbene, il Molise, le Regioni “in transito”, il
Governo italiano e quanti hanno convenuto a Termoli sulla inadeguatezza dell'
impiego
di questo solo indicatore per “tagliare in due” l’Europa, forniscono un argomento forte ai
sostenitori della necessità di accantonare il PIL o, quantomeno, di integrarlo con un set
di ulteriori indicatori, in grado di meglio rappresentare la situazione reale dei territori e di
servire da base per impostare più adeguate politiche di sviluppo. Le Regioni che si
trovano nell’intorno del 75% del PIL medio dell’UE a 25, soglia che divide le Regioni
”Convergenza” da quelle “Competitività”, dimostrano come il PIL sia da solo inadatto per
impostare policy regolamentari. In particolare, lo è per le Regioni che si trovano “un po’
sopra e un po’ sotto” questa soglia. Infatti, aree con caratteristiche tutto sommato simili
accedono a diversi regimi. Si pensi che solo in Italia la situazione delle quattro Regioni è
articolata fra Abruzzo e Molise in obiettivo “Competitività” e Basilicata e Sardegna,
rispettivamente in regime di cosiddetto phasing-out e phasing-in. Significa panieri
finanziari fortemente diversi (molto minori le risorse per le Regioni “Competitività”),
diverse regole per l’ammissibilità delle categorie di spesa, diversi massimali di aiuto per
le imprese e tutto ciò unicamente in ragione di un lieve spostamento rispetto alla media
dell’unico parametro. Non è equo e non è utile!
Le “Regioni a metà del guado” intendono, pertanto, contribuire al dibattito che ha ripreso
forza sull’inadeguatezza di tale strumento di misurazione, portando la loro testimonianza
diretta sui danni che un’impostazione così rigida e monodimensionale sta provocando in
riferimento ai modelli di sviluppo: a partire dalle regole diverse da applicare a situazioni
sostanzialmente simili. Senza scomodare l’art. 3, II comma, della Costituzione italiana - o
le argomentazioni di Bob Kennedy che, in uno storico discorso, partendo dalla
Costituzione degli Stati Uniti e dal concetto di felicità, già nel ’68, confutava l’utilità del
PIL - si sottolinea come in particolare nel nostro “intorno” occorre arricchire il quadrante
di indicatori di riferimento. Aumentare i pixel della fotografia per non realizzare politiche
sfuocate.
In questa scia si muove la prolusione al convegno di Delbono. L’approccio della povertà
multidimensionale, cioè di deprivazione riferita ad una molteplicità di dimensioni di vita
ritenute importanti per la realizzazione individuale, deve servire ad impostare politiche
più adeguate. Rispondere al quesito “povertà, di che cosa?” consente di declinare forme
di povertà in diversi spazi di valutazione (da quello delle risorse a quello delle libertà) e di
apprezzare al meglio come la diversità umana imponga politiche differenziate di
fuoriuscita dalla povertà. La lotta alla povertà deve essere multidimensionale, come
quella alle cause che generano i ritardi.
Difatti, su queste, ognuno a Termoli ha detto la sua.
Solo se vengono letti tutti assieme gli interventi forse forniscono un quadro completo su
come fare diagnosi e terapia.
Dallo stimolo della prolusione, si passa all’operatività amministrativa, affrontando il tema
di quali strumenti per favorire lo sviluppo sono stati messi in campo dal Governo e dalle
Regioni nel nuovo ciclo di programmazione 2007-13.
Lo si è fatto in una sessione “nazionale”, che affronta il dibattito guardando all’insieme
delle Regioni italiane e in una sessione “territoriale” che punta il focus su quella
particolare Italia che è a “metà del guado”.
Dopo i saluti, messaggi non rituali poiché ricchi di spunti, l’intervento di apertura è di
Sabina De Luca, che descrive come le “tre Italie” sono state definite e programmate nel
Quadro Strategico Nazionale. Sottolinea come, sulla scelta di fondo delle “tre Italie”,
Governo e Regioni hanno combattuto insieme una battaglia contro gli schematismi
comunitari. Una battaglia vinta con l’adozione del QSN e che ora il Dipartimento sta
aiutando a portare avanti anche al Molise in sede di discussione del Programma
Operativo Regionale con la Commissione.
A seguire, si approfondiscono i due aspetti degli obiettivi e del metodo delle politiche
addizionali unitarie, grazie ad un intervento del coordinatore delle Regioni per gli affari
comunitari, Bairati, e quello delle risorse, grazie al coordinatore della commissione affari
finanziari delle Regioni, Colozzi.
Il primo, fornisce una visione lungimirante; una strada da seguire in prospettiva. Già si
pone nel dibattito sul dopo 2013. Il secondo, offre in modo immediatamente
comprensibile il significato di federalismo e come questo deve essere in grado di
reinterpretare le politiche “tradizionali” per lo sviluppo.
Nella sessione “territoriale”, si parte dalle politiche per la “Competitività”. Lo fa Jacop,
Assessore del Friuli, la Regione che, insieme al Molise, sta accompagnando il DPS in
un importante negoziato con la Commissione: quello della carta degli aiuti a finalità
regionale. Il Molise ed il Friuli, più di altre, sono infatti zona cuscinetto. Slovenia e
Regioni come Campania e Puglia hanno percentuali elevate di incentivazione per le
imprese. Al fine di evitare la delocalizzazione delle imprese dalle nostre aree verso
quelle contermini a tassi di aiuto più alti, è stata correttamente prevista un’area grigia,
quella dell’87.3.c, che nel negoziato interno fra Regioni italiane, ha visto percentuali
maggiori di popolazione attribuite proprio alle aree marginali come le nostre.
Poi, la parola a due Regioni che stanno affrontando il transito. Quali le difficoltà di una
situazione siffatta? Quali i nuovi traguardi? Ne parlano due voci, quella della Regione
ospite e quella della Regione Basilicata. Le due voci hanno anche il pregio di fornire le
diverse visioni delle Amministrazioni sul tema: quelle della politica, attraverso il mio
intervento; e quello della componente cosiddetta “tecnica”, attraverso le parole di
Andrea Freschi, direttore generale dell’Assessorato alle attività produttive della Regione
Basilicata.
Ben si inserisce tra queste due voci, Pittaluga, politico e tecnico, Assessore e
Professore, che pone correttamente l'
accento sull'
importanza per la crescita dei fattori
immateriali di contesto, quali il capitale umano e la ricerca.
Infine, per confermare il senso dell’unità del sistema regionale, le conclusioni non
potevano che essere affidate al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle
Province Autonome. Quali gli spunti più interessanti e utili emersi nella giornata? Quali
le tesi e gli errori di percorso da evitare? Lo fa Vasco Errani in un intervento che va oltre
il tema dello sviluppo per collocare il sistema delle Regioni nello scenario attuale delle
riforme di cui l’Italia ha bisogno. Errani esercita, anche in Molise, la più rilevante fatica
del suo mandato: “tenere assieme le Regioni, per tenere assieme l’Italia”.
Alla trascrizione di questi ricchi, approfonditi, e - a tratti - appassionanti punti di vista, si
aggiungono in allegato una serie di documenti utili a migliorarne la comprensione: i lucidi
della dottoressa De Luca che approfondiscono in particolare la situazione socioeconomica delle “tre Italie”; la mia relazione con la disamina dei contenuti tecnici del mio
intervento; lo stato dell’arte e la sintesi dei documenti programmatici della Regione
Molise per il periodo 2007-13.
L’insieme di questi materiali tuttavia non riesce a rendere il dato peculiare del Convegno
di Termoli che mette in luce, nella premessa, il Presidente. Quel clima di partecipato
interesse che si respira quando l’occasione è momento importante. Impegno e passione
civile dei relatori che hanno testimoniato esperienze, attitudine al confronto sincero, al di
là delle appartenenze e del meccanismo del rilascio di pareri amministrativi su questioni
puntuali che troppo frequentemente caratterizzano - come sottolinea oltre al Presidente
Iorio anche Colozzi - il dibattito fra i vertici regionali in Conferenza.
Per tutte queste ragioni, ringrazio tutti quelli che hanno partecipato all'
incontro,
garantendone il risultato.
Ringrazio i relatori: il Presidente della Conferenza, Vasco Errani, i colleghi Assessori, ed
i loro assistenti, che hanno anche revisionato gli atti.
Ringrazio i tecnici delle altre Regioni, intervenuti numerosi, e tutti gli attenti partecipanti.
Ringrazio i miei collaboratori. Alcuni di loro, hanno consentito con impegno la
realizzazione di questa raccolta. Massimiliano Di Toro, che ha trascritto gli interventi.
Olga Cassetta che ne ha curato l’impaginazione e l’editing. Micaela Fanelli che ne ha
garantito il coordinamento.
Ringrazio, infine, il Formez che, comprendendo il rilievo del tema anche in termini di
confronto fra modelli di sviluppo e di Governance fra le diverse Regioni dell’Europa, ha
consentito la pubblicazione degli atti e supportato l’organizzazione del workshop di
Bruxelles.
Gianfranco Vitagliano, Assessore alla Programmazione