bibliografia SHOAH adulti - Comune di Gropello Cairoli

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bibliografia SHOAH adulti - Comune di Gropello Cairoli
BIBLIOGRAFIA PER IL GIORNO DELLA MEMORIA per ADULTI
ROMANZI
Anglada Maria, Il violino di Auschwitz,
Un violino costruito nell'inferno del lager, "assurdo come una pianta di rose in un porcile". Un violino per ritrovare la dignità violata e.
forse, per sopravvivere. Quando Daniel, liutaio a Cracovia, viene deportato ad Auschwitz, dei gesti e delle sensazioni di quel mestiere
così amato gli resta solo il ricordo. Finché un giorno viene convocato dal comandante del campo, il maggiore Sauckel: dovrà riparare il
violino del suo amico Bronistaw, celebre musicista ridotto ora a esibirsi davanti ai suoi carnefici. Di fronte all'abilità del liutaio, il sadico e
raffinato maggiore decide di commissionargli uno strumento nuovo. Un violino che dovrà essere "perfetto come uno Stradivari":
altrimenti sia Daniel che l'amico andranno incontro a una fine peggiore della morte. Solo cinquant'anni dopo, in una Cracovia invernale
che celebra il secondo centenario della morte di Mozart, la storia segreta e miracolosa di quel violino verrà finalmente svelata.
Begley Louis, Bugie di guerra
Il libro ci offre, attraverso gli occhi di un fanciullo,un'impietosa visione di un universo in preda al male. Con l'invasione
nazista della Polonia, il mondo del piccolo Maciek, cresciuto in una famiglia ebrea agiata, va in pezzi. Il padre viene
deportato e Maciek si ritrova ad avere come unico sostegno e protezione la zia Tania, dalla quale dipenderà la sua
sopravvivenza. I due conducono una vita stravolta dalle menzogne e dalla paura. Dopo il bombardamento di Varsavia
vengono catturati e si salvano grazie a un'ennesima, disperata "recita" di Tania. La fine della guerra non segna però la fine
del male per Maciek, che adesso deve affrontare la vita come se fosse un'uomo del tutto nuovo, un uomo che non può
permettersi di ricordare l'infanzia.
Green Gerald, Olocausto
Una storia di odio, di amore, di sopravvivenza, che ha per protagonisti due giovani, uno tedesco, l'altro ebreo. Il diario
parallelo delle loro vite, di chi si crede vincitore ed è dichiarato vinto dalla storia e di una vittima che risulta l'eroe vendicatore degli ebrei.
Grossman David, Vedi alla voce:amore
Come parlare dell'Olocausto alle nuove generazioni, a chi è troppo giovane per aver vissuto l'orrore? A questa domanda una necessità ineludibile - posta dallo scrittore Elie Wiesel, David Grossman ha risposto con questo romanzo.
Protagonista e narratore è il piccolo Momik che, figlio di deportati, sente parlare in modo oscuro e allusivo dell'Olocausto,
si interroga sul mistero dei numeri tatuati sulla pelle dei genitori, crede che la "belva nazista" sia realmente un animale
feroce, sconosciuto e terribile. Ma per capire davvero dovrà crescere, diventare scrittore e seguire le tracce del nonno in
Polonia; poi compiere un viaggio impossibile per mare, lasciarsi trasportare da personaggi immaginari e approdare
all'ultima fantastica invenzione del libro: un'enciclopedia dove si raccolgono i fili innumerevoli del romanzo, e della vita.
Così, con questa grande creazione etica, con questo libro insieme folle e scientifico, ingenuo e poetico, drammatico e
grottesco, Grossman realizza il tentativo di interpretare e inventare una realtà segnata indelebilmente dal dolore
Joffo Joseph, Un sacchetto di biglie
L'autobiografia di un ebreo che racconta la propria infanzia e le persecuzioni subite nella Francia occupata dai tedeschi duante la
seconda guerra mondiale. Dalla fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio fino alla salvezza definitiva avvenuta grazie all'intervento di un
sacerdote cattolico, il coraggio di due fratelli disposti ad affrontare le situazioni più pericolose per salvarsi e le esperienze che li fanno
maturare nonostante la giovane età.
Keneally Thomas, La lista di Schindler
Che cosa significava finire nella "lista di Schindler"? Chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico e
corteggiatore di belle donne? Basandosi anche sulle testimonianze di quanti lo conobbero, Keneally ricostruisce la vita straordinaria di
questo personaggio ambiguo e contraddittorio. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini
ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale
bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone. Resta però
un mistero il motivo che lo spinse a intrprendere quella sua personale lotta al nazismo.
Lacaze Andrè, Il tunnel
E’ la testimonianza del calvario vissuto da trecento deportati francesi usciti dall’inferno di Mauthausen per andare a costruire un tunnel
strategico al confine tra Austria e Jugoslavia, destinato a facilitare il passaggio dei carri armati tedeschi. Dopo due anni di ininterrotto
lavoro, quel tunnel sarà consegnato non ad Hitler ma ai partigiani di Tito.
Levi Primo, Se non ora, quando?
Gli ebrei che combatterono contro il nazifascismo in tutta Europa furono centinaia di migliaia. In questo romanzo Primo Levi racconta le
avventure drammatiche e vere di quei partigiani ebrei polacchi e russi che resero colpo su colpo a chi tentò di sterminarli. Dalle foreste
della Russia Bianca attraverso incontri, separazioni, battaglie, stretti da vincoli fraterni e da passioni contrastate, i protagonisti di questa
interminabile epopea percorrono la Polonia e la Germania, e raggiungono tra molte peripezie le vie della vecchia Milano. Venato di
comicità sottile e mai incline a compiaciute descrizioni, Se non ora, quando?, il primo, vero romanzo dell'autore di Se
questo è un uomo, si è imposto al grande pubblico, vincendo, quando uscì nel 1982, il Premio Campiello e il Premio
Viareggio.
Loewenthal Elena, Lo strappo nell’anima
Stefania è ancora piccola quando in Italia entrano in vigore le leggi razziali. Per lei, di famiglia ebrea, sapere che il padre
si nasconde per pregare ha un senso oscuro. E terribile è vedere il proprio nome cancellato da una bugia, un silenzio che
però garantirà la salvezza della sua famiglia. La bambina cresce, e con lei l'abisso che si porta dentro. La vita che
conduce, apparentemente normale e serena, sarà però minata da una tragica esperienza: forse solo recuperando il
rapporto con le sue origini riuscirà a ricostruire quello che per lei è veramente importante.
Moore Brian, La caccia
Tra il 1940 e il 1944, in Francia, fu deportato un ebreo su quattro. Pierre Brossard, come altri ufficiali filonazisti, combatte la sua
personale guerra contro gli ebrei, accecato dall'odio. Estate del 1989: un vecchio dall'apparenza innocua attraversa il sud della Francia
chiedendo ospitalità in monasteri e abbazie. Da più di quaranta anni Brossard, ricercato con l'accusa di crimini contro l'umanità, vive
una lunga fuga dal proprio passato. Condannato a morte dai tribunali nel 1944 e poi graziato, Pierre ha goduto di amicizie influenti che
tuttora lo aiutano, ma adesso qualcosa è cambiato: una sedicente organizzazione filoisraeliana è sulle sue tracce, e Brossard si trova
improvvisamente al centro di una drammatica caccia all'uomo.
Oberski Jona,Anni d’infanzia
“La sera la mamma mi domandò che cosa avevo fatto durante il giorno. Le raccontai che ero stato insieme ai ragazzi più grandi. Mi
domandò se mi prendevano così senz'altro con loro e io le spiegai che ora sì, mi prendevano con loro, perché avevo superato la prova.
Ero stato all'osservatorio. Lei mi domandò che cos'era, un osservatorio. Risposi che lo sapeva benissimo, che lì c'erano i cadaveri e che
sapeva anche benissimo che mio padre era stato gettato sopra gli altri cadaveri e che non aveva neppure un lenzuolo e io avevo detto
ai bambini che ne aveva sì uno, mentre avevo visto benissimo che non ne aveva. Mi misi a strillare che lei era matta a lasciare che lo
buttassero così sugli altri cadaveri senza lenzuolo...».
Pahor Boris, Necropoli
Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un
gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era
stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a
scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo,
l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi
di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun
modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di
un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.
Pahor Boris, Qui è proibito parlare
Principale porto dell'impero austroungarico, Trieste aveva visto coabitare per secoli culture diverse. Integrata nel Regno d'Italia
alla fine della Grande Guerra, fu qui che, per la prima volta e anticipando scenari futuri di quello che sarebbe stato il fascismo
non solo sul suolo italiano ma anche in Europa, fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno,
lingua, cultura, gli stessi edifici, doveva sparire. E in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena originaria
del Carso, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta. Alle spalle ha una storia familiare dolorosa, e ora,
a Trieste, cerca un lavoro che le permetta di vivere in modo indipendente, ma le difficoltà che trova e il rancore per un mondo
che sente ostile non fanno che accrescere in lei un senso di dolorosa esclusione. Sarà l'incontro con Danilo sul molo del porto
a segnare la svolta nella sua vita. Maturo e determinato, l'uomo guiderà i passi della ragazza nel difficile e pericoloso cammino
della resistenza al fascismo e della difesa della cultura slovena, e su quello non meno tortuoso dell'amore. Abbandonandosi a una
passione che si fa sempre più viva e legandosi a Danilo in un'intesa profondissima, Ema riuscirà finalmente a trovare la forza di
prendere in mano la propria vita, di darsi senza remore alla lotta per il riscatto del popolo sloveno e di affrontarne con coraggio tutte le
conseguenze.
Potok Chaim, Danny l’eletto
A Brooklyn, negli anni della seconda guerra mondiale, due ragazzi, Reuven Malter e Danny Saunders, s'incontrano in un campo da
baseball nel corso di una partita che presto assume i connotati di una guerra santa. Entrambi ebrei, Danny e Reuven appartengono a
due diverse comunità religiose, che da sempre si guardano con sospetto e diffidenza. Reuven, figlio di uno studioso del Talmud, è
quello che Danny, chassid intransigente, definisce sprezzantemente un «apicoros», cioè un eretico, che ha l'ardire di profanare la lingua
sacra studiando le materie scolastiche in ebraico anziché in yiddish. La ferita che Danny infligge a Reuven durante la partita è anche
una ferita simbolica, di sfregio e di sfida.
Potok Chaim, Vecchi a mezzanotte
Noah è il sopravvissuto. Quando la giovane insegnante d'inglese Ilana Davita Dinn lo incontra a New York, subito dopo la fine della
guerra, è un ragazzo ebreo di diciotto anni, l'unico della sua famiglia che è scampato ad Auschwitz. Leon Shertov è il fuggiasco. Siamo
alla fine degli anni Cinquanta, Davita è ricercatrice, Leon è un ex agente del KGB, torturatore e convinto stalinista, che ha abbandonato
l'URSS a causa delle persecuzioni contro gli ebrei. Benjamin Walter è il maestro della guerra. All'inizio degli anni Novanta, mentre si
combatte nel Golfo e nei Balcani, Davita, ormai affermata scrittrice, è la vicina di casa di questo anziano docente di storia militare alle
prese con il conflitto più aspro, quello con il proprio passato.
Remarque Erich Maria, Ombre in paradiso
Fuggito dalla Germania nazista, approdato in America attraverso la “via dolorosa “ degli esiliati e dei profughi, il protagonista di questo
romanzo esperimenta fino in fondo l’avventura del fuoriuscito. Né interamente uomo né interamente oggetto, alla ricerca di se stesso e
pure costretto a rinnegare se stesso. Libera preda per cacciatori d’ogni sorta, piagato nel corpo e nell’anima dal ricordo degli orrori subiti
e dal rimorso nei confronti di quanti all’oppressione nazista non sono sopravvissuti.
Remarque Erich Maria, Ama il prossimo tuo
Il protagonista è un giovane tedesco di padre ebreo. Cacciato senza passaporto dalla Germania nazista è costretto a vagare di nazione
in nazione alla vaga ricerca di un visto di soggiorno e di un permesso di lavoro: ovunque egli è lo “straniero” indesiderato., libero solo di
morire di fame. La sofferenza, la paura, il dolore e la disperazione dei protagonisti di questo romanzo rappresentano, in tutta la sua
drammatica verità, la tragedia dell’Europa minacciata dal nazismo.
Schlink Bernhard, A voce alta
Siamo negli anni Cinquanta e Michael Berg attraversa i primi turbamenti dell'adolescenza. Quando un giorno, per la
strada, si sente male, viene soccorso da Hannah, che ha da poco superato la trentina. Colpito da questa donna gentile e
sconosciuta, irresistibilmente attratto dalla sua misteriosa e profonda sensualità, Michael riesce a rintracciarla. Tra loro
nasce un'intensa relazione, fatta di passioni e di pudori. Presto, però, Michael intuisce che nella vita di Hannah, nel suo
passato, ci sono altri misteri: qualcosa che lei non può rivelargli e che segnerà per sempre il destino di entrambi.
Schwarz-Bart Andrè, L’iltimo dei Giusti
André Schwarz-Bart nello scrivere questo romanzo, romanzo che sfocia nell'immane tragedia dell'Olocausto, con l'intento
di ricostruire il lungo percorso dell'essere ebraico e di una continuità storica che era innanzitutto continuità spirituale. Il legame tra
passato e presente, il filo unico di questa continuità è affidato alla Leggenda dei Giusti, uomini che assumono su di sé la sofferenza
degli altri, rendendone possibile la sopravvivenza in un mondo carico di dolore.
Scollo Antonio, I campi della Demenza
L'operaio tornato dai lager ricostruisce in prima persona il dramma collettivo e morale di altri milioni di europei passati per i campi della
demenza. Catturato a diciassette anni in Valsassina dai fascisti poco dopo aver raggiunto i partigiani in montagna, assapora le nequizie
di San Vittore e ha modo di verificare di persona i trattamenti dei lager di Bolzano, Flossenburg, Kamenz, Dachau. Esperienze e ricordi
si incidono nella sua memoria e oggi vengono rievocati con una precisione fotografica, ripercorrendo la strada verso quello che sembra
essere un abisso senza fondo. La fame atroce, le crudeltà inutili e stupide dei tanti aguzzini di tutti i gradi, le piccole astuzie per
sopravvivere sono in questo diario a posteriori i punti centrali cui la memoria ritorna di continuo, quasi ossessivamente, ma in modo, del
resto, non diverso da altra letteratura consimile.
Styron William, La scelta di Sophie
La scelta di Sophie", pubblicato nel 1979, è incentrato sulla figura di una giovane polacca provata da una disumana esperienza
(l'obbligo di scegliere quale salvare dei due figli, condannando a morte l'altro) nel campo di concentramento di Auschwitz. Il romanzo
tende a spostare la riflessione dal piano storico a quello universale, presentando il male non come il prodotto di una mente mostruosa e
perversa, bensì come una tentazione a cui chiunque può cedere
Tuena Filippo, Le variazioni Reinach
Parigi, inizio del Novecento. I Reinoch – Léon compositore per diletto, sua moglie Béatrice de Camondo, ereditiera con la
passione dei cavalli, e i loro figli Fanny e Bertrand – sono i discendenti di stimate famiglie di banchieri, collezionisti e
intellettuali, nella certezza che nulla potrà mai cambiare. Poi arrivano due guerre, l'occupazione nazista, la catastrofe degli
espropri, delle razzie e dei rastrellamenti, infine delle deportazioni. E tutto cambia. Léon, Beatrice e i loro figli precipitano
in pochi mesi dall'Olimpo dei privilegiati all'inferno dei reietti, e infine nell'oblio. Parigi, inizio del Ventunesimo secolo. Uno
scrittore incontra figure evanescenti – quasi fossero i fantasmi dei Reinoch – nel museo che è stato la casa di Béatrice. E
si mette sulle loro tracce, in una ricerca che fruga nei documenti e nelle loro psicologie e che lo conduce in un mondo di
attese in scantinate oscuri e fughe attraverso le montagne, fino a varcare le porte infernali del lager. Il viaggio della
memoria si trasforma in una vera e propria indagine segnata da scarni documenti e rare testimonianze.
Uhlman Fred, L’amico ritrovato
Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro
è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è
spezzato. "L'amico ritrovato" è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia,
Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele, Portogallo
SAGGISTICA
Avei Denis, Auschwitz ero il numero 220543
Nel 1944 Denis Avey, un soldato britannico che stava combattendo nel Nord Africa, viene catturato dai tedeschi e spedito
in un campo di lavoro per prigionieri. Durante il giorno si trova a lavorare insieme ai detenuti del campo vicino chiamato
Auschwitz. Inorridito dai racconti che ascolta, Denis è determinato a scoprire qualcosa in più. Così trova il modo di fare
uno scambio di persone: consegna la sua uniforme inglese a un prigioniero di Auschwitz e si fa passare per lui. Uno
scambio che significa nuova vita per il prigioniero mentre per Denis segna l'ingresso nell'orrore, ma gli concede anche la
possibilità di raccogliere testimonianze su ciò che accade nel lager. Quando milioni di persone avrebbero dato qualsiasi
cosa per uscirne, lui, coraggiosamente, vi fece ingresso, per testimoniare un giorno la verità. La storia è stata resa
pubblica per la prima volta da un giornalista della BBC, Rob Broomby, nel novembre 2009. Grazie a lui Denis ha potuto
incontrare la sorella del giovane ebreo che salvò dal campo. Nel marzo del 2010, con una cerimonia presso la residenza
del Primo ministro del Regno Unito, è stato insignito della medaglia come "eroe dell'Olocausto".
Barneschi Renato, Frau von Weber – Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald
"Queste pagine sulla figlia del Re morta nel campo di sterminio ove s'ergeva la Goethe Eiche la Ouercia di Goethe, costituiscono un
invito a riflettere sulla storia italiana del Novecento con passione, perché si tratta di pagine dolenti, ma finalmente senza pregiudizi né
paraocchi. Casa Savoia ne emerge con chiarezza, fu tutt'uno con ogni altra famiglia dell'"itala gente da le molte vite". Il martirio di
Mafalda ne è appunto il suggello." (Aldo A. Mola)
Caleffi Piero, Si fa presto a dire fame
Piero Caleffi abitava con la sua compagna Mary, in una casa di Genova. Egli a 24 anni era Segretario della Federazione Provinciale
Socialista di Mantova. Caleffi viene arrestato molte volte a causa del fascismo, perché era un avversario del regime. Durante questo
periodo, lavorò in compagnie di assicurazioni a Milano, a Roma e a Genova. Oltre al suo lavoro nel 1943 fa parte della Giunta Esecutiva
del Partito d’Azione, però nello stesso anno entra nella missione Law e successivamente viene catturato dalla polizia, che era fascista.
Nella galera, il commissario, per farlo parlare gli diceva sempre: "se parli ti salvo, se non parli ti faccio a pezzi". Caleffi rimase molto
tempo in prigione, ma il 23 di ottobre fu portato in un campo di concentramento a Bolzano. In quel luogo stava male, non sempre
mangiava e i "capi-blocco" torturavano chi non lavorava con impegno. L’8 gennaio del 1945 incominciò il brutto viaggio verso
Mauthausen. Caleffi si dispera e l’angoscia diventa sempre più grande. Mauthausen è molto duro. Torturavano, uccidevano in modo
orribile migliaia di persone. Ma, finalmente, venne il giorno in cui usciì da quel campo di concentramento. Tutto questo successe dal
1922 al 1953, circa. Caleffi non annota spesso le date e le ore, ma si limita a raccontare i fatti.
Capra Sisto, Mai più! Testimonianze e storie pavesi dai Lager nazisti
Originale lavoro che recupera la memoria del passato più oscuro del nostro secolo attraverso la testimonianza di
protagonisti della nostra terra.
Deaglio Enrico, La banalità del bene
Budapest, inverno 1944. Sono mesi in cui i nazisti ungheresi deportano e sterminano centinaia di migliaia di ebrei. In questa
città il commerciante padovano Giorgio Perlasca si ritrova ricercato dai tedeschi per frode commerciale. Vaga per Budapest
e trova rifugio e un passaporto presso la legazione della Spagna. Improvvisamente il console abbandona il paese e
Perlasca riesce a farsi accreditare come nuovo console di Spagna. Per cento giorni questo sconosciuto italiano si
dimostrerà un organizzatore eccezionale e riuscirà a salvare dalla morte cinquemila ebrei di Budapest.
Deportati italiani nel lager di Majdanek
Tra la fine del 1943 e il '44, nella Polonia occupata dalle truppe tedesche, molti deportati italiani - in gran parte militari - furono
imprigionati nel lager di Majdanek, vicino a Lublino; gli autori del libro ne hanno identificati, partendo dai documenti conservati
nel Museo del campo, ben 227, a ognuno dei quali hanno dedicato una scheda biografica che ne ricostruisce i percorsi
attraverso il sistema concentrazionario nazista. Dopo la descrizione, nel contributo al volume di Tomasz Kranz - attuale
direttore del Museo di Majdanek -, della storia di questo importante lager, un capitolo è dedicato all'analisi dei trasporti dei
deportati (dall'Italia e tra i campi di prigionia in Germania e nei Paesi occupati), di alcune decine dei quali vengono poi
approfondite le vicende in base alle testimonianze che è stato possibile ritrovare. Segue la ricostruzione della conoscenza di
Majdanek in Italia; infine sono proposte al lettore le memorie di Carmelo Arno Marino, uno dei pochi che riuscirono a fare
ritorno e che ci ha lasciato, in un testo di estrema vivezza, la descrizione di una vicenda esemplare della deportazione. Il libro è
corredato dalle riproduzioni di documenti e fotografie.
Desbois Patrick, “Fucilateli tutti!”
Tra il 1941 e il 1944, circa un milione e mezzo di ebrei che vivevano in Ucraina, in seguito all'invasione tedesca dell'Unione sovietica,
sono stati assassinati mediante fucilazione. Soltanto una minoranza di questi ebrei è stata deportata nei campi di sterminio
nazisti. La quasi totalità è morta sotto il tiro delle pallottole degli Einsatzgruppen (unità mobili SS di massacro), delle WaffenSS, della polizia nazista o dei suoi collaboratori dell'Est europeo. Il fenomeno della Shoah per fucilazione, conosciuto e
raccontato dagli storici, nelle sue linee essenziali, ma noto anche alle truppe alleate, non è mai stato ricostruito in modo
sistematico, ed è rimasto fino a oggi poco studiato. Padre Patrick Desbois nel giugno del 2002 comincia a ripercorrere le
tracce e i luoghi di questo Olocausto per fucilazione, fino a quel momento ignorato. Villaggio dopo villaggio ritrova e
intervista i testimoni di terrificanti massacri, riscopre le fosse comuni, nelle quali porta alla luce bossoli di fucili e di
mitragliatrici, ossa di uomini, donne e bambini assassinati, così come molti oggetti personali non corrosi dal tempo. In
questo modo, raccoglie le prove dell'assassinio selvaggio di centinaia di migliaia di ebrei. Indaga, al tempo stesso, sul
fenomeno inquietante del collaborazionismo e fa riemergere dal buio e dal silenzio parole di testimonianza che restituiscono
una giusta sepoltura a coloro che furono travolti dalla furia omicida del progetto nazista di conquista dell'Est.
Elias Ruth, La speranza mi ha tenuto in vita
In Cecoslovacchia, nel 1939, inizia per una giovane ebrea la via del dolore e della paura: deportata prima nel ghetto di Theresienstadt e
poi nei lager di Auschwitz e Taucha, Ruth subisce la persecuzione nazista fino al 1945, quando gli Alleati la liberano miracolosamente
viva, insieme a pochi compagni di sventura. Emigrata in Israele, dopo molti anni trova la forza di testimoniare contro il genocidio: la sua
memoria implacabile scava nei dettagli degradanti della vita quotidiana, ma riesce a illuminarli con l'ingegnosità e il coraggio, la
solidarietà e la fantasia che i prigionieri dei campi conservano con ogni mezzo
Falifigli Alessia, Salvati dai conventi
All’alba del 16 ottobre 1943 il ghetto di Roma fu circondato dai reparti speciali delle SS. In quel tragico sabato 1259 ebrei furono
arrestati e imprigionati nel collegio militare sul Lungotevere in attesa di partire per i campi di concentramento. Di fronte alla brutalità di
questo intervento, la comunità cristiana in un primo momento su presa alla sprovvista. Col passare dei giorni però, la solidarietà si fece
concreta e offrì degli insperati luoghi di rifugio agli scampati della prima retata. Furono soprattutto i conventi femminili ad aprire
generosamente le loro porte ad intere famiglie di ebrei.
Fischer Erica, Aimèè & Jaguar
Berlino, 1942. Lilly Wust è una casalinga tedesca un po' conformista, di ventinove anni, rimasta sola a crescere i quattro figli tra
le ansie della guerra mentre il marito è al fronte. Nell'allucinata finzione di normalità della Berlino martoriata dalla guerra, Lilly
conosce Felice, una ragazza di ventuno anni famelica del mondo e di emozioni, che le porta a casa un turbine di vita e di
strani, affascinanti amici. Tra le due donne nasce subito un affetto istintivo, viscerale, destinato a sfociare nella passione.
"Aimée" e "Jaguar" si amano, si scambiano lettere e poesie, fanno piani per il futuro, stipulano persino un simbolico contratto di
matrimonio. Ma Felice è ebrea e il loro amore doppiamente proibito finirà crudelmente reciso dall'orrore del campo di
concentramento di Bergen-Belsen. A cinquant'anni di distanza la scrittrice Erica Fisher ha raccolto l'incredibile testimonianza di
Lilly Wust e ha potuto così raccontare la storia vera, tenera e terribile, del coraggioso e tragico amore di Aimée e Jaguar.
Foa Anna, Portico d’Ottavia 13
Un'antica casa medioevale ormai degradata, un vasto cortile rinascimentale. È qui che il 16 ottobre del 1943 i nazisti arrestano più di
trenta ebrei, un terzo dei suoi abitanti, tra i più poveri della Comunità. Sono per lo più vecchi, donne e bambini. Altri quattordici saranno
catturati nei mesi successivi. Questa è la storia degli abitanti della Casa e dei nove mesi segnati per gli ebrei romani da oltre duemila
deportazioni. Sono presi per strada, nel quartiere del vecchio ghetto da cui non si sono allontanati, nelle stesse case in cui sono tornati,
nei negozi, perfino al bar. Li arrestano soprattutto i fascisti, le bande autonome dipendenti direttamente da Kappler mosse dall'avidità
della taglia, guidate dalle delazioni delle spie. Tutto può accadere: sono l'avidità e la crudeltà la norma della spietata caccia all'uomo.
Quando le spie indicano gli ebrei alle bande, un carrozzone si avvicina per far salire gli arrestati, liberarne alcuni, mandarne altri a
morte, a seconda della convenienza e del capriccio. L'arbitrio era re nella Roma di quei mesi. Intorno, il caos più tremendo, nessuna
forma di organizzazione, il vuoto, i bombardamenti, la fame, i rastrellamenti, le fosse Ardeatine. Il quartiere è il teatro di questa caccia
infinita, un teatro che attira come una calamita i suoi abitanti e i cacciatori, che conoscono le loro prede e sanno come e dove trovarle.
Franchini Ponti Rita, In fuga dai lagher
Chi può credere alle esperienze dei lager? Chi può immaginare l'annientamento di esseri umani per opera dei propri simili? Solo chi ha
vissuto queste atrocità può credervi. Tutti coloro che sono passati attraverso l'esperienza del lager si interrogano allo stesso modo, per
tutti nasce lo stesso sgomento e lo stesso pudore: chi crederà? Augusta, partigiana, arrestata dai fascisti e scambiata per ebrea, è
inviata al campo di sterminio di Auschwitz dove subisce ogni sorta di violenza, compreso lo stupro. Nel marzo del 1945 dà alla luce una
bambina con la quale arriva fortunosamente in Italia, dove trova il marito in fin di vita e i figli dispersi. La sua fibra forte e il suo coraggio
non basteranno: morirà in un ospedale psichiatrico. A scrivere è una delle figlie.
Frank Anne, Diario
Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all'immagine della scuola, dei
compagni e di amori più o meno immaginari, si sostituisce la storia della lunga clandestinità: giornate passate a pelare patate, recitare
poesie, leggere, scrivere, litigare, aspettare, temere il peggio. "Vedo noi otto nell'alloggio segreto come se fossimo un pezzetto di cielo
azzurro circondati da nubi nere di pioggia", ha il coraggio di scrivere Anne. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha
voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell'esperienza degli altri clandestini.
Frank Anne, Racconti dell’alloggio segreto
Questo libro di racconti può essere considerato una prosecuzione ideale del celebre "Diario". L'elemento autobiografico ne costituisce
infatti il filo conduttore, lo scenario fisso dinanzi al quale si dipanano piccoli eventi di vita quotidiana, di ambiente familiare o scolastico
descritti in modo spiritoso e vivace. A essi si affiancano reminiscenze di sensazioni ora delicate, ora tenaci che hanno per protagonisti la
madre, la sorella Margot, l'amico Peter. Frammisti e integrati in questi brevi quadri dai vividi colori si incontrano racconti fantastici, scritti
da un'adolescente che, nascosta in un alloggio segreto per sottrarsi ai nazisti, rievoca con poesia e ingenuità un mondo armonico in cui
la natura detiene il ruolo principale.
Gozzini Giovanni, La strada per Auschwitz
Forse nessun altro tema è stato studiato dagli storici più dello sterminio nazista degli ebrei. Eppure nella coscienza collettiva questo
lavoro non sembra lasciare traccia: Auschwitz rimane sinonimo di un male tanto assoluto quanto incomprensibile. Per questo è
necessario comprendere come il progetto politico sotteso allo sterminio degli ebrei sia drammaticamente vicino a noi nel tempo e nello
spazio. Il libro porta l'attenzione del lettore proprio sulla "modernità" di Auschwitz, mettendo in luce la metodologia tecnico-burocratica
dello sterminio, così come la strumentalità politica implicita nella logica della pulizia etnica.
Greppi Carlo, L’ultimo treno
Tra il 1943 e il 1945 più di trentamila persone affollano le stazioni dell'Italia centro-settentrionale e partono verso l'ignoto, stipate su treni
merci e carri bestiame. L'appassionante studio di Carlo Greppi ricostruisce proprio questa fase essenziale nell'esperienza dei deportati
e nella memoria dei salvati, il viaggio verso il lager, e lo fa ripercorrendo le vicende di decine di comunità viaggianti, attraverso le voci di
centoventi sopravvissuti. Lo scorrere angosciato del tempo nei vagoni piombati, dove i nazisti sono solo figure sfocate, riempie le
narrazioni dei testimoni e accompagna il racconto dei comportamenti dei fascisti, della forza pubblica, dei ferrovieri e della popolazione
civile. Durante il tragitto e lungo le rotaie, infatti, questi naufraghi spaesati incontrano uomini e donne capaci di gesti di grande coraggio,
ma anche di codardia e di indifferenza. Viaggiando verso i reticolati d'oltralpe, i deportati fanno amicizia e tentano la fuga, litigano e
cantano, ridono e piangono, mentre cercano di catturare le ultime immagini di un mondo che si allontana lentamente e per sempre
dietro le loro spalle. Gli scritti dei deportati si rincorrono in un inedito mosaico memoriale, schiudendo ai nostri occhi una geografia della
sofferenza, che ci commuove e ci indigna. E che ha molto da dire al nostro presente.
Harding Thomas, Il comandante di Auschwitz
Alla fine della seconda guerra mondiale, viene creato un pool investigativo per scovare e assicurare alla giustizia
internazionale i gerarchi nazisti responsabili delle atrocità dell'Olocausto. Uno dei migliori investigatori del gruppo è Hanns
Alexander, ebreo tedesco arruolatosi nell'esercito britannico per sfuggire alle persecuzioni delle SS. il suo nemico numero
uno si chiama Rudolph Höss, il terribile comandante di Auschwitz, responsabile del massacro di due milioni di persone e
grande sostenitore della "soluzione finale" voluta da Hitler. Höss, che vive sotto falsa identità, è una preda difficile da
stanare e Hanns dovrà inseguirlo per tutta l'Europa per riuscire a portarlo davanti alla corte di Norimberga dove la sua
testimonianza lascerà i presenti senza fiato. Questo libro scritto dal pronipote di Alexander racconta una sconvolgente pagina di storia:
le vite parallele di due tedeschi, un ebreo e un cattolico, divisi dal nazismo ma destinati a incrociarsi di nuovo in circostanze incredibili,
fino alla resa dei conti finale.
Hollander Lafon Magda, Dalle tenebre alla gioia
Nel 1944, a sedici anni, Magda Hollander-Lafon, ebrea ungherese, fu deportata ad Auschwitz-Birkenau con la madre e la sorella,
decedute in quel lager nei primi giorni di reclusione. Magda sarà l'unica della sua famiglia a sopravvivere alla Soluzione finale: il padre,
scoprirà poi, all'epoca della sua deportazione era già morto nel ghetto di Nyiregyháza, in Ungheria. "Dalle tenebre alla gioia" è una
profonda testimonianza sulla Shoah ma anche e soprattutto una meditazione sulla vita. Strappate a quell'esperienza di morte, le parole
di Magda sono il frutto di una lunga traversata, costellata di rinascite: i quattro pezzetti di pane ricevuti da una donna in fin di vita nel
campo, perché possa sopravvivere e raccontare l'inferno, le gocce d'acqua offerte dalle compagne quando è ormai allo stremo, il
movimento delle nuvole nel cielo di Auschwitz, che le fiamme del crematorio hanno smesso per un momento di oscurare, o ancora il
sorriso di una donna sconosciuta che la accoglie all'uscita dall'universo concentrazionario. E poi l'aiuto del "buon custode", un
guardiano che, a rischio della sua stessa vita, le riscalda i piedi congelati donandole un paio di zoccoli: "Quando se n'è andato sono
riuscita di nuovo a piangere e a sperare nella bontà degli uomini". Nel suo ricordo, qua e là emergono anche le figure peggiori, come la
kapò del Block 8: "Ho impiegato trent'anni per riuscire a ricordare il volto di Edwige. La primavera è tornata nel mio cuore, perché posso
parlare di lei..."
Horwitz Gordon J., All’ombra della morte
Come è stato possibile convivere con il genocidio nazista? Com'è potuto avvenire che le popolazioni abbiano potuto tollerare la
tecnologia dell'olocausto, chiudendo gli occhi dinanzi alla terribile realtà dei campi di sterminio? Il libro è una ricerca di
documenti dalle fonti originali e dagli archivi, ma soprattutto di testimonianze orali. La popolazione collaborò di fatto a
mantenere quelle condizioni che permettevano alla spietata "macchina" dello sterminio di funzionare.
Holliday Laurel, Ragazzi in guerra e nell’Olocausto
Questa è la prima raccolta di diari scritti da bambini e ragazzi durante la Seconda guerra mondiale. Dai ghetti della Lituania,
della Polonia, della Lettonia e dell’Ungheria ai campi di concentramento di Terezín, Stutthof e Janowska, alle strade bombardate di
Londra e Rotterdam, alla prigione nazista di Copenaghen, questi diari ci raccontano che cosa può significare per dei ragazzi vivere ogni
giorno con la consapevolezza che poteva essere l’ultimo. Circa un terzo degli autori dei diari avevano dodici anni o meno quando
decisero di registrare gli eventi storici che avrebbero così drasticamente cambiato le loro vite e quelle di tutti coloro che li circondavano.
I nove ragazzi e le 14 ragazze di questa raccolta descrissero ciò che i nazisti fecero alle loro famiglie e alle loro città dando sfogo senza
ritegno ai sentimenti più segreti. I loro scritti rivelano coraggio, persino humour, e notevoli doti letterarie.
Jacobson Louise, Dal liceo ad Auschwitz
Louise Jacobson è stata una studentessa liceale francese di famiglia ebraica sospettata di simpatie per il comunismo, vittima della
persecuzione del nazismo e morta a diciassette anni d’età nella camera a gas di Auschwitz Birkenau.
Levi Primo, La tregua
diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è
uno straordinario romanzo picaresco. L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso
la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone
appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della
miseria.
Levi Primo, Se questo è un uomo
Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se
questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della
composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua
soppressione nello sterminio.
Levi Primo, I sommersi e i salvati
Quali sono le strutture gerarchiche di un sistema autoritario e quali le tecniche per annientare la personalità di un individuo? Quali
rapporti si creano tra oppressori e oppressi? Chi sono gli esseri che abitano la "zona grigia" della collaborazione? Come si costruisce un
mostro? Era possibile capire dall'interno la logica della macchina dello sterminio? Era possibile ribellarsi? E ancora: come funziona la
memoria di una esperienza estrema? Le risposte dell'autore di Se questo è un uomo nel suo ultimo e per certi versi più importante libro
sui Lager nazisti. Un saggio per capire il Novecento e ricostruire un'antropologia dell'uomo contemporaneo.
Liblau Charles, I Kapo di Auschwitz
Detenuti politici o ladri recidivi, omosessuali o zingari: attraverso il racconto della vita e del comportamento di sei prigionierifunzionari del lager di Auschwitz, Charles Liblau disegna un quadro vivido e necessario per comprendere le terribili procedure
che regolavano i campi di sterminio. Figure sinistre e inquietanti, individui senza convinzione e di dubbia moralità, i Kapo erano
scelti tra i deportati per controllare e "governare" le squadre di lavoro e la vita nelle baracche, esercitando sugli altri internati un
potere assoluto e, soprattutto, collaborando con le SS nell'opera sistematica di annientare i loro stessi compagni.
Ligocka Roma, La bambina col cappotto rosso
I "bambini nascosti": sono così stati definiti gli ebrei che durante l'Olocausto avevano meno di 14 anni e che sono
miracolosamente sopravvissuti. A questa generazione appartiene Roma Ligocka, ebrea polacca, che in una Cracovia messa a
ferro e fuoco dai tedeschi riesce a scampare alle persecuzioni razziali e alla guerra. Non fa quasi a tempo a sfuggire all'orrore
nazista che già si trova ad affrontarne un altro: il comunismo.
Lustig Oliver, Dizionario del Lager
Questo è un racconto-documento scritto da un sopravvissuto di Auschwitz, appunto sotto forma di “dizionario” delle parole e
delle espressioni usate nel Lager. Nel libro si alternano episodi del vissuto personale dell’autore, ed altri, frutto di documentate
ricerche, che danno la misura dello svilupparsi della persecuzione degli ebrei.
Marsalek Hans, Storia del campo di concentramento di Mauthausen
Il 5 maggio 1945 il campo di concentramento di Mauthausen fu liberato. I soldati americani furono i primi a trasportare all' esterno delle
mura di Mauthausen di brutalità commesse in sette anni. Da allora le tracce di questi crimini si sono incise nella memoria collettiva.
La domanda riguardo la responsabilità è rimasta inalterata pertroppo tempo. La decisione di conservare il campo di concentramento
come un luogo commemorativo è una confessione a mantenere e considerare tutte queste memorie per le seguenti generazioni. La
memoria dell'accaduto e la delimitazione dei crimini del nazionalismo, per cui Mauthausen inoltre è un simbolo, dovrebbero ottenere
una funzione centrale nella nuova coscienza nazionale austriaca. Il campo di concentramento di Mauthausen fu un punto di
cristallizzazione della storia europea senza limiti di confine. Mauthausen un luogo in cui i destini di cittadini europei e non vennero a
contatto. È nostro compito conservare la loro memoria, tracciando un corso di storia europeo comune che eviti in tutti modi che la storia
si ripeta.
Mayda Giuseppe, Mauthausen: storia di un lager
Mauthausen è una piccola località austriaca sul Danubio a pochi chilometri da Linz dove nel 1938, subito dopo l'annessione
dell'Austria alla Germania, fu istituito un lager per oppositori ed ebrei. Il luogo fu scelto con l'obiettivo di sfruttare, con il lavoro
forzato degli internati, delle cave di granito. Dall'8 agosto 1938 al 5 maggio 1945 negli oltre sei anni di attività del campo
passarono per Mauthausen e i sottocampi a esso collegati duecentomila deportati; di questi circa 120 mila, il sessanta per
cento, vi trovarono la morte. Seguire la storia di questo lager equivale a ripercorrere la vicenda stessa del terribile apparato
concentrazionario messo in opera dai nazisti: luogo di oppressione, sfruttamento ed eliminazione, Mauthausen fu il calvario di
antifascisti, partigiani, ebrei, prigionieri di guerra catturati ai quattro angoli dell'Europa. Mayda racconta l'intera vicenda di
Mauthausen, come e perché fu costruito, chi vi fu rinchiuso, come si viveva e come si moriva: una narrazione che riporta davanti agli
occhi del lettore una storia che non si conosce mai abbastanza.
Mazor Michel, La città scomparsa
Michel Mazor nacque a Kiev da famiglia ebraica. Diventato avvocato lasciò la Russia negli anni della guerra civile e si stabilì a
Varsavia. Catturato nel corso di un rastrellamento e destinato al campo di concentramento di Treblinka, alla fine del 1942
Mazor riuscì a fuggire dal carro bestiame in cui era stato rinchiuso e, ritornato a Varsavia, sopravvisse sotto falso nome.
Novac Ana, I giorni della mia giovinezza
Un anno di vita tra Auschwitz ed altri sette campi di concentramento mentre gli alleati avanzano e i forni crematori funzionano a
pieno regime. Un girotondo infernale al quale Ana, quattordici anni, può sottrarsi solo scrivendo di nascosto su tutti i pezzi di
carta che riesce a trovare e che si accumulano fino a formare un corposo diario; una delle pochissime testimonianze scritte
uscite da un campo di sterminio.
Pappalettera Vincenzo, Tu passerai per il camino
Premio Bancarella 1966. "Tu passerai per il camino" è stata la minaccia che per anni i kapò e gli aguzzini nazisti hanno
ripetuto ai prigionieri del campo di Mauthausen. Un riferimento esplicito e crudele ai forni crematori, una frase che è
diventata sinonimo di morte. Vincenzo Pappalettera aveva venticinque anni quando fu deportato. Vent'anni dopo la
liberazione ha raccontato in questo libro l'orrore di quei giorni. Per chi è morto, per i molti che non sanno e i troppi che
non vogliono sapere, per gli increduli in buona e mala fede e per le generazioni future.
Perel Sally, Europa Europa
1935: un ragazzo ebreo, Sally Perel, fugge con la sua famiglia dalla germania e dal regime hitleriano e si stabilisce in Polonia. Qualche
anno dopo scoppia la guerra e Sally deve di nuovo mettersi in cammino verso est, insieme a un fratello che presto si separerà da lui. Si
ritrova in Russia, solo, viene accolto in un orfanotrofio, e poi arruolato nella gioventù comunista. L'avanzata tedesca in Russia, il
collasso dell'Armata rossa, hanno per il giovane Sally un'inevitabile e terribile conseguenza: cade nelle mani dei nazisti: Potrebbe, a
questo punto, iniziare una breve vicenda di ordinario orrore: l'invio in un lager, la morte nelle camere a gas. La storia - vera - di Sally
Perel prende invece un itinerario del tutto inaspettato..
Pivnik Sam, L’ultimo sopravvissuto
Sam Pivnik, figlio di un sarto ebreo, nasce a Bedzin in Polonia e trascorre una vita normale fino al primo settembre del 1939 - giorno del
suo tredicesimo compleanno - quando i nazisti invadono la Polonia e la guerra spazza via in un attimo ogni possibilità di futuro. Da quel
momento la sua vita non sarà più la stessa. Sam conosce il ghetto, i divieti imposti dai nazisti, il coprifuoco, gli stenti, il terrore per le
strade. Poi, dopo un rastrellamento, tutta la sua famiglia viene deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Strappato
alla sua famiglia, che trova la morte nelle camere a gas, Sam subisce terribili soprusi e atrocità, e ogni giorno, alla famigerata Rampa di
arrivo dei treni dei deportati, vede compiersi sotto i suoi occhi la più inenarrabile delle tragedie. Sopravvissuto alla crudeltà delle SS e
dei Kapo, ai lavori forzati nella miniera Fùrstengrube e alla "marcia della morte" nel rigido inverno polacco, Sam è infine tra i prigionieri
sulla nave Cap Arcona, bombardata dalla Royal Air Force perché luogo di esperimenti dei nazisti su donne e bambini da parte delle SS.
Ma ancora una volta, miracolosamente, riesce a salvarsi. Questo libro racchiude la sua testimonianza: la storia di un uomo che ha
attraversato tutti i gironi dell'inferno nazista, ed è sopravvissuto per portare ai posteri la testimonianza di un orrore indicibile che non
dovrà mai più ripetersi.
Resistemmo a lungo
Le testimonianze presentate in questo libro possono essere considerate tracce che rinviano, attraverso i percorsi della microstoria, ai
grandi avvenimenti che hanno sconvolto l’Europa nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Le vite e le scelte dei deportati politici
pavesi obbligano il lettore a compiere egli stesso un percorso nel fiume periglioso della scelta resistenziale che determinò, a monte, le
sorti possibili di queste persone. Vengono qui riproposte , in chiave locale, alcune delle principali tappe del calvario dell’antifascista e
del partigiano, dal momento del suo arresto in Italia al suo invio nei lager nazisti.
Salomoni Antonella, L’Unione Sovietica e la Shoah
L'annientamento della popolazione ebraica compiuto dai nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica è rimasto per lungo tempo,
malgrado le sue dimensioni (quasi la metà delle vittime dell'olocausto), assai poco studiato. All'origine stava la difficoltà degli storici di
accedere agli archivi sovietici e di interpretare la documentazione ufficiale, stando alla quale nella guerra scatenata dai tedeschi contro i
popoli sovietici non vi fu una "guerra speciale" contro gli ebrei. Oggi invece la pubblicazione di una grande quantità di materiali permette
non solo di ricostruire le modalità della "soluzione finale" sul fronte orientale, ma anche di illustrare le contraddizioni della politica
dell'Urss di fronte alla nazione ebraica e allo sterminio. Il volume mette in evidenza i principali aspetti della Shoah nei territori sovietici
occupati dai nazisti: l'immediata esecuzione degli "ordini" d'identificazione e soppressione su base razziale; la natura pubblica del
genocidio e la sua funzione esemplare; il successo della propaganda antisemita associata a quella antibolscevica; il ruolo del
collaborazionismo delle popolazioni locali e il loro coinvolgimento negli eccidi avvenuti durante il conflitto.
Sarfatti Michele, Gli ebrei nell’Italia fascista
Gli ebrei, negli anni del fascismo, videro le loro identità e le loro vite progressivamente limitate, sopraffatte, annientate. Alla vigilia del
ventennio essi costituivano una minoranza pienamente integrata nella vita nazionale, con proprie caratterizzazioni che venivano
riconosciute dal Paese. La svolta politica del 1922 segnò una profonda cesura col periodo precedente, portanto al potere un'Italia gretta,
ultranazionalista, sempre più "cattolicista" e aperta agli antiebraismi connessi. Questo libro narra la storia della vita e della persecuzione
degli ebrei negli anni che vanno dalla "marcia su Roma" alla definitiva vittoria degli eserciti alleati e dell'insurrezione partigiana.
Sarfatti Michele, La Shoah in Italia
Partendo dal significato del termine Shoah, Michele Sarfatti ricostruisce quel tragico periodo che vide annientare le vite di milioni di
ebrei, ripercorre le tappe ferali della persecuzione in Europa e nel nostro Paese, e mostra come il fascismo divenne corresponsabile
della Shoah in Italia. Un volume destinato innanzitutto al mondo della scuola e a coloro che desiderano un'illustrazione sintetica, ma pur
sempre seria e scientificamente adeguata, di uno dei momenti più bui della nostra storia.
Schloss Eva, Sopravvissuta ad Auschwitz
Nel giorno del suo quindicesimo compleanno, Eva viene arrestata dai nazisti ad Amsterdam e deportata ad Auschwitz. La sua
sopravvivenza dipende solo dal caso, e in parte dalla ferrea determinazione della madre Fritzi, che lotterà con tutte le sue
forze per salvare la figlia. Quando finalmente il campo di concentramento viene liberato dall'Armata Rossa, Eva inizia il
lungo cammino per tornare a casa insieme alla madre, e intraprende anche la disperata ricerca del padre e del fratello.
Purtroppo i due uomini sono morti, come le donne scopriranno tragicamente a mesi di distanza. Ad Amsterdam, però, Eva
aveva lasciato anche i suoi amici, fra cui una ragazzina dai capelli neri con cui era solita giocare: Anne Frank. I loro destini seppur diversissimi - sembrano incrociarsi idealmente ancora una volta: nel 1953 Fritzi, ormai vedova, sposerà Otto Frank, il
padre di Anne. La testimonianza di Eva (scritta in collaborazione con Karen Bartlett) è dunque doppiamente sbalorditiva: per
la sua esperienza personale di sopravvissuta all'Olocausto e per lo straordinario intreccio del destino, che l'ha unita
indissolubilmente a quella ragazzina conosciuta molti anni prima.
Schneider Helga, Lasciami andare, madre
"Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli". In una
stanza d'albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino, Helga Schneider ricorda quella madre che nel 1943 ha
abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere quella che considerava la sua missione: essere a
tempo pieno una SS e lavorare nei campi di concentramento del Führer.
Sessi Frediano, Auschwitz 1940-1945
Costruito a tempo di record nel 1940 adattando e ampliando una caserma polacca, Auschwitz evolve in pochi anni da
campo di concentramento e di lavoro, a campo di sterminio, soprattutto di ebrei ma anche di zingari, prigionieri di guerra
russi, dissidenti, omosessuali, testimoni di Geova ecc. Questo saggio, sulla base di documenti d’archivio, processi,
memoriali e testimonianze ricostruisce la vitra quotidiana nel lager sin dai primi giorni del suo funzionamento:
l’organizzazione gerarchica, l’uso di criminali comuni come kapo, le selezioni, le frustate e le punizioni, la fame, il lavoro spossante e la
macchina industriale dello sterminio.
Sessi Frediano, Mano nera
Con l'invasione della Francia da parte dell'esercito di Hitler, in Alsazia vengono aperti due lager: Schirmeck e Natzweiler. Proprio lì, un
medico virologo, il dottor Eugen Haagen, praticherà esperimenti medici utilizzando gli internati come cavie, alla ricerca di un vaccino
contro il tifo, la febbre gialla e altre malattie infettive. Nel contempo, nei due lager verranno rinchiusi i giovani, non ancora maggiorenni,
che hanno dato vita a un'organizzazione di resistenza e di opposizione al nazismo in Alsazia. Le esistenze del dottor Haagen e dei
ribelli della "Mano nera", si incrociano drammaticamente, dando luogo a due modelli di vita in contrasto tra loro: quella di un uomo che,
considerandosi uno scienziato al servizio dell'umanità, coglie nella guerra l'opportunità di servire insieme la Germania nazista e la
scienza; e quella di un gruppo di adolescenti, che decide di lottare a costo della vita per restituire la libertà alla loro terra. Due storie
parallele, dimenticate, che ci consentono di comprendere, non solo il dramma della deportazione ma soprattutto la barbarie di una
guerra che puntava a disumanizzare gli esseri umani. Due storie che mettono l'accento su aspetti della dominazione nazista troppo
spesso trascurati. Laddove la giustizia umana non è arrivata (il dottore morirà in libertà con il massimo della considerazione, mentre il
nome dei giovani martiri si è perduto nella polvere del nulla) il libro di Frediano Sessi pone rimedio.
Shlomo Venezia, Sonderkommando Auschwitz
Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto...
Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio." Sono parole di Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana;
è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i
deportati con l'incarico di far funzionare la spieiata macchina di sterminio nazista. Gli uomini del Sonderkommando
accompagnavano i gruppi di prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri,
estraevano i denti d'oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare
nei forni i corpi delle vittime. Un lavoro organizzato metodicamente all'interno di un orrore che non conosce eccezioni: il
pianto disperato di un bimbo di tre mesi, la cui madre è morta asfissiata dal gas letale, richiama l'attenzione del
Sonderkommando, lo scavare frenetico tra i corpi inanimati, il ritrovamento e subito dopo lo sparo isolato della SS di
guardia che ammutolisce per sempre quel vagito consegnandolo alla storia.
Slama Carlo, Lacrime di pietra
Vent’anni, una vita spensierata, un amore che sta cominciando e all’improvviso l’arresto, la deportazione, l’inferno dei lager. L’orrore di
Buchenwald e poi Dora, campo dal dolce nome femminile, adagiato in una piccola valle tra i boschi ai piedi di una montagna. Tutto è
pace… in apparenza. Nessuno può immaginare, nemmeno i ricognitori alleati che sorvolano la zona, che in questa pacifica località,
nelle viscere della montagna, si nasconda il lager segreto tanto cercato: venti chilometri di gallerie dove si costruiscono le micidiali
bombe V1 e V2. Un’opera immane nata dal sangue e dalle lacrime di migliaia e migliaia di deportati, inermi, scalzi,
affamati.
Sonnino Piera, Questo è stato
La famiglia Sonnino fu costretta ad affrontare, incredula, i primi ostacoli e discriminazioni conseguenti alle leggi razziali:
l'abbandono degli studi, la disoccupazione forzosa, l'indigenza economica affrontata con decoro e dignità. Fu l'inizio di
cinque anni di "tempo senza futuro", nell'attesa impotente dell'incubo poi scatenatosi dopo l'8 settembre 1943. Protetta
dalla solidarietà e dall'umanità della gente comune, la famiglia scelse di rimanere unita invece di smembrarsi in cerca di
salvezza oltre il confine svizzero. Con l'arrivo ad Auschwitz i protagonisti di questo dramma sprofondarono in "un mare di
fango. Una pazzia gelida, buia, fangosa". E lì si consumò la tragedia. Piera fu l'unica a tornare.
Springer Elisa, Il silenzio dei vivi
Elisa Springer aveva ventisei anni quando venne arrestata a Milano, dove era stata mandata dalla famiglia per cercare rifugio contro la
persecuzione nazista, quindi fu deportata a Auschwitz il 2 agosto 1944. Salvata dalla camera a gas dal gesto generoso di un Kapò,
Elisa sperimenta l'orrore del più grande campo di sterminio. Eppure conserva il desiderio di vivere e una serie di fortunate coincidenze
le consentiranno di tornare prima nella sua Vienna natale e poi in Italia. Da questo momento la sua storia cade nel silenzio assoluto, la
sua vita si normalizza nasce un figlio e proprio la maternità è il segno della riscossa. È per lui che Elisa ritrova le parole
che sembravano perdute per raccontare il suo dramma.
Sterpellone Luciano, Le cavie dei lager
La popolazione dei campi di sterminio nazisti rappresento per alcuni medici una sorta di "stabulario" umano sul quale
compiere efferati esperimenti scientifici. In realta furono atti di sadismo camuffati da ricerca scientifica nel nome della
purezza della razza e di fantomatiche ricerche genetiche. Sterpellone mette a disposizione le sue conoscenze scientifiche
di medico e di storico della medicina al servizio della verita dei fatti e svela le atrocita commesse ai danni di impotenti
cavie umane.
Szpilman Wladyslaw, Il pianista
Il pianista di questa storia non è un eroe ma nemmeno un perdente; è 'semplicemente' un sopravvissuto, ebreo, allo
sterminio tedesco. Un uomo che lotta con tutto se stesso per restare vivo, in una Varsavia scheletrica, sulla via dei campi di
concentramento di Treblinka - dove perderà tutta la sua famiglia e dove lui, per un caso fortuito, non arriverà mai. L'autore con distacco
descrive ogni dettaglio di una tragedia grottesca. Parla della vita nel ghetto di Varsavia, e delle speranze e di un gruppo di persone che
un giorno, per il solo fatto di essere ebrei, si trovarono 'fuorilegge'. Un libro faticoso, ma necessario, perché sa descrivere, senza
moralismi o facili autocommiserazioni o manicheismi, la "banalità del male" nazista.
Vrba Rudolf, I protocolli di Auschwitz
È l'aprile del 1944. Due ebrei slovacchi, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, riescono a fuggire dal lager di Auschwitz-Birkenau e dettano ai
capi della comunità ebraica un rapporto dettagliato e preciso sullo sterminio e sul folle progetto della "soluzione finale", nella speranza
di arrestare i terribili piani di Adolf Eichmann. La storia seguì un corso diverso e i treni carichi di deportati continuarono a viaggiare,
portando centinaia di migliaia di persone verso le camere a gas, con uno strascico di accuse infamanti. Nella loro drammatica
semplicità, "I protocolli di Auschwitz" costituiscono la prima testimonianza concreta dell'esistenza dei lager circolata fuori dal Reich. Nel
saggio introduttivo lo storico Alberto Melloni ripercorre il cammino dei due fuggiaschi e le infinite vicissitudini di questo documento unico
ed eccezionale, che ha attraversato la storia della Shoah fino ai giorni nostri.
Weinberg Felix, Bambino n° 30529
Felix aveva tutto nel suo paese natio, la Cecoslovacchia: una famiglia felice e abbiente, un'infanzia serena. A dodici anni, però, il
suo mondo va in pezzi: il padre fugge in Inghilterra, nella speranza di potersi rifare una vita con la sua famiglia. Ma il piccolo
Weinberg, i fratelli e la madre non fanno in tempo a raggiungerlo: saranno catturati dai nazisti e inizierà il loro drammatico calvario
nei campi di concentramento. Felix sopravvivrà addirittura a cinque lager, tra cui Terezín, Auschwitz e Birkenau, nonché alla
terribile "marcia della morte" per essere trasferito da un campo all'altro. Dopo essere stato deportato per l'ultima volta a
Buchenwald, riuscirà finalmente a tornare in libertà e a riabbracciare suo padre, dopo cinque anni di orrore. Quella di Felix
Weinberg è una storia raccontata attraverso gli occhi puri di un bambino, senza risparmiare alcun dettaglio, nemmeno il più doloroso.
Wilkomirski Binjamin, Frantumi
Arrivato a cinquant'anni senza conoscere le sue vere origini, neppure il proprio nome, la data di nascita o l'identità dei genitori, Binjamin
Wilkomirski è riuscito soltanto di recente a raccontare una serie di ricordi frammentari, di spezzoni di memoria, di "frantumi", appunto.
Degli anni della sua infanzia, trascorsi prima nei lager polacchi e, nel dopoguerra,in un orfanotrofio e con i genitori adottivi in Svizzera,
ora egli rivede, con stupore, alcune scene, preservate esattamente come le visse: per metterle meglio a fuoco, è anche ritornato nei
luoghi del suo passato, a Majdanek, nei pressi di Lublino, dove ha ritrovato la baracca in cui era stato rinchiuso insieme ad innumerevoli
altri bambini, e nella campagna tra Cracovia e Katowice, dove in epoca nazista sorgeva un campo di concentramento.
Zweig Ronald W., Il treno dell’oro
All'inizio della primavera del 1945, da Budapest partì un treno diretto in Austria e composto da una cinquantina di vagoni merci su cui
era stata caricata un'enorme quantità di valori sequestrati agli ebrei ungheresi prima di avviarli ai campi di concentramento. Il carico era
costituito da lingotti d'oro, diamanti, argenteria, tonnellate di gioielli e orologi, denaro contante, dipinti e migliaia di tappeti persiani per un
valore stimato in un miliardo e trecento milioni di euro. Il Treno dell'Oro, agli ordini di un gerarca ungherese (poi sparito) che viaggiava
con familiari e camerati a bordo di sei automobili che trasportavano altri valori depredati, vagò per molti giorni prima di bloccarsi non
lontano da Berchtesgaden, in Baviera.
Dai Lager:
Documenti e testimonianze delle visite ai campi di sterminio nazisti degli studenti della Provincia di Pavia
Il campo di concentramento di Dachau dal 1933 al 1945 ( con CD ROM)
Memorie, fotografie e testimonianze per non dimenticare.
DVD
Jakob il bugiardo, con Robin Williams
Durante la seconda guerra mondiale, in un piccolo ghetto ebraico della Polonia occupata, Jakob Heim, proprietario di un caffè chiuso da
tempo, ascolta per caso un bollettino radio proibito che annuncia alcuni successi dell'esercito sovietico sui nazisti. Il giorno dopo
comunica queste notizie a due amici ormai in preda allo sconforto. Le voci si allargano anche agli altri e ben presto circola la notizia che
Jacob possieda un radio, crimine grave punibile anche con la morte. Tuttavia la voglia di speranza prevale sulla paura, e ogni mattina
gli abitanti del ghetto chiedono di conoscere le novità. Jakob, incapace di deluderli, fa trapelare finti bollettini di guerra, inventa
avvenimenti e situazioni incoraggianti. Anche i tedeschi infine vengono a sapere dell'esistenza di questa radio. Non trovando però
niente, il generale fa radunare tutti in piazza e minaccia di uccidere dieci persone, se il possessore della radio non si costituisce. Jakob
avanza, sale sul palco, confessa che la radio non è mai esistita. Gli intimano di dire la verità. Lui non lo fa, e viene ucciso.
Il pianista, regia di Roman Polanski
Varsavia 1939-1945. I nazisti occupano la città e chiudono gli ebrei nel ghetto. Fra di loro si trova anche Spillman, grande pianista
polacco. Egli riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura, diversamente dagli altri suoi familiari, grazie anche all’aiuto di un ufficiale
tedesco. Tratto dall’autobiografia di Spillman, l’ultimo film di Polanski narra con efficacia e linearità la tragedia di un uomo costretto a
nascondersi per sopravvivere. Dopo una prima parte molto classica e lineare, che ci narra la vita quotidiana del ghetto con molto
realismo, assistiamo alla distruzione fisica e psicologica del pianista. Costretto a nascondersi in case sempre diverse, attendendo
l’arrivo di qualcuno che porti del cibo, Spillamn si trasforma piano piano in una larva umana, regredendo ad uno stato animalesco.
Schindler’s List, regia di Steven Spielberg
Cracovia, 1939. L'industriale tedesco Oskar Schindler, bella presenza e temperamento avventuroso, manovrando i vertici nazisti tenta i
rilevare un fabbrica per produrre pignatte e marmitte. Già reclusi nel ghetto di Podgorze, ed impossibilitati a commerciare, alcuni ebrei
vengono convinti da Schindler a fornire il denaro per rilevare l'edificio: li ripagherà impiegandoli nella fabbrica, pagandoli con utensili da
scambiare e sottraendoli al campo di lavoro comandato dal sadico criminale tedesco Amon Goeth. Dopo aver ricevuto la breve visita di
Emilie, la moglie che subito torna in Moravia vista lavita di libertino impenitente del marito, Schindler, sempre più nelle grazie dell'alto
comando nazista e di Goeth, costruisce un campo per i suoi operai, dove le milizie non possono entrare senza la sua autorizzazione.
Infine, scatenatosi lo sterminio, decide di attivare, dando fondo a tutte le sue risorse finanziarie, una fabbrica di granate nella natia
Brinnlitz. Con l'aiuto dell'inseparabile Itzhak Stern,il contabile ebreo, compila una lista di 1100 persone ebree perché vengano a lui
affidate come operai. Mentre gli uomini arrivano a destinazione, le donne vengono per errore tradotte ad Auschwitz, e solo con grande
rischio ed impiegando a fondo risorse e conoscenze, Schindler riesce a strapparle alla morte. Per sette mesi la fabbrica produce
appositamente granate difettose, finché l'armistizio non trova l'industriale senza denaro. I suoi operai gli donano un anello d'oro con
suincisa una frase del Talmud: "Chiunque salva una vita salva il mondo intero”
BIBLIOGRAFIA DI ALTRE PERSECUZIONI NELLA STORIA CONTEMPORANEA
SAGGISTICA
Guerzoni Benedetta, Cancellare un popolo
Le stragi del secolo breve hanno avuto la propaganda delle immagini come grande alleata. Il modo in cui nazioni e regimi
hanno utilizzato e manipolato le immagini è da tempo oggetto di studio. Ma il genocidio degli Armeni costituisce per molti
aspetti un caso unico e ancora poco indagato. Questo libro comincia a mettere ordine nel vasto e disordinato materiale
fotografico che documenta questa tragica vicenda. Riemerso dal 1923, da una sorta di buco nero della storia, l’archivio delle
immagini recuperate dagli armeni della diaspora è uno specchio della questione armena. Spesso misconosciuta, occultata e
negata la strage di questo popolo ha le sue prove tangibili nelle foto che questo libro analizza e riporta alla giusta attenzione
internazionale.
Kersevan Alessandra, Lager italiani
Dopo l'aggressione nazifascista alla Jugoslavia, fra il 1941 e l'8 settembre del 1943, il regime fascista e l'esercito italiano
misero in atto un sistema di campi di concentramento in cui furono internati decine di migliaia di jugoslavi: donne, uomini,
vecchi, bambini, rastrellati nei villaggi bruciati con i lanciafiamme. Lo scopo di Mussolini e del generale Roatta, l'ideatore di
questo sistema concentrazionario, era quello di eliminare qualsiasi appoggio della popolazione alla resistenza jugoslava e di
eseguire una vera e propria pulizia etnica, sostituendo le popolazioni locali con italiani. Arbe-Rab, Gonars, Visco, Monigo, Renicci, Cairo
Montenotte, Colfìorito, Fraschette di Alatri sono alcuni dei nomi dei campi in cui furono deportati sloveni, croati, serbi, montenegrini e in
cui morirono di fame e malattie migliaia di internati. Una tragedia rimossa dalla memoria nazionale e raccontata in questo libro anche
grazie ad una importante documentazione in gran parte inedita fatta di foto, lettere, testimonianze dei sopravvissuti.
Palmieri Avagliano, Gli internati militari italiani
La rivendicazione della Resistenza antifascista si è ridotta per decenni al dibattito politico sulla guerra partigiana. Negli ultimi
anni registriamo il recupero di una dimensione più ampia. Contiamo la resistenza contro i tedeschi delle forze armate all'8
settembre. Poi la guerra partigiana e la deportazione politica e razziale nei lager di morte. La partecipazione delle forze
armate nazionali alla campagna anglo-americana in Italia. E infine la resistenza degli Imi nei lager tedeschi: le centinaia di
migliaia di militari che invece della guerra nazifascista scelsero e pagarono la fedeltà alle stellette della patria. Le stellette a
cinque punte sul bavero della divisa (piccoli pezzi di metallo povero o un quadratino di stoffa) sono il simbolo tradizionale dei
militari italiani. La fedeltà alle stellette fu la motivazione più comune e diretta della grande maggioranza dei 650000 militari
italiani che preferirono la prigionia nei lager tedeschi al passaggio dalla parte nazifascista. Questi 650000 prigionieri erano degli sconfitti
che avevano vissuto il fallimento del regime fascista, la misera fine delle guerre di Mussolini, lo sfacelo delle forze armate all'8
settembre. Tutti avevano ragione di sentirsi traditi dal re e da Badoglio, che li avevano abbandonati senza ordini agli attacchi tedeschi.
Ciò nonostante, una grande maggioranza di questa massa di sbandati preferì la fedeltà alle stellette e la prigionia nei lager. (Dalla
prefazione di Giorgio Rochat)
Sissa Pietro, Sapore di mele.
In questo libro viene narrata la vicenda di seicentomila militari italiani che, di sorpresa e con al forza, vennero deportati nei lagher
tedeschi, nelle ore che seguirono lo sfacelo dell’esercito regio dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Durante la prigionia essi furono
costantemente sollecitati con lusinghe e persecuzioni a rientrare in Italia per arruolarsi col neo-costituito esercito fascista. Il rifiuto fu
quasi totale. La loro fu dunque una vera e propria resistenza, resistenza spontanea che è ancora pressoché sconosciuta, con molti
morti , e senza medaglie.
Woller Hans, Il conti con il fascismo
Questo libro racconta in che modo fu condotta l'epurazione dei fascisti in Italia basandosi su una vasta documentazione
inedita italiana e alleata. Ne risulta una dettagliata storia della transizione alla democrazia, un ritratto non oleografico della
fondazione dello Stato e della società postfascista. Woller studia come ebbe luogo l'epurazione dei fascisti a partire dal 25
luglio, seguendo i diversi criteri adottati dal Regno del Sud, dal governo alleato, dalla resistenza durante la guerra, poi
analizzando l'operato dell'Alto commissariato per l'epurazione e delle Corti d'assise straordinarie, nonché le giustizie
sommarie del dopo-Liberazione, fino alla precoce chiusura del processo epurativo siglato dall'amnistia Togliatti. L'autore
mostra come, contrariamente all'opinione comune, l'epurazione fu vasta, ma anche molto limitata nel tempo: i conti furono
chiusi frettolosamente, e i fascisti riabilitati.