laRepubblica / 22 aprile 2012
Transcript
laRepubblica / 22 aprile 2012
llaa RReeppuubbbblliiccaa @ DOMENICA 22 APRILE 2012 ROCK. POP. JAZZ. CD&DVD A CURA DI GINO CASTALDO BLUNDERBUSS Che sia stato notato a Sanremo è un puro caso. L’esordio di Guazzone è una bella sorpresa per la musica italiana. Raffinato, attuale, cosmopolita e ricco di invenzioni melodiche. Ci voleva. Marco Guazzone & Stag — Stag Jack White — XL ■ 55 LOCKED DOWN L’ATLANTE DEI PENSIERI Messa da parte l’esperienza White Stripes, il bravo Jack White debutta con un solo album in cui visita con energia e talento le strade alternative del rock, un occhio alla tradizione e un senso dell’attualità che lo rende scintillante. PER SAPERNE DI PIÙ www.stefanobollani.com www.fondazionepetruzzelli.it Strepitoso e ribollente, il vecchio leone di New Orleans ha trovato la via di una completa rigenerazione chiamando al suo fianco Dan Auerbach dei Black Keys. Linfa nuova per una grande festa della musica. Dr. John — Nonesuch DA NON PERDERE.MUSICA Rock Joan mette a nudo la sua idea di felicità Opera Che acrobazie la “Gazza ladra” Nella regia di Damiano Michieletto (Premio Abbiati 2007, foto), la dispettosa e cleptomane protagonista dell’opera è una ragazza, interpretata da un’acrobata. Debutta al Filarmonico il direttore Giovanni Battista Rigon per la Gazza Ladra, rossiniana nata al Rossini Opera Festival di Pesaro. Tra gli interpreti Omar Montanari, Mario Zeffiri. Verona, Filarmonico, fino al 29 www.arena.it sta corda di collegamento tra la fonte letteraria dell’opera rossiniana, Le Barbier de Seville di Beaumarchais, le forme nobili del vaudeville settecentesco e, per questa via, la sophisticated comedy di Billy Wilder e Ernst Lubitsch. In questo modo il Barbiere viene finalmente sottratto sia alle letture più platealmente farsesche che a quelle più impropriamente “drammatiche” per ritrovare il ritmo ad orologeria, la leggerezza danzante, la cattiveria parodistica che sono il sale (e lo zucchero) della partitura. La scena, geometrica e astratta, è costruita utilizzando le quattro dimensioni fondamentali dello spazio: il verticale, l’orizzontale, il concavo e il convesso. Sei semplici pannelli bianchi (pareti laterali, parete di fondo, soffitto più due elementi centrali) si muovono instancabilmente per disegnare gli ambienti esterni e quelli interni. E queste cornici mobili vengono di volta in volta riempite dalle macchie di colore, brillantissime, dei costumi e dalla meticolosa scrittura gestuale degli “attori”. Il fardello del passato si chiama invece, purtroppo, Lorin Maazel. Il suo lavoro di concertazione è dominato, nell’insieme, da tempi uniformi, tutti giocati tra il lento e il moderato, da un fraseggio fiacco e snervato, nonché da una dinamica senza rilievo e senza profondità. Ma ancor più grave è il fatto che le sue scelte esecutive siano totalmente slegate dalla drammaturgia musicale: l’intensificazione dei parametri sonori durante i crescendo viene del tutto ignora- ta, tra arie, canzoni e concertati non c’è alcuna differenziazione di velocità e di fraseggio, mentre i (rari) rallentando e accelerando sembrano dettati da una logica puramente decorativa. Oltretutto il cast vocale, in buona misura appartenente al “vivaio” di Maazel, sembra ignorare le acquisizioni stilistiche della Rossini renaissance e canta il Barbiere come se fosse un’opera di Cimarosa, di Donizetti o (a tratti…) di Bellini. Accoglienza tiepida: le speranze sono tutte riposte nel nuovo corso. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL BARBIERE DI SIVIGLIA Bari, Teatro Petruzzelli fino al 25 aprile Arriva in Italia per una sola data, si esibirà a Livorno, ed è uno di quegli appuntamenti da segnare nella lista “da non mancare”. Per il suono, innanzitutto, in grado di trasportarci ogni volta in un posto unico, speciale, lontano da ogni comodità e prevedibilità, suono ideale per rappresentare un’idea di indipendenza e di possibili esiti alternativi, se ha ancora senso parlarne. Ascoltare le canzoni di Joan as a Police Woman è come ritrovarsi di fronte a un album di Fiona Apple libera però da fisime, come incontrare la musica di Norah Jones spogliata di ogni finezza e orpello: un suono nudo, per un’interpretazione nuda, per arrivare a mettere a nudo anche l’anima. Tra i suoi segni particolari: ha una formazione classica, è diplomata in violino al Conservatorio; è arrivata al rock per necessità, cogliendo ogni possibilità di farlo; è stata la fidanzata di Jeff Buckley; ha collaborato con Antony and the Johnsons, con Lloyd Cole e con Rufus Wainwright; oggi dice di comporre musica ispirandosi a Stevie Wonder. (carlo moretti) Livorno, 25 aprile, Cage Theater www.joanaspolicewoman.com Tournée Muti sul podio della Chicago © RIPRODUZIONE RISERVATA Parte domani dal Teatro dell’Opera di Roma l’attesa tournée di Riccardo Muti sul podio della Chicago Symphony Orchestra, con cui toccherà anche Napoli (24), Brescia (26) e Ravenna (27). Nel programma musiche di Nino Rota, Richard Strauss e Shostakovich. Evento Anggun e Rezophonic all’“Earth day 2012” Per la Festa della Terra arriva a Napoli Anggun, ospite del concerto a impatto zero Earth day 2012 presentato da Serena Dandini. Oltre alla cantante indonesiana saliranno sul palco i Rezophonic, la “nazionale del rock” con Mario Riso e, tra gli altri, Enrico Ruggeri, i Sud Sound System, Roy Paci e Francesco Sarcina. Napoli, stasera, Palapartenope www.earthday.org Pop Sinead O’Connor l’antidiva di genio A chi davvero interessano le fisime religiose che la perseguitano? Sinead O’Connor dovrebbe far tornare a parlare, per lei, solo la sua voce e le sue canzoni, almeno le più belle che ha interpretato, a cominciare da “Nothing compares 2U”. Milano, 24 aprile, Teatro Smeraldo www.sineadoconnor.com Roma, T. dell’Opera www.riccardomuti.com Opera Classica Opera Rossini è sempre un brutto cliente ci vuole il diavolo per il suo Barbiere Lo stile Bollani anche per Ravel sotto la sorveglianza di Chailly Il fascino tormentato di Stiffelio ma Battistoni non ha capito Verdi Ruggero Cappuccio ci aveva regalato un delizioso Elisir d’amore e una suggestiva Battaglia di Legnano, ma con Il barbiere di Siviglia sembra fuori strada. Rossini è un osso duro, né realistico né buffonesco o, peggio, farsesco. Ma bisogna restare in equilibrio, infondere un ritmo inesorabile all’azione. Per sfuggire al realismo Cappuccio ha pensato a uno spettacolo onirico e ingombra la scena d’inutili e fastidiosi figuranti. La dimensione essenziale della commedia si perde. Il guaio è che si perde anche la dimensione indiavolata della musica. Bruno Campanella dirige con precisione, ma con andamento riposato, moscio. La compagnia di canto risulta smorzata. Buone le voci, Juan Francisco Gatell era stato un ottimo Tamino, nel Flauto: qui è sottotono. Scialbo il Figaro di Alessandro Luongo e insipida la Rosina di Annalisa Stroppa. Incolore il Bartolo di Paolo Bordogna come il Basilio di Nicola Ulivieri. Il resto si adegua. Ma il successo arride lo stesso a tutti. (dino villatico) La settimana Bollani-Chailly alla Scala, conclusa col programma monografico gershwiniano per la stagione della Filarmonica, è iniziata con le tre serate Ravel-Geshswin costruite attorno al Concerto in Sol col quale Bollani esordiva in Scala come pianista classico. Bella sfida. Risolta in squisito stile-Bollani con un tocco lieve, ammiccante, qualche stiramento jazzistico, staccati pungenti: libertà ma anche tanta soggezione. Un pianismo per l’occasione in giacca e cravatta anche se la cravatta non c’era, e la giacca, la prima sera, se l’è tolta subito. Sorvegliava sornionamente ma senza rinunce nei colori orchestrali l’accompagnamento Riccardo Chailly che, come ha dimostrato nella lettura paraespressionista conclusiva di La valse, elude le trasparenze d’autore marcandone piuttosto i cubismi. Elettrizzante e ben inserita nell’impaginato la suite Catfish Row, replicata nel programma di ieri sera andato anche in diretta al cinema. (angelo foletto) A Stiffelio, Verdi credeva in modo speciale. Lo scrisse più volte, e a ogni riproposta in teatro il pubblico è d’accordo. Sorprende la scelta del soggetto borghese, la bizzarra triangolazione amorosa (il marito che pare cornuto è un pastore protestante; impone alla moglie il divorzio ma ne ha in cambio la confessione, da donna libera, di fedeltà), il taglio narrativo senza respiro e che non esibisce cadaveri (anche se il morto, dietro le quinte, ci scappa), la musica che gioca in piena libertà drammaturgica, lasciando tra l’altro il tenore protagonista senza un’aria. Di ciò la direzione di Andrea Battistoni non dava l’impressione di essersi resa conto, ma le buone voci (Roberto Aronica, Yu Guanqun, Roberto Frontali, Gabriele Mangione, George Andguladze) e lo spettacolo un po’ déjà vu di Guy Montavon, pur sbagliando il finale e non lavorando abbastanza sul fascino tormentato dell’uomosacerdote Stiffelio, non sconfessavano le parole di Verdi. (a. fol.) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA “Il barbiere di Siviglia”, Roma, Teatro dell’Opera fino al 26 Stefano Bollani/Riccardo Chailly, Milano, Teatro alla Scala “Stiffelio”, Parma, Teatro Regio, fino al 24 aprile