Presidenza del Consiglio dei Ministri

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DIPARTIMENTO PER GLI AFFARI REGIONALI, IL TURISMO E LO SPORT
Piano di comunicazione 2013
1. premessa - contesto istituzionale e linee guida
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
analisi dello scenario e ascolto dei soggetti sociali interessati
individuazione degli obiettivi strategici e operativi di comunicazione
individuazione dei pubblici di riferimento
definizione dei contenuti e delle aree tematiche
budget
individuazione delle azioni e degli strumenti di comunicazione
criteri e strumenti di misurazione in itinere ed ex post e valutazione dei risultati
9. appendice - schede di dettaglio sulle campagne di carattere pubblicitario e
tabella sinottica delle azioni di comunicazione
Nota: Questa è l’VIII versione del Piano di comunicazione del Dipartimento, chiusa a marzo 2013.
La prima versione è stata chiusa il 30 novembre 2012.
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1. premessa - contesto istituzionale e linee guida
Nota
Questo lavoro è frutto di una sperimentazione alla sua prima applicazione nel Dipartimento per gli affari
regionali, il turismo e lo sport. Alla peculiarità del Piano contribuiscono fattori organizzativi non secondari,
ricordati nel piano stesso alla voce “scenario” e riconducibili ai successivi accorpamenti al Dipartimento, nel
corso del 2012, di un Ufficio (sport) e di un altro intero Dipartimento che è stato ricondotto ad Ufficio
(turismo), in linea con la triplice delega ricevuta a fine 2011 dal ministro.
Oltre ad adeguarsi a questi aspetti organizzativi, il Piano è conforme alle linee guida delle attività di
informazione e comunicazione del Governo e delle Amministrazioni per il 2013, fornite, per prassi e
competenza, dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio di Ministri (Die).
La metodologia è stata concordata all’interno del gruppo di lavoro che ha prodotto il piano e condivisa con i
vertici del Dipartimento e i dipendenti coinvolti.
Oltre alla necessità di integrare le fasi classiche di un piano di comunicazione con le linee guida e gli obiettivi
indicati dal Dipartimento Informazione Editoria, un ulteriore problema metodologico è stato posto
dall’oggettiva impossibilità di definire alcuni capitoli nel dettaglio ottimale. Si è quindi preferito mantenere una
griglia ordinata logicamente, anche se necessariamente ancora scarna di dati, alla totale eliminazione di
alcuni capitoli, quale ad esempio quello dedicato al budget, che non arriva al dettaglio dei progetti ma riporta
semplicemente quanto è nella disponibilità di previsione di bilancio 2013 o riporto dall’anno precedente. Allo
stesso modo si è proceduto con la derivazione delle azioni dagli obiettivi di comunicazione, a loro volta
desunti dagli obiettivi del Dipartimento e del Governo, ricavata “a posteriori” organizzando informazioni
ricavate da fonti diverse e validata poi dai vertici del Dipartimento.
La necessaria approssimazione rende difficile, in questa prima fase, impostare un monitoraggio e una
valutazione sistematici e oggettivi che tuttavia può essere considerata, se verrà proseguita, un’esperienza
da perseguire, vincolando l’organizzazione a rimodulazioni della progettazione in base alle variazioni del
contesto.
Le linee guida delle attività di informazione e comunicazione del Governo e delle
Amministrazioni per il 2013 portano l’attenzione sui contenuti e ribadiscono il ruolo di
coordinamento e consulenza del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della
Presidenza del Consiglio di Ministri (Die).
Quattro i temi strategici individuati:
1. Identità della comunità
2. Promozione di comportamenti cooperativi e responsabilità individuali e sociali
3. Diffusione della conoscenza
4. Campagne di servizio
Altra indicazione strategica per il 2013 è che tutte le Amministrazioni si orientino sempre
più verso strumenti alternativi alle tradizionali campagne televisive (Media sociali, Social
network, Editoria digitale, Dispositivi mobili).
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Infine, i programmi di comunicazione delle Amministrazioni e il Piano del Governo devono
per il prossimo anno prevedere la fase della valutazione, integrata con le fasi di
progettazione, di pianificazione e di attuazione. Il grado di raggiungimento degli obiettivi
della comunicazione andrà messo in relazione con il livello delle risorse investite.
Il piano di comunicazione 2013 è per il Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e lo
sport il primo esperimento di documento programmatico relativo all’intera organizzazione e
a un arco temporale annuale.
Nelle prime versioni, piano si spinge necessariamente solo a definire le linee guida
specifiche del Dipartimento sulla base delle direttive generali sopra richiamate e delineare
gli obiettivi e i programmi. Altre versioni seguiranno in base all’evoluzione del contesto e
della situazione istituzionale e saranno tempestivamente inviate al Die.
Le azioni di dettaglio saranno realizzate anche in base a esigenze specifiche che potranno
manifestarsi solo in corso d’opera.
La prima redazione del piano viene a mano a mano integrata, nelle versioni successive del
testo, con gli aggiornamenti di contesto e con la programmazione specifica delle fasi di
attuazione, monitoraggio e valutazione ed il loro monitoraggio in itinere.
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2. analisi dello scenario
Nota
Per l’analisi di scenario sono state utilizzate fonti quali le pubblicazioni CONI, Banca d’Italia, ISTAT e le
analisi contenute nel Conto Satellite del turismo e dei piani strategici per lo sport e per il turismo, in corso di
elaborazione durante la stesura del piano. Per il settore affari regionali, il gruppo di lavoro ha ritenuto, in
mancanza di dati numerici oggettivi, di svolgere un’analisi del contesto istituzionale nell’ambito della riforma
del titolo V della Costituzione, in base a competenze e deleghe che ne derivano per lo Stato rispetto alle
autonomie.
La derivazione dei pubblici dallo scenario è un work in progress, e rispetto alle segmentazioni abbozzate
nelle prime versioni del piano si sta procedendo di volta in volta a segmentazioni su progetto. Per la parte
generale, soprattutto analisi di scenario e target, è stata chiesta la collaborazione dei funzionari dei settori
affari regionali, turismo e sport che hanno partecipato alle due sessioni del corso di formazione in house
sulla comunicazione tenuto dalla dirigente del servizio X. Se ne attendono i contributi. L’odierno contesto
politico e gli ulteriori aspetti qui esposti rendono evidente il carattere contingente del Piano, così come
formulato in queste prime versioni.
a. Contesto istituzionale
Il governo Monti si è insediato il 16 novembre 2011. Il programma di governo è stato
aggiornato il 24 agosto 2012 per rafforzare e completare l’azione sino allora condotta,
anche alla luce delle raccomandazioni rivolte all’Italia nel quadro del “Semestre europeo”.
Le principali componenti della strategia, da svolgere nel rispetto delle compatibilità
finanziarie e dei vincoli europei, sono: il recupero del gap infrastrutturale, anche attraverso
l’attrazione
di
capitali
privati;
la
spinta
all’innovazione
tecnologica
e
all’internazionalizzazione delle imprese; la creazione di un contesto favorevole alla nascita
di start up, soprattutto da parte dei giovani; gli investimenti nel capitale umano
promuovendo l’apprendimento permanente e valorizzando il merito; la riduzione degli
oneri burocratici a favore di cittadini e imprese; l’attenzione a una crescita sostenibile ed
eco-compatibile.
In seguito alla costituzione del nuovo governo e alla revisione della spesa,
l’organizzazione della PCM è stata modificata, con l’accorpamento o il riassetto di gran
parte delle strutture, sia quelle affidate ai ministri senza portafoglio, sia quelle che
dipendono da Segretario generale. Nel corso del 2012 la PCM ha recepito anche le recenti
disposizioni (dlgs 150 del 2009 e legge 150 del 2009) su trasparenza, valutazione e
merito, attraverso il DPCM 131 del 2011.
Il processo di riassetto e adeguamento è tuttora in corso. Nel complesso,
l’amministrazione è stata fortemente assorbita sia dalle attività di supporto alle riforme
avviate dal nuovo governo sia dal contemporaneo riassetto organizzativo. Le strutture di
comunicazione non sono cambiate rispetto al modello precedente, a parte il conferimento
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al sottosegretario all’editoria della delega aggiuntiva al coordinamento amministrativo, che
rispecchia questa situazione di riassetto legato ad una sempre maggiore esigenza di
raccordo interno. Per la prima volta dall’emanazione della legge n. 150 del 2000 il
Dipartimento per l’informazione e l’editoria ha fornito linee guida scritte sulla redazione dei
piani di comunicazione delle amministrazioni e del Governo.
Nota del 28 aprile 2013:
Il Governo Monti è stato in fase di gestione degli affari correnti dal 22 dicembre 2012
fino alla nomina del Governo Letta, il 28 aprile 2013. Il Governo Letta ha affidato:
- la delega per gli affari regionali e le autonomie al ministro Graziano Delrio
- la delega allo sport, insieme a pari opportunità e giovani, alla Ministra Idem;
- la delega al turismo, insieme ai beni culturali, al Ministro Bray.
Per il Dipartimento seguiranno probabili nuovi assetti organizzativi.
b. Contesto organizzativo interno del Dipartimento
Situazione generale
Nell’ambito del governo Monti, il ministro senza portafoglio per gli affari regionali, il turismo
e lo sport ha ricevuto la deleghe il 13 dicembre 2011. A dicembre 2011, il supporto al
ministro nei tre settori era assicurato da tre distinte strutture della PCM: Dipartimento per
gli affari regionali, Dipartimento per le politiche del turismo, Ufficio per lo sport. Durante il
2012, un riassetto organizzativo in due fasi ha ricondotto al Dipartimento affari regionali
prima l’ufficio dello sport (DPCM 15.2.2012 e DM 11.5.2012) e poi anche il Dipartimento
per il turismo, riorganizzato come ufficio (DPCM 21.6.2012 e DM 10.8.2012).
Le competenze del Dipartimento sono attualmente suddivise in tre settori:
Affari regionali
Cura lo sviluppo della collaborazione tra Stato, regioni e autonomie locali e la promozione
delle iniziative per l'ordinato svolgimento dei rapporti istituzionali.
Turismo
Cura lo sviluppo, il sostegno e la valorizzazione del turismo, le relazioni istituzionali, la
vigilanza sugli enti e ogni altra attività non di competenza esclusiva delle Regioni.
Sport
Cura lo sviluppo, il sostegno e la promozione della pratica sportiva, le relazioni istituzionali
e la vigilanza sugli enti.
Presso il Dipartimento è istituita anche la Struttura di missione per il rilancio
dell’immagine dell’Italia, creata nel 2008 e confermata con DPCM 15 dicembre 2012. La
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struttura opera secondo le direttive del Ministro e svolge la propria attività fino alla
scadenza del mandato del governo. Competenze della struttura sono il coordinamento e la
realizzazione di iniziative di comunicazione e di promozione per il rilancio dell’immagine
dell’Italia nel settore turistico e per il sostegno all’offerta turistica in Italia o in specifiche
aree anche in relazione con Grandi eventi e in collaborazione con le Regioni.
Servizi offerti
Il Dipartimento rivolge “servizi” in prevalenza a un pubblico istituzionale: il sistema delle
autonomie, gli enti e organismi con cui collabora, gli enti su cui vigila (potrebbero
considerarsi servizi erogati: la ripartizione di fondi per le aree svantaggiate confinanti con
regioni a statuto speciale, le piccole isole, le minoranze linguistiche).
Eroga servizi ai cittadini per quanto riguarda il turismo e lo sport (ad esempio:
riconoscimento di titoli esteri per l’esercizio delle professioni turistiche; istruttoria di
domande per i contributi del cinque per mille alle associazioni sportive e i contributi per gli
impianti sportivi, istruttoria per l’assegnazione del vitalizio “Onesti” agli sportivi indigenti).
I servizi vengono erogati attraverso i canali istituzionali (corrispondenza ufficiale, sito
istituzionale, cartelle condivise tra le commissioni). Sono per la maggior parte solo
parzialmente informatizzati e non automatizzati, salvo le esperienze della gestione del
“cinque per mille” e altre procedure a cura dell’Ufficio per lo sport, accessibili online da
parte degli utenti e gestite informaticamente da parte degli operatori.
Protocolli d’intesa e accordi di programma
- Il Ministro ha firmato nel 2012 insieme al Ministro della salute un protocollo
d’intesa per la promozione degli stili di vita attivi e della pratica sportiva
- Il Ministro e il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico hanno firmato il 18
ottobre 2012 un protocollo di intesa per la promozione dell'attività fisica e
sportiva tra le persone con disabilità.
- Un accordo di programma per la diffusione della pratica sportiva nelle scuole
è stato sottoscritto dal Ministro Gnudi, e dal Ministro dell'Istruzione, Francesco
Profumo nel maggio 2012
Codice etico
- Il 27 settembre 2012 (XXXIII giornata mondiale del turismo) il ministro Gnudi, il
coordinatore nazionale degli Assessori regionali al turismo, il Capo Gabinetto del
Ministro per i Beni e le Attività culturali hanno presentato il protocollo d'intesa per
l'adozione del Codice Etico Universale per il Turismo, che è stato sottoscritto dai
rappresentanti delle Associazioni di categoria del settore (ConfturismoUfficio federalismo amministrativo - Servizio comunicazione del Dipartimento
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Confcommercio; Federturismo - Confindustria; Assoturismo-Confesercenti; FITUS –
forum italiano turismo sociale; AITR - associazione italiana turismo responsabile.
Convenzioni
Nel settore del turismo, la gestione dell’Osservatorio nazionale del turismo e del sito
Italia.it sono affidate rispettivamente a
- Promuovitalia (società inhouse del Dipartimento)
- ACI.
Le attività dell’ex EIM (Ente italiano della Montagna) affidate al Dipartimento sono svolte in
collaborazione con
- CNR
- ISPRA
- Università di Milano “Bicocca”
- Università di Roma “Roma Tre”.
Enti vigilati
Sport:
CONI - Comitato olimpico nazionale italiano; CIP - comitato italiano paralimpico;
ICS - istituto per il credito sportivo
Turismo: Enit - Agenzia nazionale del turismo, ACI – automobile club italia; CAI – club
alpino italiano
Organizzazione interna
Il Dipartimento è organizzato in sei uffici di livello generale e sedici servizi.
Alle dirette dipendenze del Capo Dipartimento operano alcune strutture di livello non
dirigenziale (segreteria, segreteria tecnica e nucleo bilancio e contabilità) e una struttura di
livello non generale (servizio gestione).
Dei sei uffici, tre svolgono funzioni nel settore affari regionali, uno nel settore turismo, uno
nel settore sport. L’ufficio per l’attuazione del federalismo amministrativo (affari regionali)
svolge anche le funzioni di comunicazione e informazione istituzionale del Dipartimento.
Alle dirette dipendenze del Ministro operano il Capo e i vice capo di Gabinetto, il capo e i
vice capo Ufficio legislativo, il capo segreteria tecnica, il capo della segreteria particolare, il
coordinatore del Programma E.L.I.S.A. (Enti locali innovazione di sistemi) e dei progetti
delle unità di coordinamento delle reti territoriali, il capo ufficio stampa e portavoce, i
consiglieri giuridici, un consigliere economico. La struttura di Missione per il rilancio
dell’immagine dell’Italia ha un coordinatore di livello generale, tre dirigenti e cinque esperti.
La sede principale e sede del Ministro è in via della Stamperia, 8, nei pressi di Palazzo
Chigi. Vi operano tutte le strutture del Dipartimento tranne quelle competenti per sport e
turismo, che hanno sede in un altro quartiere, semicentrale (via della Ferratella in
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Laterano, 51). L’organizzazione gestionale è in parte condizionata dalla dislocazione su
due sedi. L’unificazione organizzativa con l’Ufficio per lo sport e il Dipartimento per lo
sviluppo e la competitività del turismo è avvenuta per gradi nel corso del 2012, e nel 2013
diviene anche unificazione contabile, con l’identificazione del Dipartimento quale unico
centro di spesa per i tre settori.
Il Dipartimento non provvede in autonomia alle esigenze di funzionamento, in particolare
dipende dall’Ufficio del segretario generale per il protocollo informatico e dall’Ufficio
informatica e telematica per le risorse tecnologiche, le reti telefoniche e telematiche e i
sistemi informativi.
Comunicazione (tipologia e gestione della comunicazione, valutazione dell'identità e
dell’immagine dell’ente, relazioni con pubblici influenti)
Le stratificazioni nell’assetto organizzativo hanno portato a una situazione multicentrica
nella gestione della comunicazione. Nel corso delle riorganizzazioni, l’ufficio per lo sport
prima e l’ufficio del turismo poi hanno conservato specifiche competenze in questo campo
(gestione dei siti internet dei due uffici, gestione di attività di promozione nei due settori,
partnership con soggetti cui è affidata la gestione di iniziative di comunicazione). Inoltre, la
mission della struttura per il rilancio dell’immagine dell’Italia consiste specificamente nella
realizzazione di iniziative di comunicazione per promuovere il turismo in Italia e all’estero.
Sono decisori ed hanno un ruolo chiave nella definizione delle linee strategiche e degli
indirizzi operativi, oltre al Ministro e al Capo del dipartimento, il portavoce del Ministro, i
capo segreteria, il consigliere economico. Anche i direttori degli uffici, in particolare quelli
del turismo e dello sport, svolgono un ruolo primario.
Nell’ufficio per il federalismo amministrativo, infine, opera un unico servizio, cui è affidato il
doppio compito della gestione dell’attuazione del federalismo amministrativo e della
comunicazione istituzionale del Dipartimento, oltre ad alcune attività di informazione
istituzionale (rassegna stampa dipartimentale). L’ufficio ha avviato nel 2012 le attività di
ricognizione necessarie alle prime azioni di coordinamento interno tra i vari soggetti
responsabili o influenti a vario titolo nella materia della comunicazione, ed ha realizzato le
prime azioni a supporto della comunicazione interna (realizzazione di una rete dei
referenti, unificazione sul sito del Dipartimento delle informazioni di primo livello,
coordinamento con il sito dell’ufficio per lo sport e il sito dell’ufficio del turismo,
realizzazione del sito del ministro, progettazione di un unico spazio web per ministro e
dipartimento sotto il dominio .gov).
Interlocutori di comunicazione interni ed esterni all’Amministrazione
All’interno della PCM, oltre che con il Dipartimento per l’Informazione e l’editoria, il
Dipartimento si raccorda per le iniziative di comunicazione con l’Ufficio Stampa e del
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portavoce del Presidente, in particolare la redazione di governo.it; con l’ufficio del
segretario generale, per tutti gli aspetti organizzativi interno e il raccordo con il sito
intranet; con l’ufficio per il controllo interno e la trasparenza per la sezione “trasparenza,
valutazione e merito” sul sito del dipartimento e sul sito del governo; con l’ufficio
informatica e telematica per tutti i progetti su piattaforme informatiche e web.
Sono interlocutori istituzionali esterni del Dipartimento anche per la comunicazione le
amministrazioni e gli enti con cui sono stati stipulati accordi di programma, protocolli
d’intesa e convenzioni, e gli enti vigilati (vedi pag. 5). Per le attività relative agli affari
regionali, sono interlocutori i ministeri, gli enti locali e territoriali e le relative associazioni
(ANCI, l’UPI, l’UNCEM), le regioni a statuto speciale in particolare per le attività delle
Commissioni paritetiche
c. Analisi dello scenario esterno
Affari regionali
Per quanto riguarda i rapporti con il sistema delle autonomie, anche sulla scia dei
necessari interventi per il contenimento della spesa pubblica il contesto attuale vede
l’attuazione di nuove forme di decentramento, soprattutto in tema di federalismo fiscale.
Le risorse disponibili per fondi da assegnare a progetti per le aree svantaggiate confinanti
con le regioni autonome, le minoranze linguistiche, le piccole isole, saranno ridotte o
annullate per il 2013, e l’attività del Dipartimento nel settore degli Affari regionali si
prefigura prevalentemente orientata al supporto tecnico giuridico per l’esame di legittimità
delle leggi regionali da parte del Consiglio dei Ministri, il coordinamento di progetti europei
gestiti dalle Regioni, il supporto alle attività delle Commissioni paritetiche, l’istruttoria per
l’emanazione di dpcm attuativi della legge 59/97 e simili.
Le prime due azioni strategiche riportate al successivo punto 4 vengono condotte su tavoli
interministeriali. Nella cittadinanza la percezione di queste attività, finché non incidono
direttamente sulla vita delle persone, è piuttosto scarsa, mentre quando provvedimenti o
riforme assumono un valore attuativo, molto spesso la conoscenza del contesto e la
corretta interpretazione sono rese più difficili dalla scarsa mole di notizie provenienti da
fonti istituzionali, a fronte del proliferare di commenti considerazioni e valutazioni affidate
direttamente agli opinion leader attraverso il sistema dei media.
La comunicazione sugli effetti delle politiche di decentramento viene spesso fatta
direttamente dalle autorità politiche locali.
Quella che segue non è tanto un’analisi di scenario esterno, quanto una riflessione su
come le competenze del settore affari regionali si inquadrano nel contesto della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e del decentramento avviato con la riforma del Titolo
V della Costituzione.
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Per comprendere il ruolo e la funzione del Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e
lo sport è necessario preliminarmente inquadrare il contesto amministrativo di riferimento,
delineato con specifici atti normativi.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri è il complesso amministrativo che assiste il
Presidente del Consiglio nello svolgimento delle sue funzioni. La struttura supporta il
Presidente del Consiglio in particolare nella direzione del Governo, nei rapporti con il
Parlamento e con gli altri organi costituzionali, nei rapporti con le istituzioni europee
connessi alla partecipazione dell’Italia all’Unione Europea e, ancora, nei rapporti con il
sistema delle autonomie. Tale ruolo è stato riconosciuto dalla legge 23 agosto 1988, n.
400 “Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri” – emanata in attuazione dell’articolo 95, comma 3, della Costituzione che
demanda alla legge il compito di “provvedere all'ordinamento della Presidenza” – che ha
rappresentato il primo atto normativo fondamentale in tema di organizzazione della
Presidenza. Il provvedimento, oltre a chiarire le attribuzioni costituzionali del Presidente
del Consiglio, costituisce un passo importante verso la razionalizzazione del “sistema
Presidenza” poiché fissa la parte tendenzialmente stabile della struttura organizzativa.
Successivamente, con il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303 “Ordinamento della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997,
n. 59”, si è proceduto ad una ulteriore razionalizzazione della struttura e, in particolare, a
riconoscere alla Presidenza l’autonomia organizzativa – indispensabile allo svolgimento
delle funzioni istituzionali – e l’autonomia contabile e di bilancio che consente di
provvedere all'autonoma gestione degli stanziamenti assegnati per il funzionamento della
PCM. Il decreto delegato, nel potenziare le autonome funzioni di impulso, indirizzo e
coordinamento del Presidente del Consiglio, ha trasferito ad altre amministrazioni alcuni
compiti operativi o gestionali che gravavano sulla Presidenza, compiti che in linea
generale non erano direttamente riconducibili alle predette funzioni di impulso, indirizzo e
coordinamento.
L’art. 4 del d.lgs. 303/1999 ha, inoltre, chiarito le competenze del Presidente in materia di
affari regionali. La norma infatti attribuisce al Presidente la funzione di coordinamento
dell'azione del Governo in materia di rapporti con il sistema delle autonomie, il compito di
promuovere lo sviluppo della collaborazione tra Stato, regioni e autonomie locali, quello di
avviare – anche in esito alle deliberazioni degli appositi organi a composizione mista – le
iniziative necessarie per l'ordinato svolgimento dei rapporti tra Stato, regioni e autonomie
locali e di assicurare l'esercizio coerente e coordinato dei poteri e dei rimedi previsti per i
casi di inerzia e inadempienza. Il decreto stabilisce che per l'esercizio dei predetti compiti il
Presidente si avvalga di un apposito Dipartimento per gli affari regionali: tale previsione di
rango primario fa sì che il Dipartimento costituisca una struttura stabile e indefettibile
dell’Amministrazione, non sopprimibile con un decreto di organizzazione (DPCM).
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Nel 2006 con il decreto legge n. 181 (convertito dalla legge 17 luglio 2006, n. 233) sono
state riordinate le attribuzioni della Presidenza del Consiglio in relazione al nuovo assetto
strutturale del Governo: alcune funzioni proprie dell’amministrazione attiva,
precedentemente trasferite o comunque assegnate ai Ministeri, sono state attribuite al
Presidente del Consiglio e allocate nell’ambito delle competenze della Presidenza. Tra
queste si ricordano proprio il turismo e lo sport, funzioni amministrative che, ad oggi, per
effetto di differenti provvedimenti di organizzazione dell’Amministrazione, sono confluite
nell’ambito del Dipartimento per gli affari regionali.
Attualmente il DPCM 1 ottobre 2012, con il quale è stato recentemente ridefinito
l'ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, colloca il
Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e lo sport nell’ambito delle strutture generali
di cui il Presidente si avvale per le funzioni di indirizzo e coordinamento relative a
specifiche aree politico-istituzionali.
L’art. 13 del predetto DPCM disciplina i compiti del Dipartimento in materia di affari
regionali. La norma riconosce alla struttura la funzione di supportare il Presidente, o il
Ministro delegato, nei rapporti che intercorrono tra Governo e il sistema delle autonomie e
di fatto replica il contenuto del citato art. 4 del d.lgs. 303/99. Specifica che il Dipartimento
pone in essere adempimenti concernenti: la coordinata partecipazione dei rappresentanti
dello Stato negli organi e nelle sedi a composizione mista, il rapporto di dipendenza
funzionale tra Presidente e commissari del Governo nelle regioni a statuto speciale e nelle
province autonome; il controllo successivo della legislazione regionale ed il contenzioso
Stato-regioni; i rapporti inerenti all'attività delle regioni all'estero; l'attuazione degli statuti
delle regioni e province ad autonomia speciale; le minoranze linguistiche e i problemi delle
zone di confine; la promozione ed il coordinamento delle azioni governative per la
salvaguardia delle zone montane, delle aree svantaggiate confinanti con le regioni a
statuto speciale nonché delle isole minori. Al Dipartimento infine sono assegnate tutte le
attività che riguardano l'attuazione del federalismo amministrativo: un apposito Ufficio –
originariamente istituito alle dipendenze funzionali del Ministro per gli affari regionali ed ora
stabile struttura dipartimentale – coordina le attività connesse all'attuazione del
conferimento delle funzioni amministrative di cui all'art. 118 della Costituzione, nonché il
completamento delle procedure di trasferimento di cui alla legge 15 marzo 1997, n. 59.
Per le competenze del Dipartimento in materia di turismo e sport occorre esaminare il
contesto normativo dei rapporti Stato/Regioni nei predetti settori.
Turismo (fonte: noi-italia.istat.it)
Il nostro Paese è caratterizzato da una ricchezza, in termini di varietà e di estensione, di
aree costiere e montane, sia alpine sia appenniniche. L’enorme varietà di risorse naturali,
mete e luoghi culturali, pone l’Italia fra i primi posti a livello mondiale per il numero di siti
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già dichiarati dall’Unesco “patrimonio dell’umanità” (oltre quaranta), oltre che per numero
di località candidate a questo riconoscimento.
Il turismo è una risorsa importante dell’economia nazionale rappresentata statisticamente
come capacità di attrazione e di accoglienza. Può essere rappresentato attraverso le
dimensioni dell’offerta ricettiva, della domanda (o fruizione) ricettiva e delle caratteristiche
geo temporali di quest’ultima.
Offerta ricettiva
L’ultima indagine censuaria sulla capacità degli esercizi ricettivi indica che nel 2010, in
Italia si contano oltre 116 mila
Posti letto degli esercizi ricettivi nelle regioni italiane
esercizi extra-alberghieri1 e
Anno 2010 (per 1.000 abitanti)
circa 34 mila alberghi; rispetto
Italia
78
Bolzano
434
all’anno precedente, entrambe
Valle d'Aosta
416
Trento
316
le tipologie sono aumentate,
Veneto
141
Toscana
137
in modo più sostenuto gli Friuli‐Venezia Giulia
124
Marche
123
Sardegna
121
esercizi extra-alberghieri (+4,2
Liguria
100
Emilia‐Romagna
100
per cento). In Italia gli esercizi
Umbria
97
Calabria
97
extra-alberghieri hanno una
Abruzzo
81
Basilicata
66
capacità superiore rispetto a
Puglia
58
Lazio
52
quella
delle
strutture
Piemonte
41
Sicilia
39
Molise
alberghiere vere e proprie:
37
Lombardia
35
Campania
34
mentre
gli
alberghi
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
garantiscono 2.253.342 posti
letto, gli esercizi extra-alberghieri ne prevedono circa 200 mila in più (2.445.510 posti
letto). Nel complesso il
numero
di
posti
letto
Permanenza media dei clienti negli esercizi ricettivi delle regioni italiane
Anno 2010 (numero di notti)
disponibili
sul
territorio
ITALIA
3,8
italiano si è incrementato del
Calabria
5,7
Sardegna
5,1
2,1% rispetto al 2009.
Marche
5,0
Nell’ultimo decennio, l’Italia
registra
un
aumento
considerevole, +9 posti letto
(+13%) ogni mille abitanti
1
Bolzano
Abruzzo
Trento
Friuli‐Venezia Giulia
Emilia‐Romagna
Veneto
Puglia
Campania
Basilicata
Liguria
Toscana
Valle d'Aosta
Sicilia
Molise
Piemonte
Lazio
Umbria
Lombardia
5,0
4,9
4,8
4,3
4,3
4,2
4,2
4,1
3,8
3,8
3,7
3,4
3,4
3,1
3,0
3,0
La consistenza degli esercizi alberghieri e di quelli extra-alberghieri o complementari
- che comprendono campeggi,
2,7
2,5 ostelli per la gioventù, case per ferie,
villaggi turistici, alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, alloggi agro-turistici,
1
2
3
5
rifugi alpini, altri esercizi ricettivi e i bed & breakfast0 (B&B) - viene
analizzata
attraverso
la4 rilevazione
dell’Istat6 sulla
Capacità degli esercizi ricettivi, condotta annualmente, in modo conforme alla Direttiva europea sulle statistiche del
turismo. A livello di singolo comune vengono rilevati gli esercizi, i posti letto, le camere e i bagni per le strutture
alberghiere, gli esercizi e i posti letto per le altre strutture. La capacità ricettiva è misurata in termini di posti letto
disponibili che sono rapportati alla popolazione residente per un corretto confronto tra paesi e regioni.
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con un incremento percentuale, però, inferiore alla media europea (+9 posti letto ma in
percentuale +18%).
In Europa, nel 2010,
Permanenza media dei clienti negli esercizi ricettivi nei Paesi UE
Anno 2010 (a) (numero di notti)
negli esercizi ricettivi
si registrano in media
ITALIA
3,8
Malta
6,0
Cipro
5,7
poco più di 56 posti
Danimarca
4,7
Grecia (b)
4,1
Bulgaria
3,7
letto
ogni
mille
Spagna
3,7
Austria
3,4
abitanti.
Il
Portogallo
3,1
Slovacchia
3,1
Repubblica Ceca
3,0
Lussemburgo,
Regno Unito
3,0
Slovenia
3,0
l’Austria
e
Cipro
Paesi Bassi
2,8
Polonia
2,7
Romania
2,6
superano di molto i
Ungheria
2,6
Lussemburgo (b)
2,5
100 posti letto ogni
Germania
2,4
Francia (b)
2,4
Belgio
2,3
mille abitanti, seguiti
Lettonia
2,2
Lituania
2,1
Svezia
da
Malta
(96,6),
2,0
Estonia
2,0
Finlandia
1,9
Francia (90,4 dati
0
1
2
3
4
5
6
7
2009), Svezia (84,4) e
Italia
(77,7).
La
Germania
(40,2)
insieme alla maggior parte dei paesi dell’Europa orientale, si attestano intorno o sotto i 40
posti letto ogni mille abitanti.
Fo nte: Euro stat, To urism statistics
(a) Il dato dell'Irlanda no n è dispo nibile
(b) Ultimo dato dispo nibile 2009
Dal punto di vista regionale, Nord-est e Centro sono le ripartizioni con la maggiore
capacità ricettiva (rispettivamente con 144,2 e 91,6 posti letto ogni mille abitanti), con tutte
le regioni che presentano un numero di posti letto per mille abitanti molto superiore alla
media italiana (77,7) con la sola eccezione del Lazio (52,1). Nel Nord-Est i livelli massimi
si registrano nelle Province Autonome di Bolzano (434,2) e Trento (315,6) che, assieme
alla Valle d’Aosta (416,0), rappresentano i valori più alti a livello nazionale. Il Nord-ovest,
viceversa, registra il valore più basso tra le ripartizioni (46,2) vista la presenza di livelli
molto al di sotto della media nazionale nelle regioni di maggiore dimensione demografica,
Lombardia (34,7) e Piemonte (41,3). Nel Mezzogiorno solo Abruzzo (81,1), Calabria (97,1)
e Sardegna (121,0) hanno valori superiori alla media nazionale. Considerando la
variazione della capacità ricettiva in valore assoluto dal 2000 al 2010, su scala nazionale
si rileva un aumento del numero di posti letto del 20,2 per cento, pari a quasi 800 mila
unità. Gli incrementi più ampi hanno riguardato Sicilia, Basilicata e Umbria tutti con tassi di
crescita prossimi al 50 per cento. Tutte le altre regioni italiane registrano aumenti nei posti
letto ad eccezione di Molise (-1,2 per cento) e Marche (-5,5 per cento, diminuzione dovuta
principalmente alle attività di revisione del metodo di rilevazione partite nel 2009).
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La fruizione (domanda)
Posti letto degli esercizi ricettivi nei paesi Ue
ricettivaIl
turismo,
Anni 2000 e 2010 (per 1.000 abitanti)
inteso come fruizione
140
del
patrimonio
120
materiale e immateriale
100
(paesaggistico,
80
culturale,
artistico,
Ue27 (c) = 56,4
60
Ue27 (c) = 47,7
ricreativo,
ecc.),
è
40
spesso
associato
20
all’utilizzo
delle
0
strutture ricettive di un
territorio2. A seconda
del diverso numero
2000
2010
medio di notti trascorse
dai clienti negli esercizi
ricettivi possono essere
individuate
diverse
definizioni di “turismo”. Valori elevati di fruizione Viaggi per regione di destinazione
Viaggi di vacanza nel sono legati al turismo stagionale nelle regioni
Viaggi
periodo estivo
costiere e nelle zone montane. Le permanenze Regioni di destinazione (composizione %) (composizione %)
5,3
2,4
brevi sono generalmente associate al turismo Piemonte
Valle d'Aosta
1,8
1,0
culturale, nelle “città d’arte” e di “turismo per Lombardia
9,0
6,6
5,9
4,5
affari”. In Italia nel 2010 si sono registrati quasi Liguria
Bolzano
3,2
2,6
99 milioni di arrivi con oltre 375 milioni di Trento
3,3
3,9
6,8
6,3
presenze. La durata media del soggiorno nelle Veneto
Friuli‐Venezia Giulia
1,7
2,0
strutture ricettive è stata di 3,80 notti in leggero Emilia‐Romagna
9,8
13,5
9,1
8,3
calo rispetto all’anno precedente (-0,08 notti) con Toscana
Umbria
2,1
1,4
valori in riduzione sia per i residenti in Italia (- Marche
3,4
3,6
10,2
5,9
0,07 notti) sia per i residenti all’estero (-0,11 Lazio
Abruzzo
3,4
3,9
notti). Questo calo si pone in linea con Molise
0,4
0,3
5,4
5,2
l’andamento
registrato
nel
decennio Campania
Puglia
5,3
7,0
caratterizzato da una contrazione progressiva Basilicata
0,8
0,6
3,0
7,1
della permanenza media (-0,43 notti rispetto al Calabria
Sicilia
6,3
8,1
2000). Nel contesto europeo, l’Italia si colloca in Sardegna
3,8
5,6
100,0
100,0
quinta posizione, con un valore intorno alle ITALIA
quattro notti di permanenza media (3,80), valore non lontano da quello di Grecia (4,05 nel
2009) e Spagna (3,69), paesi anch’essi a forte vocazione turistica. Malta e Cipro si
posizionano ai primi posti della classifica dei paesi dell’Ue, rispettivamente con 6,02 e 5,68
Fo nte: Euro stat, To urism statistics
(a) Il dato di Francia e Regno Unito del 2010 no n è dispo nibile. I valo ri ripo rtati fanno riferimento all'anno 2009.
(b) Il dato dell'Esto nia del 2000 no n è dispo nibile. Il valo re ripo rtato fa riferimento all'anno 2002.
(c) Il 2000 è calco lato co n il dato dell'Esto nia del 2002; il 2010 co n i dati di Francia e Regno Unito del 2009.
2
Gli arrivi corrispondono al numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi (alberghieri o
complementari) nel periodo considerato. Le presenze, invece, corrispondono al numero delle notti trascorse
dai clienti negli esercizi ricettivi. La permanenza media è il rapporto tra il numero di notti trascorse (presenze)
e il numero dei clienti arrivati nella struttura ricettiva (arrivi). È escluso l’escursionismo, ossia i movimenti di
meno di 24 ore e senza pernottamento.
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giorni, valori influenzati dalla modesta incidenza del turismo per affari. Nella maggior parte
dei paesi dell’Ue si registra comunque una permanenza media compresa tra le 2,4 e le 3,8
notti (15 paesi sui 27 dell’Ue).
Nel contesto italiano, sono tutte le regioni del Nord-est a collocarsi al di sopra della media
nazionale. Anche le regioni del Mezzogiorno, a eccezione di Sicilia e Molise, presentano
valori della permanenza media superiori alla media italiana. Ai primi posti si collocano
Calabria e Sardegna, con un periodo medio di permanenza rispettivamente di 5,68 e 5,11
notti. Le regioni del Nord-ovest si collocano tutte al di sotto della media nazionale. La
Lombardia è ultima tra le regioni italiane con 2,53 notti, valore in parte dovuto alla rilevante
componente del turismo “per affari”. Anche Umbria, Lazio, Piemonte, Molise, Valle d’Aosta
e Sicilia presentano valori della permanenza media sensibilmente inferiori alla media
nazionale.
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A completamento del
Persone di 15 anni e oltre che hanno fatto almeno un viaggio di 4 notti o più per quadro sulla domanda
vacanza o per vacanza estiva nei paesi Ue Anno 2009 (a) (per 100 residenti con le stesse caratteristiche) di servizi turistici, sono
3
100
da considerare i viaggi
90
con
pernottamento
80
70
effettuati dai residenti
Ue27 (b) = 52,4
60
per motivi di vacanza e
Ue27 (b) = 34,5
50
di lavoro, sia in Italia
40
30
sia all’estero, che nel
20
loro insieme forniscono
10
un quadro completo
0
della domanda turistica
nazionale. Nel 2010, i
viaggi hanno raggiunto
Persone di 15 anni e oltre che hanno fatto almeno un viaggio lungo per vacanza
la quota dei 100 milioni
Persone di 15 anni e oltre che hanno fatto almeno un viaggio lungo per vacanza estiva
e 40 mila, per un totale
di 626 milioni e 990
mila notti. Rispetto
all’anno precedente, è rilevabile una complessiva diminuzione dei viaggi (-12,3 per cento),
soprattutto a carico di quelli con destinazioni italiane (-13,3). Gli spostamenti con
destinazioni italiane rappresentano l’81,7 per cento dei viaggi complessivi: nell’88 per
cento dei casi sono effettuati per motivi di vacanza e per il restante 12 per lavoro; in
termini di pernottamenti, il 94,7 per cento delle notti riguarda i viaggi di vacanza e il 5,3
quelli di lavoro.
Fo nte: Euro stat, To urism statistics
(a) P er l'Irlanda e la Svezia i dati sui viaggiato ri per "vacanza" no n so no dispo nibili. P er il P o rto gallo i dati sui viaggiato ri per "vacanza estiva" no n so no dispo nibili.
(b) Il dato è stimato . P er M alta dati no n dispo nibili.
Per avere un’idea della potenzialità di domanda turistica, anche estera, sono d’aiuto i dati
sulla partecipazione al turismo. Nel 2009, la percentuale media di persone che goduto di
una vacanza lunga (4 notti o più) è pari al 52,4 per cento. Questa percentuale raggiunge il
massimo livello dell’88,7% a Cipro (88,7) e quello minimo in Bulgaria (8,0). In Italia il
valore è pari a 48,6, mentre nei paesi vicini è più alto in Francia (66,7), Germania (65,8),
Regno Unito (57,3) e più basso in Spagna (41,6). I risultati presentano andamenti
stagionali differenziati, legati anche alle condizioni climatiche. Ad esempio, Francia e
Germania registrano quote elevate di turisti durante tutto l’anno, con valori costantemente
sopra la media europea; in Italia la partecipazione si concentra nel periodo estivo (37,4 per
3
L’indagine multiscopo sulle famiglie “Viaggi, vacanze e vita quotidiana”, conforme alla Direttiva europea in
materia di turismo, dal 1997 raccoglie, con cadenza trimestrale, informazioni sui viaggi con pernottamento
effettuati dai residenti (cittadini italiani e stranieri) nelle destinazioni italiane o estere, sulle tipologie e sui
comportamenti di viaggio, sui viaggiatori e sulle notti trascorse in viaggio. Secondo gli standard
internazionali, gli spostamenti turistici sono classificati distinguendo i viaggi per motivi di lavoro da quelli per
motivi di vacanza. Le vacanze sono di breve (1-3 pernottamenti) o di lunga durata (4 pernottamenti o più) e
comprendono i viaggi per svago, piacere, relax, visita a parenti o ad amici, trattamenti di salute e motivi
religiosi.
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cento contro il 34,5 dell’Ue, tra luglio e settembre) mentre, in altri paesi, come il Regno
Unito, la percentuale è più alta negli altri trimestri dell’anno.
Per quanto riguarda il complesso dei viaggi, le regioni italiane più visitate dai residenti in
Italia nel 2010 sono state Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Toscana e Veneto, che
hanno ospitato il 45,3 per cento dei flussi turistici, con quote comprese rispettivamente tra
10,9 e 6,9. Considerando il periodo estivo (trimestre luglio-settembre), le regioni più
visitate del Centro-Nord sono l’Emilia-Romagna (13,5 per cento dei viaggi per vacanze
estive in Italia), la Toscana (8,3), la Lombardia (6,6), il Veneto (6,3) e il Lazio (5,9); nel
Mezzogiorno emergono, invece, Sicilia (8,1), Calabria (7,1), Puglia (7,0) e Sardegna (5,6).
Permangono forti differenze territoriali anche nella propensione a viaggiare: in tutti i periodi
dell’anno e per tutte le tipologie di viaggio, la quota di viaggiatori provenienti dalle regioni
del Mezzogiorno è costantemente più bassa rispetto a quella proveniente dalle altre
regioni italiane.
Aspetti economici
A differenza di altre industrie, quella turistica trae le sue caratteristiche strutturali e la sua
dimensione dalle dinamiche quantitative e qualitative della domanda che la attiva. Da
questo punto di vista, il settore del turismo si definisce sulla base delle attività dei visitatori
e, in particolare, dell’acquisto di beni e servizi a cui tali attività danno luogo.
I flussi turistici generati dal movimento dei visitatori – siano essi turisti od escursionisti – si
distinguono in tre tipologie di flusso: incoming (o inbound) quando provengono da un
Paese
diverso
da CONTO SATELLITE DEL TURISMO: CONSUMO TURISTICO INTERNO PER PRODOTTO. Anno 2010, milioni di euro
Altre Altre quello di riferimento;
Spesa interna per turismo
componenti componenti outgoing (o outbound)
del consumo del consumo Incidenza %
PRODOTTI
turismo turismo totale
turistico
turistico
domestico
inbound
se
riguardano
i
(3)=(1)+(2)
(5)=(3)+(4)
(4)
(2)
(1)
visitatori residenti del Prodotti turistici caratteristici
22.306 39.479 61.785 33.809 95.594 83,8%
Paese di riferimento 1‐ Servizi ricettivi per i visitatori
12.064 15.893 27.957 22.288 50.245
44,1%
10.759 12.539 23.298 7.858 31.156
27,3%
che
si
recano 1.a‐ Servizi ricettivi diversi dal punto 1.b
1.b‐ Servizi ricettivi relativi all'uso di seconde case di all’estero;
domestici, proprietà
1.305 3.354 4.659 14.430 19.089
16,7%
2‐ Servizi di ristorazione
6.604 10.426 17.030 ‐
17.030
14,9%
cioè
relativi
al 3‐ Servizi di trasporto ferroviario passeggeri
216 1.639 1.855 677 2.532
2,2%
696 2.087 2.783 494 3.277
2,9%
movimento turistico dei 4‐ Servizi di trasporto su strada passeggeri
1,6%
visitatori
residenti 5‐ Servizi di trasporto marittimo per vie d’acqua passeggeri 42 1.823 1.865 1 1.866
6,3%
6‐ Servizi di trasporto aereo passeggeri
1.138 2.507 3.645 3.593 7.238
all’interno del Paese di 7‐ Servizi di noleggio mezzi
204 340 544 339 883
0,8%
8‐ Servizi delle agenzie di viaggio e altri servizi di riferimento.
prenotazione
188 2.837 3.025 3.817 6.842
6,0%
258 431 689 643 1.332
1,2%
Combinando queste tre 9‐ Servizi culturali
896 1.496 2.392 1.957 4.349
3,8%
componenti di flusso si 10‐ Servizi sportivi e ricreativi
7.033 10.886 17.919 504 18.423 16,2%
Beni turistici specifici e non specifici del Paese
giunge a due diverse
29.339 50.365 79.704 34.313 114.017
100,0
definizioni aggregate di TOTALE
turismo: turismo interno (turismo inbound + turismo domestico) e turismo nazionale
(turismo domestico + turismo outbound).
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Dal punto di vista dei prodotti vengono considerati caratteristici del turismo quei beni e
servizi che in assenza di visitatori tenderebbero a scomparire o il cui consumo verrebbe
ridotto significativamente. In analogia, le attività economiche sono identificate come
caratteristiche quando il loro output principale è rappresentato da beni e servizi
caratteristici del turismo.
Aggregando sia i prodotti sia le attività del turismo si ottiene il Conto Satellite del Turismo
(CST) costruito4 sulla base del Quadro Metodologico Raccomandato (QMR 2008) dalla
Commissione europea (Eurostat), dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico (OCSE) e dall’Organizzazione mondiale del turismo (OMT). Attraverso le
informazioni organizzate nel CST si riescono a valutare gli effetti direttamente attivati dal
consumo turistico sull’economia, vale a dire quanta ricchezza interna viene originata dalla
domanda di beni e servizi da parte dei visitatori, dove questi comprendono anche coloro
che non alloggiano in strutture ricettive registrate, in particolare nelle seconde case e
presso parenti e amici.
Sulla base delle elaborazioni provenienti dal CST, si stima che nel 2010 il valore aggiunto
prodotto in Italia dalle attività connesse al turismo è stato pari a 82.833 milioni di euro,
ovvero il 6,0% del valore aggiunto totale economia.
Il turismo internazionale, detto anche turismo inbound, rappresenta una parte rilevante
della domanda turistica in Italia ed incide per il 36,8% sul totale della spesa interna per
turismo.
Nel 2010 i turisti stranieri hanno speso più di 29 miliardi di euro in Italia. Il 63,6% di questo
importo è stato destinato all’alloggio e alla ristorazione, mentre circa un quarto ha
riguardato l’acquisto di beni non tipicamente turistici come i souvenir, il carburante, i
prodotti alimentari consumati in casa. Le spese di trasporto incidono per il 7,8%: il 3,9% è
stato speso per il trasporto aereo con vettori italiani, il 2,4% per quello stradale e il restante
1,6% per quello marittimo, ferroviario e per veicoli noleggiati.
Il turismo domestico, con i circa 50 miliardi di spesa del 2010, ricopre un ruolo di primo
piano in Italia e rappresenta il 63,2% della spesa interna turistica. Anche per gli italiani la
spesa maggiore è quella per l’alloggio e la ristorazione (52,3%), ma in questo caso
l’incidenza del solo servizio ricettivo è inferiore di quasi 10 punti percentuali rispetto a
quanto rilevato per il turismo inbound. Questo risultato dipende fortemente dalla ampia
quota di italiani che trascorrono le proprie vacanze nella seconda casa di proprietàNel
4
L’attuazione del progetto è stata demandata ad un Gruppo di lavoro interistituzionale, di cui fanno parte,
oltre al summenzionato Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, membri dell’ISTAT- che
svolge anche il ruolo di coordinatore tecnico del progetto – Banca d’Italia, Università di Messina, CISET,
Osservatorio Nazionale del Turismo – ONT. Il prototipo del conto satellite del turismo per l’Italia è stato
compilato con riferimento al 2010, anno per il quale è disponibile la maggior parte delle fonti. In particolare,
oltre alla fonte principale dei conti nazionali, le informazioni sono state ricavate rielaborando i dati provenienti
dalla rilevazione mensile dell’Istat sul Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi (Istat Offerta), dall’indagine
campionaria trimestrale dell’Istat Viaggi e vacanze (Istat Domanda) e dall’indagine campionaria mensile
condotta dalla Banca d’Italia, denominata Indagine sul turismo internazionale dell’Italia.
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2010 circa 18 miliardi di euro sono stati spesi per viaggi all’estero dagli italiani, detto anche
turismo outbound. Il 92,1% di questo importo è stato sostenuto per viaggi con
pernottamento. Considerando il totale della spesa degli italiani, sia in Italia che all’estero,
nel 2010 sono stati spesi quasi 69 miliardi di euro per vacanza (8,5% del totale del
consumo nazionale delle famiglie).
Sommando la spesa degli stranieri a quanto speso dagli italiani in Italia si giunge ad un
totale di quasi 80 miliardi di euro. Nell’ambito del CST occorre, però, aggiungere a questo
ammontare anche quanto non direttamente speso dai visitatori e che afferisce: al turismo
per affari; ai servizi resi dall’utilizzo per vacanza delle seconde case di proprietà; ai
consumi turistici collettivi sostenuti dalle amministrazioni pubbliche. Considerando anche
queste componenti, si giunge a un totale del consumo turistico interno pari, nel 2010, a
114 miliardi di euro. La spesa per consumi turistici concorre per il 69,9% (25,7% quella
inbound e 44,2% quella domestica), mentre il restante 30,1% è costituito, come appena
osservato, da consumi che vengono sostenuti dalle aziende per i viaggi d’affari dei loro
dipendenti, da servizi abitativi figurativi e da servizi forniti gratuitamente. Sul totale del
consumo turistico interno, il prodotto che ha un peso maggiore è quello relativo agli
esercizi ricettivi (27,3%), seguito dai servizi abitativi, effettivi e figurativi, per l’uso delle
seconde case di proprietà (16,7%) e dalla ristorazione (14,9%).
Dalla sintesi tra domanda e offerta turistica si determina l’indicatore più importante
derivabile dal CST: il valore aggiunto del turismo (VAT). Esso costituisce il valore aggiunto
attivato direttamente dai consumi turistici: rapportandolo al valore aggiunto del totale
dell’economia si ottiene il peso del turismo sull’insieme delle attività economiche del
Paese. Nel 2010 il turismo ha prodotto 82.833 milioni di euro, pari al 6,0% del valore
aggiunto dell’Italia. Con un’incidenza del 6,0% sul totale del valore aggiunto nazionale il
turismo si colloca tra i settori più rilevanti per l’economia italiana: a titolo di confronto si può
considerare che nel 2010 tale incidenza è molto simile a quella del valore aggiunto
prodotto dal settore delle costruzioni.
Qualche confronto internazionale
Sulla base di questa prima stima del CST per l’Italia il nostro Paese si confronta, in termini
di rilevanza della domanda turistica sull’attività produttiva, piuttosto bene con la Spagna.
Le statistiche disponibili per la Spagna, relative al 2010, mostrano che il turismo svolge un
ruolo importante, con un impatto finale (che comprende cioè anche gli effetti indiretti) sul
PIL del 10,2%, ma che si ridimensiona al 6,5% se si considera solo l’effetto diretto,
confrontabile quindi con quello qui stimato per l’Italia. Inoltre, la Spagna trae un forte
contributo dal turismo straniero, che incide per il 44% sul totale, rispetto al 25,7%
dell’Italia. Relativamente ad altri importanti Paesi europei si registra che la rilevanza del
comparto turistico, sempre misurata in termini di incidenza del VAT, si attesta al 4,0% per
la Francia, 3,8% per il Regno Unito, 3,2% per la Germania e 5,4% per l’Austria. La quota
turistica più alta in termini di valore aggiunto si osserva per Cipro con l’8,7%.
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Viaggiatori stranieri
Nel 2011 sono 76,4 milioni i viaggiatori stranieri venuti a far visita al nostro Paese, per un
numero di pernottamenti pari a 327,3 milioni per quasi 31 mila milioni di spesa in euro.
Tre quarti di questi viaggiatori proviene dai UE e oltre un quarto dal resto d’Europa.
Queste
proporzioni
rimangono
Viaggiatori stranieri per continente di provenienza
sostanzialmente invariate se si scende
Anno 2011
nel dettaglio di quasi tutte le motivazioni
AFRICA
AMERICA
0,6%
di viaggio (motivi personali: di viaggio o
6,3%
OCEANIA
ASIA
1,1%
altri motivi personali; motivi di
2,0%
lavoro/affari). Solo nel caso di altri
motivi personali le due quote quasi si
equivalgono (UE: 52%; extra UE: 43%).
Il numero medio di pernottamenti oscilla
EUROPA ‐ EXTRA UE
intorno alle 4 unità (4,3) e mostra
22,8%
differenze sostanziali a seconda della
ragione del viaggio. Particolarmente
EUROPA ‐ UE
67,2%
alto il numero medio di pernottamenti
quando la ragione del viaggio è
personale e soprattutto nel caso di
viaggiatori asiatici. Più prolungate in
Fo nte: B anca d'Italia
proporzione le permanenze per lavoro
di quelle per vacanza nel caso dei continenti geograficamente più distanti, mentre accade
l’esatto contrario per i paesi europei.
Altrettanto
interessante
il
quadro che emerge dalla
lettura in dettaglio delle
provenienze dai paesi UE ed
extra
UE.
I
viaggiatori
dell’area extra UE sono
prevalentemente
svizzeri,
mentre quelli provenienti dal
contesto UE sono per oltre il
40% tedeschi o francesi.
Le mete privilegiate del
turismo straniero sono in
ordine la Lombardia (22,5%),
Veneto
(13,9%),
Lazio
(11,6%) e Toscana (8,8%). La
Numero medio di pernottamenti per continente di provenienza
Anno 2011
40
37,5
35
30
25
23,0
19,1
18,5
20
15
12,1
10,3
10
5
6,3
8,1
8,2
7,7
5,0
4,0
3,2
4,6
2,8
3,4
4,4
1,3
0
AFRICA
AMERICA
ASIA
Vacanza
EUROPA ‐ EXTRA UE
Lavoro/affari
EUROPA ‐ UE
OCEANIA
altri motivi pers.
Fo nte: B anca d'Italia
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durata delle permanenze straniere è particolarmente elevata nelle regioni del meridione
come Calabria (16 pernottamenti), Puglia (10,5) e Sardegna (8,8) e va via via diminuendo
risalendo lo stivale fino a ridursi ad un solo pernottamento nel caso del Friuli Venezia
Giulia.
Sport (fonte: noi-italia.istat.it - i dati sullo sport sono presentati insieme a quelli sulla
cultura; CONI; Piano nazionale per la promozione dell’attività sportiva, adottato con DM 29
ottobre 2012)
Uno sguardo generale
Le fonti statistiche disponibili tracciano un quadro dello sport in termini di caratteristiche e
di radicamento nella società sotto molteplici aspetti: capillarità, in termini di punti di offerta
di società sportive e organizzazioni territoriali, numero di praticanti, disponibilità di spazi di
attività; impatto economico, in termini di PIL, di investimenti, di posti di lavoro; valore
sociale, educativo, formativo, salutistico.
Il quadro che si delinea è una fondamentale chiave di lettura per impostare un uso ottimale
delle scarse risorse economiche in politiche di promozione dell’attività sportiva e fisica
rivolte a tutte le fasce d’età, con particolare attenzione alle persone con disabilità.
Di seguito sono riportati in forma sintetica gli aspetti caratterizzanti lo sport:
1. la capillarità dello sport in Italia è un concetto misurabile attraverso i dati sulla
pratica sportiva e sui punti di offerta. Solo i punti di offerta e i punti di
organizzazione territoriali contano quasi 100.000 unità territoriali. Una rete dunque
estremamente ramificata e ampia che si sostanzia in un punto sportivo ogni 604
abitanti, superando la rete delle tabaccherie e di gran lunga il sistema finanziario,
scolastico, sanitario;
Altri dati quantitativi esprimono la capillarità dello sport:
la pratica di attività sportive (agonistiche, amatoriali) o fisiche coinvolge circa 35
milioni di italiani;
la presenza di 1 spazio elementare sportivo ogni 379 abitanti;
una tiratura media giornaliera di 1.120.000 copie di giornali sportivi (pari al 12-13%
del totale della tiratura nazionale);
1.347 ore di trasmissione di programmi televisivi sportivi sulle prime tre reti
nazionali della Rai, 753 sulle reti Mediaset e 150 su La7 (dati riferiti al 2010);
141.722 spettacoli sportivi dal vivo, ai quali hanno partecipato 27.539.049 spettatori
paganti, per un volume di affari pari a 2.032 milioni di euro (Siae, 2010).
nella sfera educativa e pedagogica: nell’ultimo ventennio lo sport ha rappresentato
e rappresenta per le nuove generazioni dell’infanzia e dell’adolescenza, con la
famiglia e la scuola, il terzo pilastro educativo. Il 66,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 14
anni pratica una disciplina sportiva (Istat 2011) e la capacità di trasmissione di
principi e di etica rappresenta un valore aggiunto che nessuno può disconoscere;
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2. l’impatto economico in termini di PIL e posti di lavoro: rappresenta 2,7-3,0 punti di
PIL, come investimenti in opere pubbliche, turismo, trasporti, media tradizionali e
media innovativi, occupati diretti ed indiretti, una moltitudine di piccole, medie e
grandi imprese che operano nel manifatturiero, organizzazione di micro e macro
eventi, innovazione tecnologica ed export.
In termini occupazionali, le attività destinate alla produzione di beni e servizi del
settore ricreativo, culturale e sportivo assorbono una quota pari all’1,5 per cento del
numero complessivo di unità di lavoro presenti in Italia. Nel 2010, le unità di lavoro
che partecipano al processo di produzione di beni e servizi a carattere culturale,
ricreativo e sportivo sono 372 mila.
3. Nel settore dello sport gravita una consistente fetta di volontariato: infatti, la vera
leva organizzatrice del mondo sportivo risiede nel lavoro prestato in modo
volontario da centinaia di migliaia di persone. L’analisi condotta presso un
campione di 11.000 associazioni sportive (Censis 2008) ci dice che in ciascuna di
esse operano mediamente 10-12 volontari che prestano 5 ore di lavoro a settimana.
In complesso, quindi, 225.000.000 ore di volontariato, per un valore complessivo
annuo quantificabile in 3,4 miliardi di euro di lavoro equivalente (posta un’ora di
lavoro pari a 15,00 euro).
4. Dal punto di vista culturale, l’analisi dei comportamenti dei cittadini nella sfera
sportiva rappresenta un contributo essenziale per tentare una misura del benessere
personale e della coesione sociale. E’ noto infatti che la dimensione culturale, fra
cui lo sport, sia positivamente associata al reddito. Inoltre le scelte adottate dai
cittadini per mantenere aggiornate ed efficienti le loro conoscenze, la fruizione delle
diverse attività culturali nonché la pratica di attività fisica sono alcune delle
dimensioni che contribuiscono alla determinazione del capitale sociale di un paese.
Nel 2011 la frequentazione di spettacoli sportivi rappresenta il 28,4% delle attività
culturali svolte fuori casa dalla popolazione di 6 anni e più, ultima per importanza
dopo cinema (53,7%) e visite a musei e mostre (29,7%). Uomini e donne esprimono
preferenze molto diverse: sono i primi ad essere maggiormente interessati agli
spettacoli sportivi (39,8 contro il 17,7 per cento delle donne). Nel 2011 in particolare
la spesa media annua per manifestazioni sportive sostenute da un italiano
ammonta a circa 6 euro, contro i 12 euro per cinema e gli 11 per rappresentazioni
teatrali e musicali. Complessivamente dal punto di vista economico, le famiglie
italiane destinano alla spesa per ricreazione e cultura mediamente il 7,0 per cento
della spesa complessiva per consumi finali (anno 2010).
Oltre agli aspetti positivi è utile citare anche gli aspetti critici e le distorsioni che possono
minare l’etica ed il portato valoriale dello sport: il doping; la violenza agita dentro/fuori gli
stadi; la concentrazione di interessi economici che una parte distonica dello sport
spettacolo genera; un sistema scolastico che ancora non ha pienamente compreso la
valenza sociale e valoriale dello sport e che presenta lacune ed insufficienze
nell’impiantistica (ancor oggi una scuola su quattro non ha uno spazio adeguato destinato
all’attività motoria o sportiva) e nell’accoglienza sportiva della disabilità, visto che quasi
una palestra su cinque non risulta accessibile ai portatori di handicap (anno 2005).
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La pratica dello sport e dell’attività fisica
L’analisi dello scenario per il settore sport è basata sui dati statistici elaborati annualmente
dall’ISTAT5 e dal CONI. Le informazioni tratte dalle due fonti consentono di delineare
fenomeni e tendenze nelle abitudini e negli stili di vita dei cittadini, che rappresentano il
riscontro oggettivo delle iniziative messe in campo per promuovere l’attività fisica e
sportiva nel Paese.
In particolare sono i i dati sulla pratica sportiva della popolazione che segnalano il grado di
cultura sportiva del Paese.
Il patrimonio di informazioni elaborato dall’Istat costituisce il punto di partenza per
comprendere le evoluzioni del fenomeno sport e ragionare sui fattori ambientali,
demografici, economici e sociali che possono interagire con la pratica sportiva.
Grafico xx La pratica sportiva in Italia – anno 2011
La pratica sportiva in Italia ‐ anno 2011
Dati Istat segnalano che nel 2011 la
6
percentuale di sedentari presente
mai
qualche attività nella popolazione italiana è pari al
39,8%
fisica
39.8% pari cioè a 23 milioni 291
27,7%
persone che dichiarano di non
praticare sport né attività fisica nel
non indicato
tempo libero. Sono invece oltre 18
0,5%
milioni 785 mila le persone di oltre 3
anni, che dichiarano di praticare uno
in modo in modo o più sport, di questi circa i due terzi
continuativo
saltuario
pratica attività sportive con continuità
21,9%
10,2%
e la restante parte in modo saltuario
(meno di 1 volta a settimana).
Negli ultimi dieci anni, il numero dei sedentari dei sedentari è sceso al di sotto della soglia
del 40 per cento, nell’ultimo triennio in particolare con un decremento tra il 2009 e il 2010
di 2,3 punti percentuale (dal 40.6 al 38.3) e di quasi un punto tra il 2009 e il 2011(dal 40.6
al 39.8). La quota di sedentari registrata per il 2010 assume maggiore risalto in
5
Le statistiche ufficiali dell’Istat provengono da indagini campionarie multiscopo sulle famiglie e sui loro
comportamenti durante il tempo libero. I principali atteggiamenti rilevati nella popolazione italiana di età
superiore ai 3 anni (distinta per sesso, età e ripartizione territoriale) sono quattro:
1. persone che praticano con carattere di continuità uno o più sport
2. persone che praticano saltuariamente (meno di una volta a settimana) uno o più sport
3. persone che svolgono qualche attività fisica (fare passeggiate di almeno 2 km, nuotare, andare in
bicicletta o altro) in più di una occasione nel corso dell’anno
4. persone che non svolgono alcuna attività fisica o sportiva e sono identificabili nella popolazione dei
sedentari.
6
Le percentuali fanno riferimento ad una popolazione di circa 58 milioni 285 mila cittadini e comprendono gli
individui di età maggiore di 3 anni, inclusi i cittadini stranieri residenti in Italia.
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considerazione del fatto che non si presentava così bassa da 10 anni, nonostante in Italia
esistano alcuni fattori che comunque favoriscono l’adozione di stili di vita poco attivi, quali
il processo di invecchiamento della popolazione italiana e il fenomeno dell’immigrazione.
In linea con gli altri dati disponibili, l’analisi temporale mette in luce per il 2011 un aumento
della propensione alla pratica sportiva (dal 26,8 per cento del 1997 al 32,1 per cento del
2011).
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Tavola xx La pratica sportiva in Italia 2000-2011
(valori ass. espressi in migliaia)
Grafico xx La pratica sportiva in Italia 2000-2010
(val. perc.)
anno
in modo continuativo
in modo saltuario
qualche attività fisica
mai
non indicato
Popolazione residente di 3 anni e più
2000
2001
2002
2003
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
10.029
10.715
11.055
11.625
11.796
11.640
11.748
12.431
12.458
13.289
12.816
5.794
5.916
5.583
5.701
5.813
5.849
5.475
5.582
5.563
5.945
5.969
18.497
16.352
15.968
15.314
15.916
15.501
16.881
15.942
16.051
16.436
16.210
20.893
22.491
22.892
22.915
22.463
23.337
22.526
23.136
23.526
22.323
23.291
501
335
335
335
452
454
399
460
348
291
293
55.715
55.808
55.833
55.891
56.440
56.782
57.029
57.551
57.946
58.285
58.519
La pratica sportiva in Italia (comp. %) ‐ anni 2000 2011
100%
90%
80%
37%
40%
41%
41%
40%
41%
39%
40%
41%
38%
40%
33%
29%
29%
27%
28%
27%
30%
28%
28%
28%
28%
11%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
18%
19%
20%
21%
21%
20%
21%
22%
21%
23%
22%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
2000 2001 2002 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
in modo continuativo
in modo saltuario
qualche attività fisica
mai
non indicato
Parallelamente continua a crescere sia il numero di chi pratica attività sportiva in modo
continuativo, giunto al 22 per cento, sia di chi comunque svolge qualche attività fisica (28
per cento), mentre è sostanzialmente stabile il dato sulla pratica sportiva saltuaria (10per
cento). Le persone che nel 2011 pur non praticando uno sport hanno svolto attività fisiche
(ad esempio fare passeggiate di almeno 2 km, nuotare, andare in bicicletta o altro) sono
16 milioni 210 mila.
Grafico xx La pratica sportiva per fasce d’età – anno 2011
La differenziazione della partecipazione
La pratica sportiva per età (comp. %) ‐ anno 2011
sportiva per le fasce d’età mette in 100%
17% 20%
23%
26% 27%
evidenza l’elevata percentuale di 90%
32%
38% 40%
80%
43% 43%
praticanti sportivi presente tra i giovani
48%
16%
49%
17%
70%
13%
dai 6 ai 17 anni di età. Dagli 11 anni in
71%
24% 22%
10%
60%
8%
25%
15%
poi, fino ad arrivare ai 14 anni, si 50%
28%
32%
raggiungono livelli di pratica superiori al 40%
15% 16%
34% 36%
24%
15%
37%
66%, ovvero oltre i 2⁄3 dei ragazzi 30%
14%
54% 56%
47%
11%
pratica uno o più sport. Dal periodo 20% 4%
9%
36% 35%
7%
24%
28%
5%
adolescenziale in poi, fino alla terza età, 10% 20%
20% 17%
14% 14% 10% 2%
3%
si profila una flessione della pratica
0%
3‐5 6‐10 11‐14 15‐17 18‐19 20‐24 25‐34 35‐44 45‐54 55‐59 60‐64 65‐74 75 e sportiva. Sono tanti i fattori che incidono
oltre
negativamente sulla possibilità e
in modo continuativo
in modo saltuario qualche attività fisica mai non indicato
disponibilità di praticare sport. Tuttavia
se si considerano complessivamente coloro che praticano attività sportive e fisiche, si può
concludere che fino ai 34 anni d’età più dei 2⁄3 della popolazione giovanile pratica sport e
che, fino al compimento dei 75 anni di età oltre la metà della popolazione resta attiva.
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Dall’analisi congiunta per fasce di età e per sesso, qui non riportata, si evince che lo sport
è un’attività tipicamente giovanile e maschile: le quote più alte di sportivi si riscontrano per
i maschi nella fascia di età tra gli 11 e i 17 anni (circa il 70 per cento) e per le femmine in
quella tra gli 11 e i 14 (62,5 per cento). Il confronto tra i sessi mostra una dedizione allo
sport più accentuata tra i maschi (in media 38,6 per cento contro il 25,9 per cento delle
femmine) in tutte le fasce di età ad eccezione dei giovanissimi (3-5 anni) quando le quote
di praticanti si equivalgono tra bambine e bambini. Le differenze di genere sono
successivamente a favore dei ragazzi con divario massimo tra i 20 e i 24 anni (circa 24
punti percentuali) e si attenuano successivamente al crescere dell’età. Con l’aumentare
dell’età diminuisce anche l’impegno sportivo e aumenta l’interesse per le attività fisiche: le
donne praticano sport meno degli uomini discrepanza da sempre nota a causa della
limitata disponibilità di tempo libero che le donne hanno nella loro quotidianità.
Per l’analisi degli enti e organismi sportivi, i dati utilizzati sono quelli raccolti dal Coni
provenienti dagli archivi amministrativi centrali (registri di affiliazioni e tesseramento) delle
Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle Discipline Sportive Associate (DSA)
nell’ambito del quadro della statistica ufficiale del SISTAN (Sistema Statistico Nazionale).
Tavola xx Atleti tesserati, società e operatori sportivi
in Italia suddivisi per FSN e DSA – anno 2009
(val ass. espressi in migliaia)
categorie
FSN
DSA
FS+DSA
Nel 2009 il movimento sportivo federale,
atleti tesserati 4.185.843
205.212
4.391.055
composto da 45 Federazioni e da 16
società sportive
63.265
4.105
67.370
Discipline Associate, vanta oltre 4 milioni e
altri nuclei
5.843
230
6.073
391 mila atleti tesserati, più di 73 mila nuclei ot. Societa + altri nuclei 69.108
4.335
73.443
associativi, di cui 67 mila sono società
dirigenti societari 408.413
18.381
426.794
sportive e 6 mila sono definibili “altri nuclei”
tecnici 215.165
7.429
222.594
ufficiali di gara 103.985
3.827
107.812
(vale a dire società in attesa di regolare
tot. Operatori sportivi
727.563
29.637
757.200
affiliazione o di gruppi organizzati che
dirigenti federali
14.399
1.927
16.326
promuovono forme particolari di attività
altre figure
87.483
‐
87.483
sportiva e ricreativa). Oltre 860 mila sono gli
tot. Altri operatori 101.882
1.927
103.809
operatori che svolgono attività di supporto e
sostegno alla pratica all’interno delle organizzazioni societarie e federali, ricoprendo le
cariche di dirigenti, tecnici, ufficiali di gara e altre figure (prevalentemente si tratta di
medici, personale parasanitario, collaboratori, ecc.). Nel panorama sportivo nazionale, le
Federazioni coprono dei segmenti di attività fisico-sportiva che si caratterizzano
maggiormente per impegno agonistico, presenza di strutture e personale di sostegno alla
pratica attiva e all’articolazione strutturale ed organizzativa dell’attività svolta. Nel corso
degli ultimi anni il trend degli atleti tesserati delle FSN ha mantenuto il segno positivo
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Tavola xx Persone con più di 3 anni che praticano sport con continuità
per ripartizioni geografiche anni 2006-2010 (val. percentuali)
2006
2007
2008
2009
2010
2011
L’analisi
territoriale
infine
nord
24%
24%
26%
25%
27%
27%
mostra
una
differente
centro
21%
21%
23%
22%
25%
23%
attitudine alla pratica sportiva sud / isole
15%
16%
16%
16%
17%
15%
21%
21%
22%
22%
23%
22%
tra le ripartizioni del Paese, ITALIA
che riflette anche una diversa disponibilità di strutture organizzate. Lo sport, come tanti
altri aspetti della vita sociale, risente anch’esso delle indubbie differenziazioni che
sussistono tra il Nord ed il Sud del Paese. L’analisi territoriale mostra infatti differenti
attitudini alla pratica sportiva: nel Nord (27%) si pratica maggiormente attività sportiva
rispetto alle regioni del Centro (23%) e del Sud (15%).
Il Nord-est è la ripartizione geografica con la quota più elevata di persone che praticano
sport (40,4 per cento), con punte intorno al 58 per cento nella provincia di Bolzano e al 53
per cento in quella di Trento. Seguono il Nord-ovest con la punta del 45 per cento della
Valle d’Aosta e il Centro con il 32,4 per cento. Il Mezzogiorno si caratterizza per la quota
più bassa di persone che praticano sport nel tempo libero, con meno di un quarto della
popolazione di 3 anni e più che dichiara di dedicasi a questa attività. Le regioni con la più
bassa quota di praticanti sportivi sono la Campania e la Puglia (rispettivamente 19,4 e
20,7 per cento), mentre Sardegna e Abruzzo mostrano livelli di pratica decisamente
superiori rispetto alla ripartizione di appartenenza (32,2 e 30,3 per cento). Anche per
quanto riguarda l’attività fisica le quote maggiori di praticanti si riscontrano nel Centro-Nord
con il 29,8 per cento, mentre nel Mezzogiorno il valore scende al 23,6 per cento.
Grafico xx Piramidi della pratica sportiva
anni 2008 e-2010
40.000.000
Infine, osservandone l’andamento nel tempo, la
pratica sportiva legata alle società, affiliate alle
Federazioni riconosciute dal Coni, è in costante
crescita e il peso degli atleti tesserati alle FSN e
DSA è pari al 7,6% della popolazione italiana.
Questo è un buon risultato ma potrebbe essere
migliore allargando l’offerta di sport e coinvolgendo
gli altri 3 milioni di italiani, dei complessivi 13
milioni (22,8%) che praticano sport con continuità
al di fuori del movimento sportivo nazionale. Le
proiezioni per il 2010, sotto l’ipotesi di una eguale
velocità di diffusione dell’anno precedente, danno il
numero di atleti in aumento e prevedono il
superamento dei 4,5 milioni di tesserati delle FSN e
DSA.
35.000.000
4.501.000
Atleti tesserati
delle FSN DSA
4.187.000
Atleti tesserati
delle FSN DSA
30.000.000
8.788.000
8.244.000
25.000.000
20.000.000
Praticano
con continuità
Praticano
con continuità
5.582.000
Praticano
saltuariamente
5.945.000
Praticano
saltuariamente
15.000.000
10.000.000
15.942.000
16.436.000
Svolgono qualche
attività fisica
Svolgono qualche
attività fisica
5.000.000
0
2008
2010
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Usando queste proiezioni CONI e i dati rilevati con le indagini multiscopo ISTAT, è
possibile rappresentare in modo più completo, attraverso la piramide della pratica sportiva,
le informazioni attualmente disponibili dalle due fonti.
Con riferimento in particolare al 2010, considerando i tesserati a FSN e DSA alla stregua
di persone che praticano continuativamente attività sportiva, il numero di persone non
iscritte ad alcuna associazione che comunque pratica sport assiduamente ammonta a 8,8
milioni.
Questo valore sommato alle stime ISTAT di persone che pratica sport in modo saltuario o
comunque qualche attività il numero di italiani che ha a che fare con lo sport raggiunge al
quota del 61% della popolazione, pari a 35,6 milioni.
A completamento dell’analisi svolta è utile approfondire la pratica dell’attività sportiva in
persone con disabilità e a livello europeo.
Sull’attività fisica e sportiva praticata dalle persone con disabilità, le indagini più recenti
svolte dall’Istat risalgono al 2004-2005Il fenomeno della sedentarietà risulta, come
immaginabile, ancora più accentuato tra le persone disabili, con percentuali superiori al
58% nella fascia di età 6-44 anni, superiori al 76% nella fascia 45-55 e quasi al 90% per la
fascia degli over 65.
L’unico riferimento ufficiale utile per una comparazione internazionale è la ricerca europea
condotta da Eurobarometer7 per il 2010. In termini generali, si evince come l’Italia sconti
un grave ritardo rispetto agli altri Paesi: l’Italia, con una percentuale cumulativa pari al 29%
per la pratica sportiva (regolare e con qualche regolarità), risulta distanziata di molti punti
percentuali anche da Paesi culturalmente affini, quali la Spagna (39%) e la Francia (48%).
Sensibile è il distacco anche rispetto alla media europea che si attesta al 40%. Il dato
italiano risulta ancora più sconfortante alla luce del fatto che anche per la pratica sportiva
svolta saltuariamente, l’Italia si attesta a 5 punti percentuali di distanza rispetto alla media
europea, primeggiando per l’assenza di pratica dell’attività sportiva.
In media, l’Italia mostra inoltre una carenza di spazi d’attività sportiva in confronto di altri
Paesi europei. Ad esempio, i cittadini spagnoli dispongono (dati 2005) di circa 400 spazi di
attività sportiva ogni 100 000 abitanti; lo stesso vale per i francesi (dati 2010) con punte di
eccellenza in alcune Regioni (ad esempio la Lorena e la Piccardia) con oltre 570 spazi per
100 000 abitanti. Il dato medio nazionale italiano, in base all’ultima proiezione stimata dal
CNEL è di circa 264 spazi di attività (dati 2003) per ogni 100 000 abitanti, pari a circa i due
terzi della analoga disponibilità in Francia e Spagna. Anche le zone del nostro Paese
maggiormente dotate in termini di impiantistica sportiva (come i casi del Nord Ovest e del
Nord Est con oltre 350 spazi sportivi ogni 100 000 abitanti) non raggiungono i valori medi
della Spagna e della Francia.
7
I confronti con i dati nazionali richiedono una certa cautela in quanto l’indagine Eurobarometer e quella Istat
presentano sostanziali differenze metodologiche quali la numerosità del campione (più ristretto quello
europeo) e l’età della popolazione. Su quest’ultimo aspetto, Eurobarometer considera età superiori ai 15
anni, l’indagine nazionale Istat invece età superiori ai 3 anni. Ciò è particolarmente rilevante, in
considerazione degli alti tassi di pratica sportiva e fisica nell’età infantile ed adolescenziale rilevati sulla base
delle statistiche nazionali.
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4. individuazione
comunicazione
degli
obiettivi
strategici
e
operativi
di
a. Obiettivi strategici del Ministro e del Dipartimento
Il Dipartimento supporta l’azione del Ministro su varie azioni strategiche inserite
nell’agenda programmatica del governo (fonte: “Obiettivo crescita – l’agenda del
governo, cdm 24 agosto 2012):
- Razionalizzazione del Sistema delle Autonomie territoriali
- Ridefinizione di un quadro normativo coerente e integralmente attuativo del
diritto Comunitario per i Servizi pubblici locali
- Elaborazione e presentazione del Piano Strategico del Turismo
- Sviluppo di iniziative di attrattività turistica legate ad EXPO 2015
- Promozione della cultura e della lingua italiana all’estero
- Prosecuzione di progetti sui grandi attrattori culturali (es. Pompei)
Inoltre, lo scorso settembre il TANGOS -Tavolo Nazionale per la Governance nello
Sport, presieduto dal Ministro, ha approvato la prima edizione del Piano Nazionale
per la promozione dell’attività sportiva. Il documento illustra le azioni
strategiche per avvicinare alla pratica sportiva tutti i cittadini, in particolare i
giovani, gli studenti e gli anziani.
b. Obiettivi strategici di comunicazione
Migliorare la comunicazione interna del Dipartimento e rafforzarne l’identità
istituzionale restano, dato il contesto istituzionale sopra delineato, obiettivi
strategici prioritari da perseguire (proseguimento obiettivo 2012).
Altro obiettivo strategico è realizzare un supporto comunicativo durevole ed efficace
alle azioni per lo sviluppo del turismo italiano in particolare all’estero, e della pratica
sportiva in particolare tra i giovani, gli anziani, i disabili.
Le iniziative di comunicazione esterna e pubblicitaria, per il prossimo anno
saranno quindi focalizzate:
 sul proseguimento dei progetti in corso;
 sull’attivazione di nuovi progetti per:
 promuovere il Paese nell’ambito del turismo sia all’interno sia
all’Estero;
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
promuovere i valori ed i corretti comportamenti sulle materie di
pertinenza del Dipartimento.

c. Obiettivi operativi di comunicazione
1. migliorare le procedure di raccordo e coordinamento tra i tre settori del Dipartimento
2. armonizzare e razionalizzare gli spazi web afferenti a vario titolo al Dipartimento
3. creare sul web nuovi spazi di informazione ed approfondimento sui temi di
competenza e le attività istituzionali del Dipartimento, in particolare quelli di
maggiore attualità e con maggiore incidenza sulla vita dei cittadini
4. promuovere e migliorare i servizi on line già sperimentati sui temi di competenza
delle varie strutture e realizzarne di nuovi
5. realizzare campagne di comunicazione sul tema del turismo il più possibile
integrate tra loro quanto a contenuti, tempi, strumenti, coordinando quelle già in
progettazione e razionalizzando la programmazione di quelle future.
6. realizzare con i mezzi di comunicazione di massa (in particolare il servizio
radiotelevisivo pubblico) azioni di comunicazione diffuse nel tempo e di carattere
non pubblicitario
7. realizzare specifiche azioni di comunicazione per la promozione dell’Italia all’Estero
sotto il profilo turistico
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3. individuazione dei pubblici di riferimento
Nota
La derivazione dei pubblici dallo scenario è un work in progress, e rispetto alle segmentazioni abbozzate
nelle prime versioni del piano si sta procedendo di volta in volta a segmentazioni su progetto. Per la parte
generale, soprattutto analisi di scenario e target, è stata chiesta la collaborazione dei funzionari dei settori
affari regionali, turismo e sport che hanno partecipato alle due sessioni del corso di formazione in house
sulla comunicazione tenuto dalla dirigente del servizio X. Se ne attendono i contributi. L’odierno contesto
politico e gli ulteriori aspetti qui esposti rendono evidente il carattere contingente del Piano.
a. Pubblico interno al Dipartimento
Area politica:
 Ministro, portavoce, consulenti e dirigenti dello staff del ministro
Area amministrativa:
 Direttori generali: direttori degli uffici, dello staff del ministro, della struttura di
missione
 Dirigenti di II fascia: degli uffici, del servizio gestione, dello staff del ministro, della
struttura di missione
 Responsabili: della segreteria e della segreteria tecnica del capo Dipartimento, del
nucleo bilancio e contabilità
 Funzionari referenti di comunicazione dei vari uffici
 Funzionari referenti di comunicazione e operatori di comunicazione (web,
campagne ecc);
 altri funzionari, senza competenze o ruoli assegnati di comunicazione
b. pubblico interno alla PCM
 personale utente del sito intranet
c. pubblico esterno
Generalista (trasversale ai tre settori):
 cittadini utenti degli spazi web istituzionali del Governo e del Dipartimento
 media (quotidiani, periodici, stampa specialistica e locale, Tv nazionali e locali, radio
nazionali e locali, internet)
 influenti e stakeholder
Settore affari regionali
 Regioni
 Regioni a statuto speciale
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



Enti locali/Anci, Uncem, Upi
Enti locali beneficiari di fondi (aree svantaggiate, minoranze linguistiche…)
Ministeri
Conferenza unificata, stato-regioni, stato-città
Settore turismo
 Istituzioni (vedi settore affari regionali)
 Turisti italiani
 Turisti stranieri
 Categorie professionali (ex guide per riconoscimento titoli)
 Operatori di settore
 Associazioni di categoria
 Enti vigilati
 Influenti e stakeholder:
Settore sport
 Istituzioni (vedi settore affari regionali)
 Studenti (adolescenti e giovani)
 Ragazze e donne
 Anziani e disabili
 Persone che praticano sport saltuariamente
 Persone che pur non praticando uno sport, svolgono un’attività fisica
 Sedentari
 Spettatori di spettacoli sportivi
 Categorie professionali (ex maestri di sci)
 Operatori di settore
 Associazioni
 Enti vigilati
 Influenti e stakeholder:
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definizione dei contenuti e delle aree tematiche Per quanto riguarda la comunicazione esterna, è possibile ricondurre gli obiettivi strategici
e operativi definiti sopra ai punti 1 e 2 delle linee guida per il piano di comunicazione del
Governo e delle amministrazioni, secondo lo schema riportato alla pagina 38.
Nota
Per la definizione degli obiettivi di comunicazione il naturale punto di partenza sono stati, come si è detto
sopra, gli obiettivi del Governo, che collegati con le priorità dell’Editoria e limitate dai vincoli di budget e
istituzionali (linee guida Die), hanno generato una tavola sinottica di raccordo tra gli obiettivi strategici
istituzionali, gli obiettivi operativi di comunicazione, le azioni e gli strumenti di comunicazione, riportata in
calce al Piano. La tavola rappresenta dunque in una forma estremamente sintetica lo svolgimento logico del
Piano di comunicazione, a cui mancano il dettaglio del budget suddiviso per progetto, e l’ultima parte di
valutazione e misurazione dei risultati di comunicazione.
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6. budget
Il Dipartimento dispone di alcune somme residue del budget 2012, da impiegare per azioni
da realizzare nel 2013. In linea con le strategie sopra delineate, e con le disponibilità
finanziarie, le azioni sono individuate prevalentemente nell’ambito del settore turismo.
Le attività di promozione del turismo fanno parte della missione istituzionale del
Dipartimento (ufficio per le politiche del turismo) e della struttura per il rilancio
dell’immagine dell’Italia, e, al netto dei tagli comunque previsti dalla politica generale di
contenimento della spesa non sono soggette al ridimensionamento previsto dal dl
78/2010. Non sarà perciò necessario attivare per il 2013 piani gestionali presso il
Dipartimento per l’informazione e l’Editoria.
Dal gennaio 2013, il Dipartimento è unico centro di spesa per i tre settori. E’ quindi
previsto un unico capitolo “spese per l'attività di comunicazione istituzionale” su cui
figurano 578.340 euro di residui presunti 2012 da utilizzare nel 2013. Ci sono tuttavia altri
capitoli con varie disponibilità, nei quali potrebbero rientrare alcune spese di
comunicazione inserite in progetti di settore, ma su questo andrà fatta una valutazione
caso per caso.
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7. individuazione delle azioni e degli strumenti di comunicazione
Nota
La scelta delle azioni di comunicazione è stata, come si è visto sopra, indirizzata dalle Linee guida del Die e
le schede di dettaglio richieste dal DIE per le campagne di comunicazione a carattere pubblicitario sono
state inserite in appendice. Le azioni di comunicazione sono state piuttosto inquadrate in una prospettiva
organica che desunte dall’analisi dei dati, dei pubblici e del budget. Si è quindi deciso non solo per scelta di
metodo, ma anche per vincoli tecnico-redazionali di numerare le versioni successive del Piano nel corso
dell’anno, integrandolo di volta in volta con i nuovi elementi disponibili o le variazioni in corso d’opera.
In sintonia con le linee guida del piano di comunicazione del Governo, si considera
strumento privilegiato la comunicazione attraverso internet, sia per il contenimento della
spesa sia per la possibilità di raggiungere fasce di cittadini sempre più estese e
segmentate e attivare processi interattivi.
a. Azioni e strumenti di comunicazione interna
Linee guida redazionali condivise siti gestiti dal dipartimento e manuali di stile.
Consolidamento e ampliamento della rete di referenti interni e prosecuzione delle
iniziative di formazione in house
Prosecuzione e standardizzazione delle attività di coordinamento e raccordo con
governo.it e pcm.it
b. Azioni e strumenti di comunicazione esterna
I. Azioni e strumenti trasversali ai tre settori di attività
(comunicazione su mandato, servizi e temi istituzionali del Dipartimento)
Realizzazione nuovo sito internet del Dipartimento
- integrazione con siti ufficio turismo e ufficio sport e con gli altri siti collegati
istituzionalmente o gestiti da settori del Dipartimento, (italia.it, ontit.it ecc).
- proseguimento attività di coordinamento e razionalizzazione della presenza
del dipartimento sul web
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collaborazioni istituzionali e azioni integrate (partecipazione all’Anno della
cultura italiana in USA 2013; preparazione contributo a Expo 2015)
collaborazioni istituzionali (partecipazione al progetto “Italiaitalie” (capofila il Dip.
per lo sviluppo delle economie territoriali)
II. Affari regionali
(funzionamento dei rapporti tra Stato e autonomie)
Nuovo sito internet del Dipartimento/pagine dedicate
III. Turismo
(promozione del settore turistico e dell’immagine dell’Italia)
Integrazione nuovo sito ufficio turismo con nuovo sito dipartimento
Restyling e utilizzo multicanale del Marchio Italia (con Enit)
Convenzione redazionale con la RAI
Azioni integrate di Promozione del piano strategico turismo e conferenza
nazionale del turismo (con Regioni, UPI, ANCI)
Campagne pubblicitarie “Scopri l’Italia”
Campagna integrata (web, video virale e concorso) per il rilancio dell’immagine
dell’Italia all’estero
Azioni integrate (comprese campagne pubblicitarie) per la promozione delle
zone terremotate
Azioni integrate (comprese campagne pubblicitarie) di promozione del progetto
“Gioielli d’Italia”
Azioni integrate di promozione di Percorsi Enogastronomici (Le cattedrali del
vino, ecc)
IV. Sport (promozione valori competizione sportiva sana e stile di vita attivo)
Integrazione nuovo sito ufficio sport con nuovo sito dipartimento
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Promozione e sviluppo servizi web cinque per mille ecc.
Azioni integrate promozione stile di vita attivo
Azioni integrate (comprese campagne pubblicitarie) promozione valori Sport
senza doping
Le azioni e gli strumenti individuati, possono essere raggruppati con coerenza sotto le
linee strategiche e gli obiettivi individuati sopra, secondo lo schema riportato in appendice.
8. criteri
e strumenti di misurazione e valutazione dei risultati
Nota
La necessaria approssimazione rende difficile, in questa prima fase, impostare un monitoraggio e una
valutazione sistematici e oggettivi che tuttavia può essere considerata, se verrà proseguita, un’esperienza
sfidante, obbligando l’organizzazione a rimodulazioni della progettazione secondo l’approccio del PDCA in
base ad eventuali variazioni del contesto.
La struttura organizzativa del Dipartimento, suddivisa tra gli affari regionali, lo sport e il turismo, impone
distinzioni per materia per ciascuno dei 9 punti in cui il Piano si declina. Ad esempio in termini di budget la
disponibilità finanziaria, fortemente eterogenea nei tre diversi settori, determina una necessaria distinzione
anche tra gli strumenti di monitoraggio delle azioni di comunicazione. In particolare:
- per gli affari regionali non sono previsti stanziamenti per attività di comunicazione, pertanto le azioni di
monitoraggio successive dovranno basarsi su risorse internamente disponibili e fare riferimento a
riscontri amministrativi (es. aumento nel numero di relazioni tra Stato e regioni, ecc. );
- per il turismo sono invece previsti stanziamenti finanziari anche consistenti, che permettono di progettare
campagne pubblicitarie ad hoc o altre iniziative comunicative. In questo caso, disponendo di risorse
economiche, è di rigore prevedere azioni di monitoraggio affidate anche a soggetti valutatori esterni;
- per lo sport non sono previsti stanziamenti, anche se questo settore eroga servizi ad associazioni
sportive e a cittadini: la comunicazione dovrà quindi avvenire prevalentemente su internet, anche se il
vertice politico-ammnistrativo ha espresso l’esigenza di realizzare comunque alcune forme di
comunicazione pubblicitaria, che è stata recepita nelle schede di dettaglio allegate al Piano.
La misurazione del raggiungimento degli obiettivi di comunicazione e dunque la
valutazione complessiva dell’attività sarà effettuata in itinere sui singoli progetti con
risorse interne al Dipartimento, utilizzando gli strumenti a disposizione della PCM
(statistiche degli accessi ai siti internet e ai servizi web, analisi delle segnalazioni esterne,
istituzionali o di provati cittadini, questionari di soddisfazione), ed ex post sull’attività nel
suo complesso, individuando un soggetto valutatore esterno.
In linea con le direttive per il piano di comunicazione del Governo, il soggetto valutatore
misurerà gli effetti generati nel pubblico in termini cognitivi (ricordo e comprensione del
messaggio), emotivi (emozioni, opinioni, atteggiamenti positivi nei confronti dell’istituzione)
e di adozione da parte dei cittadini dei comportamenti desiderati.
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Sarà richiesta:
1. La definizione di indicatori qualitativi misurabili (attraverso sondaggi di opinione,
focus group, interviste…)
2. La definizione di indicatori quantitativi (es: indice GRP - gross rating point per le
campagne pubblicitarie, pianificate su carta stampata, televisione, radio; indice CTR
- click through rate per le attività sviluppate online o su mezzi digitali).
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9. appendice – schede di dettaglio sulle campagne di carattere
pubblicitario e tabella sinottica delle azioni di comunicazione
Schede:
-
“Italia much more”
Convenzione Rai
Piano strategico per il turismo
“Scopri l’Italia”
Promozione del turismo nelle zone terremotate
Promozione dell’attività sportiva
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Tavola sinottica: Obiettivi strategici 1. diffusione conoscenza mandato, servizi e temi istituzionali del Dipartimento Obiettivi operativi Azioni e strumenti Settore di competenza Linee guida redazionali condivise siti gestiti dal dipartimento e manuali di stile trasversale 1. migliorare le procedure di raccordo e coordinamento Consolidamento e ampliamento della rete di referenti interni e prosecuzione delle iniziative di formazione in tra i tre settori del Dipartimento house Prosecuzione e standardizzazione delle attività di coordinamento e raccordo con governo.it e pcm.it Integrazione nuovo sito ufficio turismo con nuovo sito 2. armonizzare e razionalizzare gli spazi web afferenti a dipartimento vario titolo al Dipartimento Integrazione nuovo sito ufficio sport con nuovo sito dipartimento 3. creare sul web nuovi spazi di informazione ed approfondimento sui temi di competenza e le attività 2. diffusione conoscenze su funzionamento dei rapporti Nuovo sito internet del Dipartimento/pagine dedicate istituzionali del Dipartimento, in particolare quelli di tra Stato e autonomie maggiore attualità e con maggiore incidenza sulla vita dei cittadini Azioni integrate di Promozione del piano strategico turismo e conferenza nazionale del turismo (con Regioni, UPI, ANCI) Restyling e utilizzo multicanale del Marchio Italia (con Enit) 5. realizzare campagne di comunicazione sul tema del Campagne pubblicitarie “Scopri l’Italia” turismo il più possibile integrate tra loro quanto a contenuti, tempi, strumenti, coordinando quelle già in Azioni integrate (comprese campagne pubblicitarie) per progettazione e razionalizzando la programmazione di la promozione delle zone terremotate quelle future Azioni integrate (comprese campagne pubblicitarie) di promozione del progetto “Gioielli d’Italia” 3. promozione del settore turistico e dell’immagine dell’Italia 6. realizzare con i mezzi di comunicazione di massa (in particolare il servizio radiotelevisivo pubblico) azioni di comunicazione diffuse nel tempo e di carattere non pubblicitario trasversale trasversale turismo sport affari regionali turismo turismo turismo turismo turismo Azioni integrate di promozione di Percorsi Enogastronomici (Le cattedrali del vino, ecc) turismo Convenzione redazionale con la RAI turismo Campagna integrata (web, video virale e concorso) per il rilancio dell’immagine dell’Italia all’estero Partecipazione all’Anno della cultura italiana in USA 7. realizzare specifiche azioni di comunicazione per la 2013 promozione dell’Italia all’Estero sotto il profilo turistico Preparazione contributo a Expo 2015 Partecipazione al progetto “Italiaitalie” (capofila il Dip. per lo sviluppo delle economie territoriali) turismo turismo turismo trasversale