A Cristo Re l`ingresso di don Enrico Trevisi

Transcript

A Cristo Re l`ingresso di don Enrico Trevisi
A Cristo Re l'ingresso di don
Enrico Trevisi
È giunto in auto insieme al Vescovo nella piazza antistante la
chiesa di Cristo Re il nuovo parroco, don Enrico Trevisi.
Sorridente ed emozionato, nel tardo pomeriggio di domenica 18
settembre è stato accolto da alcuni dei ragazzi e delle
famiglie che lo attendevano sul sagrato. Il tempo di indossare
i paramenti liturgici sopra il camice regalato proprio per
l’occasione dalla Parrocchia, e dalla ex casa parrocchiale
riconvertita in centro anziani, è iniziata la processione
d’ingresso.
Dietro ai ministranti della parrocchia c’erano gli studenti
del Seminario di Cremona. Quindi il nuovo parroco a fianco di
mons. Napolioni. Accanto il delegato episcopale per il clero e
la pastorale, don Gianpaolo Maccagni, e il nuovo rettore del
Seminario, don Marco D’Agostino (a lungo vice di don Trevisi).
La quindicina di sacerdoti concelebranti attendeva, invece,
all’ingresso della chiesa, dove il sindaco Gianluca Galimberti
(affiancato dal consigliere Luca Burgazzi) ha rivolto al nuovo
parroco e al Vescovo il saluto da parte dell’Amministrazione
comunale. Parole che hanno riecheggiato quanto già espresso la
domenica precedente nell’ingresso di don Maglia a S. Agata e
S. Ilario.
Il primo cittadino ha guardato a don Trevisi definendolo
“maestro di relazioni e di cultura” negli anni vissuti in
città alla direzione del Centro pastorale diocesano prima e
del Seminario vescovile poi. Lo sguardo si è focalizzato
quindi su Cristo Re e la “attenzione educativa” fortemente
radicata in parrocchia. “La nostra città – ha detto Gaimberti
– ha un bisogno infinito di relazioni educative grandi. E
allora don Enrico, a nome della città, ti chiedo che tu,
insieme a questa comunità, possiate aiutare tutta la città a
continuare a dare una risposta di senso. Aiutateci ancora e di
più aprendovi alla città”. Poi una riflessione sul valore
delle istituzioni, a partire dalla definizione di parrocchia
data da don Primo Mazzolari e richiamata da don Trevisi nel
suo messaggio alla nuova comunità. Infine l’auspicio per un
lavoro sinergico in grado di rispondere ai tanti bisogni della
città.
In chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons.
Napolioni, il vicario zonale uscente, don Gianpaolo Maccagni
(già vicario a Cristo Re), ha dato lettura del decreto di
nomina del nuovo parroco. Lo ha fatto per l’ultima volta,
visto che con l’ingresso di don Cavagnoli allo Ziast, sua ex
parrocchia, passerà il testimone a don Pierluigi Codazzi.
Tra i sacerdoti concelebranti don Mario Aldighieri, residente
in parrocchia così come don Pierluigi Pizzamiglio,
impossibilitato a essere presente. C’erano poi diversi
compagni di Messa e “colleghi” del seminario. E naturalmente i
diaconi permanenti residenti a Cristo Re: Giuseppe Mazzolini,
Flavio Carli e Marco Ruggeri. A coordinare la celebrazione, a
supporto del cerimoniere vescovile, il vicario don Diego
Pallavicini aiutato da Jacopo Mariotti.
Dopo
che
don
Enrico,
secondo
il
cerimoniale
proprio
dell’ingresso dei parrici, ha asperso l’assemblea e incensato
la mensa eucaristica, Morena Roncolato, in rappresentanza
dell’intera comunità parrocchiale, ha rivolto il saluto al
Vescovo e al nuovo parroco. Un discorso iniziato con il
ricordo della visita di mons. Napolioni a Cristo Re lo scorso
maggio per il conferimento dei sacramenti dell’Iniziazione
cristiana. Poi il grazie per aver accompagnato come un padre
l’ingresso del quarto parroco di Cristo Re. “Noi siamo pronti
a camminare insieme – ha garantito la rappresentante
parrocchiale a don Trevisi –, confidando che nella nostra
collaborazione non manchino mai due cose: il dialogo e la
condivisione”. Con un obiettivo chiaro: “realizzare
quell’umanità e quella fraternità voluta da nostro Signore!”.
Dopo il Vangelo proclamato da don Trevisi, ha preso la parola
il Vescovo per l’omelia. Ma prima ha voluto che il nuovo
parroco sedesse di fronte a lui, nel primo banco. Cosa che don
Trevisi ha fatto, posizionandosi di fronte ai suoi famigliari.
Nella sua riflessione mons. Napolioni ha guardato in
particolare al ministero di parroco. Lo ha fatto, però, dopo
aver voluto sottolineare alcuni elementi che accomunano la
propria storia personale con quella di don Trevisi: “Hai la
stessa età – ha ricordato il Vescovo – di quando io, sei anni
fa, in settembre come adesso, diventavo parroco a S. Severino,
dopo essere stato, esattamente come te, dodici anni rettore
del Seminario, insegnante e impegnato nell’animazione
pastorale e, come te, ero in crisi d’astinenza da parrocchia”.
E subito una precisazione: “La parrocchia non è l’ultimo posto
che un prete desidera vivere: è il primo!”.
E ancora: “Tu, don Enrico, oggi diventi parroco di Cristo Re.
Oggi non significa solo 18 settembre, ma in questo tempo, con
la sua complessità, con la sua fame di speranza. Oggi
significa con questi volti che incontri qui, che fanno corana,
che sono l’assemblea visibile, ma anche con tanti che magari
hanno già sbattuto la porta, che sono stanchi, che hanno hanno
deciso che queste cose che ancora facciamo sono cose del
passato. Oggi in cui essere cristiani non è più automatico
solo perché battezzati. E lo sappiamo perché la comunità si
prende cura dell’Iniziazione cristiana dei sui ragazzi, della
formazione dei suoi giovani”.
“Dimenticavo un particolare che non ci accomuna ancora del
tutto – ha quindi proseguito scherzando il Vescovo –: sei poco
Scout. Ma questo lo recupererai in fretta. Anche perché ti
servirà, proprio in questi primi passi, essere scout, cioè
osservatore, ascoltatore, curioso, esploratore, capace di
intercettare tutto il bene nascosto che c’è in parrocchia”.
Parroco di una parrocchia – ha sottolineato ancora il Vescovo
– che è Chiesa tra le case. E qui una vera e propria
raccomandazione con una richiesta ai parrocchiani: “Se non lo
vedete in giro venitelo a chiamare. Perché deve stare tra le
case, lungo le strade, pronto a bussare dove c’è solitudine,
pronto ad ascoltare dove c’è bisogno di confidarsi. Questo è
il parroco! Io l’ho sperimentato in questi anni decisivi per
la mia vita, mi hanno probabilmente cambiato. Ti auguro di
lasciarti plasmare davvero dalla tua gente, della quale
scoprirai presto i pallini, i difetti, le fissazioni, ma anche
tutta la carne di Cristo che ti è affidata”.
Poi quasi “giocando” sull’orgoglioso senso di appartenenza
della comunità di Cristo Re, ha invitato a non riunchiudersi
dentro i propri confini, nella consapevolezza che “Cristo è re
crocifisso per la salvezza del mondo. E dunque Cristo Re sta
in ogni casa, in ogni volto e in ogni frammento di umanità di
questo territorio, di questa città e di questo mondo”.
Rifacendosi alla pagina evangelica il Vescovo ha indirizzato
don Trevisi su come “amministrare” la vita cristiana. Con la
domenica come punto vitale per la comunità: “sarà il momento
in cui la comunione con Cristo diventa comunione tra noi:
abbiamo una nuova identità e siamo davvero sempre di più di
Cristo Re”.
Al termine dell’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo la
professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo
responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti
della fede nella comunità. Quindi, alla fine della
celebrazione, supportata con il canto dal coro parrocchiale,
don Trevisi ha preso la parola per il saluto ai nuovi
parrocchiani.
Parole ricche di commozione quelle dello “apprendista
parroco”, come egli stesso si è definito paragonandosi
all’operaio chiamato a lavorare nella vigna del Signore
all’ultima ora, e per questo bisognoso di tutto e tutti.
Non sono mancati i grazie: ai familiari, agli amici, ai
sacerdoti e ai diaconi presenti in parrocchia. Un pensiero
particolare anche al liceo Vida e, soprattutto, al “caro
seminario” con un’attenzione rivolta soprattutto ai
seminaristi e a Jacopo, il giovane delle parrocchia che
entrerà in Seminario: “Dio si fida di voi! Non basta la terra
a contenere la gioia di chi si sa amato da Dio, anche se poi
ci tremano le gambe per la nostra piccolezza e fragilità. E
anche voi fidatevi del Signore Gesù, che si fida di voi!
Amatelo sopra ogni cosa!”.
“Impariamo a fare della parrocchia una famiglia di famiglia”,
ha quindi proseguito, facendo riferimento anche all’incarico
di coordinatore del tavolo pastorale che il Vescovo gli ha
affidato insieme al ministero di parroco.
Infine altre due citazioni mazzolariane: la prima per aiutare
a interpretare e vivere il tempo complesso che si sta vivendo,
la seconda ripresa dalle parole rivolte a don Aldo Cozzani,
secondo indimenticato parroco di Cristo Re, alla vigilia della
sua ordinazione suddiaconale.
Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del
Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Lucia Frati e
Pierluigi Adami. Ha quindi fatto seguito un festoso momento
conviviale in oratorio.
Photogallery
Biografia del nuovo parroco
Don Enrico Trevisi è nato a Asola (Mn) il 5 agosto 1963 ed è
stato ordinato il 20 giugno 1987 mentre risiedeva nella
parrocchia di Pieve S. Giacomo. Laureato in Teologia morale a
Roma, è rientrato in diocesi nel 1990 con l’incarico di
vicerettore del Seminario.
Dal 1997 al 2004, pur continuando l’insegnamento in Seminario,
è stato direttore del Centro pastorale diocesano e, dal 1997
al 2003, anche dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale
e del lavoro. Inoltre tra il 2000 e il 2005 è stato assistente
spirituale della Acli.
Nel 2004 è rientrato in Seminario con il ruolo di rettore. Ora
mons. Napolioni, con decreto del 10 giugno, l’ha nominato
parroco della parrocchia di Cristo Re in Cremona, succedendo a
don Giovanni Cavagnoli.
Il saluto del nuovo parroco
Anzitutto esprimo la gioia di venire in mezzo a voi e
ringrazio il vescovo Antonio per aver assecondato il mio
desiderio di lavorare in parrocchia, un desiderio che è nel
cuore e nella radice di ogni sacerdote.
Arrivo con la sincera riconoscenza per quello che il Signore
ha già seminato e per quello che sta crescendo in mezzo a voi,
anche tramite il ministero generoso dei sacerdoti che hanno
fondato e coltivato la Parrocchia di Cristo Re. Un grazie
particolare a don Gianni, che è stato mio insegnante e poi
collega nello Studio Teologico, e a don Diego che da subito mi
ha accompagnato nel decifrare gli innumerevoli fermenti di
grazia sparsi nel quartiere Po.
Un grazie a don Mario e don Pierluigi, ai diaconi, alle
famiglie, a tutti i collaboratori nell’ambito della liturgia,
della catechesi, della carità, delle differenti ed esaltanti
sfaccettature della missione educativa (e pensiamo anzitutto
all’Oratorio). Ho già intravisto tanta ricchezza di proposte e
di servizi per comunicare la bellezza del Vangelo e l’ansia di
carità verso tutti, specialmente verso i ragazzi e verso i
poveri. Arrivo riconoscendo che c’è un cammino parrocchiale
già tracciato, una carità già testimoniata, una fede già
celebrata, e tante iniziative già pensate e programmate.
Arrivo con il desiderio di proseguire con tutti voi in questo
cammino.
Arrivo con la certezza che “la gioia del Vangelo riempie il
cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”
(papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium n.
1). E dunque con il proposito di aiutarvi a riconoscere e reincontrare sempre di nuovo il Signore Gesù.
Con voi imparerò a fare il parroco, e conto davvero sia sulla
vostra Misericordia sia sul vostro aiuto, competente e
prezioso. Dell’aiuto di Dio, per me e per voi, ne sono certo.
Io arrivo come ultimo e sarò chiamato a presiedere la duplice
mensa della Parola e dell’Eucaristia: ma rimango ultimo nel
conoscere le persone, nell’imparare i bisogni da saziare, le
ferite da curare, le famiglie da accogliere, i ragazzi da
incoraggiare.
Ho bisogno di essere accompagnato a conoscere, a servire, ad
amare.
In questi giorni ho ripreso in mano un vecchio testo di don
Primo Mazzolari. Si parla della parrocchia come di uno
strumento per “una carità senza limiti, come senza limiti sono
i bisogni dei parrocchiani, dei vicini, che sono pochi, dei
lontani, che sono molti”. Poi nel suo stile ci sono
affermazioni provocatorie: “La parrocchia è una meravigliosa e
insostituibile istituzione, ma chiede di essere ‘rifatta’ su
misura delle nuove, urgenti necessità”. E cercheremo insieme
di capire queste nuove urgenti necessità che riguardano le
famiglie, i giovani, gli anziani, i malati, i disoccupati, gli
immigrati… “La parrocchia – dice sempre Mazzolari – al
servizio dei poveri vuol dire semplicemente amare di più chi
ha bisogno di essere amato di più, e non lasciare fuori questi
o quelli dal nostro amore”.
Insieme cercheremo di crescere nella capacità di amare di più
chi più ne ha bisogno… tenendo fisso lo sguardo sul Signore
Gesù, aiutandoci a restare sulle frequenze della sua Parola,
aperti all’azione dello Spirito.
Un abbraccio a tutti, a partire da coloro che sono feriti nel
cuore, che sono malati, che sperimentano le fatiche della
vita, le trame oscure delle tante ingiustizie e peccati che
rendono tristi anche questi giorni. Ho già iniziato a
ricordarvi nella preghiera…
E ricordatevi anche voi di pregare per me… e per i miei cari
seminaristi perché il cammino di ciascuno sia nella fedeltà al
Vangelo e nell’amicizia con il Signore, che è il vero tesoro
della vita.
don Enrico