15 dicembre 2001

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15 dicembre 2001
Il narratario, nella moderna
critica letteraria indica il
lettore, non quello reale, che
ha letto o che leggerà, ma
l'implicito, quello cui si rivolge
l'autore.
Come scriveva Manzoni nel
primo capitolo del suo
capolavoro: “Pensino i miei
venticinque lettori che
impressione dovesse fare
sull'animo del poveretto, quello
che s'è raccontato”.
il
narratario
laboratorio di testi: racconti analisi rapsodie epopee
giornale in foglio con editoria elettronica da tavolo direttore responsabile Fabio Trazza
20125 Milano via Arbe 29 - tel. 02/6072832 tel./fax 02/6123586
anno settimo
numero diciannove
redazione organizzazione fotocomposizione e stampa in proprio
Periodico Quindicinale - Autorizzazione del Tribunale di Milano - numero 34/95 del 28 gennaio 1995
Premio Nazionale “Verba Volant” 1999 con patrocinio Ministero della Pubblica Istruzione - www.ilnarratario.it
sabato
15 dicembre 2001
L’Europa non è un corpo contundente con cui forze politiche avverse si possano rincorrere. Lo facciano con gli strumenti casalinghi delle beghe nazionali.
È tempo di rendere «nuovo» il «vecchio» continente. Per scrivere una costituzione si riprenda l’esercizio di riflessione e di analisi su progetti e culture.
Frammenti inediti di Altiero Spinelli
A 15 anni dalla morte dell’autore del «manifesto» per la federazione europea, ne onoriamo l’avventura
l’avventura,, pubblicando in esclusiva un frammento del ’43 e una lettera del ‘44
delle idee è ancora più difficile e più feconda da
L’ avventura
ripercorrere della stessa avventura delle persone.
«Habent sua fata libelli» ricordò una volta Spinelli, nella sua
autobiografia, per indicare lo stupore con cui aveva scoperto,
in carcere, un piccolo testo di Einaudi, in cui si dimostrava che
un popolo, quando esce da un bagno di sangue (come fu per
l’Europa dopo la prima guerra mondiale), deve progettare il
suo futuro cominciando a portare dinanzi al tribunale della
ragione quelle istituzioni che hanno avuto le massime
responsabilità per la vita degli uomini sulla terra. Allora si
trattava della Società delle Nazioni. [Oggi, dopo e durante le
tante guerre successive alla lunga guerra fredda, dovremmo
pur cominciare a parlare dell’Onu]. Oggi, invece, immaginiamo
che dinanzi al tribunale [non della ragione, ma degli uomini]
si possano tradurre solo dei singoli individui, piuttosto che le
istituzioni che hanno regolato la vita dei popoli. [Per esempio:
su chi ricade oggi la responsabilità di aver permesso per anni
l’esistenza di uno stato, in Afghanistan, che non voleva
rispondere a nessuno delle sue paradossali forme istituzionali?].
Come ognuno può constatare si tratta dell’esatto rovesciamento
di posizioni. È molto risolutorio e rassicurante un processo che
condanni qualche capo di stato o di movimento come criminale
di guerra. Dubito che sia sufficiente ad individuare nuove forme
per reggere le istituzioni del futuro. A dispetto della nostra
indubitabile crescita civile e giuridica, il nostro attuale
approccio alla soluzione dei conflitti contemporanei è solo un
pò più feroce e più primitivo di quanto non fosse agli inizi del
secolo scorso. Einaudi dopo la prima guerra mondiale non
cercava criminali di guerra. Cercava crimini. E trovò quello
capitale: il crimine era quello di lasciar sopravvivere i singoli
stati nazionali europei senza vincoli federali. Un crimine da
imputare alla Società delle Nazioni. Altiero Spinelli ebbe il
merito di raccogliere il nucleo di quella scoperta, di
opea»
appr ofondire i «Pr oblemi della Federazione Eur
Europea»
opea»,
mettendo dinanzi al tribunale della ragione le ideologie
dominanti e a lui contemporanee: la democratica, la comunista,
la razzista. Iniziò il lavorio, uscendo dal carcere «senza vendette
né rancori da placare», per l’avventura della costruzione
europea oltre l’avventura delle persone. Anche di quelle che lo
avevano isolato o tradito. A cominciare dai comunisti (per le
cui idee era finito in carcere) e da tanti socialisti (poi così
celebrati come Sandro Pertini). Questi frammenti sono la
testimonianza dell’avvio, con la liberazione, dell’operosa
tessitura di Altiero Spinelli, che si spense nel 1986.
g raziamento a Lui
gi V
ittorio Majocc
hi
ring
Luigi
Vittorio
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hi, cui devo la
Un rin
ricerca degli inediti.
Ad Altiero Spinelli si deve l’individuazione dell’unica strada
che si dà all’Europa per evitare l’emarginazione dalle dinamiche
ederazione
planetarie e la conseguente decadenza: la ffederazione
ederazione.
L’alleanza Usa-Russia-Cina per battere il terrorismo[auspicata
per primo dal narratario, 15.9.01], è solo l’ultimo richiamo
del mondo al possibile e definitivo isolamento dell’Europa.
Bozza di scritto, non pubblicato, datato agosto 1943
(Potrebbe essere stato scritto a Milano oppure a Torre Pellice)
“I
l regime instaurato da Hitler in Germania e che egli ha
tentato di imporre all’Europa intera ha suscitato lo sdegno di
tutti i popoli e di tutti gli uomini amanti della libertà e della
giustizia. La lotta contro il dominio tedesco è stata inizialmente
una lotta di liberazione nazionale, che mirava a cacciare lo
straniero. Tuttavia nel corso stesso della battaglia l’obiettivo si
è esteso. Liberali, democratici, socialisti, comunisti si sono
andati rendendo conto che la lotta non sarebbe finita con
l’abbattimento del regime hitleriano, che anzi questo
rappresenta solo un tipo particolarmente ripugnante o
pericoloso di una forma di regime che minaccia ancora in modi
e forme diverse la libertà dei vari popoli. Questo nemico è lo
stato nazionale moderno, centralizzato nella sua struttura
interna ed assolutamente sovrano nei suoi rapporti
internazionali.
Questa forma di organizzazione politica rese per il passato
grandi servigi al progresso dell’umanità. Ha eliminato l’anarchia
feudale, sostituendo su vasti territori l’impero della legge a
quello della violenza; ha facilitato i traffici permettendo così la
formazione di grandi mercati ed un enorme accrescimento della
ricchezza; ha allargato il senso di solidarietà umana che prima
non si estendeva oltre l’orizzonte [sic] del campanile e che ora
abbraccia l’intera nazione; ha permesso alle nazioni di sviluppare
le loro peculiari forme di civiltà; ha facilitato la circolazione
delle idee e reso in conseguenza più fecondo l’ingegno umano,
apprendo [sic] un’era di progresso quale non c’era mai stato
[sic] per il passato.
Accanto a questi elementi benefici lo stato nazionale ne
conteneva tuttavia anche di malefici. Eccettuati alcuni casi
particolari come quello svizzero, ollandese [sic] e -parzialmenteinglese, esso è sorto in tutti i principali paesi europei nella forma
di monarchia assoluta, nelle cui mani si concentravano tutti i
...
di fabio trazza
poteri dispotici che si trovavano prima sparsi nelle varie signorie
feudali. Questo suo tratto barbarico, che non è mai andato del
tutto perduto nel corso del suo sviluppo, ha costituito una
permanente minaccia per la libertà dei cittadini esposti ai suoi
soprusi. Lo stato moderno ha inoltre creato le nuove divisioni
dell’umanità in comunità nazionali fra le quali i rapporti
restavano allo stesso stato di anarchia che aveva caratterizzato
nei tempi anteriori i rapporti fra le signorie feudali.
Assolutamente sovrano di fronte agli altn stati, ciascuno di essi
ha la possibilitã di provvedere al proprio benessere ed alla
propria potenza indipendentemente dagli effetti che ne possono
conseguire per gli altri. Data la disuguaglianza di forze fra i
vari stati questa possibilità accresceva le dlffidenze reciproche
e convertiva il senso di difesa in desiderio di aggressione. Era
creata una situazione che portava a frequenti guerre, poichè in
ultima istanza i contrasti fra stati non potevano essere risolti
che con la forza.
Le varie forze progressiste esistenti nei vari paesi si sono sempre
resi [sic] conto di tali deficienze ed hanno lavorato ciascuno
nell’interno del proprio paese per correggerle. La cultura
umanistica sempre più diffusa, ingentiliva gli animi ed insegnava
ad apprezzare i più alti valori umani; il liberalismo imponeva
allo stato il rispetto di alcune fondamentali libertà individuali;
il liberalismo economico faceva scomparire la politica
mercantilistica che concepiva la vita economica del paese come
semplice strumento di potenza dello stato; la democrazia
riusciva, se pure in misura diversa nei diversi stati, a sottoporre
il governo al controllo dei cittadini; il socialismo cominciava
ad imporre allo stato il dovere di provvedere al benessere
collettivo di tutti i cittadini.
È sembrato ad un certo momento che cultura, libertà, democrazia, socialismo, e le forze sociali che eran dietro a questi
[sic] correnti compenetrando sempre più delle loro esigenze i
vari stati nazionali, avrebbero finito con l’estinguerne l’intimo
carattere autoritario ed aggressivo. Ciascuno di questi [sic]
correnti guardava con fiducia ad un avvenire in cui l’umanità
sarebbe stata riunita tutta in un’unica libera comunità dedita
ad opere di pace e di civiltà. Ed anche quando si verificò la
catastrofe della prima guerra mondiale, sembro [sic] che ove
questa guerra si fosse conclusa con la vittoria della democrazia, essa sarebbe stata l’ultima guerra.
L’esperienza fatta dopo la prima guerra mondiale e nel corso
della seconda ha mostrato che tutte queste speranze erano
illusorie. Lo stato autoritario ed imperialista può trasformarsi
superficialmente sotto la pressione delle forze del progresso,
ma conserva il suo carattere intimo in tutte le sue strutture
fondamentali, cerca nella società nuovi alleati, utilizza le stesse
conquiste del progresso trasformandole in suoi strumenti ed
attende pazientemente le occasioni propizie per conquistare il
terreno perduto.
Volendo dare uno schema generale, che va concretizzato
nell’applicarlo ad ogni singolo caso, possiamo descrivere nel
modo seguente il processo storico che si è svolto in gran parte
sotto i nostri stessi occhi.
La roccaforte dello stato autoritario è costituita dal principio
della sua sovranità assoluta nel campo internazionale. Finché
sussisterà l’assurdo sistema internazionale europeo, nel quale
ogni stato deve essere forte e ben armato per difendersi ed
aggredire, è necessario che egli sia organizzato in modo
sostanzialmente autoritario e centralizzato, quali che siano le
apparenze esteriori. Specialmente in un’epoca nella quale la
guerra implica l’impiego di tutte le risorse umani [sic] e materiali
del paese, l’autorità statale deve essere [...]
...
SPINELLI A ROSSI - 14 GIUGNO 1944
Fonte: Ahce, Fondo Sp., Dep. 1-4.
Lugano 14-6/44
Hotel Continental
aro Rossi, per una dozzina di giorni resto a Lugano, ove ho
accompagnato Ursula che si recherà fra qualche giorno in clinica
per avere il bambino. Ma la posta da Bellinzona mi verrà
inoltrata.
La mia lettera del 7 è stata imbucata personalmente da me
insieme alla relativa cartolina la notte fra il 7 e l’8 verso le 11.
Era stata chiusa una volta sola. Perciò il fatto che ti sia arrivata
un giorno dopo la cartolina puzza un po’. Per le cose riservate
continua a scrive[re] ancora allo stesso indirizzo finché non
sarò tomato a Bellinzona.
Sono rimasto un po’ male leggendo che malgrado le mie
raccomandazioni ti sei immediatamente affrettato a far leggere
la mia lettera. Mi impedisci di darmi il piacere di scriverti
liberamente, dandoti qualche scorcio personale che dovrebbe
servire solo a te.
Ti ringrazio assai per le critiche che fai ai miei difetti. Ne terrò
C
conto. Credo che tu abbia ragione nel rimproverarmi una certa
durezza che ho talvolta nel trattare con altre persone. Ti assicuro
però che non è dovuta all’atteggiamento di leader in potenza
come dici tu, ma è un residuo del modo di fare che ho imparato
da molti anni. Fra comunisti si può parlare sempre in un modo
un po’ secco e militaresco senza che nessuno degli interlocutori
se ne offenda. In fondo l’apprezzo più che non il modo di parlare
affabile che è sempre ipocrita nei rapporti politici i quali debbono
concretarsi in azioni comuni e non in amichevoli abbracci. Una
delle cose che mi danno sempre un sottile fastidio nei rapporti
reciproci fra i membri di G.L. ed ora del Pda è che tutti si
considerano amici. Ne vengono fuori delle cose sconce. Tizio
riceve una certa missione perché è un amico e non perché è
capace di assolverla. A Caio non si può muovere la tale critica
perché altrimenti si considera offeso come amico. - Tutto
diventa più inefficiente. - Tuttavia se sono persuaso che bisogna
concepire un partito come un insieme di uomini che collaborano
e non come un insieme di uomini che si amano, riconosco che
il mio modo di fare può riuscire urtante e cercherò di
correggermi.
Desideravo che tutto quel che mandi in Italia passasse per le
mie mani per due motivi. In primo luogo perché diffido di
Damiani che non capisce ancora di essere una bestia e può
sempre decidere di sua testa che qualcosa è inutile [ed] è inutile
inoltrarla. Io accompagnerei sempre tutto con una mia lettera
in cui oltre tutte le mie considerazioni scriverei sempre l’elenco
degli allegati. Aggiungi che poco a poco Damiani e Tino hanno
preso l’abitudine di considerarmi come persona della cui
opinione debbono tener conto, mentre non sono riusciti ancora
a capire la stessa cosa di te, rispetto al quale credono di poter
sempre fare meglio. In secondo luogo ci tengo che in lialia
appaia che il lavoro è fatto da persone del m.f. [Movimento
federalista], ed in particolare da te. Quando penso che Ferruccio
[Parri] continua a credere che le persone più autorevoli qui
sono le due o tre che sai, e non ci ricomprende te che pure lui
conosce da anni, mi viene una rabbia verde per il cretinismo
degli “amici”. Ma questo ê ancora un bel caso di quel tipo di
rapporti di cui ti accennavo più sopra. - Perciô insisto che, non
appena tornerò a Bellinzona, e ti troverò un indirizzo più
maneggevole, mandi tutto a me. Se mi mandi una seconda copia
del bollettino, non avrò più da far perder tempo alla copia da
inoltrare in Italia. - E non farmi il frenetico ad ogni momento.
È vero che il ritardo di una notte può far perdere un corriere.
Ma se tu mandi la roba regolarmente i giorni x, y e z del mese,
e non sai quando il corriere parte, ciò è perfettamente
equivalente a mandare i giorni x+1, y+l, z+1 regolarmente.
Non ti consiglio di mandare pellicole in Italia prima di aver
ricevuto risposta affermativa. Corri il rischio di fare un lavoro
inutile. - Comunque quando comincerai a mandare le pellicole
vorrei che mi dicessi il giorno in cui le mandi e quel che mandi,
in modo che nelle lettere io annunzierò l’invio.
Il numero di sabato dell’Avanguardia avrà un mio lungo articolo
sulla nascita della democrazia in Italia 1. L’ho scritto con un
certo intimo pessimismo perché quando vedo che persino nella
nomina del sindaco di Roma non ci si sa staccare dalla tradizione
che lo vuole di famiglia nobile, dubito assai che il governo avrà
tanta fantasia politica da non ricostruire uno stato identico a
quello sabaudo crollato. Ed in tal caso l’alternativa monarchia
repubblica diventa veramente una formalità di 7o ordine. - Gli
articoli della Avanguardia saranno firmati. Non ho voluto che
si conservasse l’anonimo, perché non posso farla con
collaboratori che scrivono tutti nel senso voluto da noi, e non
ho voglia di assumermi la responsabilità di tutta la rettorica
repubblicanoide che vi imperverserà.
Ti accludo una copia del mio schema di rivista. Puoi tenerlo, e
vorrei anzi che ne mandassi copia agli eventuali collaboratori,
ma non lo perdere perché ne ho solo più una copia per me.
Come potrai vedere il problema della struttura dello stato è il
terzo. Una rivista europea non può avere come questione
centrale quella del decentramento interno dei singoli stati. Tu
mi avevi detto che la rivista dovrebbe avere come compito
studiare il piano Olivetti. Ora mi ripeti ancora che dovrebbe
trattare dei problemi delle autonomie locali. Anche di questi
problemi, o solo di questi problemi, o prevalentemente di questi
probhemi? Il nodo della questione è tutto qui.
Ti accludo anche la delega dei cristiano sociali di cui conservo
copia nel mio archivio 2. Non appena riavrò la delega dei
repubblicani te ne manderò copia. Però, accidenti, col tuo corpo
di schiavetti negri, potevi ben farla copiare tu.
Il mio articolo in tedesco, che mi dispiacerebbe assai di saper
perduto, perché come ti avevo detto era l’unica copia che ne
avevo, si chiama Der neue Kurs in Italien. Ormai è superato
dagli avvenimenti ed è inutile tradurlo. Ma lo vorrei comunque
indietro 3.
Dall’Italia non ci è venuta ancora nessuna risposta. Però l’Italia
libera di Milano che pubblica regolarmente articoli federalisti,
il
narratario
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ha pubblicato il testo del primo progetto di dichiarazione. Fanne mettere fotografia nell’archivio di Pierre [J.M. Soutou].
Con Morandi le cose stanno a questo punto. Egli ha avuto
dall’Italia una delega in cui si dice che il p.s. segue con interesse
e approvazione l’iniziativa di Ginevra, e lo delega a prender
parte ai lavori e ad aderire purché sia messo più bene in chiaro
che si tratta di una iniziativa delle forze di sinistra, che non è
una manovra del gioco inglese, e che non si tratta di una
soluzione antirussa 4.
Io ho avuto un colloquio particolare con Morandi. Egli mi ha
detto che era molto contento della nostra imziativa, e mi ha
chiesto se si chiedeva una adesione una volta tanto ad una
dichiarazione, lasciando che il comitato federalista restasse
quello che era o se si chiedeva una partecipazione del p.s. con
un suo delegato. Gli ho risposto che volevamo quest’ultima
cosa. La differenza fra il m.f. [movimento federalista] italiano
e questo europeo consisteva proprio nel fatto che il primo si
rivolgeva ad individui e questo a movimenti. Sapevo bene che
nelle attuali circostanze nessun partito si sarebbe impegnato
incondizionatamente, ma i dirigenti dei vari partiti avevano oggi
il dovere di spiegare una audace iniziativa e senso di
responsabilità per impegnare i rispettivi partiti in un indirizzo
costruttivo. Perciò nel suo caso specifico il Psiup avrebbe
dovuto contribuire con un suo delegato a rendere sempre più
solido e fruttuoso questo primo legame federalista. Mi ha
chiesto anche se intendevamo che la lotta per la federazione
dovesse essere concepita come una lotta delle forze di sinistra,
benché riconoscesse che anche partiti conservatori - come
liberali e cattolici - potessero aderirvi. Gli ho risposto che così
doveva essere, ma che così sarebbe stato non per decisione
preliminare, ma perché eravamo sicuri che i p. di simstra - e
specialmente quelli socialisti - vi avrebbero giocato un ruolo
preminente. Tanto più era perciò doveroso aderire e partecipare
con fervore. - Ha concluso assicurandomi che egli era
personalmente d’accordo con me, ma che avrebbe dovuto
ancora consultare alcuni compagni, dopo di che ci avrebbe dato
risposta ufficiale. - A convincerlo aveva già contribuito Usellini.
Il quale è stato in continuo contatto con lui durante tutto questo
tempo. - Ti ripeto ancora una volta che quel che ora ti dirò è
riservatissimo. Ricordati che al convegno di Milano 5 abbiamo
solennemente stabilito che non avremmo fatto intrighi fra i
partiti. Perciò quel che ti dirò ora è una comunicazione di uno
dei due dirigenti del m.f. italiano all’altro. Ii Pda non c ‘entra,
e nessun altro deve saper nulla del lavoro fatto fra me e
Guglielmo [Usellini] in mezzo ai socialisti. Non c’è amicizia
che tenga. A Milano gli unici due dirigenti del movimento con
pieni poteri siamo stati tu ed io 6. Ci siamo capiti, spero. E
veniamo ai fatti. Morandi aveva incaricato Usellini e [Piero]
Della Giusta di fare due progetti di dichiarazione di adesione.
Quello di Usellini, che ti accludo, è stato scritto da me. Ti
accludo anche quello di Della Giusta e la lettera che Guglielmo
[Usellini] mi ha mandata. Tutti e tre questi documenti sono
riservatissimi e devi rinviarmeli perché non ne ho altre copie.
Ho anche rifornito Usellini di tutti gli argomenti necessari per
combattere il progetto Della Giusta. Usellini ha avuto
l’appoggio di Morandi e di quasi tutti, che han chiesto l’aggiunta
della caratteristica “federazione di paesi democratici” e un
augurio che anche l’Urss possa aderire. Morandi - che si sta
staccando dall’ala filocomunista - è stato contrario agli eccessivi
ditirambi filo-russi di Della Giusta. A quest’ora (17h) il gruppo
socialista sta tirando le conclusioni. Alla fine di questa lettera
ti comunicherò il risultato. Si nominerà - a nome della direzione
del Psiup una delegazione - di cui Usellini sarà segretario - per
le relazioni col centro federalista. E trasmetteranno al bureau
provvisorio la risposta. Inviandotela ti unirò l’abbozzo di
risposta che secondo me dovreste far loro.
Però Morandi - che è il centro di tutta la combinazione - è
estremamente infido, colla sua maledetta paura di assumersi
responsabilità. Ho raccomandato ad Usellini di fare in modo
che il delegato alla prossima riunione sia Morandi, il quale invece
vuole che sia Usellini - evidentemente per poter domani dire:
io non c’ero. Come prova della sua tendenza a scappare eccoti
l’ultima. Morandi sapeva ed era d’accordo che venerdì prossimo
- cioè fra due giorni - ci sarebbe stata una riunione socialista
cui avrebbe partecipato Robert [R. Bertholet]. - Tutto stabilito.
Però ieri sera ha comunicato ad Usellini che stasera -mercoledìparte per Zurigo e non può rinviare - Credi che si tratti di un
viaggio di tre o quattro giorni in cui perdere un giorno ha
importanza? No - va a Zurigo per un mese! E Usellini non
riesce a convincerlo a ritardare di un giorno!
Il libro dell’Ymca è una buona iniziativa e vi auguro che riesca
bene.
Non mi piace molto tutta questa storia del M.N.C.R. - Si tratta
di una imziativa di ispirazione dei repubblicani? Non create dei
contr’altarini che disperdono le forze, anziché unirle. Non era
meglio fare un gruppo studentesco del Pda?
Ho fatto una prima conoscenza con [Alberto] Mortara. Ha
partecipato ad una riunione di giovani che discutevano con me
i problemi sociali come son visti dal Pda (cioè in realtà dal
gruppetto federalista di Ventotene). Ai giovani - sia detto di
passaggio - fa una discreta impressione che sia tu, che Giussani
che io, diciamo, anche ciascuno per conto nostro, le stesse
cose. Ciò mostra che effettivamenle - secondo loro - il Pda
pensa qualcosa di preciso. I poverini non sanno che ciò mostra
solo che i tre suddetti avevano fatto un buon blocco a Ventotene.
Mortara è intervenuto - meravigliandosi di quel che dicevo ed avvisando tutti che la posizione del Pda su questi problemi
era ormai ben chiarita da un opuscolo pubblicato a Roma da
[Riccardo] Bauer nel quale si dichiarava solennemente che il
Pda era pronto a tutte le soluzioni, anche le più collettiviste
purché fosse garantita la libertà. - Mi risparmio di dirti la mia
risposta perché puoi immaginarla. Non devi però credere che
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2001 sabato quindici dicembre
sabato 15 dicembre 2001
sia un uomo molto sicuro di quel che dice. Si considera dell’ala
sinistra del Pda (come i fiorentini coi quali lavorava) e perciò
legato a noi. Sa da Leo [Valiani] che deve appoggiarsi a me. I
nostri primi contatti son buoni.
Opuscolo sui problemi economici del liberalismo. Buoni gli
argomenti da trattare. Ma il tema è incompleto e temo che
[Luigi] Einaudi ed in genere un economista puro liberale non
sia molto in grado di svolgere il tema bene. Già il semplice
problema della transizione non dovrebbe essere trattato solo
con una scrollata di spalle, ma entrando nei dettagli. Ma è ancora
la cosa meno importante. - Bisogna dare una risposta a questa
domanda: come si inquadreranno le strutture più o meno
socialiste dei vari stati le quali si svilupperanno, in una economia
aperta di mercato? E il tema che ho cercato di accennare nel
mio abbozzo di opuscolo. La cosa andrebbe trattata meglio,
ma se non va trattata è inutile fare un opuscolo Sui problemi
economici della odierna società europea. Basterebbe rinviare
ai teoremi degli economisti sul commercio internazionale.
Perciò, secondo me l’opuscolo andrebbe composto di due parti:
1) La federazione ed il commercio internazionale (scritta da
Einaudi).
2) La federazione e le strutture socialiste nazionali
(assolutamente da non far scrivere a Einaudi).
Usellini mi porta le ultime decisioni dei socialisti. Hanno
importanza perché la delega da Roma autorizza i compagni
che si trovano in Isvizzera a giudicare se e come aderire.
L’ineffabile Morandi è mancato alla riunione facendo sapere
che aveva un compito di partito speciale (aveva lui fissato ora,
luogo e giorno di questa loro assemblea). Nella riunione è stato
accettato in linea di massima il progetto di risposta Usellini
chiedendo però due modifiche: sopprimere federazione di stati
democratici - tornando così alla mia prima formulazione, ed
esprimere in modo più chiaro il desiderio di una partecipazione
dell’Urss. Per risolvere quest’ultimo punto sono stati incaricati
di trovare una formula soddisfacente i due contendenti Usellini
e Della Giusta. Giunti a questo punto Della Giusta ha sollevato
però un’eccezione gravissima. Ha ricordato che il p.s. ha un
patto di unità d’azione con il p.c. ed ha chiesto che prima di
qualsiasi risposta al c. [omitato] prov. [visorio] fed. [eralista]
bisogna interpellare i comunisti. Usellini ha chiesto se i socialisti
subordinavano la loro accettazione al permesso dato loro dai
comunisti. Della Giusta ha risposto affermativamente, perché
altrimenti si violava il patto d’unità d’azione. [Marcello] Cirenei
ed altri han detto che comunque i socialisti avrebbero avuto il
diritto di aderire per conto loro, che però bisognava prima
informarsi dai comunisti.
È molto probabile che dopo la risposta - quasi certamente
negativa - dei c. [omunisti] i socialisti perderanno ogni voglia,
benché oggi facciano mostra di indipendenza. - Comunque
venerdì ci sarà la riunione con Robert [R. Bertholet]. Io
imboccherò prima lui e Usellini. Vedremo che ne verrà fuori.
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tribunale di Milano
34/95 - 28.1.1995
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Premio Nazionale “Verba Volant” 1999 - patrocinio Ministero della Pubblica Istruzione
Edizione fuori commercio - Vietata la vendita - Proprietà letteraria e artistica ®
Prima di salutarti ti ncordo ancora una volta solennemente che
tutto quel che ti ho scritto in questa lettera è personalissimo
per te.
Ti ripeto l’elenco degli allegati. Quelli su cui sta scritto “da
restituire[”] rimandameli indietro.
1) Dichiarazione dei cristiano sociali.
2) Lettera di Moreno [G. Usellini] a me.
3) Progetto Usellini di risposta.
4)
”
Della Giusta ”
5) Appunti per l’opuscolo di Einaudi.
6) Idée d’une revue politique européenne.
7[)] Traccia del libro Ymca.
Saluti
Sp.
P.S. Non ho capito niente di questa storia del rifornimento
dell’industria italiana. Cosa dovrebbero fare [Gustavo]
Colonnetti e amici? Progettare acquisti? Per conto di chi?
Parlerò con [Luigi] Battisti, ma non so proprio che dirgli.
Naturalmente non temere che ogni settimana ti scriverò di questi
romanzi.
4
Note3
1) Si tratta del saggio Nascita della democrazia italiana, ora
pubblicato in A. Spinelli, Machiavelli nel secolo XX, pp. 369-380.
2) Fa accludere nell’archivio di Pierre [J.M. Soutou] anche la nostra
lettera in italiano agli amici federalisti [N.d.A.].
3) L’articolo in questione venne pubblicato, con tagli della redazione,
sulla “National Zeitung” di Basilea il 9 maggio 1944. Essendo però
l’originale andato perduto, ed essendo la versione a stampa abbastanza
diversa rispetto ad esso, non si è ritenuto opportuno pubblicare
l’articolo nella citata raccolta A. Spinelli, Machiavelli nel secolo XX.
4) Il tenore di questa delega è ancora riservato e non devi perciò in
alcun caso divulgarlo. Ti avviso che è l’ultima volta che mi fido della
tua discrezione [N.d.A.].
5) Il convegno di fondazione del Movimento federalista europeo, in
casa Rollier, nei giorni 27-29 agosto 1943, presenti Spinelli, i coniugi
Rossi, i coniugi Colorni, i coniugi Rollier, Vittorio Foa, Leone Ginzburg
e un’altra diecina di persone.
6) Anche [Franco] Formiggini non c’entra niente [N.d.A.].
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direttore responsabile Fabio Trazza
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g . Spiccioli di “cultura ... I giornali hanno
” ai paesi europei che,
commentato le difficoltà che si presentano
pur dinanzi alla storica fine delle monete nazionali e all’ingresso
dell’euro, non esitano a polemizzare sulle misure dell’agenda
2002, e su altro ancora. Tra queste la prima è la lotta al terrorismo
con le misure sugli arresti, definibili in sede europea, di qualsiasi
cittadino. Si è distinto il Foglio, che, per far capire, lui a noi,
quanto conti l’avanzamento dell’unione europea, ci ha voluto
ricordare che «l’europeismo non è come un distintivo rotariano»,
per dire: “un qualcosa da non prendere con leggerezza”. Ferrara
ha ragione, ma, noi a lui, ci permettiamo ricordargli che
«l’europeismo non è neppure come il distintivo del Milan».
g . ... e tagli grossi
Al Museo Diocesano di Milano
c’è un evento unico, e grande, sino al 6 gennaio. La struggente
«Deposizione» di Caravaggio (dai Musei Vaticani a Roma) si
incontra, collocata di fronte, con la grande «Deposizione» del
suo maestro, Peterzano, (da S.Fedele a Milano). Un incontro
emozionante: il visitatore rimane al centro dell’incontro
intensissimo, imprevisto per 4 secoli e allestito in una sala
isolata. Un taglio grosso che regalo ai miei venticinque lettori.
Ai miei lettori, che hanno espresso il desiderio di sottoscrivere un abbonamento, comunico di voler continuare, per il momento, a mantenere il narratario nel suo attuale stato di prodotto editoriale fuori commercio. Suggerisco loro l’opportunità
di voler sostenere il “Laboratorio Altiero Spinelli”, associazione senza fine di lucro impegnata nel campo della formazione, della comunicazione e della diffusione dei valori del volontariato, alla cui nascita ha contribuito proprio il narratario.
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