VALIGIA Samsonite smarrita vicino cassonetti

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VALIGIA Samsonite smarrita vicino cassonetti
Affetti personali racconto di Alberto Caprara (dall'antologia AAA Cercasi –
Giulio Perrone Editore)
VALIGIA Samsonite smarrita vicino cassonetti della spazzatura in via
dell'Archeologia all'altezza del civico 57 offro E. 300 x la restituzione
I tacchi di Arianna lo trafiggono, una stilettata per ogni passo. Poi,
come un colpo di accetta, arriva il tonfo della porta, preciso
sull'addome.
Enea la immagina scendere le scale, inseguita dal ticchettìo
frenetico dei suoi tacchi o in ascensore, a guardarsi nello specchio
mentre si tortura un ricciolo color fuoco. Quei riccioli color fuoco
l'avevano fatto avvampare fino a poche settimane prima, finché
qualcuno, senza preavviso, aveva spento l'incendio.
Considera le azioni possibili: lanciarsi giù per le scale e intercettarla
sul portone; affacciarsi per chiederle di tornare indietro; telefonarle.
Tra cinque minuti magari. O sarebbe meglio adesso?
Più ci pensa, più sente il peso di una manona invisibile che lo
schiaccia sulla poltrona, lasciandogli soltanto la forza per afferrare il
cellulare.
Fa scorrere il dito sulla superficie lucida, la vede illuminarsi, lo
poggia di nuovo sul tavolino. Il display segna l'una e venti di notte.
Tutto per una valigia?
Non è così semplice.
- Buttare via una valigia nuova per una cazzata del genere è
assurdo, te ne rendi conto?
- Perché ti scaldi tanto?
Così le aveva risposto: “perché ti scaldi tanto?”, dopo aver
inutilmente vagato tra le infinite possibilità della lingua italiana e del
buonsenso.
Non avrebbe potuto, maledizione, farsi uscire qualcosa tipo: “in
effetti è una cazzata, ora vado giù e me la riprendo”? Tutto sarebbe
stato più facile.
Il cellulare sputa compulsivamente una sequenza di note.
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- Pronto?
- Io sono pronto. Tu sei pronto?
È Dario. Con la stessa battuta di sempre e il tono di chi la trova pure
divertente.
- Quasi.
- Ho qui l'offerta, calda calda. Tu hai la presentazione in Power
Point. Domani andiamo giù e gli sfondiamo il culo.
- Dario, guarda che Biasini è uno tosto.
- E noi domani - ripete paziente come parlasse a dodicenne riottoso
- andiamo giù e gli spacchiamo il culo.
- Ci vediamo in aeroporto?
- Prima ho un appuntamento. Se faccio tardi ti avviso, così intanto ti
imbarchi. Ciao.
Domattina devo assolutamente andare a comprarmi un trolley
nuovo, pensa.
Poi pensa a quello vecchio, che ha mollato di fianco ai cassonetti.
Poi pensa ad Arianna.
Doveva immaginarselo che, arrivando, avrebbe riconosciuto la
valigia, ma non c'era scelta. Tutti i raccoglitori d'immondizia erano
stracarichi.
- Tu tratti ogni cosa in questo modo!
- In quale modo?
- La usi e te ne liberi appena ti girano le balle.
- Perché, cosa dovrei fare?
- Per te nulla ha un valore affettivo.
A quelle parole, la sua mente aveva passato in rassegna tutti i regali
ricevuti da Arianna, alla ricerca di una possibile gaffe.
Rasoio elettrico: presente.
Bleu de Chanel pour homme: cè, ancora a metà.
Maglione di cachemire: poco usato ma c'è.
Lettore DVD blue-ray... vabbe', quello aveva dovuto sostituirlo, ma
si era guastato quasi subito.
Non vale la pena continuare a pensarci, conclude, e si avvia in
bagno.
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Cosa dovrebbe fare secondo quella? Affezionarsi a qualsiasi
oggetto, anche se rotto o inutile? E trasformare la sua casa, il suo
bell'appartamento, inserito nel quartiere residenziale più lussuoso
della città, in un magazzino portuale? Mai!
Enea stringe gli occhi a fessura.
Come le chiamava Arianna? Rughe d'espressione.
Si chiede quale sia l'espressione responsabile delle proprie rughe.
Di fronte allo specchio fa una faccia tipo 'Buongiorno dottore, che
piacere vederla', seguita da 'È la sua nuova Porsche, ingegnere? Che
meraviglia!' e da 'Avvocato, questo è un prezzo che riservo solo a lei',
poi smette.
Non è divertente.
Quella trama di pieghe, solchi, piccole fenditure, gli dà l'idea che
l'involucro costituito dalla sua pelle si stia per scollare, come il
rivestimento interno della sua ex-valigia.
- Non potresti ripararla, o farla riparare? - aveva insistito Arianna, - è
solo un centimetro. Una fesseria.
Sì, perché a lei pare facile trovare il tempo.
E poi portarla dove? A chi?
Un fiotto di ricordi restituisce a Enea momenti del suo passato,
momenti in cui le cose le aggiustava da sé, con pazienza e metodo.
Sia al lavoro che a casa.
Quando poi, cinque anni prima, da tecnico di assistenza era stato
promosso agente commerciale, tutto era cambiato. Trasferte continue,
contratti da chiudere, obiettivi da raggiungere. E stress. Sopratutto
stress.
E niente più riparazioni.
Sdraiato sul letto, occhi socchiusi, Enea assiste, attonito, a una
scena vissuta durante la causa di divorzio in cui Monica, la ex-moglie,
diceva: - Vede avvocato, lui ora è qui ma è come se non ci fosse.
Tanto vale fargli un calco in gesso e vivere con quello.
Solleva il busto di scatto, si puntella con un braccio sul materasso e
con l'altra mano strofina la fronte per cancellare quelle parole.
Lentamente torna a stendersi, ruotando su un fianco.
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Pochi istanti e si ritrova in aeroporto.
Il nastro trasportatore del ritiro bagagli gira davanti a lui, pigro come
un serpente boa.
Dall'altro lato del nastro c'è Arianna con i suoi riccioli rossi e
l'espressione severa.
L'enorme sala è bianca e deserta.
Vede la sua vecchia valigia avanzare. Con sollievo l'afferra per
scoprire che è leggerissima, un guscio vuoto. Subito dopo cominciano
a sfilare sul nastro una serie di oggetti che non possono essere i suoi
soliti effetti personali.
Un vecchio orologio di quelli a 'cipolla'. Lo riconosce, gliel'aveva
regalato Monica subito dopo il matrimonio. Sono secoli che non lo
vede, com'è finito lì?
Poi la borsa porta-documenti in pelle. L'aveva usata per anni finché
non si era reso conto che aveva una scalfittura su un fianco. Di quella,
la fine se la ricorda bene: riempita di giornale vecchi e via,
nell'immondizia.
Neanche il tempo di prenderla tra le mani che passa la sua vecchia
copia di 'Delitto e castigo'. Quando, si chiede, quando aveva deciso di
poter fare a meno di Raskòl'nikov e Sonja e delle lacrime che ci aveva
versato sopra, ai tempi del liceo?
Il nastro continua a far sfilare sotto gli occhi di Enea, una quantità di
cose dimenticate: la macchina fotografica, dono del padre per il
diploma; la scacchiera con i pezzi in legno scolpito; un disegno che gli
aveva regalato suo figlio Michele a cinque anni; la raccolta di dischi in
vinile, finita chissà dove; l'armonica a bocca che aveva suonato tante
volte con gli amici. E poi il gatto Bibi accoccolato nel suo trasportino,
lasciato a Monica dopo la separazione e mai più rivisto.
Da ultima, la sua Guzzi 350. È così come la ricorda, bullone per
bullone, cromatura per cromatura, con gli scarichi che lui stesso aveva
modificato prima di dimenticarsela in garage, cedendola infine a uno
sfasciacarrozze.
Dopo la moto, Arianna sale sul nastro, si siede incrociando le
lunghe gambe fasciate dai jeans e si fa trasportare via, senza dire
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nulla.
Allora Enea attende.
Completato il giro, ogni cosa dovrà passargli nuovamente davanti.
Enea attende, ma il nastro rimane vuoto.
Poi, senza preavviso, il moto s'interrompe e lui si sveglia.
Dopo aver cercato affannosamente il telefono, chiama Arianna, ma
non è raggiungibile. Vorrebbe telefonare a Monica e Michele, ma il
numero è scomparso dalla sua memoria e anche da quella del
cellulare.
Allora, pantaloni sbottonati e camicia mezza fuori, esce di casa,
incespicando per due rampe di scale.
È l'alba. Sulla strada i cassonetti sono stati svuotati e della sua
valigia, ormai, non c'è più traccia.
Enea ha deciso: per la prima volta dopo anni, o forse per la prima
volta in vita sua, oggi si darà malato.
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