28 10 marzo - parrocchia Ognissanti Milano

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28 10 marzo - parrocchia Ognissanti Milano
Il Richiamo
Parrocchia Ognissanti Milano
Domenica 10 marzo
4a DOMENICA DI QUARESIMA
Vangelo del giorno: Gv 9,1-39
In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi
discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia
nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in
lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui
che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire.
Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra,
fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’
a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva:
«Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?».
Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli
occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho
acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui
Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli
chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece
dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era
dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal
momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la
vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li
interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai
ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e
che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli
occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo
dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano
già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a
Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un
peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero:
«Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già
detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare
anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi
siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non
sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che
voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non
ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.
Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a
un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli
replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel
Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli
disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».
VIA CRUCIS CON IL VICARIO GENERALE, MONS. MARIO DELPINI
LA PAROLA IMPRONUNCIABILE
Ecco: è stata pronunciata la parola impronunciabile, la parola sconcertante, forse persino irritante, se non se ne penetra il mistero. Ecco: forse si potrebbe dire che questo pio esercizio della Via Crucis ha portato il
suo frutto se qualcuno tra noi qui in Duomo o qualcuno di quanti partecipano a questa preghiera da lontano, riuscisse stasera a dire la parola impronunciabile e a farne stile di vita. Forse si potrebbe dire che il cammino
di conversione compie qualche passo e continua a scrivere qualche cosa
meritevole d’essere letto sulle pagine della storia se ci fosse qualcuno che
si decide a fare propria la parola impronunciabile.
E la parola impronunciabile è quella scritta da Frère Christophe poco
tempo prima d’essere sgozzato in Algeria. La parola impronunciabile è: Vi
dico, in piena verità, va tutto bene.
Gesù cade la terza volta: la devozione si è immaginata che una e due
e tre volte il Figlio sia stramazzato perché il peso del male è troppo insopportabile, perché il tradimento e l’abbandono sono troppo strazianti, perché l'angoscia per la desolazione dell’umanità che rifiuta la mano tesa di
Dio è troppo, troppo deprimente. Gesù cade la terza volta.
Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena
verità, va tutto bene”?
L'uomo, ogni uomo, ogni donna, cade chi sa quante volte: cadono i
martiri sotto i colpi dei carnefici, cadono i giusti nelle insidie spietate di
spregiudicati senza scrupoli, cadono i deboli sotto il peso di una vita insostenibile, cadono fragili libertà e ingenue presunzioni nelle insidie del tentatore, cadono.
Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena
verità, va tutto bene”?
Gesù è spogliato delle vesti: Gesù è umiliato sotto gli occhi di tutti,
nudo in mezzo a un branco di cani, nudo accerchiato da una banda di
malfattori, l’umiliazione di essere ridotti a uno spettacolo, l’imbarazzo di
diventare un oggetto: il più bello dei figli dell’uomo esposto al disprezzo,
uomo dei dolori davanti al quale ci si copre il volto.
Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena
verità, va tutto bene”?
L'uomo, la donna, la Chiesa spogliati delle vesti, assediati dalla curiosità scriteriata, dal gusto di umiliare la dignità delle persone, di dare in pasto
all’ossessione degli sguardi maliziosi l’intimità che il pudore deve custodire, la frenesia dell’indiscrezione, la consuetudine della calunnia, la malizia
dell’insinuazione.
Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena
verità, va tutto bene”?
Gesù inchiodato sulla croce: la mano potente che calma il mare e
zittisce il vento è inchiodata e ridotta all'impotenza; la mano tenera che
tocca le piaghe dei lebbrosi per sanare le ferite, che accarezza i bambini
per consolarne il pianto, che benedice il pane perché basti alla fame della
moltitudine, è ridotta a una piaga; il Giusto e il Santo è mescolato ai ladroni, collocato tra i maledetti.
Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena
verità, va tutto bene”?
L’uomo, la donna, la Chiesa sono così spesso paralizzati dalla violenza, bloccati nell’inutilità, il bene che fanno è disprezzato, il bene che potrebbero fare sembra che non interessi, le opere giuste, buone, sapienti
sono gettate nella grande confusione di una cronaca che non distingue il
bene dal male.
Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena
verità, va tutto bene”?
La parola impronunciabile risulterebbe sconveniente, irritante, se non
(continua dopo le pagine centrali)
Aiuta MANTOVA
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Con tutto il nostro decanato Vigentino, abbiamo iniziato un gemellaggio con la
parrocchia di Sermide (MN), per sostenerli nel restauro di una loro chiesa, chiusa
dopo il terremoto, la Chiesa dei Cappuccini (nelle foto alcune immagini dell'interno della chiesa: ben visibili le crepe che rendono assolutamente inagibile la chiesa).
DURANTE LE
MESSE DI
SABATO 16
E DOMENICA
17 MARZO
FAREMO
UNA
RACCOLTA
DI OFFERTE
PER LA
CHIESA DI
SERMIDE
La Chiesa dei Cappuccini, posta ai piedi dell’argine del Po, a est del centro abitato, è
quanto rimane del Convento fondato nel 1650 e abbandonato dai monaci nel 1779
quando arrivarono le truppe francesi, che vi si installarono provocandone un degrado che condusse presto alla distruzione del convento e del chiostro ubicati dietro
l’attuale chiesa superstite. La chiesa era usata – prima del terremoto – per celebrazioni feriali, incontri di preghiera con i ragazzi dell'oratorio, ed è molto cara ai parrocchiani di Sermide.
fosse scritta da un uomo giusto e buono che intravede avvicinarsi l’insidia
del rapimento e la mano che taglia la gola.
La parola impronunciabile nessuno avrebbe il coraggio di pronunciarla
se non fosse l’eco della parola dell’apostolo che scrive: del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28).
La parola risulta impronunciabile, irritante, sconveniente, perché oggi è
di regola il malumore, oggi il più intelligente sembra quello che critica di
più, il maestro più ascoltato è quello che insegna a non credere a niente;
oggi, se qualche cosa non va, sembra che prima di cercare un rimedio si
cerca un colpevole. Per questo non è consentito dire: vi dico, in piena verità, va tutto bene.
Ma noi vorremmo che il sangue dei martiri, dell’innumerevole folla dei
martiri dei nostri tempi fosse semente di nuovi cristiani, cristiani nuovi, che
praticando con devozione il pio esercizio della Via Crucis, che contemplando la passione del Signore, sono raggiunti dal dono vivificante, sono
attratti da un amore che li trasfigura, ricevono lo Spirito consegnato dal
Crocifisso secondo la parola dell'evangelista: Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E chinato il capo, consegnò lo Spirito (Gv 19,30).
Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne abitati dallo Spirito,
capaci di sorridere e di sperare, gente che dice: vi dico, in piena verità, va
tutto bene, finché è possibile amare. Anche se la vita ci travolge, va tutto
bene, finché possiamo vivere d’amore; anche se una mano ci percuote, va
tutto bene finché possiamo ricambiare il male con il bene e continuare ad
amare; anche se siamo vittime del tentatore che ci induce al peccato, va
tutto bene finché siamo raggiunti da un amore che ci perdona, che ci rialza, che ci chiama alla riconciliazione. Va tutto bene, se siamo disponibili
allo Spirito che trasforma ogni situazione in occasione perché sia portata a
compimento la nostra vocazione all’amore.
Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne convocati dallo Spirito per essere un cuore solo e un’anima sola nella santa Chiesa di Dio,
gente che dice: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché è possibile
che la Chiesa abiti la storia degli uomini come segno del Regno, come casa accogliente per tutti i popoli, come parola di profezia e di speranza. Anche se la Chiesa è spogliata delle sue vesti, è spogliata delle sue ricchezze: va tutto bene, finché noi saremo fieri di essere la Santa Chiesa di Dio,
segno della pazienza e della tenerezza di Dio. Anche se la Chiesa è derisa e insultata, anche se la curiosità morbosa e il risentimento ostinato si
accaniscono nel sospetto, nella denuncia, nella faziosità disonesta, va tutto bene, finché noi saremo lieti di essere uomini e donne di Chiesa disponibili a soffrire qualche cosa perché la Chiesa sia santa e immacolata, tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile (Ef 5,27).
Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne, animati dallo Spirito
di fortezza e di sapienza, gente che dice: vi dico, in piena verità, va tutto
bene, finché ci è possibile imitare Gesù. Anche se le nostre mani sono
impotenti perché inchiodate dalla violenza, rese inerti dalla malattia, dalla
vecchiaia, dalla disabilità, va tutto bene, finché abbiamo abbastanza fede
per credere che la nostra debolezza è lo spazio aperto perché si manifesti
la potenza di Dio; anche se siamo in un mondo confuso e contraddittorio,
dove giusti e ladroni patiscono lo stesso supplizio, va tutto bene, se abbiamo abbastanza sapienza, amore e pazienza per trasformare la vicinanza in solidarietà, la confusione in occasione per dire parole di perdono,
l’ultimo respiro in un compimento, il congedo in un ingresso nel Paradiso
di Gesù.
Nessuno può dire d’aver vissuto bene la Via Crucis finché non la vive
come una sequela, finché non vi attinge la sapienza della croce, finché
non accoglie presso di sé lo Spirito per rispondere alla sua vocazione e
poter dire: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché vivo come Gesù,
amo come Gesù, muoio come Gesù, per essere sempre con Lui, nella
gloria del Padre.
Movimento Terza Età - DECANATO VIGENTINO MILANO
Giornata di spiritualità - martedì 19 marzo 2013
parrocchia della Madonna di Fatima,piazzale Madonna di Fatima, 1
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ore 9.30 Accoglienza
ore 10.00 Lodi e testimonianza di don Mario Monti; silenzio;
eventuali domande
pausa caffe
ore 11.30 S.Messa
ore 12.30 pranzo
Pomeriggio: grande tombolata
Quota di partecipazione: 10 €. Le iscrizioni vanno comunicate ai
responsabili parrocchiali entro il 12 marzo.
Quaresima di Fraternita': ogni Settimana portiamo gli Alimenti per
a
i Pacchi dei Poveri - 4 settimana: scatole di CARNE e TON
TONNO
La vita della nostra comunità
Domenica 10 marzo – 4a di Quaresima
- Ritiro giovani del decanato a Copreno di Lentate (CO)
- 10.00 Presentazione 4a elementare
- 11.00 Incontro genitori dei ragazzi di 4a elementare
Lunedì 11 marzo
- Vita comune giovani (fino a domenica 17)
Martedì 12 marzo
- 20.45 Via Crucis in Duomo
Giovedì 14 marzo
- 15.30 Terza età: catechesi
- 20.00 Scuola della Parola decanale giovani a S. Luigi
Venerdì 15 marzo - aliturgico, magro
- 8.15 Via Crucis
- 18.30 Via Crucis
Sabato 16 marzo
- 14.30 Commissione decanale Caritas a Ognissanti
Domenica 17 marzo - 5a di Quaresima
- Mercatino di beneficenza
- 15.30-17.30 Ritiro di Quaresima adulti
PARROCCHIA OGNISSANTI MILANO
www.ognissantimilano.org
Parroco: don Federico Cretti
parrocchia
don Federico
Orari SS. Messe:
telefono
02.57404150
347.4926996
e-mail
[email protected]
[email protected]
Dal lunedì al venerdì:
Sabato (prefestiva):
Domenica (festive):
8.15 (il mercoledì anche alle 18.30)
18.30
8.30 10.00 18.30