La parola ai poveri - L`Osservatore Romano

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La parola ai poveri - L`Osservatore Romano
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 241 (47.376)
Città del Vaticano
giovedì 20 ottobre 2016
.
All’udienza generale il Papa ricorda che le esigenze dei poveri interpellano tutti
Mentre riprendono i colloqui a Ginevra
Cibo e acqua diritti universali
Speranza
dalla tregua su Aleppo
La maturazione di «una coscienza solidale» per
ribadire che il cibo e l’accesso all’acqua sono «diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni» è stata auspicata da
Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì
19 ottobre in piazza San Pietro. Riprendendo le
parole contenute nella Caritas in veritate di Benedetto XVI, il Pontefice ha spiegato che «il diritto
all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento
di altri diritti» e ha definito «un imperativo etico
per la Chiesa» la prima opera di misericordia corporale: «dar da mangiare agli affamati».
In queste ultime settimane del giubileo straordinario Papa Francesco sta dedicando le proprie
riflessioni proprio alle opere di misericordia e soffermandosi sulle prime due ha invitato a conside-
rare come troppe volte i media informino «di popolazioni che soffrono la mancanza di cibo e di
acqua, con gravi conseguenze specialmente per i
bambini». Ma, ha fatto notare, il cosiddetto “benessere” conduce «le persone a chiudersi in sé
stesse, rendendole insensibili alle esigenze degli
altri». Invece, ha ammonito, «la realtà va accolta
e affrontata per quello che è, e spesso ci fa incontrare situazioni di bisogno urgente».
Certo, il Papa si è detto consapevole che «di
fronte a certe notizie e immagini, l’opinione pubblica si sente toccata e partono campagne di aiuto» con «donazioni generose»; ma «questa forma
di carità» seppure importante — ha osservato —
«forse non ci coinvolge direttamente. Invece
quando, andando per la strada, incrociamo una
persona in necessità, oppure un povero viene a
bussare alla porta di casa nostra, è molto diverso»
in quanto «veniamo coinvolti in prima persona»,
ha chiarito il Pontefice. Da qui l’invito all’impegno personale, perché — ha concluso — «c’è sempre qualcuno che ha fame e sete e ha bisogno di
me. Non posso delegare nessun altro».
Invito rilanciato poi nei saluti ai diversi gruppi
linguistici presenti all’udienza. Significativo, nelle
parole rivolte ai polacchi, il riferimento al beato
martire Jerzy Popiełuszko, il sacerdote ucciso il 19
ottobre 1984, del quale ricorreva la festa liturgica:
egli, ha ricordato Francesco, pagò di persona il
suo impegno «a favore degli operai e delle loro
famiglie, chiedendo giustizia e degne condizioni
di vita».
PAGINA 8
DAMASCO, 19. Esperti militari di
Russia e Stati Uniti tornano a incontrarsi oggi a Ginevra. È sempre
vivo il tentativo di far ridecollare il
negoziato sulla crisi siriana. Ieri
mattina è iniziata una tregua di otto ore nei raid aerei di Mosca sulla
zona della martoriata città siriana.
Il viceministro degli esteri russo,
Serghiei Riabkov, ha spiegato che
la tregua è «direttamente legata»
alla proposta dell’inviato speciale
dell’Onu, Staffan de Mistura, di
far ritirare i miliziani dalla zona est
di Aleppo. Tecnicamente, dunque,
i raid si sono fermati e le truppe siriane sono state ritirate a una distanza che permettesse ai miliziani,
con le loro armi, di lasciare senza
ostacoli Aleppo est, attraverso due
corridoi creati appositamente: sulla
strada di Castello e vicino al mercato Souk el Khai. Nelle intenzioni
espresse dalla parte russa, la cessazione dei raid doveva anche «permettere ai civili di uscire da Aleppo attraverso sei corridoi umanitari
e di preparare l’evacuazione dei
malati e dei feriti».
Secondo varie organizzazioni
umanitarie, a un mese dal fallimento del cessate il fuoco ad Aleppo,
oltre 500 bambini sono rimasti uccisi o gravemente feriti. E sono stati registrati almeno 136 morti e circa 400 feriti gravi, ma si stima che
il totale dei decessi possa essere di
molto superiore. Di certo, l’intensificarsi dei bombardamenti nella città ha lasciato isolati circa 100.000
bambini che hanno urgente bisogno di cibo, acqua potabile e cure.
L’ambasciatore russo all’O nu,
Vitaly Churkin, ha sottolineato che
«se i ribelli non hanno accettato
l’offerta, dovranno essere sconfitti».
E ha poi aggiunto che un cessate il
fuoco più lungo potrà entrare in
Per il presidente Obama la riconquista della roccaforte jihadista sarà una battaglia lunga e difficile
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Rallenta l’avanzata su Mosul
BAGHDAD, 19. Rallenta l’avanzata
dell’offensiva internazionale su Mosul, la principale roccaforte del cosiddetto stato islamico (Is) in Iraq.
Tanto che ieri lo stesso presidente
statunitense, Barack Obama, ha ammesso che sarà «una battaglia difficile». Le truppe di Baghdad, supportate dagli Stati Uniti, stanno
raggiungendo le prime aree popolate da civili rimasti intrappolati nei
combattimenti: c’è il rischio concreto — come sottolinea anche il Pentangono — che i jihadisti possano
usarli come scudi umani. Nelle zone
da cui finora si è ritirato, l’Is ha lasciato terra bruciata e mine.
Ricevendo alla Casa Bianca il
presidente del Consiglio italiano,
Matteo Renzi, Obama si è comunque detto certo che l’Is alla fine sarà
sconfitto, e la vittoria a Mosul una
tappa decisiva in questo difficile
percorso. «Sono convinto che potremo avere successo anche se sarà una
battaglia difficile, gli iracheni la
stanno portando avanti e stanno
avanzando, stanno combattendo coraggiosamente, sono convinto che
alla fine riusciranno a conquistare
Mosul e questo sarà una pietra miliare nella lotta contro l’Is» ha detto
Obama.
Mosul, città a maggioranza sunnita, è caduta in mano alle forze jihadiste nell’agosto 2014. L’offensiva
militare per liberarla è scattata nella
notte tra domenica e lunedì.
All’operazione partecipano, oltre alle forze irachene, anche le formazioni dei peshmerga curdi, sostenuti
dalla coalizione internazionale a guida statunitense. Finora l’avanzata si
è svolta soprattutto a est di Mosul.
Media curdi affermano che i peshmerga sono entrati a Qaraqosh,
cittadina nota per esser stata nel
2014 teatro di un esodo di centomila
persone, per lo più cristiani caldei,
in fuga dall’arrivo dei jihadisti. Gli
stessi media sottolineano che a sud
di Mosul l’esercito di Baghdad procede con lentezza a causa delle mine
e delle trappole esplosive seminate
dall’Isis nei villaggi abbandonati alla periferia. Altri militari curdi nella
zona di Sinjar, a ovest, riferiscono di
aver visto convogli di mezzi dell’Is
fuggire verso il confine siriano. E
questa mattina due autobombe sono
state fatte esplodere a ridosso delle
linee delle forze governative irachene nei pressi del villaggio di Hamdaniya. Gli analisti militari — citati
anche loro dalle agenzie internazionali — spiegano che «i jihadisti hanno avuto tutto il tempo di trasformare la città irachena in una enorme
trappola a cielo aperto e la sua ri-
Civili sfollati da un villaggio nei pressi di Mosul (Afp)
conquista richiederà ai soldati governativi un grosso tributo di sangue».
In questo contesto non si placa la
polemica tra Ankara e Baghdad sul
ruolo turco nell’offensiva di Mosul.
Il premier turco Binali Yıldırım ha
affermato che jet di Ankara hanno
preso parte ai raid su Mosul. La
Turchia da un anno mantiene un
contingente di truppe a nord-est
della città. Una presenza contestata
dal governo iracheno. Il premier
Haidar Al Abadi è tornato ieri a
chiedere al governo turco di ritirare
le truppe attorno a Mosul, affermando che «l’Iraq non è assoggettato ad Ankara».
La situazione sul campo è dunque
molto complessa. I civili sono il
grande nodo della battaglia in corso. La loro presenza limita moltissimo gli attacchi aerei. A Mosul non
potrà certo ripetersi quello che è
successo a Sinjar, che era stata abbandonata dagli yazidi e dopo la
conquista dell’Is era stata quasi rasa
al suolo dalle bombe della coalizione per garantire il successo all’offensiva di terra dei peshmerga.
«Nell’area di Mosul ci sono almeno
un milione e mezzo di civili, che gli
uomini dell’Is non lasciano partire.
Sappiamo che chi tenta di fuggire
viene giustiziato all'istante» ha dichiarato ai media Karwan Baban,
colonnello dei peshmerga. L’ufficiale curdo non si fa illusioni: «L’avanzata per conquistare la città sarà dura e sanguinosa, per le forze che attaccano, ma soprattutto per la popolazione». Noi curdi «arriveremo
fino alle porte della città, collaborando alla riconquista dei villaggi
tutto intorno» aggiunge Baban, «lo
stesso faranno gli sciiti. La parte finale dell’operazione sarà affidata ai
militari e alla polizia».
Anche da Mosca, intanto, è arrivato l’allarme per il rischio di «un
disastro umanitario, con fino a no-
vecentomila sfollati in fuga». E rimane altissima l’allerta delle organizzazioni internazionali per la sorte
di più di un milione di civili rimasti
a Mosul, in particolare si teme per i
rischi che corrono i bambini. Secondo l’Unicef, l’offensiva esporrà a
gravi rischi oltre mezzo milione di
minori e le loro famiglie. «I bambini di Mosul hanno già sofferto enormemente negli ultimi due anni.
Molti potrebbero essere costretti a
fuggire, rimanere intrappolati tra le
linee di combattimento, o catturati
nel fuoco incrociato» ha sottolineato
Peter
Hawkins,
rappresentante
dell’Unicef in Iraq. Dal canto suo
Amnesty International ha lanciato
un altro appello al governo iracheno
perché impedisca il ripetersi degli
«spaventosi abusi» già commessi
contro civili sunniti da parte di milizie sciite alleate del governo di Baghdad.
E come detto, il Pentagono ha
denunciato ieri che i jihadisti usano
i civili come scudi umani. Il portavoce Jeff Davis ha detto che molti
civili «sono trattenuti contro la loro
volontà; non abbiamo constatato
cambiamenti negli ultimi giorni riguardo alla gente che lascia o fugge
dalla città».
Sul fronte diplomatico, il presidente russo, Vladimir Putin, e il premier iracheno Al Abadi hanno avuto
un colloquio telefonico sulle operazioni in corso. Putin ha espresso il
sostegno della Russia alle forze irachene. Sulla Siria Putin ha informato Abadi degli ultimi passi decisi dal
Cremlino per una de-escalation delle violenze ad Aleppo. E sempre ieri
Putin ha avuto un colloquio con il
presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Le due parti — recita l’agenzia Interfax — «hanno discusso
dell’operazione per liberare la città
di Mosul in Iraq».
vigore solo con le «garanzie» di altre parti in causa.
In questi giorni, in particolare il
cancelliere tedesco, Angela Merkel,
ha parlato di possibili sanzioni alla
Russia per i raid che colpiscono
una città in ginocchio. Il cancelliere ospita oggi a Berlino un summit
sulla questione ucraina, che vede
coinvolte Russia, Ucraina e Francia
per tentare di attuare una volta per
tutte gli accordi di Minsk. Secondo
fonti di stampa, la crisi siriana entra a far parte della discussione.
A Ginevra, gli esperti militari di
Russia e Stati Uniti discutono della separazione delle sigle di opposizione al governo di Assad cosiddette moderate, sostenute da Washington, dai gruppi terroristici
confluiti nell’ex sigla di Jabhat alNusra, legata ad Al Qaeda, che si
ritiene rinata con il nome di Jabhat
Fateh al-Sham. Finora Mosca ha
considerato tutti terroristi. La distinzione è solo un esempio delle
differenze di posizione che rendono difficilissimo il negoziato tra
Mosca e Washington per un’intesa
sulla Siria, nonostante l’impegno
del segretario di stato americano,
John Kerry, e del suo omologo russo, Serghei Lavrov. Alla vigilia
dell’incontro a Ginevra, la portavoce del ministero degli esteri russo,
Maria Zakharova, ha sottolineato
come la sospensione dei raid su
Aleppo fosse «l’unico prerequisito
degli Stati Uniti», aggiungendo
che dunque «ora non ci sono più
ostacoli alla separazione dei terroristi dall’opposizione moderata».
Il Cremlino ha fatto sapere che
il presidente Vladimir Putin ha
parlato in queste ore della crisi siriana con il presidente turco Recep
Tayyip Erdoğan, affrontando in
una conversazione telefonica proprio la questione degli sforzi per
una tregua umanitaria ad Aleppo. I
due leader si sono incontrati la
scorsa settimana a Istanbul, dove
hanno firmato tra l’altro l’accordo
per il gasdotto Turkish Stream.
Per quanto riguarda il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama,
ieri nell’incontro con il presidente
del consiglio dei ministri italiano,
Matteo Renzi, alla Casa Bianca, ha
affermato che «la Russia è un paese importante» e deve essere «parte
della soluzione sulla scena internazionale piuttosto che parte del problema». Il presidente Obama però
ha anche dichiarato che Mosca ha
violato il diritto internazionale con
il suo comportamento».
Intanto, l’esercito di Damasco ha
pubblicato un comunicato in cui si
legge che «ogni tentativo dei miliziani dell’Is in fuga dalla città irachena di Mosul di entrare nel territorio siriano sarà considerato come
«un attacco alla sovranità della Siria e sarà contrastato con tutta la
forza e i mezzi a disposizione».
Dibattito in Russia
Nidi di cicogna
GIULIA MAZZA
A PAGINA
4
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale
della Diocesi di Itapeva (Brasile), presentata da Sua Eccellenza Monsignor José Moreira de
Melo.
Gli succede Sua Eccellenza
Monsignor Arnaldo Carvalheiro
Neto, finora Vescovo Coadiutore della medesima Diocesi.
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giovedì 20 ottobre 2016
Il candidato repubblicano alla Casa Bianca
Donald Trump (Afp)
Secondo uno studio dell’Oim sulle rotte del Mediterraneo
I migranti
non sfuggono alla tratta
BRUXELLES, 19. Il 71 per cento dei
migranti che partono dall’Africa alla
volta dell’Europa, lungo la rotta del
Mediterraneo centrale, è stato vittima di sfruttamento e tratta di esseri
umani. È quanto denuncia l’O rganizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
Lo studio dell’Oim, pubblicato ieri, è stato condotto nell’arco di dieci
mesi lungo le rotte del Mediterraneo
centrale e di quello orientale, raccogliendo i dati di oltre 9000 migranti.
Lungo la rotta del Mediterraneo
centrale, il 49 per cento delle persone interpellate ha dichiarato di essere stato trattenuto contro la propria
volontà, di fatto rapito per ottenere
un riscatto. E la Libia è il paese dove è avvenuta la maggioranza dei sequestri. Più è lungo il periodo di
transito, più il migrante è vulnerabile rispetto a situazioni di sfruttamento e tratta di esseri umani. Infatti, il
79 per cento dei migranti che ha trascorso come minimo un anno in un
paese diverso da quello di partenza
ha vissuto almeno una delle situazioni di sfruttamento prese in considerazione dall’Oim. I migranti intervistati in Italia sono quelli che hanno
passato più tempo in transito: il 35
per cento ha riferito di oltre sei mesi
di viaggio verso l'Europa, contro l’11
per cento riferito da quanti hanno
seguito la rotta del Mediterraneo
orientale.
Di migrazioni si occuperà il consiglio europeo di giovedì e venerdì
prossimi. Per preparare l’incontro,
che riunirà i capi di stato e di governo dei 27 paesi europei, si sono incontrati a Lussemburgo i ministri
degli affari europei di tutti gli Stati
membri dell’Ue. Secondo quanto
emerso da fonti di stampa, ci saranno passi in avanti concreti, in particolare sul fronte dell’aiuto ai paesi
africani da cui hanno origine i flussi.
Nella bozza del documento conclusivo, alla quale si sta lavorando,
sembra ci sia già l’esplicita menzione
del lavoro da fare in Africa per prevenire l’immigrazione irregolare, per
affrontare le cause originarie dell’immigrazione. Ma sembra ci siano anche un riferimento preciso all’impegno che i 27 devono assumersi per
lavorare su una politica più efficace
per la gestione delle frontiere esterne
L’Ue chiede
al Montenegro
di accelerare
sulle riforme
POD GORICA, 19. Le elezioni politiche
di domenica scorsa in Montenegro si
sono tenute in un’atmosfera pacifica
e ordinata e nel rispetto della legge.
Lo hanno detto fonti dell’Ue, con riferimento al voto nel Paese balcanico, che ha visto il successo del partito democratico dei socialisti, guidato
dal premier uscente, Milo Đukanović. In una dichiarazione, di cui
danno notizia i media locali, il commissario all’allargamento, Johannes
Hahn, ha affermano che la missione
di osservatori dell’Osce ha ritenuto
che il voto si sia tenuto in condizioni di concorrenza e rispetto delle libertà fondamentali. Gli organi competenti, tuttavia, dovranno esaminare tutti i casi di irregolarità segnalati.
«Il Montenegro ha compiuto notevoli progressi nel processo di integrazione europea e i mesi futuri dovranno essere impiegati per una ulteriore accelerazione delle riforme politiche ed economiche, soprattutto
nel campo dello stato di diritto», ha
precisato Hahn. Il commissario ha
poi auspicato una rapida formazione
del nuovo governo e il prosieguo del
Montenegro sulla strada dell’integrazione euroatlantica.
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e parole chiare per ricordare a tutti i
principi di solidarietà e di responsabilità per la gestione interna dei migranti e dei richiedenti asilo. Dunque, sarebbe un ridimensionamento
della posizione di autonomia di scelte che rivendica il cosiddetto gruppo
di Visegrad, composto da Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Paesi che hanno rigettato il
piano dei ricollocamenti di richiedenti asilo nei vari stati per venire
incontro a Italia e Grecia, terre di
approdo.
Intanto, emerge l’ipotesi di conservare a Bruxelles il barcone del
naufragio del 18 aprile 2015, uno dei
tanti in cui hanno perso la vita migranti nel canale di Sicilia. È un’idea
del presidente del consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, secondo quanto ha riferito il sottosegretario Domenico Manzione.
Il barcone si trova ancora sul pontile di Marina di Melilli, in Sicilia,
ma nelle intenzioni di Renzi potrebbe rappresentare nella capitale europea un monito su quello che succede nel Mediterraneo.
I migranti attraversano il deserto del Sahara (Reuters)
Vertice a Berlino
per rilanciare
il dialogo
sulla crisi ucraina
BERLINO, 19. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, accoglie oggi
a Berlino il presidente francese,
François Hollande, quello russo,
Vladimir Putin, e quello ucraino,
Petro Poroshenko. L’agenda dei
colloqui convocati per discutere
della crisi ucraina include anche il
tema Siria e la situazione ad
Aleppo. La riunione che si terrà
questa sera è stata voluta per fare
una valutazione «dello stato di
attuazione degli accordi di Minsk
dall’ultimo incontro e per discutere dei prossimi passi da compiere», ha spiegato il portavoce di
Angela Merkel, Steffen Seibert,
con riferimento alla tregua nelle
regioni di Donetsk e Lugansk.
L’ultimo incontro tra leader del
quartetto formato Normandia
(Germania, Francia, Ucraina e
Russia) si è svolto a Parigi un anno fa. I leader cercheranno di fare
passi avanti per risolvere una
guerra che in due anni e mezzo
ha ucciso finora quasi 10.000 persone. Eppure alla vigilia del summit sono gli stessi partecipanti a
smorzare le speranze di una svolta nella crisi ucraina: a partire dal
cancelliere tedesco che ha messo
subito le mani avanti, invitando a
non aspettarsi soluzioni definitive
dal vertice berlinese. Anche Kiev
non vede vicina la fine del conflitto contro i separatisti filorussi.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Gaetano Vallini
WASHINGTON, 19. I candidati alla
presidenza degli Stati Uniti, la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump, si affronteranno stasera nel terzo e ultimo dibattito televisivo prima del
voto dell’8 novembre.
Un confronto mediatico — per il
quale ci si attende un nuovo record
di ascolti con oltre 80 milioni di
persone incollate al piccolo schermo — che si svolgerà presso la university of Nevada di Las Vegas,
Rinviate le amministrative in Venezuela
CARACAS, 19. Le elezioni amministrative in Venezuela, che avrebbero dovuto tenersi a dicembre di
quest’anno, sono state posticipate
al 2017. Il voto porterà a eleggere i
sindaci e i governatori degli stati e
si svolgeranno alla fine del primo
semestre le prime e durante il secondo trimestre le seconde. Lo ha
annunciato la responsabile del
Consiglio
nazionale
elettorale
(Cne), in un breve messaggio tra-
smesso a reti unificate, senza fornire ulteriori dettagli. La Costituzione venezuelana afferma che le elezioni devono essere convocate
quattro anni dopo le precedenti votazioni, ossia al più tardi a gennaio
del 2017.
L’opposizione anti-chavista ha
criticato duramente la decisione del
Cne, denunciando che questo organismo indipendente risponde in
realtà agli ordini del governo del
presidente Nicolás Maduro.
Dal canto suo, Maduro è
dell’opinione che «se ci fossero
nuove elezioni politiche oggi» il
suo partito «recupererebbe l’Assemblea nazionale», ora in mano
all’opposizione. «La priorità — ha
detto — non sono le elezioni, ma
piuttosto il rilancio dell’economia,
dando risposte alle esigenze del
popolo».
della durata di 90 minuti (suddivisi
in sei parti) e sarà moderato da
Chris
Wallace,
giornalista
dell’emittente televisiva Fox News.
I temi in discussione nel dibattito sono quelli dell’immigrazione,
del debito, della corte suprema,
dell’economia, della politica estera
e delle capacità di ciascuno di ricoprire l’incarico di presidente.
A sostenere i due contendenti ci
hanno pensato nelle ultime ore il
presidente statunitense, Barack
Obama, e, sul fronte opposto, la
moglie di Trump, Melania. Obama
ha attaccato il repubblicano: «Non
ho mai visto nella mia vita o nella
storia politica moderna alcun candidato presidenziale cercare di screditare le elezioni e il processo elettorale ancora prima del voto» ha
lamentato, accusando Trump di
«non avere il carattere» per fare il
presidente degli Stati Uniti.
Melania Trump si è invece schierata a fianco del marito sui criticati
rapporti con le donne. «Credo in
mio marito. È stato tutto organizzato. Lui fu istigato dal conduttore
a dire quelle cose. Non ho mai sentito mio marito esprimersi in termini così grossolani» ha infatti dichiarato la moglie del tycoon.
E a pochi giorni dal voto, Clinton mantiene un netto vantaggio
su Trump, con un numero di
“grandi elettori” ben superiore ai
270 necessari per conquistare l’8
novembre la Casa Bianca. È quanto emerge da un sondaggio commissionato dal «Washington Post»
in quindici stati.
Colloquio
tra Obama e Renzi
alla Casa Bianca
Corteo dell’opposizione a Caracas (Epa)
Il parlamento italiano vara una legge
per combattere il caporalato
Ascoli Piceno) e a tredici chilometri da Accumoli (provincia di Rieti). Poche ore dopo, alle 5.54 una
nuova scossa di magnitudo 2.1 è
stata rilevata dalla sala sismica
dell’Istituto nazionale di geofisica
e vulcanologia di Roma, a una
profondità di 11 chilometri. L’epicentro — dicono gli esperti — si
trovava a soli due chilometri da
Amatrice e a sette da Accumoli.
Molti i momenti di paura e di tensione, soprattutto nelle tendopoli.
Non sono stati registrati né danni
né vittime.
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
segretario di redazione
Confronto finale
tra Clinton e Trump
Critiche dall’opposizione anti-chavista
Trema ancora la terra
nell’Italia centrale
ROMA, 19. La terra trema ancora
nelle aree già colpite dal terribile
terremoto dello scorso 24 agosto.
La prima scossa, di magnitudo 3,
è stata registrata alle 2.52 di questa
notte in provincia di Ascoli Piceno; è stata avvertita distintamente
anche in molte località tra Marche, Umbria e Lazio. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di
geofisica e vulcanologia, il sisma
ha avuto ipocentro a 9 chilometri
di profondità. L’epicentro è stato
localizzato a sette chilometri da
Arquata del Tronto (provincia di
Terzo e ultimo dibattito televisivo prima del voto
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ROMA, 19. In Italia è stata approvata la legge sul cosiddetto caporalato, cioè lo sfruttamento dei lavoratori da parte di intermediari senza scrupolo, che prevede pene severe e aiuti concreti alle vittime.
Da più parti si parla di un passo
avanti in termini di civiltà.
D’ora in poi saranno sanzionabili, anche con la confisca dei beni,
non solo gli intermediari illegali
ma anche i datori di lavoro consapevoli del meccanismo di sfruttamento. Ci sarà anche un aiuto per
Segreteria di redazione
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
le vittime, con l’estensione delle
provvidenze del fondo anti-tratta.
Il fenomeno registra da sempre
la sua maggior rilevanza nei campi
di coltivazioni. In particolare, lavoratori stranieri vengono impiegati
nelle raccolte stagionali in condizioni inaccettabili. La nuova legge
prevede tra l’altro che le amministrazioni statali siano direttamente
coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro, anche con interventi per l’accoglienza
di tutti i lavoratori impegnati nelle
attività stagionali di raccolta.
Tariffe di abbonamento
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WASHINGTON, 19. Un legame indissolubile, e mai così forte, quello
che ora unisce gli Stati Uniti
all’Italia. A sottolinearlo, ieri a Washington, davanti ai rappresentanti
dei media, sono stati il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, e
il presidente del Consiglio, Matteo
Renzi. I due leader si sono incontrati in occasione della cena di stato alla Casa Bianca, l’ultima di
questa amministrazione. Renzi è
stato accolto alla Casa Bianca insieme alla moglie Agnese e a una
nutrita schiera di personalità italiane. Il presidente del Consiglio ha
detto che Italia e Stati Uniti «cooperano a livello globale contro il
terrorismo e per creare opportunità
economiche». Obama, dal canto
suo, ha sottolineato che «l’America
è forte e grande grazie agli immigrati». Il presidente statunitense ha
poi lodato le riforme attuate dal
Governo Renzi, definendole «coraggiose». Non è mancato infine
uno sguardo alla politica interna,
in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre. Obama ha
detto di sostenere la scelta per il sì,
in linea con Renzi, «il quale deve
restare al timone qualunque sia il
risultato del referendum».
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pagina 3
Una famiglia di profughi yemeniti
nei pressi della capitale Sana’a (Reuters)
Polemiche
per il testo dell’Unesco
su Gerusalemme
TEL AVIV, 19. Ha suscitato forti polemiche la risoluzione approvata ieri dal consiglio esecutivo dell’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’educazione, la scienza e
la cultura). Il documento — presentato da diversi paesi arabi (Algeria,
Egitto, Libano, Marocco, Oman,
Qatar e Sudan) e approvato dal comitato esecutivo dell’Unesco lo
scorso 13 ottobre — tratta della protezione del patrimonio archeologico
di Gerusalemme e fa molto discutere per aver utilizzato solo i nomi
arabi per i luoghi di culto, pur
avendo, almeno a parole, affermato
l’importanza della città vecchia di
Gerusalemme e delle sue mura per
tutte e tre le religioni monoteiste.
Inoltre, la risoluzione deplora
fermamente — si legge — «le continue irruzioni da parte di estremisti
della destra israeliana e dell’esercito
nella moschea di Al Aqsa e nell’Haram Al Sharif, e chiede a Israele,
potenza occupante, di adottare misure per prevenire provocazioni».
Si denunciano poi gli scavi e le infrastrutture costruite unilateralmente dalle autorità israeliane nel complesso della spianata delle Moschee
e «il crescendo di aggressioni e di
misure illegali contro la libertà di
preghiera dei musulmani nei loro
luoghi santi».
La risoluzione è fortemente contestata da Israele secondo cui il testo negherebbe il profondo legame
storico dell’ebraismo con Gerusalemme e in particolare con il Monte
del Tempio. La zona riunisce il
Muro del pianto, parte del Muro
occidentale del Tempio distrutto
dai romani, il luogo più sacro al
mondo per gli ebrei, e la Spianata
delle moschee, il terzo luogo sacro
musulmano. Proprio per questo, il
premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha duramente criticato la
decisione dell’Unesco, interrompendo la cooperazione con l’organismo
delle Nazioni Unite. Parole di condanna sono giunte anche da diverse
comunità ebraiche nel mondo.
La scorsa settimana il testo era
stato approvato da 24 paesi e respinto da altri sei (Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Lituania,
Estonia e Olanda). In 26 si erano
astenuti (Italia compresa), mentre i
rappresentanti di due nazioni non
erano presenti al momento del voto. Nessun paese europeo aveva votato a favore. Ieri, al termine dei dibattiti, la risoluzione è stata definitivamente adottata, senza bisogno
di una seconda votazione.
Nello Yemen devastato da un sanguinoso conflitto
Attesa per la tregua
SANA’A, 19. Un cessate il fuoco di 72
ore, rinnovabile, deve entrare in vigore oggi alla mezzanotte nello Yemen dove i belligeranti, sotto pressione, sembrano più disposti a compromessi. Questo per mettere fine a
un conflitto che ha provocato 6900
morti, oltre 35.000 feriti, almeno tre
milioni di sfollati e devastato
un’economia di un paese considera-
to prima dell’inizio delle ostilità il
più povero della penisola arabica.
L’Arabia Saudita è pronta ad acconsentire a una tregua in Yemen, se
vi aderiranno i ribelli huthi. Lo ha
affermato il ministro degli esteri saudita, Adel Al Jubeir, che si è detto
tuttavia scettico sulla possibilità di
arrivare alla pace, visto il fallimento
dei precedenti tentativi di cessate il
fuoco. «Avremmo voluto vedere un
cessate il fuoco già ieri — ha detto
Al Jubeir parlando ai giornalisti a
Londra — Tutti vogliono il cessate il
fuoco, nessuno più dell’Arabia Saudita e dei membri della coalizione»
che appoggia il presidente Abd
Rabbo Mansour Hadi.
Il ministro degli esteri saudita ha
poi accusato i ribelli di aver fatto
fallire i precedenti accordi. «Per
questo — ha detto — arriviamo a
questo punto con un certo scetticismo. Ma siamo pronti, il governo
yemenita è pronto a concordare una
cessazione delle ostilità se anche gli
huthi sono d’accordo. I paesi della
coalizione rispetteranno il volere del
governo yemenita».
Il segretario di stato americano,
John Kerry, ha chiesto ieri sera non
solo il rispetto della tregua, ma pure
il suo prolungamento senza condizioni. Anche la Farnesina ha accolto
ieri con favore l’annuncio dell’inviato speciale dell’Onu, Ismail Ould
Cheikh Ahmed, sul raggiungimento
di un’intesa per una cessazione delle
ostilità tra le parti del conflitto.
«L’Italia — si legge in una nota —
segue con attenzione gli sviluppi
della situazione sul terreno e intende
favorire l’avvio della tregua e il suo
consolidamento, con l’obiettivo di
sostenere il negoziato promosso dalle Nazioni Unite».
Intanto, un drone ha ucciso ieri
otto miliziani di Al Qaeda nello Yemen meridionale (provincia di Shabwa). I terroristi colpiti da missili erano a bordo di due veicoli.
Sono oltre 350.000 dall’inizio dell’anno
A Niamey si cerca una soluzione alle divisioni tra Tripoli e Tobruk
Rifugiati afghani tornano dal Pakistan
Riunione sulla crisi libica
KABUL, 19. Dall’inizio del 2016 più
di 350.000 rifugiati afghani hanno
lasciato il Pakistan per ritornare in
patria nonostante il paese sia devastato dalla guerra e, secondo l’O nu,
questo flusso dovrebbe aumentare
prima della fine dell’anno. L’alto
commissariato delle Nazioni Unite
per i rifugiati sostiene che tali cifre
lasciano supporre che peggiorerà la
crisi umanitaria in Afghanistan, dove il governo di Kabul è già in difficoltà per le centinaia di migliaia di
sfollati a seguito delle recenti vaste
offensive dei talebani a Kunduz, nel
nord, e nella provincia di Helmand,
nel sud del paese.
Nel frattempo, i talebani hanno
smentito oggi le notizie stampa circolate ieri secondo cui si sarebbero
impegnati in colloqui di pace in
Qatar con il governo di Kabul, in
presenza di un rappresentante di
Washington. In un messaggio il
portavoce del gruppo ha detto: «respingiamo le informazioni diffuse
da “The Guardian” secondo cui i talebani hanno cominciato colloqui in
Qatar. Non abbiamo avuto colloqui
con nessuno». Ieri il giornale britannico aveva sostenuto che tali colloqui “segreti” si erano tenuti a due
riprese, in settembre e ottobre,
nell’emirato, in presenza di alti responsabili talebani e del governo afghano. Il quotidiano britannico aveva inoltre sostenuto che agli incontri
fosse presente anche un diplomatico
statunitense.
I talebani hanno da tre anni un
“ufficio” di rappresentanza in Qatar
e ai colloqui ci sarebbe stato anche
il mullah Abdul Manan Akhund,
fratello del fondatore del movimento e storico leader del gruppo, il
mullah Mohammad Omar, morto
tre anni fa. Nessuna conferma uffi-
Un gruppo di profughi afghani rientrati dal Pakistan in Afghanistan (Afp)
Identificati i finanziatori
della strage di Dacca
DACCA, 19. Importante svolta nelle
indagini sull’attacco terroristico del
2 luglio scorso in un ristorante di
Dacca, capitale del Bangladesh, dove furono massacrate 22 persone,
fra cui nove italiani. La polizia antiterrorismo del paese asiatico ha
infatti identificato ieri tre estremisti
che avrebbero finanziato l’attacco
terroristico contro la Holey Artisan
Bakery, nel quartiere diplomatico di
Gulshan. Lo ha confermato durante
una conferenza stampa il generale
Monirul Islam, capo dell’Unità antiterrorismo e contro la criminalità
transnazionale.
Secondo l’ufficiale, uno degli
estremisti sarebbe un noto pediatra,
che in passato aveva diretto un
ospedale pubblico e che insieme alla famiglia scomparve qualche mese
prima dell’assalto al locale.
«È andato in Siria per entrare
nell’Is» ha spiegato il generale, ag-
ciale della ripresa del dialogo è comunque arrivata dalle autorità di
Kabul, né l’ambasciata degli Stati
Uniti nella capitale afghana ha commentato la notizia, ma il «The
Guardian» nel suo articolo citava
fonti del governo afghano e dei talebani, in particolare un componente della Shura di Quetta, la leadership del gruppo fondamentalista.
giungendo che l’uomo è risultato
essere uno dei finanziatori di Jamaat-ul-Mujaheddin
Bangladesh
(Jmb), gruppo terroristico fondato
nel 1998 e al bando dal 2005. Il
Jmb è ritenuto responsabile di decine di omicidi di stranieri o esponenti delle minoranze religiose bengalesi. Il medico avrebbe donato
per l’operazione l’equivalente di
quasi 100.000 euro.
Una fazione di recente costituzione dello stesso Jmb, e particolarmente feroce, è considerata dagli
inquirenti bengalesi responsabile
del terribile attacco al ristorante.
Lo scorso agosto, al termine di
un blitz a Dacca delle forze speciali
del paese asiatico, era stato ucciso
Tamin Chowdhury, un trentenne
vissuto a lungo in Canada e munito
della doppia nazionalità, considerato il mandante della carneficina nella Holey Artisan Bakery..
TRIPOLI, 19. È iniziata oggi a Niamey la nona riunione ministeriale
dei paesi della regione vicini alla Libia che include i rappresentanti di
Algeria, Ciad, Egitto, Libia, Niger,
Tunisia e Sudan. La conferenza esaminerà gli ultimi recenti sviluppi a
Tripoli e gli sforzi a livello nazionale, regionale e internazionale per
trovare una soluzione alla crisi.
Presenti anche il rappresentante
speciale dell’Onu per la Libia, Martin
Kobler,
l’inviato
speciale
dell’Unione africana in Libia ed ex
presidente della Tanzania, Jakawa
Kikwete, e il segretario generale della Lega araba, Ahmed Abu El
Gheit. Le ultime due riunioni ministeriali si sono tenute a Tunisi nel
marzo 2016 e ad Algeri nel dicembre 2015. Il ministro algerino per gli
affari del Maghreb, dell’Unione
africana e della Lega araba, Abdelkader Messahel, ha detto che questo
incontro «si tiene in un contesto
difficile» ed esaminerà diverse questioni: dal terrorismo al crimine organizzato, dal traffico di droga e armi all’immigrazione illegale.
Anche il paese ospitante, oltre alla Libia, sta attraverso un periodo
turbolento. Proprio lunedì le forze
di sicurezza del Niger hanno respinto un attacco condotto da un gruppo armato in un carcere di massima
sicurezza nel quale sono detenuti
jihadisti di Boko Haram e di Al
Accordi economici
tra Cina e Filippine
PECHINO, 19. La Cina punta sul
commercio per inaugurare i rapporti
diplomatici con il nuovo presidente
delle Filippine, Rodrigo Duterte, in
visita ufficiale a Pechino. Una visita
che punta ad aumentare la fiducia
reciproca tra Manila e Pechino dopo
le aspre tensioni sulle dispute territoriali nel mar cinese meridionale.
Oggi è previsto un incontro bilaterale tra le stesso Duterte e il presidente cinese, Xi Jinping, al termine
del quale — indicano gli analisti —
saranno firmati numerosi accordi e
memorandum d’intesa nei settori
dell’agricoltura, del commercio e degli investimenti infrastrutturali.
In una nota, Duterte ha precisato
che la Cina — già secondo partner
commerciale di Manila — è una potente risorsa di capitali per lo sviluppo delle infrastrutture di cui necessitano le Filippine, aggiungendo che
lavorerà al fine di «favorire un ponte» per gli investimenti da Pechino.
Riguardo alle tensioni territoriali
sulle isole contese, Duterte ha
espresso il desiderio di sviluppo congiunto con la Cina nel mar cinese
meridionale, in cambio di sostanziosi
aiuti. «Non c’è senso nel fare la
guerra, non c’è senso nel volere lottare su un pezzo di acqua: è meglio
parlare — ha aggiunto il presidente
filippino — che fare la guerra».
A Manila, intanto, un mezzo della
polizia ha investito stamane dei manifestanti che protestavano davanti
all’ambasciata degli Stati Uniti contro la presenza delle truppe americane nelle Filippine. Tre giovani sono
rimasti feriti. Successivamente, la
polizia ha arrestato trenta studenti
che avevano rotto il cordone di sicurezza davanti all’ambasciata e lanciato sassi e vernice rossa contro la sede
diplomatica statunitense.
Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). Sabato scorso, 15 ottobre, un
cittadino statunitense è stato rapito
da un gruppo armato che ha ucciso
due guardie durante il sequestro.
Le autorità algerine hanno fortemente voluto questo incontro per
arrivare a una decisione comune
contro qualsiasi tipo di intervento
militare in Libia e spingeranno i
paesi confinanti ad affermare che
«qualsiasi azione militare contro il
terrorismo deve venire su richiesta
del governo di accordo nazionale e
in conformità con l’O nu».
E intanto, resta profonda la divisione politica nella capitale libica
con milizie che sostengono l’ex premier Khalifa Ghweil e altre che appoggiano il governo di accordo nazionale del premier Fayez Al Sarraj.
Il presidente statunitense, Barack
Obama, ha ribadito: «Continuiamo
a sostenere il premier Al Sarraj».
Il governo negozia con Boko Haram
Possibile rilascio di studentesse nigeriane
ABUJA, 19. Decine di studentesse
rapite in Nigeria nell’aprile del
2014 dal gruppo estremista Boko
Haram potrebbero essere liberate a
breve. Lo ha annunciato una portavoce del presidente nigeriano
Muhammadu Buhari.
Dopo le ventuno ragazze rilasciate la settimana scorsa, il governo di Abuja sta ora negoziando
con il gruppo integralista vicino
ad Al Qaeda la liberazione di altre
ottantatré studentesse della cittadina di Chibok rapite due anni e
mezzo fa, mentre altre cento non
sembrano intenzionate a tornare a
casa. Lo ha riferito all’agenzia Ap
un leader locale, il presidente
dell’associazione per lo sviluppo di
Chibok, Pogu Bitrus, secondo il
quale queste ragazze potrebbero
esser state radicalizzate durante la
prigionia o potrebbero provar vergogna per essere state violentate e
costrette a sposare gli estremisti,
da cui hanno avuto dei figli. In effetti, i timori delle ragazze dopo la
liberazione sono molteplici. Spesso
hanno paura di essere colpevolizzate, additate e rifiutate dalla comunità di Chibok, riferisce ancora
Bitrus, e molte sono costrette ad
andare a studiare all’estero.
Secondo le testimonianze delle
giovani liberate, dopo il rapimento
sono state separate in due gruppi a
seguito della richiesta dei comandanti dei miliziani di scegliere se
abbracciare l’islam o diventare
schiave. Loro e le altre ottantatré,
di cui si sta negoziando il rilascio,
farebbero parte del gruppo che ha
rifiutato di aderire all’islam e a Boko Haram. Le ragazze liberate dovrebbero incontrare nei prossimi
giorni il presidente Buhari.
Il governo si è detto pronto a
parlare con Boko Haram a condizione che il gruppo sia d’accordo a
coinvolgere organizzazioni come il
comitato internazionale della Croce rossa, che tra l’altro ha già mediato il rilascio della settimana
scorsa.
Attacco jihadista causa morti e feriti
Al Shabaab torna a colpire in Somalia
MO GADISCIO, 19. In Somalia tornano a colpire i jihadisti di Al
Shabaab. È di almeno sei morti e
numerosi feriti tra terroristi, soldati
e civili, il bilancio di un attacco
del gruppo somalo legato ad Al
Qaeda, contro una stazione di polizia nella città di Afgoye, a ovest
di Mogadiscio. Lo rende noto la
polizia somala.
Secondo alcuni testimoni, i jihadisti avrebbero fatto esplodere
un’autobomba, scontrandosi poi
con le forze della polizia somala.
Gli Al Shabaab affermano di avere
preso il controllo della città, ma la
notizia non è verificabile. Tuttavia,
la missione di peacekeeping
dell’Unione africana (Amisom) ha
reso noto di essere riuscita a respingere, insieme ai soldati somali,
l’attacco dei fondamentalisti. Afgoye è sotto il controllo delle forze
armate somale e dell’Amisom.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 20 ottobre 2016
Il sapore visivo della tradizione
nell’immagine di un uomo
che attraversa il Ghetto
(Ferdinando Scianna/Magnum Photos)
Dibattito in Russia sull’abbandono dei neonati
Nidi
di cicogna
di GIULIA MAZZA
a Russia è pronta a vietare una volta per tutte le
baby box, strutture situate
nei pressi di ospedali e
centri sanitari dove lasciare i bambini non voluti.
Noti come nidi della cicogna,
questi impianti consentono a madri
in difficoltà di lasciare i propri figli
in forma anonima, senza incorrere
in ripercussioni legali e — soprattutto — in piena sicurezza per la salute
del bambino. L’iniziativa ricalca la
ruota degli esposti di epoca medievale, una bussola girevole posta
fuori da chiese e conventi nella
quale venivano lasciati gli esposti, i
neonati abbandonati.
Nel paese il programma è partito
per la prima volta nel 2011 e oggi
conta diciannove baby box in dodici
regioni diverse. Queste strutture
consistono in una serie di incubatrici riscaldate, dotate di lenzuola e
coperte pulite. Trenta secondi dopo
aver depositato il bebè, lo staff
dell’ospedale riceve un segnale sonoro, segno che è possibile andare
a prendere il piccolo. I genitori
hanno sei mesi di tempo per decidere di riprendere con sé il figlio,
solo dopo essersi sottoposti a un test del DNA. Scaduto questo lasso di
tempo, il bambino viene inserito
negli elenchi per le adozioni.
Come già accaduto altrove, l’iniziativa ha scatenato un acceso dibattito, culminato questa estate con
la presentazione di un disegno di
legge per bandire i nidi, cui il governo di Mosca, a fine settembre,
ha dato il suo pieno sostegno. La
promotrice dell’iniziativa parlamentare è la conservatrice Yelena Mizulina, secondo la quale le baby box
rappresentano un incoraggiamento
L
fanzia. Nel documento, l’agenzia
Onu esortava Mosca a «prendere
tutte le misure necessarie per promuovere delle alternative alle baby
box», e ad «affrontare le cause alla
radice, anche fornendo servizi di
pianificazione familiare, di counseling e di sostegno sociale per le gravidanze indesiderate».
I sostenitori dei nidi sottolineano
invece che sono proprio le baby box
a risolvere il problema: il programma, notano, è l’estremo tentativo di
salvare delle vite, quando ogni altra
via ha fallito. In questi cinque anni
di attività, il numero dei bambini
lasciati nelle culle non è stato altissimo: solo quarantasette, di cui sette riuniti alle loro famiglie. Per Yeblena Kotova però, fondatrice di
Cradle of Hope, la prima organizzazione ad aver installato le incubatrici, «se pure le baby box possono sal-
Il ghetto di Venezia nelle fotografie di Ferdinando Scianna
Nostalgia
di un piccolo mondo
di GAETANO VALLINI
Di fatto per le donne in difficoltà
il programma rappresenta
un’efficace alternativa
ad aborto e infanticidio
Tema scottante nel paese
vare una sola, piccola vita, allora
sono utili». Di fatto, per le donne
in difficoltà il programma rappresenta un’efficace alternativa ad
aborto e infanticidio.
Quello delle interruzioni di gravidanza, fra l’altro, è un tema molto
sentito in Russia, dove è in corso
una campagna per eliminare l’aborto dalle pratiche coperte dal sistema
sanitario pubblico, sostenuta pure
dal Patriarcato ortodosso di Mosca.
Nel 1920 l’Unione sovietica è stato il primo
paese a rendere legale
l’aborto, successivamente bandito da Stalin —
dal 1936 fino alla sua
morte, nel 1954 — per
incentivare le nascite.
Fino alla fine degli anni
ottanta, addirittura, le
statistiche
riguardanti
l’aborto erano considerate segreto di stato, e
proprio in quel periodo
l’URSS ha registrato uno
dei tassi d’aborto più alti al mondo, con il picco
massimo raggiunto nel
1965 con 5,5 milioni di
interruzioni di gravidanza praticate. Secondo
dati ONU aggiornati al
2010, ancora oggi il paese detiene il primato.
Basti pensare che, in
termini di numeri totali,
nel 2009 la Cina ha eseguito più di 13 milioni
di interruzioni di gravidanza, su una popolazione di 1,3 miliardi di
persone: la Russia ne ha
eseguite 1,2 milioni, pur
contando 143 milioni di
Apertura di una “baby box” a Kirishi in Russia (2012)
abitanti.
Sempre al fine di incentivare le nascite, per
ad abbandonare i bambini, espo- anni il Partito comunista ha dispennendoli al rischio di cadere vittime sato riconoscimenti e premi in dedel traffico di essere umani. Oltre naro alle coppie che facevano più
al bando totale della pratica, il di- figli. Tuttavia, con il crollo
segno di legge proposto dalla sena- dell’Unione sovietica il calo demotrice impone una multa fino a cin- grafico si è fatto inarrestabile, comque milioni di rubli (circa 80.000 plice anche la scarsa aspettativa di
dollari) per le organizzazioni che vita, dovuta a una dieta alimentare
installano tali nidi, e la chiusura fi- povera, l’abuso di alcol, la diffusiono a tre mesi delle associazioni.
ne di Hiv/Aids e l’alto numero di
Se possibile, la proposta di Mi- morti violente. Dal 1992 al 2008, la
zulina ha riacceso ulteriormente il popolazione russa è scesa di 12 midibattito, anche sui social media. I lioni di unità, toccando i 143 miliocritici come la senatrice insistono ni di individui e spingendo gli
con il dire che i nidi della cicogna esperti a parlare di «coma demonon risolvono alla radice il proble- grafico». Da circa due anni la nama dell’abbandono dei bambini, zione sembra essere in ripresa, grama aprono invece a un ventaglio di zie a una serie di politiche per faconseguenze indesiderate.
vorire la natalità, come il programA rafforzare tale posizione, un ma «capitale materno»: un sussidio
rapporto sulla Russia stilato nel una tantum per la nascita del se2014 dal Comitato sui diritti dell’in- condo e dei successivi figli.
er il quinto centenario del
ghetto di Venezia si è
deciso di avviare una
ricognizione fotografica con
l’intento di raccontare la
dimensione contemporanea di questo
luogo, per testimoniarne la totale
integrazione nella vita cittadina. La
Fondazione di Venezia ha incaricato
del progetto Ferdinando Scianna,
riconosciuto maestro del
fotogionalismo, che ha accettato la
sfida non senza timore. «E se non ce
la faccio? Quel posto — spiega in una
nota in cui confessa i dubbi prima di
dire sì — è un teatro nel quale da
mezzo millennio si sono svolte
vicende straordinarie e terribili. So
che i luoghi non smettono mai di
raccontare, anche a distanza di secoli.
Ma se io non riuscissi a sentire quelle
voci, a vedere nella casuale
complessità e contraddittorietà
dell’oggi le immagini che contengono
una qualche traccia di quella storia
così densa?». I dubbi si sono via via
sciolti nel corso del lavoro, nel
percorrere in lungo e in largo il
ghetto, incontrando le persone che li
abitano e lavorano. Il risultato è un
racconto in stile street photography:
quarantotto foto in bianco e nero che
sono diventate una mostra intitolata
Ferdinando Scianna. Il Ghetto di
Venezia 500 anni dopo, curata da Denis
Curti e ospitata fino all’8 gennaio 2017
nelle sale della Casa dei Tre Oci,
sull’isola della Giudecca.
Sinagoghe, botteghe, ristoranti, campi,
gondole sono i soggetti che animano
un panorama visivo in cui si nota la
compresenza di una dimensione
simbolica, storica e rituale
intrinsecamente connessa alla vita di
oggi. Scianna ha scelto un registro
narrativo delicato ma non malinconico.
Le sue foto danno così forma a un
racconto che lega la memoria anche
P
dolorosa del luogo all’evoluzione del
tessuto urbano, sociale e culturale della
città. Un confronto con la storia, ma
anche con il presente, compiuto con
sguardo curioso e fresco, attento alle
architetture, certo, ma soprattutto agli
uomini. Uno sguardo antropologico,
dunque. «Ferdinando Scianna —
osserva al riguardo il curatore Denis
che compongono il complesso mosaico
di questa esperienza: è il linguaggio
degli affetti, è la grammatica dei
corpi». Il ghetto è «un luogo dove
ogni giorno le attività economiche, i
giochi dei bambini in campo e la vita
religiosa respirano il peso della storia»
scrive Giampietro Brunello, presidente
della Fondazione di Venezia,
Cena di Shabbat nella sede del gruppo Chabad-Lubavitch
Curti — ha dato forma a una memoria
collettiva elevando e distinguendo
singole storie: se ne avverte la bellezza
e la solennità. Dentro queste fotografie
ci si orienta. I punti cardinali si fanno
abbraccio e segnano le linee di una
confidenza visiva capace di entrare nei
confini dell’intimità dei molti ritratti
Donne vestite a festa per Shabbat
riconoscendo che «la comunità ebraica
è uno dei capisaldi della
internazionalizzazione della città e
contribuisce con continuità al suo
ruolo di baricentro culturale, crocevia
di conoscenze».
«Scianna — gli fa eco Paolo Gnignati,
presidente della Comunità ebraica di
Venezia — ci mostra il
ghetto come luogo che
è al tempo stesso
somma di particolari
sedimentati nel tempo
e di uno spirito del
luogo generale e
impalpabile, rifratto
nelle innumerevoli
memorie ed esperienze
dei singoli, siano essi
abituali frequentatori o
turisti distratti». Con
questo progetto il
fotografo della
prestigiosa agenzia
Magnum conferma la
sua capacità di
raccontare,
concretizzando nelle
immagini «quella
tensione del corpo,
degli occhi, della mente
e del cuore che ha
bisogno di deambulare
con una macchina
fotografica in mano,
cercando, aspettando
gli istanti di senso e di
forma che qualche
rarissima volta rivelano
il mondo e me stesso».
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 20 ottobre 2016
pagina 5
La chiesa ortodossa dalla cupola blu
nell’isola di Santorini
Voce
coraggiosa
e originale
di LUIGI D’AYALA VALVA
i tanto in tanto — e di recente sempre più spesso —
l’attenzione dei media cattolici e talora di quelli laici
è attirata da qualche avvenimento che riguarda o coinvolge le
Chiese ortodosse. Al di là di questa attenzione estemporanea, è certamente
vero che oggi l’ortodossia è più conosciuta, grazie anche ai crescenti contatti
ecumenici e alla sempre maggiore consistenza della sua “diaspora” nel nostro
paese, anche se bisogna ammettere che,
davanti al sentire comune, essa fatica
ancora a liberarsi dal cliché che la rappresenta come un fenomeno esotico venuto da lontano, come la Chiesa dei riti solenni e dei paramenti liturgici
splendenti, degli incensi e delle icone...
Sfide e tentazioni della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo
Certo, si potrà dire, si tratta di semplici stereotipi popolari, e come tali di
poco valore; ma è innegabile che assai
spesso in ambito cattolico, anche a lila persona che pratica l’elemosina è la stessa che è sua avversione verso ogni tipo di tutela esercitata su
vello teologico ed ecclesiale — pur con
di PANTELIS KALAITZIDIS
all’origine della povertà di molti e dell’ingiustizia di esso da parte di una qualunque autorità religiosa
significative eccezioni — la conoscenza
rimane alquanto superficiale, limitata a
a radicalità della predicazione cristiana, sociale. Allo stesso modo, anche Giovanni Crisosto- o ecclesiastica. Personalmente non nutro alcuna illuun approccio assai convenzionale, che
in linea di principio, dovrebbe impedire mo, Simeone il Nuovo Teologo e altri padri della sione sulla realtà postcristiana dell’Europa di oggi.
Meglio, sono personalmente favorevole alla sepaper lo più assume come valida l’immaogni tentativo di installarsi nel e di iden- Chiesa non esitano a sostenere che il ricco che fa
gine compatta e monolitica che l’ortotificarsi con il mondo e con lo spirito se- l’elemosina non solo non ha diritto di ricevere una razione della Chiesa e dello Stato e al carattere sedossia stessa (o forse meglio la sua parcolare, ogni sogno di società, di civiltà, ricompensa da parte di Dio, ma, al contrario, è col- colare e laico di quest’ultimo, e sostengo che è temte più influente) tende a offrire di sé.
di Stato o di impero cristiani. Come sappiamo dalla pevole delle ingiustizie che ha perpetrato accumu- po per noi cristiani ortodossi di comprendere che la
storia, è avvenuto giusto il contrario.
“sinfonia dei poteri” bizantina, l’alleanza armoniosa
Difficilmente però tutto questo è in
lando la sua fortuna!
Malgrado l’antinomia e il
grado di rendere raIn questa stessa linea di pensiero, troviamo preparadosso perpetui determi- scrizioni canoniche molto significative a questo rigione della realtà connati dalla dialettica biblica guardo. Seguendo infatti l’adagio biblico che affercreta, multiforme e in
dell’essere «nel mondo ma ma che «chiunque offre un sacrificio con il denaro
continua evoluzione,
non del mondo» e la tensione dei poveri è come se sacrificasse un bambino davansperimentata da una
permanente tra storia ed esca- ti a suo padre» (Siracide 34, 20), le Costituzioni apogalassia varia e comtologia, tra il «già» e il «non stoliche (collezione canonica che risale al IV secolo)
posita di Chiese che,
ancora», malgrado gli espliciti chiedono ai vescovi di non accettare i doni dei ricchi
mentre affrontano le
Pubblichiamo la prefazione
avvertimenti di Cristo riguar- che sfruttano i poveri. Questa stessa collezione canosfide e le tentazioni
del monaco di Bose al libro
do al fatto che il suo Regno nica insiste nel rifiutare questi doni anche se la Chiedella contemporaneità,
Nel mondo ma non del
non è di questo mondo (cfr. sa rischia di soffrire di mancanza di risorse. Non è
cercano di restare femondo. Sfide e tentazioni
deli alla tradizione
Giovanni 18, 36), malgrado le
della Chiesa ortodossa nel
possibile infatti, dice — allineandosi in questo a san
della fede ricevuta dai
persecuzioni e i martiri subiti
mondo contemporaneo
Basilio — «fare di Dio un complice dei ladri».
padri. Chi non abbia
nei primi secoli del cristianesi(Magnano, Edizioni
Vediamo così già annunciato e sviluppato nella
conoscenze dirette o il
mo, i cristiani, sia in oriente
Qiqajon, 2016, pagine 249,
privilegio di visitare i
che in occidente, hanno cerca- letteratura patristica il tema del carattere sacro dei
euro 22) e uno stralcio
paesi di tradizione orto di associare la loro fede
dell’autore.
todossa, farà fatica a
con uno Stato o un potere, e
figurarsi, dietro ai didi imporre questa fede e la
I cristiani ortodossi
scorsi di maniera, dei
sua morale come legge dello
devono comprendere che l’alleanza
volti di cristiani conStato obbligatoria per tutti.
creti, con i loro penOggi conosciamo gli effetti
tra Chiesa e Stato
sieri, le loro speranze, le loro domande,
nefasti di tale associazione “contro natura”: la sacranon è più un modello
i loro dubbi, le loro angosce, i loro prolizzazione del potere imperiale e la statalizzazione
blemi.
della Chiesa, la trasformazione in religione del mesda seguire nei nostri paesi
saggio cristiano e la sua istituzionalizzazione, il suo
La pubblicazione di questo libro in
confinamento all’ambito oggettivamente misurabile
una certa misura vorrebbe contribuire a
della morale sessuale o in quello definito dall’ossercolmare questa lacuna, offrendo la posvanza stretta del rituale liturgico e del digiuno, il poveri e della povertà, un tema che molti secoli dosibilità di ascoltare una delle voci più
controllo della Chiesa sulla vita degli uomini e delle po sarà al centro delle preoccupazioni della teologia
originali e coraggiose della nuova genedonne, come anche il suo zelo nel perseguire, con della liberazione. Infatti, secondo una lunga tradirazione della teologia greca, purtroppo
l’aiuto del potere secolare, gli eretici e gli infedeli. zione che comincia fin dall’Antico Testamento, i
ancora sconosciuta al pubblico italiano,
In poche parole, il capovolgimento dei termini che poveri e i deboli, coloro cioè che non traggono la
ma che, a nostro giudizio, merita attenGregorio di Nissa in un affresco nella chiesa di Chora a Istanbul
definivano l’identità del cristianesimo primitivo, loro identità dalla potenza sociale e non ripongono
zione da parte di chi desideri avere una
l’oblio della sua voca- le loro speranze nelle ricchezze, sono gli amici di
zione di comunità esca- D io.
tologica ed eucaristica,
Con la mia argomentazione non intendo in alcun
tra Chiesa e Stato, non è più un modello da seguire
e della sua azione so- modo dare l’impressione di voler sostenere che i nei nostri paesi.
ciale liberatrice, la ri- racconti biblici o il pensiero patristico offrano un
Quanto alla secolarizzazione, non vedo in essa
duzione del suo ethos modello già pronto per essere applicato nella socie- unicamente dei pericoli, ma anche delle sfide creatidi libertà a una morale tà e nell’ambito della politica che dipende dallo ve da raccogliere. Poiché inoltre, come sempre, soconservatrice e di tipo Stato, o ancora nelle relazioni tra i vari stati sovrani no un fautore della dimensione escatologica della
casuistico.
sviluppatisi con la modernità.
Chiesa, sostengo fermamente la tesi secondo cui
È però opportuno
Non sono così ingenuo da credere che una para- non è possibile trasformare i testi biblici o i comannotare che ci sono state bola, un testo o un racconto sacro sul debito o sulla damenti del Discorso della montagna in principi
non poche resistenze a sua remissione potrebbero da soli risolvere un pro- che governano uno Stato, poiché ciò implicherebbe
questa identificazione blema contemporaneo così complesso. Sono piena- il rischio di una secolarizzazione del messaggio
del cristianesimo con il mente cosciente del carattere secolare e pluralista evangelico e allo stesso tempo richiamerebbe alla
potere imperiale e a dello Stato moderno, della sua insofferenza e della memoria la teocrazia e il totalitarismo religioso.
questo
compromesso
con lo “spirito del
mondo”. La nascita del
monachesimo in oriente e la critica dell’ingiustizia sociale portata
avanti dai padri della
Chiesa ne sono gli
esempi più significativi,
Il filosofo russo Nikolaj Berdjaev
come ricorda il grande
filosofo religioso della
Oltre novemila persone, provenienti da ogni parte
il coro della diocesi di Roma, le rappresentanze di
diaspora russa Nikolaj
del mondo, parteciperanno al giubileo delle corali e corali diocesane e parrocchiali e un coro di voci
conoscenza dell’ortodossia più compleBerdjaev, facendo diretto riferimento all’insegnadegli animatori liturgici che si tiene dal 21 al 23
bianche composto da centocinquanta bambini.
ta e meno semplicistica. Senza contare
mento di Basilio e di Giovanni Crisostomo.
ottobre. L’evento, organizzato da Nova Opera
La tre giorni si concluderà domenica 23 ottobre con
che nessuna delle problematiche che
Gregorio di Nissa, il grande teologo cappadoce
Onlus e dal coro della diocesi di Roma, si aprirà
il pellegrinaggio alla porta santa e con la messa
vengono qui evocate e trattate in reladel IV secolo, per citare un solo esempio che è in
venerdì 21 con un convegno, nell’aula Paolo VI, sul
nella basilica di San Pietro celebrata
zione alla Chiesa ortodossa possono esrapporto con la nostra discussione, criticava la pratema «Cantare la misericordia». Sabato 22 tutti i
dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del
sere considerate completamente senza
tica dell’usura e lo sfruttamento dei poveri e dei
partecipanti incontreranno Papa Francesco in
Pontificio Consiglio per la promozione della nuova
parallelo o prive di rilevanza per i cribisognosi da parte dei ricchi dietro l’apparenza di
occasione dell’udienza giubilare e nel pomeriggio,
evangelizzazione. Prima di tornare alle loro
stiani e le Chiese di tradizione occidencarità.
alle ore 18, andranno a formare un unico grande
comunità parrocchiali e diocesane, i partecipanti al
tale. Si tratta quindi di una testimoCiò che Gregorio di Nissa cerca di criticare è il
coro per il concerto, sempre nell’aula Paolo VI,
giubileo delle corali e degli animatori liturgici
nianza che merita di essere ascoltata
camuffamento dell’ingiustizia sociale, e peggio andedicato alla divina misericordia e a san Giovanni
confluiranno in piazza San Pietro per seguire
con attenzione, umiltà e profondo ricora la perversione dell’elemosina che finisce per
Paolo II, nel giorno della sua memoria liturgica.
spetto.
servire come alibi all’ingiustizia, soprattutto quando
Interverranno l’orchestra Fideles et Amati,
la recita dell’Angelus.
D
Perversione dell’elemosina
L
Il libro
Giubileo delle corali e degli animatori liturgici
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 20 ottobre 2016
L’arcidiocesi di México sul clima di violenza nel Paese
Frutti amari
della corruzione
APARECIDA, 19. «Siamo capaci di
stare con i bambini, di “perdere
tempo” con essi? Sappiamo
ascoltarli, difenderli, pregare per
loro e con loro? O li trascuriamo
occupandoci dei nostri interessi?». Se lo chiede Papa Francesco
in una lettera inviata in occasione
della Settimana nazionale dell’infanzia in Brasile e letta mercoledì
12 ottobre dal cardinale arcivescovo di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis, durante la celebrazione che, nel santuario dedicato alla patrona del Paese, ha
aperto il giubileo per il trecentesimo anniversario del ritrovamento dell’immagine di Nostra Signora di Aparecida nelle acque
del fiume Paraíba do Sul.
Sottolineando il suo appoggio
alla campagna nazionale per lo
sradicamento del lavoro minorile
che è si conclusa domenica scorsa, il Pontefice ricorda che la Settimana dell’infanzia, organizzata
dal santuario in collaborazione
con i tribunali regionali del lavoro e la procura generale del lavoro dello stato di São Paulo, «ha
l’obiettivo di promuovere lo sra-
Il Papa per la settimana dell’infanzia in Brasile
Con la tutela dei bambini
cresce l’intera società
dicamento del lavoro infantile e
di offrire ai bambini un’educazione di qualità che assicuri loro un
futuro migliore». Francesco scrive
di serbare ancora vivo nel cuore il
ricordo dell’inaugurazione, il 3
settembre, della statua di Nostra
Signora di Aparecida nei giardini
vaticani e, tornando a parlare
dell’iniziativa, invita a non dimenticare che «i bambini sono
un segno di speranza e un segna-
le indicatore per capire lo stato di
salute di una famiglia, di una società e del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati,
protetti, tutelati da una famiglia
saggia, la società migliora e il
mondo è più umano», osserva il
Papa, e, per questo, «dobbiamo
rinnovare sempre il nostro auspicio di accogliere di più e meglio i
bambini». La lettera si conclude
con la speranza che la campagna
per lo sradicamento del lavoro
minorile possa essere «fruttuosa
nei suoi propositi» e, per questo
il Papa invoca «la luce dello Spirito santo affinché illumini tutti i
partecipanti e, al tempo stesso,
attraverso l’intercessione di Nostra Signora Aparecida, imparto
loro la benedizione apostolica,
chiedendo di continuare a pregare per me».
CITTÀ DEL MESSICO, 19. L’insicurezza e la violenza sono un
riflesso di corruzione, impoverimento, mancanza di opportunità per la popolazione. È quanto sostiene «Desde la Fe», settimanale dell’arcidiocesi di México, in un editoriale dedicato
alla difficile situazione del paese nel quale, viene ricordato,
continuano a moltiplicarsi gli
episodi di violenza efferata,
senza che le autorità — Seguridad en punto muerto, è il titolo
dell’articolo — mostrino di essere in grado di reagire con efficacia. «In determinate zone del
paese la violenza continua a
crescere e sembra ormai incontenibile», viene sottolineato dal
settimanale che critica «chi
sembra non udire il grido evidente della cittadinanza, compromettendo non solo la sicurezza pubblica ma anche qualsiasi aspirazione politica che
possa avere per il suo futuro».
Negli ultimi giorni si sono
moltiplicati i casi che hanno
causato sconcerto e commozione nell’opinione pubblica: il
brutale omicidio di una studentessa ventunenne a Veracruz,
l’esecuzione in pieno giorno di
un magistrato noto per le inchieste sul narcotraffico, l’amputazione delle mani di sei presunti ladri nello stato di Jalisco
a opera di una banda locale di
narcotrafficanti. Per non dire
dei tre sacerdoti e dei quattro
catechisti sequestrati, torturati e
uccisi nelle ultime settimane.
Insomma, «il paese è in
fiamme», sostiene la rivista che
cita un’inchiesta dell’Instituto
Nacional de Estadística y Geografía diffusa nel settembre
scorso nella quale si evidenzia
che il 72,3 per cento dei messicani convive con una «percezione quotidiana dell’insicurezza» (era il 66 per cento nel
2012) e almeno un terzo degli
intervistati dichiara che un suo
familiare diretto è stato vittima
di un qualche delitto nell’anno
precedente.
Intervista all’arcivescovo di Fortaleza all’inizio dell’anno mariano per la Madonna di Aparecida
Accoglienti come una madre
da Fortaleza
FEDERICO JORIO
Santuario nazionale dal 1983, la basilica di Aparecida accoglie ogni anno
milioni di pellegrini.
Un anno mariano per il Brasile.
L’occasione sono i trecento anni dal
ritrovamento della statua di Nostra
Signora Aparecida, avvenuto nel
1717. Di questo evento ecclesiale, vissuto come opportunità di rinnovamento per la Chiesa e la società
brasiliana, parla l’arcivescovo di
Fortaleza, José Antônio Aparecido
Tosi Marques.
È il segno che nell’essere umano
c’è una grande necessità di avere
una relazione filiale e affettiva con
la propria madre. Dio stesso ci ha
creato con questo bisogno. Perciò
l’attrazione interiore verso la maternità di Maria è un fattore molto diffuso in tutto il mondo. Lo vediamo
nei tanti luoghi di fede dove si va
per pregarla. In Brasile la devozione
a Nostra Signora Aparecida è dovuta al modo in cui la statua è stata ritrovata. Lo ha spiegato bene Papa
Francesco quando è venuto nel santuario, per la prima volta come
Pontefice, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, sottolineando che il ritrovamento di que-
Da dove nasce la devozione mariana
del popolo brasiliano?
Dalla colonizzazione portoghese
e dall’opera dei primi missionari.
Sin dall’inizio, infatti, lungo la rotta
percorsa dai coloni e dagli evangelizzatori, dal nord al sud del Brasile,
figli e questa è una grande missione
del popolo brasiliano: fare del Paese
una vera famiglia. Significativo è
anche il fatto che il ritrovamento
della statua avvenne in un’epoca
storica segnata dalla schiavitù. La
Madonna appare sotto la forma di
una statua di terracotta con la pelle
scura, esprimendo. La lezione è
molto chiara: Dio è padre, al di là
di qualsiasi etnia e nazionalità, e la
sua grazia è rivolta non solo ai poveri, ma anche ai governanti. La
principessa Isabella d’O rléans-Braganza fu molto toccata dalla devozione mariana per esigenze personali e familiari e proprio per questo è
stata la prima a donare il mantello e
la corona alla Madonna, rinunciando alla carica di regnante. Ciò ha
anche avviato l’abolizione della
schiavitù, con l’emanazione di una
legge che permettesse di fatto una
convivenza fraterna. Tutto questo è
un segnale che Dio ci ha dato e che
attraversa la storia del Brasile, vincendo le disuguaglianze e curando i
traumi con la figura della madre che
si prende cura e accompagna. Nostra Signora Aparecida è di per sé
un emblema di evangelizzazione costante.
Il 12 ottobre si è aperto il giubileo.
Cosa ci si aspetta da questo evento?
vennero erette molte chiese dedicate
alla Vergine. La devozione all’Immacolata, nonostante non fosse ancora stato proclamato il dogma, era
molto sentita tra i portoghesi che la
portarono anche qui. La storia di
Nostra Signora Aparecida inizia nel
1717, quando tre pescatori trovarono
in fondo al fiume Paraíba una statua della Madonna. Gli uomini dovevano procurare il pesce per un
banchetto allestito in occasione
dell’arrivo nel villaggio di un’importante autorità. Avevano vegliato tutta la notte, ma non erano riusciti a
prendere nulla. Poi il ritrovamento
della statua in terracotta dell’Immacolata Concezione e l’inizio di una
pesca “miracolosa”. Il fatto venne
interpretato come un segno della
presenza di Dio in una circostanza
di necessità e di povertà.
sta statua è una lezione che né la
Chiesa locale né lo stesso Brasile
devono mai dimenticare. E qual è
questa lezione? È l’incontro che Dio
ha segnato con il popolo brasiliano,
attraverso la propria madre: ha mostrato non solo l’affetto per Maria
come “mamma”, ma anche il suo
proprio modo di essere. Questo fatto deve portare il popolo brasiliano
al proprio incontro con Dio e a una
vita cristiana che esprima questo
suo volto, ossia di un Dio che va incontro ai poveri, ai bisognosi, che
va incontro con un gesto materno e
scioglie i momenti di angoscia proprio come fece Maria nelle nozze di
Cana. Dio viene con modalità che
non ci aspettiamo e i pescatori seppero accogliere questa forma insperata. E questa è una lezione che vale
per sempre. Dio poi, come fa una
madre di famiglia, riunisce i propri
Sarà un anno mariano nazionale
come è stato anche indicato dalla
Conferenza nazionale dei vescovi
brasiliani. E ci aspettiamo che da
parte di tutti venga accolto quello
che il Papa ha detto, ossia una missione di Dio per aiutare non solo la
Chiesa ma tutto il Brasile a incontrare la propria identità. Per questo
l’apertura dell’anno giubilare è segnata dalla peregrinazione in tutte
le diocesi di una copia dell’immagine di Nostra Signora Aparecida, intorno alla quale riunire non solo i
cattolici. La celebrazione commemorativa sarà sicuramente un grande
evento di ringraziamento a Dio e
simboleggerà un momento di accoglienza di questo dono divino, una
straordinaria occasione di fratellanza
nazionale. Il Brasile ha attraversato
fasi storiche con grandi sfide e difficoltà, come quella che stiamo vivendo ora, a tutti i livelli, sia politico
che culturale, e che tocca soprattutto le famiglie. Perciò il giubileo mariano sarà un momento di grazia accompagnato da un grande rinnovamento del Brasile.
Qual è il posto di Maria nei suoi venticinque anni di episcopato?
La relazione di un figlio con la
mamma non si può esprimere con
poche parole. Penso che questo rap-
porto fosse presente nel cuore di
Dio prima della mia nascita. Sono il
primo figlio di una coppia che si è
sposata in tarda età e che per i primi cinque anni non riusciva ad avere figli. Fu mia madre a chiedere alla Madonna questo grande regalo al
Signore. Dopo di me sono nati altri
cinque fratelli. Non è un caso che
sia stato chiamato José Antônio
Aparecido. Sin da piccolo la mia
educazione è stata caratterizzata da
un sentimento cattolico e la devozione alla Madonna era vissuta come una cosa naturale. Sono nato il
13 maggio, festa della Madonna di
Fátima, e il matrimonio dei miei genitori è avvenuto l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione.
Come si può vedere tutto è collegato con Maria. Pertanto posso dire
senza mezzi termini che è stata Maria a guidare i miei passi fino al momento in cui, a 13-14 anni di età, ho
sentito la chiamata al sacerdozio.
Mai e poi mai avevo pensato di arrivare all’episcopato. Adesso sono
già venticinque anni, ma sin dal primo momento ho creduto che fosse
Dio a portarmi avanti con l’affetto
molto prossimo di Maria. Dapprima
sono stato chiamato a Salvador e
successivamente a Fortaleza e qui la
patrona è la Madonna dell’Assunzione, festeggiata il 15 agosto. Era
una festa un po’ dimenticata, non
riconosciuta civilmente e anche nella
Chiesa era poco valorizzata. Nel
2002 Papa Giovanni Paolo II ha
scritto la lettera apostolica Rosarium
virginis Mariae e chiamato tutta la
Chiesa e i vescovi a valorizzare questa devozione mariana attraverso la
celebrazione di un evento religioso.
Si stavano celebrando i centocinquant’anni dell’arcidiocesi di Fortaleza e quindi abbiamo pensato di
fare qualcosa di diverso, dal momento che Fortaleza è una città che
nasce consacrata alla Madonna anche se poi nel corso degli anni l’originale devozione mariana è stata abbandonata. Il popolo fu chiamato a
fare una grande processione, ricordando i pescatori che avevano portato qui l’immagine di Maria ritrovata nel fiume. La processione, che
chiamammo “camminata con Maria”, prevedeva anche la recita dei
misteri del rosario come era stato
proposto da Giovanni Paolo II. Mai
ci saremmo aspettati tanta gente:
più di ottantamila persone. Da quel
momento, la processione si svolge
ogni anno il 15 agosto, ricordando il
carisma mariano della città. Vi partecipano quasi due milioni di persone. Nei cuori di questa gente c’è
una tensione verso la propria madre.
E quando viene risvegliata, educa e
lavora.
Assemblea generale d’autunno dei vescovi statunitensi
Pace sociale
e sacralità della vita
BALTIMORA, 19. Si svolgerà dal 14 al
16 novembre prossimo, a Baltimora,
l’assemblea generale di autunno
della Conferenza episcopale degli
Stati Uniti (Usccb).
I presuli dovranno discutere e
deliberare sul piano strategico 20172020, considerando le cinque priorità approvate lo scorso novembre e
cioè: «Evangelizzazione»: spalancare le porte a Cristo attraverso il discepolato missionario e l’incontro
personale; «La famiglia e il matrimonio»: incoraggiare e guarire le
famiglie, incoraggiare i cattolici ad
abbracciare il sacramento del matrimonio; «La vita umana e la dignità»: sostenere la sacralità della vita
umana dal concepimento alla morte
naturale, con particolare attenzione
per i poveri e i vulnerabili; «Le vocazioni e la formazione permanente»: incoraggiare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, curare la formazione permanente per
clero, religiosi e ministri laici; «La
libertà religiosa»: promuovere e difendere la libertà di servizio, di testimonianza e di culto, negli Stati
Uniti e all’estero.
Inoltre saranno presentati diversi
rapporti, tra cui un aggiornamento
della task-force messa in piedi
dall’episcopato statunitense per
promuovere la pace nelle comunità.
I violenti episodi accaduti in diverse città degli Stati Uniti hanno provocato accese reazioni nei settori intellettuali, politici e religiosi. Si
tratta, infatti, non solo di violenza
come reazione all’abuso di potere
delle forze dell’ordine, ma pure di
violenza gratuita, perpetrata da
gruppi di persone anche molto giovani. Il fenomeno fa riflettere sulla
realtà sociale, politica e religiosa del
Paese, e i vescovi sono consapevoli
della necessità dei fedeli di ricevere
una parola di orientamento per assicurare la pace sociale nelle proprie
città.
Durante i lavori si procederà anche al rinnovo delle cariche, fra le
quali quella di presidente della
Conferenza episcopale, fino a ora
ricoperto dall’arcivescovo di Louisville Joseph Edward Kurtz.
†
Il Presidente del Fondo Pensioni vaticano, Prof. Nino Savelli, unitamente
ai membri del Consiglio d’Amministrazione, al Direttore, Avv. Stefano
Di Pinto, e al personale dell’Ufficio
del Fondo si uniscono nella preghiera
al dolore di S.E.R. Mons. Giovanni
Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, per la perdita del padre
ANTONIO MARIA
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 20 ottobre 2016
pagina 7
Attualità di don Mazzolari
La parola ai poveri
di LEONARD O SAPIENZA
«Non possiedo niente. La roba
non mi ha fatto gola e tanto meno
occupato.
Non ho risparmi, se non quel
poco che potrà sì o no bastare alle
spese dei funerali che desidero
semplicissimi, secondo il mio gusto e l’abitudine della mia casa e
della mia chiesa.
Non ho niente e sono contento
di non avere niente da darvi.
Intorno al mio altare come intorno alla mia casa e al mio lavoro
non ci fu mai “suon di denaro”: il
poco che è passato nelle mie mani
— avrebbe potuto essere molto se
ci avessi fatto caso — è andato dove doveva andare. Se potessi avere
un rammarico su questo punto, ri-
Dov’è
la vera ricchezza
Ci farà bene leggere e meditare queste
pagine molto attuali di Don Primo Mazzolari, sacerdote coraggioso. Lui ci ricorda
che i poveri sono la vera ricchezza della
Chiesa, i poveri sono l’unica salvezza del
mondo!
Chiediamo al Signore la grazia di vedere
i poveri che bussano al cuore, e di uscire
da noi stessi con generosità, con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di Dio possa entrare nel nostro cuore.
Vaticano, 21 aprile 2016
FRANCESCO
guarderebbe i miei poveri e le opere della parrocchia che avrei potuto aiutare largamente: ma siccome
ovunque ci sono poveri e tutti i
poveri sono del Signore...».
Così scriveva don Primo Mazzolari nel suo Testamento. Era nato in
una famiglia povera e vissuto
sempre tra poveri, a cominciare
dagli scopai di Cicognara, dove
aveva iniziato il suo ministero sacerdotale.
Poveri e «lontani» divennero le
due passioni umane e cristiane di
tutta la sua vita.
E il suo non fu solo un sentimento, diventò azione, per i poveri, per i sofferenti, per gli «ultimi», per i reduci delle due guerre
mondiali, per i contadini.
Per lui, Dio non era un pretesto
per amare i poveri, ma erano piuttosto i poveri una possibilità per
amare Dio.
Scrive Enzo Bianchi: «So bene
che è più facile pensare ad una
“cattedra dei non credenti” che a
una “cattedra dei poveri”». Ma è
proprio quello che fa don Mazzolari, testimone di tanta miseria materiale, morale e spirituale. Dà «la
parola ai poveri».
Su Adesso, il quindicinale da lui
fondato, tiene una rubrica proprio
con questo titolo: «La parola ai
poveri».
Era cosciente che parlare dei poveri è un discorso poco interessante. Parlare ai poveri era assai comodo. Parlare in nome dei poveri
è un discorso ambìto da molti.
Dare la parola ai poveri è un’altra
cosa.
E così presenta pagine semplici
e vive, rapide e audaci: non retoriche, non idilliche, non patetiche,
non pacifiche.
Un mese prima di morire consegnò all’editrice La Locusta una
raccolta di quegli scritti, che fu
pubblicata nel 1960 con il titolo
La parola ai poveri.
Quei testi vengono riportati in
questo volume, insieme ad altri
non presenti nelle prime edizioni.
Nella presentazione della prima
edizione l’editore annotava: «Sono
pagine che non piaceranno a molti
cattolici d’oggi».
E certamente anche oggi più di
qualcuno troverà da ridire davanti
ad alcune affermazioni di don
Primo.
Sorprendentemente si nota una
convergenza di vedute tra quanto
scriveva ieri don Mazzolari e
quanto annuncia oggi Papa Francesco.
Un solo esempio, tra i tanti che
i lettori attenti potranno rilevare:
«I destini del mondo si maturano
in periferia», scriveva don Mazzolari; «La realtà insieme si capisce
non dal centro, ma dalle periferie.
Si capisce meglio», diceva Papa
Francesco visitando una parrocchia
della periferia romana, poco dopo
la sua elezione.
Per quanto riguarda la povertà e
i poveri, sembra che nulla sia cambiato dai tempi di don Mazzolari
ai nostri.
Vari Rapporti della Caritas informano che «esplode la povertà e il
welfare arranca». «Italiani sempre
più poveri: otto milioni i poveri
nel nostro Paese». E oggi, poi, si
aggiunge il dramma dei profughi
che sbarcano sulle nostre coste.
È per questo che, ancora recentemente, Papa Francesco ha affermato: «I poveri sono la proposta
forte che Dio fa alla Chiesa affinché cresca nell’amore e nella
fedeltà».
L’ostinata parola di Mazzolari,
la sua essenziale verità, il suo inalienabile amore sono i poveri. I
poveri visti di fronte agli uomini,
di fronte a Cristo, di fronte ai cristiani.
Per l’amore ai suoi poveri, don
Primo combatte la sua battaglia
per una Chiesa povera e per i poveri.
Nei suoi scritti, da La più bella
avventura, a Il samaritano, a I lon-
tani, a Dietro la Croce, a Il Compa- tenzione, di interesse, di ascolto,
gno Cristo, a La pieve sull’argine, di rispetto, di affetto da parte di
per finire con La Via Crucis del po- quanti la guardano, la giudicano,
vero, don Mazzolari ci stimola a la interrogano, le chiedono di essequella «rivoluzione cristiana» che re accolti nel suo grembo per divede nel povero il fratello: «Chi ventare partecipi della sua vita e
conosce il povero conosce il fratel- della sua missione.
lo; chi vede il fratello vede Cristo;
Riascoltiamo la parola di don
chi vede Cristo vede la vita e la Primo: «Il povero è Gesù.
sua vera poesia, perché la carità è la poesia del cielo portata
sulla terra».
Fin dal primo numero della sua rubrica, don Mazzolari afferma: «Non chiedetemi subito perché sia
tanto difficile dare la
Si apre con un autografo di Papa
parola ai poveri. La riFrancesco — che pubblichiamo in questa
sposta verrà fuori da
pagina insieme con la presentazione del
sola, alla fine».
curatore, reggente della Prefettura della
E, al termine della
Casa Pontificia — il libro La parola ai
lettura di queste pagipoveri (Bologna, Edizioni Dehoniane,
ne, il lettore troverà
2016, pagine 189, euro 15), che raccoglie
facilmente la risposta.
alcuni testi di don Primo Mazzolari
Quella che ha fatto
usciti sul quindicinale Adesso tra il 1949 e
dire a qualcuno: «Ceril 1957. Il volume è stato presentato al
chiamo di diventare
Pontefice lo scorso mercoledì 12 ottobre,
Chiesa dei poveri, perdurante l’udienza generale.
ché i ricchi possono
trovare posto in una
Chiesa povera e di poveri, mentre i poveri
Se non ci sono più poveri, non
non possono trovare posto in una
Chiesa ricca e di ricchi». La Chie- c’è neanche Gesù.
Chi ha poca carità vede pochi
sa è veramente di tutti se è verapoveri;
mente la Chiesa dei poveri.
chi ha molta carità vede molti
La povertà è la condizione indispensabile della Chiesa per dare poveri;
chi non ha nessuna carità non
credito alla propria missione, per
apparire «credibile», degna di at- vede nessuno».
Con un autografo
del Papa
Gruppi di fedeli all’udienza generale
All’udienza generale di mercoledì 19 ottobre,
in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi:
Da diversi Paesi: Partecipanti all’Assemblea Generale della “Catholica Unio
Internationalis”; Fratelli Maristi; Fratelli
delle Scuole Cristiane; Suore della Presentazione di Maria; Suore della Società
del Sacro Cuore; Suore di San Giovanni
Battista; Partecipanti all’Incontro «Donne - Medio Oriente - Mediterranea»;
Partecipanti al Seminario promosso
dall’Università della Santa Croce, di
Roma.
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di Caltagirone, con il. Vescovo Calogero Peri; Cresimati della Diocesi di
Faenza-Modigliana, con il Vescovo Mario Toso; Giovani dell’Azione Cattolica
dell’Arcidiocesi
di
Brindisi-Ostuni;
Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santo
Stefano, in Vermiglio; San Leonardo, in
Castelnuovo; Sant’Andrea, in Suisio;
San Pietro, in Tagliuno; San Martino,
in Milano; San Giorgio, in Molteno;
Sant’Antonino, in Borgo Val di Taro;
San Bartolomeo, in Torino; San Giuseppe, in Termo; Santa Teresa del Bambin
Gesù, in Limone; Santa Barbara e San
Nicola de Flue, in Fossamastra; Natività
della Beata Vergine Maria, in Vigarano
Mainarda; San Lorenzo, in Montese;
San Vicinio, in Sacramora; Santa Maria
a Mare, in Viserba di Rimini; Madonna
dei sette dolori, in Pescara; San Giuseppe, in Capanne e Marti; Sant’Antonio,
in Ripa di Seravezza; San Cristoforo, in
Barga; San Pietro, in Figline di Prato;
San Pietro, in Zagarolo; San Michele, in
Ausonia; San Nicandro, in Calvi Risorta; Sant’Egidio, in Montefusco; San
Rocco, in Aversa; San Filippo Neri, in
Frattamaggiore; Santa Maria delle Grazie, in Napoli; Santa Maria del Piano,
in Maierà; Santa Maria Annunziata e
Assunta, in Forza d’Agrò; Santa Maria
delle grazie, in Sant’Alessio Siculo; Santa Lucia, in Mistretta; Maria Santissima
di Lourdes, in Gliaca di Piraino; Natività di Maria Vergine, in Bonorva; Cuore
Immacolato di Maria, in Sassari; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Lainate,
Concordia Sagittaria, Casalecchio di
Reno; Partecipanti al Festival della Diplomazia; Ufficiali dell’Accademia Militare di Modena; Associazione europea
operatori di Polizia, di Aci Castello; Associazione nazionale privi di vista, di
Bari; Associazione Bettina, di Campi
Bisenzio; Associazione Diversamente disabili; Associazione Arcobaleno, di Lainate; Associazione gruppo giovani, di
San Mango Piemonte; Associazione nazionale Vigili del fuoco, di Brindisi; Associazione Pubblica assistenza, di Massa; Associazione AVIS, di Medio Verbano, e Cogliate; Fondazione Mantovani,
di Arconate; Obbligazionisti e Azionisti
delle Banche in liquidazione; gruppo
Caritas, di Imola; gruppo Finmeccanica,
di Nola; gruppo di preghiera dell’Immacolata, di Pellaro; gruppo Lavoratori
Stampi Group, di Loiano; gruppo
dell’Unitalsi; gruppo Unitre, di Macomer; gruppo Vicini ai Santi, di Verona;
gruppo Gli amici degli ulivi Salentini,
di Brindisi; gruppo ex-Alunni del Liceo
Morelli, di Vibo Valentia; gruppo Dopolavoro ferroviario, di Cuneo; gruppo
Camper club Etruria; gruppo folkloristico «I picétt del Grenta», di Valgreghentino; gruppo Adozioni dalle Filippine;
Movimento domenicano del Rosario;
Collegio dei Geometri, di Catanzaro;
Ciclopellegrinaggio della Misericordia,
di Varese; Centro diurno, di Campi Salentina; Circolo anziani, di Pimonte; Liceo «Ricci-Curbastro», di Lugo; Istituto
Medi, di San Marco dei Cavoti; Istituto
Volta, di Pescara; Istituto Le streghe, di
Benevento; Istituto Fusinato, di Schio;
Istituto comprensivo, di Piegaro; Scuola
Ariosto, di Albinea; gruppi di fedeli da
Angolo Terme, Adrano, Milano, Rovato, Pordenone, Valli Cuneesi, Monteriggioni, Torre Boldone, Clusone, Vallà di
Riese, Cerignola, Latiano, Giaveno,
Arezzo, Camerana Saliceto.
Dalla Svizzera: Parrocchia San Francesco, di Winterthur.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Slovacchia; Ungheria; Slovenia; Repubblica Ceca; Lituania.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii: Trójcy Przenajświętszej z Grajewa, Matki
Bożej Różańcowej z Luzina, św. Jana
Apostoła z Warszawy, Ducha Świętego i
Miłosierdzia Bożego z Tych, św. Wojciecha z Radzionkowa, Najświętszego Serca Pana Jezusa z Rybnika-Boguszowic,
św. Mateusza Apostoła i Ewangelisty z
Mielca, św. Ojca Pio z Wrocławia;
członkowie Klubu Inteligencji Katolickiej z Płocka; laureaci Ogólnopolskiej
Olimpiady Teologii Katolickiej; członkowie Stowarzyszenia Matki Bożej Królowej Pokoju i Pojednania z Białegostoku; grupy turystyczno-pielgrzymkowe z
Opola i Łowicza; pielgrzymi indywidualni.
De France: Groupe de prêtres, du
diocèse d’Orléans, avec Mgr Jacques
Blaquart; groupes de pèlerins des diocèses de Rennes et de Vannes; paroisses
de Sanary, de Royan et de Revin; Troisième régiment de parachutistes d’infanterie de Marine; Lieutenance de France
de l’Ordre du Saint-Sépulcre; lycée
Sainte-Marie, de Lyon; école Saint-Joseph, de Perchamps.
De Suisse: Ecole catholique du Chablais.
De Belgique: Groupe de pèlerins.
From various Countries: Delegates
attending the General Chapter of the
Congregation of the Missionaries of
Mariannhill; NATO personnel participating in the VII Festival of Diplomacy.
From England: Pilgrims from the
Diocese of Shrewsbury, accompanied by
Bishop Mark Davies; Pilgrims from the
following parishes: St Ann, Kingston
Hill, Kingston upon Thames; St Mary,
Ormskirk, Liverpool; St Saviour, Lewisham, London; St Peter the Apostle,
Greenwich Deanery, London; St Anselm, Tooting Bec, London; St Joseph,
Harrogate, North Yorkshire; St Michael,
Knottingley, West Yorkshire; A pilgrim
group of teachers from the Archdiocese
of Liverpool; Pupils and teachers from
St Helen’s Catholic Primary School,
Brentwood, Essex.
From Scotland: Pilgrims from the
Diocese of Motherwell, accompanied by
Bishop Toal; Pilgrims from the following parishes: St Bartholomew, Glasgow;
St Vincent De Paul, East Kilbride,
Lanarkshire; Singers from the “Schola
Benedicti”, Diocese of Paisley.
From Ireland: Pilgrims from St An-
Saints, Littleton, Colorado; St Sylvester,
Gulf Breeze, Florida; St Benedict,
Johns Creek, Georgia; St Ignatius, Baltimore, Maryland; Our Lady of La
Vang, Wyoming, Michigan; St Rose of
Lima, East Hanover, New Jersey; Our
Lady Queen of Peace, Pitman, New Jersey; Mary, Mother of Mercy, Pitman,
New Jersey; St Leo the Great, Amherst,
New York; Our Lady of the Assumption, Baldwinsville, New York; St Mary
Help of Christians, Shelby, North Carolina; Our Lady of Fatima, Fort Worth,
Texas; St Leo, Inwood, West Virginia;
Students and faculty from: St John’s
University, Queens, New York, Rome
Campus; Xavier University, Cincinnati,
Ohio; Pilgrim groups from: China,
Singapore and South Africa.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrge-
brock; St. Clemens, Kaldenkirchen; Hl.
Papst Johannes XXIII., Köln; St. Barbara, Lahnstein; St. Quirinus, Langenfeld;
St. Jakob, Lenggries; St. Aldegundis,
Leverkusen; St. Wolfgang, St. Pankratius, St. Peter u. Paul, Mudau; St. Anna,
Neuenkirchen; St. Franziskus, Rennerod; St. Gallus, Scheidegg; St. Peter
und Paul, Straelen; Liebfrauen, Trier;
St. Remigius, Viersen; St. Elisabeth,
Weißenfels; St. Johann Baptist, Wessobrunn; St. Andreas, Wonfurt; Pilgergruppen aus dem Bistum Erfurt; Erzbistum
Freiburg; Erzbistum München und Freising; Bistum Münster; Erzbistum Paderborn; Bistum Passau; Pilgergruppen aus
Beilngries; Georgsmarienhütte; Michelstadt; Neustrelitz; Oberkirchen; Radolfzell; Regensburg; Stuttgart; Trier; Malteserwallfahrt für kranke und behinderte
Kinder; Kolpingfamilie St. Cyriakus,
thony’s Church and St MacNissi’s
Church, Larne, County Antrim.
From Denmark: Pilgrims from the
Diocese of Copenhagen; Pilgrims from
St Paul’s Parish, Copenhagen.
From Finland: Pilgrims from the
Evangelical Lutheran Church.
From The Netherlands: Pilgrims from
the “Council of Churches”; Members of
the Indonesian Catholic Community.
From Ghana: A delegation from the
Forum of Papal Knights and Dames of
St Gregory the Great and St Sylvester,
Pope.
From Uganda: A delegation from the
Ministry of Youth and Children Affairs.
From Indonesia: Pilgrims from the
Archdiocese of Semarang; Pilgrims from
the following Catholic Churches: St
Peter, Negara, Bali; St Paul, Pringgolayan, Bantul; St Theresa, Jakarta; St
Gabriel, Pulo Gebang; St James, Surabaya.
From The Philippines: Pilgrims from:
Diocese of Marbel, accompanied by
Bishop Dinualdo Gutierrez; St Isidore
the Farmer Church, Diocese of Iligan;
A group of Manila University alumni.
From the United States of America:
Pilgrims from: Archdiocese of Washington, D C; Archdiocese of Baltimore,
Maryland; Diocese of Sacramento, California;
Diocese
of
Scranton,
Pennsylvania; Diocese of Laredo, Texas;
Pilgrims from the following parishes:;
St Joseph, Modesto, California; St Bede
the Venerable, La Cañada Flintridge,
California; St John the Baptist, Oakland, California; St Francis of Assisi,
San Jose, California; Vietnamese Martyrs, Sacramento, California; Our Lady
of Guadalupe, Denver, Colorado; All
Aus der Republik Österreich: Pilger
aus folgenden Pfarren: Militärpfarre
beim Militärkommando Burgenland; St.
Martinus, Eisenstadt; St. Othmar,
Kirchberg ob der Donau; St. Martin,
Klosterneuburg; Katholische Studentenverbindung Rhenania, Wien im MKV;
Teilnehmer an den KinderSommerSpielen im Augustiner Chorherrenstift, Herzogenburg; Schülerinnen, Schüler und
Lehrer aus dem Bischöflichen Gymnasium, Graz.
Aus der Schweizerischen Eidgenos-
senschaft: Pilger aus den Pfarren St.
Martin, Olten; St. Peter und Paul,
Uzwil; Ministranten aus folgenden Pfarren: St. Anna und St. Johannes, Eggersriet-Grub SG; Bruder Klaus, Kerzers;
Firmlinge aus folgenden Pfarren: Eschenbach; St. Gallenkappel; Goldingen,
Walde und St. Vinzenz; Seelsorgeeinheit Oberer Seebezirk.
Uit het Koninkrijk der Nederlanden:
Seminaristen van het Grootseminarie uit
het Aartsbisdom Utrecht en Bisdom
Roermond en Breda; Pelgrimsgroep uit
de parochie van Sint Titus Brandsma;
Grootkoor Holland.
From Malta: Pilgrims from “Hospice
Malta”.
From Japan: Pilgrims from Ogori
Catholic Church, Fukuoka; A delegation of “Rissho Kosei-kai Buddhists”.
Runge-Gymnasium, Wolgast; Messdiener aus folgenden Pfarreien: Dekanat
Ahr-Eifel; Seelsorgebereich St. Tarcisius,
Elsdorf; Seelsorgeeinheit St. Cyriakus,
Marburg; DPSG Pfadfinderstamm St.
Martin, Bad Orb.
meinden St. Heinrich, St. Laurentius
und St. Martinus, Aachen; St. Vitus,
Andechs; St. Marien und St. Willibrord, Bad Neuenahr-Ahrweiler; Herz
Jesu, Berlin; St. Theresia vom Kinde Jesu, Berlin; St. Laurentius, BobenheimRoxheim; St. Anna, Braunfels; St.
Matthäus, Burghaun-Steinbach; Pastoraler Raum Blasiusberg, Dorndorf; St.
Josef, Dortmund-Wellinghofen; St. Anna, Düren; St. Gabriel, Duisburg; St.
Michael, Duisburg; St. Vitus, Ellwangen; St. Peter und Paul, Eltville; St. Sebastian, Eppelborn; Mariä Heimsuchung, Eslohe-Niederlandenbeck; St.
Georg, Essen; Heilige Maria, Esslingen;
Mariä Himmelfahrt und St. Markus,
Frankfurt; St. Johannes der Täufer,
Fulda; St. Lamberti, Gladbeck; St. Johannes d. Täufer, Glonn; Seliger Johannes Prassek, Hamburg-Rahlstedt; Erscheinung des Herrn, Heppenheim; St.
Paulus, Herford; Sankt Marien, Hof;
St. Johannes Baptist, Holte-Stuken-
Bottrop-Mitte; Katholische Vietnamesische Gemeinschaft, Essen; Kirchenchor
aus der Pfarrei St. Marien, Freudenberg; Kolpingfamilie Greding; Studienreise der Klosterkammer Hannover;
CDU Frauen-Union, Kreis Heinsberg;
Ökumenische Pilgergruppe aus der
Evangelisch-Lutherischen Kreuzkirche,
Henstedt-Ulzburg; Ständige Diakone
aus dem Erzbistum Köln; Reisende der
Kirchenzeitung aus dem Erzbistum
Köln; Domchor der Kathedrale von
Mainz (150-jähriges Bestehen); Geistliche Gemeinschaft Totus Tuus, Münster;
Kolpingsfamilie Schloss Neuhaus; Katholisches
Ferienwerk,
Oberhausen;
Andreaswerk, Vechta; Schützenbruderschaft St. Peter und Paul 1879, NeussRosellerheide; Schülerinnen, Schüler
und Lehrer folgender Schulen: Gymnasium, Bad Essen; Grundschule am Salzbach, Bad Laer; Gymnasium, Damme
(50-jähriges Jubiläum); Erzbischöfliches
St. Ursula Gymnasium, Düsseldorf;
De España: grupo de Sacerdotes de
la Diócesis de Lugo; Peregrinación de la
Diócesis de Córdoba, con S.E. Mons.
Demetrio Fernández González; Parroquia de Nuestra Señora del Carmen, de
Sueca; Parroquia de Nuestra Señora de
Aravaca, Torrelodones; Parroquia de
Santa María la Mayor, de Ronda; Parroquia de Suances; Arciprestazgo de
Ayllón; Curso de Segundo de Bachillerato del Colegio de Fomento; Bachillerato de Esclavas del Sagrado Corazón
de Jesus, de La Coruña; Asociación de
empleados de Líneas aéreas Iberia; grupo de peregrinos de Alicante; grupo de
la Misión católica de lengua española
en Bonn, y Colonia.
De México: grupos de peregrinos.
De la Republica Dominicana: grupo
Renovación carismática.
De Ecuador: grupo de peregrinos.
De Perú: grupo de peregrinos de la
Diócesis de Chiclayo.
De Argentina: Parroquia Nuestra Señora de la Merced, de Beccar; grupo de
Schoenstatt; Colegio Cardenal Copello,
de Buenos Aires; Coro Johann Sebastian Bach, de Venado Tuerto; Ballet de
danzas folclóricas "Pago Montielero", de
Entre Ríos; grupos de peregrinos de
San Juan, y de La Rioja.
Do Brasil: Paróquia da Imaculada
Conceição, de Mogi Guaçu; Paróquia
de Nossa Senhora da Conceição, de Pereiras.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 20 ottobre 2016
Il Papa accanto alla statua
del cura Brochero
All’udienza generale il Papa ricorda che le esigenze dei poveri interpellano tutti
Cibo e acqua
diritti universali
«L’alimentazione e l’accesso all’acqua
come diritti universali di tutti gli
esseri umani»: lo ha ribadito Papa
Francesco all’udienza generale di
mercoledì 19 ottobre in piazza San
Pietro. Proseguendo la riflessione
sulle opere di misericordia il Pontefice
si è soffermato sulle prime due
corporali: «dar da mangiare agli
affamati, dar da bere agli assetati».
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Una delle conseguenze del cosiddetto “benessere” è quella di condurre le persone a chiudersi in sé
stesse, rendendole insensibili alle
esigenze degli altri. Si fa di tutto
per illuderle presentando modelli
di vita effimeri, che scompaiono
dopo qualche anno, come se la nostra vita fosse una moda da seguire e da cambiare ad ogni stagione.
Non è così. La realtà va accolta e
affrontata per quello che è, e spesso ci fa incontrare situazioni di bisogno urgente. È per questo che,
tra le opere di misericordia, si trova il richiamo alla fame e alla sete:
dare da mangiare agli affamati —
ce ne sono tanti oggi — e da bere
agli assetati. Quante volte i media
L’abbraccio
a due giovani profughi ivoriani
Nell’abbraccio con cui Francesco ha
accolto sul sagrato di piazza San
Pietro due profughi scappati dalla
Costa d’Avorio — il ventunenne Abo e
il venticinquenne Koffi, entrambi
cristiani non cattolici — c’è la
testimonianza concreta dell’appello,
lanciato nella catechesi, a lasciarsi
interpellare dai poveri annullando le
distanze. I due giovani ivoriani hanno
percorso a piedi la via Francigena, da
Monteriggioni a Roma, proprio per
portare a Francesco «le ferite inferte
da povertà, discriminazioni, violenze e
abusi dei trafficanti, ma soprattutto la
speranza in un domani migliore». A
raccontare le loro storie è don Doriano
Carraro, direttore dell’ufficio pastorale
per i migranti e dell’associazione San
Francesco di Siena. «Camminando
insieme con alcuni volontari impegnati
nell’accoglienza — spiega il sacerdote —
abbiamo chiesto alla divina
misericordia la riconciliazione dei cuori
e dei popoli, in un clima di richiesta di
perdono ai nostri fratelli africani, nella
preghiera e nell’esperienza
dell’incontro con le comunità che ci
hanno accolto lungo la strada». Abo e
Koffi lavorano, a loro volta, nel
servizio di ospitalità
dei pellegrini nei due
punti di accoglienza
lungo la Francigena
aperti
dall’associazione.
Sono
centocinquantatré, al
momento, i profughi e
richiedenti asilo
ospitati da don
Carraro: proprio in
questi giorni,
racconta, «sono
arrivate due giovani
mamme con i loro
bambini, uno di
appena sette mesi». In
più «abbiamo aperto
le porte anche a
studenti africani
poveri e a famiglie
con difficoltà, per
dare un segnale chiaro che
l’accoglienza va fatta sempre e bene».
E un segno forte è anche la scelta
della gente di Mistretta, in provincia
di Messina, di venire a parlare con il
Papa della crisi del loro piccolo paese,
ma anche della volontà di non
rassegnarsi. «Dobbiamo fare i conti
con la riduzione della popolazione,
con la disoccupazione soprattutto
giovanile e anche con il
ridimensionamento dei punti di
riferimento sociale e istituzionale come
l’ospedale e il tribunale» spiega il
parroco di Santa Lucia, monsignor
Michele Placido Giordano. E così per
donare a Francesco il quadro della
Madonna dei miracoli sono venuti
anche il sindaco e alcuni consiglieri
comunali.
«Donne operatrici di pace per una
cultura dell’incontro e del dialogo» è il
tema della seconda conferenza che fino
al 23 ottobre vede protagoniste a Bari
«le donne del Medio oriente e del
Mediterraneo». A presentarne i
contenuti e gli obiettivi a Francesco
sono state le rappresentanti
dell’Unione mondiale delle
organizzazioni femminili cattoliche e
del Forum internazionale di Azione
cattolica. «Dopo la prima conferenza
di Amman nel 2014 — spiegano —
continua la riflessione di donne che si
sentono impegnate in prima linea per
costruire ponti per la convivenza
pacifica tra religioni e culture diverse
in due delle aree del pianeta più
segnate da conflitti, quello siriano in
primo luogo, e tensioni sociali: dalle
primavere arabe agli esodi migratori,
con le enormi ripercussioni sulle
famiglie e sulla condizione femminile».
Con l’obiettivo di ripensare nuove
regole di convivenza, che guardano
anche alle migrazioni e a un’economia
sostenibile, seimila studenti italiani,
liceali e universitari, attenti alle
questioni politiche ed economiche,
sono a Roma, fino al 28 ottobre, per la
settima edizione del festival della
diplomazia. Mentre progetti di
solidarietà per i più poveri in Polonia
sono stati presentati a Francesco dalla
fondazione Centrum Twórczosci
Narodowej, composta da artisti,
intellettuali e scienziati. «Puntiamo al
reinserimento sociale di quanti sono
stati gettati ai margini della vita
sociale» spiegano. Un’attività svolta
anche «in contatto con l’Elemosineria
apostolica, che si preoccupa di
segnalare quanti rientrano in Polonia e
cercano un lavoro, una casa e un
sostegno fraterno per ricominciare».
ci informano di popolazioni che
soffrono la mancanza di cibo e di
acqua, con gravi conseguenze specialmente per i bambini.
Di fronte a certe notizie e specialmente a certe immagini, l’opinione pubblica si sente toccata e
partono di volta in volta campagne di aiuto per stimolare la solidarietà. Le donazioni si fanno generose e in questo modo si può
contribuire ad alleviare la sofferenza di tanti. Questa forma di carità
è importante, ma forse non ci
coinvolge direttamente. Invece
quando, andando per la strada, incrociamo una persona in necessità,
oppure un povero viene a bussare
alla porta di casa nostra, è molto
diverso, perché non sono più davanti a un’immagine, ma veniamo
coinvolti in prima persona. Non
c’è più alcuna distanza tra me e lui
o lei, e mi sento interpellato. La
povertà in astratto non ci interpella, ma ci fa pensare, ci fa lamentare; ma quando vediamo la povertà
nella carne di un uomo, di una
donna, di un bambino, questo ci
interpella! E perciò, quell’abitudine che noi abbiamo di sfuggire ai
bisognosi, di non avvicinarci a loro, truccando un po’ la realtà dei
bisognosi con le abitudini alla moda per allontanarci da essa. Non
c’è più alcuna distanza tra me e il
povero quando lo incrocio. In
questi casi, qual è la mia reazione?
Giro lo sguardo e passo oltre? Op-
pure mi fermo a parlare e mi interesso del suo stato? E se fai questo
non mancherà qualcuno che dice:
«Questo è pazzo perché parla con
un povero!». Vedo se posso accogliere in qualche modo quella persona o cerco di liberarmene al più
presto? Ma forse essa chiede solo
il necessario: qualcosa da mangiare
e da bere. Pensiamo un momento:
quante volte recitiamo il “Padre
nostro”, eppure non facciamo veramente attenzione a quelle parole:
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano».
Nella Bibbia, un Salmo dice che
Dio è colui che «dà il cibo ad
ogni vivente» (136, 25). L’esperienza della fame è dura. Ne sa qualcosa chi ha vissuto periodi di
guerra o di carestia. Eppure questa
esperienza si ripete ogni giorno e
convive accanto all’abbondanza e
allo spreco. Sono sempre attuali le
Nel saluto ai polacchi il ricordo di padre Popiełuszko
Dalla parte degli operai e delle famiglie
«Il beato martire don Popiełuszko» pagò di
persona il suo impegno «a favore degli
operai e delle loro famiglie, chiedendo
giustizia e degne condizioni di vita». Così
Papa Francesco ha ricordato, nel giorno
della festa liturgica, il prete polacco ucciso il
19 ottobre 1984, salutando i vari gruppi di
fedeli al termine dell’udienza generale.
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua
francese, in particolare i sacerdoti della
Diocesi di Orléans, accompagnati da
Mons. Jacques Blaquart, e gli altri fedeli
venuti da Francia, Svizzera e Belgio. Cari
fratelli, il poco che abbiamo, se lo rimettiamo nelle mani di Gesù condividendolo
con gli altri nella fede, diventa una ricchezza sovrabbondante. Attraverso la nostra generosità, non temiamo di essere,
per i nostri fratelli, la rivelazione della
misericordia del Padre. Dio vi benedica!
Il Papa ha salutato la delegazione
dell’associazione Catholica unio
internationalis, fondata per sostenere le
Chiese orientali: erano presenti il
nuovo presidente monsignor Charles
Morerod, vescovo di Losanna, Ginevra
e Friburgo, con il presidente uscente
monsignor Alois Kothgasser,
arcivescovo emerito di Salisburgo.
Nella prospettiva ecumenica del
prossimo viaggio in Svezia,
particolarmente significativo l’incontro
di Francesco con Jari Jolkkonen,
vescovo evangelico luterano di Kuopio
e rappresentante della commissione
finlandese per il dialogo con la Chiesa
cattolica. Il Pontefice ha anche accolto
la delegazione della Orientale lumen
foundation che promuove le relazioni
tra cattolici orientali e ortodossi negli
Stati Uniti d’America. A guidarla il
presidente Jack Figel con Evanghelos
Prieston, diacono della Chiesa
ortodossa antiochena americana.
Gli arazzi dei sette nuovi santi
canonizzati domenica scorsa hanno
richiamato le loro testimonianze anche
durante l’udienza generale. E così
particolare emozione ha suscitato la
statua, a grandezza naturale, del cura
Brochero, opera dell’artista argentino
Fernando Pugliese. Mentre tra i
pellegrini venuti per Alfonso Maria
Fusco c’era anche il nipote, Bruno
Venturini, tra i più noti esponenti della
canzone napoletana.
parole dell’apostolo Giacomo: «A
che serve, fratelli miei, se uno dice
di avere fede, ma non ha le opere?
Quella fede può forse salvarlo? Se
un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro:
“Andatevene in pace, riscaldatevi e
saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa
serve? Così anche la fede: se non è
seguita dalle opere, in sé stessa è
morta» (2, 14-17) perché è incapace
di fare opere, di fare carità, di
amare. C’è sempre qualcuno che
ha fame e sete e ha bisogno di me.
Non posso delegare nessun altro.
Questo povero ha bisogno di me,
del mio aiuto, della mia parola, del
mio impegno. Siamo tutti coinvolti
in questo.
È anche l’insegnamento di quella pagina del Vangelo in cui Gesù,
vedendo tanta gente che da ore lo
seguiva, chiede ai suoi discepoli:
«Dove possiamo comprare il pane
perché costoro possano mangiare?» (Gv 6, 5). E i discepoli rispondono: «È impossibile, è meglio che tu li congedi...». Invece
Gesù dice loro: «No. Date loro voi
stessi da mangiare» (cfr. Mc 14,
16). Si fa dare i pochi pani e pesci
che avevano con sé, li benedice, li
spezza e li fa distribuire a tutti. È
una lezione molto importante per
noi. Ci dice che il poco che abbiamo, se lo affidiamo alle mani di
Gesù e lo condividiamo con fede,
diventa una ricchezza sovrabbondante.
Papa Benedetto XVI, nell’Enciclica Caritas in veritate, afferma:
«Dar da mangiare agli affamati è
un imperativo etico per la Chiesa
universale. [...] Il diritto all’alimentazione, così come quello
all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di
altri diritti. [...] È necessario pertanto che maturi una coscienza solidale che conservi l’alimentazione
e l’accesso all’acqua come diritti
universali di tutti gli esseri umani,
senza distinzioni né discriminazioni» (n. 27). Non dimentichiamo le
parole di Gesù: «Io sono il pane
della vita» (Gv 6, 35) e «Chi ha
sete venga a me» (Gv 7, 37). Sono
per tutti noi credenti una provocazione queste parole, una provocazione a riconoscere che, attraverso
il dare da mangiare agli affamati e
il dare da bere agli assetati, passa
il nostro rapporto con Dio, un Dio
che ha rivelato in Gesù il suo volto di misericordia.
Saluto i pellegrini di lingua inglese
presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Paesi
Bassi, Malta, Ghana, Uganda, Sud Africa, Indonesia, Cina, Singapore, Giappone, Filippine e Stati Uniti d’America.
Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le
vostre famiglie un tempo di grazia e di
rinnovamento spirituale, invoco su voi
tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!
Sono lieto di accogliere i pellegrini
provenienti dai Paesi di lingua tedesca.
Saluto in particolare la Corale della Cattedrale di Magonza e i numerosi giovani,
allievi e ministranti, specialmente il folto
gruppo del Liceo di Damme. Questo incontro con il Papa e con la Chiesa universale a Roma vi renda saldi nella testimonianza di Cristo, affinché la vostra fede sia sempre più operosa nella carità. Di
cuore benedico voi e i vostri cari.
Dios, a su vez, les corresponderá con su
gracia y los colmará de una auténtica alegría. Muchas gracias.
Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una
menzione speciale per i gruppi parrocchiali di Mogi Guaçu e di Pereiras, augurandovi in quest’Anno Giubilare la grazia
di fare esperienza della grande potenza
della Misericordia, che ci fa entrare nel
cuore di Dio e ci rende capaci di guardare il mondo con più bontà. Così Dio benedica voi e le vostre famiglie.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a
quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, Gesù ci invita a fare
spazio nel nostro cuore all’urgenza di
«dare da mangiare agli affamati», condividere ciò che abbiamo con coloro che
non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei poveri che il Signore ci
fa incontrare. Il Signore vi benedica!
gliana, accompagnati da Mons. Mario
Toso; i partecipanti al Seminario promosso dall’Università della Santa Croce; i ragazzi dell’Azione Cattolica di BrindisiOstuni e i fedeli di Mistretta.
Saluto il pellegrinaggio delle Suore di
San Giovanni Battista, qui convenute per
la Canonizzazione di Sant’Alfonso Maria
Fusco, ed auspico che il carisma del fondatore venga diffuso anche nell’odierna
società. Saluto gli ufficiali dell’Accademia
di Modena; la Fondazione Centro di creatività nazionale; l’Associazione Diversamente disabili e i partecipanti al Secondo
Incontro Donne, Medio oriente e Mediterraneo.
Saluto di cuore i pellegrini provenienti
dalla Slovacchia, particolarmente i gruppi
parrocchiali e la gioventù salesiana di
Bratislava.
Fratelli e sorelle, domenica prossima
celebreremo la Giornata Missionaria
Mondiale, occasione preziosa per riflettere sull’urgenza dell’impegno missionario
della Chiesa e di ciascun cristiano. Anche
noi siamo chiamati ad evangelizzare
nell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo.
Con questi voti volentieri benedico voi
e le vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!
Un cordiale benvenuto rivolgo ai pellegrini provenienti dai Paesi Bassi. Saluto
in particolare i seminaristi dell’Arcidiocesi
di Utrecht e delle Diocesi di Rotterdam e
Breda, nonché i rappresentanti del Consiglio delle Chiese nei Paesi Bassi e il
Grootkoor Holland. Accogliamo l’invito
dell’Anno Santo della Misericordia a vivere una fede operosa nella carità rafforzando il nostro impegno verso i fratelli
che sono nel bisogno. Il Signore vi benedica tutti.
Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi la liturgia commemora il beato
martire Don Popiełuszko. Egli si espose
in prima persona a favore degli operai e
delle loro famiglie, chiedendo giustizia e
degne condizioni di vita, la libertà civile e
religiosa della Patria. Le parole di san
Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma
vinci il male con il bene” (Rm 12, 21) sono state il motto della sua pastorale. Tali
parole siano oggi anche per voi, per tutte
le famiglie e il popolo polacco una sfida
per costruire il giusto ordine sociale nella
quotidianità alla ricerca del bene evangelico. Di cuore vi benedico.
Saludo cordialmente a los peregrinos
de lengua española, en particular a los
venidos de España y Latinoamérica. Los
invito a salir al encuentro de las necesidades más básicas de los que encuentren a
su camino, dando lo poco que tienen.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Accolgo con gioia
i fedeli della Diocesi di Caltagirone, con
il Vescovo Mons. Calogero Peri, nella ricorrenza del bicentenario di fondazione; i
cresimati della Diocesi di Faenza-Modi-
L’ostensorio e il tabernacolo realizzati
con le lamiere della baraccopoli di Nairobi
Rivolgo infine un pensiero ai giovani,
agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi la
liturgia fa memoria di San Paolo della
Croce, sacerdote fondatore dei Passionisti: cari giovani, specialmente i ragazzi
aderenti al Festival della Diplomazia, la
meditazione della Passione di Gesù vi insegni la grandezza del suo amore per noi;
cari ammalati, portate la vostra croce in
unione con Cristo per avere sollievo
nell’ora della prova; e voi, cari sposi novelli, dedicate del tempo alla preghiera,
perché la vostra vita coniugale sia un
cammino di perfezione cristiana.