Alt(r)e Frequenze n. 1 - anno 2012 ® Il Tritono EFFETTO MOZART

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Alt(r)e Frequenze n. 1 - anno 2012 ® Il Tritono EFFETTO MOZART
EFFETTO MOZART
Dr.sa Angelica Pierri
Violinista, Riabilitatore psichiatrico,
Musicoterapista
Nel 1993 sulla rivista “Nature” venne pubblicato il famoso esperimento condotto da G.
Shaw e F. Rauscher, ricercatori dell’University of California e Irvine, nel quale essi
sostennero che studenti sottoposti all’ascolto della Sonata per 2 pianoforti in re maggiore
K 448 di Mozart riuscivano con più facilità in compiti cognitivi di vario tipo, rispetto ad
altri soggetti del gruppo di controllo (Shaw e Rauscher 1993). Nella ricerca in questione,
84 studenti di un college furono sottoposti ad una delle tre condizioni che seguono, per
la durata di 10 minuti:
- il primo gruppo ascoltò l’Allegro con spirito della Sonata per 2 pianoforti in re
maggiore K448 di W. A. Mozart
- il secondo gruppo ascoltò della musica rilassante
- il terzo gruppo non ascoltò musica
Ai giovani che parteciparono all’esperimento fu chiesto poi di completare tre test di
ragionamento astratto presi dal test intellettivo “Stanford Binet”.
In uno di questi test, quello di processamento visuo-spaziale, gli studenti che avevano
ascoltato Mozart sembravano mostrare un significativo miglioramento delle loro
performance e i risultati indicarono infatti che questi ultimi avevano ottenuto risultati di
8-9 punti più alti rispetto agli altri due gruppi. Tale effetto aveva però una durata di soli
10-5 minuti.
Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra francese, padre dell’omonimo importante “metodo”,
considera l’orecchio l’organo chiave nello sviluppo totale dell’uomo: permette a tutto il
corpo di diventare “un’antenna ricettrice che vibra all’unisono con la fonte del suono”. 1
Tomatis sostiene che “Mozart è un’ottima madre” e che la sua musica ha sollecitato il
risveglio dell’udito in molti bambini. Tomatis parte dal presupposto che il feto, a causa
dell’ambiente acustico in cui è immerso, oda e ascolti la voce della madre nelle sue
frequenze più alte: voce che lo stimolerà e lo preparerà ad acquisire il linguaggio.
La musica di Mozart, particolarmente ricca di alte frequenze, sarebbe proprio per questo
in grado di stimolare il cervello, favorendo la capacità di percezione del mondo esterno.
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Gordon Shaw nel suo libro “Keeping Mozart in Mind”, cita un esperimento condotto
sui bambini in età prescolare, per verificarne l’intelligenza e delineare la natura
spaziotemporale. Lo studioso spiegò di aver scelto la musica di Mozart, perché il grande
musicista componeva in giovane età e sfruttava il repertorio inerente i modelli di
fissazione spazio-temporale della corteccia, e di conseguenza la musica di Mozart è ricca
di alte frequenze: "I suoni ad alta frequenza danno energia al cervello, mentre i suoni a
bassa frequenza gli sottraggono energia, lo depauperano. L'energia cerebrale è
direttamente collegata all'intelligenza. Uno studio a questo proposito ha evidenziato che
ascoltare Mozart per solo dieci minuti può far aumentare temporaneamente il quoziente
di intelligenza (QI) di nove punti. Nella zona dei suoni ad alta frequenza della coclea, le
cellule sensoriali sono più numerose di quelle della zona dei suoni a basse frequenze”.
John Hughes, neurologo, sostiene nel, “Journal of the Royal Society of Medicine” che
nella
musica di Mozart si rinviene una lunga durevole periodicità musicale. In altre parole, le
composizioni di Mozart sono caratterizzate da una linea melodica che si ripete quasi
continuamente con continue variazioni nella disposizione e ripetizione di note, che
permettono all’ascoltatore di non perdere mai la memoria del tema musicale.
All’inizio del 2006 il team di ricercatori coordinati da Mark Bodner del Mind Institute di
Costa Meza (California) ha dimostrato, pubblicando il proprio lavoro sulla rivista
“Neurological Research”, un effetto positivo sulle capacità di soggetti esposti alla musica
del compositore austriaco.
Sono stati ottenuti esami di fMRI durante le diverse condizioni di ascolto musicale da
sette soggetti volontari sani di sesso femminile. L’esperimento è iniziato per tutti e sette i
volontari con una sperimentazione controllo in cui la condizione di ascolto presentata
consisteva in musica popolare al pianoforte del 1930. In studi precedenti questa musica
controllo non ha indotto effetti neurofisiologici o del comportamento come invece
osservato con la Sonata di Mozart. La sequenza d’ascolto proposta è la seguente:
1. sperimentazione controllo con musica del 1930
2. sperimentazione con Mozart
3. sperimentazione in cui è stata presentata “Fur Elise” di Beethoven come
condizione di ascolto musicale.
Circa 5 minuti di silenzio separavano tutte le sperimentazioni. Tutte e tre le condizioni di
scolto musicale contenevano solo il pianoforte come strumento e non voci.
La sperimentazione Beethoven dopo quella Mozart ha fornito un ulteriore controllo per
l'identificazione delle attivazioni che non risultano un accumulo di attività specifiche nel
corso del tempo.
Tutti i soggetti erano a conoscenza della condizione di ascolto Beethoven, mentre solo
un unico soggetto aveva familiarità con tutti e tre gli stimoli musicali. Poichè “Fur Elise”
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è un pezzo ben noto di musica classica (strutturalmente molto più semplice e ripetitivo
rispetto alla Sonata di Mozart), ha fornito un controllo per le attivazioni che si verificano
con la Sonata di Mozart dovute ad aspettative non specifiche derivanti dalla sua natura
classica, o familiarità.
Le attivazioni delle aree mostrano diffusa attivazione corticale durante l’ascolto della
Sonata di Mozart, rispetto all'attivazione principalmente della corteccia temporale
durante l’ascolto delle altre due condizioni. Da notare che sia la musica per pianoforte
del 1930 ascoltata prima di Mozart che Beethoven, ascoltato dopo Mozart, mostrano
attività di distribuzione molto simile. Al contrario, l’ascolto di Mozart ha portato alla
caratteristica attivazione aggiuntiva del DPC, corteccia occipitale, cervelletto, così come
l’area 47 di Brodmann nella corteccia frontale (queste aree sono parte di reti che
partecipano più in generale nel processo di elaborazione uditiva).
Nonostante fossero presenti variazioni intersoggettive nell'attivazione di queste regioni,
l’attivazione preferenziale di queste aree erano abbastanza costanti. Al contrario,
attivazioni simili sono state osservate per tutte e tre le condizioni di ascolto,
indipendentemente dalla struttura, della musica nelle aree associative uditive nella
corteccia temporale, le aree della corteccia frontale. Le attivazioni delle aree mostrano
diffusa attivazione corticale durante l’ascolto della Sonata di Mozart, rispetto
all'attivazione
principalmente della corteccia temporale durante l’ascolto delle altre due condizioni. Da
notare che sia la musica per pianoforte del 1930 ascoltata prima di Mozart che
Beethoven, ascoltato dopo Mozart, mostrano attività di distribuzione molto simile.
Differenze specifiche insieme al fatto che nessuna differenza di attivazione è stata
osservata nelle aree associative con l'eccitazione generale o risposte emotive alla musica
suggeriscono un effetto diretto della responsabilità dell’attivazione preferenziale nel
cervelletto, DPC, e la corteccia occipitale, e di conseguenza miglioramenti del
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ragionamento spazio-temporale, osservati negli studi comportamentali dell’effetto
Mozart.
La comprensione neurofisiologica, tra cui l'andamento temporale delle attivazioni
durante gli esperimenti ripetuti con gli stessi soggetti, potrebbe avere profonde
implicazioni educative e cliniche con effetti più duraturi. Una vasta gamma di
esperimenti comportamentali hanno dimostrato che l'ascolto della Sonata di Mozart
(K.448) ha dato miglioramenti progressivi nel ragionamento spazio temporale.
Insomma i benefici effetti, confermati da numerosi studi scientifici, che la musica di
Mozart produce a livello della vita neurovegetativa, della motricità e della gestualità, della
creatività, della vigilanza, della memoria e del comportamento, si spiegano con il modo
in cui questa musica è stata composta, ossia con ciò che vi è stato inserito dal suo
compositore. Si tratta in sostanza di una melodia continuamente ripetuta e variata, grazie
alla quale le aspettative melodiche ed armoniche vengono soddisfatte. Secondo Hughes
questa è la chiave interpretativa per comprendere il perché la musica mozartiana influisce
così profondamente sui processi cognitivi del cervello, il quale funziona esattamente
nello stesso modo: ripete la costruzione di informazioni precedenti e le varia per
adattarle alle nuove situazioni. Nel caso della famosa sonata K448, questo livello di
periodicità e ripetizione, seppure nella variazione, è particolarmente evidente.
Riferimenti bibliografici
Bodner M, Muftuler LT, Nalcioglu O, Shaw GL (2001). fMRI study relevant to the Mozart effect: brain
areas involved in spatial-temporal reasoning. Neurological Res.
Greither A. (1979) MOZART. Einaudi.
Rauscher, F. H. , Shaw, G.L., & Ky, K.N. (1995). Listening to Mozart enhances spatial-temporal reasoning:
Towards a neurophysiological basis Neuroscience Letters.
Tomatis A. (1991) Pourquoi Mozart ? Paris: Fixot.
Shaw, G., Ky, K. e Rauscher, F. (1993) "Mozart Spatial Reasoning", Nature.
Shaw G. (1999) Keeping Mozart in Mind, Academic Press, Hardcover Illustrated.
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