per liberarci dalle nostre schiavitù chiediamo aiuto al

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per liberarci dalle nostre schiavitù chiediamo aiuto al
PER LIBERARCI DALLE NOSTRE SCHIAVITÙ CHIEDIAMO AIUTO AL SANTO
BEVITORE, L'IRLANDESE MATT TALBOT
di Antonio Borrelli
Il suo destino sembrava segnato sin dalla fanciullezza, nato e cresciuto in
un ambiente fortemente dedito all’alcool, anche lui ne fu preda; fino ai 28
anni, in effetti fu un ostinato alcolizzato. Ma in un periodo in cui non
esistevano comunità di recupero o terapeutiche, egli con la sola forza della
fede ne uscì fuori, diventando da reietto della società, un luminoso esempio
di operaio cristiano, di laico innamorato di Dio, di soccorritore dei più
deboli.
Matthew Talbot nacque ad Aldborough, un sobborgo di Dublino in Irlanda
il 2 maggio 1856, secondo dei dodici figli di Charles Talbot magazziniere di
dogana ed Elizabeth Ragnal; dei fratelli tre non arrivarono all’adolescenza,
per le povere condizioni della famiglia, che non poterono contrastare la
grande mortalità infantile dell’epoca.
L’ambiente familiare purtroppo risentiva del diffuso vizio del bere,
caratteristico dell’Irlanda e della Gran Bretagna, Paesi produttori di ottimi e
forti liquori e birra.
Il padre in particolare e alcuni figli maschi erano grandi lavoratori ma bevitori accaniti; la madre invece fervente cattolica, era capace di
sacrificarsi per la famiglia come una martire.
Matt, come era chiamato in famiglia, crebbe libero e vagabondo fino agli 11 anni, non esistendo allora l’obbligo scolastico, ricevé
un’infarinatura di studi per pochi mesi presso i Fratelli Cristiani, dove ebbe anche un’istruzione religiosa e fu preparato a ricevere i Sacramenti.
A 12 anni, fu mandato a lavorare come garzone in un locale per l’imbottigliamento della birra e ciò costituì la sua rovina, nemmeno
adolescente prese a bere ad imitazione di quelli della sua famiglia; a 16 anni era già un alcolizzato cronico che non provava altro piacere
che nel bere.
Cominciò pian piano a raffreddarsi nelle pratiche della vita cristiana e per lunghi sedici anni, si trovò in preda a questa dolorosa situazione,
sciupando il suo denaro, facendosi dominare dai compagni, fino al punto da impegnare i suoi vestiti per procurarsi il denaro per la birra.
La mamma e la sorella Mary, non lo abbandonarono e continuarono a trattarlo con benevolenza, intensificando le loro preghiere e
sacrifici per il recupero fisico e spirituale di Matteo. Il padre nel tentativo di sottrarlo al vizio, gli procurò un lavoro accanto a lui, alle dogane
del porto egli si occupava anche delle importazioni di liquori, ed era consuetudine far sparire alcune bottiglie, dichiarandole infrante; così Matt
cadde dalla padella nella brace, dalla birra passò agli alcolici forti.
Non era uno scansafatiche, anzi era apprezzato per il suo impegno; purtroppo però tutti suoi sforzi erano diretti a procurarsi da bere; la sera per
ricevere un gallone di birra, custodiva i cavalli fuori le taverne; in chiesa andava ancora, ma più per abitudine che per vera fede.
In quel periodo in Irlanda, vari religiosi, in particolare i frati cappuccini, consci del degrado che l’alcool causava alla società, giravano per le
località predicando la temperanza, avendo anche dei successi; essi invogliavano i disposti ad astenersi dal bere per tre mesi, facendo una
solenne promessa nelle mani d’un prete; chi riusciva a mantenere l’impegno in quel periodo più duro, poteva rinnovarlo e diventando
promotore anch’egli del recupero di altri alcolizzati, parenti e amici.
Nel 1884 Matt e i suoi fratelli Joe e Philip, rimasero disoccupati per molte settimane, e in tale indigenza un sabato sera si recarono fuori una
taverna, dove solitamente i loro compagni passavano la serata, spendendo la paga settimanale bevendo allegramente; rimasero fuori in attesa
di un invito a bere dei compagni, ma nessuno li invitò, anzi usarono con Matteo parole piene di ironia e pungenti, che costrinsero il giovane ad
allontanarsi amareggiato e in preda allo sconforto.
Fu una svolta, aveva ormai 28 anni, e improvvisamente sentì la necessità di reagire a quella schiavitù che lo distruggeva nel fisico e nel
morale; rientrato a casa disse alla madre stupita che non fosse ubriaco come al solito: “Adesso vado in chiesa a fare il voto di non bere più”.
Fu così che fece la promessa davanti a padre Keane, sacerdote del Collegio di Santa Croce, di non bere alcolici per tre mesi; si confessò e la
domenica andò a Messa ricevendo dopo tanti anni, la Comunione; il lunedì successivo si recò a Messa alle 5 del mattino per poter essere al
lavoro alle 6, e fu così per sempre tutti i giorni; le prime settimane furono terribili, sia per l’orario, sia per il desiderio dell’alcool, sia per
l’attrattiva dei compagni che alla sera si recavano nelle osterie e birrerie; per evitare questa tentazione e di essere invitato; egli dopo il
lavoro, si dirigeva in una chiesa e lì rimaneva a pregare fino alla chiusura.
Le preghiere della madre e della sorella avevano ottenuto la grazia implorata, trascorsi i tre mesi, rinnovò la promessa per un anno e poi per la
vita, mantenendola ad ogni costo. In lui avvenne un totale cambiamento, non solo nel bere birra e alcool, ma soprattutto nello spirito,
ritornò a Dio con l’entusiasmo di chi ha ritrovato la strada smarrita; guadagnò il suo salario con onestà e precisione, consegnava la paga alla
madre, rimasta vedova e vivente con lui ed una parte la distribuiva ai poveri, trattenendo per sé lo stretto necessario.
Man mano imparò a leggere e scrivere, e quindi poté apprendere le Vite dei grandi santi, specie quelli del primo cristianesimo irlandese;
con umiltà e il sorriso sulle labbra, divenne in mezzo ai colleghi di lavoro, con il suo esempio, un apostolo di vita cristiana, di pace e di
concordia.
Dopo attenta riflessione e preghiera, rinunciò alla possibilità di sposarsi e scelse di consacrarsi da laico al Signore; si iscrisse al
Terz’Ordine di San Francesco e si consacrò alla Madonna, secondo il metodo di S. Luigi de Montfort. La domenica ascoltava due Messe e
trascorreva buona parte della giornata in chiesa, ogni giorno dopo la Messa mattutina, recitava il Rosario; portava sulle carni catenelle di
penitenza, specie sotto il ginocchio, così da avvertirle di più durante la preghiera se inginocchiato; si sottoponeva a penitenze severe come
il dormire su un’asse di legno e digiunare. Morta la madre, andò ad abitare in una stanza da solo, vicino alla sorella Mary, voleva essere
povero come Gesù e nella stanza c’era solo un letto di ferro, un tavolo, una sedia, un Crocifisso.
Nel 1909 cambiò lavoro e passò alle dipendenze della T. & C. Martin, commercianti in legnami da costruzione, anche qui divenne l’apostolo dei
suoi compagni di lavoro, dei quali condivise le gioie, le preoccupazioni, le richieste sindacali, li accompagnava a sera alle loro case come
un fratello maggiore, li invitava ad una visita in chiesa per pregare insieme. Aiutava i missionari e fece studiare a sue spese alcuni
aspiranti al sacerdozio; comprò le scarpe a vari operai che ne avevano bisogno, al sabato digiunava in onore della Madonna.
Nel 1923 fu ricoverato due volte in ospedale per problemi circolatori, i compagni fecero per lui una colletta; il 7 giugno 1925. domenica festa
della SS. Trinità, mentre si recava ad assistere alla celebrazione della seconda Messa, un infarto lo fece accasciare nella strada privo di vita;
portato all’ospedale si poté solo constatarne la morte, addosso portava il cilicio e non aveva alcun documento, soleva dire: “Dio mi
riconoscerà comunque”; morì poverissimo, solo, ignoto, la salma fu riconosciuta dopo tre giorni dalla sorella che lo cercava.
L’11 giugno 1925, festa del Corpus Domini, si svolsero i funerali a cui parteciparono gli operai suoi colleghi. Già dopo qualche settimana, alla
sua tomba affluivano molti fedeli e visitatori; tutta l’Irlanda conobbe la sua storia, grazie ad una biografia della quale si vendettero 120.000
copie; i Sindacati lo considerarono uno dei fondatori del Movimento dei Lavoratori Cristiani.
Nel 1931 si iniziò la causa di beatificazione e il 3 ottobre 1975, papa Paolo VI lo dichiarò venerabile. Oggi i suoi resti riposano nella Chiesa di
Nostra Signora di Lourdes di Dublino. Quando sarà proclamato beato e santo, la numerosa categoria degli alcolizzati e drogati, avrà trovato un
celeste patrono, a cui rivolgersi per risalire la china e convertirsi.
da «Santi e
Beati»